curiosità

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icci
00lunedì 19 aprile 2004 15:41
Il Bosconero
[SM=g27827] Come spiega il signor Vallepiano in un suo libro, “Bosconero” è il nome fantastico e mitico che veniva dato ad alcune zone della provincia di Cuneo, e precisamente alla porzione di territorio che comprende la val Casotto, la val Corsaglia, la valle del Roburentello e parte della val Tanaro, delimitate da Vicoforte e Garessio.
Nel passato, di cui rimangono splendide tracce, la zona era talmente fitta di foreste da meritare questo nome, appunto “Bosconero”, per la lussureggiante vegetazione.
“Bosco” richiama la fitta selva di arbusti, latifoglie, vegetazione decidua; [SM=g27827] “nero” è appellativo sia per definire le cupe conifere, sempreverdi e ricche di pigne brune, sia per sottolineare che il sole fatica a penetrare tra gli aghi fitti di pini e abeti, ma riesce comunque a riscaldare i brividi del sottobosco, dove i teneri funghi spuntano petulanti tra le gigantesche graffiate cortecce.
Anche noi, amanti di questi cari luoghi, vogliamo far diventare questo mito la nostra realta’, e proveremo a definire cosi’ quella zona, in cui il nostro comprensorio spicca per bellezze naturali ancora fortunatamente preservate.[SM=g27822]

[Modificato da icci 19/04/2004 15.43]

icci
00giovedì 22 aprile 2004 11:27
L'argilla
E’ una terra speciale che si trova lungo i fiumi e nel fondovalle.
Nel passato si era formata in seguito allo sgretolamento di certe rocce; poi torrenti e fiumi l’hanno trasportata a valle, dove si e’ depositata, formando strati in pianura e nei letti dei corsi acquatici.
L’argilla è malleabile e, lavorata ad acqua, da’ origine ad una massa plastica, modificabile nella forma
e plasmabile .
Nella provincia di Cuneo sono frequenti le cave di argilla.
Nel medievo esistevano unicamente costruzioni di pietra e legno; l’argilla cotta per diventare mattone e tegola fu trattata tardi, nel basso medioevo, e venne usata principalmente per formelle decorative.[SM=g27823]
Vi fu poi la figura del vasaio medievale, che sedeva ad un piccolo tornio per forgiare il suo blocco d’argilla.
I vasi preparati, umidi e ancora imperfetti, venivano fatti cuocere in forni per almeno un’ora e poi, una volta estratti, assumevano il tipico rosso della terracotta.

fabrizioSG
00lunedì 3 maggio 2004 16:26
Parpaiun, Val Supatta,...
invito tutti i timidoni [SM=g27821] che ci chiedono via e-mail il significato di queste parole a farlo in pubblico così finalmente risponderemo! [SM=g27830]
icci
00martedì 4 maggio 2004 12:39
Perché Pamparato si chiama cosi’
Nel 900 dopo Cristo il paese, che allora si chiamava Mongiardino, era stato oggetto di scorrerie da parte dei Saraceni, giunti alle falde del monte Alpet.
Nascosti da giorni per non cadere nelle mani nemiche, gli abitanti ridotti ormai alla fame, escogitarono uno stratagemma per allontanare gli invasori, facendo loro credere di poter ancora resistere.
Misero nella bocca di un cane agile e coraggioso una pagnotta bagnata di vino e lo fecero andare verso il nemico.
I Saraceni, alla vista del cane che, nonostante l’assedio, poteva cibarsi di pane e vino,pensarono che gli abitanti di Mongiardino avessero viveri e provviste in abbondanza, se trattavano cosi’ bene un animale.
Uno degli invasori disse in un latino poco masticato: “Panem paratum habent! “, cioè, “hanno preparato il pane “ [SM=g27825]
( nonostante l’assedio! ).
Pensando quindi di perdere tempo in un paese cosi’ ben organizzato e ricco, da dare pane e vino persino alle bestie, gli aggressori se ne andarono a testa bassa.
Da “panem paratum” deriva l’attuale Pamparato.[SM=g27828]
Ancor oggi nello stemma del comune, oltre alla colomba della pace,vi è quel cane ardimentoso con un pane in bocca![SM=g27824]

