Cara Sandra,
ti abbraccio forte e spero che tu riesca a trovare qui tra noi quella compagnia che sembra mancarti. Uso il condizionale perché spesso noi stesse, quando siamo chiuse nel nostro dolore, non percepiamo i segnali di presenza, di vicinanza, di affetto dei nostri cari e dei nostri mariti.
Non so dare una risposta alla tua domanda, posso solo darti la mia esperienza e azzardare qualche piccolo consiglio.
Tra il vuoto assoluto ed la fitta la petto che ho provato quando Paolo mi ha comunicato che Emma ma non ce l’aveva fatta a rimanere tra noi, la prima frase che gli ho detto è stato di non lasciarmi, di giurarmi che quello che ci era capitato – e che non avevo l’idea più assoluta di come avremmo affrontato – non ci doveva separare. E, meno male, è andata così. Per noi ha fatto la differenza l’uguale sentire, il parlarci spontaneamente del nostro dolore, il ritagliarci nostri spazi di astrazione dal mondo per sentirci – insieme – genitori di Emma, il sentir crescere una fede più forte. Insomma, il nostro modo di vivere il dolore spontaneamente ci rafforzava e non ci divideva. Non è un nostro merito, ma una fortunata coincidenza ne percorso di elaborazione del lutto. Il mio matrimonio è stata la mia roccia, il primo appiglio per rialzarmi e per rendermi conto che il mondo, ugualmente bello anche se visto con gli occhi meno spensierati di prima, era lì che mi aspettava ancora con mille affetti già presenti ed altri da creare. Il consiglio che perciò mi sento di darti, di tutto cuore, è di essere la prima a spezzare il circolo vizioso che ci hai descritto, spiegandogli magari quel che senti e che ti porta ad essere sempre nervosa e di fare gesti concreti per contrastare i sentimenti negativi che gli riversi addosso. Anche se con un po’ di sforzo cerca di ripescare nella mente luoghi da visitare o cose belle che facevate prima insieme, e proponigli ancora di farle. Aggrappatevi alle cose belle che vi uniscono, mostrando la volontà di recuperare il nocciolo di quell’amore che vi unisce, e che sarà la ripartenza verso una felicità che ancora vi attende. Nessuno dei due sarà come prima, ma il vostro amore potrà essere meglio di prima, più maturo, più consapevole, cementato da un figlio che vi resta per l’eternità e che potete far “vivere” e “crescere” nel vostro amarvi, nella famiglia che costruirete e su cui Leonardo veglierà, nel dedicare a lui un impegno comune di solidarietà o volontariato. L’amore per i nostri figli volati via se rimane dentro ci soffoca, si rovina, si inasprisce e rimane solo il suo riflesso negativo, ossia il dolore del non averli con noi. Il manifestarlo in gesti concreti per i nostri compagni, per i nostri cari e in generale per il prossimo lo fa crescere, gli dà un senso...e fa comunque bene al cuore. Spero allora che l’amore che volevate dare a lui e che ora è rimasto chiuso nel vostro petto venga fuori, si fonda, diventando più forte e portandovi uno sguardo più sereno e ottimista sul futuro.
Ti abbraccio ancora e ti auguro una notte serena
Giovanna