Parlate con le mie stesse parole, Melanie.

.callista.
00lunedì 18 marzo 2013 21:23
Riassunto:
Ithilbor e Callista si incontrano per la seconda volta, sempre di notte, ma alla baia. La mezzelfa è alla ricerca dei mercanti della guarnigione, mentre la vampira è assorta nei suoi pensieri, seduta tra la sabbia. Ed è quello il posto che offre all'altra, intrattenendosi sul passato di entrambe, chiacchierando del tempo che sta mutando e della sorte della principessa da poco nata, arrivando a toccare un tema che attira entrambe: la morte. Le parole di Ithilbor, che ella stessa giudica sul limite della pazzia, sono le stesse che l'ex Somma Stella avrebbe pronunciato al suo posto. Si lasciano quindi con la promessa di cercarsi dopo che la mezzelfa avrà incontrato la Regina e portato - figurativamente - la spada di Ithilbor al suo cospetto.

Commento:
Ah, ma che delizia giocare con questa vampira! [SM=g27823]

ITHILBOR  [*§*Baia~Notte*§*] È come una nenia: il rumore quieto delle acque del lago, di quelle piccole onde che si dilettano a divorare a ogni assalto una manciata di fine sabbia. E nella tua mente si forma una macabra immagine: come se quelle onde fossero il disperato tentativo di un uomo morente di attaccarsi alla vita, che gli scivola inesorabilmente dalle mani. Te ne stai lì, seduta, a contemplare quella visione, in compagnia solo della notte, di quella luna che mostra solo metà del proprio volto, con il corpo all'apparenza fragile investito dalla brezza marina. I sensi tesi si lasciano cullare dalla sinfonia di vita lontana che appartiene ai barcaioli, in attesa di compiere il loro obbligo di traghettatori. E la mente non sa proprio decidere a che ricordo donarsi in pasto: se quelli dai contorni sfumati che appartengono a un'altra vita, o quelli più vividi che risalgono alla tua morte e alla crescita nella tua dannazione. La verità è che hai lasciato la Torre, stanotte, non in cerca di prede, ma bensì alla ricerca di un luogo dove il profumo di Donatien e Libeth non sia percepibile come ricordo, piuttosto che come assenza. Un posto che non ti ricordi il tuo fallimento in quel senso, la perdita di coloro che a lungo sono stati la tua famiglia, dopo la scomparsa di Sleiv, e che adesso assumono le sembianze di mancanza. L'hai sempre saputo, del resto: lo sai tuttora. La dannazione è eterna come la solitudine a cui sei destinata, perché per quanto possano avvicendarsi al tuo fianco sempre nuovi immortali, coloro che da te prendono le distanze sono sempre e comunque cibo per la solitudine. Non c'è verso di eluderla, di sconfiggerla: si è sempre da soli dinanzi alla propria condanna e il condividerla con chi comprende la tua natura non è che un palliativo. Le gambe incrociate, il mantello a ripararti da un freddo che è infimo rispetto a quello che dentro ti domina, i capelli lasciati in balia del vento, gli occhi socchiusi, un'espressione quasi estatica sul viso perennemente giovane, le mani che si congiungono l'una all'altra, con le dita della destra che si gingillano con l'anello che porti nell'anulare sinistro. Retaggio di un passato, ricordo dell'unico amore che ti sia stato concesso provare: qualcosa che perennemente ti ricorda da dove vieni. Sembreresti in contemplazione, una di quelle persone che si ritirano e cercano la comunione con gli elementi della natura: ma l'unica cosa che percepisci è solo la vita [veggenza I; tenebra I]