icci
00venerdì 7 maggio 2004 08:58
Montaldo
Montaldo prende nome da “mons altus”, cioè monte alto, data la posizione che assume sulla collina.
Le prime tracce di Montaldo risalgono al Mille a.C., quando esisteva,nell’eta’ del ferro, un villaggio di pastori e contadini , dediti all’allevamento, alla raccolta di frutta spontanea e alle prime difficoltose semine.
Quegli antichi abitanti vivevano in comunita’, forgiando i primi attrezzi rurali e cercando di ritagliarsi uno spazio di civilta’ e progresso in un mondo ancora ostile[SM=g27825] per l’uomo.
Sembra vi fossero anche luoghi sacri di culto pagano,[SM=g27817] come testimoniano resti in pietra ed iscrizioni.
icci
00lunedì 10 maggio 2004 15:46
Le masche nelle fiabe
Nelle fiabe del passato compaiono spesso orchi, uomini neri, streghe.[SM=g27825]
Dove i fenomeni non si riuscivano a spiegare con la scienza si faceva ricorso al mito, alla fiaba, che alternava ai personaggi buoni quelli cattivi, all’inverno l’estate, alle mamme le matrigne.
L’analisi di questi opposti ci fa comprendere quanto fosse importante dare ai fanciulli la conoscenza di cio’ che è bene e di cio’ che è male.
Le fiabe sono violente molto spesso e rispecchiano la crudelta’ della vita, che viene rivestita con l’indulgenza della fantasia: [SM=g27813] questo è un racconto, - pensa il bambino - quindi non devo aver paura, ma intanto si prepara gia’ da piccolo a sapere che ci sono sempre due modi di essere, due facce opposte in ogni situazione, e cosi’ impara a scegliere.
Nel comprensorio molte fiabe avevano per protagonista la masca, una donna non proprio attraente, portatrice anche di qualche difetto fisico, la quale in genere viveva sola, non avendo mai trovato un uomo che la sposasse.[SM=g27830]
E questo era molto grave per la mentalita’ del passato, poiche’ la donna senza marito era poco piu’ che una nullita’.
La masca aveva inizialmente, nonostante certe sue stranezze e/o deformita’, una connotazione positiva: conosceva i funghi mangerecci, preparava infusi, guariva il corpo e lo spirito con quel poco [SM=g27833] che vi era allora a disposizione nella conoscenza medica.
Solo piu’ tardi la masca fu identificata con la strega ed acquisi’ il significato negativo che ancor oggi sappiamo.
Il mito della masca si fonda sul fatto che le persone che vivevano ai margini della societa’, non sempre perfettamente lucide di testa, erano temute perche’ “diverse”, non integrate, misteriose e quindi viste come possibile pericolo.
A me piace pensare che ancor oggi, nel terzo millennio, sia rimasto qualcosa di magico nel Bosconero, come dicevano i miti di allora e come le fiabe delle nostre nonne riportavano: in qualche boschetto ci sara’ forse una ninfa che fa crescere i funghi, uno spiritello buono che colora le bacche, un putto mandato da Pan che suona il flauto per ricordare ai tordi di costruire un nuovo nido.[SM=g27827]
E cosi’ , nell’armonia che la natura ha donato al Bosconero, ogni foglia, ogni fiore spontaneo, ogni creatura che si muove tra i prati, puo’ sempre essere considerata discendente di chi, piu’ fortunato di noi, ha vissuto a contatto con i personaggi fantastici di un tempo; noi figli della tecnica, lontani dagli inganni e sorridenti di fronte a questi racconti, continuiamo pero’ a raccogliere le tradizioni e le saghe del nostro passato e a farne uno sfaccettato bagaglio culturale personale, grati di tanta ricchezza.[SM=g27823]

icci
00venerdì 14 maggio 2004 09:01
Roburent
Il comune deriva forse il nome dal latino “vis”, genitivo “roburis”, cioè “ della forza”.[SM=g27833]
Del resto lo stemma raffigura un giovanetto che combatte contro un toro[SM=g27813] e lo afferra per le corna ( una sorta di tauromachia, di classica memoria).
Questo la diceva lunga sulla forza fisica degli abitanti.
Roburent era nel passato un crocevia fondamentale tra il monregalese e il mare, essendo ubicato nei pressi della via Savinia.[SM=g27823]

