S.P.Q.R. (sempre preti qui regneranno) Le curiosità sul papa

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ratzi.lella
00giovedì 31 agosto 2006 08:36
DALL'OSSERVATORE ROMANO
Con il papa in Baviera insieme all’Osservatore Romano (4).
Un popolo in preghiera ad Altötting
di Wilhelm Schraml */ 30/08/2006


la Madonna Nera di Altötting

Un popolo in preghiera accoglie con gioia il papa nel Santuario di Altötting e a Marktl am Inn
di Wilhelm Schraml, vescovo di Passau
L’Osservatore Romano, 30 agosto 2006

Quando il 19 aprile 2005 il Collegio cardinalizio ha scelto il Cardinale Joseph Ratzinger come Successore di Pietro, la gioia nella diocesi di Passau è stata grande per due ragioni: da un lato vi è stata la gioia fondamentale perché la scelta era caduta sull'eminente teologo e Cardinale, dall'altro la gioia speciale perché il suo luogo natale fa parte della diocesi di Passau e perché, visto l'amore del Santo Padre per il Santuario di Altötting, esiste un rapporto intimo, in un certo senso familiare con il Santo Padre.

In tutta la diocesi di Passau la gente è molto felice che il Papa venga a visitare la sua patria, a celebrare l'Eucaristia, insieme con molte migliaia di fedeli, nel Santuario mariano al quale è personalmente e profondamente legato sin dall'infanzia, e a impetrare, dinanzi all'Immagine miracolosa, la protezione della Madre di Dio. E anche perché, al contempo, come primo orante, inaugurerà la Cappella dell'adorazione e darà inizio, dinanzi alla ostensorio esposto, all'adorazione del Signore nella specie del Pane eucaristico.

Diamo di cuore il benvenuto al nostro Santo Padre! L'11 settembre 2006, giorno in cui potremo salutare il Santo Padre a Altötting e a Marktl, è una giornata prominente nella lunga storia della diocesi di Passau, che vanta una ricca tradizione. Infatti, la visita del Santo Padre Papa Benedetto XVI è, dopo quella di Papa Pio VI nel 1782 e di Giovanni Paolo II nel 1980, la terza visita di un Successore di Pietro al Santuario mariano di Altötting e alla diocesi di Passau.

Le radici della diocesi di Passau

Le radici della diocesi di Passau risalgono ai primi secoli della tarda antichità. Infatti, già intorno al 300 la gente in questa regione incominciò a professare il Dio Uno e Trino. La fede era stata portata nella nostra regione da soldati e commercianti romani. All'inizio della cristianizzazione vi sono stati santi importanti, come il martire Floriano, il vescovo Valentino e Severino che, come statista e guida religiosa, nella confusione delle migrazioni dei popoli si occupò della gente e organizzò e consolidò una vita ecclesiale nella zona di Passau e fino a Vienna.

Fu poi san Bonifacio, spesso definito l'apostolo dei tedeschi, a proseguire, a completare l'opera dei primi missionari e a istituire canonicamente la diocesi di Passau nell'anno 739, nell'ambito della definizione dei confini delle diocesi. Nello stesso anno fondò le diocesi di München-Freising, Regensburg e Salzburg.

Grazie alla sua ubicazione presso tre fiumi e alle vie commerciali ad essa collegate, la città vescovile di Passau divenne un centro importante per la diffusione del cristianesimo lungo il Danubio, scendendo fino in Ungheria. Non a caso fu un sacerdote di Passau a battezzare re Stefano I d'Ungheria, figlio del principe degli Arpadi Géza, accelerando così la cristianizzazione dell'area ungarica. Così la Chiesa a Passau sviluppò una vita ecclesiale molto attiva fino in Ungheria, al punto da divenire la più grande diocesi per superficie del Sacro Romano Impero, poiché i suoi confini giungevano appunto fino all'Ungheria.

Nel corso del tempo, tuttavia, sempre più territori sono stati dismembrati dal territorio diocesano per formare delle Diocesi autonome. Così, la diocesi di Passau è la Diocesi madre dell'odierna Arcidiocesi di Vienna, nonché delle Diocesi di Linz e St. Pölten. Globalmente la diocesi di Passau ha perso sei settimi del territorio che aveva in passato. La secolarizzazione nel 1803 pose fine al governo secolare dei Vescovi principi di Passau, portando infine a una riduzione drammatica della vita ecclesiale.

La realtà attuale
Attualmente Passau è considerata tra le diocesi più piccole in Germania. Circa mezzo milione di cattolici formano, nella zona che va dal Santuario di Altötting, passando per le colline della Bassa Baviera, fino alla Foresta Bavarese, una popolazione cattolica omogenea (circa 91% di cattolici). Nelle 306 parrocchie e centri per la cura pastorale, riuniti in 113 nuclei pastorali, operano attivamente 220 sacerdoti e 21 diaconi permanenti. Anche 31 religiosi e 129 presbiteri in pensione aiutano nella cura delle anime. I sacerdoti sono sostenuti da 211 collaboratrici e collaboratori nel servizio pastorale. A questo si aggiungono numerose case degli Ordini religiosi, che per secoli hanno forgiato in modo duraturo la storia della diocesi e che, conformemente al carisma di ciascun Ordine, arricchiscono immensamente l'attività e la vita della Chiesa che è in Passau.

Come Vescovo di Passau, considero mio compito prioritario guidare le persone verso Gesù Cristo e farle sentire a casa nella Chiesa. Il programma della Chiesa per il futuro è quello di conoscere nuovamente Gesù Cristo, di amarlo e imitarlo, per vivere in Lui la vita del Dio Uno e Trino, dando così una nuova forma al Risorto nella storia. Per questo occorrono catechesi intense e radicate nella fede.

L'"Anno per le vocazioni"
Come in molte altre diocesi dell'area di lingua tedesca, anche la diocesi di Passau è colpita dalla forte diminuzione del numero di sacerdoti e di religiosi. Per questo, a dicembre inizierà un cosiddetto "Anno per le vocazioni religiose", che vuole rafforzare nei credenti la consapevolezza che la Chiesa rimarrà giovane e viva soltanto se in essa verranno risvegliate e promosse le vocazioni religiose.

Per questo occorrono cristiani, uomini e donne, che prendano sul serio la loro vocazione ad essere cristiani. E occorrono uomini e donne che percepiscano e vivano la loro particolare vocazione alla vita sacerdotale o religiosa. A questa grande sollecitudine pastorale servono, per esempio, la reintroduzione della "Ora sacra" mensile, e la preghiera per le vocazioni sacerdotali e religiose dinanzi al Santissimo Sacramento. A tal fine, Altötting è un luogo fondamentale poiché Maria desidera prenderci per mano e condurci verso suo Figlio, verso Gesù Cristo.

Durante la visita al Santuario mariano, il Santo Padre porrà attenzione, in modo particolare, alle vocazioni religiose. Sono molto contento che numerosi sacerdoti, diaconi, religiosi e alunni dei Seminari tedeschi abbiano accolto l'invito ad Altötting, tanto più che il pomeriggio della visita al Santuario sarà proprio all'insegna dell'incontro con i sacerdoti, gli uomini e le donne della vita consacrata e i candidati al sacerdozio. Così la giornata ad Altötting, la preghiera comune e la Celebrazione Eucaristica vogliono essere per noi un aiuto ad andare alla scuola di Maria e a lasciarci accompagnare da lei all'incontro con Cristo nella celebrazione dell'Eucaristia e nell'adorazione del Signore eucaristico.

Il ruolo prominente del Santuario mariano di Altötting è certamente all'altezza di questa importante questione: infatti, da più di 1250 anni Altötting è il centro spirituale della Baviera e da oltre 500 anni è il Santuario mariano più importante in Germania. Ogni anno oltre un milione di pellegrini vi si recano per pregare nella Cappella delle Grazie davanti all'Immagine miracolosa della Madonna Nera.

I pellegrinaggi di Joseph Ratzinger
Sappiamo che sin da bambino il Santo Padre si recava, con il padre e i familiari, in pellegrinaggio presso l'Immagine miracolosa di Nostra Signora di Altötting. E vi si recò anche nel 1934 per la Canonizzazione di Fratel Corrado da Parzham. Le celebrazioni sono rimaste indelebili nel ricordo del giovane Joseph Ratzinger. In seguito è ritornato spesso in visita, privata o ufficiale, in questo luogo che occupa un posto speciale nella devozione mariana. Durante l'anno giubilare di Altötting, nel 1989, il Cardinale Joseph Ratzinger ha celebrato la Santa Messa solenne di apertura, nella Basilica di Sant'Anna.

Dieci anni dopo, nel 1999, è venuto a Altötting come oratore ufficiale in occasione del IV centenario della fondazione della Congregazione religiosa maschile mariana. Nel 2001 ha accompagnato migliaia di pellegrini giunti a piedi da Regensburg nell'ultima tappa fino al Santuario mariano.

A gennaio del 2005 - pochi mesi prima di salire sulla Cattedra di Pietro - ha compiuto un pellegrinaggio privato a Altötting, accompagnato dal fratello, Mons. Georg. Non stupisce, dunque, che il Santo Padre abbia detto di Altötting: "È il cuore della Baviera e uno dei cuori dell'Europa".

Possa la visita del Santo Padre nel cuore della Baviera e in uno dei cuori dell'Europa spronare i credenti, specialmente nella diocesi di Passau, a inquadrare il centro proprio della fede, a vivere partendo da questo centro e a forgiare la società e la storia. Questo centro può essere vissuto e sperimentato nella celebrazione dell'Eucaristia e nell'adorazione del Signore eucaristico esposto nell'ostensorio. Lasciamoci guidare da Maria, Madre di Dio, verso questo mistero della nostra fede. Possa da ciò crescere l'amore dei fedeli per la Chiesa di Gesù Cristo e rafforzarsi la loro fedeltà al Successore di Pietro.

In quanto agli uomini e alle donne che qui, nella nostra terra, da secoli vivono la loro fede, possiamo essere fiduciosi che la Chiesa che è in Passau è giovane e vigorosa per servire, anche nel Terzo Millennio, le persone partendo dalla fede. Ci affidiamo alla protezione di Nostra Signora di Altötting.

* Mons. Wilhelm Schraml è vescovo di Passau. Riproduzione su Korazym.org per gentile concessione de L’Osservatore Romano.



Altötting: un luogo di speranza, dove si vive la tenera e forte esperienza di essere figli
di Giampaolo Mattei
L’Osservatore Romano, 30 agosto 2006


"A Te, Madre, dinanzi alla tua immagine miracolosa di Altötting, affido il futuro della fede in questo antico Paese cristiano, e memore delle afflizioni dell'ultima terribile guerra, che ha inferto ferite tanto profonde soprattutto ai popoli d'Europa, Ti affido la pace del mondo. Possa tra questi popoli nascere un nuovo ordine, fondato sul pieno rispetto del diritto di ogni singola Nazione e di ogni singolo uomo nella sua Nazione, un ordine veramente morale, nel quale i popoli possano vivere insieme come in una famiglia attraverso il dovuto equilibrio di giustizia e libertà".

Con questa preghiera il Servo di Dio Giovanni Paolo II, il 18 novembre 1980 - nove anni prima della caduta del Muro di Berlino -, concludeva il suo pellegrinaggio al Santuario della Madre della Misericordia di Altötting, principale luogo di pellegrinaggio della Germania.

Ad accompagnare Papa Wojtyla c'era, quel giorno benedetto, l'allora Cardinale Joseph Ratzinger, Arcivescovo di München und Freising, nativo di un paesino (Marktl am Inn) vicino al Santuario. Di quell'evento, visibilmente commosso, Benedetto XVI ha fatto memoria di recente in occasione del conferimento della cittadinanza onoraria di Altötting (7 giugno 2006): "Il filo dei ricordi si dipana fino alla Visita del Papa del 1980. Indimenticabile! In quella occasione potei accompagnare Giovanni Paolo II nella Cappella delle Grazie e nei dintorni ed egli percepì il cuore cattolico della Baviera e percepì che lì vi è la fede autentica, c'è la Madre di Dio e le persone la amano e si rivolgono a Lei".

Nel 1989 - proprio l'anno della caduta del Muro di Berlino - il Santuario ha celebrato i cinquecento anni dal primo miracolo che fu all'origine di questa straordinaria, ininterrotta e sempre nuova storia di devozione e di pietà popolare, ancora oggi estremamente vitale. È un fatto significativo e singolare che il quinto centenario del Santuario mariano più caro al popolo tedesco coincidesse con l'inizio di quei grandi rivolgimenti che avrebbero ristabilito la libertà in tanti Paesi vicini, nell'Europa centrale e orientale.

Il legame spirituale, filiale, di Benedetto XVI con Altötting è profondissimo. Sono numerosi i pellegrinaggi che egli, fin da piccolo, ha compiuto per rendere omaggio alla Madre di Dio. Ha detto, ad esempio, il 28 agosto 2002 ad Altötting: "Qui sperimentiamo la bontà della mamma e la forza insuperabile della Madre Chiesa. Preghiamo Maria affinché sia conservata viva la fede nel nostro Paese. Un grazie cordiale a tutti quelli che lavorano con intensità in questo Santuario perché continui a rimanere un luogo di grazia e di fede". L'ultimo pellegrinaggio compiuto dal Cardinale Joseph Ratzinger ad Altötting prima di divenire Benedetto XVI è avvenuto nel mese di gennaio del 2005. Era accompagnato dal fratello, Mons. Georg.

È da 1250 anni che Altötting è il cuore spirituale di questa terra. Se infatti l'Immagine è venerata in questo luogo dal 1330, sono stati due miracoli a incrementare enormemente la devozione e i pellegrinaggi. Nel 1489 una donna aveva deposto il figlioletto di appena tre anni, esanime dopo essere caduto in ruscello, ai piedi di una statua della Vergine con il Bambino, scolpita nel legno di tiglio, proveniente dalla Valle del Reno, e collocata dai Padri cistercensi di Ratienhaslach nell'antico Battistero di Altötting. Dopo qualche minuto, il piccolo si rianimò e riprese a respirare normalmente.

Poco tempo dopo, in seguito a questo episodio, l'intercessione della Madre di Dio venne invocata per un bimbo di sei anni, gravemente ferito dopo essere stato travolto da un carro. Anche in questa occasione il piccolo ottenne una pronta guarigione. La notizia di questi avvenimenti ad Altötting si diffuse rapidamente e, dagli ultimi anni del Quattrocento, ebbero inizio i primi consistenti movimenti di pellegrini. I fedeli arrivavano dai Paesi germanici, dall'Austria, dalla Boemia, dall'Ungheria, dalla Francia, dall'Italia, dalla regione balcanica.

La povertà e gli stenti dei secoli successivi, segnati dalle epidemie di peste, dalle carestie, dalla fame, contribuiscono a spiegare la grande attrattiva che la piccola Immagine mariana di Altötting esercitò, senza soluzione di continuità. Il pellegrinaggio ha sempre accomunato, cinquecento anni fa come oggi, uomini e donne di ogni provenienza e rango.

Tutti i sovrani bavaresi, si pensi alla casata dei Wittenlsbach, erano soliti recarsi ad Altötting per rendere omaggio alla Vergine. Proprio questi ultimi vollero che il cuore dei defunti della famiglia, custodito in un'urna d'argento, fosse collocato in una nicchia nel muro prospicente la statua. Alcuni imperatori hanno ricevuto la corona proprio nel Santuario bavarese. Anche Papa Pio VI, nel 1782, si recò pellegrino in questo luogo di preghiera.

Caratteristica del Santuario bavarese è quella di aver conosciuto un'affluenza continua e sempre crescente, arrivando ad accogliere, negli ultimi tempi, fino a un milione di pellegrini ogni anno. I festeggiamenti per il quinto centenario hanno contribuito a rivitalizzare questa popolare forma di devozione. Altötting esercita una speciale attrattiva sui più giovani, i quali, sull'esempio del tradizionale pellegrinaggio autunnale dalla regione dell'Hallertau, si recano numerosi, a piedi, nella Bassa Baviera. Alla metà del Seicento, invece, risale il cammino dell'Alto Palatinato, che coinvolge ogni anno migliaia di fedeli e si rinnova con puntualità da oltre trecento anni.

Il Battistero originario, dove è collocata la statua, è oggi una Cappella, racchiusa nella Chiesa a navata unica che fu costruita nel Seicento per accogliere le folle dei pellegrini che qui sono venuti anche nei momenti più difficili della storia. Testimonianza della fede dei pellegrini e dell'intercessione della Vergine di Altötting sono i tantissimi "ex voto", in parte anche molto antichi, che ricoprono le pareti della chiesa.

Siamo, dunque, nel cuore della Mitteleuropa e non si può non pensare al vicino, non solo geograficamente, Santuario mariano di Mariazell, in Austria. Alla venerata Immagine di Maria di Altötting, testimone del grande bisogno di intercessione e di guarigione di interi popoli dell'Europa centrale, nel 1980 Giovanni Paolo II ha affidato la Chiesa che è in Germania. Essa - ebbe a dire Papa Wojtyla - "esiste da molti secoli in questo Paese, e rappresenta una grande comunità di credenti". E volle rivolgere alla Madre di Dio questa accorata preghiera, rimasta scolpita nella storia e nella coscienza del popolo tedesco: "A Te raccomando tutta la sua storia e tutto il suo instancabile servizio nei confronti di tutti gli abitanti del Paese come pure per tutte le numerose Comunità e Chiese nel mondo, alle quali i cristiani di Germania forniscono aiuti con tanta disponibilità e magnanimità".

In quegli anni non lontani, era dunque il 1980, ma ancora profondamente segnati dalla divisione dell'Europa in due blocchi contrapposti, Giovanni Paolo II affidava a Maria "ciò che sembra essere più importante nel servizio della Chiesa in questo Paese: la sua potente testimonianza di fede nei confronti della nuova generazione di uomini e donne, di fronte ad un crescente materialismo e all'indifferenza religiosa. Possa questa testimonianza parlare con le chiare parole del Vangelo e trovare così accesso ai cuori, soprattutto a quelli delle nuove generazioni".

* Riproduzione su Korazym.org per gentile concessione de L’Osservatore Romano.




Nella foto: Altötting

L'essenziale e travolgente dimensione mariana del pellegrinaggio del papa ad Altötting
di Matthias Leineweber
L’Osservatore Romano, 30 agosto 2006

Tornerà nei luoghi della sua infanzia e della sua giovinezza Benedetto XVI quando, lunedì 11 settembre, visiterà Altötting, il Santuario più conosciuto e frequentato della Germania, per poi rivedere Marktl am Inn, suo paese natale. Sono due luoghi geograficamente molto vicini: già da bambino Joseph, insieme con la sua famiglia, si recava in pellegrinaggio al Santuario della Madonna Nera di Altötting, da cui si può ammirare un paesaggio suggestivo delle Prealpi, nel cuore della Baviera.

Dall'VIII secolo la città è il centro spirituale del Paese e da più di cinquecento anni il Santuario mariano è il più importante della Germania. Meta di milioni di pellegrini ogni anno, la Madonna Nera è sempre stata anche per il piccolo Joseph e per la sua famiglia un punto di riferimento spirituale.

In un'intervista del 1989 l'allora Cardinale Ratzinger parlando di Altötting disse: "In questo Santuario mi trovo a casa spiritualmente". E anche negli "anni romani" non è mancata mai una visita privata durante le vacanze estive, oltre alle tante occasioni in cui vi si è recato da Cardinale per celebrare liturgie di grandi anniversari e di grandi eventi. Benedetto XVI non è il primo Papa a compiere un pellegrinaggio al Santuario di Altötting. Pio VI nel 1782 venne a visitare il centro spirituale della Baviera in tempi non facili, a causa dei problemi con l'imperatore Giuseppe II d'Austria. Vi giunse da Vienna dopo un incontro molto freddo, mentre trovò ad Altötting un'accoglienza affettuosa da parte dei pellegrini. E celebrò la Santa Messa nella Cappella.

Un viaggio carico di ricordi
Anche Papa Pio XII tenne buoni rapporti con il Santuario da quando, nel 1917, era Nunzio Apostolico in questa terra e vi si recò più volte in pellegrinaggio. Una suora di Altötting lavorò a casa sua a lungo. Infine anche Giovanni Paolo II si fece pellegrino al Santuario mariano durante il suo primo Viaggio Apostolico in Germania nel 1980 e fu accolto dall'allora Cardinale di München und Freising, Joseph Ratzinger. Papa Wojtyla visse con grande partecipazione spirituale quella visita al Santuario per il suo profondo legame con Maria, nel segno del "Totus Tuus".

Il pellegrinaggio di Benedetto XVI fa parte di un itinerario personale carico di significato che ricorda la casa e la patria. Per la cultura bavarese la patria, Heimat, assume un significato carico di sentimenti e di valori, presenti fin dalla giovinezza di Joseph Ratzinger.

La dimensione mariana della spiritualità di Benedetto XVI si fonda senza dubbio su questa esperienza decisiva e bellissima di Altötting. Già da giovane, egli poteva sperimentare la protezione e la benevolenza di una Casa e di una Madre che danno sicurezza anche in tempi difficili e bui, come quelli del nazismo e della Seconda Guerra Mondiale. Ad Altötting si poteva trovare la pace del cuore in tempi di guerra, si ascoltava una "voce" che parlava di amore e non di odio, di riconciliazione e misericordia e non di morte.

Ad Altötting egli ritrova gli anni della sua infanzia e soprattutto la memoria della sua famiglia, a lui così cara. La sua visita alla Madonna Nera avrà per lui un significato particolare: ritrovarsi in famiglia, tra le braccia della Madre che mostra il Bambino Gesù. Questo aspetto sembra un punto importante anche nella pietà mariana del Papa: è Maria, immagine della Chiesa, che aiuta i credenti a trovare Gesù, a contemplare la sua misericordia ed il suo amore. Per questo l'incontro con la Madre di Dio ci introduce all'incontro con il Signore, all'Eucaristia. La Madre non fa altro che accogliere a braccia aperte l'umanità intera che guarda con occhi pieni di misericordia e mitezza, e indica ai fedeli il suo Figlio. La grandezza di Maria sta anche nel la sua umiltà e nel suo servizio al Figlio.

Con le braccia aperte al mondo
Questo aspetto si ritrova molto bene nella bella Immagine della Madonna Nera di Altötting, che osserva con amore i suoi figli. La Chiesa di oggi, così sembra desiderare il Papa, deve andare incontro agli uomini con le braccia aperte, con lo sguardo mite e misericordioso, insomma con "simpatia". Il Papa con le braccia aperte che saluta i pellegrini è ormai un'immagine familiare, fin dal giorno della sua Elezione.

Anche nell'intervista televisiva in preparazione del suo viaggio, il 5 agosto scorso, il Santo Padre ha sottolineato che la Chiesa vuole innanzitutto mostrare l'aspetto positivo della fede: il cristianesimo, il cattolicesimo, non è un cumulo di proibizioni, ma una opzione positiva ed è molto importante che lo si veda nuovamente, poiché questa consapevolezza oggi è quasi completamente scomparsa. Si è sentito dire tanto su ciò che non è permesso, che ora bisogna dire che noi abbiamo un'idea positiva da proporre. Questo aspetto positivo della Chiesa sembra un'esperienza personale molto viva di Benedetto XVI, che si comprende ancora meglio partendo dal suo rapporto molto intimo con il Santuario di Altötting.

Il pellegrinaggio avviene l'11 settembre, una data simbolo che ricorda il terribile attentato alle "torri gemelle" di New York. Quella giornata è divenuta nel mondo sinonimo di violenza, terrorismo e guerra. Il Santo Padre, che personalmente ha conosciuto la tragedia della guerra nella sua giovinezza, porterà nel cuore la sofferenza di tanti che vivono l'esperienza della violenza, in tante regioni della terra. L'Immagine della Madonna di Altötting può dare un'indicazione profonda di speranza a un mondo dominato dall'egoismo.

La giornata si concluderà con una tappa a Marktl am Inn, luogo di nascita del Santo Padre. Anche se è vissuto poco tempo a Marktl, rimane in lui la memoria di un luogo vicinissimo al Santuario di Altötting e di una maternità di duplice aspetto: familiare ed ecclesiale. Quando rivedrà la casa della sua nascita, dove ha mosso i primi passi e ha imparato la sua prima preghiera, avrà certo presente che la vera Casa del cristiano è la Chiesa, una Chiesa che si fa veramente Madre con le braccia aperte, perché tutti gli uomini possano dire: in questo luogo - la Chiesa - mi sento a casa spiritualmente.

In ginocchio davanti alla Madonna Nera di Altötting
Il cuore di Altötting è il cuore della Madre di Dio che è il senso, la meta, la speranza di ogni pellegrinaggio. È il centro spirituale della Baviera dove ogni anno si reca a pregare oltre un milione di persone, non solo dalla Germania. Insieme con i Santuari di Lourdes, Fátima, Czestochowa e Loreto, Altötting è considerato uno dei cinque maggiori Santuari d'Europa.

L'Immagine della Madonna
La Madonna Nera è venerata nella Gnadenkapelle (secolo IX), una piccola chiesa a pianta ottagonale situata al centro della Kappellplatz, la piazza delle processioni, a sua volta centro di Altötting (la città oggi conta circa 13.000 abitanti). Qui, dunque, è custodita la trecentesca Immagine veneratissima della Vergine - in legno di tiglio annerito dal fumo delle candele - racchiusa in una artistica cornice di argento e circondata da oltre duemila "ex voto". Di fronte alla statua, si trovano le urne in argento con i cuori dei Wittelsbach, la famiglia reale della Baviera.

L'Immagine miracolosa è una statua della Madonna con Bambino. È alta 65 centimetri. Sia la Madonna sia il Bambino portano sulla testa una corona. Gli abiti della Madonna sono barocchi con ricche decorazioni. Tuttavia, in ultimo l'immagine è "vestita" e "incoronata" dalla fede dei pellegrini, che da oltre 500 anni vengono ad Altötting per presentare alla Madre di Dio le loro preghiere. Così un'Immagine che riunisce le persone nel nome di Cristo è, in effetti, un'immagine miracolosa. L'origine della statua non è del tutto chiara. Sembrerebbe essere giunta ad Altötting dalla Burgundia, passando per il monastero cistercense di Raitenhaslach.

L'Altare delle Grazie
I numerosi pellegrini che ogni giorno visitano il più importante Santuario tedesco si recano innanzitutto a pregare nella Cappella delle Grazie. Questa cappella ospita, come detto, su un altare, l'Immagine miracolosa, posta al centro di una struttura in argento.

Inizialmente qui si trovava anche un altare gotico intagliato con le figure delle sante Caterina e Margherita. Ben presto, per proteggere il tutto venne realizzata un'inferriata, alla quale era possibile appendere i doni votivi in argento. Intorno al 1590 l'altare era rivestito ancora di velluto nero. Nel 1645 il principe elettore Massimiliano I fece dono del tabernacolo per l'Immagine miracolosa. Nel 1678 Philipp Wilhelm Wittelsbach, duca di Pfalz-Neuburg, donò la magnifica parete con la Santissima Trinità e gli angeli. Nel 1670 lo scultore Balthasar Ableitner e Franz Oxner, orefice di corte del principe elettore, realizzarono l'albero genealogico di Jesse, composto da 14 mezze figure lavorate a sbalzo in argento per le pareti laterali della nicchia dell'altare.

Davanti, di lato all'altare, sono inginocchiati il cosiddetto "principe d'argento" e Fratel Corrado: la statua di Fratel Corrado in preghiera è stata fusa in argento nel 1931 dallo scultore Georg Busch. La figura genuflessa del principe ereditario Giuseppe è stata realizzata, a sbalzo in argento, nel 1737 dallo scultore neerlandese Vilhelm de Groff. Suo padre, il principe elettore Carl Albrecht, la offrì in dono per rendere grazie per la guarigione del figlio.

Di particolare forza simbolica sono i cuori reali dei Wittelsbach, che sono stati deposti e conservati in elaborate urne d'argento. Nella Cappella delle Grazie sono sepolti i cuori di dieci regnanti bavaresi, di altri tre principi, di undici donne di origine principesca e di cinque Vescovi. Nelle nicchie sulla parete si vedono 13 urne con i cuori, mentre altre 13 riposano nel suolo insieme con tre corpi. L'urna più imponente è quella dell'imperatore Wittelsbach Carlo VII, realizzata nel 1745 dallo scultore di corte di Monaco, Johann Baptist Straub.

La Cappella di Santa Maria
Al centro di Altötting, dunque si erge Santa Maria, la Cappella delle Grazie, detta anche Cappella Santa, dominando l'ampia Kapellplatz. Il Santuario mariano è meta di migliaia di pellegrini che ogni giorno visitano il più importante luogo di pellegrinaggio in Germania. È considerata una delle opere architettoniche religiose più importanti e conosciute della Baviera. L'edificio è realizzato in stili diversi. L'ottagono, ossia la rotonda con otto vetrate semicircolari, è probabilmente di epoca preromanica. Il Battistero originale dovrebbe essere stato realizzato intorno al '700 da un maestro longobardo. Lo indicherebbe, secondo alcuni esperti, la base ottagonale. Si narra che proprio in questa cappella il Vescovo san Ruperto di Salisburgo abbia battezzato il primo duca bavarese cristiano. Ciò indicherebbe che la Cappella delle Grazie è anche una delle chiese più antiche in Germania.

Intorno al 1330 giunse ad Altötting l'Immagine miracolosa della "Madonna Nera", che rese il luogo uno dei Santuari mariani più importanti in Germania. Dopo due guarigioni miracolose nel 1489, l'immagine divenne meta di migliaia di credenti. Un bambino di tre anni, annegato nel vicino ruscello, tornò in vita dinanzi all'Immagine mariana e un bambino di cinque anni, investito da un veicolo pesante, in seguito alle suppliche rivolte alla Madre di Dio guarì improvvisamente.

Dall'inizio del XVI secolo la Cappella delle Grazie è costituita da una navata tardo gotica con una torretta campanaria appuntita, come pure da un ambulacro coperto intorno all'ottagono. Lungo questo ambulacro, nel corso dei secoli sono state appese oltre 2.000 tavolette votive, che ricordano le preoccupazioni e gli affanni che i pellegrini portano dinanzi alla Madre di Dio. Spiccano in modo particolare 50 tavole di miracoli in grande formato, realizzate tra il 1500 e il 1520 circa da un pittore vicino alla cosiddetta scuola danubiana. Ancora oggi i pellegrini si caricano sulle spalle croci di legno e, pregando, le portano intorno al Santuario.

Anche sulle pareti laterali interne sono numerose le immagini votive. Gli altari laterali risalgono al 1668. I dipinti sopra gli altari mostrano rispettivamente una Pietà e una Madonna con Gesù Bambino e sant'Anna. All'ottagono del Santuario si accede attraverso un portale ornato da colonne. Accolti da luce crepuscolare, lo sguardo cade sull'Altare delle Grazie in argento con al centro l'Immagine miracolosa. All'interno si vedono preziose lampade a olio, una delle quali è stata donata da Papa Pio IX nel 1854. Nelle nicchie, a tutto sesto, i doni votivi in argento di epoca barocca testimoniano la fede dei pellegrini.

Il portale occidentale, che guarda sulla Kapellplatz, è ornato da un timpano rococò. La snella torretta sopra la navata e il tetto a punta dell'ottagono danno alla cappella delle grazie di Altötting il suo aspetto caratteristico.

La Basilica di sant'Anna
La Basilica di sant'Anna fu costruita tra il 1910 e il 1912, su iniziativa del Guardiano di allora, Padre Josef Anton Kessler, in stile neobarocco per avere un luogo sacro spazioso in grado di accogliere i sempre più numerosi pellegrini. È stata progettata dall'architetto Johannes Schott. Oggi è la chiesa più grande di Altötting: lunga 83 metri, è larga 27,5 metri e altra 24 metri. Ha 12 altari laterali e un imponente altare maggiore.