CALLISTA  {Baia.Notte.} . A quanto le hanno detto, questa è la via per i mercanti della guarnigione. Una via che ben conosce, fin dai suoi primi passi in queste terre governate dal Pendragon, una via che , come un'arma ben affilata, riesce a far stringere il suo cuore in una morsa sempre più dolorosa, fino a farle sputare sangue. Il passo si accorcia e sembra quasi che la mezzelfa voglia veramente accertarsi di avere ancora gli abiti puliti all'altezza del petto, aprendo il pesante mantello dalle varie sfumature d'ombra che copre interamente il suo corpo, fin quasi a terra. Ma è solo un'illusione, proprio come sembra essere divenuta la sua vita negli ultimi giri di luna, uno scherzo dell'Oscura, un sogno impossibile per un risveglio. Eppure continua ad avanzare, oltre il sentiero tracciato dai mortali, scegliendo ella stessa la strada che i suoi piedi preferiscono percorrere, intrappolati in un paio di stivaletti di nero cuoio che ancora urla la sua presenza in questo mondo di realtà e bugie. La verità sta in quei suoi movimenti delicati e rapidi nell'aprire leggermente le pieghe del mantello, ma solo per stringerlo con maggiore accuratezza lungo il corpo ancora troppo esile per poter essere dichiarato in ottimo stato di salute. Solo le mani, dalle dita lunghe e candide come puro avorio, ne rimangono estranee, rilucendo alla luce della luna ormai alta nella notte. E le bugie, invece, sono tutte ferme nel volto della mezzelfa. Nella sua espressione seria, nei suoi occhi che sono di una tonalità verde ghiaccio, sbiaditi dalle ombre di un passato che non potrà mai restituirle ciò che le ha rubato. Nella pelle tesa delle guance, nello sguardo che si allunga verso la sua destinazione. Una figura accanto alla riva, solitaria, ammantata; una donna, per quanto la sua vista migliorata dalla forte luce riesca a comprendere [//vista crepuscolare]. Un ostacolo sul suo cammino che la mezzelfa non ha alcuna intenzione di impedirsi, non dopo aver preso la decisione di vivere solo per se stessa. Qualcosa che i grandi filosofi hanno chiamato ''libero arbitrio''. Si avvicina quindi a lei, rallentando un poco il passo per fare in modo che riesca a percepire la sua presenza e lo scricchiolio del cuoio ai suoi piedi, presupponendo che possa essere una semplice mortale.

ITHILBOR  [*§*Baia~Notte*§*] E per lunghi istanti non vi sarebbe altro che la melodia delle onde; non vi sarebbe altro che il rigurgito della vita che i barcaioli consumano a far la spola tra la cittadina e l'isola, a sfidare quelle nebbie che sembrano quasi proteggerla, per quanto si urli che la Dea l'abbia abbandonata. No, non è così: lo sai tu meglio di chiunque altro, forse, Sposa. Tu che hai sfidato ciò che non si può sfidare, che hai osato mettere piede sul suolo sacro per vedere fin dove potevi spingerti. Eppure, in poco tempo tutto cambierebbe. I suoni di una vita in avvicinamento, i sensi che verrebbero dedicati interamente a quella nuova presenza che par farsi sempre più vicina, così come testimoniano il rumore dei passi, il battito di un cuore sempre più pulsante e un profumo che no, non ti è del tutto sconosciuto, per quanto non sia in grado di associarvi un sapore. Un sorriso che sboccia sulle labbra, un sorriso appena accennato, dedicato in toto alle acque del lago. Gli occhi che si schiudono, il rumore dei passi che si farebbe sempre più vicino fino a scomparire. E sarebbe quello il momento in cui schiuderesti gli occhi e volteresti il viso in sua direzione, risalendone con lo sguardo la figura, fino a giungere al suo volto. Attimi di silenzio in cui tutto sarebbe scandito dal ritmo impartito dal suo cuore, in cui tutto il tuo orizzonte percettivo si limiterebbe a colei che ti è fin troppo prossima. Un nuovo sorriso, nessuna ostentazione di una sorpresa che non ti appartiene, solo un saluto rivolto a lei, in quella che è la lingua dei nordici *§*Dia abar, Callista. Che notte stupenda, non trovate? Sedete pure, se desiderate compagnia. A meno che non temiate di sporcare il vostro bel mantello di sabbia. Ma fidatevi, viene via facilmente*§* Le mani si sciolgono dall'abbraccio in cui indugiavano e andrebbero a porsi ognuno al lato del relativo fianco, permettendoti di far affidamento sulla loro presa e di assumere una posa più scanzonata, col busto che si piega appena indietro. Lo sguardo tornerebbe a gettarsi verso l'orizzonte e poi nuovamente la voce torna a parlar a lei *§*Cosa vi porta da queste parti?*§* [tenebra I; veggenza I]

