Zero e lode: Renato e Paoli, Olimpico in delirio

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Shizuku.
00mercoledì 6 giugno 2007 09:38


ROMA (3 giugno) - Bastavano quei pochi fantastici minuti per farne una serata davvero speciale. Gino Paoli che sale sul palco con una piccola scorta delle sue grandi canzoni, Renato Zero che lo accoglie cantando Che cosa c'è, gli lascia il palco per Senza fine, Sapore di sale, e ritorna per cantare insieme Una lunga storia d'amore. L'Olimpico esplode: tutti a cantare. Ha avuto ragione e coraggio Renato a fare quello che in Italia in genere non si fa: chiamare alla sua festa, davanti al suo pubblico, la sua famiglia (come l'ha chiamata), un ospite così ingombrante. Ma rinunciare a inutili rivalità può essere produttivo. E quel duetto fantastico, la presenza sul palco del più storico dei cantautori, un autore strepitoso come Gino Paoli, l'affettuosa deferenza del padrone di casa ha acceso la scintilla giusta per trasformare una serata di festa in un'occasione unica.

Non solo il primo di una serie di appuntamenti all’Olimpico, due mesi di musica allo stadio che vedranno sfilare anche Vasco Rossi, Iron Maiden, Rolling Stones e George Michael. Ma una notte italiana davanti a sessantamila romanissimi e tifosissmi. Naturalmente di Renato. Due ore e mezza di un viaggio dei ricordi lontani e recenti senza altro vincolo che quello del gusto personale.

Ecco, allora, lo sguardo tenero e affettuoso verso il travolgente, ironico e anche irrispettoso passato degli anni Settanta. I tempi prolifici di Zerolandia, Zerofobia e Erozero. Torna l’irregolare autore e interprete di Triangolo, di Baratto, di Sesso o esse, di Profumi balocchi e maritozzi, canzoni semplici rivisitate oggi con la consapevolezza della maturità e con il desiderio di recuperare se stesso, la freschezza di un tempo. Ecco brani meno battuti e usurati, scovati nel baule dei ricordi come Io uguale io, un omaggio a Ruggero Cini con il quale era stata scritta, o Accade.

Certo, in una serata così, non può non esservi spazio per le canzoni più fortunate, di più largo successo. Classici come Cercami o come Dimmi chi dorme accanto a me o come Il cielo pur lasciando dei vuoti, delle assenze rumorose (perchè Renato?) come quella di I migliori anni della nostra vita. E non ci sono offerte extra, perché lo spettacolo è montato come un musical (c’è un sostanzioso contributo anche di un corpo di ballo composto da dodici ballerini), con tanto di sigla iniziale e titoli di testa e sigla di chiusura. No, niente bis. Il concerto ha un inizio e una fine e viene raccontato da un palco nel quale sono evidenti i riferimenti scenici. Quello sull'uso sfrenato della musica in cuffia e dell’mp3 (perché sennò chiamare il tour, con evidente gioco di parole, “MpZero”) e quello dell’invadenza della tv con un enorme schermo centrale che fa la figura di un monitor essenziale (del resto siamo in uno stadio, come sarà per tutte le restanti tappe del viaggio) che consente, comunque, di avere la migliore visuale possibile, dato che dalle tribune Renato è poco più che una sagoma lontana.

È uno show ampio, dall'evidente gusto melodico, ricco. C'è sfarzo di costumi colorati (ma, ripensando allo Zero degli anni '70, decisamente sobri), c'è il solito tocco ironico (a cominciare da quel suo enorme faccione gonfiabile con le cuffie e un sorriso beffardo, armato di un disincanto assolutamente romanesco). E c'è dispiego di invitati. Prima di tutto, a fare da aperitivo, sei ospiti speciali che con un quarto d’ora l’uno fanno da apripista. Protagonisti, giovani e non della musica scelti da Renato per sottolinearne il talento, è il caso di Daniele Groff, Jasmine, Davide Scudieri, Antonio Toni e i Miodio, o per offrire solidarietà e sostegno artistico come nel caso di Mariella Nava.

E c'è l'ospite d’onore (proprio come gli show televisivi) in ogni sua tappa. A Padova toccò a Sergio Cammariere, qui è la volta di un senatore come Gino Paoli che, a sua volta, si offre con una disponibilità non comune e dopo la sa medley ricambia interpretando a suo modo Magari del collega.

Il resto, però, è tutto per Renato e tutti sono per Renato che canta, balla, declama, ricorda una piccola amica, Anna Rita, che non c'è più, dice la sue sentenze («Anche Shakespeare trombava» spara a un certo punto), elenca le sue nostalgie del tempo che fu: il Lido di Ostia, la romanità insidiata, quelli del nord che nascono gia abbronzati, quei fetenti (è un eufemismo) degli stranieri. Sigla, si chiude. Stasera bis (ci sarà di nuovo anche Paoli).

BeatAurora
00domenica 10 giugno 2007 02:57
Unico...incomparabile...inimitabile... [SM=x1080644]

[SM=x1080671] [SM=x1080671] [SM=x1080671]

Shizuku.
00lunedì 11 giugno 2007 12:01
...sapevo che prima o poi rispondevi a questa discussione [SM=x1080648]

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