Consacrata il 13 ottobre 1912, è stata elevata al rango di Basilica da san Pio X nel 1913. C'è uno degli organi più grandi della Germania. Nel 1989 l'allora Cardinale Joseph Ratzinger ha celebrato qui la Santa Messa in occasione dell'anno giubilare per i cinquecento anni dei pellegrinaggi ad Altötting.

La chiesa conventuale di san Corrado da ParzhamDopo la beatificazione e canonizzazione del cappuccino Corrado von Parzham (Johann Birndorfer, 1818-1894), frate portinaio del convento di Altötting, la sua tomba è divenuta meta di pellegrinaggi. La chiesa a lui dedicata è molto semplice, autenticamente francescana.

In questa chiesa, sotto l'altare, racchiuse in una figura in argento, sono custodite le reliquie del santo. La storia della chiesa, che ha preso il nome attuale solo in questo secolo, inizia dopo la guerra dei Trent'anni.

Il Cardinale von Warenberg, allora Prevosto della collegiata, nel 1654 chiamò i francescani ad Altötting. Qui costruirono la loro chiesa e il loro convento. La loro patrona era sant'Anna. Durante la secolarizzazione, nel 1802 i francescani furono cacciati e ad Altötting giunsero i cappuccini. Inizialmente all'Ordine non era consentito accogliere novizi. Ciò divenne nuovamente possibile solo con re Ludwig I. È suo anche il merito per la straordinaria ripresa dell'Ordine.

Nel 1848 il trentunenne Johann Birndorfer entrò a far parte dell'Ordine. Nel 1930 venne beatificato e nel 1934 canonizzato. Nel 1934 Joseph Ratzinger, che all'epoca aveva sette anni, partecipò con i suoi genitori ad Altötting alle celebrazioni per la canonizzazione di Fratel Corrado. Per quarant'anni il frate cappuccino aveva vissuto, come portinaio, una vita esemplare nella povertà e nell'umiltà, sempre volto all'adorazione eucaristica.

La chiesa di san Corrado è caratterizzata dalla semplicità francescana, senza troppe decorazioni. Negli anni '60 è stata ristrutturata dallo scultore altoatesino Siegfried Moroder. Fu lui a creare il gruppo della crocifissione nell'abside e l'altare centrale con il baldacchino. Sotto a questo altare, un sarcofago in vetro custodisce la figura del santo e la reliquia principale (la testa).

Durante la sua visita nel 1980, Giovanni Paolo II piantò simbolicamente un "tiglio del Papa" nella Bruder-Konrad-Platz, per ricordare il suo pellegrinaggio.

La chiesa dei santi Filippo e Giacomo
Sulla Kapellplatz si affaccia anche la Stiftspfarrkirche (parrocchiale) dedicata ai santi Filippo e Giacomo (St. Philipp und Jakob), chiesa tardogotica costruita agli inizi del Cinquecento che conserva un fonte battesimale romanico. Nella parte centrale della piazza si trova la fontana barocca dedicata alla Madonna (Marienbrunnen), opera di Santino Solari nel 1637.

La chiesa di santa Maddalena
Sempre sulla Kappellplatz si trova la chiesa barocca di santa Maddalena, costruita alla fine del Seicento dai gesuiti. Il convento è affidato ai cappuccini nel 1874. I gesuiti nel 1591 furono chiamati a Altötting per prendersi cura dei pellegrini. Dopo il loro arrivo, costruirono un convento e una piccola chiesa. Dal 1697 al 1700 Thomas Troyer, un fratello laico gesuita, costruì la chiesa attuale. Si tratta di una costruzione a lesene, nello stile barocco.

Risaltano soprattutto i ricchi stucchi, realizzati presumibilmente da artisti ignoti dell'alta Italia, e i magnifici altari laterali tardo barocchi, con dipinti dell'artista di corte di Monaco, Johann Caspar Sing. Spiccano inoltre l'altare maggiore (1795) con un dipinto di santa Maddalena ai piedi della croce, opera del pittore di corte di Monaco, Christian Winck.

A pochi minuti, a piedi, dalla Kappelplatz, al numero 10 di Gebhard-Fugel-Weg, si trova il "Panorama", un monumentale dipinto circolare del 1903 che rappresenta Gerusalemme al momento della crocifissione (ha ben 1.200 metri quadrati di superficie).

Il nuovo museo dei pellegrini
Preziosi doni votivi, regali importanti per il pellegrinaggio ad Altötting e straordinarie vesti liturgiche: finora erano stati esposti in parte nella cosiddetta camera del tesoro della chiesa conventuale. Ma ora la diocesi di Passau allestirà un nuovo museo del pellegrinaggio. In alcuni spazi dell'amministrazione diocesana nella Kapellplatz verrà creato un museo centrale, o meglio: una nuova camera del tesoro per il Santuario.

I tesori raccolti finora, verranno integrati e presentati conformemente alla loro importanza, al loro significato liturgico e storico. Nel museo verranno esposti anche opere d'arte e oggetti liturgici.

L'esposizione, progettata didatticamente e teologicamente, occuperà inoltre locali più ampi rispetto a quelli utilizzati finora, di modo che in futuro anche gruppi più grandi, scuole o associazioni, possano conoscere e apprezzare l'importanza e la tradizione del pellegrinaggio ad Altötting attraverso il materiale esposto. Per questo, nel giardino retrostante all'amministrazione diocesana verrà aggiunto un tratto museale.

Il materiale esposto finora rappresenta, infatti, solo una piccola parte del tesoro originario, che durante la secolarizzazione è stato notevolmente ridotto. Tra i pezzi più antichi e preziosi europei si conta, il "Goldenes Rössel", un elaborato lavoro di oreficeria, donato per il nuovo anno dalla regina Isabeau de Bavière, originaria della Baviera, al consorte re Carlo IV di Francia. Il gruppo, realizzato prevalentemente in oro e riccamente decorato con pietre preziose e perle, mostra re Carlo IV accompagnato dal suo maresciallo, mentre venera la Madre di Dio in trono davanti a una pergola di viticci. Lo staffiere che tiene il cavallo reale attende il ritorno del regnante. Proprio dal servitore e dal cavallo questa opera d'arte prende il nome "Goldenes Rössel".

* Riproduzione su Korazym.org per gentile concessione de L’Osservatore Romano.

Francesca.Pisa
00giovedì 31 agosto 2006 14:15
da tg com

"San Francesco, playboy convertito"

Papa: "Si è pentito e aperto a Dio"
Tanti film, biografie romanzate e leggende hanno frainteso la figura di San Francesco. In un incontro diocesano a Castelgandolfo, il Papa ha voluto fare chiarezza, con una precisazione che ha stupito molti dei parroci presenti. "San Francesco - ha spiegato Benedetto XVI, parlando a braccio - prima era quasi una specie di play boy ma poi ha visto che questo non era sufficiente e si è aperto a Dio".

"Francesco non era solo un ambientalista o un pacifista", ha detto Benedetto XVI, criticando certe letture approssimative che ne vengono fatte. "Era soprattutto un convertito alla fede". Il Papa ha preso spunto da una recente rappresentazione teatrale del "poverello di Assisi" per indicarlo come esempio ai giovani.

Per farsi capire papa Ratzinger, nel discorso ai parroci di Albano, ha usato un vocabolario che da lui, sempre così serio e compito, forse non ci saremmo aspettati: "Prima era una specia di playboy - ha sintetizzato - poi ha sentito che questo non era sufficiente e si è convertito".

"Ho letto con grande piacere che il vescovo di Assisi, monsignor Sorrentino, per ovviare all'abuso della figura di san Francesco, ha indetto un anno dedicato alla sua conversione, per mostrare "qual è la vera sfida e animare la gioventù".

Sempre a fianco di Benedetto XVI.
Francesca
Ratzigirl
00sabato 2 settembre 2006 02:39
‘’Il piccolo paradiso’‘ di Benedetto al numero 6 della Bergstraße a Pentling


Si occupano di casa e giardino, ma il loro lavoro è molto speciale: Rupert e Terese Hofbauer si prendono cura dell’abitazione del papa in Baviera. E in questi giorni che precedono la visita del loro "vicino", sono interlocutori molto richiesti ...


Uno sguardo dal buco della serratura

Già da tempo, gli Hofbauer potrebbero essere molto ricchi. Ai vicini dell’abitazione privata di Benedetto XVI a Pentling nei pressi di Regensburg, un team televisivo è arrivato a offrirgli addirittura 100 mila Euro per poter rubare dalla loro casa qualche immagine del papa quando il 13 settembre, in privato, rigorosamente protetto dal pubblico, visiterà la sua casa a Pentling. Gli Hofbauer però non sono solo i vicini del papa, ma anche i custodi della sua casa. Per questo hanno rifiutato questa offerta immorale: "Non posso rovinare il rapporto con il Santo Padre": così l’uomo con i suoi particolari baffi grigi, secondo l’agenzia cattolica tedesca KNA, ha rifiutato l’offerta del lauto compenso per una sbirciatina indiscreta al papa.

I custodi della casa del papa

Per 28 anni nessuno si era interessato agli Hofbauer. Quando, sorprendentemente, nel 1977 Joseph Ratzinger è stato eletto arcivescovo di München und Freising, ha chiesto al vicino e a sua moglie Therese di prendersi cura della casa e del giardino. Dal 19 aprile 2005, giorno dell’elezione del papa, un po’ di luce della ribalta è caduta anche sugli Hofbauer. Il loro indirizzo è segnato su una tabella d’informazioni davanti all’abitazione del papa.Il vigile del fuoco ormai in pensione della città di Regensburg e sua moglie danno informazioni agli ammiratori del papa da tutto il mondo, curiosi di sapere dove ha vissuto il loro idolo: tra questi vi sono state delle religiose statunitensi, alcuni dipendenti vaticani e soprattutto dei fedeli polacchi.

Prima della visita di Joseph Ratzinger c’è molto da fare. Poco tempo fa, nel giardino del papa si vedevano ancora mucchi di terra e materiale di costruzione davanti alla casa. Delle piante è responsabile la moglie di Hofbauer. "Sa benissimo che cosa preferisce il papa", dice il marito. Verranno piantati ancora alcuni sambuchi e qualche rosa. Anche una clematide del tipo "Polish spirit" sta ancora attendendo nel posto dove in futuro darà i suoi fiori lilla. Un imbianchino di Pentling, ex chierichetto del cardinale, ha dato una bella imbiancata alla casa, ricevendo per questo una lettera di ringraziamento personale da Roma. La terrazza ha ricevuto un nuovo pavimento, e il piccolo spazio davanti alla porta d’ingresso è ornata da un mosaico che riproduce il simbolo protocristiano del pesce.



Prima del grande giorno verrà realizzato anche un tappeto di fiori con lo stemma papale. "Spero di potere aprire la porta di casa", dice Hofbauer. É vero, infatti, che il papa nel suo stemma ha le chiavi del cielo, però non ha le chiavi di casa sua. Anche altri due coinquilini di Hofbauer saranno felici di rivedere Benedetto XVI: il gatto Chico e Ingo, un golden retriever di undici anni. "Il papa ha certamente nostalgia dei due". Il custode della casa ne è certo: "Ogni volta che qualche ospite bavarese va a trovarlo a Roma, chiede come stanno gli animali".



Giardinaggio nel paradiso di Benedetto

Le vanghe scricchiolano, i rastrelli scivolano sulla terra. L’acqua scroscia sugli alberelli, i cespugli e gli arbusti appena piantati. In perfetto accordo, quattro studenti della scuola professionale di Weiden, quattro loro insegnanti e perfino il preside, lavorano al fianco di quattro donne dell’associazione Hildegard-Freunde (che prende il nome da sant’Ildegarda di Bingen). Il giardino dietro alla casa al numero 6 della Bergstraße a Pentling deve diventare un vero gioiello.

"Il mio piccolo paradiso": così amava definire questo giardino il cardinale Joseph Ratzinger prima di diventare papa Benedetto XVI. Quando il 13 settembre verrà a visitare la sua abitazione a Pentling, troverà il suo piccolo paradiso più bello che mai: una nuova staccionata in legno sul davanti, una nuova rete intorno al giardino, e nel giardino stesso 50 piante nuove: tassi, evonimo, cornioli, sambuco, sinforicarpo, stephanandra, caprifoglio, anemoni autunnali, hosta e bossi potati a forma sferica.

Il progetto ha preso il via durante le vacanze pasquali, quando don Peter Zillich, insegnante di religione presso la scuola professionale europea di Weiden, e il preside Martin Krauß, responsabile per la religione, hanno visitato a Pentling la mostra Einer von uns ist Papst (uno di noi è papa).
Parlando con Rupert Hofbauer, che insieme con la moglie Therese si prende cura della casa del papa, i due hanno constatato: l’edificio stesso è stato imbiancato, ma la staccionata e il giardino stesso potrebbero anche avere un aspetto più fresco. La staccionata, così l’idea iniziale, poteva essere costruita e donata al Santo Padre dalla scuola per fargli una sorpresa. Hofbauer ha accettato, e così anche il consiglio della scuola professionale di Weiden. Il "progetto giardino del papa" è stato sostenuto da diversi sponsor con soldi e materiale.

Il reparto falegnameria della scuola professionale di Amberg ha partecipato con sette allievi e un docente, costruendo una bella staccionata in larice sul lato della strada. Un’azienda ha finanziato la rete e altre due le lastre; il vivaio comunale di Weiden ha invece offerto i fiori, gli arbusti, gli alberi e il concime.

Un aiuto creativo per l’ultimo atto - mettere a dimora le piante - è stato dato agli insegnanti e agli studenti da Yvette E. Salomon e da altri membri dell’associazione Hildegard-Freunde. In totale sono stati 40 gli studenti, ragazzi e ragazze, delle due scuole professionali che hanno preso parte al progetto. E a loro si sono uniti più di 20 insegnanti, compreso il direttore didattico Heribert Mohr, preside della scuola professionale di Weiden, che si è presentato al lavoro in moto.
Oltre al rinnovamento della staccionata e del giardino, la classe 11b dell’indirizzo bancario ha avuto l’idea di vendere all’asta la vecchia staccionata per destinare il ricavato a fini sociali. Gli istituti di credito, presso i quali i giovani svolgono l’apprendistato, hanno sponsorizzato una delfinoterapia per il piccolo Daniel Fischer di Waldsassen, che ha quattro anni e diversi handicap. Anche il ricavato della vendita all’incanto della staccionata verrà destinato a questa terapia

La gratitudine del papa

Nell’intervista televisiva, il 5 agosto scorso con tenera paternità Benedetto XVI ha detto: "Io mi sento arrossire per tutto ciò che viene fatto in preparazione della mia visita, per tutto quello che la gente sta facendo. La mia casa è stata dipinta a nuovo, una scuola professionale ne ha rifatto il recinto. Il professore di religione evangelico ha collaborato per il mio recinto. E questi sono solo piccoli particolari, ma sono il segno del moltissimo che viene fatto. Io trovo tutto ciò straordinario, e non lo riferisco a me stesso, ma lo considero come segno di una volontà di appartenere a questa comunità di fede e di servirsi tutti l’un l’altro. Dimostrare questa solidarietà e lasciarci ispirare in questo dal Signore: è qualcosa che mi tocca e per questo vorrei anche ringraziare di tutto cuore".


Papa Benedetto XVI presto verrà a celebrare delle Messe nella sua vecchia terra bavarese. Il tema del suo viaggio, che dal 9 al 14 settembre lo porterà da Monaco e Altötting a Regensburg è Chi crede, non è mai solo. Questo è più vero di quanto forse non creda lo stesso Santo Padre. Infatti, anche gli ambienti nei quali si crede non rimangono abbandonati. Recentemente un uomo mascherato è entrato nel giardino della casa di Joseph Ratzinger a Pentling, nella Oberpfalz e ha riempito alcune bottiglie con l’acqua dalla gomma per annaffiare. Era aiutato da tre complici. Secondo gli accertamenti della polizia, l’uomo che ha imbottigliato l’acqua sarebbe un quarantasettenne di Regensburg. È sorta la domanda su che cosa intendesse fare quell’uomo con l’acqua. Voleva mettere all’asta le "bottiglie sante" su eBay? Non ci sarebbe da stupirsi. Di bicchierini da caffè e boccali da birra "del papa" ce ne sono già in abbondanza. E anche altro ... ne parliamo prossimamente.

(da korazym)
Ratzigirl
00sabato 2 settembre 2006 12:11
Intervista a Georg Ratzinger...in attesa del fratello in Baviera

IL FRATELLO GEORG: "NON DO' PIU' CONSIGLI A JOSEPH"




Ratisbona, 2 set. (Ap) - E' il fratello maggiore del Papa, ma monsignor Georg Ratzinger afferma di non dare "consigli al fratello Papa". "Non posso più dargli consigli, perchè non sono più all'altezza delle circostanze", sottolinea in una intervista all'Ap.

"E consigli superficiali - aggiunge mons. Georg Ratzinger - sono spesso cattivi suggerimenti. Per questo preferisco non darli proprio". A proposito della visita di Benedetto XVI in Baviera dal 9 al 14 settemvre, il fratello osserva che capisce i numerosi impegni del pontefice e il poco tempo che avrà a disposizione per stare con lui.

Un giorno del viaggio apostolico in Baviera, infatti, sarà riservato alla visita al fratello, nella casa di Ratisbona e alla tomba dei genitori, Maria e Josef e della sorella, Maria. "Potremo stare insieme solo una mezza giornata", afferma Georg Ratzinger, 82 anni - di 4 più grande del fratello Papa. "Che sia poco o tanto, questo è il tempo che potrò stare con mio fratello. Speravo di poterci stare di più - prosegue - ma un viaggio papale comprende tante cose: incontrare i fedeli, celebrare messe..".

In ogni caso, monsignor Georg può dirsi soddisfatto per aver trascorso un mese insieme al fratello nella residenza estiva di Castel Gandolfo.
ratzi.lella
00sabato 2 settembre 2006 14:20
grazie miriam
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Aspettando il viaggio del papa in Baviera. Alla scoperta di Marktl am Inn

di Barbara Marino/ 31/08/2006



Marktl rimarrà sempre legata in modo speciale a Benedetto XVI. Intanto sono molti i visitatori che seguono le tracce del papa e che nel loro pellegrinaggio verso il santuario di Altötting visitano il luogo natale del bavarese attualmente più famoso.

La famiglia Ratzinger lasciò Marktl am Inn poco prima del secondo compleanno di Joseph, nel 1929. Dunque i ricordi del papa di questo luogo sono legati quasi esclusivamente ai racconti dei suoi genitori e dei suoi fratelli Georg e di Maria. Non fu comunque un periodo facile: la disoccupazione dominava, gli indennizzi di guerra gravavano sull’economia tedesca, lo scontro tra i partiti metteva gli uomini gli uni contro gli altri, le malattie colpivano duramente la famiglia. Non mancano, certo, ricordi di amicizie e di reciproci aiuti, di piccole feste in famiglia e di vita ecclesiale.


Marktl am Inn (Foto di Michaela Rehle - Reuters).

Marktl am Inn è "un luogo che ha in sé qualcosa di familiare e di cordiale", ha avuto modo di dire il papa. Molti finora non conoscevano questo comune dell’alta Baviera, sebbene Joseph Ratzinger, come eminente teologo e cardinale di curia, fosse molto conosciuto anche fuori dai confini del Paese. La tranquilla comunità di Marktl è finita sotto la luce dei riflettori solo il 19 aprile 2005, giorno in cui Joseph Ratzinger è stato eletto in conclave a capo della Chiesa cattolica romana. Fino ad oggi sono stati contati già molto più di 150.000 visitatori.



La casa natale di Joseph Ratzinger a Marktl am Inn.

Papa Benedetto XVI stesso ha pochi ricordi della sua cittadina natale nella provincia di Altötting, poiché vi ha trascorso solo i primi due anni di vita. Poche ore dopo la sua nascita, il 16 aprile 1927, sabato santo, il cappellano Josef Stangl lo ha battezzato con l’acqua appena benedetta nella chiesa parrocchiale di St. Oswald, imponendogli i nomi di Joseph e Aloisius. Era il terzo figlio di Joseph Ratzinger e Maria Riger: prima di lui erano nati il fratello Georg nel 1924 e la sorella Maria nel 1921 (morta il 2 novembre 1991). In famiglia hanno sempre ricordato che il giorno della sua nascita era l’ultimo della Settimana Santa e la Vigilia di Pasqua, tanto più che egli venne battezzato il mattino successivo alla sua nascita, con l’acqua appena benedetta della "notte pasquale", che allora veniva celebrata al mattino. E anche nel libro La mia vita scrive: "Essere il primo battezzato con l’acqua nuova venne visto come una coincidenza significativa". Il fatto che la sua vita sin dall’inizio sia stata immersa nel mistero pasquale lo ha sempre colmato di gratitudine. E così il battesimo e il fonte battesimale si ricollegano con la chiesa di St. Oswald. "Personalmente - ha scritto nell’autobiografia - sono sempre stato grato per il fatto che, in questo modo, la mia vita sia stata fin dall’inizio immersa nel mistero pasquale, dal momento che non poteva che essere un segno di benedizione. Indubbiamente, non era la domenica di Pasqua ma, appunto, il Sabato Santo. Eppure, quanto più ci penso, tanto più mi pare una caratteristica della nostra esistenza umana, che ancora attende la Pasqua, non è ancora nella luce piena, ma fiduciosa si avvia verso di essa".


Il cardinale Joseph Ratzinger a Marktl am Inn nel 1997.

Il Santo Padre dunque è rimasto sempre legato al luogo natale. Nel 1997, in occasione del suo settantesimo compleanno, gli è stata conferita la cittadinanza onoraria.


Il cardinale Joseph Ratzinger riceve la cittadinanza onoraria di Marktl am Inn il 13 luglio 1997, davanti alla sua casa natale.

Le due giornate estive in cui il cardinale Joseph Ratzinger ha visitato la sua città natale sono state splendide.


La lapide sulla casa natale di Joseph Ratzinger, da egli stesso svelata il 13 luglio 1997 (Foto di Franco Bucarelli - Korazym.org).

Dopo una Santa Messa solenne del 13 luglio 1997 nella chiesa parrocchiale, il cardinale ha svelato una lapide sulla casa in cui è nato, provando - secondo le sue parole - "la sensazione di essere a casa tra tutte le persone gentili e amichevoli, unite dalla stessa lingua e dalla stessa fede. Dopo aver percorso un lungo tratto di vita, è bello riscoprire le proprie radici". La comunità custodisce come un tesoro prezioso le due lettere nelle quali l’allora cardinale esprimeva la propria gioia per la visita.


Marktl am Inn.

Otto anni dopo, il cardinale Joseph Ratzinger è ritornato vicino alla sua città natale come papa Benedetto XVI. Infatti, durante il volo di ritorno dalla sua prima visita ufficiale in Germania in occasione della XX Giornata Mondiale della Gioventù a Colonia, l’airbus della Lufthansa "Regensburg", verso le ore 20.30 ha fatto una deviazione, sorvolando Marktl am Inn e Altötting. Per mezzo di un collegamento radio, il papa ha raggiunto le oltre 2 mila persone che si erano riunite nella cittadina. Inoltre, ha potuto distinguere chiaramente la sua casa natale illuminata a giorno. La commozione dei fedeli è stata profonda quando il papa si è rivolto loro. "Auspico che una scintilla della gioia che io stesso ho provato possa raggiungere Marktl ed esprimo il mio ringraziamento per quanto fate al fine di rendere possibile un degno incontro con le questioni della nostra fede. Marktl è vicina a Altötting, per questo desidero ora pregare con voi l’Ave Maria e impartirvi la mia benedizione".



Per la vita di Joseph Ratzinger è stato senza dubbio un fatto assolutamente decisivo la vicinanza tra Marktl e il Santuario di Altötting, luogo di grandi pellegrinaggi per la Baviera e per l’Austria occidentale. In quegli anni questo Santuario mariano, risalente all’epoca carolingia, ritrovava un rinnovato splendore, dai tempi del tardo medioevo, quando venne beatificato e poi canonizzato Corrado da Parzham, il santo frate portinaio (1818-1894). È questa una figura importante per quel popolo. In san Corrado, infatti, si può riconoscere il meglio di questa gente. Questi santi "piccoli", umili, sono un grande segno evangelico per l’epoca moderna.


La Madonna Nera di Altötting.

Ad Altötting Benedetto XVI ritroverà gli anni della sua infanzia e soprattutto la memoria della sua famiglia, a lui così cara. La visita alla Madonna Nera avrà per lui un significato particolare: ritrovarsi in famiglia, tra le braccia della Madre che mostra il Bambino Gesù. Questo aspetto sembra un punto importante anche nella pietà mariana del Papa: è Maria, immagine della Chiesa, che aiuta i credenti a trovare Gesù, a contemplare la sua misericordia ed il suo amore. Per questo l'incontro con la Madre di Dio ci introduce all'incontro con il Signore, all'Eucaristia. La Madre non fa altro che accogliere a braccia aperte l'umanità intera che guarda con occhi pieni di misericordia e mitezza, e indica ai fedeli il suo Figlio. La grandezza di Maria sta anche nella sua umiltà e nel suo servizio al Figlio.


Il cardinale Joseph Ratzinger ad Altötting

Il pellegrinaggio al Santuario di Altötting. del papa è in programma l’11 settembre, una data simbolo che ricorda il terribile attentato alle "torri gemelle" di New York. Quella giornata è divenuta nel mondo sinonimo di violenza, terrorismo e guerra. Il papa, che personalmente ha conosciuto la tragedia della guerra nella sua giovinezza, porterà nel cuore la sofferenza di tanti che vivono l'esperienza della violenza, in tante regioni della terra. L'Immagine della Madonna di Altötting può dare un'indicazione profonda di speranza a un mondo dominato dall'egoismo.


Il cardinale Joseph Ratzinger, arcivescovo di München und Freising ad Altötting, insieme a papa Giovanni Paolo II.

La giornata si concluderà con una tappa a Marktl am Inn, partendo alle ore 18.15 in elicottero da Altötting. Anche se è vissuto poco tempo a Marktl, nel papa rimane la memoria di un luogo vicinissimo al Santuario di Altötting e di una maternità di duplice aspetto: familiare ed ecclesiale.

Quando rivedrà la casa della sua nascita, dove ha mosso i primi passi e ha imparato la sua prima preghiera, avrà certo presente che la vera Casa del cristiano è la Chiesa, una Chiesa che si fa veramente Madre con le braccia aperte, perché tutti gli uomini possano dire: in questo luogo - la Chiesa - mi sento a casa spiritualmente.


Marktl am Inn e la casa natale di Benedetto XVI.

Il Santo Padre giungerà nella Marktplatz di Marktl am Inn intorno alle ore 18.45. Solo circa 2 mila residenti avranno la possibilità di seguire la visita del papa nella chiesa parrocchiale di St. Oswald, sulla stessa piazza. In questa chiesa si trova il fonte in cui è stato battezzato il papa. Salvato dalla rovina, è stato restaurato con grande dispendio di mezzi ed è stato collocato nuovamente nella cappella laterale della chiesa. Dopo la visita alla chiesa, il papa si recherà in papamobile al campo sportivo di Marktl, da dove l’elicottero lo porterà a Regensburg. La papamobile passerà anche davanti alla casa natale del papa, dove però non è prevista una sosta. Anche per Benedetto XVI la casa natale rimarrà chiusa. Già nel 1997, però il cardinale Joseph Ratzinger aveva visitato lungamente la casa nella quale aveva vissuto per i primi due anni di vita. Allora, in occasione del conferimento della cittadinanza onoraria, il cardinale si era trattenuto per due giorni a Marktl.


Il manifesto per la visita del papa a Marktl am Inn: "Il papa da noi".

Una "colonna di Benedetto" davanti alla casa natale

Alla fine di agosto, la città natale di papa Benedetto XVI ha ricevuto una "colonna di Benedetto". Alta quattro metri, la stele, che è stata eretta di fronte alla casa natale, la forma di una pergamena, intende essere una sorta di "colonna per le affissioni" della fede, come il sindaco Hubert Gschwendtner (SPD) ha reso noto. Su di essa saranno riprodotte immagini cristiane, citazioni tratte dalla regola di S. Benedetto da Norcia e anche dalle omelie di Benedetto XVI, come per esempio le sue parole "la Chiesa è giovane" oppure "chi crede non è mai solo".


Il pittore Klaus Feilmeier nel corridoio della casa natale di papa Benedetto XVI a Marktl am Inn, 30 agosto 2006 (in alto) e mentre (in basso) da’ l’ultimo tocco di pittura fresca alla facciata, intorno alla targa commemorativa
(Foto di Michaela Rehle - Reuters).



La casa natale del papa certamente verrà aperta ai visitatori

L’11 settembre, quando Benedetto XVI dopo la visita ad Altötting farà una breve sosta a Marktl, la facciata della sua casa natale risplenderà come nuova. La cattiva notizia per i fedeli in Baviera: quando l’11 settembre verranno a Marktl am Inn per salutare Benedetto XVI in occasione della breve visita alla sua città natale, non potranno visitare la casa natale del Santo Padre. "L’11 settembre le porte rimarranno certamente chiuse", ha assicurato Wolfgang Duschl, portavoce della diocesi di Passau.


I lavori in corso sulla facciata della casa natale di Benedetto XVI a Marktl am Inn (Foto di Franco Bucarelli - Korazym.org).

Sotto la direzione della diocesi, vengono svolti i lavori di restauro e di risanamento nella casa sita al numero 11 della Marktplatz di Marktl. Negli anni ‘20 in questa casa, che poco fa era ancora coperta da teloni verdi, ha abitato la famiglia del poliziotto del paese Ratzinger. Il figlio Joseph, che oggi come papa Benedetto XVI guida la Chiesa cattolica, è venuto alla luce il 16 aprile 1927 al primo piano di questa casa. Attualmente non è ancora sicuro se la stanza in cui è nato potrà mai diventare accessibile al pubblico. "Non è ancora stato stabilito in modo definitivo un piano per l’utilizzo futuro, e tutto è ancora in discussione", ha affermato Wolfgang Duschl.


teloni verdi hanno coperto per un po’ di tempo la facciata della casa natale di papa Benedetto XVI a Marktl am Inn. I lavori esterni saranno portati a termine prima della visita del Santo Padre l’11 settembre(Foto di Robert Piffer).

Naturalmente, secondo quanto dichiarato dal portavoce della diocesi, all’interno si sta già lavorando, ma per il momento la cosa più importante è il completamento della facciata. Wolfgang Duschl non è stato in grado di anticipare la data in cui la casa natale verrà aperta ai visitatori, ma una cosa è certa: "Sicuramente non sarà quest’anno".

Fino al 29 ottobre, i gruppi interessati potranno visitare l’edificio di Marktl, in Alta Baviera, ha annunciato ad Altötting il vescovo di Passau Wilhelm Schraml. La casa natale verrà aperta per la prima volta poco dopo la visita del papa, per la visita alla stanza al primo piano in cui è nato il papa. Una fondazione ecclesiale Stiftung Geburtshaus Benedikt XVI" (Fondazione Casa Natale Benedetto XVI) ha acquistato l’edificio storico con l’intento di realizzarvi un museo e un luogo d’incontro cristiano. La Fondazione ha l'intenzione di aprire la casa al pubblico per l'80mo compleanno di Benedetto XVI, il 16 aprile 2007. A partire dalla primavera del 2007, le persone interessate vi troveranno informazioni sul cammino di vita di Joseph Ratzinger. Per i gruppi che desiderano visitare già prima la casa natale del papa, è obbligatoria la prenotazione presso il parroco locale o in comune.

