UTOPIA CONCRETA...ai bordi dell'infinito

LA PAURA E L'ANGOSCIA

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    Britannicus
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    00 06/08/2006 20:13



    Noi viviamo molto spesso di paure: nei confronti del domani, dell'ignoto, di un fatto che temiamo. Tali paure a volte possono essere collettive: la paura della fine del mondo, di una catastrofe nucleare o ecologica ecc. Per non parlare della paura vissuta proprio come clima che si respira giorno per giorno, ad es. in una società totalitaria (si pensi alle condizioni di vita durante il periodo nazista o stalinista o fascista) oppure nel mondo della delinquenza (la paura fa da padrona nel mondo del crimine giacché si diventa dei boss solo incutendo terrore agli altri e minacciando di violenza ...). come si vede, la paura è un'emozione molto comune, anzi è tipica non solo degli uomini ma anche degli animali, per cui ... non si vede che cosa ci sia da dire per suscitare una qualche riflessione.



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    Britannicus
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    00 06/08/2006 20:14
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    Eppure ... proprio da un punto di vista filosofico la paura e l'angoscia sono state esaminate fin dall'antichità.
    Ricorderò solo due nomi: Epicuro e Kierkegaard. Il primo fondò anzi buona parte della sua filosofia proprio sul tentativo di far superare all'uomo le sue paure (specialmente quella verso gli dèi e quella della morte) affinché potesse vivere libero e felice. Il secondo ci ha lasciato stupende riflessioni sul concetto dell'angoscia che sono state riprese persino a livello psichiatrico. A parte ciò, cosa possiamo dirne in generale?


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    Britannicus
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    00 06/08/2006 20:14
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    Innanzitutto si potrebbe sottolineare il fatto che la paura è una emozione di difesa, ed è provocata da un pericolo reale o immaginato. Tale definizione (tratta dal Dizionario di psicologia di U. Galimberti, ed. Utet 1992) ci dice che la paura è sempre paura di qualche cosa, di un "oggetto" particolare, ed è comunque una reazione naturale di difesa, e quindi ... guai se non ci fosse, guai se non provassimo mai paura (saremmo temerari, degli imprudenti e anche degli sciocchi ... perché non terremmo conto del pericolo che ci sovrasta ... e dunque rischieremmo stupidamente la vita!).
    Insomma, un po' di paura è salutare e ci dà anche ... la giusta carica (pensate ai momenti prima di un esame) per affrontare una situazione delicata; inoltre ci dà delle indicazioni morali non di poco conto: ci dice di essere prudenti e, come si sa, la prudenza è una delle virtù. Per dirla con una battuta, se vuoi essere felice, ogni tanto devi provare un po' di paura!


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    Britannicus
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    00 06/08/2006 20:15
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    L'angoscia invece non ha un oggetto specifico ma designa uno stato emotivo che è tipico solo dell'uomo: io provo l'angoscia quando mi rendo conto che la mia vita è una serie continua di possibilità diverse che - ed è questo l'importante - possono in ogni istante cambiare e dunque trasformare radicalmente la mia esistenza. Chi mi vieta, infatti, in un qualunque momento, di modificare quanto ho appena fatto, di mutare drasticamente la mia vita? Chi mi può vietare - per fare un esempio estremo - di fare una strage, di uccidere e uccidermi, di fare "pazzie" e simili? A volte solo la pigrizia, però, se volessimo e ci intestardissimo ...


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    Britannicus
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    00 06/08/2006 20:16
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    Ecco, l'angoscia è appunto prendere consapevolezza che, in ogni istante della nostra vita, noi possiamo negare la scelta appena fatta e ciò ... ci provoca appunto l'angoscia. Ma se è così, l'angoscia non dobbiamo cercare di superarla o negarla, al contrario, dobbiamo farla nostra, accettarla e viverla come condizione esistenziale inevitabile della nostra vita.
    Anzi, oserei dire che se non vivessimo l'angoscia, se non l'avessimo mai provata, ciò vorrebbe dire che forse non abbiamo ancora riflettuto abbastanza sulla condizione umana.






