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CorContritumQuasiCinis
00giovedì 29 settembre 2005 13:36
Energia elettrica dal letame dei cavalli


La Repubblica

Nell'ippodromo romano sorgerà un impianto per produrre bio-metano
La corrente verrà venduta ai gestori, abbattendo anche i costi si smaltimento
In funzione tra un paio di anni potrà alimentare circa duemila case
sfruttando la digestione anaerobica di 43mila metri cubi di sterco


Un impianto per la trasformazione del letame in biogas
ROMA - Bisogna stare attenti a non chiamarla energia pulita perché si rischia di fare dell'umorismo involontario. Meglio parlare di energia rinnovabile per raccontare la scommessa che si apprestano a fare a Capannelle. La società che gestisce l'ippodromo romano ha deciso di dare un taglio alle spese sostenute per smaltire i 43 mila metri cubi di letame prodotti ogni anno dagli oltre mille cavalli ospitati nelle sue scuderie facendoli diventare bio-metano da usare come combustibile per una piccola centrale elettrica.

"Fino alla metà degli anni '90 per noi era una fonte di guadagno - spiega il direttore dell'ippodromo Elio Pautasso - ricordo che nel bilancio del '96 alla voce letame c'erano entrate per qualche decina di milioni delle vecchie lire. Era molto ricercato come fertilizzante dai coltivatori di funghi champignon. Poi, un po' alla volta, è stato soppiantato da altri concimi come la pollina, gli escrementi dei polli, e per noi smaltirlo è diventata una spesa sempre più gravosa che pesa sui conti per qualche centinaio di milioni di lire".

Così alle Capannelle, il più grande ippodromo italiano per il galoppo insieme a San Siro, visitato durante le
110 giornate di corsa che si svolgono ogni anno da circa 150 mila spettatori, si sono fatti un po' di calcoli e hanno deciso di trasformare un costo in un beneficio, anche se ci vorranno una decina di anni per ammortizzare l'investimento da quattro milioni di euro.

Affidandosi a una partnership con la società Marcopolo, un'azienda di Cuneo specializzata nella produzione e commercializzazione di energia rinnovabile, a Capannelle hanno scelto di puntare sulla tecnologia che sfrutta la digestione anaerobica. Nella tenuta di 138 ettari che ospita l'ippodromo verranno piazzati cinque silos alti quattro metri e con un diametro di venti. Al loro interno finiranno un po' alla volta i 43 mila metri cubi di letame prodotti nel corso dell'anno dai cavalli. Una quantità di sterco in grado di riempire qualcosa come sette palazzi da quattro piani che dovrà essere diluita con dei liquidi. Una volta sistemato nei silos a tenuta ermetica a questo composto vengono aggiunti dei batteri che nel giro di tre settimane "digeriscono" il liquame trasformandolo in gas metano.

A questo punto il più è fatto: il gas viene filtrato, purificato e convogliato verso una normale centralina di combustione per generare energia, mentre quel poco che rimane allo stato solido viene raccolto e venduto come concime per il giardinaggio. "E anche questa sarà una voce di guadagno aggiuntiva, per quanto limitata", spiega ancora Patuasso.

Cifra che si andrà a sommare a quella incassata con la vendita dell'energia. La corrente prodotta a Capannelle non servirà infatti ad alimentare le utenze dell'ippodromo ma sarà ceduta tramite la Marcopolo all'Enel o all'Acea, i due gestori che operano su Roma, al prezzo maggiorato fissato dalla normativa sui "certificati verdi" per incentivare la produzione di energia rinnovabile. L'impianto, al quale lavoreranno tre persone a tempo pieno, produrrà circa 6.700 kw/h l'anno grazie a un motore da 1065 kilowatt in grado di alimentare le utenze di circa duemila case.

"Cessato il lungo periodo di ammortamento dell'investimento - precisa il direttore - una volta a regime l'impianto dovrebbe portarci qualche decina di migliaia di euro l'anno, ma per noi il vero guadagno sta nel risolvere il costo dello smaltimento, oltre che in quello di immagine". Il contratto con la Marcopolo è stato già definito anche nei dettagli e messo nero su bianco, ma affinché il progetto possa entrare nella fase operativa saranno necessari ancora un paio di anni. Uno per ottenere dagli enti locali tutti i permessi burocratici e un altro per realizzare l'impianto. Il giorno che entrerà in funzione bisognerà ripensare ai versi di Fabrizio De Andrè. Se è vero che "dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fiori", ora dal letame possono nascere anche i diamanti.

(29 settembre 2005)
astrodanzante
00sabato 1 ottobre 2005 14:01
Il mondo non vi piace... convertitevi?????
Questo articolo è stato pubblicato su Liberazione (giornale che leggo quasi mai) il 26 settembre.
In prima c'erano le foto affiancante di Ratzinger e Khomeini, cosa che non è stata ben accolta dal mondo cattolico.
Eppure l'articolo, portando alle estreme conseguenze alcuni eventi odierni, fa un'analisi tutt'altro che oziosa.

Ecco a voi, dall'archivio on line del giornale. (Tanto lo so che lo leggeranno a dir tanto 2 persone!)

Il papa come l'ayatollah Khomeini
Ritanna Armeni
Che differenza c'è fra Benedetto XVI e Khomeini l'ayatollah che nel 1979 fece dell'Iran una repubblica islamica? Che differenza c'è fra papa Ratzinger e il capo degli sciiti irakeni Al Sistani? E ancora, quale è la diversità - nel rapporto fra la religione e lo stato - fra tre costituzioni, irakena, afghana e iraniana, alla base di paesi dominati da un integralismo religioso che subordina a sé gli organismi dello stato e la vita civile, e quello che propongono oggi le gerarchie cattoliche?

La domanda, sia ben chiaro, non è né polemica né irrispettosa. Ma ci è venuta spontanea quando abbiamo letto ieri alcune dichiarazioni di papa Ratzinger nell'incontro con il nuovo ambasciatore del Messico presso la Santa sede.

"Davanti al crescente laicismo - ha detto Benedetto XVI - che pretende di ridurre la vita religiosa dei cittadini alla sfera privata, senza nessuna manifestazione sociale e pubblica, la Chiesa sa molto bene che il messaggio cristiano rafforza e illumina i principi di base di tutta la convivenza, come il dono sacro della vita, la dignità della persona, insieme all'eguaglianza e a l'inviolabilità dei suoi diritti, il valore irrinunciabile del matrimonio e della famiglia che non si può equiparare né confondere con altre forme di unioni umane".

In poche parole il nuovo pontefice ha affermato che la religione non è un fatto privato, ma, contrariamente a quello che i laici pretendono, sociale, pubblico e politico.

E ha così dato il suo appoggio pieno alla politica seguita dal Cardinale Ruini e dalla Cei. Quella politica che ha portato il presidente della conferenza episcopale a dare indicazione di voto sui referendum per la legge 40, e a pronunciarsi i Pacs.

I cattolici - come del resto aveva detto qualche settimana fa monsignor Betori - devono uscire dalle sacrestie intervenendo uniti nella vita pubblica e modificandola secondo le indicazioni della Chiesa. La Chiesa è contraria all'aborto? Si modifichi la legge. Le gerarchie cattoliche sono contro Pacs?

segue a pagina 6

Giriamo a pagina 6...