Ha collaborato per la traduzione dal tedesco: Simona Storioni.




ratzi.lella
00lunedì 4 settembre 2006 16:55
ancora sul viaggio in baviera...
l'osservatore romano e il sito Korazym.org continuano a pubblicare curiosita' e approfondimenti sul viaggio del papa in baviera.
ecco tutti i links:





Dalla Mariensäule s’inizia il Viaggio del Samaritano della Memoria
di Giampaolo Mattei

www.korazym.org/news1.asp?Id=18902


Le antiche e salde radici del cristianesimo in Baviera
di Matthias Leineweber

www.korazym.org/news1.asp?Id=18903


In Baviera sui passi di Joseph Ratzinger
Da Marktl am Inn- attraverso Tittmoning, Aschau am Inn e Traunstein -fino alla fine della Seconda Guerra Mondiale

di Giampaolo Mattei

www.korazym.org/news1.asp?Id=18904


Un popolo in preghiera accoglie con gioia il papa nel Santuario di Altötting e a Marktl am Inn
di Wilhelm Schraml, vescovo di Passau

www.korazym.org/news1.asp?Id=18912



Altötting: un luogo di speranza dove si vive la tenera e forte esperienza di essere figli
di Giampaolo Mattei

www.korazym.org/news1.asp?Id=18913



Intervista al vescovo di Passau, mons. Wilhelm Schraml
"È un grande dono essere Chiesa con Pietro"

di Giampaolo Mattei

www.korazym.org/news1.asp?Id=18915



Una luminosa testimonianza di fedeltà al Vangelo
di Giampaolo Mattei

www.korazym.org/news1.asp?Id=18935


San Corrado da Parzham umile e grande figlio della Baviera
di Nicola Gori

www.korazym.org/news1.asp?Id=18936


La gioia del popolo bavarese per la Visita del "loro" Joseph
di Herbert Hofauer, sindaco di Altötting

www.korazym.org/news1.asp?Id=18937



Quel filiale pellegrinaggio di Giovanni Paolo II nel "Cuore della Baviera", il 18 novembre 1980
di Francesco M. Valiante

www.korazym.org/news1.asp?Id=18939



L’ardente attesa spirituale per l’incontro con il Santo Padre
Uniti a Pietro confessiamo la nostra fede in Gesù Cristo

di Friedrich Cardinale Wetter

www.korazym.org/news1.asp?Id=18941



La "Frauenkirche" cuore e simbolo di München
di Peter Pfister

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Nella "Mariensäule" si riconosce la storia del popolo bavarese
di Winfried Röhmel

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Una grande e ininterrotta preghiera per la pace
di Matthias Leineweber

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In pellegrinaggio a Freising per trovare in san Corbiniano
una fonte inesauribile e sempre nuova di santità

di Winfried Röhmel

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Il Cardinale Julius Döpfner innamorato del Crocifisso
di Winfried Röhmel

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Gli anni della formazione sacerdotale
di Matthias Leineweber - Giampaolo Mattei

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Un incalzante itinerario storico e spirituale per le strade di Freising
di Giampaolo Mattei

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La forza della missione di san Corbiniano
di Nicola Gori

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Il Seminario a Freising e lo studio della teologia a München
di Giampaolo Mattei

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Intervista al vescovo di Passau, mons. Wilhelm Schraml
"È un grande dono essere Chiesa con Pietro"

di Giampaolo Mattei

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Brevi cenni sulla diocesi di Passau
di Barbara Marino

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Brevi cenni sulla diocesi di Regensburg
di Barbara Marino

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Informazioni generali sull’arcidiocesi di München und Freising
di Barbara Marino

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ratzi.lella
00lunedì 4 settembre 2006 17:28
gli articoli piu' interessanti...
ci sono articoli dell'osservatore romano che meritano un'attenzione particolare.
li riporto:


Gli anni della formazione sacerdotale
di Matthias Leineweber - Giampaolo Mattei


Nella foto: Joseph Ratzinger nel giorno dell’ordinazione, 29 giugno 1951.


Il viaggio in Baviera ormai prossimo, infatti, sarà per papa Benedetto XVI anche un ritorno alle fonti della propria formazione sacerdotale con i ricordi dei luoghi e dei personaggi: la Facoltà teologica nel Georgianum e nel Castello di Fürstenried.



A sinistra, il neo sacerdote Joseph Ratzinger, ordinato il 29 giugno 1951 nel giorno della Prima Messa, 8 luglio 1951. A destra, mentre celebra la Sana Messa fra le montagna, nell’estate 1952 a Ruhpolding.


Lo storico edificio nella "Professor Huber Platz"

L'Herzoglichen Georgianum, fondato nel 1494 da Giorgio il Ricco di Baviera Landshut, è l'Istituto che ha ospitato Joseph Ratzinger durante i suoi studi universitari, dall'agosto 1947 al luglio 1950. Dato, però, che gli edifici del Georgianum e dalla Facoltà teologica erano stati distrutti dai bombardamenti, per i due primi anni di studio gli studenti vissero nel Castello di Fürstenried. Nel 1949 e 1950 Joseph visse nella sede ricostruita del Georgianum, situata ancora oggi in "Professor Huber Platz", 1. In questo edificio vi è tornato più volte anche da Arcivescovo di München und Freising e da Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede. E fa parte anche dall'associazione degli "ex Georgianer". Il Georgianum ospita, al piano rialzato, una bella collezione di arte sacra antica raccolta a partire dal 1877, dall'allora direttore dell'Istituto, Andreas Schmid: arredi di chiese, dipinti e oggetti di devozione. Durante la Seconda Guerra Mondiale molte opere vennero salvate grazie al trasferimento temporaneo in edifici parrocchiali periferici. Sono andati invece distrutti gli affreschi e le decorazioni.

Il Castello di Fürstenried oggi Casa per esercizi spirituali

Il Castello di Fürstenried (Schloss Fürstenried), a Sud di München, ha ospitato il giovane studente Joseph Ratzinger per due Anni accademici (1947-1948 e 1948-1949) durante i suoi studi universitari, quando il Georgianum e la Facoltà teologica erano ancora inagibili per i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale.
Il Castello fu costruito da Josef Effner tra il 1715 e il 1717 per Max Emanuel come luogo di caccia. Dal 1883 al 1916 fu adibito a dimora del re Otto, il fratello di Ludovico II, durante la sua malattia mentale. Dal 1919 al 1922 fu usato come "lazzaretto" per i soldati della Prima Guerra Mondiale. Oggi il Castello appartiene all'Arcidiocesi di München und Freising, che ne è entrata in possesso alla fine della monarchia, ed è utilizzato per ritiri spirituali. Di grande valore e bellezza è il parco nel quale il giovane Joseph Ratzinger amava passaggiare "immerso in molti pensieri, là sono maturate le decisione di quegli anni e là ho riflettuto su quel che ci veniva detto nelle ore di lezione, cercando di trarne una mia visione delle cose". Le lezioni, vista la cronica mancanza di spazio, venivano tenute nella serra del parco.

La prima "tappa" di Benedetto XVI nella capitale della Baviera non sarà solamente un ritorno alla Sede di cui per pochi anni - dal 1977 fino al 1981 - è stato titolare come Arcivescovo prima di essere chiamato a Roma da Giovanni Paolo II come Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede. München è anche la città della sua gioventù, degli studi universitari, dei primi passi della carriera accademica, della formazione sacerdotale.


La significativa storia del "Georgianum" di München
di Matthias Leineweber

Il Georgianum, il Seminario di Monaco, prende il nome dal conte Georg un uomo ricco della Baviera-Landshut che aveva fondato un "nuovo Collegio" presso la nuova Università di Ingolstadt il 15 dicembre 1494 con il nome di "Herzog Georigen Collegium".
Il Collegio doveva dare la possibilità a undici poveri giovani di svolgere gli studi della filosofia e della teologia per prepararsi al sacerdozio. Quando nel 1826 l'Università si trasferisce a München anche il Georgianum segue e trova una nuova sede nell'ex Monastero carmelitano di München, prima della costruzione dell'attuale edificio nel 1841, dove l'alunno Joseph Ratzinger fece i suoi primi studi di teologia nella seconda meta degli anni '40.
La storia del Seminario nel ventesimo secolo è molto movimentata a causa delle vicende delle guerre, della crisi economica degli anni del primo dopoguerra e dell'inflazione, poi seguono gli anni della dittatura nazista con la terribile Seconda Guerra Mondiale durante il quale anche il Seminario viene danneggiato. I nazisti infatti avevano chiuso il Georgianum insieme alla Facoltà di teologia dell'Università di Monaco già nel 1939: solo nel 1945, dopo la guerra, poté rientrare in funzione. La vita di Seminario di allora era però molto difficile a causa delle condizione precarie della casa, perché il 13 luglio 1944 l'edificio del seminario era stato colpito gravemente durante un terribile bombardamento della città di München. Quando il giovane studente Joseph Ratzinger nel 1947 arrivò al Georgianum erano tempi di ricostruzione sotto la direzione di Joseph Pascher. Fu tra i primi studenti ad entrare in Seminario dopo la guerra e dopo le esperienze tristi legate ad un feroce regime totalitario che non aveva nessun rispetto dell'uomo e di Dio.
Le condizioni di vita degli studenti erano molto semplici: 120 studenti dormivano insieme in grandi sale in letti a tre piani. Una vita aspra e austera che segnò profondamente quella generazione di studenti. Racconta nelle sue memorie il Papa che non era possibile tenere le lezioni durante l'inverno, perché mancava il materiale per riscaldare le aule. Per questo gli studenti dell'Università di Monaco nell'inverno del 1947-1948, da Natale a Pasqua, furono mandati a casa e l'Università rimase chiusa. Ma non era una vita triste, anzi piena di speranze, di nuove prospettive, di tante domande dopo gli anni bui della guerra, del tentativo di distruzione del mondo e dell'uomo.
Quando il 14 dicembre 1949 il Cardinale di München, Michael von Faulhaber, consacrò la nuova chiesa del seminario, andava ricostruito l'edificio del seminario, ma ancor più l'edificio spirituale della gioventù dopo anni che imperversava l'ideologia nazista. Era il momento di una grande ricerca di nuovi valori per le nuove generazioni, di un nuovo cristianesimo che sa rispondere alle sfide di un mondo secolarizzato e scristianizzato. Scrive il Papa nelle sue memorie: "Gratitudine e volontà di ricominciare, di agire nella Chiesa e per il mondo, questi erano i sentimenti diffusi nel seminario. C'era anche una fame di conoscenza cresciuta in anni di aridità e nell'essere esposti al moloc del potere. I libri erano rari nell'ambiente distrutto della Germania che era tagliato fuori dal resto del mondo... Gli interessi erano molteplici. Non si voleva fare solamente teologia in un senso stretto, ma ascoltare l'uomo di oggi".
Dopo due anni di studi della filosofia al Seminario di Freising il giovane studente Joseph Ratzinger incontrò professori e studenti da tutte le parti della Germania fra cui molti che erano stati costretti ad abbandonare le proprie Università ed erano arrivati come profughi dopo la guerra.
Insieme si provava ad rispondere alle tante domande che ci si poneva nella Chiesa e nel mondo di allora. Una figura di grande influsso per gli alunni era il direttore del Georgianum, Joseph Pascher, che era professore di teologia pastorale. Insegnava ai giovani il significato centrale della liturgia sia attraverso le sue celebrazioni che l'insegnamento.
Aprì una strada al movimento liturgico mettendo il Nuovo Testamento al centro della teologia. Si delineavano allora già tante questioni che sarebbero state centrali per il Concilio Vaticano II.
Quegli anni universitari divennero un tempo vivace, di grande interesse e di entusiasmo con sentimenti di nuovi inizi e con il coraggio di una teologia che pone nuove domande ed una spiritualità che intraprende nuove vie. Questi sono i ricordi del Papa degli anni da studente al Seminario, pensieri che mettono in luce un personaggio sempre sulle frontiere della discussione teologica e filosofica, pronto a rispondere alle sfide del mondo.
Il Viaggio ormai prossimo, infatti, sarà anche un ritorno alle fonti della propria formazione sacerdotale con i ricordi dei luoghi e dei personaggi. Proprio l'aspetto liturgico e biblico della formazione, con l'Eucaristia al centro della vita cristiana e la Bibbia come centro della teologia, sembrano un filo-rosso nella vita di Benedetto XVI. Solo un anno fa durante la Giornata Mondiale della Gioventù a Colonia nell'omelia della Santa Messa conclusiva il Papa ha raccomandato ai giovani che "l'Eucaristia deve diventare il centro della nostra vita". E ha aggiunto l'altro aspetto fondamentale della scrittura: "Aiutate gli uomini a scoprire la vera stella che ci indica la strada: Gesù Cristo! Cerchiamo noi stessi di conoscerlo sempre meglio per poter in modo convincente guidare anche gli altri verso di Lui. Per questo è così importante l'amore per la Sacra Scrittura e, di conseguenza, importante conoscere la fede della Chiesa che ci dischiude il senso della Scrittura".
In un mondo molto confuso, che il Papa diverse volte ha descritto come segnato dal relativismo, il Viaggio sembra già dare qualche indicazione nel tempo della preparazione. Bisogna ritornare alle fonti della fede che sono l'Eucaristia e la Scrittura. Per la sua esperienza personale, in quegli anni difficili dopo la guerra, ma anche anni di grande entusiasmo e di nuovi inizi e speranze, l'Eucaristia e la Scrittura sono stati fondamentali per la sua vita cristiana e per la ricerca teologica.
Potrebbero essere indicazioni importanti anche oggi per la Chiesa della sua Germania, ma anche ovunque nel mondo, perché ritrovi la centralità che il Concilio Vaticano II ha sottolineato. Il ricordo di questa esperienza potrebbe anche incoraggiare a trovare sempre quello spirito gioioso di cui ha bisogno l'Europa per il mondo, un mondo spesso segnato dalla rassegnazione e dalla tristezza.



La viva testimonianza di Alfred Läpple
di Giampaolo Mattei


Nel Seminario di Freising, all'inizio di gennaio del 1946, Alfred Läpple conobbe Joseph Ratzinger. Il sacerdote, oggi 91enne (è nato nel 1915) vive a Gilching (München), era allora Prefetto dei seminaristi. Läpple, che ha insegnato a Salzburg divenendo anche un fecondo scrittore religioso con un grande propensione alla pedagogia, parla del periodo a Freising e dell'amicizia spirituale che da allora lo lega a Benedetto XVI.
"Ci conosciamo da così tanto tempo - dice -. Nelle mie lettere però inizio ancora con "Caro Papa Benedetto XVI", poi continuo con il "tu". Se lo si conosce a sufficienza, si può dire che è un intellettuale col cuore. Desidera aiutare le persone e prendere ognuno sul serio. Per lui è importante che le persone non vivano da sole la propria fede, ma insieme con la Chiesa". "Ricordo molto bene il mio primo incontro - dice -. Dopo essere stato rilasciato nel 1945 dalla prigionia statunitense, mi ritrovai a gennaio nel seminario di Freising. Il Rettore di allora, Michael Höck, mi aspettava già e mi condusse nella Sala Rossa. Sessanta giovani sedevano ai loro scrittoi e disse loro: "Questo è il vostro nuovo Prefetto". Ero ancora uno studente perché avevo dovuto interrompere gli studi a causa della guerra".
"Joseph Ratzinger mi faceva continuamente domande - afferma -. Se non capiva una parola di una lingua straniera dovevo spiegargliela, cosa che facevo volentieri. Dai nostri numerosi colloqui è sorta una lunga amicizia. Ci telefoniamo e ci scriviamo ancora oggi. Posso dire che Joseph Ratzinger brillava per il desiderio di sapere e io cercavo di incentivare questa sua inclinazione. Gli diedi un testo di Tommaso d'Aquino in latino che fino ad allora nessuno aveva tradotto in tedesco. Si trattava della "Quaestio disputata de caritate" che gli feci tradurre. Nel tempo libero lavorava con zelo alla traduzione. Ogni due pagine tradotte me le portava affinché le correggessi. Si impegnò nella traduzione per un intero anno. Era la sua prima opera scientifica e anche ancora in brutta. Tuttavia trattava di amore come la sua prima Enciclica "Deus caritas est". Ho conservato tutte le pagine e negli anni '70, dopo un trasloco, le ho ritrovate. Il manoscritto era ingiallito e non integro quando lo diedi alla mia segretaria per dattilografarlo. Nel 1979 Joseph Ratzinger era già Arcivescovo di München und Freising. Il 14 marzo venne a Salzburg, dove insegnavo, per una lezione. Gli consegnai la sua traduzione rilegata in pelle rossa. Pianse quasi dalla gioia".
"Ricordo il giorno della sua ordinazione sacerdotale, con il fratello, nel 1951 - conclude commosso -. E ricordo anche la sua sete di conoscenza che mi ha colpito fin dal primo giorno che l'ho conosciuto. Alla mia prima Santa Messa, che celebrai a Partenkirchen, il mio paese natale, chiesi a lui di accompagnarmi e di farmi da cerimoniere".



Le parole di Benedetto XVI ai giovani in occasione dell'incontro del 6 aprile 2006 a Piazza San Pietro

"La vocazione al sacerdozio è cresciuta quasi naturalmente insieme con me...".
Giovedì 6 aprile 2006 Benedetto XVI ha presieduto - in Piazza San Pietro - l'ormai tradizionale incontro con i giovani della Diocesi di Roma e delle Diocesi del Lazio in preparazione alla Giornata Mondiale della Gioventù che si celebra, ogni anno, la Domenica delle Palme. Il Papa ha risposto alle domande rivoltegli da cinque giovani.
La quarta domanda gli è stata posta da Vittorio, 20 anni, della parrocchia di San Giovanni Bosco a Cinecittà, studente di Scienze dell'Edicazione all'Università di Tor Vergata: "Santità... ci vuol dire come ha fatto Lei a capire quale era la sua vocazione? Può darci dei consigli per capire meglio se il Signore ci chiama a seguirlo nella vita consacrata o sacerdotale?". Ecco la risposta di Benedetto XVI:
Quanto a me, sono cresciuto in un mondo molto diverso da quello attuale, ma infine le situazioni si somigliano.
Da una parte, vi era ancora la situazione di "cristianità", in cui era normale andare in chiesa ed accettare la fede come la rivelazione di Dio e cercare di vivere secondo la rivelazione; dall'altra parte, vi era il regime nazista, che affermava a voce alta: "Nella nuova Germania non ci saranno più sacerdoti, non ci sarà più vita consacrata, non abbiamo più bisogno di questa gente; cercatevi un'altra professione".
Ma proprio sentendo queste voci "forti", nel confronto con la brutalità di quel sistema dal volto disumano, ho capito che c'era invece molto bisogno di sacerdoti.
Questo contrasto, il vedere quella cultura antiumana, mi ha confermato nella convinzione che il Signore, il Vangelo, la fede ci mostravano la strada giusta e noi dovevamo impegnarci perché sopravvivesse questa strada.
In questa situazione, la vocazione al sacerdozio è cresciuta quasi naturalmente insieme con me e senza grandi avvenimenti di conversione.
Inoltre due cose mi hanno aiutato in questo cammino: già da ragazzo, aiutato dai miei genitori e dal mio parroco, ho scoperto la bellezza della Liturgia e l'ho sempre più amata, perché sentivo che in essa ci appare la bellezza divina e ci si apre dinanzi il cielo; il secondo elemento è stata la scoperta della bellezza del conoscere, il conoscere Dio, la Sacra Scrittura, grazie alla quale è posibile introdursi in quella grande avventura del dialogo con Dio che è la Teologia.
E così è stata una gioia entrare in questo lavoro millenario della Teologia, in questa celebrazione della Liturgia, nella quale Dio è con noi e fa festa insieme con noi.
Naturalmente non sono mancate difficoltà.
Mi domandavo se avevo realmente la capacità di vivere per tutta la vita il celibato.
Essendo un uomo di formazione teorica e non pratica, sapevo anche che non basta amare la Teologia per essere un buon sacerdote, ma vi è la necessità di essere disponibile sempre verso i giovani, gli anziani, gli ammalati, i poveri; la necessità di essere semplice con i semplici.
La Teologia è bella, ma anche la semplicità della parola e della vita cristiana è necessaria.
E così mi domandavo: sarò in grado di vivere tutto questo e di non essere unilaterale, solo un teologo ecc.? Ma il Signore mi ha aiutato e, soprattutto, la compagnia degli amici, di buoni sacerdoti e di maestri, mi ha aiutato.
Tornando alla domanda penso sia importante essere attenti ai gesti del Signore nel nostro cammino.
Egli ci parla tramite avvenimenti, tramite persone, tramite incontri: occorre essere attenti a tutto questo.
Poi, secondo punto, entrare realmente in amicizia con Gesù, in una relazione personale con Lui e non sapere solo da altri o dai libri chi è Gesù, ma vivere una relazione sempre più approfondita di amicizia personale con Gesù, nella quale possiamo cominciare a capire quanto Egli ci chiede.
E poi, l'attenzione a ciò che io sono, alle mie possibilità: da una parte coraggio e dall'altra umiltà e fiducia e apertura, con l'aiuto anche degli amici, dell'autorità della Chiesa ed anche dei sacerdoti, delle famiglie: cosa vuole il Signore da me?
Certo, ciò rimane sempre una grande avventura, ma la vita può riuscire solo se abbiamo il coraggio dell'avventura, la fiducia che il Signore non mi lascerà mai solo, che il Signore mi accompagnerà, mi aiuterà.


* Riproduzione su Korazym.org per gentile concessione de L’Osservatore Romano.



I legami strettissimi con Freising
di Giampaolo Mattei

La vita di Benedetto XVI è legata strettamente a Freising, già sede episcopale e oggi parte dell’arcidiocesi di München und Freising. Qui, nel 1945 è entrato in seminario e nel 1951 è stato ordinato, "indimenticabile culmine della vita".


Un itinerario di preghiera e di conversione

Tra sette giorni - sabato 9 settembre - Benedetto XVI sarà a München, prima tappa dell'attesissimo Pellegrinaggio che lo porterà successivamente nel Santuario mariano di Altötting, nel suo paese natale di Marktl am Inn, a Regensburg e a Freising. Giovedì 14 il Papa farà rientro a Roma. È un Viaggio - nel quale si riconosce una delicata dimensione mariana (dalla Mariensäule alla Madonna Nera di Altötting) - che la gente di quella terra di Germania sta già intensamente vivendo in questo tempo di preparazione. Riscoprire la storia della vocazione petrina di Joseph Ratzinger significa compiere un appassionante itinerario di fede, di preghiera e di conversione che interpella tutti in prima persona. Ecco che, con questo spirito di filialità, si stanno moltiplicando essenziali iniziative per non perdere di vista la fondamentale dimensione spirituale del Viaggio: incontri di preghiera, pellegrinaggi e momenti di festa trovano tutti il loro centro nell'Eucaristia. È questa la "carta d'identità" del popolo cristiano della Baviera (Giampaolo Mattei).

Una significativa colletta per la Terra Santa promossa dalle tre Diocesi che accoglieranno il Papa

Un grande gesto fraterno di carità, di solidarietà e di amore cristiano nel segno della universalità della Chiesa e della fedeltà al Successore di Pietro: è questo il significato più profondo del gesto che le tre Diocesi che saranno visitate da Benedetto XVI nell'ormai prossimo Viaggio Apostolico hanno deciso di compiere insieme. È una grande raccolta di fondi - vissuta nella preghiera e nella reale condivisione - per i cristiani in Terra Santa e per tutti coloro che soffrono a causa della violenza e della povertà. Questa iniziativa è stata promossa e presentata dal Cardinale Friedrich Wetter, Arcivescovo di München und Freising; dal Vescovo di Passau, Mons. Wilhelm Schraml; e dal Vescovo di Regensburg, Mons. Gerhard Ludwig Müller. Domenica 3 settembre in tutte le parrocchie delle tre Diocesi, durante la Celebrazione della Santa Messa, verranno raccolte offerte da destinare alla Terra Santa. Vista la sofferenza di tanti e la difficile situazione dei cristiani in quella regione, questa iniziativa intende sostenere il Santo Padre nella sua instancabile missione di pace e di testimonianza cristiana in tutto il mondo. I fedeli di München und Freising, Passau e Regensburg hanno ben presenti gli accorati e continui appelli che Benedetto XVI ha rivolto nei giorni terribili della guerra. Si sono tutti uniti al Papa nella preghiera a Dio per il dono della vera pace e della giustizia. E direttamente nelle mani del Papa, durante il Viaggio Apostolico, saranno consegnati i frutti della colletta insieme all'impegno di continuare a pregare e ad operare per aiutare quanti soffrono in Terra Santa. L'inziativa si inserisce nella grande tradizione che la Chiesa che è in Germania sta portando avanti in favore di tutti coloro che soffrono per fame e per povertà (Matthias Leineweber),



Un incalzante itinerario storico e spirituale per le strade di Freising
di Giampaolo Mattei


A Freising Benedetto XVI sarà pellegrino giovedì 14 settembre, ultimo giorno del suo Viaggio Apostolico. Arriverà alle ore 10.30 all'eliporto della Von Stein Kaserne e in auto raggiungerà la vicina Cattedrale di Santa Maria e San Corbiniano. Qui, alle ore 10.45, è previsto l'incontro con i sacerdoti e i diaconi permanenti della Baviera. Al termine dell'incontro in auto si recherà all'aeroporto internazionale "Franz Joseph Strauss" di München.
Freising - che ha quasi 48.000 abitanti - è una città che ha strettissimi legami con Joseph Ratzinger. Lo ha visto, infatti, studente, docente, professore, teologo, Arcivescovo e Cardinale. Giovedì 14 settembre lo accoglierà come Successore di Pietro.
Attraversata dall'Isar, Freising è una bella cittadina dell'Alta Baviera. Ha un grande passato, legato alla via del sale che passava di lì. Oggi è una città che guarda al futuro con un'Università tecnica d'avanguardia dedicata al settore agricolo e alimentare. La città vecchia, dominata dal Duomo e dalle costruzioni sul Domberg, è davvero molto bella.
La Scuola Superiore di Filosofia e Teologica dove Joseph Ratzinger fu prima studente e poi docente si trovava sul Domberg al numero 40. Ora si è trasfeirta a München e al suo posto c'è la Dombibliothek (Biblioteca del Duomo). La Barocksaal della Dombibliothek è un'affascinante sala in stile rococò (1737-1738) che conserva libri preziosi.
Il Seminario dove Joseph Ratzinger visse come studente della Scuola Superiore di Filosofia e Teologia (1945-1947) e entre si preparava all'ordinazione sacerdotale (autunno 1950-giugno 1951) è l'attuale Kardinal Döpfner-Haus, sul Domberg al numero 27. Dal 1968 il Seminario è stato trasferito a München. Il Palazzo, che oggi ospita un centro di formazione dell'Arcidiocesi, originariamente era la residenza del principe Vescovo di Freising. Costruita come fortezza, questa struttura venne trasformata in castello rinascimentale a partire dal 1517. Interessanti sono il cortile interno a portici e la cappella barocca.
L'appartamento dove Joseph Ratzinger visse con i genitori dal 1953 al 1959, mentre era docente di teologia fondamentale e dogmatica presso la Scuola Superiore di Filosofia e Teologia, si trova nel cosiddetto Lerchenfeldhof, al numero 26 del Domberg, dietro alla chiesa di san Benedetto. La costruzione ospita oggi abitazioni private.
In Marienplatz, la Piazza di Maria, che è quella centrale a Freising, il 24 giugno 1977 venne dato ufficilamente il benevnuto al nuovo Arcivescovo Joseph Ratzinger. La Piazza, proprio come a München, vanta una "colonna mariana", la Mariensäule. Costruita nel 1674, la statua mariana ricorda l'Immagine venerata ad Altötting. Nell'opera sono raffigurati anche i santi Corbiniano, Sigismondo, Francesco d'Assisi e Norberto.
Sempre sulla Marienplatz, dove ogni sabato viene allestito il tipico mercato bavarese, si trova la chiesa parrocchiale di St. Georg, del XV secolo, con interessanti vetrate del XVI secolo e un bel campanile barocco alto 84 metri.
Restando nel centro, da segnalare la Mohrenbrunnen, la fontana del moro, situata in Fürstendamm angolo Bahnofstrasse, che rappresenta la grande figura di un moro che soffia in un corno. Dal XIII secolo il moro è uno degli elementi dello stemma episcopale a Freising.
La "Wallfahrtskirche zum Gegeisselten Heiland in der Wies", da tutti chiamata "Wieskirche", è il piccolo Santuario, risale al XVIII secolo, che si trova all'estrema periferia della città meta di tanti pellegrinaggi e ricco di "ex voto". A officiare il Santuario è Mons. Walter Brugger, legato da antica amicizia a Georg e Joseph Ratzinger.
La parrocchiale dedicata ai Santi Pietro e Paolo, già chiesa dell'Abbazia di Neustift fondata nel XVIII secolo dal Vescovo Otto von Freising, è stata terminata nel 1784 ed è un capolavoro del barocco. Qui per molti anni ha svolto la sua missione Mons. Thomas Gobitz-Pfeifer, scomparso nel 1975.
Nel monastero di St. Klara, in Kammergasse, visse Madre Theogona Ratzinger (1890-1980), delle Suore Poverelle, zia di Joseph Ratzinger, sepolta in quel cimitero.
Di altissimo valore artistico e culturale è lo straordinario "Domberg Museum", il Museo diocesano per l'arte cristiana, sistemato in un edificio ottocentesco sulla collina del Duomo (Domberg, 21). Ospita la più grande raccolta di arte sacra al mondo, dopo la Città del Vaticano. Spiccano l'icona bizantina Lukasbild del XII secolo, la figura lignea di san Michele del 1489, proveniente dalla chiesa dell'Abbazia "Weihenstephan" e la cinquecentesca Maddalena di Jan Polack.
Il Cardinale Ratzinger, quando prese congedo dall'Arcidiocesi di München und Freising, per l'incarico di Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, fece dono al Museo di un dipinto: la Crocifissione, opera del maestro Sigmund da Freising (1460). Le rovine della Cappella di St. Korbinian si trovano sulla collina denominata Weihenstephaner. Qui, fino al 1803, era attivo un centro di cultura cristiana antichissimo, con un monastero benedettino e una chiesa. La Cappella, costruita nel 1720 dai fratelli Asam, venne distrutta dopo la secolarizzazione. Ne resta solo un rudere. Vicino ci sono i giardini botanici dipendenti dalla Facoltà di agraria dell'Università di München.


La Croce di Scheyern

Nei dintorni di Freising c'è l'Abbazia benedettina di Scheyern, distante circa venti chilometri. A questo luogo Joseph Ratzinger è sempre stato particolarmente legato e vi ha compiuto numerose visite. Le origini dell'Abbazia risalgono al 1119 quando il castello dei conti von Scheyern venne passato ai monaci benedettini. Nei secoli le ampie costruzioni sono state profondamente rimaneggiate. La chiesa primitiva, che era edificata sul modello dell'Abbazia di Hirsau, venne modificata nel XVIII secolo, in stile rococò come tutte le Abbazie delle Alpi.
La chiesa attuale, dedicata all'Assunzione di Maria Vergine in Cielo (Marïa Himmelfahrt), conserva affreschi,arredi e figure settecenteschi. Nella Cappella della Croce (Kreutzkappelle) è venerata la Croce di Scheyern, di fattura bizantina, in cui è incastonato secondo la tradizione un frammento della Croce di Cristo, portato in Baviera nella seconda metà del XII secolo e consegnato all'Abbazia da Corrado III conte di Dachau.
Infine, a 35 chilometri da Freising si trova Landshut, città con 60.000 abitanti. È una delle più belle città della Baviera, di cui è stata anche capitale del XIII-XV secolo, quando i Wittelsbach la scelsero come residenza. Con il castello rinascimentale, da segnalare la chiesa di St. Martin, il cui campanile in mattoni è di oltre 130 metri.