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    Britannicus
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    00 06/08/2006 20:17
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    Ma c'è di più: le ansie, gli spaventi, le fobie che possiamo provare non sono altro che i sintomi della paura o della angoscia, mascherati da malesseri medici. In altri termini, tutte le nostre paure (usando il termine in senso generale) non sono altro che sintomi del nostro disagio esistenziale, della nostra paura di vivere. E la nostra paura di vivere è tale perché ... finora siamo sempre fuggiti da noi stessi, non abbiamo avuto tempo per fermarci un po' a riflettere, a venire in chiaro di quello che siamo, e ci siamo storditi in mille attività pur di non pensare (è il divertissement di cui parla Pascal nei suoi Pensieri).


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    Britannicus
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    00 06/08/2006 20:18
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    Noi abbiamo grandi paure, come la paura della morte e la paura di non riuscire a dare un senso alla nostra vita. Nel primo caso la paura della morte non si riferisce tanto alla morte in sé (di cui non abbiamo esperienza) ma in realtà la paura dell'aldilà, la paura di essere giudicati e di conseguenza puniti.
    Il secondo caso è la paura di ... aver sprecato la propria vita, la paura di non aver fatto nulla di valido o di aver fatto troppo poco. Comunque sia, tutto ciò è indice di quel disagio esistenziale di cui dicevo prima. Insomma, la cosa più importante per l'uomo, quella da farsi prima di tutte le altre, la cosa da non rimandare ... è la conoscenza di se stesso. Solo nella misura in cui riusciremo a riflettere un po' su noi stessi, riusciremo a vivere meglio. L'origine di tanti malesseri, depressioni, stress, fobie ecc. è proprio lì, nella mancata conoscenza di noi stessi.


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    Britannicus
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    00 06/08/2006 20:19
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    Abbiamo tutti sotto gli occhi i casi di persone ricche, di successo, indaffaratissime eppure infelicissime e piene di paure ... perché rifuggono da loro stesse; sono debolissime interiormente perché non conoscono chi sono e non sanno che cosa vale veramente ... sono da compatire, non da invidiare! E invece i mass media ce li additano come modelli di vita da imitare. Che stupidaggine! Del resto la nostra non è forse una società malata, alienata e infelice? Ma lo è solamente perché ... ha dimenticato di ricercare la saggezza ed ha capovolto i veri valori, mettendo al primo posto quelli illusori e temporanei invece di quelli che sono essenziali e che tutti possiamo perseguire (ricchi o poveri, giovani o vecchi) quali la libertà, la verità, l'amore, la pace, la tolleranza, il rispetto ecc. ecc. ecc. Una società sana e i cui membri non hanno paura è quella ricca ... di spirito e non di cose!



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    Britannicus
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    00 19/08/2006 18:02

    L'unica maniera di prendere la decisione giusta è...
    sapere quale sia quella sbagliata,e...
    l'immobilità è sicuramente quella sbagliata!
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    Britannicus
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    00 20/08/2006 08:40
    Vittorino Andreoli



    La paura va situata tra i meccanismi di difesa dell'individuo. Rappresenta uno stimolo per attivare reazioni che servono a difenderlo dai pericoli dell'ambiente. Se un bambino non avesse paura del buio, potrebbe, volendo, sbattere contro qualche oggetto e ferirsi. Analogamente un cerbiatto che non avesse paura di un leone non riuscirebbe a scappare e verrebbe eliminato. Vi è dunque una paura esistenziale, che va mantenuta e non certo curata. Occorre distinguerla da una paura clinica, che acquista una dimensione negativa, che, invece di proteggere, rende immobili e succubi. Essa diventa patologica quando si attiva senza che vi sia un pericolo reale o si esprime con una intensità eccessiva sproporzionata allo stimolo. Si può arrivare fino alla paura della paura, quando un soggetto non riesce più a far nulla poiché è spaventato dal fatto stesso di esistere. La paura clinica si inserisce nel grande capitolo dei disturbi d'ansia e quindi ne rappresenta uno dei punti. Sul piano della patologia vanno distinte vere e proprie malattie, come la malattia di attacchi di panico o il variegato gruppo delle fobie, la fobia per i luoghi aperti (agorafobia), per gli spazi chiusi (claustrofobia), e via via, fino alle fobie sociali, che costituiscono un gruppo in grande espansione in questo momento storico, come la fobia scolare, la fobia di parlare in pubblico. Si tratta di forme diverse di paura, che la propria immagine non sia adeguata. A questo proposito è da ricordare che la paura più frequente nella prima adolescenza, 11-16 anni, è quella di non piacere e di non piacersi, con la conseguenza di non venire accettato dal gruppo e rimanere soli. La paura è un sentimento fondamentale per capire due delle espressioni più gravi nell'ambito dei disturbi del comportamento: la violenza e la depressione. Quest'ultima rappresenta una furia psicologica, di fronte ad un ambiente percepito come ostile e che quindi spaventa. La violenza è una reazione opposta alla precedente. Invece di fuggire dall'ambiente che spaventa, lo si assale per distruggerlo. Se si vuol capire la violenza, è necessario prima conoscere la paura.