Non ci piace la società che si regola sul fondamentalismo religioso
Immaginiamo i punti sui quali la Chiesa potrà intervenire
Ritanna Armeni
I cattolici in parlamento si alleino e boccino una legge sulle convivenze civili. Un ospedale di Torino vuole sperimentare la pillola del giorno dopo? Si può intervenire, magari con un pretesto, e bloccare la sperimentazione. E così via. Immaginiamo che saranno molti in futuro i punti sui quali la Chiesa potrà intervenire per uniformare a sé, per plasmare secondo i propri principi società civile e politica. Per riappropriarsi sia pure in modo diverso dal passato di un potere temporale. Per dettare fuori, da ogni mediazione (quella mediazione, per intenderci che per decenni è stata fornita dalla Democrazia cristiana), le regole della convivenza civile. E allora la domanda iniziale ritorna. Che differenza c'è fra questa concezione dei rapporti fra stato e chiesa e quella che si esprime nel fondamentalismo islamico? Che Stato è quello che si uniforma alle regole religiose? In Iran la Guida suprema, la massima autorità è al di sopra del parlamento del presidente della repubblica e del potere giudiziario e vigila su di essi. E' così che si vuole la repubblica italiana? E' questo il ruolo a cui aspira Ruini? Al Sistani, capo spirituale degli sciiti irakeni, ha cercato di imporre nella costituzione irakena, la sharia affermando che i principi dell'Islam devono essere la sola fonte di ispirazione della carta costituzionale. C'è riuscito, anche se con un compromesso. L'Islam è una delle fonti della legislazione, ma non la sola. Le parole di Ratzinger non salvano neppure l'ipocrisia del richiamo ad altre fonti di diritto perché il papa cattolico dice che «il messaggio cristiano rafforza e illumina i principi di base di tutta l convivenza». Nella Costituzione afghana non c'è nessun riferimento alla sharia, ma l'affermazione che nessuna legge afghana può essere contraria al credo islamico. A questo si vuole arrivare anche in Italia? Che non vi sia nessuna legge contraria al credo cattolico?

Non c'è da stare allegri. E non perché pensiamo che nel lungo periodo il processo di secolarizzazione della società italiana possa essere bloccato. Ma perché, nel medio periodo, gli opportunismi della vita politica possono aiutare le gerarchie cattoliche in un'opera di delegittimazione dello Stato laico. E rendere più difficile la vita di molti, soprattutto delle donne. Per questo è giusto dare una risposta molto più ampia e radicale di un laicismo di principio. Perché è la società, gli uomini e le donne che vorrebbe Ratzinger, i rapporti fra di loro e fra loro e legge che non ci piacciono, così come non ci piace nessuna società che si regoli sul fondamentalismo religioso. Fino a qualche mese fa pensavamo che nessun avrebbe provato a proporcela.


E sempre a pagina 6 un altro articolo in tema


Papa Ratzinger: «Il laicismo pretende di ridurre la vita religiosa dei cittadini alla sfera privata»
Il pontefice rivendica il diritto del Vaticano a scrivere l'agenda politica del governo italiano. In difesa dei valori cattolici
Laura Eduati
Papa Ratzinger contro «un crescente laicismo che pretende di ridurre la vita religiosa dei cittadini alla sfera privata». Papa Ratzinger, dunque, a favore di una vita religiosa dei cittadini che si fa pubblica e politica.

Benedetto XVI torna su uno dei temi che sta più a cuore alla Chiesa romana del terzo millennio, la famiglia, e lo fa a pochi giorni dalla dirompente dichiarazione del cardinal Ruini sulla presunta incostituzionalità dei Pacs, i patti civili di solidarietà che garantirebbero più diritti alle coppie di fatto, gay o etero che siano - proposti dal diessino e presidente onorario dell'Arcigay Franco Grillini e sostenuti non solo dal centrosinistra (tolti Rutelli e Mastella), ma anche da un cautissimo Fini e da un più entusiasta gruppetto del centrodestra.

Questa volta, però, il pontefice non si è fermato alla consueta difesa dell'istituzione famigliare, sottolineando che questa «non si può equiparare né confondere con altre forme di unioni umane», bensì è andato oltre: «Davanti al crescente laicismo che pretende di ridurre la vita religiosa dei cittadini a sfera privata, senza nessuna manifestazione sociale e pubblica». In altre parole, il papa contesta ai cosiddetti "relativisti", ovvero a chi pretende di difendere la laicità dello Stato italiano dai cosiddetti attacchi del Vaticano, indignato dalla proposta dei Pacs come dalle discussioni sull'aborto e la pillola abortiva, l'eutanasia e l'omosessualità, di voler relegare la fede cattolica ad un fatto intimo, privato, personale e di coscienza. Mentre, sottindende il pontefice, è chiaro che non è così: la fede è pubblica e investe anche la vita politica della comunità. «Un vero Stato laico è quello che difende la libertà religiosa dei suoi cittadini», ha poi detto.

Ratzinger ha esposto nuovamente il suo pensiero durante l'incontro con il nuovo ambasciatore del Messico presso la Santa Sede, Luis Felipe Bravo Mena. Al quale ha ricordato - e non solo a lui: «la Chiesa sa molto bene che il messaggio cristiano rafforza e illumina i principi di base di tutta la convivenza, la dignità della persona insieme all'uguaglianza e all'inviolabilità dei suoi diritti, il valore irrinunciabile del matrimonio e della famiglia».

Le parole di Benedetto XVI ricalcano non solo quelle del cardinal Ruini, ormai un habitué delle esternazioni tra il religioso e il politico fin dai tempi del muro cattolico contro il referendum sulla fecondazione assistita del 12 e del 13 giugno scorsi. Ma si inseriscono specialmente nel discorso - a difesa della vita - ormai caposaldo delle gerarchie ecclesiastiche e di gran parte delle comunità cattoliche, esplicitato dal segretario della Cei monsignor Giuseppe Betori, che al convegno delle Acli di inizio settembre ha invitato i credenti a «uscire dalle sagrestie» per spendersi su «frontiere di rilevanza pubblica» e darsi «una maturità culturale significativa per tutti». «Non c'è fede che non abbia rilevanza pubblica» ha anche aggiunto Betori tra gli applausi.

Questo discorso, a sua volta, si lega alla recente proposta sempre del cardinal Ruini in favore di reti-nazioni di cattolici: far sì, insomma, che le politiche del Vaticano abbiano una coordinazione transnazionale, e che i credenti sparsi per il mondo si muovano insieme - più fedeli alla fede che ai loro governi. D'altronde le «preoccupazioni» - la difesa della vita e l'educazione religiosa - del nuovo papa erano state chiarissime fin dalla prima visita al Quirinale. L'agenda del Vaticano corre a spron battuto.


---

Io so solo che:

Sura CIX

In nome di Allah, il Compassionevole, il Misericordioso.

1 Di': " O miscredenti!

2 Io non adoro quel che voi adorate

3 e voi non siete adoratori di quel che io adoro.

4 Io non sono adoratore di quel che voi avete adorato

5 e voi non siete adoratori di quel che io adoro:

6 a voi la vostra religione, a me la mia".

[Modificato da astrodanzante 01/10/2005 14.10]

ongii
00sabato 1 ottobre 2005 14:21


bel riassunto,brava ritanna, bravo astro, occhiodilince.

nel merito delle posizioni clericali, da quella sulla PMA a quella sui PACS,non entro. troppo fuori dalle mie concezioni.