icci
00venerdì 21 maggio 2004 16:19
“ La cotta”
Si chiamava cosi’ il prezzo della lavorazione del pane da parte di un panettiere che si impegnava a cuocere alla massaia l'impasto fatto in casa.
Il genere la farina era stata macinata da un mulinaio, figura di rilievo nel passato, poiche’ proprietaria di un mulino.
Una volta ottenuta la farina, fare il pane era per le donne di un tempo cosa semplice: occorreva solo farlo cuocere.
Ancor oggi, sebbene non esistano piu’ i forni comuni, in qualche zona del comprensorio, si sente [SM=g27823] [SM=g27823] [SM=g27823]
dire “ pane di cotta”, che è sinonimo di pane genuino di panificio o anche di pane fatto in casa.[SM=x291711]

icci
00giovedì 27 maggio 2004 12:11
Una fotografa particolare: Leonilda Prato
Quando la fantasia è tutta femminile, allora non ci sono ostacoli, anche in epoche difficili per la donna, alla realizzazione di ambiziosi progetti, dove alla manualita’ si associano estro e capacita’ inventiva.
Leonilda era una signora di cent’anni fa, nata infatti nella seconda meta’ dell’Ottocento, appena era stato costituito il Regno d’Italia e i Savoia sedevano in trono.
Leonilda viveva con marito e figli a Pamparato e faceva la fotografa ambulante, non avendo lo studio, ma cogliendo in quelle terre e tra quella bella gente gli spunti per fare della sua attitudine a fotografare un’opera d’arte vera e propria.[SM=g27811]
Lo sfondo ai suoi ritratti era un drappo improvvisato, che celava [SM=g27832] quel che non era di buon gusto vedere: una sedia rotta, un secchio d’acqua rovesciato, una stanza misera o troppo spoglia.
Il drappo nascondeva la pochezza dell’arredamento delle case, quasi a celare cio’ che non si addiceva al buon gusto.
Le sue immagini sono uno spaccato dell’epoca, come un quadro impressionista dove, al posto delle dame con l’ombrellino e le ninfee vi erano umili contadine in tenuta da lavoro, bimbi gioiosi nel volto ma semplici nel vestiario, uomini robusti con gli attrezzi agricoli.
Avendo visto alcune delle sue foto, forse scelte opportunamente da chi ne aveva organizzato l’esposizione, posso dire di aver trovato in quei volti segnati dalla fatica quotidiana, in quei fanciulli dalle scarpe consumate, in quelle donne dagli abiti pesanti e logori tanta verita’: aspri i lineamenti dei volti, ma dolci gli sguardi, carpiti proprio a dire quanta umanita’ vi fosse in quella gente avvezza alla fatica.
Lo sfondo, sempre il drappo, che nasconde le brutture, è come il paravento del buon gusto, oltre il quale non conviene penetrare: il comprensorio era fatto di gente dignitosa, che non ostentava la miseria, ma esaltava col suo lavoro quelle doti di caparbia e orgoglio, che ne fanno un popolo pieno di coraggio e virtu’.[SM=g27823]

icci
00martedì 1 giugno 2004 12:33
Il porticato di Pra
Anche se tutti noi associamo Pra agli splendidi murales e alla caratteristica chiesa, non meno eccezionale è l’antico porticato rustico attorno alla piazzetta.
Esso aveva un ampio abbeveratoio ed era utilizzato come riparo per gli animali; in particolare vi trovavano ricovero i muli della zona, adibiti al trasporto di materiale,[SM=g27819] quando ancora non vi erano trattori ed altri mezzi motorizzati.[SM=g27835]

icci
00giovedì 10 giugno 2004 09:28
Pianfei
Era l’antico nome di Sangiacomo, poi cambiato in onore del suo santo protettore, al quale la gente del luogo ancor oggi è molto devota.[SM=x291708]
icci
00giovedì 17 giugno 2004 11:30
La zona carsica nel Savino
Il monte Savino, presso Serra di Pamparato, presenta, oltre allo splendido mantello vegetale, un’area carsica, dove abbondano piccole grotte, scissure, doline.[SM=g27833]
La piu’ nota dolina è quella detta “ Sott di Catin”, dove “sott” significa “buca” e “catin” vuol dire “catino”.[SM=g27833]
Essa sembra appunto un grosso catino di raccolta, probabilmente il resto di un cratere o di un laghetto ormai prosciugato.[SM=g27823]