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    Britannicus
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    00 20/08/2006 09:32
    Lasciar andare la paura



    "Metà delle nostre paure è senza fondamento, l'altra metà è inutile", dice un proverbio danese, facendosi portavoce di una verità profonda, ma forse poco diffusa.





    La paura è una reazione normale di fronte a tutte quelle situazioni sconosciute che potrebbero potenzialmente minacciare la nostra integrità. E' sintomo di un senso di insicurezza che di solito viene superato con la conoscenza dell'oggetto in questione, l'esperienza e l'età. Il bambino ha paura che sotto al letto ci sia un drago cattivo, fino a quando il fratello maggiore non lo prende per mano mostrandogli, con la luce accesa, che sotto al letto non vi è alcun pericolo.

    Mano a mano che aumenta la capacità di dominare le difficoltà, che si acquista la fiducia necessaria per affrontare il mondo autonomamente, la paura esaurisce il suo ruolo e sempre più raramente avrà bisogno di entrare in scena. Ma, a volte, anche "da grandi" si ha paura, e spesso guardare sotto il letto non è sufficiente per farla svanire: quando la sua manifestazione diventa ingiustificata o eccessiva, il sano meccanismo di difesa diventa un ostacolo allo sviluppo e alla realizzazione della nostra natura.

    Tutti sanno che la paure sono irrazionali, ma questo non vuol dire che siamo inermi nei loro confronti. C'è molto che possiamo fare per capire come agisce in noi uno dei meccanismi più antichi della nostra natura, e possiamo anche decidere consapevolmente di intervenire, quando ci sembra che questo entri in azione nel modo e nel momento sbagliato.

    Il nostro inconscio ricorda tutto...


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    Britannicus
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    00 20/08/2006 09:34
    Il nostro inconscio ricorda tutto...



    Ogni esperienza, sin dall'infanzia più remota, viene registrata dalla mente insieme alle emozioni corrispondenti. Per un elaboratissimo sistema di associazioni, quando ci troviamo ad affrontare situazioni simili a quelle già vissute, ci viene riproposta immediatamente l'emozione provata la prima volta. E' un'informazione, in un certo senso, che la mente ci da, ma spesso la confondiamo con un invito ad affrontare nello stesso modo eventi simili anche, magari, vent'anni dopo. Un malinteso, questo, che causa molta infelicità, giacché distorce la percezione del presente con ricordi e impressioni provenienti dal passato, obbligandoci a riviverlo ogni volta nello stesso modo.

    Sviluppando una maggior attenzione interna, possiamo accompagnare le diverse fasi di questo processo cercando, ogni volta che la paura fa la sua indebita comparsa, di superare il passato, di espandere il nostro senso del presente, riconoscendo che quell'emozione non ci appartiene più, è come una foto ingiallita su un album di famiglia.

    Può sembrare curioso, ma nel farci provare paura il nostro inconscio è nella più totale buona fede, e sta solo cercando di proteggerci. Il suo è però un tentativo folle, perché sicuramente oggi non corriamo più lo stesso pericolo. Agisce come quel guerriero giapponese che per anni e anni era rimasto in stato di allerta nelle foresta, senza sapere che la seconda guerra mondiale era ormai finita.