Dico però che io non ho paura di una Chiesa che interviene nel dibattito pubblico.Anzi, i laici dovrebbero capire che essendo un Potere, in grado di manovrare le masse (ricordate la campagna per l'astensione e la gente che diceva che votare era un peccato)
la Chiesa ha in realtà sempre espresso le sue opinioni
e fa bene assolutamente a dire cosa ne pensa.
Poi però, lo stato è sia laico che laicista, capito sognor presidente della Camera, per cui, se un cittadino o una coppia decide di compiere dei gesti che non ledono la sfera pubblica della società italiana HA IL DIRITTO DI FARLO
La cosa che mi fa più schifo è che in Italia sappiamo essere bigotti ma anche molto menefreghisti dei principi migliori del cattolicesimo.
La destra al potere in Italia è un mix allucinante di ideologia neocon di stampo solo-cristiano e di affaristi che stanno al potere solo perchè i reati per cui sono stati condannati sono andati in prescrizione!
altro che vita privata e vita pubblica!
clericali della miseria, volete la religione nel pubblico e gli affari sporchi nel privato ?
Tanto è sempre così, il cattolico decoro fuori e anzi simbolo della crociata neocristiana
ma dentro, dentro,non si sa mai,non si saprà mai.

La Chiesa dica pure cosa ne pensa su tutto (secondo me è giusto ed è democratico, anche perchè così molta più gente verà a conoscenza dei vari pensieri che circolano tra i porporati)

ma nelle leggi italiane no, altrimenti saltano concordati, soldi statali ottopermille e altre assurdità contemporanee.

E che si facciano sentire anche i cattolici dissidenti: dove siete?
pescetrombetta
00sabato 1 ottobre 2005 17:58

Non c'è da stare allegri. E non perché pensiamo che nel lungo periodo il processo di secolarizzazione della società italiana possa essere bloccato. Ma perché, nel medio periodo, gli opportunismi della vita politica possono aiutare le gerarchie cattoliche in un'opera di delegittimazione dello Stato laico. E rendere più difficile la vita di molti, soprattutto delle donne. Per questo è giusto dare una risposta molto più ampia e radicale di un laicismo di principio. Perché è la società, gli uomini e le donne che vorrebbe Ratzinger, i rapporti fra di loro e fra loro e legge che non ci piacciono, così come non ci piace nessuna società che si regoli sul fondamentalismo religioso. Fino a qualche mese fa pensavamo che nessun avrebbe provato a proporcela.



Ah, quindi la Ritanna esiste, e lotta con noi. Sarò distratta, ma non avevo mai letto nulla di suo.
Grazie Astro per l'articolo, che riassume con mirabile sintesi la situazione!
Non c'è da stare allegri, vero. Io la vedo come Ongii. Il problema non è che la chiesa alza la cresta, ma che qualcuno le da retta. E lo fa per calcoli sul breve periodo, nella maggior parte dei casi. In altri, e qui sta il vero pericolo, il progetto di "restaurazione" e di controllo della società è, temo, ben più lungimirante e consapevole. Delle famose dichiarazioni di Ruini sui pacs (che credo di aver riportato su questo stesso topic) io non ho trovato nulla da ridire tranne che sulle ultime righe. Trovo legittimo che cei-chiesa si esprimano su questioni attinenti alla religione (e altrettanto legittimo che vengano contestate), ma che caspio c'entrava la difesa di Fazio e la tirata d'orecchie alla magistratura sulle intercettazioni? Ma siamo matti? E chi l'ha fatto notare? Nessuno, in tv o sui quotidiani nazionali.
Io sinceramente questa soggezione dei politici (quasi) tutti al vaticano la capisco fino a un certo punto. Ma davvero siamo un paese così fervente da non riuscire a superare un'eventuale dichiarazione di indipendenza della classe politica dalla santa madre chiesa? Ma lo sapete che Zapatero è un cattolico praticante? Io non credo che tutto ciò sia ineluttabile, e penso piuttosto con sconforto che se non abbiamo un leader in grado di dire chiaramente a benedetto, capiamo le tue preoccupazioni, ma questo è fattibile, questo no (per non rispolverare qui per l'ennesima volta il principio "se i cattolici aborrono la pratica x non la seguano e chiudiamola qua"), vuol dire che qualcosa non funziona. Ed è ancora peggio se la cosiddetta società civile non sente il bisogno di denunciare questa situazione, magari con l'alibi che "suvvia, ci siamo distratti un attimo sulla PMA, ma non vuol dire che Ruini abbia occupato il Quirinale". Perché con la tecnica del basso profilo e il lavoro da formica silenziosa le cose ci stanno passando sotto il naso senza che ce ne accorgiamo.
Sono depressa, perplessa, incazzata, peggio
lemiemanisudite
00venerdì 7 ottobre 2005 11:35
Scuole e cliniche privatecattoliche il senato cancella L'ICI
Scuole private, strutture alberghiere per pellegrini e cliniche di proprietà della Chiesa non pagheranno più l'ICI.
L'articolo 6 del decreto Infrastrutture, che porta la firma del Ministro Lunardi, approvato ieri in Senato estende infatti le agevolazioni previste per le chiese cattoliche a tutti gli immobili dove si svolgono attività "connesse a finalità di culto" anche in "forma commerciale".
In pratica se finora l'ICI non doveva essere pagata per i luoghi di culto e le loro pertinenze(oratori e sale giochi,conventi e monasteri), la nuova legge allarga l'esenzione a scuole private, case di cura, ristoranti e foresterie, negozi di oggetti sacri appartenenti alle istituzioni cattoliche(e non alle altre confessioni religiose).
Il danno calcolato dall'Anci per le casse dei Comuni è di almeno 300 milioni di euro, 25 dei quali solo a Roma e di una perdita del gettito del 30% in località come Assisi(dove il sindaco di centrodestra si è lamentato).
La stima potrebbe però peccare per difetto:solo le strutture destinate all'ospitalità sono circa 3000 in tutt'Italia.
La legge ha validità retroattiva, quindi ci potrebbero essere richieste di rimborso per l'ICI già versata.




[Modificato da lemiemanisudite 07/10/2005 11.36]

monos.84
00venerdì 7 ottobre 2005 15:02
Re: Scuole e cliniche privatecattoliche il senato cancella L'ICI

Scritto da: lemiemanisudite 07/10/2005 11.35
Scuole private, strutture alberghiere per pellegrini e cliniche di proprietà della Chiesa non pagheranno più l'ICI.
L'articolo 6 del decreto Infrastrutture, che porta la firma del Ministro Lunardi, approvato ieri in Senato estende infatti le agevolazioni previste per le chiese cattoliche a tutti gli immobili dove si svolgono attività "connesse a finalità di culto" anche in "forma commerciale".
In pratica se finora l'ICI non doveva essere pagata per i luoghi di culto e le loro pertinenze(oratori e sale giochi,conventi e monasteri), la nuova legge allarga l'esenzione a scuole private, case di cura, ristoranti e foresterie, negozi di oggetti sacri appartenenti alle istituzioni cattoliche(e non alle altre confessioni religiose).
Il danno calcolato dall'Anci per le casse dei Comuni è di almeno 300 milioni di euro, 25 dei quali solo a Roma e di una perdita del gettito del 30% in località come Assisi(dove il sindaco di centrodestra si è lamentato).
La stima potrebbe però peccare per difetto:solo le strutture destinate all'ospitalità sono circa 3000 in tutt'Italia.
La legge ha validità retroattiva, quindi ci potrebbero essere richieste di rimborso per l'ICI già versata.



