00 26/07/2005 07:56
Un pò di tempo fa ho assistito ad un concerto di musica classica: la 10° sinfonia e il Canto della terra di Mahler, un compositore che apprezzo molto. Proprio quest'ultima opera è la rappresentazione della sofferenza di un uomo che, dopo essere stato orfano in tenera età, perde in poco tempo moglie e figlia. Era il secondo di una decina di fratelli (10 o 11 non ricordo bene....) e sua sorella maggiore, cui era molto legato, muore dandogli il primo grande dolore, cui seguono gli altri di cui ho scritto. Erano quelli (fine 1800 e inizio 1900) gli anni in cui l'antisemitismo stava iniziando a prendere piede in modo consistente e Mahler era un ebreo, poi convertito al cristianesimo.
Il canto della terra in origine avrebbe dovuto intitolarsi "Canto dell'umana miseria e della terra". A detta dei critici, l'architettura musicale è vicina alla perfezione. Il canto della terra è sostenuto dalla rassegnazione e dal presentimento della morte.
Mahler, tuttavia, non è l'unico compositore classico a d averci dato delle autentiche perle musicali. Che dire di un tal Beethoven che, quando compose la nona sinfonia era già completamente sordo? Anzi, quando diresse la prima di questa fantastica opera musicale, si narra che riuscì a portarla a termine e subito dopo si accasciò sul leggio, affranto dal dolore. Una ragazza del coro scese e lo prese amorevolmente sotto braccio. Lo fece voltare verso il pubblico in visibilio che, non appena vide il maestro, aumentò ancor di più gli applausi. Il grande non poteva certo udirli ma comprese che aveva vinto. Aveva sconfitto la sua disabilità.
Poi naturalmente vi sono tanti altri esempi che lascio volentieri a voi citare. Però mi chiedo se c'è un legame tra arte e sofferenza? Cosa ne dite?


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...metto il cuore in un cassetto e per dispetto non lo indosserò più!!!