Le masche nelle fiabe
Nelle fiabe del passato compaiono spesso orchi, uomini neri, streghe.
Dove i fenomeni non si riuscivano a spiegare con la scienza si faceva ricorso al mito, alla fiaba, che alternava ai personaggi buoni quelli cattivi, all’inverno l’estate, alle mamme le matrigne.
L’analisi di questi opposti ci fa comprendere quanto fosse importante dare ai fanciulli la conoscenza di cio’ che è bene e di cio’ che è male.
Le fiabe sono violente molto spesso e rispecchiano la crudelta’ della vita, che viene rivestita con l’indulgenza della fantasia:
questo è un racconto, - pensa il bambino - quindi non devo aver paura, ma intanto si prepara gia’ da piccolo a sapere che ci sono sempre due modi di essere, due facce opposte in ogni situazione, e cosi’ impara a scegliere.
Nel comprensorio molte fiabe avevano per protagonista
la masca, una donna non proprio attraente, portatrice anche di qualche difetto fisico, la quale in genere viveva sola, non avendo mai trovato un uomo che la sposasse.
E questo era molto grave per la mentalita’ del passato, poiche’ la donna senza marito era poco piu’ che una nullita’.
La masca aveva inizialmente, nonostante certe sue stranezze e/o deformita’, una connotazione positiva: conosceva i funghi mangerecci, preparava infusi, guariva il corpo e lo spirito con quel poco
che vi era allora a disposizione nella conoscenza medica.
Solo piu’ tardi la masca fu identificata con la strega ed acquisi’ il significato negativo che ancor oggi sappiamo.
Il mito della masca si fonda sul fatto che le persone che vivevano ai margini della societa’, non sempre perfettamente lucide di testa, erano temute perche’ “diverse”, non integrate, misteriose e quindi viste come possibile pericolo.
A me piace pensare che ancor oggi, nel terzo millennio, sia rimasto
qualcosa di magico nel Bosconero, come dicevano i miti di allora e come le fiabe delle nostre nonne riportavano: in qualche boschetto ci sara’ forse una ninfa che fa crescere i funghi, uno spiritello buono che colora le bacche, un putto mandato da Pan che suona il flauto per ricordare ai tordi di costruire un nuovo nido.
E cosi’ , nell’armonia che la natura ha donato al Bosconero, ogni foglia, ogni fiore spontaneo, ogni creatura che si muove tra i prati, puo’ sempre essere considerata discendente di chi, piu’ fortunato di noi, ha vissuto a contatto con i personaggi fantastici di un tempo; noi figli della tecnica, lontani dagli inganni e sorridenti di fronte a questi racconti, continuiamo pero’ a raccogliere le tradizioni e le saghe del nostro passato e a farne uno sfaccettato bagaglio culturale personale, grati di tanta ricchezza.