* Riproduzione su Korazym.org per gentile concessione de L’Osservatore Romano.



Verso il sacerdozio
di Giampaolo Mattei


Nella foto: il duomo di Freising

La vita di Benedetto XVI è legata strettamente a Freising, già sede episcopale e oggi parte dell’arcidiocesi di München und Freising. Qui, nel 1945 è entrato in seminario e nel 1951 è stato ordinato, "indimenticabile culmine della vita".


Seminario a Freising e lo studio della teologia a München
di Giampaolo Mattei

I fratelli Georg e Joseph Ratzinger, dopo la guerra, ripresero l'esperienza seminaristica. La speranza cristiana si stava facendo largo tra i cumuli di macerie. Il Seminario di Freising era adibito a ospedale militare per prigionieri di guerra stranieri. È molto vivo il racconto che Joseph Ratzinger fa di quegli anni nella sua "autobiografia" ("La mia vita - Autobiografia", Edizioni San Paolo, 1997, pagine 154, ; 15,00).
Era un gruppo di circa 120 seminaristi, tra i 40 e i 19 anni. Molti avevano prestato servizio militare ed erano passati per grandi orrori che avevano segnato profondamente la loro vita. Malgrado la grande differenza di esperienze e di orizzonti i seminaristi erano tenuti insieme dalla grande passione di servire la Chiesa dopo l'abisso di quegli anni.
Voglia di rinascere, di lavorare nella Chiesa e per il mondo: erano questi i sentimenti che dominavano l'atmosfera in quel Seminario dove i libri erano una rarità e gli interessi erano molteplici per porsi all'ascolto dei contemporanei.
I romanzi di Gertrud von Le Fort, Elisabeth Langgässer, Ernst Wiechert venivano divorati; Dostoevskij era tra gli autori preferiti con i grandi francesi: Claudel, Bernanos, Mauriac. Anche i nuovi sviluppi delle scienze della natura venivano seguiti con interesse. In campo teologico e filosofico Romano Guardini, Josef Pieper, Theodor Häcker e Peter Wust erano gli autori la cui voce toccava più da vicino i seminaristi.
Si rivelò importante il fatto che come Prefetto della sala di studio venne assegnato un teologo da poco rientrato dalla prigionia, Alfred Läpple. Già prima della guerra aveva cominciato a lavorare a una dissertazione in teologia sull'idea di coscienza nel Cardinale Newman con Theodor Steinbüchel, che allora insegnava teologia morale a München. La sua presenza si rivelò per i seminaristi particolarmente stimolante grazie all'ampiezza delle sue conoscenze di storia della filosofia e al suo gusto per il dibattito.

Uno studio appassionato

Il giovane Joseph Ratzinger lesse i due volumi di Steinbüchel, dedicati alla fondazione filosofica della teologia morale, che erano appena apparsi in nuova edizione e vi trovò soprattutto un'eccellente introduzione al pensiero di Heidegger e Jaspers, come anche alle filosofie di Nietzsche, Klages, Bergson. Ancora più importante fu un'altra opera di Steinbüchel, La svolta del pensiero. "Come si riteneva di poter constatare in fisica - ha scritto nell'autobiografia - l'abbandono dell'immagine meccanicistica del mondo e una svolta verso una nuova apertura all'Ignoto e anche all'Ignoto conosciuto - Dio -, così si riteneva di poter osservare anche in filosofia un ritorno alla metafisica, che da Kant in avanti era stata ritenuta inadeguata. Steinbüchel, che aveva iniziato il suo cammino con degli studi su Hegel e sul socialismo, presentava nel libro citato lo sviluppo, dovuto in particolare a Ferdinand Ebner, del personalismo che anche per lui era divenuto una svolta nel suo cammino culturale. L'incontro con il personalismo, che poi trovammo esplicitato con grande forza persuasiva nel grande pensatore ebreo Martin Buber, fu un evento che segnò profondamente il mio cammino spirituale, anche se il personalismo, nel mio caso, si legò quasi da sé con il pensiero di Agostino che, nelle Confessioni, mi venne incontro in tutta la sua passionalità e profondità umane".
"Ebbi, invece - sono le sue parole -, delle difficoltà nell'accesso al pensiero di Tommaso d'Aquino, la cui logica cristallina mi pareva troppo chiusa in se stessa, troppo impersonale e preconfezionata. Ciò dipese probabilmente anche dal fatto che il filosofo del nostro seminario, Arnold Wilmsen, ci presentava un rigido tomismo neoscolastico, che per me era semplicemente troppo lontano dalle mie domande personali. Peraltro, Wilmsen era di per sé una persona interessante che aveva lavorato come operaio nella Ruhr. Il desiderio di conoscenza lo aveva spinto a risparmiare il denaro necessario per poter studiare filosofia. Dei suoi insegnanti di München lo aveva profondamente impressionato il nuovo indirizzo fenomenologico, ispirato a Husserl, ma non ne era stato soddisfatto. Si era quindi recato a Roma e qui aveva trovato quel che cercava nella filosofia tomista che vi veniva insegnata. Ci colpivano profondamente il suo entusiasmo e la sua profonda convinzione, ma ora egli non sembrava più uno che si pone degli interrogativi, bensì uno che difende con passione contro ogni interrogativo ciò che ha trovato. Noi, però, proprio perché giovani, eravamo appunto persone che ponevano domande. Un grande aiuto ci venne invece dal corso in quattro semestri di un docente ancora giovane, Jacob Fellmaier, sulla storia della filosofia, che riuscì a trasmetterci una visione d'insieme completa su tutta la grande ricerca dello spirito umano, da Socrate e dai presocratici fino al presente, offrendoci così dieci fondamenti di cui io ancor oggi sono grato".

Il clima familiare nel Seminario

Lo studio era alimentato dalla fame comune di conoscenza e trovò anche condizioni favorevoli nel clima familiare che regnava in Seminario. A ciò contribuiva decisamente la personalità del Rettore, Michael Höck, che aveva trascorso cinque anni nel campo di concentramento di Dachau e che quei giovani chiamavamo semplicemente "il padre". In casa si faceva inoltre molta musica e, in occasione di alcune feste, si recitavano anche pezzi teatrali. Ma, soprattutto, restano come preziosi ricordi le grandi feste liturgiche in Cattedrale e la preghiera silenziosa nella Cappella del Seminario.
La grande figura dell'anziano Cardinale Faulhaber colpì profondamente il giovane Joseph. Si percepiva sensibilmente in quel grande Pastore il peso delle sofferenze che aveva sopportato negli anni del nazismo e che ora gli conferiva un invisibile alone di dignità.

La teologia a München

Con il semestre estivo del 1947 si concluse anche il biennio di studi filosofici, previsto dal piano di studi. In Baviera c'erano allora due Facoltà teologiche situate all'interno di Università statali: a München e a Würzburg. A Eichstätt c'era un Seminario per la preparazione dei sacerdoti, con un corpo docente indipendente e sottoposto solo al Vescovo, che era il responsabile ultimo della formazione teologica. In cinque diocesi - tra cui quella di München und Freising - c'era un Seminario diocesano, affiliato a una Facoltà riconosciuta dallo Stato. La sede del Seminario diocesano era a Freising. La Facoltà teologica di München non serviva quindi alla formazione sacerdotale di una sola diocesi. Per questo a München non c'era un Seminario diocesano, ma il Georgianum, che era stato fondato dal duca Giorgio il Ricco a Ingolstadt per i candidati al sacerdozio provenienti da tutta la Baviera.
Questa Istituzione, insieme con l'Università di Ingolstadt, si trasferì dapprima a Landshut, poi a München. Con la creazione dei Seminari diocesani, la sua funzione divenne quella di ospitare i teologi che intendevano studiare teologia in Università. Con altri due studenti, Joseph decise di indirizzare al Vescovo la richiesta di proseguire gli studi a München. Studiando in Università, sperava di poter penetrare ancor più in profondità nel dibattito culturale del tempo e di potersi un giorno dedicare completamente alla teologia scientifica.

Nel Castello di Fürstenried

Gli studenti arrivarono a München alla fine di agosto per gli esercizi spirituali che precedevano l'Anno accademico, il 1° settembre. Molti degli edifici universitari erano solo macerie. La Facoltà teologica aveva trovato una sistemazione provvisoria nell'ex residenza di caccia di Fürstenried, a Sud di Monaco. Dopo la fine della monarchia l'Arcidiocesi di München era entrata in possesso di quel castello e lo aveva adibito a casa di esercizi. Nella situazione di bisogno degli anni Venti vi erano stati aggiunti due modesti edifici, in cui venne ospitato un Seminario per vocazioni adulte. In questi due edifici vennero provvisoriamente sistemati tanto la Facoltà teologica che il Georgianum. La mancanza di spazio era cronica. Di straordinario, invece, c'era il fatto che avevano a disposizione il parco del castello. C'erano studenti da tutta la Germania, soprattutto dal Nord.
C'era in Joseph una fortissima aspettativa nei confronti dei corsi tenuti dai grandi professori di Università. Il luogo, poi, in cui essi si tenevano era molto particolare: la serra del giardino del castello. Va anche ricordato che la Facoltà teologica di München era stata soppressa dai nazisti nel 1938, perché il Cardinal Faulhaber aveva negato il suo assenso a un professore, che era noto come sostenitore di Hitler e che quei governanti avevano chiamato a ricoprire la cattedra di diritto canonico. Il comunicato del Ministero nazionalsocialista dichiarò in tale occasione che di fronte a tale intromissione, che nulla aveva a che fare con la scienza, la libertà della ricerca scientifica non era più garantita; in tali circostanze - continuava il comunicato - la Facoltà teologica di Monaco non aveva più ragione di continuare a esistere. Dopo la guerra si dovette quindi provvedere a rifondare del tutto la Facoltà. A questo scopo, venne coinvolto il corpo docente di due Facoltà - Breslavia (in Slesia) e Braunsberg (nella Prussia Orientale) - che avevano cessato di esistere dopo l'occupazione polacca delle regioni a Est della linea dell'Oder-Neisse e l'espulsione della popolazione tedesca. Da Breslavia venivano i professori di Antico e Nuovo Testamento (Stummer e Maier) e quello di storia della Chiesa (Seppelt); da Braunsberg venivano Egenter, un sacerdote di Passau, docente di teologia morale, e Gottlieb Söhngen, professore di teologia fondamentale, che, in quanto originario di Köln, incarnava nel modo più felice il tipico temperamento renano.
Da Münster veniva poi Michael Schmaus, un sacerdote della diocesi di München, che era divenuto famoso ben al di là dei confini della Germania grazie alla novità del suo manuale di dogmatica. Da Münster Schmaus aveva portato altri due bravi docenti: Josef Pascher, professore di teologia pastorale, che prima della guerra aveva già lavorato per un breve periodo presso la Facoltà di München, e un giovane professore di diritto canonico, Klaus Mörsdorf. Pascher, come direttore del Georgianum, era responsabile della formazione umana e sacerdotale e interpretava questo incarico secondo lo spirito della liturgia e riuscì così a dare una profonda impronta al cammino spirituale dei seminaristi. Proprio le diverse origini accademiche dei docenti contribuirono ad allargare gli orizzonti culturali della Facoltà, conferendole una ricchezza interiore che attirava studenti da tutta la Germania.
Indiscutibilmente la persona più in vista della Facoltà era Friedrich Wilhelm Maier, professore di esegesi del Nuovo Testamento, mentre il docente di Antico Testamento, Friedrich Stummer, era un uomo silenzioso e riservato, la cui forza stava nella serietà del suo lavoro storico e filologico, mentre solo con molta cautela arrivava ad accennare a delle linee teologiche.
Per i giovani studenti di teologia divenne presto chiaro che il gruppo di Breslavia non si distingueva solo per l'età dai professori arrivati da Münster e Braunsberg (i professori di Breslavia avevano tutti più di sessant'anni), ma era anche espressione di un'altra epoca teologica. "I due esegeti e (sia pure in maniera meno evidente) il professore di storia della Chiesa erano espressione, in senso buono, dell'età liberale. Invece, i tre di Münster, ma anche i due professori di Braunsberg, erano profondamente segnati dalla svolta teologica, che aveva avuto luogo dopo la prima guerra mondiale, insieme con un cambiamento generale della cultura" si legge nell'"autobiografia".
"La Prima Guerra Mondiale - sono le parole del Papa - con il suo esercito di milioni di morti, con tutti gli orrori che la tecnica, come strumento di guerra, aveva reso possibile, era stata sperimentata come il crollo del dogma progressista liberale e, quindi, anche della stessa concezione liberale del mondo. Proprio con l'aiuto delle moderne conquiste tecniche e scientifiche si era arrivati a una distruzione dell'uomo e della sua dignità, che prima non era per nulla possibile. Sotto lo choc di questa esperienza si tornava a guardare a quel che prima si era ritenuto ormai superato: la Chiesa, la liturgia, il sacramento, e ciò non avveniva solo in ambito cattolico, ma anche nel mondo protestante. La Lettera ai Romani di Karl Barth si pose come una sfida al liberalismo e come testo programmatico di una nuova teologia, consapevolmente "ecclesiale". Non a caso Karl Barth aveva voluto che la sua grande opera dogmatica venisse pubblicata con il titolo di Dogmatica ecclesiale. Il movimento di rinnovamento liturgico, che si andava allora formando, era anche portatore di una nuova concezione della liturgia. Nel segno di questa nuova consapevolezza si giunse anche a un avvicinamento tra le confessioni cristiane, a una sofferta e appassionata ricerca dell'Una Sancta. Schmaus aveva scritto la sua dogmatica proprio a partire da questo spirito. Egenter, nel campo della teologia morale, insieme con altri - tra cui soprattutto Fritz Tillmann e Theodor Steinbüchel - rappresentava la tendenza alla ricerca di una nuova fisionomia della teologia morale. Essi volevano prendere le distanze dalla casistica e superare il dominio del concetto di natura, per ripensare la morale interamente a partire dall'idea della sequela di Cristo".
Accanto agli esegeti, furono importanti per Joseph le figure di Söhngen e Pascher. "Inizialmente - ricorda - Söhngen voleva dedicarsi interamente alla filosofia e aveva cominciato la sua strada con una dissertazione su Kant. Apparteneva a quella dinamica corrente tomista che dell'Aquinate aveva fatto propri la passione per la verità e la risolutezza della domanda sul fondamento e il fine di tutto il reale, ma che si sforzava consapevolmente di far questo nell'ambito del dibattito filosofico contemporaneo. Con la sua fenomenologia Husserl aveva riaperto alla metafisica una breccia, che ora veniva ulteriormente allargata da altri, anche se con modalità completamente differenti. Heidegger si interrogava sull'essere, Scheler sui valori, Nikolai Hartmann cercava di sviluppare una metafisica in senso rigorosamente aristotelico. Per una serie di circostanze esteriori, Söhngen si era poi rivolto alla teologia. Lui, che era nato da un matrimonio misto e che, proprio per la sua origine, era particolarmente sensibile alla questione ecumenica, intervenne nella disputa con Karl Barth ed Emil Brunner all'epoca a Zurigo. Ma si occupò anche, con grande competenza, della teologia dei misteri, iniziata dal benedettino di Maria Laach, Odo Casei. Questa teologia era nata direttamente dal movimento liturgico, ma riproponeva con nuovo vigore la questione fondamentale del rapporto tra razionalità e mistero, del luogo che nel cristianesimo spetta al pensiero platonico e alla filosofia e, in maniera ancor più radicale, la questione di che cosa sia specificamente cristiano. Ma ciò che più caratterizzava il metodo di Söhngen era che egli pensava sempre a partire dalle fonti stesse; a cominciare da Aristotele e Platone, passando per Clemente di Alessandria e Agostino, fino ad Anselmo, Bonaventura e Tommaso, Lutero e la scuola teologica di Tubinga del secolo scorso; anche Pascal e Newman erano tra i suoi autori preferiti. Ciò che in lui soprattutto mi colpiva, era che non si accontentava mai di una sorta di positivismo teologico, come talvolta capitava di avvertire in altre discipline, ma poneva con grande serietà la questione della verità e, quindi, anche la questione dell'attualità di quanto è creduto".
Pascher, il teologo della pastorale, che era anche il direttore del Georgianum, sapeva spesso arrivare al cuore dei seminaristi con le sue vivissime conferenze spirituali, in cui si rivolgeva a ai giovani studenti in modo molto personale, grazie alla sua ricca esperienza spirituale, e senza schemi precostituiti. Nel suo sistema educativo tutto si fondava sulla celebrazione quotidiana della Santa Messa, di cui ci presentò il senso e la struttura in un grande corso tenuto nell'estate del 1948, i cui contenuti erano già stati pubblicati nel 1947 in un libro intitolato Eucaristia.
"Fino ad allora il mio atteggiamento nei confronti del movimento liturgico era stato contrassegnato da qualche riserva - si legge nell'"autobiografia" -. In molti dei suoi rappresentanti mi pareva di cogliere un razionalismo e uno storicismo unilaterali, un atteggiamento troppo mirato alla forma e all'originarietà storica, ma che lasciava trasparire una strana freddezza nei confronti dei valori del sentimento, che la Chiesa ci faceva invece sperimentare come il luogo in cui l'anima si sente a casa propria. Certo, lo Schott mi era molto caro, anzi, insostituibile. L'accesso alla liturgia e alla sua autentica celebrazione, a cui esso aveva spianato la strada, era per me il contributo indiscutibilmente positivo del movimento liturgico. Ma mi disturbava una certa ristrettezza di molti dei suoi sostenitori, che volevano far valere solo una forma".

Un tempo pieno di speranze e di attese

"Grazie alle lezioni di Pascher e alla solennità con la quale ci insegnava a celebrare la liturgia - prosegue -, secondo il suo spirito più profondo, anch'io divenni, un sostenitore del movimento liturgico. Come avevo imparato a comprendere il Nuovo Testamento quale anima di tutta la teologia, così capii che la liturgia ne era il fondamento vitale, senza di cui essa finisce per inaridirsi. Per questo, all'inizio del Concilio considerai lo schema preparatorio della costituzione sulla liturgia, che accoglieva tutte le conquiste essenziali del movimento liturgico, come un grandioso punto di partenza per quella adunanza ecclesiale, consigliando in tal senso il Cardinal Frings. Non potevo prevedere che in seguito gli aspetti negativi del movimento liturgico si sarebbero ripresentati con maggior forza, con il serio rischio di portare addirittura all'autodistruzione della liturgia".
"Quando ripenso agli anni intensi in cui studiavo teologia, posso solo meravigliarmi di tutto quello che oggi si sostiene a proposito della cosiddetta Chiesa "preconciliare" - ha scritto -. Tutti noi vivevamo nella percezione della rinascita, avvertita già negli anni Venti, di una teologia capace di porre domande con rinnovato coraggio e di una spiritualità che si sbarazzava di ciò che era ormai invecchiato e superato, per farci rivivere in modo nuovo la gioia della redenzione. Il dogma non era sentito come un vincolo esteriore, ma come la sorgente vitale, che rendeva possibili nuove conoscenze. La Chiesa per noi era viva soprattutto nella liturgia e nella grande ricchezza della tradizione teologica".
Nell'estate del 1949 un'ala del Georgianum nella Ludwigstrasse di München fu resa sufficientemente abitabile. Ma gli anni di Fürstenried restano nella memoria di Joseph Ratzinger come un tempo di grandi novità, pieno di speranza e di fiduciosa attesa, ma anche come un tempo di grandi e sofferte decisioni.

* Riproduzione su Korazym.org per gentile concessione de L’Osservatore Romano.

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ratzi.lella
00lunedì 4 settembre 2006 18:22
la famiglia ratzinger
Un paese che aspetta. La Baviera si prepara al viaggio del papa
di Franco Bucarelli



Nella foto: mons. Georg Ratzinger, intervistato da Franco Bucarelli nella sua casa a Regensburg, in attesa della visita del suo fratello, papa Benedetto XVI.

Alla vigilia del viaggio di Benedetto XVI in Baviera, vi proponiamo un articolo di Franco Bucarelli sui preparativi, scritto per i lettori di Korazym.org.



MONACO - Tutto pronto, tutto organizzato con una meticolosità tipicamente bavarese. I cori hanno provato per settimane intere, tutte le sere, e nelle chiese dove si svolgeranno le cerimonie del papa i posti sono stati tutti già assegnati.


Il cane poliziotto Woodstock alla ricerca di tracce di esplosivi vicino a un tombino nella Marienplatz di München, sotto la Colonna di Maria (a sinistra). Il tombino viene sigillato da un operaio per motivi di sicurezza (a destra), in previsione della visita di papa Benedetto XVI al centro della Città di München (Foto di Alexandra Beier - Reuters). Nella foto grande sopra, la preparazione meticolosa per il posizionamento delle transenne lungo le strade dove passerà il Santo Padre a Regensburg (Foto di Franco Bucarelli - Korazym.org).

Le bande musicali militari hanno scelto un repertorio adeguato alla visita dell’illustre ospite e la polizia tedesca ha preso le necessarie misure di sicurezza, lungo tutto il tragitto che il papa percorrerà da un angolo all’altro della Baviera.


Le impalcature alla casa natale di Benedetto XVI a Marktl am Inn

A Marktl am Inn, sulla facciata del palazzo dove è nato Benedetto XVI, i muratori stanno rimuovendo le impalcature, dopo aver tinteggiato l’edificio, che ora non è più proprietà privata, ma è stato recentemente acquistato dalle tre diocesi bavaresi, quella di München und Freising, Regensburg e Passau. Pare che lo abbiano pagato due milioni di euro, ma tutti i fedeli della regione hanno dato il loro contributo affinché la casa natale del papa possa finalmente diventare un centro di spiritualità per i numerosi pellegrini che continuano ad affluire a Marktl.



Il sindaco mi spiega che subito dopo l’elezione di Benedetto XVI ne sono arrivati circa 3mila, ma che nel giro di un anno le presenze hanno superato quota 180mila: per un paesino di 2700 anime è stato un grosso problema. "Lo abbiamo però risolto - aggiunge il borgomastro Hubert - perché abbiamo costruito nuove strutture ricettive, un grande centro di informazioni turistiche, migliorati tutti i servizi per coloro che verranno sempre più numerosi. È stato naturalmente un grosso sforzo finanziario, ma per il papa siamo pronti a qualunque sacrificio".



La fornaia Roswitha Leukert posizione dolci e pane a forma di mitra (ma anche della casa natale del papa) in vetrina del suo negozio a Marktl am Inn, 30 agosto 2006 (Foto di Michaela Rehle - Reuters).

Nei negozi di Marktl, intanto, fanno bella mostra la birra, il miele, il pane e centinaia di souvenir dedicati tutti a Benedetto XVI, con la sua immagine pontificale, orgoglio di questa popolazione laboriosa.


L’attesa alla visita del papa ad Altötting (Foto di Michaela Rehle - Reuters).

Ma il cuore della Baviera cattolica è la città di Altötting, gemellata con la nostra Loreto, dove i preparativi per la visita sono straordinari.


Monsignor Günter Mandl, rettore della Basilica di Altötting
(Foto di Franco Bucarelli - Korazym.org).



Monsignor Günter Mandl, rettore della Basilica che conserva la famosa Madonna Nera, meta di pellegrinaggi da tutta Europa, assicura che sarà un’accoglienza perfetta. "Ci siamo soprattutto preparati spiritualmente - dice - con una serie di conferenze serali e gruppi di preghiera, che spontaneamente hanno voluto dimostrare non solo il loro attaccamento al nostro papa, ma anche come in questa regione rimanga profondo il senso della fede, in un continente che sembra sempre più staccarsi dai valori cristiani". "Noi abbiamo seguito attentamente tutta l’ascesa di Joseph Ratzinger - aggiunge mons. Mandl - prima vescovo, poi cardinale ed infine pontefice di tutti i cattolici, ma ci sia consentita una nota di giustificato orgoglio, perché questo papa è bavarese, è uno di noi, rimasto uomo semplice, molto legato alle sue radici".


La casa dove abita a Regensburg mons. Georg Ratzinger, che riceverà qui la visita del suo fratello Benedetto XVI il 13 settembre prossimo(Foto di Franco Bucarelli - Korazym.org).

Tra i più entusiasti per l’arrivo del papa, il fratello, mons. Georg Ratzinger, che ho avuto modo di intervistare in esclusiva, nella sua casa di Regensburg, per Oggi Duemila, il programma di Filippo Inastasi e Paolo Cremonesi, in onda ogni domenica mattina su Radio Uno Rai. L’anziano prelato abita in una viuzza dietro la cattedrale della città bavarese, in compagnia di Frau Agnes, la fedele governante che da molti decenni lo assiste, specie da quando monsignor Georg ha problemi con la vista.


Franco Bucarelli intervista mons. Georg Ratzinger

Parliamo un po’ di tutto, della mia Napoli che egli ricorda con tanta emozione, perché durante l’ultimo conflitto fu proprio all’ombra del Vesuvio che monsignor Georg fu portato prigioniero degli americani e vi rimase quasi un anno. Dei napoletani conserva un bellissimo ricordo. Abbiamo parlato poi della favolosa isola di Ischia, che il prelato vorrebbe rivedere, ma al mio invito risponde: "Grazie, ma sarei addolorato di non poter ammirare bene quelle bellezze naturali".



Mons. Georg aspetta con ansia la visita di Benedetto XVI: ha dato ordine ai muratori di sistemare per bene la casetta di Pentling, dove i due fratelli hanno trascorso molti anni insieme. E dove si rivedranno per ricordare in una rigorosa privacy i tempi più belli della loro giovinezza. È un edificio bianco, nascosto tra gli alberi, ad un solo piano, con un grande salone interno e un piccolo giardino, pieno di fiori. La casa dista soltanto pochi chilometri da Regensburg.


Il materiale di costruzione davanti alla casa di Joseph Ratzinger a Pentling

"Qui c’è una grandissima aspettativa per il suo arrivo - spiega - sull’onda di una profondissima stima che la nostra gente ha sempre nutrito per Joseph Ratzinger, sin da quando era professore di teologia. Credo che anche per lui sarà una grande emozione, nel vedere le chiese gremite per la sua presenza, specialmente il duomo di Regensburg". Mons. Georg, a questo punto, ha un lampo di giustificata commozione negli occhi, perché per molti anni è stato direttore e maestro del famoso coro delle voci bianche di Regensburg, straordinariamente felici di cantare, stavolta, per il loro papa.



Il fratello del papa: ''Non do più consigli a Joseph''
di Simona Santi



Anche se è il fratello maggiore del papa, l'ottantadueenne monsignor Georg Ratzinger afferma di non dare "consigli al fratello papa".

Anche se è il fratello maggiore del papa, monsignor Georg Ratzinger afferma di non dare "consigli al fratello papa". "Non posso più dargli consigli, perchè non conosco le circostanze collegate", sottolinea in una intervista a Irene Preisinger dell'agenzie stampa statunitense AP. "E consigli superficiali - aggiunge mons. Georg Ratzinger - sono spesso cattivi suggerimenti. Per questo preferisco non darli proprio".


A sinistra, una foto di famiglia dell’anno 1938: (da sinistra) i fratelli Joseph und Georg Ratzinger, la mamma Maria, la sorella Maria e il papa Joseph; a destra i tre fratelli Ratzinger, in una foto scattata ad Aschau am Inn, con il loro primo camera, comprata dalla famiglia per 1,50 Reichsmark (Riproduzione di Maria Baumann).


I fratelli Ratinger, Maria, Joseph e Georg.

A proposito della visita di Benedetto XVI in Baviera dal 9 al 14 settembre, il fratello osserva che capisce i numerosi impegni del pontefice e il poco tempo che avrà a disposizione per stare con lui. Un giorno del viaggio apostolico in Baviera, infatti, sarà riservato alla visita al fratello, nella casa di mons. Georg a Regensburg e nella casa del papa a Pentling, e alla tomba dei genitori a Ziegetzdorf-Pentling, Maria e Josef e della sorella, Maria.


La tomba dei genitori e della sorella di Benedetto XVI.

"Potremo stare insieme solo una mezza giornata", afferma Georg Ratzinger, 82 anni - di 4 più grande del fratello papa. "Che sia poco o tanto, questo è il tempo che potrò stare con mio fratello. Speravo di poterci stare di più - prosegue - ma un viaggio papale comprende tante cose: incontrare i fedeli, celebrare messe..". In ogni caso, monsignor Georg può dirsi soddisfatto per aver trascorso un mese insieme al fratello nella residenza estiva di Castel Gandolfo. Joseph Ratzinger e il fratello Georg sono stati ordinati nello stesso giorno, nel 1951. Mentre Joseph è diventato professore di teologia, cardinale di Monaco, poi prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede e infine Papa, il fratello Georg ha proseguito la sua passione per la musica, divenendo direttore del coro delle voci bianche della Cattedrale di Ratisbona.

Alla domanda se il papa, che ha lasciato la Baviera nel 1981 per diventare il custode della fede in Vaticano, Georg Ratzinger ha risposto: "In realtà c'è poco opportunità, perché è sempre occupato e i suoi pensieri sono pieni dei compiti che deve svolgere".

(da www.korazym.org/default.asp)
euge65
00lunedì 4 settembre 2006 19:22
un'articolo di Antonio Socci
04 settembre
BENEDETTO XVI CORREGGE UNA CERTA DERIVA MORALISTICO-INQUISITORIALE DI QUESTI ANNI
E se la smettessimo di parlare solo di ovuli, spermatozoi, omosessualità e annunciassimo che Dio si è fatto uomo ed è venuto ad abitare fra noi ?

Basta parlare (e straparlare) di sesso. Vorrei dirlo anche alla pur brava Lucetta Scaraffia che ieri sul “Corriere della sera” ha firmato una paginata sui cattolici e gli embrioni orfani (come se gli “embrioni congelati” fossero di per sé un problema attinente al cattolicesimo). Forse non ce ne siamo accorti, ma Benedetto XVI sta dando una virata decisa alla Chiesa. Non solo, per esempio, tornando alla libertà di pregare secondo l’antica Messa tradizionale. Ma anche al mondo ecclesiastico, per fermare un micidiale meccanismo mediatico dove sembra che la Chiesa non faccia altro che occuparsi, maniacalmente, di ovuli, coiti, inseminazioni, omosessualità, aborti, metodi Billings (o thrilling), profilattici, sperma, embrioni. Quasi fosse Il Foglio o il Partito radicale.

Durante l’importante intervista che il Papa ha rilasciato alla televisione tedesca e alla Radio vaticana, il giornalista ha notato che all’ “Incontro mondiale delle famiglie” di Valencia, il Pontefice “non ha mai pronunciato la parola ‘matrimoni omosessuali’, non ha mai parlato di aborto, né di contraccezione. Osservatori attenti” ha aggiunto l’intervistatore “si sono detti: interessante! Evidentemente la sua intenzione è di annunciare la fede e non di girare il mondo come ‘apostolo della morale’. Può dirci il Suo commento?” Il Papa ha risposto che aveva un tempo limitato a disposizione e “se uno ha così poco tempo, non può subito cominciare con il dire ‘No’. Bisogna sapere prima che cosa veramente vogliamo… il cristianesimo, il cattolicesimo, non è un cumulo di proibizioni, ma una opzione positiva. Ed è molto importante che lo si veda nuovamente, poiché questa consapevolezza oggi è quasi completamente scomparsa”. Il Papa sembra preoccupato di liberare la Chiesa dall’immagine torva del censore che i media gli hanno cucito addosso, spesso con la collaborazione clericale (“si è sentito dire tanto su ciò che non è permesso”) e far capire che essa è un annuncio di liberazione, di felicità. Ed esiste solo per la felicità.

