MILANO, 11 marzo 2008 - L'eliminazione ad opera del Liverpool? Niente, in confronto al colpo di scena che si materializza per l'Inter poco dopo la fine della partita. Roberto Mancini a fine stagione lascerà la panchina dell'Inter."Vi dico una cosa, e la dico in italiano perché tanto agli inglesi non interessa. Questi sono gli ultimi due mesi e mezzo per me sulla panchina dell’Inter, anche se ho quattro anni di contratto". Una bomba che esplode dopo Inter-Liverpool, la partita che ha segnato il terzo fallimento europeo di Roberto Mancini, che vince in Italia ma non riesce a imporsi nella Champions.
INCREDULI – Massimo Moratti non ha voluto commentare le dichiarazioni di Mancini, che ha ribadito di non aver litigato con il presidente e di aver comunicato la sua volontà al club ("Sì, il presidente lo sa. Non è vero che abbiamo litigato, voglio un gran bene a Moratti") e ai giocatori. Dallo spogliatoio nerazzurro emergono commenti imbarazzati. Dejan Stankovic: "Sono cose che si dicono a caldo, era profondamente deluso per come è finita la partita, ci può stare una reazione così". Esteban Cambiasso: "Per quello che ho saputo io, Mancini ha detto 'probabilmente’. Siamo dispiaciuti, lo è anche lui, ma dobbiamo pensare domani più a freddo". Julio Cruz: "Mi ha sorpreso un po’, comunque se l'ha detto è una sua decisione…".
SERATACCIA – Per il tecnico interista è stata una notte molto difficile, chiuso con il k.o. contro un tecnico gentleman, Rafa Benitez, che ha preferito non commentare la sua decisione di lasciare. Da qualche settore dello stadio sono partiti parecchi fischi al momento delle sostituzioni, considerate tardive rispetto alle esigenze della squadra. In più, dopo l’1-0, c’è stato il battibecco con Figo, su cui lo stesso Mancini ha preferito glissare a fine partita: "Si è scaldato per un quarto d'ora, doveva entrare prima dell'espulsione di Burdisso ma poi ho cambiato decisione, non è vero che si è rifiutato di entrare. Non è stata la serata che sognavamo – ha chiuso Mancini – Penso che il fatto di giocare in dieci sia all’andata che al ritorno sia stato determinante. Ma più di tutto ha pesato il fatto che il Liverpool ha recuperato i giocatori migliori proprio a inizio febbraio, mentre a noi è successo il contrario e l’abbiamo pagato".
CORSA SCUDETTO - Ora non resta che un obiettivo: "Dobbiamo restare concentrati per rivincere lo scudetto. L'Inter rimane comunque una grandissima squadra e una grandissima società al di là di chi l'allena. Ci sono giocatori fin troppo seri e capaci per pensare di non conquistare lo scudetto con questo vantaggio sulla Roma".
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COLLECCHIO (Parma), 12 marzo 2008 - “Ce la faremo, ne sono sicuro. Credo totalmente nel recupero del Parma”. Hector Raul Cuper si presenta così alla stampa, di prima mattina, nel giorno che lo porta sulla sua seconda panchina italiana. Dopo poco più di due stagioni alla guida dell’Inter, il tecnico di Chabas (Argentina) ritorna a sfidare il calcio tricolore. La missione, questa volta, sarà salvare la formazione emiliana: “Tutto ciò che non riguarda il Parma, ora, non mi interessa. Parlerò con la squadra, dialogherò con ogni singolo calciatore. Credo che innanzitutto bisognerà lavorare sulla testa: mi sembra che le gambe girino abbastanza bene. Se cambierò qualcosa? Penso di si, altrimenti non ci sarebbe stato motivo di chiamare un nuovo allenatore. Sono molto contento di avere avuto l’opportunità di tornare a lavorare in Italia”. E a chi gli chiede di guardare oltre la fine del campionato, il tecnico argentino risponde: “Abbiamo un obiettivo: rimanere in serie A. Non c’è tempo per parlare d’altro”. Un contratto di tre mesi (duecentomila euro di ingaggio), un sicuro premio ed il rinnovo per la prossima stagione in caso di salvezza. La sfida è cominciata, già questa mattina, quando Cuper ha parlato alla squadra e ha sostenuto il primo allenamento.
SCONTRO DIRETTO - All’orizzonte c’è la partita contro il Livorno, fondamentale nella lotta salvezza: “Conosco bene Tristan, un buon giocatore che ha tanta qualità. Dovremo lavorare duramente tutta settimana. Voglio una squadra ordinata, disciplinata, in cui ogni calciatore è perfettamente a conoscenza del suo compito e di quello dei compagni. Il tocco sul petto dei miei giocatori prima di entrare in campo? L’ho fatto in passato, non so se lo ripeterò”.
L'INTER - Inevitabilmente, a meno di ventiquattro ore dalla sconfitta dell’Inter in Champions League, il discorso cade sulla squadra nerazzurra e sulle dimissioni di Mancini: “Il Liverpool è forte, la gara era difficile. Sono sorpreso dalla decisione del tecnico. L’ho visto domenica in occasione dei festeggiamenti per il centenario della società ma non ho avuto la minima impressione che meditasse una decisione del genere”.
Pietro Razzini