00 23/03/2022 09:52

I vostri post degli ultimi giorni, che ho letto stamani, mi hanno fatto tornare in mente un documentario che ho visto recentissimamente.
Parlava della Stele della carestia, che già da sola è un monumento, solo per il fatto che sia stata scritta...ma c'è di più. Come si vede nell'immagine, si tratta di uno splendido blocco di roccia inciso da geroglifici che raccontano, duemila anni dopo, questo mitico periodo di siccità occorso nell'Antico Egitto durante la III dinastia: 7 anni in cui il Nilo smise di elargire le fertili alluvioni che tutti da bambini abbiamo imparato. Senza rivoluzione industriale, perché se non erro, mi pare non ci fosse ancora circa 4.700 anni fa, al tempo della carestia. Capitò al faraone Djoser, il quale se la gestì con un viaggetto esplorativo alle sorgenti del Nilo, che parevano intatte, e qualche offerta alla divinità del loco, ma essenzialmente con una buona dose di pazienza.
E siccome non tutto il male vien per nuocere, il superamento di questo lungo momento critico, ha giocato un ruolo nell'accreditare al faraone le prime connotazioni divine, stimolando l'ingegno di uno dei più antichi architetti della storia di cui si ha memoria - Imhotep - il quale realizzò la prima piramide a gradoni d'Egitto a Saqquara, dove fu inumato e ritrovato Djoser in persona.
Pensate che quest'opera è stata recentemente restaurata (2021) e riaperta al pubblico, per fortuna, visto lo stato di abbandono in cui era stata lasciata, che stava rischiando di farla crollare su se stessa. In questo vedo che il genere umano, italiani in testa, è maestro.
Dunque, non perdiamo la speranza (lo so, è difficile) e auguriamoci che le minime difficoltà meteorologiche e non, che oggi ci capitano nel nostro Bel Paese, ci insegnino qualcosa.

[Modificato da T h o r 23/03/2022 10:00]
____________________________________________________

«credo ch’un spirto del mio sangue pianga la colpa che là giù cotanto costa»