[Modificato da lemiemanisudite 07/10/2005 11.36]




Davvero scandaloso... [SM=g27834]
Già la chiesa è parassitaria per antonomasia, diamole anche ulteriori agevolazioni e il gioco è fatto! Complimentoni!
Ma la ciliegina sulla torta è costituita dalla retroattività della legge: poiché li abbiamo costretti a pagare ciò che spettava loro, ora li rimborsiamo!
Quindi, più tasse per tutti (parassiti esclusi, ovviamente)! Evviva!

Ma perché questi farabutti impostori (non tutti eh: ci sono anche brave persone) non lavorano come i comuni "peccatori" anziché rubare i nostri denari??? [SM=g27826]


bananadanzante
00domenica 9 ottobre 2005 16:21
pescetrombetta
00lunedì 10 ottobre 2005 08:47
Re: ne accettate anche di meno seri?




Ai Ai, questo il nome del primate, si è accesa la prima sigaretta nel lontano 1989 per superare il dolore e la tristezza causati dalla morte di un "amico".


Nel senso che è uscito un attimo, è entrato nel primo tabacchino che ha trovato e ha comprato una stecca?
Povera bestiola [SM=g27813]
BENDETTA
00giovedì 13 ottobre 2005 14:46
LA RINUNCIA
iL GOVERNO HA RINUNCIATO AL DECRETO LEGGE SULLE iNFRASTRUTTURE GIà APPROVATO IN sENATO E CHE CONTIENE LA NORMA SULL'ESENZIONE DELL'ICI PER GLI IMMOBILI DELLA CHIESA

[G]IL PERCHE'

Il ministro Giovanardi ha spiegato che la Commissione bilancio di Montecitorio non è stata in condizione di esaurire l'esame del testo, visto che il ministero dell'Economia non gli ha trasmesso tutte le informazioni richieste.
In considerazione della imminente scadenza del testo, dunque, l'unica soluzione è stata rinunciare al decreto.
pescetrombetta
00domenica 16 ottobre 2005 22:33
Vi riporto una citazione...
"Siamo passati dalla ribellione di classe alla emulazione di classe"

Frase pronunciata da (credo) un economista durante la puntata di Report dedicata alla questione Antonveneta, a proposito del fatto che tutti gli scandali finanziari italiani non hanno destato nessuno scandalo.
BENDETTA
00domenica 16 ottobre 2005 23:24
BENTORNATO REPORT
Abbiamo assistito semza accorgerci ad un enorme concerto....
di Coppola Ricucci Fiorani ad altri!!!!
astrodanzante
00lunedì 17 ottobre 2005 02:37
Se non fosse ancora chiaro...
http://www.unita.it/index.asp?SEZIONE_COD=HP&TOPIC_TIPO=&TOPIC_ID=45179


15.10.2005
Ratzinger scrive all'amico Pera: i diritti nascono da Dio, non dallo Stato
di red

«I diritti fondamentali non vengono creati dal legislatore, ma sono iscritti nella natura stessa della persona umana, e sono pertanto rinviabili ultimamente al creatore». A scriverlo è Benedetto XVI in una lettera letta dal presidente del Senato, Marcello Pera, ad un convegno di cui è egli stesso l’organizzatore. Un’affermazione, quella del Pontefice, che potrebbe anche essere condivisibile in termini filosofici, se Joseph Ratzinger non la facesse seguire da un invito piuttosto perentorio a ricondurre, al contrario, gli ordinamenti statuali ad un principio diffuso di religiosità e di confusione tra diritti ed etica trascendente. «Se, quindi, appare legittima e proficua una sana laicità dello Stato, in virtù della quale le realtà temporali si reggono secondo norme loro proprie, alle quali appartengono anche quelle istanze etiche che trovano il loro fondamento nell'essenza stessa dell'uomo, tra queste istanze primaria rilevanza ha sicuramente quel “senso religioso” in cui si esprime l'apertura dell'essere umano alla trascendenza» scrive l’uomo che, prima di diventare Papa, era alla guida dell’organismo incaricato di vegliare sull’ortodossia della dottrina cattolica.

«Si tratta – prosegue Ratzinger - in realtà, di una “laicità positiva” che garantisca ad ogni cittadino il diritto di vivere la propria fede religiosa con autentica libertà anche in ambito pubblico». Cosa significhi quel “diritto di vivere la propri fede con autentica libertà” il Papa non lo spiega, ma

Forse non l’interpretazione autentica, ma la chiave di lettura della lettera di Ratzinger l’ha fornita lo stesso Marcello Pera aprendo il convegno. Il sodalizio tra Pera e Ratzinger parte da lontano: i due hanno scritto un libro a quattro mani sui mali del secolarismo. Ebbene Pera ha attaccato quella che è una sua ossessione, gli «steccati pseudo-illuministici dei laicisti», ricordando che essi sono stati eretti su vari temi della politica nazionale e internazionale: Europa, bioetica, limite della scienza, famiglia, diritto delle scuole cattoliche private, diritto della Chiesa ad esprimersi, diritto della Cei a intervenire su temi eticamente delicati, modo di intendere lo Stato laico.«Su tutti questi temi - ha detto Marcello Pera - non solo quelli di noi che sono credenti, ma anche quelli che non lo sono, siamo in disaccordo con i laicisti». E Pera ha citato il referendum sulla fecondazione assistita come una esempio di che cosa lui intenda per libertà e laicità dello Stato.

Ben diversa la lettura che ne fa il radicale Daniele Capezzone, il quale intravede nel essaggio di Ratzinger una «prospettiva neotemporalista, in cui la laicità può essere tollerata se “sana”, cioé se conforme al nulla osta Vaticano».«L'unica cosa che non possiamo permetterci – aggiunge Capezzone - è avere insieme botte piena e moglie ubriaca, e cioè la conservazione dei privilegi e nello stesso tempo la pretesa di intervenire a gamba tesa nel dibattito politico».




Che dire?
io non sto bene
00martedì 18 ottobre 2005 23:54
Un manuale di sopravvivenza per la crisi energetica

di Jeremy Rifkin

George Bush dovrebbe scaricarsi la ‘European Union Green Paper on Energy Efficiency’, una roadmap per ogni paese deciso ad ammortizzare lo shock dei rialzi petroliferi
Il panico è ormai all’ordine del giorno.

Il prezzo del petrolio nei mercati internazionali ha superato i sessanta dollari al barile. Le previsioni ci dicono che presto, a seguito della contrazione delle riserve mondiali, si giungerà alla fatidica cifra dei cento dollari: i politici e i businessman – quelli degni di tali nomi – non stanno passando notti tranquille.

L’economia mondiale comincia a rallentare, lo scenario è quello di una nuova recessione internazionale di lungo termine – diversi economisti parlano addirittura di depressione globale – che potrebbe protrarsi per decenni.

Ci stiamo bruscamente destando dalla convinzione che il mondo intero possa fondarsi ancora a lungo sul petrolio. Siamo la civiltà dell’oro nero. Produciamo cibo grazie ai fertilizzanti e ai pesticidi petrolchimici. La nostra plastica, i nostri prodotti farmaceutici e i nostri vestiti sono costituiti per la maggior parte da derivati del petrolio. I trasporti, l’energia, i riscaldamenti, la luce elettrica di cui quotidianamente facciamo uso dipendono completamente dal petrolio.