icci
00lunedì 21 giugno 2004 18:49
Il municipio di Pamparato
Nel castello dei Marchesi Cordero di Pamparato è stata apposta piu’ tardi la scritta “municipio”, per indicare gli uffici del Comune.
A fianco vi è il piccolo parco detto “Principessa Mafalda di Savoia” con giochi per bambini.[SM=x291710]

icci
00giovedì 1 luglio 2004 16:43
Il tetto racchiuso di Bosconero
E’ una tipica caratteristica dei tetti delle case antiche, nei quali le due parti combacianti della copertura sono sormontate dall’innalzamento dei frontespizi della costruzione stessa.
Una striscia fitta e pesante di pietre allungate, [SM=g27833] dette “lose” , protegge i frontespizi dei fabbricati dalle raffiche di vento.
Il tetto racchiuso è visibile anche in alcuni forni antichi, dove le “lose” sono rimaste quelle di un tempo, a protezione secolare della copertura di quegli edifici.
Il tetto, essendo racchiuso tra due file di lose, sembra essere ridisegnato da una possente cornice di pietre robuste e inamovibili.[SM=g27823]


icci
00lunedì 5 luglio 2004 18:59
I "Battuti Neri"
Leggo sull'Unione Monregalese: Nel Trecento a Mondovi' Piazza fu istituita la Confraternita di S.Antonio Abate, detta poi della Misericordia o dei Battuti Neri.
Questi ultimi erano a servizio di poveri, malati, carcerati e condannati a morte.
La loro regola era scritta su un opuscolo in gotico del 1429.
Essendo al servizio di poveri ed umili, i tirocinanti dovevano abbandonare ogni privilegio di casta e farsi poveri a loro volta.
Cappa e cappuccio nero stavano a significare appunto umilta' e nullita'; il cordone bianco della loro tunica era composto di cinque nodi, per richiamare le cinque piaghe di Cristo.
Facevano lunghi digiuni e si flagellavano a vicenda con pietre.
Riccardo
00mercoledì 21 luglio 2004 12:33
Inizio a partecipare ad altre sezioni del Forum (oltre a quella delle gite in bici) chiedendo dove si trovi la zona carsica nel Savino...vengo ogni tanto a Serra, ma scusate l'ignoranza non conosco molto la geografia della zona.
Saluti, Riccardo
fabrizioSG
00mercoledì 21 luglio 2004 13:00
Savino
Ci sarà chi potrà essere più preciso ma io ti dico cosa so: risulta essere la zona che raggiungi dalla strada che, arrivando da Sangiacomo e passato il bivio per Pamparato, trovi poco dopo alla tua destra. Al successivo bivio dovrai poi prendere la strada a sinistra. Nelle vicinanze c'è anche la casa dove l'Azione Cattolica di Mondovì organizza i Campi Estivi.
icci
00mercoledì 28 luglio 2004 09:32
S.Eusebio
Nato in Sardegna e divenuto vescovo di Vercelli nel 345, S.Eusebio divenne il patrono del Piemonte.
Egli infatti predico’ a lungo nella regione piemontese, facendovi radicare la fede cristiana.

icci
00venerdì 3 settembre 2004 09:53
La prima Costituzione piemontese
Fu emanata nel 1848 da Carlo Alberto di Savoia [SM=g27811] e venne detta “ Statuto albertino”.
icci
00martedì 7 settembre 2004 21:49
La FIAT
Nei primi anni del Novecento la societa’ aveva le officine in Corso Dante ai numeri 33, 35, 37.
In uno dei suoi lanci pubblicitari vi era un manifesto con sopra scritto: “ Solidita’, eleganza, leggerezza, nessuna trepidazione,[SM=g27819] nessun rumore, minimo consumo”.[SM=g27828]


icci
00giovedì 9 settembre 2004 10:34
Vasai e ceramica
Pare che Emanuele Filiberto, amante dell’arte e del dipinto, desse origine ed input alla tradizionale lavorazione di vasi e ceramiche, inviando a Torino maestri vasai di Urbino e Faenza.