CALLISTA {Baia.Notte.} . Ma quanto sbaglia - e probabilmente sa anche di farlo - la mezzelfa, nel supporre che la sua vita le appartenga veramente e possa decidere liberamente cosa farne? Non ha forse imparato dal passato, da quella serie infinita di morti e di abbandoni che si sono rincorsi rapidamente nella sua lunga vita? Le risposte sono ancora lì, nei suoi passi che non si perdono d'animo, nel suo  volto ancora privo di espressione, nei suoi lunghi riccioli di un'oro ormai sbiadito sparsi nella brezza notturna che le solletica le narici, portando con sè il profumo di quelle acque che le sono divenute invalicabili, come fossero una barriera la cui cima è troppo alta per essere anche solo intravista. Fino al momento in cui i suoi stivaletti si fermano, riportando l'atmosfera del luogo a farla nuovamente da padrona, con le onde come unica fonte di rumore e musica, in cui ci si potrebbe perdere facilmente, ritrovandosi ad annegare le proprie colpe e i propri pensieri in un lago capace di tradire anche colei che una volta elesse come prediletta. E, stranamente, è una voce che sembra ritornare da un passato molto più recente di quello che le stringe il cuore e le strappa la pelle con artigli acuminati, a salvarla. Lo sguardo si abbassa per cercare l'identità di quel saluto, mentre la mente, come una macchina assolutamente perfetta, inizia a lavorare per rammentarne il nome che, piano piano, scende, fino a raggiungere la punta della lingua, pronto per essere pronunciato con facilità, sebbene con una voce che sembra provenire direttamente da quel mondo che non è permesso a chi cammina su questa terra {Melanie}. Sembra un saluto, più che un ripetere il nome dell'altra. {Ultimamente ero abituata a notti un po' più calde di questa. Ma è solo questione di adattarsi, in fin dei conti.} Le parole sembrano scivolare calme e piatte dalle labbra della mezzelfa, che non restituisce il sorriso a colei che crede nordica nell'aspetto e nel saluto, ma che sembra ben accettare l'invito che le viene donato, posizionandosi esattamente alla sua stessa altezza, rispetto alle onde e alla sabbia destinata a divenire il suo cuscino. {E tra poco sarà primavera.} Non utilizza il nome che più le verrebbe spontaneo, quell'Ostara che se ne rimane sepolto, oscurato, forse trafitto dallo stesso pugnale che ancora sanguina. {Sto cercando i mercanti che lavorano qui. Ma credo sia ormai troppo tardi per trovarli.} Gli occhi della mezzelfa si tuffano nelle acque, come se volesse ammettere a se stessa che, nonostante tutto, non è così importante trovarli proprio ora. {E voi? Come mai qui seduta, da sola?}