Alla vigilia di Valencia aveva fatto scalpore un documento del “Pontificio consiglio per la famiglia” del cardinale Lopez Trujillo, così duro e pesante da arrivare ad attaccare perfino le famiglie che fanno “solo” due figli. Questo documento – uscito senza che il Papa lo conoscesse e amplificato dai media – aveva provocato disappunto e imbarazzo in Vaticano, tanto che non fu presentato con una conferenza stampa, non uscì sull’Osservatore romano e non fu inserito fra i documenti preparatori di Valencia.

Adesso l’intervista del Papa fa capire il suo desiderio di liberare la Chiesa da questa immagine inquisitoriale e moralistica. Anche alla giornata dei giovani a Colonia era stato notato che il Papa non si era occupato di temi di morale sessuale, ma aveva toccato quei cuori giovani facendoli innamorare della bellezza di Cristo, arrivando a commuoverli con le pagine più alte di un mistico come San Bernardo, il quale – commentando il Cantico dei Cantici e il bacio dei due innamorati, come simbolo dell’amore di Dio per l’essere umano – spiegave la parola “adorare” come uno stare “bocca a bocca”. San Bernardo insegnava che a purificare l’amore umano non è certo la Legge dei divieti, ma “l’ardore” (l’Amore infinito).

Sia chiaro, non è che il Papa abbia cambiato il giudizio della Chiesa su aborto, fecondazione artificiale, omosessualità e cose del genere. Su cui tutti concordiamo. Nel suo piccolo pure chi scrive queste righe ha dedicato ben due libri – in un anno e mezzo – alla guerra contro la vita piccola e indifesa. Il disfacimento nichilista del nostro tempo rende necessario che la Chiesa alzi la sua voce in difesa dell’uomo e dei diritti dei più deboli, proprio per compassione verso un’umanità smarrita e ottenebrata. Il Papa l’ha fatto e lo farà anche in futuro. Tuttavia sa che non c’è ricostruzione morale di una società senza la forza di Cristo e della sua grazia. Allora vuole che la Chiesa non stia lì ogni giorno a lamentare la bruttezza dei tempi e ad accusare, ma prima di tutto faccia conoscere e amare Cristo.

Anche duemila anni fa c’era l’orrore: lo schiavismo, l’arbitrio totale dei potenti sui deboli, infanticidi, depravazioni mostruose, massacri, stupri. Ma il cristianesimo è entrato nel mondo come “la bella notizia” (Dio è uno fra noi), non come una lamentela. Sembra di poter leggere questo inizio di pontificato di Benedetto XVI con una pagina di Péguy: “C’era la cattiveria dei tempi anche sotto i Romani. Ma Gesù venne. Non perse i suoi anni a gemere ed interpellare la cattiveria dei tempi. Egli tagliò corto. In un modo molto semplice. Facendo il cristianesimo. Egli non si mise a incriminare, ad accusare qualcuno. Eglì salvò. Non incriminò il mondo. Egli salvò il mondo”.

Come? Portando se stesso. E’ Lui l’unica salvezza. Don Giussani anni fa – a proposito del pontificato di Giovanni Paolo II – diceva che il suo centro, entusiasmante, fu la prima enciclica, la Redemtor hominis, il suo potente annuncio di Cristo, “ma altre associazioni cattoliche” aggiungeva il sacerdote milanese “sono rimaste più colpite dai documenti sull’aborto, sull’inseminazione artificiale, sul divorzio che non dall’enciclica su Cristo redentore dell’uomo”.

Eppure senza Cristo tutto rischia di diventare ideologia moralistica, progressista o conservatrice, ma sempre ideologia. Se si pende a sinistra si tende a privilegiare il comandamento “non rubare” e a trasformare la Chiesa in un’agenzia di morale sociale e civile, fino a considerare “furto” la stessa proprietà, fino cioè all’ideologia della teologia della liberazione. Fu il cardinale Ratzinger – da prefetto dell’ex S:Uffizio – a chiarire questo colossale errore.

Oggi, da Papa, sembra richiamarci dolcemente a Cristo anche per evitare l’altro rischio ideologico, quello – per così dire – conservatore. Può esserci infatti anche un “fondamentalismo cristiano”. Lo vediamo nella sua veste politica francamente controproducente. Ma a volte rischia di essere dannoso pure alla battaglia per la vita che pretende di servire. Proprio di recente Carlo Casini, vero difensore della vita, mi diceva che in Europa capita che siano bocciate delle proposte giuste per colpa del massimalismo di certi integralisti cattolici (che finiscono per essere alleati dei “progressisti”).

Vorrei sbagliarmi, ma mi è parso di scorgere l’ombra dell’ideologia anche nel dibattiuto fra cattolici sul destino degli embrioni congelati che ieri è stato illustrato sul Corriere. La Scaraffia ha descritto due posizioni. Da una parte il Comitato di bioetica che – riprendendo un’antica proposta del Movimento per la vita, su impulso del presidente D’Agostino - ha prospettato “l’adozione per la nascita degli embrioni crioconservati ‘residuali’ da parte preferibilmente di coppie sterili”.

Dall’altra il direttore del Centro di bioetica della Cattolica, Adriano Pessina il quale considera discutibile quella proposta e sarebbe per “staccare la spina” e accettare la morte degli embrioni, perché la loro adozione romperebbe quel “processo unitario” che è la procreazione umana. Come se l’adozione di bimbi già nati non fosse già una cosa analoga. So bene che sono materie complesse e che è rischioso semplificarle, ma – a occhio – mi pare che rinunciare a salvare delle vite indifese perché la propria antropologia ha un’altra idea della famiglia, sia mera ideologia. Fondamentalista e nefasta. Che apre la strada a chi chiede la trasformazione di quegli embrioni in cavie da esperimento.


Antonio Socci

(C) “Libero”, 1 settembre 2006





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Ratzigirl
00martedì 5 settembre 2006 00:28
New:!!!! Intervista al nipote del Papa
L'intervista fu fatta pochi giorni la sua elezione [NdR]

«Fino ad ora l'ho chiamato Joseph, ma ora non potrò che abituarmi a chiamarlo Santità... Sono sicuro che sarà un buon Papa e che farà tante cose buone per noi preti». Parla Alois Messerer, il sacerdote sessantenne che oltre ad essere il parroco di Sinbach am Inn, una cittadina a dieci chilometri da Marktl, il paese natale di Benedetto XVI, del papa è anche il pronipote: suo nonno era il fratello del padre del Cardinal Ratzinger. Una parentela, quella tra il Papa e don Alois, cementata da una frequentazione piuttosto assidua che inizia nel 1975, quando Benedetto XVI «era un giovane professore a Bonn e poi a Tubinga. »Ci siamo sempre sentiti abbastanza spesso per telefono, l'ultima volta proprio sabato scorso, quando l'ho chiamato per fargli auguri per il suo compleanno. Ma l'estate scorso è stato nella casa dei miei genitori a Schwanenkirchen e lo scorso 19 dicembre, sempre lì, ha battezzato il mio ultimo nipotino. Ci siamo sempre tenuti in contatto e spero che sarà così anche in futuro. Insomma - aggiunge sorridendo questo sacerdote che porta una cravatta al collo invece del colletto da prete, considerato a Sinbach come abbastanza progressista - spero di venire spesso a Roma«. Per incontrare questo zio Papa che i media definiscono »freddo e distaccato« ma che per don Alois »è normalmente gentile, affettuoso, legato alla famiglia ed agli amici e disponibilissimo al dialogo. Ogni volta che mi chiama - prosegue, mentre mostra al cronista una foto che lo ritrae nel giorno della sua ordinazione sacerdotale tra gli altri due sacerdoti della famiglia: il Papa, per l' appunto, e suo fratello Georg - mi domanda come vanno le cose in parrocchia. Insomma, è umano e positivo. E del resto, avete visto quel sorriso che aveva quando si è mostrato per la prima volta dopo il Conclave dalla Loggia delle Benedizioni in San Pietro?«. Don Alois ha tanto da fare: c'è da organizzare la partenza per Roma, prevista per sabato con una delegazione del paese. Ma non riesce a smettere di parlare dello zio Papa. »Non voleva diventare Papa - dice - perchè si sentiva troppo anziano e perchè ha avuto qualche problemino al cuore. Ma in Conclave i cardinali non hanno sentito ragioni e lo hanno convinto ad accettare. Si vede che lo Spirito Santo lo ha aiutato a vincere le sue paure. E lo spirito Santo lo aiuterà e lo sosterrà, speriamo per tanti, tanti anni«. Per consentirgli di fare »quelle riforme di cui la Chiesa ha bisogno e che con la sua intelligenza acutissima Benedetto XVI porterà a termine«.
Ratzigirl
00martedì 5 settembre 2006 00:42
Intervista a Hans Tietmeyer
«Con Ratzinger la Germania riscopre che credere è gioia»

di Pierangelo Giovanetti



«Grazie a questo Papa, i tedeschi stanno imparando di nuovo che credere è bello, che la fede riempie la vita, che la Chiesa è gioia e non una serie di divieti e di prescrizioni morali poste sulle spalle dei credenti come un peso da portare. Il richiamo alla bellezza della verità rende estremamente moderno il messaggio di Benedetto XVI, di grande impatto anche sui giovani. Per questo l’attesa per la sua visita di settembre è molto forte, non solo in Baviera, sua terra natale, ma in tutto il Paese».

Il banchiere ed economista Hans Tietmeyer, uno dei padri della nuova Europa, presidente della Bundesbank dal 1993 al 1999 fino all’avvento dell’euro, ha ascoltato con grande attenzione l’altra sera la lunga intervista rilasciata da Papa Ratzinger alle televisioni tedesche. «Mi ha molto colpito questo aspetto del bello, del mettere in luce ciò che è positivo del cristianesimo», esclama. «Purtroppo nella società attuale, anche da noi in Germania, si tende a dipingere la fede come un impedimento, un freno a poter vivere in pienezza la vita. Si ripete sempre: la Chiesa dice no a questo, dice no a quello. E non si coglie invece la forza che credere in Dio dà, la gioia e consolazione che porta. La fede riempie di significato la nostra vita e il nostro agire. Anzi, aiuta a vincere i problemi di tutti i giorni e a lavorare per costruire un mondo migliore».

Professor Tietmayer, ad un anno e mezzo dalla sua elezione Papa Ratzinger torna in Germania per la seconda volta, dopo l’anno scorso a Colonia. Come stanno vivendo il Paese e la Chiesa tedesca questo momento?
C’è grande emozione, attesa, speranza. Lo si è visto nell’interesse con cui le televisioni tedesche hanno presentato l’intervista al Papa e le reazioni positive nell’opinione pubblica del Paese, non solo quella cattolica. In Germania si respira un’aria nuova. Certo, questo non vuol dire che i problemi si siano risolti come con un colpo di bacchetta magica. Ci vuole del tempo. Però c’è un clima diverso, e senza dubbio questo è merito di papa Ratzinger, della sua elezione al soglio pontificio, delle sue visite in patria, della forza delle sue parole. Già l’anno scorso a Colonia abbiamo visto quanto il suo arrivo sia stato una scossa salutare, che ha innescato una nuova marcia e cambiato il modo di sentire dei tedeschi verso la Chiesa e verso la fede. Ora il cammino continua, e la tappa bavarese ne imprimerà ulteriore energia. A Monaco e a Ratisbona si prevede l’arrivo di moltissima gente per le Messe celebrate dal Papa. E non è un qualcosa di usuale in Germania.

La Germania sembra aver messo da parte l’immagine dura e severa di Ratzinger «Panzerkardinal», come veniva chiamato fino a quindici mesi fa.
Quell’immagine, molto diffusa nell’opinione pubblica tedesca, dovuta al ruolo precedentemente svolto, è stata cancellata dai modi di fare e dalla soavità delle parole di Papa Benedetto. È come se il suo stile "dolce" di essere Papa avesse fatto scoprire ai tedeschi il vero Ratzinger. E subito ha fatto breccia. Anche le parole dette in televisione durante l’intervista hanno mostrato non un inquisitore che pronuncia sentenze e divieti, ma un padre buono che ha a cuore tutta l’umanità e ad essa rivolge parole di verità, pace, concordia, autentico amore.

Nell’intervista Benedetto XVI ha lanciato un forte richiamo alla pace. Pur ribadendo che non spetta al Papa un ruolo politico, non ha mancato nemmeno questa volta di rivolgersi ai potenti del mondo chiedendo di fermare la guerra e tutte le azioni ostili.
Anche se a volte possono sembrare le parole di uno che grida nel deserto, gli appelli del Papa (anche quelli per la pace) hanno una presa straordinaria sulla politica e sui capi di Stato. Ne ho avuto io la percezione durante gli anni del mio impegno pubblico. Certo non è un decisore politico, ma la sua autorità morale è sempre più alta e sentita, e si avverte che comprende l’intera umanità, non solo il mondo cattolico.

Papa Ratzinger ha voluto con forza questa visita in Baviera perché – dicono i suoi collaboratori – «ha nostalgia della sua patria». Che effetto fa sui tedeschi questo forte attaccamento del Santo Padre verso la terra natale?
Sicuramente ci riempie di gioia e di orgoglio. Però ci dobbiamo sempre ricordare che Ratzinger non è Papa dei tedeschi, ma è Papa di tutti, come lui stesso ha rimarcato. E anche nell’intervista dell’altra sera ha saputo con grande capacità rivolgere parole adeguate alla Germania e al mondo intero.

Ha notato il richiamo fatto circa il ruolo delle donne? Che cosa ne pensa?È la risposta più chiara a chi accusa la Chiesa di essere ostile alla componente femminile. Benedetto XVI l’ha detto: non si deve per forza essere sacerdoti per avere un ruolo di rilievo della Chiesa. Occorre individuare compiti e funzioni, anche di grande peso e responsabilità, in cui le donne possano ritrovarsi ad esprimere la propria ricchezza spirituale. Pensiamo all’americana Mary Ann Glendon, presidente dell’Accademia Pontificia delle Scienze sociali. Non è certo un prete, ma svolge nella Chiesa e nella società tutta un ruolo di primo piano.

Quanto sta influendo la presenza di un Papa tedesco nei rapporti con le comunità riformate e protestanti?
Benedetto XVI conosce molto bene il mondo protestante, e questo è di indubbio aiuto nella comprensione reciproca. L’aver perseguito la via del dialogo porterà i suoi effetti. Non ho dubbi. Ci vuole tempo però, le ferite della storia non si ricuciono in quattro e quattr’otto. L’importante è aver imboccato la strada giusta. E quella del dialogo e della cooperazione, anche nell’affrontare i problemi della società e nel dar loro risposta insieme, è quella giusta.

Professor Tietmayer, il vuoto spirituale in cui l’Europa sembra caduta lentamente porta a risvegliare le coscienze. Il Continente ritroverà le sue radici cristiane?
La società europea ha bisogno di riflettere con più forza sui propri valori cristiani e sui contenuti fondamentali del credere. L’annuncio evangelico va rivissuto e tradotto nella cultura e nella società di oggi, anche alla luce dell’esperienza e delle nuove conoscenze. Questo senza che il nocciolo della fede venga annacquato. Di questo ha bisogno non solo l’Europa, ma il mondo intero. Oggi il problema numero uno dell’Europa è trovare il proprio senso di marcia, il giusto orientamento per le nostre vite e il nostro agire. C’è il pericolo che la fede e i valori cristiani nella vita di tutti i giorni non siano sufficientemente apprezzati e considerati. Un rinnovamento della spiritualità potrebbe aiutare l’Europa e il mondo a risolvere meglio le molteplici sfide del presente e del futuro.
ratzi.lella
00martedì 5 settembre 2006 09:11
le aperture di papa benedetto...
SEMINARIO SU DARWIN, PAPA 'INTERESSATO' A SVILUPPI DELLA RICERCA
Benedetto XVI ha parlato a ex allievi anche di Medio Oriente

Roma, 4 set. (Apcom) - Il Papa e i suoi ex allievi, che hanno partecipato, l'uno e due settembre, ad un seminario a porte chiuse su 'creazione ed evoluzione' si sono dimostrati "grati ed interessati" agli aggiornamenti sugli ultimi sviluppi della ricerca in materia di biologia fornita dagli scenziati presenti. A renderlo noto è l'arcivescovo di Vienna, cardinale Christoph Schoenborn. A quanto riferito Benedetto XVI, peraltro, ha aggiornato i suoi ex studenti anche delle sue attività, in particolare, della preoccupazione per la pace in Medio Oriente.

Da anni, d'estate, il 'professor' Ratzinger raccoglie intorno a sé gli allievi dell'epoca in cui insegnava teologia. Si scambiano idee, si aggiornano sugli studi e le reciproche attività e partecipano ad un seminario estivo su un tema prescelto. La consuetudine non si è interrotta con l'ascesa di Ratzinger al soglio pontificio. Già l'anno scorso lo 'Schuelkreis' si riunì attorno al Papa nel 'buen retiro' di Castel Gandolfo, sui colli Albani, per discutere di islam e cristianesimo, raffrontati da un punto di vista teologico. Quest'anno, di nuovo a Castel Gandolfo, gli ex allievi di Ratzinger hanno affrontato il tema delle teorie che, da Charles Darwin in poi, hanno più volte creato attriti tra uomini di fede e di scienza.

Da ultimo, anche lo stesso Schoenborn ha scritto un articolo, pubblicato l'anno scorso dal 'New York Times', che aveva sollevato le critiche di rappresentanti del mondo scientifico ma anche di esponenti di Chiesa. In agosto, il porporato è tornato sull'argomento anche al meeting di Comunione e liberazione, a Rimini. L'atmosfera delle discussioni del 'seminario' di Castel Gandolfo, ad ogni modo, è stato "molto buono ed aperto", ha riferito il cardinale Schoenbron all'agenzia stampa di lingua tedesca Katholischer Nachrichtendienst. Oltre ai membri tradizionali del 'Ratzinger Schuelkreis' sono stati invitati il professore Peter Schuster, esperto di biologia molecolare evolutiva, direttore dell'Istituto di Chimica teorica all'università di Vienna e, proprio da settembre, presidente dell'Accademia austriaca delle scienze, il gesuita Paul Erbrich, docente emerito di filosofia della natura alla facoltà di studi filosofici di Monaco (gestita da gesuiti), e il filosofo Robert Spaemann.

Durante le discussioni, come spiega ai microfoni di 'Radio Vaticana' padre Stephan Horn, ex assistente di Ratzinger e coordinatore dello 'Schuelkreis', sembra essere emerso un dialogo fecondo e rispettoso. "Si può forse dire - afferma Horn - che si è visto, che la teologia della creazione e la teoria dell'evoluzione non sono contrapposte". Il 'seminario' di quest'anno, ad ogni modo, avrà una novità: i testi degli interventi verranno pubblicati per la prima volta, rompendo la segretezza che circondava gli incontri intorno a Benedetto XVI. La prima edizione è prevista per novembre prossimo. Ovviamente in tedesco.
ratzi.lella
00martedì 5 settembre 2006 09:18
grazie
mi è piaciuto molto l'intervento di socci soprattutto laddove elogia papa benedetto perche' sta riportando la chiesa a cristo e non ai problemi sociali [SM=g27811]
straordinaria poi l'intervista al nipote-cugino di benedetto!!! [SM=g27811] [SM=g27811]
ratzi.lella
00giovedì 7 settembre 2006 08:10
il papa in baviera
Le cerimonie e la liturgia. Il significato del viaggio del papa in Baviera
di Barbara Marino/ 07/09/2006



I luoghi del programma, le cerimonie, la preghiera: il significato del viaggio apostolico di Benedetto XVI nella sua terra natale, nel messale diffuso dall'ufficio delle celebrazioni liturgiche del sommo pontefice


Il significato del Viaggio Apostolico Il motto del Viaggio Apostolico: «Chi crede, non è mai solo»

Per la visita del Santo Padre Benedetto XVI in Baviera è stata scelta come motto una parola che egli, all’inizio del suo ministero, ha rivolto ripetutamente ai fedeli: « Chi crede, non è mai solo! ». Questa parola abbraccia l’intera comunità dei fedeli, la Chiesa. Essa significa che ogni singolo battezzato è stato accolto nella grande comunità dei fedeli e, insieme con loro, è Chiesa. Al contempo emerge il fondamento profondo di questa affermazione, cioè la comunione del singolo con Dio che accompagna ogni uomo nella vita e nella morte. Infine, questa parola accenna alla grande comunione dei santi, di cui tutti fanno parte mediante il battesimo; essa li pone in rapporto con i fedeli di tutti i tempi e di tutti i luoghi.


Le tappe del Viaggio Apostolico

Nel Viaggio Apostolico il Santo Padre Benedetto XVI si reca nelle tre Diocesi della Baviera del Sud in cui, prima della sua chiamata a Roma, egli ha vissuto e operato. Il rapporto personale del Papa con la Diocesi di Passau è dovuto al suo luogo di origine, Marktl am Inn, dove, già nel giorno della nascita, il 16 aprile 1927, egli fu battezzato nella chiesa parrocchiale di Sant’Oswald. Già intorno all’anno 300 c’erano in questa regione abitanti romani che confessavano la loro fede in Gesù Cristo, come è testimoniato dall’ex-capo di cancelleria Florian († 4 maggio 304), dal Vescovo itinerante Valentin, missionario nella Rezia (V secolo) e dal monaco san Severin († 8 gennaio 482) che, come uomo di stato e capo religioso, venne in aiuto agli abitanti romani incalzati dai germani.

La visita del Santo Padre nella Diocesi di Passau riguarda soprattutto il santuario mariano di Altötting, con cui Benedetto XVI fin dalla sua infanzia ha un rapporto particolare. Lo ha descritto una volta egli stesso: ‘‘Ho la fortuna di essere nato molto vicino ad Altötting. Così i pellegrinaggi insieme con i miei genitori e i miei fratelli fanno parte dei miei primi e più bei ricordi’’. Inscindibilmente collegato con Altötting è anche il nome del santo frate Konrad von Parzham († 18 aprile 1894).

Le successive tappe importanti nella vita di Papa Benedetto si sono svolte nell’Arcidiocesi di Monaco e Frisinga. Dopo gli anni del ginnasio e del liceo a Traunstein, Joseph Ratzinger entrò nel seminario maggiore di Frisinga per iniziare nell’Istituto superiore filosofico-teologico del luogo i suoi studi. Due anni dopo passò a Monaco nel Seminario Georgianum, continuando i suoi studi alla Facoltà di teologia cattolica dell’Università di Monaco. Nel duomo di Frisinga, il 29 giugno 1951, Joseph Ratzinger, insieme con 43 altri diaconi, fu ordinato sacerdote. Nel 1952 iniziò la sua attività d’insegnamento presso l’Istituto superiore di Frisinga e nel 1954 divenne docente di dogmatica e teologia fondamentale.

Verso l’anno 724, il Vescovo itinerante Korbinian, venendo da Arpajon presso Parigi, arrivò a Frisinga e si mise ad annunciare la fede cristiana nell’antica Baviera. Più o meno contemporaneamente operavano come messaggeri della fede in quella regione anche Emmeram († ca. 700), Rupert († ca. 720), Alto († ca. 760), Marinus ed Anianus († ca. metà del VIII sec.). Korbinian († ca. 730), le cui reliquie si venerano nella cripta del duomo di Frisinga, è ritenuto il padre spirituale dell’antica Diocesi di Frisinga e — a partire dal 1821 — dell’Arcidiocesi di Monaco e Frisinga. Tra i Vescovi del Medioevo eccelle il beato Otto di Frisinga († 22 settembre 1158). Apparteneva all’Ordine dei Cistercensi ed è ritenuto lo storiografo più grande dell’Alto Medioevo. Operò come pastore d’anime, promosse la cura pastorale del popolo e riformò l’iter formativo dei sacerdoti.

Il Viaggio Apostolico prevede la presenza del Santo Padre Benedetto XVI anche nella Diocesi di Ratisbona, dove dal 1969 fino al 1977 insegnò dogmatica e storia dei dogmi all’università. La testimonianza più antica della fede cristiana nella Diocesi di Ratisbona è costituita da una lapide eretta verso l’anno 400 in memoria di una certa Sarmannina. Furono i soldati e cittadini romani a portare il cristianesimo nel Nord attraverso le Alpi. I Vescovi itineranti Erhard ed Emmeram, provenienti dalla Francia, operarono come messaggeri della fede intorno all’anno 700 nella regione di quella che sarebbe stata la Diocesi di Ratisbona. Nell’anno 739, san Bonifacio eresse le Diocesi di Passau, Frisinga e Ratisbona, ponendole sotto la giurisdizione dell’Arcidiocesi di Salisburgo. Il primo Pastore di Ratisbona, il Vescovo-Abate Gaubald († 23 dicembre 761) fu ordinato da san Bonifacio. Nei periodi successivi, i Vescovi più importanti della Diocesi di Ratisbona furono i santi Wolfgang († 31 ottobre 994) ed Alberto Magno († 15 novembre 1280).

Nel suo Viaggio in Baviera il Santo Padre Benedetto XVI visita soprattutto la capitale bavarese, Monaco, luogo della sua attività come Arcivescovo. Come successore dei Cardinali Franziskus von Bettinger († 1917), Michael von Faulhaber († 1952), Joseph Wendel († 1960) e Julius Döpfner († 1976), egli fu ordinato Vescovo nel ‘‘Liebfrauendom’’ di Monaco il 28 maggio 1977. Un mese dopo, il 27 giugno 1977, Papa Paolo VI lo creò Cardinale. Con il crollo della vecchia Chiesa imperiale nel 1803, l’antica Diocesi di Frisinga cessò di esistere. Dopo la morte dell’ultimo Vescovo-Principe Joseph Konrad von Schroffenberg (1789-1803) la Diocesi rimase per 18 anni senza pastore. Nel 1821, la nuova Arcidiocesi di Monaco e Frisinga succedette all’antica Diocesi di Frisinga. La chiesa parrocchiale e collegiata di ‘‘Unserer Lieben Frau’’, la seconda in ordine di antichità tra le chiese parrocchiali di Monaco (consacrata nel 1494), divenne la cattedrale della nuova Arcidiocesi. Il duomo di Frisinga fu elevato a « con-cattedrale » il 25 gennaio 1983. Già fin dall’anno 1580 il ‘‘Liebfrauendom’’ custodisce le reliquie del Vescovo san Benno, che dal 1066 al 1106 guidò la Diocesi di Meißen e fu sepolto nel duomo di quella città. Il 31 maggio 1523 egli fu canonizzato dal Papa tedesco Adriano VI. Dopo la pubblicazione dello scritto di Martin Lutero ‘‘Wider den neuen Abgott und alten Teufel, der zu Meißen sollte erhoben werden’’ (« Contro il nuovo idolo e vecchio diavolo, che a Meißen dovrebbe essere esumato »), le reliquie di san Benno furono esumate solennemente il 16 giugno 1524. Quando la Riforma si era affermata a Meißen, il monumento funerario di san Benno fu distrutto nel 1539 e i frammenti furono gettati nel fiume Elba. Le reliquie del Santo, tuttavia, furono portate in salvo e infine, nell’anno 1576, consegnate al duca Albrecht V, che le conservò nella cappella di corte della sua residenza finché, il 16 giugno 1580, furono trasferite nella ‘‘Liebfrauenkirche’’. La venerazione di san Benno, patrono della città di Monaco, ha avuto un grande incremento nell’Arcidiocesi di Monaco e Frisinga quando, nel 1961, il Cardinale Julius Döpfner, proveniente da Berlino, assunse la guida dell’Arcidiocesi.

II. Il libro liturgico del Viaggio Apostolico

L’Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice, come è solito fare nei viaggi papali, in collaborazione con i responsabili del luogo per la liturgia, ha pubblicato questo libro liturgico per il Viaggio Apostolico. Il presente libro contiene i testi e le rubriche per le celebrazioni presiedute dal Santo Padre. Le celebrazioni liturgiche nelle tre Diocesi di Monaco-Frisinga, Passau e Ratisbona costituiscono il centro spirituale del viaggio.

MONACO

Sabato, 9 settembre 2006, ore 17.30

Il Viaggio Apostolico si apre con una preghiera. Il Santo Padre Benedetto XVI pronuncia davanti alla Mariensäule nella Marienplatz di Monaco una preghiera che Lui stesso ha composto per l’occasione. Con questa preghiera egli affida nuovamente la Baviera alla protezione della Madre di Dio.

Domenica, 10 settembre 2006, ore 10.00

Il momento culminante liturgico della visita di Papa Benedetto XVI in quella che fu la sua Arcidiocesi è costituito dalla celebrazione della Messa domenicale sull’area della ‘‘Neuen Messe München’’. I testi liturgici sono quelli della XXIII Domenica del Tempo ordinario, anno B. È stata scelta la IV Preghiera Eucaristica il cui testo richiama l’anafora orientale di san Basilio. Come solenne benedizione finale, il Santo Padre canta la « benedizione per la buona stagione » con cui affida gli uomini e il loro lavoro, i campi, i giardini e le foreste alla protezione di Dio Padre onnipotente.

Domenica, 10 settembre 2006, ore 17.30

La conclusione liturgica della domenica è costituita dalla preghiera serale della Chiesa, i Vespri, nel ‘‘Liebfrauendom’’ di Monaco. La celebrazione ha per tema: « Conferma la nostra fede! » (cfr Lc 22,32). I Vespri sono propri della domenica e caratterizzati dalle persone presenti: i bambini della prima comunione, i giovani, i collaboratori nella pastorale e nella liturgia. Per tale motivo viene cantato il salmo 23, che nella preparazione alla prima comunione ha un ruolo importante. Mediante le orazioni salmiche i salmi vengono interpretati in chiave cristologica. I bambini della prima comunione depongono fiori sui gradini dell’altare, introducendo con tale gesto il Magnificat. Nelle intercessioni i fedeli presentano la loro situazione di vita e di fede e si uniscono alla preghiera per le necessità della Chiesa e del mondo.

ALTÖTTING

Lunedì, 11 settembre 2006, ore 10.30

Le celebrazioni liturgiche nel santuario mariano di Altötting sono caratterizzate dalla preghiera rivolta alla Madre di Dio e insieme con lei al Figlio suo Gesù Cristo che nell’Eucaristia è e rimane presente. Nella celebrazione della Santa Messa nella ‘‘Kapellplatz’’ si usano i testi liturgici del formulario della Messa « Maria, immagine e Madre della Chiesa, II ». Si usa il testo della Preghiera Eucaristica II che risale alla Traditio Apostolica (ca. 215 d. C.). La conclusione della Messa è costituita dalla processione eucaristica verso la nuova Cappella dell’Adorazione che viene inaugurata solennemente da Papa Benedetto XVI.

Lunedì, 11 settembre 2006, ore 17.00

Un accento particolare di questa giornata è dato dall’incontro del Santo Padre Benedetto XVI con i religiosi e le religiose, i seminaristi ed i membri dell’Opera Pontificia per le Vocazioni di speciale consacrazione. L’incontro si svolge nel contesto della celebrazione dei Vespri della Beata Vergine Maria nella Basilica di Sant’Anna.

