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INES TABUSSO
00giovedì 1 marzo 2007 17:46


Prodi sembra indicare la Bicamerale, le piace come proposta?
«Prodi non ha proposto una Bicamerale. Anche se per me quella del passato non non è stata affatto un fallimento».

La preferisce anche lei?
«Ci sono le commissioni parlamentari permanenti, se ne può costituire una nuova con poteri redigenti, si può istituire una convenzione. Ecco, le ho elencate tutte le soluzione senza alcuna inflessione nella voce. Dico: sediamo attorno a un tavolo e discutiamo. Senza pregiudizi».

Senta, ma dopo quello che è accaduto con la scorsa Bicamerale lei si fida ancora di Berlusconi?
«Non dovrei farlo, ma lo facciamo. Dobbiamo superare questa fase e dialogare nel supremo interesse del Paese. Nella drammaticità del momento è bene che tutti mettano da parte le reciproche diffidenze».

Le diranno: "aridaglie con l’inciuco". Se lo aspetta?
«Discutiamo. Senza pregiudizi. Alla luce del sole. Non possono esserci inciuci»





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IL TEMPO
giovedì 1 marzo 2007
Latorre (Ulivo): «Berlusconi ora giochi il ruolo da protagonista»
di FABRIZIO DELL’OREFICE

PARLA di «drammaticità del momento». Cita la «fragilità della maggioranza». Confessa le «difficoltà evidenti della coalizione». Ma chiede di guardare avanti. E lancia un appello a Forza Italia affinché esca allo scoperto e discuta di un’intesa. Mancano pochi minuti alla fine delle operazioni di voto, il vicepresidente dell’Ulivo al Senato, Nicola Latorre, esce dall’aula con le mani in tasca. Sereno, Pallaro ha votato. Tranquillo, s’avvia nel suo ufficio. La tv accesa sulla diretta dall’aula, scorrono le immagini degli ultimi parlamentari che votano. Latorre, l’uomo più vicino a Massimo D’Alema, si siede, tira un sospiro di sollievo. E fa: «Da dove vogliamo cominciare?». Cominciamo dalla fine. Qual è l’insegnamento di questa «crisi»? «Il dato è uno. Una maggioranza, la maggioranza c’è». Be’, insomma... «Con i numeri risicati, di misura, fragile. Quello che vuole. Ma c’è». C’è, ma quanto può durare? «E allora è un altro discorso. La crisi è cominciata per effetto di una mancanza di tenuta in politica estera. Si conclude, almeno qui al Senato, con una maggioranza politica che si è ristabilita. Questo è il dato». Va bene, e ora? «Naturalmente, l’elemento di novità è che la legge elettorale si impone come una priorità nell’agenda politica. Prima era soltanto una necessità che rimaneva sullo sfondo, oggi è in primo piano. Si discuta». In verità, Prodi ha indicato metodo e merito: veto sul modello tedesco e quasi ok alla Bicamerale... «No, il presidente del Consiglio ha spiegato che l’obiettivo di questa riforma deve essere quello di assicurare da un lato la stabilità e dall’altra la rappresentanza. Pur essendo il sistema politico italiano molto variegato, è necessario assicurare che tutti si sentano rappresentati e allo stesso tempo che il governo sia stabile». Però con l’«indicazione del premier» casca il modello tedesco su cui sono d’accordo D’Alema e Casini... «L’Udc aveva espresso una preferenza per il modello tedesco, noi per il doppio turno alla francese. Il punto è trovare un’intesa. E mi permetta di aggiungere anche un ulteriore elemento». Quale, presidente? «Ci aspettiamo che Forza Italia voglia giocare un ruolo da protagonista in questo dibattito. Che non rimanga in silenzio. Si tratta di una forza politica di primaria importanza nello scenario politico che non può essere relegata al silenzio. Si faccia avanti. Ci attendiamo che avanzi una proposta». Ma Berlusconi ha parlato chiaro: solo minimi aggiustamenti all’attuale legge elettorale. In pratica quasi la linea Prodi... «Forza Italia per ora si è espressa solo per negazioni. No al modello tedesco perché sennò si fa un piacere a Casini. No al modello francese altrimenti vince la sinistra. Quindi, meglio piccole modifiche. No, Forza Italia non può chiamarsi fuori. Faccia una proposta e ne discutiamo». Ma Berlusconi pone una condizione: riforma e un minuto dopo al voto. Che risponde? «Che non è scritto da nessuna parte che si debba andare a votare». Suvvia, presidente: è la prassi... «Dipende». Da che cosa? «Dipende dal tempo con cui facciamo la legge». Se si fa subito niente voto, tra un annetto abbondante magari sì? «Guardi, c’è una maggioranza che ha vinto le elezioni. Siamo davanti a tasso di crescita economica straordinario. Serve stabilità e per ottenerla occorre l’impegno di tutti». Ma dove? Prodi sembra indicare la Bicamerale, le piace come proposta? «Prodi non ha proposto una Bicamerale. Anche se per me quella del passato non non è stata affatto un fallimento». La preferisce anche lei? «Ci sono le commissioni parlamentari permanenti, se ne può costituire una nuova con poteri redigenti, si può istituire una convenzione. Ecco, le ho elencate tutte le soluzione senza alcuna inflessione nella voce. Dico: sediamo attorno a un tavolo e discutiamo. Senza pregiudizi». Senta, ma dopo quello che è accaduto con la scorsa Bicamerale lei si fida ancora di Berlusconi? «Non dovrei farlo, ma lo facciamo. Dobbiamo superare questa fase e dialogare nel supremo interesse del Paese. Nella drammaticità del momento è bene che tutti mettano da parte le reciproche diffidenze». Le diranno: "aridaglie con l’inciuco". Se lo aspetta? «Discutiamo. Senza pregiudizi. Alla luce del sole. Non possono esserci inciuci». Intanto la maggioranza potrebbe già non esserci sull’Afghanistan. Come si fa ad andare avanti? «Vedremo, ogni giorno ha la sua pena». Da stasera l’esperienza Prodi è finita? «No, abbiamo fatto tante cose ed è stato già un piccolo miracolo. Molte altre ci attendono. Di certo, questa crisi ha dimostrato che il Partito democratico è ancora più necessario». f.dellorefice@iltempo.it




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