    Rieducare la nostra mente alla libertà vuol dire rivedere, nel "qui e ora", le nostre idee su noi stessi. In questo processo alla conquista di un nuovo e più profondo senso della nostra identità la paura può persino trasformarsi in alleata: essa ci permette di mettere a fuoco vecchie ferite, offrendoci così l'opportunità di guarirle definitivamente. Quando compare, possiamo provare a riconoscerla, ascoltare ciò che ha da dire, ringraziarla per la sua sollecitudine, e poi, finalmente, lasciarla andare.

    Marcella Danon




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    00 21/08/2006 13:21
    LA PAURA


    La mente e il corpo reagiscono agli stimoli con un insieme di sensazioni che assumono per noi un significato. Chiamiamo emozione, moto dell’animo, questa esperienza.
    I più comuni segnali di quell’emozione a cui abbiamo dato il nome di paura sono noti a tutti: tremori, rigidità muscolare, secchezza delle fauci, pallore, sudorazione.
    La paura è l’emozione che ci avverte di un pericolo sollecitandoci ad intervenire per proteggerci e difenderci, pertanto è utile, anzi necessaria. Se non ci fosse, saremmo portati a correre con indifferenza gravi rischi e la nostra stessa sopravvivenza potrebbe risultare compromessa. Provate infatti ad immaginarvi alla guida di un’auto completamente privi della paura: al primo semaforo potrebbe anche andar bene, al secondo… forse, al terzo!…
    Gli uomini senza paura hanno lunga vita solo nei film.
    Come una spia luminosa, la paura ci segnala pericoli evidenti e nascosti spingendoci a ricercare una difesa adeguata.
    Quanti modi abbiamo per provvedere quando ci appare il segnale di questa spia luminosa? Almeno tre. Il primo è scappare: la fuga è la risposta più immediata di fronte ad un pericolo imminente, ed in molti casi risulta appropriata ed efficace. Se siamo aggrediti da chi è più forte di noi, tanto da rendere inutile ogni difesa, la fuga consente di salvaguardare la nostra integrità. Possiamo per altro, allo stesso modo, sfuggire situazioni sociali o circostanze che comportino gravi rischi per noi.
    In molti casi una difesa è possibile a patto di non ostinarci a contare solo sulle nostre forze. Altre persone possono avere le risorse per fronteggiare un pericolo che incombe, e magari sono disposte a metterle a nostra disposizione.



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    Britannicus
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    00 21/08/2006 13:22
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    Chiedere aiuto è la seconda possibilità. Per farlo occorre rinunciare ad un po’ del nostro orgoglio e, affinché l’aiuto sia effettivo, scegliere bene a chi chiederlo, e come.
    Mi viene in mente infatti quella storiella un po’ greve nella quale un tale, dopo aver subito una violenza da un aggressore, si rivolse ad un’altra persona per essere soccorso, ma questa, approfittando della condizione di debolezza del malcapitato, lo sottopose alla medesima violenza. Conviene stare attenti!
    Tutti possiamo avere bisogno di aiuto pertanto, oltre a poter contare sull’affetto e l’amicizia delle persone care, si può fare affidamento sulla reciproca possibilità di soccorso in momenti di bisogno. In questi casi le cose vanno meglio se si sono fatti contratti chiari ed espliciti: "ti aiuterò a preparare il tuo esame per il quale sei in difficoltà, se tu il prossimo Natale mi darai una mano a ridipingere la mia stanza".
    Occorre fare attenzione a coloro che offrono aiuto prima che sia richiesto: conviene indagare bene cosa, consapevolmente o no, si aspettano in cambio. Quando mi rispondono "ma niente, naturalmente", i miei sospetti hanno un motivo in più. Se neppure l’aiuto di altre persone ci salvaguarda dai pericoli e permane la paura per cose più grandi di noi, come gli eventi sfavorevoli del caso o quelli naturali (malattia o morte), la cosa migliore è provare ad essere saggi accettando i propri limiti e la propria fragilità.
    Le nostre paure possono riferirsi ad eventi reali ed obiettivamente pericolosi o legarsi a fantasie che appaiano pericolose solo soggettivamente. Tutti possiamo incorrere in questo tipo di esperienze e sentirci inspiegabilmente timorosi in relazione a motivi che altre persone trovano inconsistenti. Se queste emozioni cominciano a dominare la nostra vita, conviene consultare uno specialista di cure psicologiche.
    La manifestazione estrema della paura è il terrore: il pericolo è grande, imminente e grave.
    Non è un’esperienza gradevole, solo quelli molto bravi riescono a gestirla.
    La paura consente la nostra sopravvivenza pertanto è bene imparare a considerarla una preziosa alleata che possiamo apprendere a gestire ed a utilizzare per la nostra protezione.