ITHILBOR  [*§*Baia~Notte*§*] Un nome, quello che hai scelto di portare nel momento in cui hai trovato quella che per te è stata, in vita, unica e sola famiglia conosciuta. Con Lui e con tutti quei fratelli più grandi che ti consideravano la loro principessina, eppur non si risparmiavano di punzecchiarti con le armi per farti migliorare. Per renderti quell'arma veramente letale che solo la Morte è riuscita a plasmare perfetta e pressoché infallibile. Ed è sempre la stessa storia, Sposa: ogni volta che quel nome viene pronunciato, è come se venissi trasportata altrove, in un passato che non ti appartiene più, poiché appartenente a una vita che è stata strappata via da te con violenza, in quella notte in cui tutto ebbe fine e inizio. Socchiudi gli occhi, ascolti le sue successive parole e tutto torna a essere al proprio posto: quella cittadina, le nebbie, tu stessa. Ti volteresti verso lei e la vedresti accomodarsi accanto a te, come le avevi richiesto, lasciando ancora una volta che lo sguardo scivoli su quei suoi lineamenti misti, che si intrattenga senza pudore su quella stellina sbiadita che le trionfa in fronte. Un sospiro prima che nuovo dire a lei si rivolga *§*Le abitudini sono quanto di più v'è a morire, Callista. Ad ogni modo, forse non avrete tempo di abituarvi. La bella stagione è alle porte e presto il caldo sarà padrone delle nostre giornate e delle nostre notti: non concederà tregua. E ve lo dice chi è cresciuta in balia dei venti freddi del nord, che alla caluria mai s'è abituata*§* Eppure, Sposa, la ricerchi continuamente nei corpi di coloro che ancor possono vantarsi di avere una vita. No, ma quello è un calore diverso, è quanto il sangue sprigiona irrorando l'involucro vivente di coloro cui ti accosti. *§*I mercanti, dite? Mah, a qualcuno di loro piace attardarsi, ma non certo per accogliere semplici clienti! Accettate un consiglio, Callista... Se prenderete contatti con loro prima di spingervi nuovamente fin qui, chiedete di tale Aspis. Vi assicuro che vale la pena trascorrere del tempo in compagnia di costui. È un abile mercante*§* Sorrideresti verso lei, di uno di quei sorrisi distorti che prendono vita dal sollevarsi di un solo angolo della bocca. E ancora lo sguardo che torna a gettarsi verso le nebbie, come se fuggissi dal suo mentre ti appresti ad abbozzare un motivo della tua presenza in quel luogo *§*Perché sono qui? Da sola? Perché se si sceglie la solitudine, non si rischia mai di sperimentare la mancanza. Avevo solo bisogno di sceglierla da me, la solitudine, stanotte*§* Un nuovo sospiro, lo sguardo che la cerca di sottecchi *§*Siete sempre ospite di Lady Alexandra e degli Ancestrali?*§* [tenebra I; veggenza I]

CALLISTA  {Baia.Notte.} . Una volta seduta, le ginocchia vengono piegate leggermente verso il petto, rivelando così la stoffa violacea dell'abito indossato sotto al mantello di duplice colore, all'esterno nero come la notte che gli fa da contorno e all'interno quasi indistinguibile dalla veste completamente nascosta. La gonna, non molto ampia, segna i fianchi stretti e le gambe magre della mezzelfa, senza che questa vada a coprirle con intenzione. D'altra parte, è altrove che si sono rifugiati i suoi occhi, senza accorgersi che quelli dell'altra si sono socchiusi, in quei brevi attimi di silenzio che si sono entrambe regalate. Li riporta a questa realtà solamente quando una barca, ad una distanza ragionevole da quel salotto che si sono create le due, ritorna al porticciolo. Come un graffio che spezza l'incantesimo. Il suo viso si volta appena in direzione della compagna, ma sono gli occhi che si trovano a sbirciare là dove forse non le è permesso, nei lineamenti duri e nordici, tra i capelli color dell'inchiostro, negli abiti scelti e indossati per quella passeggiata solitaria. E, cercando di non farsi scoprire troppo, prova, questa volta, a fare il confronto tra lei e Melanie, rispetto al loro precedente incontro. Diverse sotto molti punti di vista, nei colori e nelle linee tracciate da varie eredità, è quantomeno l'aspetto e l'abbigliamento, ora, ad accomunarle. Finalmente, anche quella linea di invidia che la mezzelfa aveva conosciuto alla bettola nei suoi confronti, si è spezzata. Quantomeno, ora tutte e due indossano dei calzari e gli abiti sembrano essere stati dalle stesse abili mani. {Probabilmente non amerò neppure la bella stagione. Ad Avalon è, o meglio era, sempre primavera, mentre io sono nata in terre molto più a nord.} Ora lo sguardo della bionda mezzelfa si posa esattamente, e senza alcun indugio, sul volto dell'altra, scegliendo la via più facile per conversare di notte, sedute sulla sabbia di una baia quasi completamente deserta. {Cosa ci fanno, dunque, due gelide figlie del nord in questa terra?} C'è una vena di ironia nella sua voce ed è impossibile non coglierla, se unita a quel sorriso sinistro che compare sul suo viso pallido, quasi uno scherzo dell'immaginazione. {Seguirò il vostro consiglio, allora, e chiederò di lui. Devo assolutamente inviare un regalo alla Regina per la nascita della figlia.} E lei, è incapace di attraversare quelle acque, come se dovesse farlo a nuoto. Annuisce, infine, all'ultima domanda che le viene sottoposta, ma solo con il capo, consapevole che l'altra riuscirebbe comunque a comprendere che il suo alloggio è tuttora presso la Fortezza dei Maghi, preferendo far risuonare la sua voce ancora una volta su un argomento di differente natura {Ah, la solitudine, Melanie. Non ti abbandona mai e arrivi ad amarla come se fosse la tua compagna per l'eternità. Un po' come la morte, non trovate?}

