Carissima Ida,
il messaggio che voglio darti io è uguale nello scopo a quello di Ilaria e Mery, ma voglio proporti anche la mia esperienza e quella di mio marito.
Non ritengo che il bere e l'uso di psicofarmaci possa essere posto sullo stesso livello.
Per me l'uso di psicofarmaci per i primi mesi, sotto prescrizione medica (mio padre è psichiatra e ero costantemente monitorata), mi ha salvato dalla follia. Non c'era lucidità, non c'era ancora la corrispondenza con Ilaria, non c'era quel lasso di tempo che ti permette di fare i conti con quel peso sul petto che sembra ingestibile, non c’era neppure la normale scansione delle funzioni vitali, del ritmo sonno/veglia. Grazie a quelle pillole io riuscivo ad avere quel “sonno chimico” (lo chiamavo così, altrimenti non mi addormentavo per niente, anche se ero distrutta dalla stanchezza e con gli occhi gonfi e rossi) e quel riposo del corpo che mi faceva affrontare la giornata. Grazie a quella pillola presa ogni mattina nei primi 4 mesi il peso sul petto mi sembrava meno insopportabile e ce la facevo ad alzarmi. Dopo sei mesi, quando io sono stata meglio, è stato mio marito ad accusare il colpo con attacchi di panico…seri, quelli con la sensazione di soffocare e di morire, che mi lasciavano impietrita e incapace di aiutarlo. Anche lì gli ansiolitici hanno aiutato e nel giro di un paio di mesi ne è venuto fuori. L’importante che non sia una cura fai da te, con le pillole prestate da amici o parenti, ma che sia un percorso terapeutico individuale, studiato da un medico specialista per te.
Non siamo eroine, non siamo invincibili, non abbiamo sconfitto la morte, anzi ce la siamo trovata di fronte nel suo aspetto più atroce: all’inizio è tutto nero e ogni aiuto, medico e psicoterapeutico, penso possa essere salutato con un benvenuto.
Insomma, sì a un aiuto su misura per affrontare il dolore, vivendolo e elaborandolo, assolutamente no a stordimenti che ci fanno dimenticare la realtà. Non ci sono scorciatoie in questo cammino che percorriamo, dobbiamo affrontarlo con le poche forze che abbiamo, con l’amore dei familiari e degli amici, e con la consapevolezza che andrà meglio con il passar del tempo e con la luce nel cuore che Luigi piano piano ti riporterà per rischiararti le giornate. Solo immergendoci nel dolore, e non schivandolo, riusciamo a riemergere…e si riemerge con una forza maggiore, con quella che intravedi nelle parole di Mery e di tante altre mamme del sito che, dopo la disperazione più assoluta, hanno trovato il coraggio e la voglia di rivedere le stelle, la propria stella, dedicandole un sorriso.
Ti abbraccio forte, con un bacino a Luna e uno lassù a Luigi
Giovanna