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    Britannicus
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    00 27/08/2006 18:27
    Il sentimento dell'angoscia


    Noi tutti abbiamo l'esperienza dell'angoscia. Sappiamo che è qualcosa che ci prende dal di dentro, ci può anche distruggere, ma il grimaldello della psicoanalisi ci viene sempre in aiuto. Se io non ho un oggetto, che può giustificare in parte la mia angoscia, allora è facile pensare che in quel momento quest'oggetto comunque esiste. La verità è che io non ne sono consapevole e allora ho l'impressione di essere perduto. Ecco allora l'intervento dello psicologo, ecco l'intervento dell'analista che può, non dico in tutti i casi, ma in molti casi, aiutarmi a comprendere quell'angoscia, che sicuramente si nasconde negli aspetti più profondi della mia vita. Ci sono state tante teorie, tante possibilità di spiegazioni. Io protendo di più verso un aspetto esistenziale della nostra vita, un aspetto esistenziale per il quale noi tutti, usando una terminologia molto utilizzata appunto da certi psicologi dell'esistenza, siamo gettati in questo mondo. E siamo gettati senza nessuna possibilità di salvezza, ma è come se dovessimo vivere fino in fondo il senso dell'essere abbandonati, e quindi siamo presi dall'angoscia. Ora quest'angoscia potrebbe anche esprimere alcuni aspetti importanti della mia vita, che io debbo in un certo senso scoprire. E allora non è un caso che io possa scoprire che quest'angoscia mi deriva da quella che si chiama una "falsa coscienza". Noi uomini dobbiamo purtroppo sopravvivere. Dico purtroppo perché noi uomini, come sappiamo, eravamo stati concepiti per il Paradiso terrestre, ma poi non abbiamo voluto accettare, diciamo, questo regalo, e ce ne siamo andati. Questo è un motivo ricorrente in tutte le mitologie. E' come se all'uomo non dovesse essere data la sicurezza, la forza, non potesse essere dato qualcosa, così, che lo preservi da tutti i pericoli. L'uomo viene gettato nel mondo e deve accettare di vivere con angoscia la sua esistenza. Ora qualcuno mi potrà dire: ma perché alcuni sono presi dall'angoscia e altri no? Non è facile rispondere. Certo si può dire che forse c'è un problema di sensibilità, per il quale, per esempio, alcune persone non si fanno mai delle domande. Vivono tranquillamente una vita all'esterno, si accontentano di quello che succede, e la loro vita scorre. Nessuno può biasimare questa modalità. Ma ci sono invece poi delle persone che si fanno delle domande. E siccome a queste domande non si può mai rispondere, proprio la mancanza di risposta può generare l'angoscia. E allora l'angoscia diventa uno strumento significativo. Io punto molto su questi aspetti, perché la persona sofferente crede di essere la persona più disgraziata del mondo: in realtà quella sofferenza diventa quella spina che è nel fianco, oppure che è dietro la nuca, ci impedisce di dormire e quindi ci spinge verso la conoscenza, ci spinge a capire cose, che altrimenti non avremmo mai capito. Una persona angosciata, secondo il mio punto di vista, ha un tipo di nobiltà che la persona che non conosce angoscia, non ha mai avuto né potrà mai avere. Naturalmente è un tipo di nobiltà che la persona angosciata ha: questo tipo di nobiltà ha un prezzo molto alto. Io non potrei dire se vale la pena o non vale la pena di pagarlo, però so che bisogna pagare questo prezzo. Anche perché poi, in fondo, le cose veramente importanti nella vita non vengono mai date con uno sconto, hanno sempre un prezzo. E forse noi, che siamo angosciati, dovremmo anche essere pronti a pagarlo.

    di Aldo Carotenuto




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    Britannicus
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    00 27/10/2006 09:17


    ...paura che è poi la paura del nostro riflesso nell'acqua e nell'occhio dell'altro,la paura del nostro "doppio",del "gemello" che è in noi...