George Bush ha recentemente sollecitato i cittadini americani a utilizzare meno spesso le proprie vetture – il 52% dei veicoli circolanti negli Stati Uniti sono vetture SUV [Sport Utility Vehicles, NdT], che vomitano nell’atmosfera quantità record di CO2 – per risparmiare carburante prezioso. La Casa Bianca ha chiesto anche ai dipendenti federali di limitarsi agli spostamenti essenziali, di viaggiare in vetture dove sono presenti più viaggiatori, di fare uso dei trasporti pubblici. In più, il presidente ha ordinato di regolare i termostati della Casa Bianca sui 72 gradi Fahrenheit [28,8 gradi Celsius, NdT], non un grado di più.

Incredibilmente, allo stesso tempo Bush proclama la sua nuova portentosa strategia di efficienza energetica, la Casa Bianca e i Repubblicani al senato dietro le quinte stanno silenziosamente gettando sul lastrico i rimanenti sei centri regionali del Dipartimento dell’Energia Usa – istituiti per sostenere le famiglie a basso reddito, la comunità degli affari e il governo federale e per implementare i provvedimenti sull’efficienza energetica – tagliandone i fondi previsti.

Sembra proprio che George Bush e il suo team non abbiano realizzato per nulla l’entità dell’enorme crisi energetica che gli Usa e il mondo intero si trovano di fronte. La Casa Bianca ha chiaramente bisogno di una guida.

Bush per primo farebbe una buona cosa se si scaricasse e prendesse visione della ‘European Union Green Paper on Energy Efficiency’ (europa.eu.int/comm/energy/efficiency/index_en.htm), appena pubblicata. Il documento si dimostra un “manuale di sopravvivenza” ben dettagliato, una vera e propria roadmap per ogni individuo, famiglia, comunità e paese – tra cui gli Stati Uniti d’America – che sia deciso ad ammortizzare lo shock dei rialzi petroliferi.

Secondo il report, se ogni Stato dell’Unione Europea attuasse il proprio programma di conservazione energetica, l’area UE potrebbe da sola potrebbe ridurre di almeno il 20% l’attuale consumo totale di energia – nelle abitazioni, negli edifici commerciali, nelle fabbriche, nel settore dei trasporti – per un risparmio netto di 60 miliardi di euro all’anno. Nel documento si legge inoltre come gli Stati Uniti allo stato attuale potrebbero risparmiare molta di più: infatti, è stato calcolato che, per la produzione di una singola unità di prodotto interno lordo, gli Usa sprecano circa il 50% di contributo energetico in più rispetto all’Europa.

Uno studio della Commissione Europea rivela che ogni unità familiare di Usa e Ue, tramite il ricorso a pratiche energetiche sostenibili, potrebbe ridurre di almeno 1.200 dollari all’anno il proprio consumo energetico, controbilanciando così i rincari petroliferi. La Carta Verde Europea è ricca di indicazioni particolareggiate su come considerare ogni momento della nostra giornata un’occasione utile per poter contribuire al risparmio energetico complessivo.

Tra le proposte ci sono quelle relative all’acquisto di auto efficientemente energetiche, la riduzione dei limiti di velocità a 55 miglia orarie, all’adozione di nuovi comportamenti sociali nelle case e negli edifici commerciali – come l’installazione di speciali materiali isolanti e “finestre efficienti”, l’utilizzo di lampadine elettriche permanenti, l’introduzione di software per l’applicazione di tecniche di risparmio energetico, consigli pratici per i proprietari immobiliari – con l’obiettivo di fare della società attuale una società realmente sensibile alla necessità del risparmio energetico.

L’investimento generale di governi, settori industriali e consumatori per tradurre in realtà le migliaia di ‘migliori strategie di conservazione energetica’ [come indicato nella Carta Verde, NdT] rilancerebbe le economie interne dei singoli paesi, creando milioni di nuovi posti di lavoro. Inoltre, i risparmi energetici consentirebbero di investire in altre forme redditizie di sviluppo economico sostenibile.

Quale paese meglio degli Stati Uniti potrebbe spianare la strada e dichiarare una volta per tutte lo stato di “emergenza nazionale”, predisponendo un piano quinquennale per rendere esecutive le indicazioni contenute nella Carta Verde dell’UE?

Dopo tutto, gli Usa da soli consumano più del 25% del totale dei combustibili fossili mondiali, anche se rappresentano solo il 5% dell’intera popolazione terrestre. Gli Usa portano giustamente l’etichetta di “paese più sprecone del mondo”. Sarebbe ora che cogliessero quest’opportunità per diventare invece il paese leader del risparmio energetico.

E per diventare finalmente un esempio da seguire.


Jeremy Rifkin è autore di 'The Hydrogen Economy: The Creation of the World Wide Energy Web and the Redistribution of Power on Earth' e consigliere del parlamento europeo per le politiche di energia rinnovabile e per l'economia dell'idrogeno. È presidente della Foundation on Economic Trends di Washington

Fonte: http://www.boston.com/news/globe/editorial_opinion/
Tradotto da Luca Donigaglia per Nuovi Mondi Media

BENDETTA
00venerdì 21 ottobre 2005 17:32
procuratore Antimafia Grasso:
BENDETTA
00venerdì 21 ottobre 2005 17:37
Re: procuratore Antimafia Grasso:

Scritto da: BENDETTA 21/10/2005 17.32


scusate ma oggi mi sento più sce3ma del solito

allora...:


Provenzano coperto da politici imprenditori polizia.
io non sto bene
00lunedì 24 ottobre 2005 00:33
Re: Re: procuratore Antimafia Grasso:

Scritto da: BENDETTA 21/10/2005 17.37

scusate ma oggi mi sento più sce3ma del solito

allora...:


Provenzano coperto da politici imprenditori polizia.

e l'articolo?? [SM=g27834]
pescetrombetta
00domenica 30 ottobre 2005 18:37
vabbè...
dal Corriere del 07 ottobre 2005

Lo disse ai delegati palestinesi. Ma la Casa Bianca smentisce: assurdità

Iraq, Bush: «L'attacco me l'ha ordinato Dio»

La testimonianza di Nabil Shaath, allora ministro palestinese degli Esteri, in un video Bbc: «Disse: è una missione affidatami» STRUMENTIVERSIONE STAMPABILEI PIU' LETTIINVIA QUESTO ARTICOLO

George W. Bush in un momento di raccoglimento (Reuters)
WASHINGTON - «L'attacco all'Iraq? Me l'ha ordinato Dio». Queste le parole di George W. Bush secondo un documentario che andrà in onda tra qualche giorno su BBC2. Il presidente statunitense avrebbe fatto questa affermazione durante un incontro con l'allora primo ministro palestinese Mahmud Abbas (Abu Mazen) e l'allora ministro degli esteri dell'Autorità palestinese Nabil Shaath nel giugno 2003.
LE FRASI - A rivelarlo sono stati i ministri palestinesi che erano presenti all'incontro. Shaath, ora ministro dell'informazione, ha detto alla Bbc: «Il presidente Bush disse a tutti noi: "Quello che mi spinge è la missione affidatami da Dio. Dio mi ha detto: George, vai a combattere quei terroristi in Afghanistan. E io l'ho fatto. E poi Dio mi ha detto: George, metti fine alla tirannia in Iraq... E io l'ho fatto. E ora, di nuovo, sento che le parole di Dio arrivano fino a me "Fai in modo che i palestinesi ottengano il loro stato e che gli israeliani abbiano la loro sicurezza e porta la pace in Medio Oriente. E per mezzo di Dio, io lo farò"». Abu Mazen, presente a quello stesso incontro nella località egiziana di Sharm el-Sheikh, ricorda che il presidente statunitense gli disse: «Ho degli obblighi morali e religiosi. Quindi vi farò avere uno stato palestinese».
SMENTITA - Il documentario, diviso in tre puntate, si intitola «La pace inafferrabile: Israele e gli Arabi» e ricostruisce i vari tentativi di realizzare la pace in Medio Oriente. La Casa Bianca ha smentito, definendo «assurde» le rivelazioni attribuite a Bush. «No, è assurdo. Non ha mai fatto quelle dichiarazioni», ha affermato il portavoce Scott McClellan. McClellan ha però detto che non era presente al meetting israelo-palestinesedi Sharm del 2003. Tuttavia, ha detto di aver verificato tutte le dichiarazioni dell'epoca e ha ribadito la smentita.
maledetto deng
00mercoledì 2 novembre 2005 17:47
Jena 2/11/05
La Stampa