RATISBONA

Martedì, 12 settembre 2006, ore 10.00

In questo giorno il Santo Padre celebra l’Eucaristia nell’ ‘‘Islinger Feld’’. Il formulario della Messa è quello della memoria del « Nome di Maria »; come Preghiera Eucaristica si usa il « Canone Romano » col Prefazio « Maria, Madre della Chiesa ». Concludono la celebrazione della Messa un canto mariano e la Benedizione Apostolica.

Martedì, 12 settembre 2006, ore 18.30

I Vespri nel grande duomo di San Pietro a Ratisbona si svolgono nel segno dell’ecumenismo. Rappresentanti di varie Chiese e Comunità ecclesiali cristiane si recano insieme col Santo Padre Benedetto XVI in processione dalla chiesa di Sant’Ulrich al Duomo. I Cristiani ortodossi cantano l’inno ,,F?? ??a??? ‘‘; un Rappresentante della Chiesa luterana regionale di Baviera legge la lettura biblica; alcuni Rappresentanti dell’Ortodossia cantano davanti alla reliquia della mano di san Giovanni Crisostomo il Tropario del Santo. L’orazione finale è tratta dal formulario « Per l’unità dei cristiani ».

Mercoledì, 13 settembre 2006, ore 07.30

Papa Benedetto celebra la Santa Messa nella Cappella del Seminario maggiore di Ratisbona. Il formulario della Messa è quello della memoria di san Giovanni Crisostomo.

Mercoledì, 13 settembre 2006, ore 11.00

Papa Benedetto benedice nella ‘‘Alte Kapelle’’ l’organo che porterà il suo nome.

Giovedì, 14 settembre 2006, ore 07.30

Papa Benedetto celebra la Santa Messa nella Cappella del Seminario maggiore di Ratisbona. Il formulario della Messa è quello della festa dell’Esaltazione della Santa Croce.

FRISINGA

Giovedì, 14 settembre 2006, ore 10.45

Il Santo Padre si incontra con i sacerdoti e i diaconi dell’Arcidiocesi di Monaco e Frisinga per celebrare una Liturgia della Parola nella chiesa della sua ordinazione sacerdotale, il Duomo di Frisinga. All’inizio, dopo una sosta in preghiera silenziosa davanti all’urna di san Korbinian, recita l’orazione del Santo. Come lettura biblica si proclama il brano del Vangelo di Matteo, che si conclude con la frase: « La messe è molta, ma gli operai sono pochi! Pregate dunque il padrone della messe che mandi operai nella sua messe! » (9, 35-38).

III. Conclusione

Nell’omelia della celebrazione eucaristica per il solenne inizio del Ministero Petrino, Papa Benedetto XVI pronunciava la frase, da allora in poi spesso citata, che costituisce anche il motto del suo Viaggio Apostolico in Baviera: « Chi crede non è mai solo ». L’affermazione che vale sempre, trova la sua espressione più forte nella celebrazione comunitaria della liturgia.

Nella Costituzione sulla Sacra Liturgia del Concilio Vaticano II si afferma che: « La Liturgia è il culmine verso cui tende l’azione della Chiesa e, insieme, la fonte da cui promana tutta la sua virtù. Poiché il lavoro apostolico è ordinato a che tutti, diventati figli di Dio mediante la fede e il Battesimo, si riuniscano in assemblea, lodino Dio nella Chiesa, prendano parte al Sacrificio e alla Cena del Signore » (Sacrosanctum Concilium, n. 10).

Tutto questo si realizza nel modo più intenso quando Papa Benedetto a Monaco, ad Altötting e a Ratisbona celebra con i fedeli l’Eucaristia. Questo si manifesta anche quando il Papa presiede la celebrazione comunitaria della Liturgia delle Ore: i Vespri della domenica nel Duomo di Monaco; i Vespri della Beata Vergine Maria nella Basilica di Sant’Anna ad Altötting e i Vespri ecumenici nel duomo di Ratisbona celebrati con cristiani di altre Confessioni.

Anche la Liturgia della Parola con i sacerdoti e i diaconi nel duomo di Frisinga come anche la Liturgia per la benedizione dell’organo nella ‘‘Alte Kapelle’’ a Ratisbona, costituiscono altre forme di celebrazione liturgica a lode di Dio.

Le celebrazioni del Santo Padre durante il suo Viaggio Apostolico in Baviera sono un’immagine della molteplicità della vita liturgica della Chiesa e riferimento esemplare per le comunità parrocchiali: «Chi crede, non è mai solo!».




La Baviera prepara per il papa un’accoglienza calorosa (1). L’organizzazione di un grande evento
di Barbara Marino/ 07/09/2006


Nella foto: un creativo "benvenuto" al papa è in preparazione, 3 settembre. Il suo profilo è stato tracciato su un campo di grano a Eitting, accanto all’aeroporto Franz Josef Strauss, a circa 30 km da di München, dove atterrerà sabato 9 settembre. Si legge: "La Baviera saluta Benedetto XVI" (Foto di Michaela Rehle - Reuters).

Il ministro presidente dello Stato Libero di Baviera ha definito la visita di Benedetto XVI, dal 9 al 14 settembre, "un evento storico", perché "per la prima volta in 1.000 anni un bavarese torna nella sua patria come papa".


In un’intervista all’agenzia di stampa cattolica tedesca KNA il ministro presidente di Baviera Edmund Stoiber ha detto: "Papa Benedetto XVI visita la sua patria bavarese, importanti luoghi nel nostro Land, che hanno caratterizzato la sua vita in modo straordinario. Benedetto XVI è rimasto nel cuore un bavarese. Lui stesso ha detto una volta: nel mio ministero appartengo al mondo, ma il mio cuore batte a ritmo bavarese. Il suo stretto legame con Bayern è certamente un motivo della sua visita. Naturalmente, nel contempo viene anche in Germania". Verrà suonata anche la Bayernhymne? La domanda riferisce a un caso diplomatico relativa al fatto che il presidente bavarese Stoiber (leader dei Cristianosociali bavarese, la Csu) aveva deciso di far eseguire all’aeroporto di München all’arrivo del papa, dopo l’inno vaticano quello bavarese e ci sarebbe stato una retromarcia. Stoiber risponde alla KNA: "So che l’Inno della Baviera appartiene ai pezzi preferiti di papa Benedetto XVI. Durante la visita della frazione del CSU nel Landtag lo scorso autunno a Roma, il Santo Padre ci ha impartito addirittura la sua Benedizione con l’invocazione di preghiera dall’Inno della Baviera: "Gott mit Dir Du Land der Bayern" (Dio con te, tu Paese dei bavaresi). Prepariamo per il papa un’accoglienza calorosa nella sua Patria - naturalmente anche con la nostra Bayernhymne".



La Residenza Reale di München, dove il 9 settembre papa Benedetto XVI incontrerà il presidente federale, la cancelliera federale e il ministro presidente della Baviera.

Intanto, con la consueta precisione - appunto, tedesca - il governo locale del Oberpfalz (una delle sette regioni bavaresi) ha puntualizzato, rispondendo a domanda, che papa Benedetto XVI è rimasto cittadino tedesco e cittadino dell’Oberpfalz: dunque anche legalmente, non solo sentimentalmente, il papa è rimasto un vero bavarese. Con l’elezione ha ottenuto la cittadinanza Vaticana, è vero, però senza chiederla e perciò, quella tedesca gli è rimasta. Joseph Ratzinger è registrato presso il comune di Pentling nel Landkreis Regensburg ed è così cittadino dell’Oberpfalz.


La preparazione all’evento del millennio per la Baviera è alle sue ultime battute

In previsione della visita di Benedetto XVI a München, Altötting, Marktl am Inn, Regensburg, Pentling e Freising, che si svolgerà dal 9 al 14 settembre, a metà luglio il dott. Alberto Gasbarri, responsabile dei viaggi del Santo Padre, ha fatto un ultimo sopralluogo in Baviera, per definire gli ultimi dettagli del programma della visita. il dott. Gasbarri ha verificato l’intero svolgimento della visita con i rappresentanti di Chiesa, Stato, Comuni e Istituzioni responsabili dell’organizzazione del viaggio. In particolare è stata rivista la programmazione per le tappe del viaggio a München, Altötting, Marktl am Inn, Regensburg, Pentling e Freising, ancora apportando alcune modifiche al programma.


L’arcivescovo di München und Freising e dott. Alberto Gasbarri, in occasione dell’ultimo sopralluogo dell’organizzatore dei viaggi papali in Baviera a metà luglio, in preparazione alla visita papale dal 9 al 14 settembre 2006.

Al suo ritorno a Roma, il programma definitivo è stato nuovamente discusso con papa Benedetto XVI e da lui approvato per la pubblicazione. Mercoledì 19 luglio, a München, Gasbarri si era mostrato soddisfatto dello stato dei preparativi per il viaggio in Baviera di Benedetto XVI, esprimendo il suo "apprezzamento" per il lavoro svolto dalle autorità ecclesiali e statali. Durante i tre giorni trascorsi in Baviera, il Reisemarschall aveva percorso per la seconda volta tutte le tappe dell’imminente viaggio del capo della Chiesa cattolica nella sua terra natale. Solitamente non rilascia né interviste né dichiarazioni, ma la Baviera è un "caso particolare", ha dichiarato il responsabile al termine del suo soggiorno nell’ordinariato arcivescovile di München. Ha spiegato che il Santo Padre in quel momento stava trascorrendo le vacanze in Valle d’Aosta e che pertanto era già vicino alla Baviera, ma che sicuramente nel cuore era ancor più vicino alla sua terra natale. Il cardinale Friedrich Wetter, arcivescovo di München und Freising, ha spiegato che Gasbarri ha chiarito alcuni dettagli della visita con gli uffici competenti. Finora la collaborazione tra tutte le istanze è stata eccellente.


Dott. Armin Wouters, coordinatore generale del viaggio in Baviera di Benedetto XVI.

A pochi giorni dalla visita del papa nella sua terra natale, gran parte dei grandi eventi sono già stati organizzati. Ora cresce la curiosità di verificare se tutti i progetti potranno anche essere concretizzati. I fili li tira il dott. Armin Wouters, il consigliere dell’ordinariato arcivescovile di München und Freising e coordinatore generale del viaggio in Baviera del papa. Wouters è anche responsabile per il lavoro con il pubblico, le associazioni cattoliche e l’ecumenismo nell’arcidiocesi di München und Freising ed editore del Münchner Kirchenzeitung.

Come organizzatore generale del Viaggio Apostolico di Benedetto XVI in Baviera dal 9 al 14 settembre 2006 Wouters seguirà anche il Santo Padre in ogni suo passo, perfino nella giornata che trascorrerà privatamente a Regensburg. Anche se ha sottolineato che lo stato dei preparativi nelle tre diocesi che il papa visiterà era "a buon livello", rimane comunque un poco di nervosismo. Ciononostante ha ribadito: "Il 9 settembre il Santo Padre scenderà dall’aereo e noi saremo pronti".


I bavaresi pagano la visita papale di tasca propria

In totale, per tutto il viaggio del papa in Baviera, le persone impegnate saranno - secondo l’ordinariato di München und Freising - circa 12 mila, compresi 5 mila poliziotti, vigili del fuoco (tra cui 400 volontari), 5 mila collaboratori delle ferrovie (Bundesbahn) e le aziende dei trasporti (MVV e MVG), mille membri dell’organizzazione assistenziale Malteser Hilfsdienst.

Per quanto riguarda il capitolo delle spese, gli organizzatori della Santa Messa a Regensburg prevedono la partecipazione di oltre 250 mila fedeli. L’ordinariato diocesano ha calcolato costi per poco meno di 10 milioni di Euro, 35,00 Euro per ogni pellegrino. Anche nell’arcidiocesi di München und Freising (dove il papa sarà più giorni, come a Regensburg), si prevede una spesa di circa 10 milioni di Euro. Dalla diocesi di Passau (a cui appartengono il luoghi visitati Altötting e Marktl am Inn) non sono conosciute delle previsioni di spesa.

Il Verband der Diözesen Deutschlands (VDD) (Associazione delle diocesi tedesche) è coinvolto nella visita bavarese soltanto marginalmente e non partecipa al finanziamento degli eventi papali, secondo la portavoce della Deutsche Bischofskonferenz (DBK) (Conferenza episcopale tedesca).

Anche da parte statale non è previsto a livello federale una spesa significativa. Il ministero dell’Interno a Berlino ha fatto sapere che la Baviera ha soltanto chiesto la collaborazione di forze della polizia e del Technische Hilfswerk (cioè, la protezione civile tedesca). Se questo dopo verrà messo in conto, è "speculazione", si apprende. Il ministero dell’Interno bavarese non ha fornito dati circa i costi a carico dello Stato Libero. I 5 mila poliziotti che saranno in servizio durante i sei giorni della visita del Capo della Chiesa cattolica, sono "comunque" operativi, ha detto un portavoce. Anche in occasioni di altri grandi eventi, come il Mondiale di calcio o la Conferenza di sicurezza di München, non è stato messo in bilancio quel costo.


Nella foto al centro la spianata della Neue Messa a München, dove Benedetto XVI presiederà la Santa Messa il 10 settembre (Foto di Michaela Rehle - Reuters). Nelle foto in alto e in basso, i lavori di costruzione del podio per l’altare.


Tutto esaurito alla Neue Messe di München per il 10 settembre

Già in giugno l’ordinariato arcivescovile di München ha raggiunto un traguardo decisivo nella programmazione della visita papale: 250 mila richieste di partecipazione alla Santa Messa del 10 settembre sulla spianata della Neue Messe, a 12 chilometri dal centro. Più persone non possono essere sistemate nella zona transennata. Tutte le richieste sono state soddisfatte. Così, i preparativi per l’evento del millennio per la Baviera, è quello che significa per lo Stato Libero la visita papale dal 9 al 14 settembre, sono entrati nella fase decisiva.


Biglietti di partecipazione alla Santa Messa il 10 settembre 2006 nella Neue Messe a München, L’arcivescovo di München und Freising, cardinale Friedrich Wetter (a sinistra) mostra alcuni esemplari nelle officine protette per disabili della Caritas a München (Foto di DPA).

Per l’occasione il cardinale Friedrich Wetter ha visitato le officine protette per disabili della Caritas arcidiocesana. È qui che sono stati imbustati i biglietti di partecipazione alla Messa papale. "Entro la fine di luglio verranno spediti gli ultimi biglietti. Si prega di avere pazienza fino a quel momento", ha detto Armin Wouters, chiedendo di stare tranquillo: coloro che anche dopo non avrebbero ricevuto dei biglietti, sono stati invitati a rivolgersi all’ordinariato. Nel contempo, Wouters ha pregato di riconsegnare i biglietti non utilizzati, per poter distribuirli agli interessati che stanno su una lista d’attesa.



L’asta on line su su Ebay di biglietti di partecipazione alla Santa Messa il 10 settembre 2006 nella Neue Messe a München.

L’ordinariato ha messo in guardia contro la vendita di biglietti in Internet. Infatti, biglietti sono stati offerti su eBay. In seguito alle segnalazioni, le aste sono state terminate dai responsabili del famoso siti di aste on line.



La vendita on line su Kelkoo di biglietti di partecipazione alla Santa Messa il 10 settembre 2006 nella Neue Messe a München.

Anche su Kelkoo abbiamo trovato per esempio un’offerta di 3 biglietti per München al modico prezzo di 49,00 Euro l’uno. "I biglietti non costano niente e perciò si potrebbe aspettare disciplina da coloro che ne hanno ottenuto", ha detto il card. Wetter. Però, anche lui lo sa, che non c’è difesa contro gli abusi: "Questo è un fattore di insicurezza, non l’abbiamo sotto controllo".

Più dell'80 % dei 250 mila biglietti ordinati sono andati a pellegrini bavaresi. Soltanto 150 mila sono rimasti nell’arcidiocesi di München und Freising. Dall’estero sono arrivati richieste da 11 Paesi, soprattutto dall’Austria, ma anche dagli Usa.


Vie di accesso alla Neue Messe di München

Fra pochi giorni vedremo come si svolgerà il tutto. Da settimane ci sono segnali di un caos, soprattutto per la partecipazione alla Santa Messa a München, con gravi sollecitazioni corporali per i partecipanti. Nelle "Informazioni sulla visita papale e la Messa papale" si legge, che per la Santa Messa che inizia alle ore 10, si deve partire preferibilmente alle 3 del mattino; tutte le vie di accesso alla spianata della Neue Messe sono bloccati a lunga distanza; il 10 settembre non possono essere trasportate biciclette nei mezzi di trasporto pubblici; all’arrivo e alla partenza del luogo della Celebrazione si devono mettere in conto 2-4 ore di attesa; tutto il terreno è privo di ombra; gli ombrelli sono severamente proibiti; i seggiolini non possono essere portati (contrariamente a Regensburg); anche per i disabili non ci sono posti a sedere; non c’è distribuzione di vitto. È stato osservato che per anziani, disabili e malati, come giovani famiglie, che non possono viaggiare a Roma per incontrare il papa, viene praticamente resa impossibile la partecipazione alla Santa Messa papale a München. Questi vengono addirittura invitati a contentarsi con la trasmissione televisiva, per non strapazzare se stessi e gli altri. Si parla di uno scandalo, osservando come numerose organizzazioni riescono a condurre grandi eventi con livelli di sicurezza molto alti. Viene inoltre ricordato come nel 1980 la partecipazione alla Santa Messa presieduta da Giovanni Paolo II era stata possibile senza vessazioni. Si è fatta strada la protesta perché è stato reso così difficile alla gente partecipare alla Santa Messa papale a München.



I settori nella spianata della Neue Messe di München. I colori corrispondono ai vari tipi di biglietti di accesso.


Quando il 9 settembre il Santo Padre scenderà dall’aereo la Baviera sarà pronta

München: un pontefice "dietro alle sbarre" - Per la visita del papa in Baviera, occorreranno 13,5 chilometri di transenne. Questo pone qualche problema all’organo della polizia preposto all’organizzazione.

Quando il 9 settembre papa Benedetto XVI atterrerà a München, allora saranno già tutte in riga: le transenne di ferro. Per chilometri segneranno il percorso del Santo Padre. Durante i sei giorni di visita del capo della Chiesa, la polizia bavarese avrà bisogno di 4.500 di queste sbarre protettive. Messe tutte in fila, raggiungerebbero una lunghezza di 13,5 chilometri. Trovare una tale quantità di transenne rappresenta un problema anche per l’organo organizzativo della polizia. Per diverse settimane, il motto era: cercasi urgentemente transenna.


Operai municipali rimuovano biciclette al centro di München lunedì 4 settembre, nell’ambito delle aumentate misure di sicurezza per l’imminente visita di papa Benedetto XVI dal 9 al 14 settembre 2006 (Foto di Diether Endlicher - AP Photo). Sul cartello si legge: "Zona di sicurezza dal 4 settembre 2006. Tutti le biciclette saranno rimosse".

Quando il 9 e il 10 settembre il papa soggiornerà nella capitale del Land, occorrerà rispettare il massimo livello di sicurezza. Mentre attraverserà il centro cittadino con la papamobile o saluterà la gente dalla Marienplatz, le transenne proteggeranno papa Benedetto XVI dalla folla. Secondo le stime del portavoce della polizia Wolfgang Wenger, a München "ne occorreranno circa 2 mila, nei luoghi esposti e nelle zone di sicurezza". A tal fine, verranno portate dagli altri presidi queste barriere componibili - con rimorchi per carichi pesanti, visto che una transenna pesa 50 chili. Le "unità di polizia chiuse" di Amburgo e di Berlino, che verranno in appoggio agli agenti di München durante la visita del papa, con senso pratico porteranno con loro le proprie transenne.




Un transenna è lunga tre metri, e quando papa Benedetto al termine della sua visita attraverserà Freising, sarà difficile transennare i 6,6 chilometri del percorso. "Da dove esattamente arriveranno le transenne, ancora non lo sappiamo", spiegano nel presidio di polizia dell’Alta Baviera. Sicuramente servirà un aiuto dalle altre regioni e anche da aziende esterne. Il coordinamento dell’intera procedura di dispiegamento delle transenne è affidata al Ministero degli Interni. "Sono in corso delle trattative", conferma Rainer Riedl del Ministero degli Interni. Per quanto riguarda le transenne, si sta contrattando con gli altri Länder e con la federazione; inoltre sono in corso delle trattative con l’Austria per prenderne in prestito da lì. E - anche questo è certo - bisognerà prendere le transenne anche dai privati. Questo produrrà dei costi "a cinque cifre".

Che i diversi Länder si aiutino reciprocamente quando occorrono grandi interventi da parte della polizia è normale, ha sottolineato Riedl. Ed è altrettanto normale pagare per l’impiego dei colleghi esterni. Ma, come osserva Rainer Riedl, "per molte persone la visita del papa rappresenta davvero un evento straordinario".


L’ultima tappa della visita bavarese di Benedetto XVI: il duomo di Freising, esterno e interno (in alto). La cripta (in bassa a sinistra) e la Domstiftung (in basso a destra, nella foto di Franco Bucarelli - Korazym.org).


Altötting: "Non collasserà tutto" -

I preparativi per la visita del papa ad Altötting procedono ormai a pieni giri ... e i danni vengono ridotti al minimo. A due settimane dalla visita del papa in Baviera, mons. Wilhelm Schraml era andato a verificare lo stato dei preparativi. Sul palco quasi completato che ospiterà l’altare, il vescovo di Passau si era mostrato soddisfatto soprattutto della collaborazione con le autorità, i municipi e i numerosi volontari, che sta avvenendo senza complicazioni. Papa Benedetto XVI è atteso a Altötting l’11 settembre, nell’ambito della sua visita in Baviera.


Il vescovo di Passau mons, Wilhelm Schraml (a destra) si è fatto spiegare da un ingegnere il modello del palco per l’altare nella Kapellplatz di Altötting. Su questo altare, l’11 settembre 2006, in occasione della sua visita in Baviera, papa Benedetto XVI celebrerà la Santa Messa.

Secondo quanto riferito da mons. Schraml, la preparazione per la visita del papa dell’11 settembre stava giungendo allo sprint finale. Tre giorni prima del pellegrinaggio del papa ad Altötting, il vescovo di Passau benedirà la nuova cappella dell’Adorazione di Altötting. Secondo quanto dichiarato dal vescovo, più di 230 sacerdoti e diaconi e altrettanti ministranti parteciperanno alla Celebrazione Eucaristica presieduta da Benedetto XVI. "Il papa ci rafforzerà tutti nella gioia della fede", ha dichiarato Schraml.


La costruzione dell’altare ad Altötting (Foto di Michaela Rehle - Reuters).

Oggi, il progetto è pronto, le questioni importanti sono tutte chiarite - e il grande obiettivo è stato raggiunto: l’11 settembre, giorno della visita del papa, la città rimarrà accessibile. Sin dall’inizio i responsabili dell’amministrazione cittadina avevano l’obiettivo di ridurre i disagi al minimo. Questo, secondo il sindaco Herbert Hofauer di Altötting, è riuscito. Visto che finalmente il parere sulla sicurezza era pronto, alcuni giorni fa è stata possibile possibile rendere pubbliche molte informazioni. Ed era importante farlo. Infatti, stavano circolando parecchie voci. "Dobbiamo dissipare quelle che creano paure immaginarie. È incredibile quante se ne dicono, e molto di ciò che si sente sono stupidaggini", dichiara il sindaco Hofauer. È un dato di fatto che l’11 settembre "non collasserà tutto". Al contrario: sarà possibile vivere normalmente - sebbene non sempre e ovunque.

Il papa e il suo seguito arriveranno con diversi elicotteri sul campo sportivo. Alle ore 9.20 verrà accolto dal vescovo Wilhelm Schraml, dal ministro presidente della Baviera Edmund Stoiber, dal presidente della giunta provinciale Erwin Schneider e dal sindaco Hofauer. Poi la colonna di automobili, compresa la papamobile, si metterà in movimento. Il percorso seguito dal convoglio è transennato: Burghauser Straße, Anorganaplatz, Dultplatz, Traunsteiner Straße, Innere Burghauser Straße, Tillyplatz, Kapellplatz. Verso le ore 9.45 la papamobile, dopo essere passata tra la folla, si fermerà davanti alla cappella delle Grazie. Qui papa Benedetto XVI, accompagnato da un piccolo seguito, si soffermerà in preghiera. Poi proseguirà fino all’edificio dell’amministrazione, dove la sagrestia sarà allestita nel cortile della parrocchia. Alle ore 10.30 inizierà la processione fino all’altare davanti all’edificio del decanato. Al termine, alle ore 12.30, seguirà la processione con il Santissimo Sacramento fino alla cappella dell’Adorazione. Il pontefice trascorrerà l’intervallo per il pranzo nel convento di St. Magdalena. Alle ore 15.15 l’immagine miracolosa verrà portata nella basilica, poi, alle ore 16.30 il papa si trasferirà dal convento attraverso la Kapellplatz nella basilica dove, alle ore 17 verranno celebrati i vespri. Durante il trasferimento farà sosta nella chiesa di St. Konrad per pregare davanti al sacrario di Fratel Corrado. Dopo i vespri il papa si trasferirà a Marktl am Inn.

In occasione della visita papale verrà chiusa la B12 tra Altötting-West e Neuötting, presso la zona industriale Inn-Center. Servirà da parcheggio per 450 autobus, come pure la vecchia B299, ossia la Trostberger Straße esterna, da Schlattl Mare fino al sottopassaggio ferroviario (150 autobus). Inoltre verranno messi a disposizione parcheggi per 20.000 automobili ad est della strada statale 2107 e per 10.000 automobili ad ovest della B299. Sono tutti vicinissimi alla città. Nessun visitatore deve camminare più di due chilometri per raggiungere la Kapellplatz (a München il percorso invece può raggiungere anche 15 chilometri). Il mezzo di trasporto che però si avvicinerà di più al centro saranno i treni. Le ferrovie modificheranno gli orari regolari e verrà istituito un servizio navetta da Mühldorf o Burghausen ad Altötting.

Tutti coloro che si recheranno ad Altötting l’11 settembre dovranno sottoporsi ai controlli di sicurezza. I visitatori potranno prendere posto solo nel settore indicato dal biglietto. Non sarà possibile cambiare settore. Sarà però possibile lasciare il proprio settore per andare, per esempio, alla toilette (in totale verranno messi a disposizione 230 bagni chimici, 30 container WC e 30 toilette per disabili). Non è però certo che poi si riuscirà a ritornare allo stesso posto occupato in precedenza. D’altronde nella Kapellplatz si affolleranno 35 mila persone, vale a dire tre ospiti per metro quadro. In totale i responsabili prevedono 60 mila ospiti. Per la Dultplatz attualmente sono pervenute ben 10 mila iscrizioni.

Perché nonostante questa moltitudine tutto vada per il meglio, verranno impegnate 1.400 persone delle forze dell’ordine composte da vigili del fuoco, protezione civile, Croce Rossa bavarese e il personale del soccorso in acqua, coordinati centralmente dal capo provinciale dei vigili del fuoco Werner Huber. A queste persone si aggiungerà un numero ancora imprecisato di agenti di polizia.

Affinché i disagi siano ridotti al minimo, subito dopo il passaggio del papa si incomincerà a rimuovere le transenne. È questo il principio che dovrà essere generalmente seguito. "Tutto è organizzato al meglio", ha spiegato il sindaco Hofauer.


L’altare sullo sfondo della gotica cattedrale di Regensburg riceve i tocchi finali, 31 agosto. I lavori per la Santa Messa del papa del 12 settembre avevano subito un piccolo contraccolpo. Non era stato possibile mettere il giorno previsto il tetto sopra la collina dell’altare nella spianata di Isling. Il forte vento aveva impedito in un primo momento di tendere il baldacchino. Nella spianata, ormai detta "prato del papa", Benedetto XVI presiederà la Concelebrazione Eucaristica alla presenza di 350 mila persone (AP Photo/Diether Endlicher).


Regensburg: parto sulla spianata di Isling -

Era la notizia che maggiormente ha attirato l’attenzione delle agenzie di stampa alcune settimane fa. Infatti, erano già 4-5 le donne tedesche che avevano espresso il desiderio di partorire in occasione della visita del papa in Germania, prevista dal 9 al 14 settembre. Vorrebbero partorire sulla spianata di Isling a Regensburg, dove Benedetto XVI il 12 settembre celebrerà la Santa Messa, ha detto il delegato della diocesi, aggiungendo: "Se qualcuno proprio vuole, siamo pronti". Sul posto ci saranno infatti numerosi medici e centri di assistenza ed il personale medico che sarà presente è preparato ad affrontare simili situazioni.


Nella foto in basso: una panoramica del Islinger Feld a Regensburg mostra l’allestimento dei settori (sopra la piantina) per la Santa Messa presieduta da papa Benedetto XVI, 12 settembre 2006 (Foto di Michaela Rehle - Reuters).

Con alcune immagini illustriamo che a Regensburg, soprattutto sull’Islinger Feld, ma non solo, si è lavorato intensamente per mesi, per preparare tutto al meglio.



La costruzione dell’altare accanto alla croce gigante sull’Islinger Feld a Regensburg, dove papa Benedetto XVI presiederà la Concelebrazione Eucaristia il 12 settembre, durante la visita alla sua patria bavarese dal 9 al 14 settembre 2006 (Foto di Diether Endlicher - AP Photo e di Alexandra Beier e Michael Dalder - Reuters).

Su Korazym.org abbiamo seguito per esempio i lavori all’isola dell’altare sull’Islinger Feld - chiamato il "prato del papa" - vicino all’autostrada A3 sorge su una collina di cinque metri. Qui il Santo Padre presiederà il 12 settembre la concelebrazione della Santa Messa con centinaia di migliaia di fedeli.



Gli itinerari papale a Regensburg.


percorsi ciclabili a Regensburg in occasione della visita papale

Quasi fallita la distribuzione di acqua minerale al margine della Santa Messa presieduta da Benedetto XVI a Regensburg, a causa della cauzione per il vetro, secondo quanto hanno fatto sapere i responsabili dell’organizzazione. Per aggirare la cauzione e impedire un caos ai punti di distribuzione, sono state sostituite le bottiglie d’acqua previste nel piano di emergenza, con sciroppo di mele. Questo permette - secondo l’incaricato per la pianificazione Peter Kittel - di dichiarare l’acqua come bevanda dietetica. Questo tipo di bevande sono esenti dall’obbligo di restituzione contro cauzione. La merenda d’emergenza distribuita a Regensburg prevede inoltre una banana e un barra di müsli (sulla base di fiocchi di avana e frutta).


Duomo di Regensburg

Ha collaborato per la traduzione dal tedesco: Simona Storioni.


ratzi.lella
00giovedì 7 settembre 2006 13:44
dalla rivista "30 giorni"
LA STORIA DI JOSEPH RATZINGER 1969-1977

Sembrava la stazione d’arrivo. E invece...