ITHILBOR  [*§*Baia~Notte*§*] E sono sguardi che si incontrano e scontrano, indagini silenziose e intime che vengono svolte ora sul volto dell'una, poi su quello dell'altra. Non c'è fastidio per quel suo sguardo insistente, poiché tu stessa lo rimanderesti allo stesso modo nel momento in cui torneresti a guardarla, dopo aver ascoltato l'esordio del suo nuovo dire. Già, Sposa, cosa ci fanno le figlie del nord in quelle terre? Sai cosa ha condotto te lì, in quella cittadina in cui il tuo destino si è compiuto, ma cosa avrà spinto Callista a varcare i cancelli di Barrington? Scuoti appena il capo, donando uno schiocco di labbra prima di riprendere a parlare *§*Ho lasciato le mie terre per cercare vendetta; ho vagato di cittadina in cittadina alimentando il mio odio per poi giungere qui, trovare quello che da troppo tempo cercavo e vedere come tutto quel rancore sfumava in un nulla. A volte pensiamo che le nostre convinzioni, i nostri desideri siano fatti di un materiale infrangibile. Poi subentrano le debolezze della natura umana e tutto va a farsi maledire*§* Breve pausa, un ennesimo sospiro, lo sguardo che per pochi istanti andrebbe oltre la figura di Callista per posarsi sul molo e sulle imbarcazioni che si avvicendano. E infine torni ancora a cercare quegli occhi, a parlare a lei *§*Sì, ho letto l'annuncio della nascita dell'erede. Così come le risposte di chi pare attentare alla vita della piccola principessa. Minacce che non dovrebbero destare preoccupazione nella sovrana, se doveste incontrarla rassicuratela anche. Nessuno dei codardi che abita queste terre oserà mai oltrepassare le nebbie e sfidare l'isola. Nessuno. Il Caos si nasconde e tutti hanno fin troppo a cuore la propria inutile esistenza per spingersi tanto oltre. Sono solo parole al vento, vani tentativi di impaurire che non sortiscono gli effetti desiderati. Mal che vada, la mia spada si offre al servizio della Regina, se dovesse averne bisogno. I caotici non oseranno mettersi sul mio cammino*§* E a quel punto sorrideresti fiera e orgogliosa, forte della tua sicurezza e della verità che serpeggia tra le tue affermazioni *§*La solitudine è l'unica che non ci abbandona mai, avete ragione, Callista. Ci accompagna semplicemente tra le braccia della Morte, al cospetto dei cancelli dell'Hel o del Valhalla. E sì, a volte si arriva ad amare persino la morte. Non come i pavidi che cercano nella fine una soluzione a problemi che non sanno gestire, né come coloro che professano e inneggiano all'onore per un'ideale e vedono nella fine motivo di gloria. No, non è quello amare la morte, Callista. È venerare la sua essenza distruttrice, è desiderare di poter essere il suo braccio armato, il suo araldo. È il desiderio di poterne essere annunciatrice e portatrice, ancella fedele. Ma forse questi vi sembreranno discorsi degni di una folle, piuttosto che di un'esaltata. Eppure, la morte, paradossalmente, fa parte della vita: perché è così naturale amare incondizionatamente la vita e non la morte?*§* Faresti spallucce prima di aggiungere *§*E voi? Perché avete lasciato le vostre terre? Ha qualcosa a che fare con quella stella che avete in fronte?*§* Chiedi, senza ritegno, senza mezzi termini, non sapendo provare quella che umanamente si chiama vergogna o mancanza di tatto. Solo esprimi le tue curiosità, se così si possono chiamare: o forse, più probabilmente, è solo un escamotage per continuare quella conversazione, per poter godere ancora del suo profumo [tenebra I; veggenza I]