"Chissà che cosa ha pensato il piccolo kamikaze prima di farsi esplodere, sicuramente qualcosa di diverso da «dolcetto o scherzetto".
zaren1
00giovedì 3 novembre 2005 12:15
Semplicemente


Giusitta
00lunedì 7 novembre 2005 12:40
Inchiesta shock di "Rai News 24": l'agente chimico usato
Un veterano: "I corpi si scioglievano"
"Fosforo bianco contro i civili"
Così gli Usa hanno preso Falluja
Un documento svela anche un test su un nuovo tipo di Napalm


Il fosforo bianco in azione
ROMA - In gergo i soldati Usa lo chiamano Willy Pete. Il nome tecnico è fosforo bianco. In teoria dovrebbe essere usato per illuminare le postazioni nemiche al buio. In pratica è stato usato come arma chimica nella città ribelle irachena di Falluja. E non solo contro combattenti e guerriglieri, ma contro civili inermi. Gli americani si sarebbero resi responsabili di una strage con armi non convenzionali, la stessa accusa di cui deve rispondere l'ex dittatore iracheno Saddam Hussein. Questo racconta un'inchiesta di Rai News 24, il canale all news della Rai svelando uno dei misteri del fronte di guerra tenuto più nascosto dell'intera campagna americana in Iraq.

"Ho sentito io l'ordine di fare attenzione perché veniva usato il fosforo bianco su Fallujah. Nel gergo militare viene chiamato Willy Pete. Il fosforo brucia i corpi, addirittura li scioglie fino alle ossa", dice un veterano della guerra in Iraq a Sigfrido Ranucci, inviato di Rai News 24.

"Ho visto i corpi bruciati di donne e bambini - aggiunge l'ex militare statunitense - il fosforo esplode e forma una nuvola. Chi si trova nel raggio di 150 metri è spacciato".

L'inchiesta di Rai News 24, Fallujah. La strage nascosta, in onda domani su Rai3, presenta, oltre alle testimonianze di militari statunitensi che hanno combattuto in Iraq, quelle di abitanti di Fallujah. "Una pioggia di fuoco è scesa sulla città, la gente colpita da queste sostanze di diverso colore ha cominciato a bruciare, abbiamo trovato gente morta con strane ferite, i corpi bruciati e i vestiti intatti", racconta Mohamad Tareq al Deraji, biologo di Falluja.

"Avevo raccolto testimonianze sull'uso del fosforo e del Napalm da alcuni profughi di Falluja che avrei dovuto incontrare prima di essere rapita - dice nel servizio la giornalista del Manifesto rapita in Iraq (proprio a Falluja) nel febbraio scorso, Giuliana Sgrena, a Rai News 24 - Avrei voluto raccontare tutto questo, ma i miei rapitori non me l'hanno permesso".

Rainews 24 mostrerà documenti filmati e fotografici raccolti nella città irachena durante e dopo i bombardamenti del novembre 2004, dai quali risulta che l'esercito americano, contrariamente a quanto dichiarato dal Dipartimento di Stato in una nota del 9 dicembre 2004, non ha usato l'agente chimico per illuminare le postazioni nemiche, come sarebbe lecito, ma ha gettato fosforo bianco in maniera indiscriminata e massiccia sui quartieri della città.

Nell'inchiesta, curata da Maurizio Torrealta, vengono trasmessi anche documenti drammatici che riprendono gli effetti dei bombardamenti anche sui civili, donne e bambini di Falluja, alcuni dei quali sorpresi nel sonno.

L'inchiesta mostra anche un documento dove si prova l'uso in Iraq di una versione del Napalm, chiamata con il nome MK77. L'uso di queste sostanze incendiarie su civili è vietato dalle convenzioni dell'Onu del 1980. Mentre l'uso di armi chimiche è vietato da una convenzione che gli Stati Uniti hanno firmato nel 1997.

Fallujah. La Strage Nascosta verrà trasmessa da Rai News domani 8 novembre alle ore 07.35 (sul satellite Hot Bird, sul canale 506 di Sky e su Rai Tre), in replica sul satellite Hot Bird e sul canale 506 di Sky alle 17 e nei due giorni successivi.
pescetrombetta
00lunedì 7 novembre 2005 12:41
E poi, RaiNews24, una garanzia!
kitaj
00mercoledì 9 novembre 2005 09:00
la democrazia, questa sconosciuta:
da http://unimondo.oneworld.net/article/view/121794/1/:

Dopo le proteste dei Comitati della Val di Susa contro il progetto Tav – Treno alta veolocità Torino Lione – arrivano le prime denunce a cui si aggiungono le esternazioni attribuite al ministro dell’Ambiente Altero Matteoli e al ministro delle Infrastrutture Pietro Lunardi, finora non smentite. Il ministro Matteoli avrebbe dichiarato che “i comitati che insorgono contro ogni cosa che si vuole fare non rappresentano più un legittimo intervento dei cittadini in una democrazia, ma un modo strumentale per creare violenza”. L’associazione fiorentina Idra interviene in solidarietà con i Comitati NoTav ricordando che “decine di migliaia di cittadini e le autorità pubbliche locali che da anni manifestano con competenza e nonviolenza la propria indisponibilità a subire le conseguenze di un progetto fortemente discusso e opinabile risulterebbero associati ad atti (come il pacco bomba dimostrativo sulla statale 25, o altri volantini rinvenuti) che con ogni evidenza non appartengono alla loro tradizione di civilissima lotta”. Per Idra queste dichiarazioni vorrebbero liquidare la richiesta di partecipazione democratica di “queste decine di migliaia di cittadini attivi e consapevoli, guidati dai loro stessi sindaci e dai presidenti delle comunità montane”.