Gli ex allievi raccontano l’ultimo periodo di docenza di Ratzinger presso l’Università bavarese appena inaugurata. Circondato dalla stima degli studenti e dall’affetto dei fratelli, il professore di Teologia dogmatica crede di aver raggiunto una condizione ideale. Ma Paolo VI sconvolgerà i suoi progetti

di Gianni Valente



Una foto panoramica di Ratisbona e il Danubio


A Ratisbona si vive bene. Il Danubio che scorre lento, i vicoli del centro storico pedonalizzato con le sue torri patrizie, i canti liturgici dei Regensburger Domspatzen, il coro dei “passeri del Duomo” che accompagna le messe solenni alla Cattedrale gotica di San Pietro: tutto concorre a una vitale e tranquilla urbanità, eredità di epoche importanti, che è il volto rilassato e amabile di quella che chiamano la civiltà europea d’Occidente. Un tocco di grazia ordinaria, forse accentuato dal destino che più di una volta ha trasformato la città in un avamposto, una specie di scolta trovatasi vicina al confine con altri mondi. Quando i Romani la fondarono, l’antica Castra Regina ascoltava le indecifrabili lingue dei celti, prima che altre genti venute dall’Est travolgessero l’Impero. Nella seconda metà del secolo scorso, a meno di ottanta chilometri dalla città bavarese correva il confine con la Cecoslovacchia, ossia la soglia che separava l’Occidente da quel mondo “altro” che era il socialismo reale.
Nel 1968, nella vicina Praga, la primavera di Dubcek viene spazzata via dai carri armati sovietici, mentre anche nelle università d’Occidente la rivolta dei figli della borghesia veste i panni della sovversione marxista dell’ordine sociale. L’anno prima lo Stato libero di Baviera ha inaugurato proprio a Ratisbona la sua quarta Università, e secondo alcuni la nuova Facoltà di Teologia dovrebbe avere come missione specifica proprio il confronto con l’universo comunista: bisogna pur fare qualcosa, analizzare con teutonico rigore teologico quelle emergenze della storia che parecchi, nella Chiesa, cominciano a interpretare come avvisaglie dell’Apocalisse, scricchiolii di un mondo che sta per crollare. C’è anche chi vorrebbe affidare fin dall’inizio la cattedra di Teologia dogmatica della nuova Facoltà al professor Joseph Ratzinger. Il brillante e stimato teologo del Concilio nel ’66 ha lasciato la Facoltà teologica di Münster e ha accettato la “chiamata” della Facoltà di Tubinga proprio per avvicinarsi alla sua Heimat, la terra natale bavarese che per lui – e soprattutto per sua sorella, che lo accudisce con premura materna – è sempre al centro di una struggente nostalgia. Heinrich Schlier, il grande esegeta cattolico proveniente dal luteranesimo, amico di Ratzinger fin dagli anni di comune insegnamento a Bonn, lo ha avvertito: «Guardi, professore, che Tubinga non è la Baviera». Joseph e sua sorella Maria se ne accorgono presto. Ma la prospettiva di trasferirsi a Ratisbona già nel 1967, all’apertura della nuova Università, è una tentazione cui Ratzinger all’inizio resiste: è approdato da poco con un impegnativo trasloco nella prestigiosa cittadella teologica sveva, e soprattutto non lo attrae per niente l’idea di doversi impelagare in tutti i problemi tecnico-logistici che accompagnano le fasi di rodaggio delle nuove istituzioni accademiche. Così la cattedra regensburghese di Dogmatica viene affidata a Johann Auer, suo collega ai tempi di Bonn. Ma due anni dopo, all’inizio del ’69, tutto è cambiato. A Tubinga la convulsione ribellista ha sabotato anche nella Facoltà teologica le pratiche ordinarie della vita universitaria: lezioni, esami, riunioni accademiche sono diventate un campo di battaglia. «Personalmente non avevo problemi con gli studenti. Ma ho visto davvero come veniva esercitata la tirannide, anche in forme brutali», dirà di quel periodo nel libro-intervista Il sale della terra. «All’inizio del ’69» racconta Peter Kuhn, che allora era assistente di Ratzinger «incontrai Schlier. Mi chiese come stava a Tubinga il nostro “capo”. Risposi che le cose non andavano affatto bene. Lui mi disse: “A Ratisbona hanno deciso di istituire una seconda cattedra di Dogmatica. Io lì conosco bene il professor Franz Mussner, che insegna Esegesi del Nuovo Testamento. Potrei far sapere a lui che adesso Ratzinger ha cambiato idea e che potrebbe essere interessato a una chiamata da parte loro”. “Professore” gli dissi io “quello che può fare, lo faccia subito”». Così, già dopo l’estate del ’69 il professor Ratzinger raggiunge quello che allora immagina essere il suo approdo “professionale” definitivo. «Volevo portare avanti la mia teologia in un contesto meno agitato e non volevo farmi coinvolgere da continue polemiche», scriverà nella sua autobiografia per giustificare la sua “fuga” da Tubinga. Secondo il suo ex allievo Martin Bialas, oggi rettore della casa dei passionisti vicino Ratisbona, le ragioni sono altre: «Suo fratello Georg era diventato direttore dei Domspatzen. Trasferirsi a Ratisbona voleva dire che i tre fratelli Ratzinger avrebbero potuto vivere finalmente insieme. Sono certo che fu questa la ragione decisiva del suo arrivo qui, e non le polemiche teologiche». Nel borgo di Pentling, dove va a abitare con la sorella e dove nel ’72 si farà costruire una villetta con giardino, don Joseph Ratzinger dice messa tutti i giorni, compresa la domenica. La sorella gli è sempre al fianco. «Ecco, arrivano Giuseppe e Maria», dicono scherzando i parrocchiani appena li vedono sbucare sul sentiero che porta alla chiesa.



Ratzinger l’ecumenico

Quali che siano i motivi prevalenti del suo trasferimento, a Ratisbona per Ratzinger comincia una nuova avventura. La Facoltà teologica sostituisce la Scuola di alti studi filosofico-teologici diocesana e nei primi tempi ne eredita anche la vecchia sede, ospitata fin dal 1803 nel chiostro dei domenicani, lo stesso in cui aveva operato sant’Alberto Magno. Ben presto tutte le attività accademiche verranno trasferite negli edifici della nuova sede, alla periferia della città. Per raggiungere l’Università Ratzinger usa di solito i mezzi pubblici. Qualche volta lo scarrozzano le improbabili automobili dei suoi allievi e collaboratori: la Citroen 2cavalli di Kuhn, il Maggiolone Volkswagen di Bialas, la più seriosa Opel Kadett di Wolfgang Beinert.
La nuova Facoltà teologica è come una tabula rasa. Non ha dietro le spalle la grande storia di Tubinga, ma questo ha anche i suoi vantaggi: si può lavorare in piena libertà, senza essere troppo condizionati da un passato ingombrante. In confronto al caos sessantottino tubinghese sembra un’isola di tranquillità. Ma non può certo essere descritta come il bunker della resistenza reazionaria davanti alle derive della teologia postconciliare. Tra gli studenti le parole d’ordine della mobilitazione politica sono le stesse che negli altri posti: «Per la vittoria del popolo vietnamita», recita una scritta a caratteri cubitali rossi sulle pareti della mensa universitaria. Tutto il corpo docente della Facoltà è di nuova assunzione. E i professori hanno profili e sensibilità teologiche diverse, addirittura contrapposte. I due estremi sono rappresentati dal vecchio Auer, d’impostazione scolastica, e da Norbert Schiffers, il docente di Teologia fondamentale vicino alla Teologia della liberazione. «A dire il vero» confida Martin Bialas «il vescovo di Ratisbona Rudolf Graber considerava anche il professor Ratzinger un “modernista” ed era preoccupato del suo arrivo in Facoltà. Ma non pose il veto, come avrebbe potuto». In effetti, tutte le scelte e le iniziative che il professore bavarese metterà in atto anche negli anni successivi – temi e metodo d’insegnamento, partecipazione alla vita di facoltà, pubbliche prese di posizione – non sembrano attagliarsi al cliché del transfuga conservatore, o del teologo conciliare pentito.



Joseph Ratzinger in una foto del 1971


Basta scorrere i titoli dei corsi e dei seminari per registrare come l’attualità ecclesiale e teologica così come il dialogo ecumenico con le altre confessioni cristiane siano sempre presenti nell’orizzonte di interesse del professore. Nel ’73 il seminario principale si concentra sui testi della sessione plenaria del Consiglio ecumenico delle Chiese, sezione “Fede e Costituzione”, cui Ratzinger ha preso parte insieme all’altro teologo tedesco Walter Kasper. Nel semestre invernale ’73-74 il corso principale di Cristologia è corredato da un seminario che passa in rassegna tutte le “novità” teologiche prodotte in quel campo da autori contemporanei, da Rahner a Moltmann, da Schoonenberg a Pannenberg. Nel ’74 al corso di Ecclesiologia si affianca un seminario tutto incentrato sulla Lumen gentium, la costituzione sulla Chiesa del Concilio Vaticano II. Nel ’76, il seminario principale affronta la possibilità di riconoscimento da parte della Chiesa cattolica della Confessio Augustana, la formula di fede stesa dal luterano Filippo Melantone. Il seminario valorizza le argomentazioni a favore di tale riconoscimento sostenute dall’allievo di Ratzinger Vinzenz Pfnür, che il maestro dà segno di condividere. Anche il metodo è quello dell’affronto diretto e senza tabù dei nodi problematici. Come ha raccontato nel libro Benedict XVI: The Conscience of Our Age. A Theological Portrait il verbita Vincent Twomey, suo allievo negli anni di Ratisbona, «all’inizio di ogni semestre, studenti di tutti gli anni e di varie discipline si incontravano in una delle sale di lettura più grandi per ascoltare con attenzione rapita le letture introduttive di Joseph Ratzinger. Qualunque trattato gli capitasse di affrontare in quel semestre (creazione, cristologia, o ecclesiologia), lui iniziava situando la materia dapprima nel contesto culturale contemporaneo e poi dentro gli sviluppi teologici più recenti, per poi offrire il proprio esame originale, dotto e sistematico dell’argomento». L’unico requisito richiesto ai suoi studenti è mantener desto lo spirito critico anche davanti ai nuovi conformismi. Racconta l’altro ex allievo ratzingeriano Joseph Zöhrer, oggi docente di teologia presso l’alta Scuola di studi pedagogici a Friburgo: «Reagiva con sottile ironia quando nella discussione si usavano argomenti non vagliati a sufficienza. Una volta uno studente aveva sostenuto una tesi giustificandola sulla base di una semplice citazione del teologo Karl Rahner. Ratzinger lo punzecchiò: “È singolare” disse “che dopo aver legittimamente dichiarato il proprio scetticismo verso la formula ‘Roma locuta causa finita’, adesso si passa senza batter ciglio alla formula ‘Rahner locuto causa finita’”…».
Rispetto ai colleghi, Ratzinger ha le sue affinità elettive. Si sente in particolare sintonia con gli esegeti Mussner e Gross. Ma conserva sempre un atteggiamento riservato, non partecipa a cordate accademiche, non polarizza su di sé sentimenti conflittuali. «Per indole» spiega Bialas «non è un polemico, uno cui piace combattere. Per questo mi è sempre sembrato che un po’ abbia sofferto nel portare avanti per quasi venticinque anni la missione che gli venne affidata da papa Wojtyla alla guida dell’ex Sant’Uffizio». A Ratisbona anche gli altri professori approfittano della sua indole accomodante, che torna utile quando si cercano soddisfacenti compromessi nelle beghe accademiche. Anche per questo lo fanno prima decano della Facoltà e poi addirittura prorettore dell’Università. In questa veste, anche lui contribuisce ad accantonare con garbo la richiesta di corsi-base di marxismo sponsorizzata soprattutto dagli studenti e dal personale amministrativo dentro gli organi rappresentativi di gestione dell’Università.

A scuola di libero pensiero

Le lezioni di Ratzinger sono le più affollate della Facoltà. Le seguono normalmente 150-200 studenti. Ma a far impressione – e accendere qualche gelosia – è soprattutto il gruppo sempre più folto di allievi provenienti da tutta la Germania e da tutto il mondo che chiedono di realizzare sotto la sua guida i propri lavori per il dottorato o l’abilitazione all’insegnamento universitario. Un cenacolo che su iniziativa di Peter Kuhn, di Wolfgang Beinert e del religioso degli Schönstatt Michael Marmann ha inaugurato già a Tubinga le sue regole organizzative, ma che vive la sua stagione d’oro negli anni Settanta.


Joseph Ratzinger con Hans Maier, ministro dell’Educazione della Baviera, e l’abate Augustin Mayer, oggi cardinale, in un coffee break durante il Sinodo di Würzburg nel 1971

Ratzinger interpreta in modo atipico il suo ruolo di Doktorvater, la figura del “professore-padre” codificata dalla tradizione accademica tedesca. Non segue i suoi dottorandi singolarmente, non ne avrebbe il tempo: il suo Schülerkreis (circolo di studenti) ne conta troppi, si aggirano quasi sempre intorno alla soglia dei 25. Li raccoglie tutti insieme in incontri fissati solitamente il sabato mattina, ogni due settimane, al seminario diocesano di Ratisbona. La mezza giornata di convivenza extra moenia Universitatis si apre sempre con la messa. Poi, ogni volta, i singoli studenti a turno fanno una relazione sull’avanzamento delle proprie ricerche e la sottomettono al giudizio critico degli altri. La vastità dei temi affrontati dalle tesi assegnate – da Sant’Ireneo a Nietzsche, dalla teologia medievale a Camus, dal Concilio di Trento ai filosofi personalisti – è una conferma indiretta dell’apertura. «Qualcuno di noi allievi» spiega padre Bialas «ogni tanto si trastullava nell’idea di strutturare una scuola teologica ratzingeriana. Ma il primo a spazzar via queste velleità era il professore. Diceva sempre che lui non aveva una “sua” teologia particolare». «La discussione» ricorda Twomey «regnava suprema. Su ogni singolo argomento il professore vagliava tutte le obiezioni, sia quelle storiche che quelle dei teologi contemporanei, e prendeva sul serio tutte le opinioni e le ipotesi, anche quelle dell’ultimo arrivato». Il tocco “maieutico” con cui guida il dibattito gli consente di ridurre al minimo i suoi interventi. Assume un atteggiamento d’imparzialità super partes anche davanti alle controversie che si accendono, stimolate da questo modo democratico-assembleare di condurre il Doktoranden-Colloquium. «Con l’intero spettro delle opinioni teologiche rappresentate all’interno del gruppo» spiega Twomey «era inevitabile una certa tensione». E in effetti lo Schülerkreis ratzingeriano non assomiglia affatto a un think tank del pensiero unico teologico, o alla fabbrica di cloni confezionati a misura del maestro: men che meno a una cordata di carrieristi d’accademia. Ne fanno parte futuri monsignori della Curia romana, ma anche aggraziate e timide ragazze coreane; ecumenisti non pentiti, accanto a religiosi austeri e generosi che spenderanno la vita in missione. Negli anni a venire, più d’uno tra quei teologi in erba – come Hansjürgen Verweyen e Beinert – assumerà posizioni molto diverse da quelle del loro antico maestro su questioni teologiche dibattute come il sacerdozio femminile e la scelta di formulare un Catechismo unico per tutta la Chiesa cattolica. «A ripensarci oggi» ammette Zöhrer «mi stupisce la libertà di cui godevamo. Soprattutto ora che ho saputo di come altri Doktorvater con fama di essere molto liberali stringessero gli allievi in un busto stretto stretto, per poi addirittura castigarli non appena affiorava un dissenso sui contenuti…».
Fin dai tempi di Tubinga, la cerchia inaugura la consuetudine di organizzare ogni fine semestre incontri con professori e teologi famosi al di fuori della Facoltà. È così che nel corso degli anni il Doktorvater dai capelli ormai bianchi e i suoi scolari avranno l’occasione di incontrarsi e dialogare con tutti i grandi del panorama teologico postconciliare: da Yves Congar a Karl Rahner, da Hans Urs von Balthasar a Schlier, da Walter Kasper a Wolfhart Pannenberg fino all’esegeta protestante Martin Hengel. Occasioni uniche, che riempiranno la memoria collettiva di ricordi lieti ed emblematici. Come quella volta che il gruppo partì da Tubinga per Basilea, per incontrare il grande teologo protestante Karl Barth. «Per una fortunata coincidenza» racconta Kuhn «capitammo lì proprio mentre lui, che era già professore emerito, stava tenendo con i suoi allievi un seminario sulla Dei Verbum, la Costituzione del Concilio Vaticano II sulle fonti della divina Rivelazione. Ci unimmo a loro e ci sorprese la serietà con cui Barth e quel gruppo di studiosi protestanti approfondivano quell’argomento che nei circoli cattolici era spesso affrontato con imbarazzante superficialità. Barth era pieno di curiosità. Era lui che rivolgeva domande al nostro ben più giovane professore, con un atteggiamento di grande deferenza». Nell’incontro con Balthasar, invece, qualche studente contestò al grande teologo svizzero la sua teoria sull’inferno vuoto. E lui ne rimase un po’ stizzito.


Teologi di centro


Ratzinger durante i lavori della Conferenza episcopale tedesca a Stapelfeld, nel marzo 1971

La libertà e il gusto di confrontarsi a viso aperto anche con sensibilità e impostazioni lontane dalla propria non è certo interpretabile come una specie di relativismo teologico. Negli scontri che agitano la Chiesa di quegli anni Ratzinger non si defila nella sua isola felice di Ratisbona. Pur rimanendo fedele al suo stile poco avvezzo a lanciare anatemi, fa scelte di campo nette davanti al conflitto che divide “l’internazionale dei teologi” che avevano partecipato insieme all’avventura conciliare. La frattura si registra anche all’interno della Commissione teologica internazionale, istituita nel ’69 da Paolo VI su proposta del primo Sinodo dei vescovi, di cui Ratzinger fa parte fin dall’inizio. È lì che il professore bavarese si trova dalla parte di quelli – Balthasar, Henri De Lubac, Marie-Jean Le Guillou, Louis Bouyer, il cileno Jorge Medina Estévez – secondo cui la frenesia da “rivoluzione permanente” che ha contagiato buona parte degli ambienti teologico-accademici è uno snaturamento, una caricatura della riforma indicata dal Concilio Vaticano II. Anche dentro l’organismo di nomina pontificia le discussioni si fanno laceranti. Come annota lo stesso Ratzinger nell’autobiografia, «Rahner e Feiner, l’ecumenista svizzero, alla fine abbandonarono la Commissione che a loro parere non arrivava a concludere nulla, perché non era disposta ad aderire nella sua maggioranza alle tesi radicali». A sanzionare anche sul piano degli strumenti editoriali la fine del “fronte unito” dei teologi del post Concilio arriva nel 1972 la nascita della rivista Communio. La sponsorizza proprio Balthasar come polo d’attrazione per tutti gli ambienti teologici insofferenti al radicalismo di Concilium, la rivista internazionale – con lo stesso Ratzinger tra i soci fondatori – che era sorta nel 1965 come strumento unitario della tutela che proprio la lobby dei teologi, galvanizzata dal ruolo-guida assunto al Concilio, avrebbe dovuto esercitare sulla realizzazione del programma conciliare. Il professore bavarese viene coinvolto fin dall’inizio nel progetto, che trova subito una «ragnatela» – così la definisce lo stesso Balthasar – di supporter internazionali interessati. Tra i più solleciti a iscriversi al nuovo fronte teologico si fanno avanti alcuni «promettenti giovani di Comunione e liberazione» (così li definisce Ratzinger nell’autobiografia) tra cui l’attuale patriarca di Venezia Angelo Scola. Nel comitato di redazione dell’Edizione tedesca entra a far parte Hans Maier, ministro dell’Educazione della Baviera. A partire dal ’74 si moltiplicano le edizioni in altre lingue: la statunitense, la francese, la cilena, la polacca, la portoghese, la brasiliana... Negli anni Ottanta e Novanta, quasi tutti i componenti della nutrita pattuglia di teologi che papa Wojtyla chiama all’episcopato – per poi cooptarne molti nel Sacro Collegio cardinalizio – provengono dal vivaio di Communio: i tedeschi Karl Lehmann e Kasper, lo svizzero Eugenio Corecco – scomparso nel 1995 –, il brasiliano Karl Romer, il belga André Mutien Léonard, il ciellino italiano Scola, il cileno Medina Estévez, il canadese Marc Ouellet, il domenicano austriaco Christoph Schönborn (che fa parte anche dello Schülerkreis ratzingeriano, avendo seguito per un paio di semestri le lezioni del professore bavarese proprio a Ratisbona). Nel 1992, celebrando il ventennale di Communio, Ratzinger traccerà un personale bilancio di quella esperienza collettiva dribblando ogni compiacimento autocelebrativo: «Abbiamo avuto a sufficienza questo coraggio? Oppure ci siamo rintanati piuttosto dietro erudizioni teologiche per dimostrare, un po’ troppo, che anche noi siamo all’altezza dei tempi? Abbiamo veramente inviato in un mondo affamato la parola della fede in maniera comprensibile e che va ai cuori? Oppure non siamo forse rimasti anche noi per lo più all’interno del circolo di coloro che con linguaggio specialistico si gingillano gettandosi la palla l’un l’altro?».

L’invito è confermato

«La sensazione di acquisire sempre più chiaramente una mia visione teologica» scrive Ratzinger nell’autobiografia «fu la più bella esperienza degli anni di Ratisbona». Pur nell’amarezza per i laceranti conflitti ecclesiali, a metà degli anni Settanta il teologo quasi cinquantenne già assapora le gioie ordinarie di quella che gli appare la stazione d’arrivo del suo peregrinare accademico: vivere nella sua Baviera, godere dell’affetto dei fratelli così cari, poter portare fiori ai genitori che riposano nel cimitero vicino a casa. E fare per lavoro la cosa che gli piace di più. Per tutta la sua esistenza non ha desiderato fare altro: studiare e insegnare teologia, circondato da un gruppo di collaboratori liberi e appassionati, nella speranza di trasmettere agli studenti che vengono a sentirlo da tutto il mondo il gusto di attingere doni sempre nuovi dai Padri della Chiesa, dalla divina liturgia e da tutto il tesoro della Tradizione. Per questo, nell’estate del 1976, quando muore improvvisamente il cardinale arcivescovo di Monaco Julius Döpfner, Ratzinger non prende sul serio le voci che iniziano a circolare e che lo indicano tra i candidati alla successione: «I limiti della mia salute erano altrettanto noti come la mia estraneità a compiti di governo e di amministrazione», scrive ancora nell’autobiografia. Invece, la scelta di Paolo VI cadrà proprio su di lui.
Reinhard Richardi, che in quegli anni era professore della Facoltà di Giurisprudenza e strinse con Ratzinger un’amicizia forte che dura tutt’ora, racconta a 30Giorni: «La sorpresa fu tanta. Evidentemente Paolo VI lo apprezzava, vedeva in lui un grande teologo nella linea della riforma conciliare, e lo voleva coinvolgere nella guida della Chiesa. Lo si capì anche dalla sollecitudine con cui lo creò cardinale solo qualche mese dopo averlo nominato arcivescovo. Adesso, vedendolo come suo successore sul soglio di Pietro, magari direbbe: ero certo che il Signore avrebbe volto il Suo sguardo su di lui». Ma a queste cose, allora, il futuro Benedetto XVI non pensava davvero. Racconta Richardi: «Ricordo bene quando si diffuse la notizia della sua nomina come successore di Döpfner. Proprio quel giorno io, mia moglie e i miei bambini eravamo invitati a casa sua. Ci chiamò al telefono e ci disse: guardate che l’invito è confermato, anche se mi hanno fatto vescovo. Ci vediamo più tardi».


(Ha collaborato Pierluca Azzaro)
Discipula
00giovedì 7 settembre 2006 14:31
Re: dalla rivista "30 giorni"

Scritto da: ratzi.lella 07/09/2006 13.44
LA STORIA DI JOSEPH RATZINGER 1969-1977





Bellissimo, grazie Lella! [SM=g27811] [SM=x40794]
ratzi.lella
00domenica 10 settembre 2006 13:52
chissa' se e' vero....
Monaco di Baviera, 13:20

PAPA: BILD, I GENITORI SI CONOBBERO GRAZIE AD UN ANNUNCIO

Joseph Ratzinger senior e Maria Peintner, i genitori di Benedetto XVI, si conobbero nel 1920 grazie ad un annuncio matrimoniale pubblicato dal settimanale cattolico di Altotting. "Modesto funzionario, scapolo, cattolico, 43 anni, con diritto alla pensione desidera convolare a nozze con una ragazza cattolica che sappia cucinare e anche un po' cucire, e che abbia qualche proprieta'", scrisse una prima volta l'allora gendarme Joseph senior, che non ottenendo risposte convincenti in un successivo testo chiariva: "la proprieta' e' desiderabile ma non e' una condizione". E fu proprio grazie a questa precisazione, forse, che Maria trovo' il coraggio di proporsi. A ricostruire la vicenda e' il quotidiano popolare Bild che riporta il documento ritrovato mesi fa da Peter Becker, direttore del settimanale diocesano al quale Papa Ratzinger in qualche modo deve la vita.

Ratzigirl
00lunedì 11 settembre 2006 01:01
Re: chissa' se e' vero....

Scritto da: ratzi.lella 10/09/2006 13.52
Monaco di Baviera, 13:20

PAPA: BILD, I GENITORI SI CONOBBERO GRAZIE AD UN ANNUNCIO

Joseph Ratzinger senior e Maria Peintner, i genitori di Benedetto XVI, si conobbero nel 1920 grazie ad un annuncio matrimoniale pubblicato dal settimanale cattolico di Altotting. "Modesto funzionario, scapolo, cattolico, 43 anni, con diritto alla pensione desidera convolare a nozze con una ragazza cattolica che sappia cucinare e anche un po' cucire, e che abbia qualche proprieta'", scrisse una prima volta l'allora gendarme Joseph senior, che non ottenendo risposte convincenti in un successivo testo chiariva: "la proprieta' e' desiderabile ma non e' una condizione". E fu proprio grazie a questa precisazione, forse, che Maria trovo' il coraggio di proporsi. A ricostruire la vicenda e' il quotidiano popolare Bild che riporta il documento ritrovato mesi fa da Peter Becker, direttore del settimanale diocesano al quale Papa Ratzinger in qualche modo deve la vita.




sia quel che sia,se fosse vero Joseph non avrebbe ereditato dal padre solo i tratti..(basta guardare le foto) ma anche la delicatezza nell'esporre il pensiero... [SM=g27822] [SM=g27822] [SM=g27822]
elena66c
00lunedì 11 settembre 2006 08:55
Re: Re: chissa' se e' vero....
Piccola aggiunta da "Il giornale" di oggi

Il giornale Bild am Sonntag, che ha riprodotto l'annuncio, si è chiesto:
«Ci sarebbe stato un papa tedesco se il gendarme
Ratzinger 86 anni fa non avesse messo alcun annuncio matrimoniale sul giornale? »,

Citando subito dopo una frase famosa del teologo evangelico Albert Schweitzer:

«Il caso è lo pseudonimo che il nostro Dio sceglie quando vuole restare in incognito». [SM=g27817]

Il documento, scoperto dall'ex direttore del Liebfrauenbote, è stato già donato al Papa nel corso di un'udienza.
Di certo il matrimonio seguito a quell'annuncio, fu felice.
E proprio al clima vissuto nella propria famiglia doveva pensare Benedetto XVI, quando ieri, nel Duomo di Monaco, ha detto ai papà e alle mamme dei piccoli che hanno fatto la prima comunione:

«Cari genitori, vi prego, andate insieme con i vostri bambini in chiesa per partecipare alla celebrazione eucaristica della domenica! Non è tempo perso, è ciò che tiene la famiglia veramente unita, dandole il suo centro.
E per favore, pregate anche a casa insieme: a tavola e prima di andare a dormire».
«Non saprei indicare - aveva scritto Ratzinger nella sua autobiografia - una prova della verità della fede
più convincente della sincera e schietta umanità che la fede ha fatto maturare nei miei


emma3
00lunedì 11 settembre 2006 20:39
LA STORIA
La "Bild" rivela l´annuncio matrimoniale di Ratzinger senior pubblicato su un giornale nel 1920

"Militare, celibe, cattolico..." E il padre del Papa trovò moglie

Il documento ritrovato dall´ex direttore del foglio, il primo ad essere chiuso dopo l´avvento di Hitler
I genitori di Ratzinger si sposarono il 9 novembre del 1920, lei era una giovane cuoca figlia illegittima

di andrea tarquini

MOnaco di baviera - I genitori del Papa si conobbero grazie a un annuncio matrimoniale. Pubblicato nel 1920 su un giornale, che fu poi il primo a venire chiuso dai nazisti nel 1933 dopo la presa del potere da parte di Hitler. La storia d´amore di Joseph e Maria, padre e madre di Benedetto XVI, riemerge in un reportage di Bild am Sonntag, insieme a foto di famiglia. Documenti della Memoria di Joseph Ratzinger e dei suoi cari, proprio mentre egli percorre la Baviera, sulle tracce dei ricordi.
Liebfrauenbote, il messaggero delle donne amorevoli, si chiamava il giornale cattolico di Altoetting. Era il 7 marzo del 1920 quando Joseph Ratzinger senior (1877-1959), ex ufficiale del 16mo reggimento bavarese dell´esercito imperiale, all´epoca gendarme, vi pubblicò il primo inserto. «Dipendente pubblico di basso rango, celibe, cattolico, 43 anni, cerca scopo matrimonio brava ragazza cattolica, che sappia cucinare, cucire, gestire famiglia. Auspicabile buona situazione patrimoniale». Inserzione numero 734.
Non ebbe risposte. Quattro mesi dopo, l´11 luglio, Joseph, nel frattempo promosso di grado, pubblicò un secondo annuncio con lo stesso numero. Si descrisse come «dipendente pubblico di medio rango». Vantò il «passato senza macchie», precisò che la buona situazione patrimoniale della futura sposa era «auspicio, non condizione». Rispose una giovane cuoca, Maria Peintner (1884 - 1963). I due s´incontrarono, si piacquero. Ratzinger senior inoltrò la necessaria richiesta di permesso di nozze, e il 9 novembre 1920, a Pleiskirchen presso Altoetting, Joseph e Maria si sposarono.
Il gendarme era un cattolico severo e conservatore, ma senza pregiudizi. Maria era registrata quale figlia illegittima, ma lui non ebbe nulla da ridire. Solo un anno e mezzo dopo la sua nascita, sua madre - Maria anche lei di nome - sposò il panettiere Isidor Rieger. Maria fu iscritta a scuola come Rieger, ma si sposò col cognome anagrafico, quello della mamma.
«Mio padre era un uomo molto giusto ma anche molto severo», raccontò dieci anni fa il cardinale Ratzinger a Peter Seewald.
«Noi capivamo comunque che era severità a fin di bene. E se aveva eccessi di severità, mamma li compensava col calore e il cuore. Erano due temperamenti molto diversi, e proprio per la loro diversità si compensavano molto bene».
Le foto di famiglia hanno il fascino della memoria: ecco papà Joseph, austero e impettito nell´uniforme, i baffi ben curati. Ecco mamma Maria, l´elegante abito scuro di festa e un bel cappello. Ecco la famiglia con nonni e parenti: Joseph siede ai piedi del padre, a fianco del fratello maggiore Georg, che vive a Ratisbona e sta per incontrarlo, e davanti alla sorella Maria, morta nel 1991. Ecco Joseph e Georg appena ordinati sacerdoti. Un anno fa, Peter Becker, ex direttore del Liebfrauenbote, fece pervenire al Papa una copia del primo annuncio del padre.
Lo aveva trovato per caso: dieci anni prima, un anziano prelato venne a consultare le raccolte del giornale. Si presentò come vecchio amico di Ratzinger padre, cercò invano l´annuncio. Becker, incuriosito, indagò di persona e dopo anni trovò il documento. La diocesi di Passau lo pregò di non pubblicarlo. Lui da buon cattolico obbedì e lo inviò al Pontefice. Chi sa, si chiede l´articolo su Bild, se avremmo avuto un papa tedesco senza quell´annuncio, o se la giovane Maria non l´avesse letto? «Il caso», scrisse il medico e filantropo Albert Schweitzer, «è a volte lo pseudonimo di Dio, se egli sceglie l´incognito». Certo, tredici anni dopo l´annuncio il Liebfrauenbote non avrebbe potuto aiutare i genitori del Papa a conoscersi. Fu la prima testata a cadere vittima del terrore nazista. In guerra Joseph e Georg furono costretti ad arruolarsi come ausiliari. «Finire prigionieri degli Alleati», disse monsignor Georg a Repubblica. «fu per noi la Liberazione».


la repubblica




emma3
00lunedì 11 settembre 2006 21:45
La testimonianza Gunter grass

“Joseph? Gentile ma fanatico”


di roberto giardina

“Il Papa era un fanatico”, ricorda Gunter Grass in una lingua intervista al quotidiano spagnolo El Pais. In senso religioso, attenua il giudizio, “un timido cattolico fanatico”. Lo scrittore, sempre nel pieno delle polemiche seguite alla confessione di aver fatto parte delle Waffen SS, ritorna sul suo passato e su quello della Germania, mentre Benedetto XVI è in visita nella sua terra natale. Il premio nobel continua a parlare e al contrario il Vaticano continua a tacere, non conferma e non smentisce, i ricordi di gioventù dell’autore del Tamburo di latta.
“Eravamo insieme nello stesso campo di prigionia degli americani a Bad-Eibling, nel 1945”. Il giovane Joseph, suo coetaneo, parlava poco ma mostrava già una salda fede. Forse Grass desidererebbe un commento da parte del Vaticano per allentare la morsa delle critiche che gli sono piombate addosso dopo la pubblicazione delle sue memorie Sbucciando la cipolla. Ma finora non gli è stata data questa soddisfazione.
“Con Joseph non parlavamo di ideologia, ma di questioni di fede, dell’Immacolata Concezione e cose così… Con lui avevo montato una tela sopra una boca che ci riparava dalla pioggia. Entrambi avevamo fame, e io mi ero procurato resti di pane e rimanemmo insieme passando il tempo a parlare di tutto.. Lui fu rilasciato perché la sua casa era in Baviera, io no perché la mia era a Danzica”.
Anche sul Pais, Grass insiste nella sua autodifesa: ritenevo le Waffen SS solo un corpo di elite, avevo 17 anni, ero affascinato da Hitler e ignoravo tutto sui crimini nazisti, credevo che fosse propaganda del nemico. Ed è anche vero: la sua colpa è di aver taciuto per 60 anni, mentre si mostrava al contempo durissimo con i tedeschi che non potessero vantare un passato adamantino, assumendo il ruolo di coscienza morale del paese.
“Io non ho mai mentito, ho solo taciuto in attesa di trovare il modo giusto di raccontare”, insiste anche con il quotidiano spagnolo. A parte il silenzio, Grass ha sempre sostenuto di aver prestato servizio nella contraerea , un servizio in cui venivano arruolati i giovanissimi e gli anziani negli ultimi giorni di guerra, non in grado di servire in prima linea.
Il passato del Papa è ben diverso. Indossò la divisa della Hitler Jugend, la gioventù hitleriana , come tutti i ragazzi che andavano a scuola. Impossibile il rifiuto. E per un breve periodo indossò la divisa di soldato semplice, abbandonando il suo reparto negli ultimi giorni. Il fatto che si ritrovasse, sempre che sia vero, nello stesso campo di prigionia con altri 100 mila tedeschi sconfitti, non significa affatto che abbia fatto la stessa esperienza dello scrittore.