icci
00lunedì 13 settembre 2004 19:35
Le crispine
E’ il nome che viene dato ai piatti tondi di maiolica con il bordo orlato di trafori a forma di pizzo.
Di solito nel passato, al centro del pregiato piatto, vi era l’emblema del casato nobiliare o l’effigie del sovrano.
Emanuele Filiberto di Savoia prima e i suoi successori poi facevano preparare dai maestri vasai altri oggetti preziosi di porcellana per la loro tavola: brocche, zuppiere, salsiere, pentole.
Altri temi ricorrenti erano fiori e dame.


icci
00giovedì 23 settembre 2004 16:45
Bourguignonne...di patate
Forse non tutti sanno che alle mense reali, la cui cucina spesso recuperava piatti francesi, [SM=x291711] i Savoia amassero utilizzare le semplici patate che, unite ai dadi di carne, venivano soffritte e rosolate nell’olio bollente.[SM=x291711]
Una piccola patata tagliata a pezzetti ha addirittura il vantaggio di non far schizzare l’olio bollente tutto attorno!
Questo piatto francese a base di carne pare piacesse molto al sanguigno Vittorio Emanuele II,che spesso veniva a cacciare nel comprensorio, di cui amava la cucina semplice, ma particolarmente gustosa.[SM=x291713]


icci
00lunedì 27 settembre 2004 18:43
Le tavole apparecchiate presso i Savoia
Il 1600 e il 1700 sono secoli importanti anche per il culto della tavola apparecchiata.
Le immagini che noi abbiamo si riferiscono ad opere pittoriche riguardanti tavole reali finemente imbandite: i piatti singoli, altamente ricamati, si alternano a quelli grandi da portata, ricchi di cibo.
La cacciagione era frequente sulle tavole dei Savoia, essendo essi amanti di questa pratica ed avendo a disposizione vasti terreni abbondanti di fauna.
La posateria era rigorosamente d’argento e le tovaglie di tessuto pregiato.
Bevande e bicchieri erano ancora generalmente sistemati su tavolini a parte, [SM=g27833] portati dalla servitu’.
Nel 1800 bottiglie e bicchieri [SM=x291716] verranno invece collocati direttamente sulle tavole.

icci
00venerdì 1 ottobre 2004 20:42
Scomparsa della parrucca
[SM=g27825] Alla fine del Settecento, in seguito alla moda francese, presso i Savoia ed i nobili al loro seguito scompare l’uso della parrucca.[SM=g27813]
La Rivoluzione francese aveva dettato legge anche nel campo della moda e dei costumi.
La parrucca viene portata solo dai conservatori![SM=g27835]

icci
00martedì 5 ottobre 2004 11:08
Per gli impianti di sci del Colmè
[SM=g27823] A Sangiacomo nell’autunno del 1995 vennero messi in opera 4500 metri di tubo d’acciaio[SM=g27833] e 14500 metri di cavo elettrico.[SM=g27831] [SM=g27831] [SM=g27831]
icci
00mercoledì 6 ottobre 2004 13:01
Al Giardina
[SM=g27811] Nel 1986 si inaugura il primo innevamento artificiale[SM=x291717] del Monregalese![SM=x291715]
icci
00martedì 12 ottobre 2004 18:04
Il campanile di Sangiacomo negli anni
Dal 25 agosto al 12 settembre 1903 viene demolito il campanile della chiesa.[SM=g27831]
Viene ricostruito tra il 1905 e il 1906.
La cella campanaria è del 1934.[SM=g27833]
Il parafulmine è del 1949.[SM=g27831]
( informazioni tratte dal libro di B.Vallepiano “Sangiacomo “, ed. L’Arciere )[SM=g27823]

icci
00venerdì 12 novembre 2004 12:50
Ceva e i Celti
Ceva, nota in epoca romana, tanto che Plinio ne parla, pare avesse origine celtica.[SM=g27833]
icci
00martedì 16 novembre 2004 11:09
Le 12 croci
Le piccole croci dipinte sui lati dei pilastri all’interno della chiesa di Sangiacomo, come ha spiegato don Ilario, ricordano i 12 Apostoli[SM=x291708] e sono state apposte quando la chiesa è diventata ufficialmente parrocchia.[SM=x291708]
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