“Queste proteste di questi nullafacenti che non hanno niente da pensare, che si radunano e fanno fiaccolate a noi non ci preoccupano assolutamente. Io credo che sia un problema per il ministro degli Interni, e noi andiamo avanti con i nostri progetti e con gli impegni che abbiamo preso con l’Europa”. Sono le dichiarazioni rilasciate oggi al TG5 sulla situazione in Val di Susa (servizio di Fabio Lombardi alle ore 13) dal ministro delle Infrastrutture Pietro Lunardi. Secondo l’associazione Idra, parte civile nel mega-processo penale in corso presso il Tribunale di Firenze per i danni ambientali derivati della cantierizzazione TAV fra Bologna e Firenze, “offendere dei cittadini che manifestano per la tutela dei propri diritti, insultare dal Palazzo chi protesta in modo civile e nonviolento, contribuisce oggettivamente ad alimentare la tensione e non giova a quel confronto sereno e documentato che certamente lo stesso ministro auspica”. Per questo Idra torna a chiedere a Berlusconi di intervenire, e si riserva di richiedere un incontro chiarificatore al fine di evitare un’evoluzione antidemocratica dell’intera vicenda.


zaren1
00mercoledì 9 novembre 2005 09:05
Sulla stessa scia (ciao Max)


In considerazione degli eventi collettivi, e di grande importanza politica, che stanno accadendo in questi giorni in Val di Susa, forniamo il link al sito ufficiale del Comitato NO-TAV del NO-TAV della sezione Torino e riproduciamo un bell'articolo tratto da Liberazione di venerdì. gg]

Sarebbe questa l'idea di sviluppo e modernità?di Giorgio Cremaschi

Chissà se il microcosmo autoreferenziale della politica e dell'informazione avrà tempo di provare a capire cosa sta avvenendo in Valle Susa. C'è da dubitarne visto il silenzio e il disinteresse che accompagnano tante vicende sociali del nostro paese, ad esempio il contratto dei metalmeccanici. Tuttavia consigliamo caldamente al mondo della poltica e dell'informazione di buttare uno sguardo verso il Piemonte, visto che la mobilitazione popolare contro la Tav segna un passaggio fondamentale nella storia dei movimenti nel nostro paese.
Negli ultimi anni abbiamo avuto grandi mobilitazioni popolari sui problemi dell'ambiente. Ma hanno toccato in generale zone povere del Mezzogiorno del nostro paese. Da Scanzano, a Salerno, ad Acerra, ci si è ribellati perché si voleva scaricare e concentrare là una questione, quella dei rifiuti, che richiede ben altri e più solidali livelli di intervento. Mai però il Nord era stato così direttamente coinvolto nelle contraddizioni dello sviluppo liberista.
La ribellione della Valle Susa segna quindi un passaggio decisivo, perché coinvolge popolazioni e territori con livelli di sviluppo tra i più elevati. Il no alla Tav coinvolge i contadini, i residenti, coloro che sono immediatamente interessati alla salvaguardia dell'ambiente e del turismo, ma anche i metalmeccanici delle tante piccole e medie industrie della valle. Anzi, è proprio dai metalmeccanici della Fiom che è venuta la disponibilità e la richiesta di uno sciopero generale che coinvolga tutta l'area. Poi le rappresentanze sindacali unitarie di tutte le aziende si sono autoconvocate e, assieme alle popolazioni, hanno chiesto a Cgil, Cisl e Uil di organizzare per il 16 novembre lo sciopero generale. Finora le risposte non sono esaltanti, ma non importa perché è chiaro che lo sciopero ci sarà.
Ancora una volta la questione del modello di sviluppo e quella della partecipazione democratica, di chi decide e con quale consenso, sono profondamente intrecciate. I cittadini e gli operai della Valle Susa non sono disposti ad accettare che, per i prossimi 12-13 anni, i loro luoghi di vita e di lavoro siano trasformati in una trincea fangosa. C'è da domandarsi: è stato fatto il conto del prezzo che pagano queste popolazioni? In una società sempre più afflitta dal mito della contabilità, dalla trasformazione in conti e costi di ogni bene e relazione sociale, qualcuno si è messo a calcolare quanto costa il fatto che per tanti anni un'intera valle sia inagibile? E naturalmente questo senza fare il conto dei rischi per la salute, se verrà confermato che lo scavo di una galleria di ben 52 chilometri, porterà alla luce uranio, amianto e altri materiali nocivi, magari da scaricare in qualche provincia del Mezzogiorno d'Italia. Qui c'è tutta la miopia di un modello di sviluppo che trascura le persone e l'ambiente, salvo poi farci pagare drammaticamente i costi di questa trascuratezza.
L'8 novembre sciopereranno in tutta Italia i siderurgici per la salute e la sicurezza nel lavoro. Sono milioni di reddito e di valore prodotto che vengono a mancare, perché le aziende risparmiano sulla salute. Alla fine i conti tornano sempre, e chi vuol risparmiare su salute e sicurezza finisce per procurare costi complessivi ben più pesanti.
Certo, sull'altro piatto della bilancia c'è il progresso, l'aumento della velocità dei collegamenti con un mezzo più ecologico, quale il treno. Ma siamo sicuri che guadagnare mezz'ora, quaranta minuti su alcune tratte, valga la rinuncia ad investire su tutta la rete ferroviaria normale? Perché è questo che sta avvenendo in realtà. I soldi per l'alta velocità, per i mega investimenti che percorrono alcune aree, sono sottratti a quelli per migliorare le tratte dei pendolari, le carrozze, la frequenza dei trasporti pubblici in tutto il paese. Pochi treni vanno più veloci, tutti gli altri sono più lenti. Anche per questo i metalmeccanici lottano assieme a tutti gli abitanti della Valle Susa. Perché sanno che un altro modello di sviluppo, con meno Tav e più treni e carrozze per i pendolari, darebbe anche a loro più lavoro.
Sono dunque tante le ragioni che ci fanno dire che i soldi della Tav potrebbero essere spesi meglio, sia dal punto di vista ecologico, sia da quello dello sviluppo industriale ed economico, ma in ogni caso c'è la questione fondamentale della democrazia.
Come si può pensare di trasformare un'intera valle in una miniera a cielo aperto senza il consenso delle popolazioni interessate? Certo il governo di destra risponde con l'arroganza ottusa dei suoi ministri e con le cariche della polizia. Niente di che stupirsi. Ma gli altri cosa fanno? Cosa fanno le amministrazioni di sinistra che governano il comune e la provincia di Torino, la regione Piemonte? Davvero questi amministratori sono così miopi da pensare che a forza di braccio di ferro la si spunterà? Che le ruspe, oramai simbolo del moderno riformismo autoritario, prima o poi ripristineranno la legalità?
Se anche la Tav fosse l'opera più importante per il nostro paese, magari assieme al ponte di Messina, si dovrebbe discutere con i sindaci e le popolazioni, sentire le loro ragioni, affrontare i loro problemi. Invece no, nella migliore delle ipotesi si trattano i cittadini in lotta come inevitabili vittime sacrificali del progresso. Quando non li si accusa di essere retrogradi o strumentalizzati dai no global. Insomma, non si vuole capire. Il palazzo, mai tale parola è stata purtroppo così vera, va avanti, incurante di tutto.
La politica ha una insostituibile funzione, quella di rappresentare. Se rinuncia ad essa, è giusto che si riduca ad avanspettacolo da talk-show. E anche l'informazione, se diventa pura eco salottiera di questa politica autoreferenziale, rinuncia a se stessa. Ecco, oggi in Valle Susa, come in realtà in tutto il paese, è in gioco il significato stesso della politica democratica. Cioè di quella sfera dell'azione umana che nasce dal concetto stesso di cittadinanza. Se la politica si separa dalla cittadinanza, allora diventa pura tecnica di potere, utile magari per il mercato, ma estranea a gran parte di noi.
Pubblicato Novembre 7, 2005 12:38 AM
Agrumica
00mercoledì 9 novembre 2005 09:36
Re: Sulla stessa scia (ciao Max)

Scritto da: zaren1 09/11/2005 9.05

Certo il governo di destra risponde con l'arroganza ottusa dei suoi ministri e con le cariche della polizia. Niente di che stupirsi. Ma gli altri cosa fanno? Cosa fanno le amministrazioni di sinistra che governano il comune e la provincia di Torino, la regione Piemonte?



