L’utilita’ e la bellezza del trifoglio comune
Diffusissimo nel comprensorio, dai pendii della Liset, ai cigli piu’ esposti dei Cardini, dai prati ondulati del Pul a quelli piu’ contenuti di Boscofiorito, è un’erba spontanea, che pero’ puo’ essere anche seminata come foraggio.
Il trifoglio chiaro piace molto ad alcune api, che lo raccolgono per preparare
un miele un po’ particolare, quello chiamato di trifoglio bianco.
Nel passato si facevano infusi
con foglie di trifoglio rosso, quello piu’ cupo, per curare la pertosse.
E’ una pianticella facilmente individuabile per le foglioline lanceolate alla partenza del gambo e poi subito ammorbidite nella forma, sempre disposte a triade.
Il trifoglio scuro ha foglie piu’ esili, con un accenno chiaro di colore biancastro all’attaccatura.
Il suo fiore rosa intenso è un pon-pon spigoloso, un po’ screpolato sulla cima, che sembra un pennacchio di lana grezza tagliata frettolosamente.
Da piccola mi dicevano, perché non lo strappassi,
che quella era l’erba della biscia e che il suo ruvido pennacchio rosato era il cibo dei serpentelli appena nati.
Allora mi abbassavo tra l’erba, curiosa e un po’ impaurita, nell’attesa che si muovesse qualcosa, ma nessun piccolo rettile si è mai avvicinato a quei ciuffi colorati.
Il trifoglio bianco ha un fiore dalla cupoletta altrettanto scomposta e il suo colore assomiglia molto alle sfumature chiarissime delle foglioline.
Gli steli si snodano sottili ma rigogliosi, facendo capolino tra l’erba dei prati, e lasciandosi piegare dal venticello primaverile con la grazia della loro specie.