QN quotidiano nazionale


ratzi.lella
00martedì 12 settembre 2006 03:32
grass e' penoso...
penso che sia del tutto inutile per lui elemosinare una dichiarazione del papa...dubito che verra' mai soddisfatto.
in ogni caso grass non venne rilasciato nel 1946 perche' abitava a danzica, mentre il papa venne congedato nel 1945 semplicemente perche' era bavarese.
la ragione e' un 'altra: non c'era motivo di trattenere ratzi, arruolato a forza fra i soldati semplici. c'erano tutte le ragioni, invece, per verificare l'identita' di grass visto che faceva parte delle ss.
francamente non mi sento di giudicarlo: era giovane e probabilmente vittima di un lavaggio del cervello. cio' che non sopporto e' che continui a tirare in ballo il papa [SM=g27812] [SM=x40796] [SM=x40795]
ratzi.lella
00martedì 12 settembre 2006 03:34
a proposito dell'annuncio matrimoniale
spero non sia un repost...
ecco l'originale della bild con tanto di foto dei genitori e di un piccino molto carino [SM=g27811] [SM=g27811]



[SM=g27811] [SM=g27811]
emma3
00giovedì 21 settembre 2006 19:29
Il vescovo ausiliare di Monaco: la mia amicizia con il papa

di Sara Bauducco/ 21/09/2006

La trasparenza del professore, lo spessore dell'arcivescovo, la timidezza dell'uomo. Il vescovo ausiliario di Monaco e Frisinga, monsignor Engelbert Siebler, tratteggia a Korazym.org il profilo di Benedetto XVI e di un’amicizia lunga più di 50 anni.

MONACO - “Nel 1952 il primo incontro: lui era professore di teologia e io studente”. Così inizia la rievocazione dei ricordi che legano mons. Engelbert Siebler, vescovo ausiliario di Monaco e Frisinga, a Benedetto XVI: “Da quando sono diventato direttore del seminario di Traunstein, lui ha passato le vacanze da noi circa 15 volte - continua scherzando il monsignore - c’è stato anche un periodo in cui io ero direttore e lui solamente professore”. Ultima visita del papa al seminario St. Michael, nel gennaio 2005.

“Durante le vacanze era interessato maggiormente alla cultura che alla teologia. Ascoltavamo spesso dei concerti o andavamo a teatro. Capitava anche spesso che Io accompagnassi in macchina a visitare i parenti; ma gli piaceva anche passare del tempo a suonare il pianoforte. Ogni volta che veniva mi chiedeva di descrivergli la situazione della nostra diocesi perché tanti sacerdoti erano suoi colleghi, ma credo, ancor più, perché la nostra diocesi attraversa grandi problemi nell’ambito della dottrina della fede e questo era proprio il suo campo”. Tratti che oggi ritroviamo nel papa e che le tante biografie su di lui ci hanno reso noti.

Durante il viaggio in Baviera di Benedetto XVI, il vescovo Siebler ha potuto cenare con lui il secondo giorno, domenica 10 settembre: “Eravamo un piccolo gruppo ed era come quando cenavamo insieme un tempo. Come le volte passate, lui si è informato dei sacerdoti della diocesi. Mi è parso felice e senza stress”. Un’impressione che rivela l’attaccamento di Benedetto XVI alla sua terra e alla gente bavarese.

Tutti coloro che hanno avuto modo di conoscere da vicino il papa concordano nel tratteggiare in lui un carattere un po’ schivo, ma attento alla formazione culturale: “E’ timido: anche come studente in seminario tendeva a voler restare da solo per leggere. Era molto interessato al latino e al greco, ma poco allo sport, - afferma Siebler - è amicale, ma non come lo era Giovanni Paolo II perché lui, al contrario, è introverso e pare non voglia rinunciare alle buone abitudini. Si dice che anche da papa voglia avere qualche ora per studiare e suonare”.

Da professore a papa: un salto che comporta, forse, un allargamento di vedute e un abbraccio più manifesto alla comunità: “Quando era docente a Regensburg e Ratisbona persino i giuristi mandavano i loro studenti alle sue lezioni, tanto spiegava con un linguaggio trasparente - prosegue Siebler - da papa si rivolge a tutti, non solo a studenti e questo lo si nota nel suo nuovo modo di comportasi con la gente, con i giovani e i bambini: quando era vescovo di Monaco non gli riusciva. E’ giusto che si avvicini il più possibile alla gente anche in modo personale perché il papa deve essere universale”. Da taluni additato come uomo poco amante dell’ambiente di Curia, sebbene vi abbia fatto parte per 25 anni, l’allora cardinale Joseph Ratzinger, nei primi mesi del suo impegno alla Congregazione della Fede ha dovuto affrontare diverse critiche: “Quando è andato a Roma penso che abbiano avuto un certo timore che fosse un “protestante tedesco” perché la Germania non ha una buona fama in Curia; un’idea che poi si è trasformata in fiducia”. Il vescovo Siebler accenna anche ad alcuni punti di forza e di debolezza del papa: “Penso che in teologia e sui problemi della Chiesa non abbia bisogno di aiuto, ma nei rapporti di stato forse sì e lo troverà nel segretariato di Stato e in altri collaboratori”. L’aspetto dottrinale e didattico prevale nella figura di Benedetto XVI: “Ha un taglio filosofico anche in ambito economico”, conclude Siebler.

E per quanto riguarda la visita in Baviera, quale è stato l’aspetto più importante? “Di sicuro quando il papa ha espresso il concetto che il cattolicesimo tedesco è forte nelle opere sociali ma deve esserlo di più nell’evangelizzazione: è un bisogno attuale, di ogni paese, ma, secondo la mia esperienza, soprattutto della Germania. A fine dicembre si riunirà la Conferenza Episcopale tedesca e potremo tirare le somme sulla visita in Baviera di Benedetto XVI: ora non saprei dirlo perché non sono un profeta. Faremo anche un’analisi più approfondita delle conseguenze che la Giornata Mondiale della Gioventù di Colonia del 2005 ha portato tra i giovani: di sicuro, loro vogliono essere presenti nella società come cattolici. Questo è un fatto di cui prima non si parlava: ora, sono loro stessi a volerlo affermare. Senza voler subito tirare conclusioni affrettate si può osservare inoltre come quest’anno vi sia stato un aumento delle vocazioni: sono entrati nel seminario maggiore di Monaco 15 giovani, mentre in passato erano appena una decina. Sarà l’effetto del papa tedesco? Non si sa.

L’ausiliare di Monaco e Frisinga, negli ultimi giorni della visita in Baviera del papa, ha espresso qualche pensiero anche sulla valenza positiva del dialogo interreligioso, tema su cui in questi giorni sono puntati gli occhi dell’opinione pubblica mondiale: “Il dialogo con le altre religioni è importante. In Baviera è relativamente ben strutturato con le altre confessioni cristiane, ma, ad esempio, abbiamo molti problemi con i musulmani perché non ci sono equilibri stabili e la popolazione islamica che risiede qui è quasi tutta laica. A livello sociale si è ben integrati perché in Baviera vi sono maggiori opportunità di lavoro rispetto ad altre zone, ma mancano teologi musulmani con i quali dialogare sull’importanza della fede e portare avanti un discorso approfondito di conoscenza reciproca”.

da www.korazym.org


josie '86
00domenica 8 ottobre 2006 19:52
Articolo del DIPIU' del 25 settembre 2006
La sorprendente dichiarazione di Papa Benedetto XVI sulla propria salute nel corso della sua recente visita in Germania dove è nato

SONO UN UOMO VECCHIO, NON SO QUANTO TEMPO MI DARA' IL SIGNORE

"Penso ai prossimi viaggi a Costantinopoli e in Brasile" - "Non so se potrò tornare in Germania, se accadesse lo vedrei come un dono di Dio"


di Andrea Tornielli

Monaco di Baviera (Germania), settembre


"Sono un uomo vecchio e non so quanto tempo mi darà ancora il Signore".
Benedetto XVI lo ha detto con molta semplicità e con il sorriso sulle labbra, rispondendo alla domanda di un giornalista, sull'aereo che lo portava da Roma a Monaco di Baviera, per il suo quarto viaggio internazionale, per il suo ritorno nella terra natale. Eppure queste sue parole hanno scatenato una ridda di voci e di interpretazioni, facendo sia un "allarme" sulla sua salute. Una prospettiva che ha comprensibilmente preoccupato anche molti fedeli, quei fedeli che stanno imparando a conoscere e ad amare Benedetto XVI dopo il lungo pontificato del suo predecessore.

Ha parlato in aereo ai giornalisti

Innanzitutto, ecco le esatte parole del Papa. Pochi istanti prima che l'aereo iniziasse il rullaggio sulla pista di Ciampino, Ratzinger, com'è solito fare, si è recato in coda, nel reparto dove viaggiano i giornalisti accreditati al suo seguito. Uno di questi, cronista di un quotidiano tedesco, si è rivolto a Benedetto XVI chiedendogli se prevede di recarsi, in futuro, anche a Berlino, cioè nella capitale della Germania. Il Papa, che è già stato a Colonia nell'agosto 2005 per la Giornata Mondiale della Gioventù, e che ora ha appena concluso il viaggio che lo ha portato in Baviera, ha risposto con queste parole: "Sono molto contento di tornare a casa, è bello poter rivedere almeno una volta la mia patria. Ma sono Papa della Chiesa universale e penso al prossimo viaggio a Costantinopoli e a quello in Brasile l'anno prossimo. Sono un uomo vecchio e non so quanto tempo mi darà ancora il Signore. Non so se potrò ritornare in Germania, ma se accadesse ne sarei felice e lo vedrei come un regalo di Dio".
Come si vede, queste affermazioni, che sono state pronunciate con molta naturalezza da un Joseph Ratzinger sorridente, non contengono in sè alcun allarme. Si tratta della risposta di buon senso data da un uomo anziano (ha 79 anni e mezzo) costretto all'improvviso, nell'aprile 2005, a cambiare radicalmente vita prendendo una responsabilità enorme. Un concetto simile, Benedetto XVI l'aveva manifestato lo scorso agosto, nell'intervista concessa a un gruppo di giornalisti tedeschi in vista del viaggio in Baviera: "Devo dire" aveva ammesso "che io non mi sento molto forte tanto da mettere in agenda ancora molti grandi viaggi, ma dove questi permettono di rivolgere un messaggio, dove rispondono a un vero desiderio, lì vorrei andare, con il 'dosaggio' che mi è possibile".

Soffre il freddo pungente

Le parole dette da Ratzinger, però, sono state da alcuni interpretate come un addio alla Germania e quasi l'annuncio in diretta di una salute fragile. Come sta veramente il Papa? Ha davvero seri problemi di salute? Chi ha seguito la sua recente trasferta bavarese lo ha trovato capace di reggere la fatica, il caldo, le lunghe cerimonie e persino di pronunciare lunghe omelie stando sempre in piedi, senza sedersi, come fa invece quando celebra a Roma, in San Pietro. E' comunque risaputo che all'inizio degli anni Novanta l'allora Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede aveva avuto dei problemi seri di salute. Era caduto, mentre si trovava a Bressanone, all'inizio degli anni Novanta, a causa di un mancamento e aveva battuto la testa su un radiatore, rimanendo per qualche tempo steso a terra, prima che qualcuno lo soccorresse. Si era trattato di un problema circolatorio, poi risolto con un adeguato intervento e le successive terapie fluidificanti del sangue. Da allora, Ratzinger si è tenuto sempre controllato.Bisogna capire che l'elezione a Pontefice ha provocato un brusco cambiamento delle sue abitudini e comportato una grande fatica anche fisica, oltre che mentale. Eppure Benedetto XVI ha saputo adattarsi alla nuova situazione, cercando di mantenere alcune abitudini del passato, come la passeggiata quotidiana, che ora non può più fare a Borgo Pio, dove abitava da cardinale, ma deve compiere nei giardini vaticani o nel giardino pensile fatto costruire da Paolo VI sul tetto del palazzo apostolico.
Papa Ratzinger soffre il caldo (per questo in qualche occasione, in piazza San Pietro quando l'afa era soffocante, ha ridotto la lunghezza dei suoi discorsi) e anche il freddo pungente. Abituato a portare sul capo, durante la stagione invernale, un basco nero, ora che è Papa, quando non ne può fare a meno, l'ha sostituito con il camauro (un berretto di velluto rosso bordato di ermellino) o con il saturno (cappello a larga tesa di paglia rossa, per ripararsi dal sole).

Deve stare attento all'altitudine

Quando le cerimonie all'aperto sono particolarmente lunghe, lo si è visto più volte bere un bicchiere d'acqua nel corso della celebrazione. A causa dei problemi circolatori avuti in passato, il Papa deve fare attenzione all'altitudine: l'estate scorsa, in Val d'Aosta, una salita sul monte Bianco gli aveva causato un iniziale giramento di testa. E deve fare anche attenzione ai viaggi aerei troppo lunghi. Ciononostante, Benedetto XVI ha deciso di recarsi in Brasile e questo dimostra che le sue condizioni di salute sono soddisfacenti. In caso contrario, i medici vaticani glielo avrebbero sconsigliato.
A conferma di questo, sono arrivate le parole di Burkhard Pfaff, medico personale del Papa nel viaggio in Baviera: "E' un piccolo miracolo della medicina vedere come il Santo Padre stia bene". Fonti vaticane hanno fatto inoltre notare con quale agilità è sceso dalla scaletta dell'aereo e come durante la visita al santuario di Altoetting il Papa abbia rinunciato a fare il consueto riposo pomeridiano, preferendo invece fare una passeggiata insieme con il fratello Georg. Non ci sono allarmi particolari, dunque. Il Papa sta bene. Certo, è un uomo che il prossimo 16 aprile compirà 80 anni e quindi ragionevolmente immagina che il suo pontificato non sarà molto lungo. Ma la risposta data sull'aereo, "Sono vecchio, non so se tornerò", più che un campanello d'allarme va interpretata con l'ottica dell'uomo di fede, del cristiano, del credente. Di colui, cioè, che è abituato a pensare quotidianamente all'incontro con il suo Signore, consapevole che la chiamata finale può arrivare in ogni momento.


Andrea Tornielli


All'interno dell'articolo

SUO PADRE CERCAVA MOGLIE SUL GIORNALE

Proprio mentre Benedetto XVI era in Germania, il giornale tedesco Liebfrauenbote ha scoperto che suo padre cercò moglie con un annuncio sul giornale. Infatti, Joseph Ratzinger senior, il padre del futuro Papa, agente di polizia e cattolico praticante, il 7 marzo 1920 fece pubblicare un'inserzione, ora riemersa dagli archivi, secondo cui la cercava "illibata, cattolica, che sapesse cucinare, cucire e che avesse una proprietà". In un secondo annuncio aggiunse che la proprietà non era indispensabile. Gli rispose Maria Peintner, ottima cuoca e cattolica praticante che, solo otto mesi dopo, il 9 novembre, l'avrebbe sposato e, nel 1927, gli avrebbe dato un figlio destinato a diventare Pontefice il 19 aprile 2005.


Das ist alles, lieber Schwestern! Tschuss!!! [SM=x40800] [SM=x40800] [SM=x40800] [SM=x40800] [SM=x40800]

josie '86
00domenica 8 ottobre 2006 19:53
Articolo del DIPIU' del 25 settembre 2006
La sorprendente dichiarazione di Papa Benedetto XVI sulla propria salute nel corso della sua recente visita in Germania dove è nato

SONO UN UOMO VECCHIO, NON SO QUANTO TEMPO MI DARA' IL SIGNORE

"Penso ai prossimi viaggi a Costantinopoli e in Brasile" - "Non so se potrò tornare in Germania, se accadesse lo vedrei come un dono di Dio"


di Andrea Tornielli

Monaco di Baviera (Germania), settembre


"Sono un uomo vecchio e non so quanto tempo mi darà ancora il Signore".
Benedetto XVI lo ha detto con molta semplicità e con il sorriso sulle labbra, rispondendo alla domanda di un giornalista, sull'aereo che lo portava da Roma a Monaco di Baviera, per il suo quarto viaggio internazionale, per il suo ritorno nella terra natale. Eppure queste sue parole hanno scatenato una ridda di voci e di interpretazioni, facendo sia un "allarme" sulla sua salute. Una prospettiva che ha comprensibilmente preoccupato anche molti fedeli, quei fedeli che stanno imparando a conoscere e ad amare Benedetto XVI dopo il lungo pontificato del suo predecessore.

Ha parlato in aereo ai giornalisti

Innanzitutto, ecco le esatte parole del Papa. Pochi istanti prima che l'aereo iniziasse il rullaggio sulla pista di Ciampino, Ratzinger, com'è solito fare, si è recato in coda, nel reparto dove viaggiano i giornalisti accreditati al suo seguito. Uno di questi, cronista di un quotidiano tedesco, si è rivolto a Benedetto XVI chiedendogli se prevede di recarsi, in futuro, anche a Berlino, cioè nella capitale della Germania. Il Papa, che è già stato a Colonia nell'agosto 2005 per la Giornata Mondiale della Gioventù, e che ora ha appena concluso il viaggio che lo ha portato in Baviera, ha risposto con queste parole: "Sono molto contento di tornare a casa, è bello poter rivedere almeno una volta la mia patria. Ma sono Papa della Chiesa universale e penso al prossimo viaggio a Costantinopoli e a quello in Brasile l'anno prossimo. Sono un uomo vecchio e non so quanto tempo mi darà ancora il Signore. Non so se potrò ritornare in Germania, ma se accadesse ne sarei felice e lo vedrei come un regalo di Dio".
Come si vede, queste affermazioni, che sono state pronunciate con molta naturalezza da un Joseph Ratzinger sorridente, non contengono in sè alcun allarme. Si tratta della risposta di buon senso data da un uomo anziano (ha 79 anni e mezzo) costretto all'improvviso, nell'aprile 2005, a cambiare radicalmente vita prendendo una responsabilità enorme. Un concetto simile, Benedetto XVI l'aveva manifestato lo scorso agosto, nell'intervista concessa a un gruppo di giornalisti tedeschi in vista del viaggio in Baviera: "Devo dire" aveva ammesso "che io non mi sento molto forte tanto da mettere in agenda ancora molti grandi viaggi, ma dove questi permettono di rivolgere un messaggio, dove rispondono a un vero desiderio, lì vorrei andare, con il 'dosaggio' che mi è possibile".

Soffre il freddo pungente

Le parole dette da Ratzinger, però, sono state da alcuni interpretate come un addio alla Germania e quasi l'annuncio in diretta di una salute fragile. Come sta veramente il Papa? Ha davvero seri problemi di salute? Chi ha seguito la sua recente trasferta bavarese lo ha trovato capace di reggere la fatica, il caldo, le lunghe cerimonie e persino di pronunciare lunghe omelie stando sempre in piedi, senza sedersi, come fa invece quando celebra a Roma, in San Pietro. E' comunque risaputo che all'inizio degli anni Novanta l'allora Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede aveva avuto dei problemi seri di salute. Era caduto, mentre si trovava a Bressanone, all'inizio degli anni Novanta, a causa di un mancamento e aveva battuto la testa su un radiatore, rimanendo per qualche tempo steso a terra, prima che qualcuno lo soccorresse. Si era trattato di un problema circolatorio, poi risolto con un adeguato intervento e le successive terapie fluidificanti del sangue. Da allora, Ratzinger si è tenuto sempre controllato.Bisogna capire che l'elezione a Pontefice ha provocato un brusco cambiamento delle sue abitudini e comportato una grande fatica anche fisica, oltre che mentale. Eppure Benedetto XVI ha saputo adattarsi alla nuova situazione, cercando di mantenere alcune abitudini del passato, come la passeggiata quotidiana, che ora non può più fare a Borgo Pio, dove abitava da cardinale, ma deve compiere nei giardini vaticani o nel giardino pensile fatto costruire da Paolo VI sul tetto del palazzo apostolico.
Papa Ratzinger soffre il caldo (per questo in qualche occasione, in piazza San Pietro quando l'afa era soffocante, ha ridotto la lunghezza dei suoi discorsi) e anche il freddo pungente. Abituato a portare sul capo, durante la stagione invernale, un basco nero, ora che è Papa, quando non ne può fare a meno, l'ha sostituito con il camauro (un berretto di velluto rosso bordato di ermellino) o con il saturno (cappello a larga tesa di paglia rossa, per ripararsi dal sole).

Deve stare attento all'altitudine

Quando le cerimonie all'aperto sono particolarmente lunghe, lo si è visto più volte bere un bicchiere d'acqua nel corso della celebrazione. A causa dei problemi circolatori avuti in passato, il Papa deve fare attenzione all'altitudine: l'estate scorsa, in Val d'Aosta, una salita sul monte Bianco gli aveva causato un iniziale giramento di testa. E deve fare anche attenzione ai viaggi aerei troppo lunghi. Ciononostante, Benedetto XVI ha deciso di recarsi in Brasile e questo dimostra che le sue condizioni di salute sono soddisfacenti. In caso contrario, i medici vaticani glielo avrebbero sconsigliato.
A conferma di questo, sono arrivate le parole di Burkhard Pfaff, medico personale del Papa nel viaggio in Baviera: "E' un piccolo miracolo della medicina vedere come il Santo Padre stia bene". Fonti vaticane hanno fatto inoltre notare con quale agilità è sceso dalla scaletta dell'aereo e come durante la visita al santuario di Altoetting il Papa abbia rinunciato a fare il consueto riposo pomeridiano, preferendo invece fare una passeggiata insieme con il fratello Georg. Non ci sono allarmi particolari, dunque. Il Papa sta bene. Certo, è un uomo che il prossimo 16 aprile compirà 80 anni e quindi ragionevolmente immagina che il suo pontificato non sarà molto lungo. Ma la risposta data sull'aereo, "Sono vecchio, non so se tornerò", più che un campanello d'allarme va interpretata con l'ottica dell'uomo di fede, del cristiano, del credente. Di colui, cioè, che è abituato a pensare quotidianamente all'incontro con il suo Signore, consapevole che la chiamata finale può arrivare in ogni momento.


Andrea Tornielli


All'interno dell'articolo

SUO PADRE CERCAVA MOGLIE SUL GIORNALE

Proprio mentre Benedetto XVI era in Germania, il giornale tedesco Liebfrauenbote ha scoperto che suo padre cercò moglie con un annuncio sul giornale. Infatti, Joseph Ratzinger senior, il padre del futuro Papa, agente di polizia e cattolico praticante, il 7 marzo 1920 fece pubblicare un'inserzione, ora riemersa dagli archivi, secondo cui la cercava "illibata, cattolica, che sapesse cucinare, cucire e che avesse una proprietà". In un secondo annuncio aggiunse che la proprietà non era indispensabile. Gli rispose Maria Peintner, ottima cuoca e cattolica praticante che, solo otto mesi dopo, il 9 novembre, l'avrebbe sposato e, nel 1927, gli avrebbe dato un figlio destinato a diventare Pontefice il 19 aprile 2005.


Das ist alles, lieber Schwestern! Tschuss!!! [SM=x40800] [SM=x40800] [SM=x40800] [SM=x40800] [SM=x40800]

Sybella
00domenica 8 ottobre 2006 21:32
Re:
Di tutto quel che si è letto (ma potremmo anche smetterla coi bollettini medici...), tra cartelle cliniche, illazioni ed allarmismi, preoccupazioni da ingigantire o da ridimensionare, buon senso o pessimismo incombente, scelgo egoisticamente di tenere a mente, per ora, una sola cosa:
Il Papa sta bene
(e visto come lo stanno trattando ed attaccando negli ultimi tempi, quello sì che è un vero miracolo, e neanche tanto piccolo...)
euge65
00domenica 8 ottobre 2006 21:42
Re: Re:

Scritto da: Sybella 08/10/2006 21.32
Di tutto quel che si è letto (ma potremmo anche smetterla coi bollettini medici...), tra cartelle cliniche, illazioni ed allarmismi, preoccupazioni da ingigantire o da ridimensionare, buon senso o pessimismo incombente, scelgo egoisticamente di tenere a mente, per ora, una sola cosa:
Il Papa sta bene
(e visto come lo stanno trattando ed attaccando negli ultimi tempi, quello sì che è un vero miracolo, e neanche tanto piccolo...)



CARISSIMA QUOTO CON TE......... IO NON CAPISCO SE QUESTE PERSONE LO FANNO PER VENDERE I GIORNALI SU CUI PUBBLICANO GLI ARTICOLI O SE LO FANNO A PARTE PER GUFARE, MA PERCHE' SONO MORBOSAMENTE ATTRATTE DAL MACABRO A TUTTI I COSTI ......... IO PERSONALMENTE NE HO LE SCATOLE PIENE NON SOLO DI BOLLETTINI MEDICI SPIATTELLATI A DESTRA E A MANCA PER GIUNTA CONTRAVVENENDO AL DIRITTO ALLA PRIVACY NON ULTIMO AL BUON GUSTO ED AL RISPETTO; MA, ANCHE DI QUESTA CONTINUA ED ESTENUANTE VISIONE PESSIMISTICA SU TUTTO CIO' CHE RIGURDA BENEDETTO!!!!!!!!
ADESSO BASTA PIANTIAMOLA DI IMBOTTIRE QUESTE PAGINE DI QUESTI ARTICOLI MINATORI QUESTO NON E' DOVERE DI CRONACA MA PURO E SEMPLICE SCIACALLAGGIO SULLA SALUTE DI UNA PERSONA CHE GUARDA CASO E' IL PAPA!!!!!!!!!!!! [SM=g27825] [SM=g27825] [SM=g27826] [SM=g27812]
Sybella
00domenica 8 ottobre 2006 21:59
Re: Re: Re:

Scritto da: euge65 08/10/2006 21.42


PERSONALMENTE NE HO LE SCATOLE PIENE NON SOLO DI BOLLETTINI MEDICI SPIATTELLATI A DESTRA E A MANCA PER GIUNTA CONTRAVVENENDO AL DIRITTO ALLA PRIVACY NON ULTIMO AL BUON GUSTO ED AL RISPETTO; MA, ANCHE DI QUESTA CONTINUA ED ESTENUANTE VISIONE PESSIMISTICA SU TUTTO CIO' CHE RIGURDA BENEDETTO!!!!!!!!


Soprattutto trovo inutile rivangare episodi passati (anche da tantissimo tempo), possibilmente ingigantendoli (a partire da una frase - una sola - detta in aereo da un uomo che ha quasi ottant'anni ed è probabilmente la persona più di buon senso che esista)...fa preoccupare inutilmente noi, è poco rispettoso per Benedetto...
Io spero sempre (purtroppo a torto) che ci sia un confine tra ottimismo spensierato e magari un po' vigliacco e irriducibile, morboso pessimismo...E poi mi chiedo come mai in Inghilterra, giusto per fare un esempio, tra tanto gossip non si fa mai il toto-salute sulla famiglia reale? Perchè in Italia ci si deve proprio accanire con il Papa?
[SM=g27833]

[Modificato da Sybella 08/10/2006 22.00]

stupor-mundi
00domenica 8 ottobre 2006 22:07
Re: Re:

Scritto da: Sybella 08/10/2006 21.32
Di tutto quel che si è letto (ma potremmo anche smetterla coi bollettini medici...), tra cartelle cliniche, illazioni ed allarmismi, preoccupazioni da ingigantire o da ridimensionare, buon senso o pessimismo incombente, scelgo egoisticamente di tenere a mente, per ora, una sola cosa:
Il Papa sta bene
(e visto come lo stanno trattando ed attaccando negli ultimi tempi, quello sì che è un vero miracolo, e neanche tanto piccolo...)



Ti quoto, specialmente quando dici che ha del miracoloso che la salute del Santo Padre (che il Signore lo protegga sempre) sia ancora buona dopo la valanga di ingiurie, censure, minacce, anatemi che gli hanno scaraventato addosso (dentro e fuori la Chiesa). Ognuno di noi sa (anch'io molto bene [SM=g27828] )quando sia difficile accettare le critiche nel proprio lavoro, specie quando sono ingiuste e si è certi di aver agito per il bene e per il meglio: spesso ce n'è abbastanza per una depressione, una malattia psicosomatica.
Insomma, nulla di ciò sembra aver sfiorato il Santo Padre. E, per chi crede, questo il segno che Dio è con lui!!
La serenità che traspare dai tratti, la luminosità del viso, tutto ci rassicura circa la sua salute e il suo stato d'animo.
A volte mi chiedo se non percepisca, in qualche modo, lo straordinario mondo di bene, del tutto gratuito e perciò più autentico, che tante persone (più di quante non si creda), nel mondo provano per lui!!!
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