grazie per averlo postato
io in questo momento non riesco a parlarne senza incazzarmi
ecco cosa fanno bresso a saitta:
durante le manifestazioni delle scorse settimane i manifestanti erano guidati dai sindaci della valle ai quali e' stato detto dalla polizia: noi abbiamo il potere, tu con conti niente.
il giorno dopo saitta ha dichiarato: io sto dalla parte della polizia
pescetrombetta
00mercoledì 9 novembre 2005 09:59
Re: la democrazia, questa sconosciuta:

Scritto da: kitaj 09/11/2005 9.00
da http://unimondo.oneworld.net/article/view/121794/1/:

Dopo le proteste dei Comitati della Val di Susa contro il progetto Tav – Treno alta veolocità Torino Lione – arrivano le prime denunce a cui si aggiungono le esternazioni attribuite al ministro dell’Ambiente Altero Matteoli e al ministro delle Infrastrutture Pietro Lunardi, finora non smentite. Il ministro Matteoli avrebbe dichiarato che “i comitati che insorgono contro ogni cosa che si vuole fare non rappresentano più un legittimo intervento dei cittadini in una democrazia, ma un modo strumentale per creare violenza”. L’associazione fiorentina Idra interviene in solidarietà con i Comitati NoTav ricordando che “decine di migliaia di cittadini e le autorità pubbliche locali che da anni manifestano con competenza e nonviolenza la propria indisponibilità a subire le conseguenze di un progetto fortemente discusso e opinabile risulterebbero associati ad atti (come il pacco bomba dimostrativo sulla statale 25, o altri volantini rinvenuti) che con ogni evidenza non appartengono alla loro tradizione di civilissima lotta”. Per Idra queste dichiarazioni vorrebbero liquidare la richiesta di partecipazione democratica di “queste decine di migliaia di cittadini attivi e consapevoli, guidati dai loro stessi sindaci e dai presidenti delle comunità montane”.

“Queste proteste di questi nullafacenti che non hanno niente da pensare, che si radunano e fanno fiaccolate a noi non ci preoccupano assolutamente. Io credo che sia un problema per il ministro degli Interni, e noi andiamo avanti con i nostri progetti e con gli impegni che abbiamo preso con l’Europa”. Sono le dichiarazioni rilasciate oggi al TG5 sulla situazione in Val di Susa (servizio di Fabio Lombardi alle ore 13) dal ministro delle Infrastrutture Pietro Lunardi. Secondo l’associazione Idra, parte civile nel mega-processo penale in corso presso il Tribunale di Firenze per i danni ambientali derivati della cantierizzazione TAV fra Bologna e Firenze, “offendere dei cittadini che manifestano per la tutela dei propri diritti, insultare dal Palazzo chi protesta in modo civile e nonviolento, contribuisce oggettivamente ad alimentare la tensione e non giova a quel confronto sereno e documentato che certamente lo stesso ministro auspica”. Per questo Idra torna a chiedere a Berlusconi di intervenire, e si riserva di richiedere un incontro chiarificatore al fine di evitare un’evoluzione antidemocratica dell’intera vicenda.


Ma quanto ha fatto comodo al governo quel pacco bomba...

[Modificato da pescetrombetta 09/11/2005 10.00]

ongii
00mercoledì 9 novembre 2005 11:31


l'ex commissario ue mario monti ha detto che gli italiani devono inseguire la modernità e smetterla con questi pauperismi ecologici da quattro soldi.
dice che se non si fa la TAV francia-piemonte l'italia sarà tagliata dal resto delle comunicazioni europee, e che ci saranno minori opportuità di lavoro(sia sul cantiere che nei successivi periodi diciamo a regime)
dice che queste sfide liberiste, che riguardano il miglioramento dei commerci e dei trasporti sono la cosa più importante per un rilancio dell'europa in chiave economica.

Ai tempi della TAV toscoemiliana, che serviva per collegare "coemunsolterritorio" la germania a napoli, nella zona del mugello avveniva questo

1) venivano dati soldi, tanti, ai contadini e ai proprietari che avrebbero lasciato passare sulle loro terre il cantiere e poi, l'alta velocità.

2) gli operai, tutti e dico TUTTI, del sud, lavoravano 38 ore minimo settimanali, praticamente tre settimane turno di notte, tre settimane turno di pomeriggio, tre settimane turno di mattina.
Assurdo.(siamo nel g8)Venivano pagati profumatamente questi operai, roba da 2000 e passa euri a mese, ma stavano tutto il giorno dentro le gallerie a inspirar robaccia. Tanti soldi in tasca, un piccolo appartamento messo a disposizione dal capocantiere, quindi immaginate un'ottantina di appartamenti tuti uguali a mezzo chilometro dai lavori in corso.
Magari mi ammalo di qualcosa la sotto le gallerie,magari dopo sei mesi di lavoro sono già "psicologicamente a pezzi" in quanto vivo da solo e ho la famiglia a 800 km, ma avrò tanti soldi, questo si.
Gente, questi sono embrioni di terzo mondo nel nostro paese.

3) LA FALDA ACQUIFERA E' SCESA DI UN METRO. CHI NE SA DI GEOLOGIA E DI ECOLOGIA, CAPIRA' CHE QUESTA E' UAN MOSTRUOSITA'.


E allora ?
Che rimaniamo poveri e tagliati fuori ?
lemiemanisudite
00mercoledì 9 novembre 2005 11:42
sembrerà banale....

Michele Serra
Quando tutto sembra complicato, viene voglia di farsi le domande semplici.
Tipo: è più importante(prioritario, come dicono ogni tre minuti i politici) fare le grandi opere o investire denaro pubblico nelle periferie?
Viene prima l'alta velocità o il trasporto dei pendolari?
Il ponte sullo Stretto o la politica per gli immigrati?
Quelli bravi, di solito, a domande del genere rispondono con un sorriso intenerito: e spiegano che le due cose -lo sviluppo e il benessere- vanno insieme,che non c'è alcuna incompatibilità.
Ma la realtà li smentisce: le grandi opere catalizzano nugoli di miliardi, il resto è un faticoso raccattare briciole e rattoppare bilanci.
Si dice che le grandi opere siano un volano sociale ed economico:ma le due velocità -quella dei primi e quella degli ultimi, per semplificare- sono tanto lontane l'una dall'altra quanto i trecento all'ora della Tav e l'arrancare quotidiano degli accelerati.
Ho il sospetto che i conti non tornino, che l'intera questione sociale sia stata accantonata dai centri di potere e persino dai pensatoi di partito per il piacere di srotolare sul tavolo i magnifici lucidi di magnifici progetti, e poi si sa che i cinesi sono alle porte e bisogna reggere la sfida. Ma la sfida, mi domando, su quale campo la giochiamo? Quello di una vita migliore o quello di una vetrina più scintillante?
Ve l'avevo detto che la è semplice e forse da semplice. E' la risposta che è difficile, e infatti non la so.




[Modificato da lemiemanisudite 09/11/2005 11.59]

pescetrombetta
00giovedì 10 novembre 2005 23:50
Serra viene spesso sbeffeggiato per la sua presunta moderazione, o moderatezza. A me piace moltissimo, raramente mi ha deluso. Grazie Lui'!
CorContritumQuasiCinis
00venerdì 18 novembre 2005 14:14
Ecce Homo!

Vi riporto un video

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