CALLISTA  {Baia.Notte.} . Non si aspettava certo, la mezzelfa, una risposta così personale a quel suo commento condito con l'ironia. A dire la verità, non si aspettava nemmeno una risposta. Così come si ritrova quasi sorpresa dalla sua ultima frase pronunciata, quel paragone tra la solitudine e la morte. Parole che le sono uscite quasi di getto, senza filtri, senza soffermarsi. D'altra parte, il suo corpo ricorda notturne conversazioni al chiaro di luna, seduta per terra, solo con coloro con cui divideva il destino di Sacerdotessa. E parlare di morte, di oscurità e del destino era cosa così comune, in quelle notti, che era inevitabile salisse a galla, prima o poi. Il suo sguardo, nonostante questi pensieri, rimane su quello dell'altra, almeno finché la sua voce, bassa e roca, con i respiri che ben si adattano al ritmo delle onde, ritorna a farsi udire {Io cercavo la morte, invece. La morte dopo l'amore. E, in qualche modo, l'ho trovata.} Ed è proprio lì che si è risvegliata, tra le dune della baia, consapevole di non aver visto la morte fisica in faccia, ma ancora inconsapevole di quello che le sarebbe accaduto poi. Alle acque ritorna il suo sguardo, alla nebbia che nemmeno riesce a vedere, con i pensieri in testa che spingono per uscire, con una forza tale da ferire {Parlate con le mie stesse parole, Melanie. Non penso che voi siate una folle oppure un'esaltata. In quel caso, lo penserei anche di me stessa.} Eppure, amare la morte nel modo descritto da colei che si dipinge ancora come una nordica, non è una fase della follia? Non ti sei mai sentita, Callista, così pazza da spingerti verso il punto estremo della vita, non ti sei mai lasciata andare fino a sfiorarla, la morte? Non hai assecondato una divinità che ti ha strappato la vita dalle tue stesse mani, giorno dopo giorno? Inutile rispondere a tutte queste domande, non avrebbe più senso. Meglio chiarire quella domanda velata, quel riferimento alla stellina che ancora troneggia tra le sopracciglia dorate. Un'ombra grigiastra, niente di più. {Non sapete cosa sia questa? Eppure avete parlato come una Figlia di Rhiannon e avevo creduto che voi...} muoiono le parole e la testa viene scossa lentamente, ad indicare che non importa cosa ella abbia pensato. {Sull'Isola vivono le Sacerdotesse, le Figlie della Triade. Fui una di loro, perfino la più splendente e la più oscura di tutte. Ma è passato, anche questo.} Un lungo sospiro allarga il suo petto e il corpo si bilancia in avanti, più vicino alle ginocchia {Anche la Regina è una Sacerdotessa. Se mi verrà permesso incontrarla, le riferirò di voi e della vostra spada, Melanie. Credo comunque che la piccola principessa avrà delle buone guardie, pronte per ogni esigenza.}

ITHILBOR   [*§*Baia~Notte*§*] Quale dono ti aveva fatto il Fato, quella notte in bettola prima e in piazza poi, Sposa? Quale essere aveva messo sul tuo cammino, a tua insaputa? Sì, sicuramente quella donna s'era elevata al di sopra della media della cittadina in quanto a interesse e a brillantezza dell'eloquio, ma mai avresti pensato che una notte avresti parlato a lei della morte e ancor di meno che ella ti avrebbe risposto dicendo che le tue e le sue parole erano dannatamente simili. Quel suo accennar alla ricerca della morte dopo l'amore andrebbe del tutto in secondo piano grazie al suo seguitar di discorso, per quanto non passerebbe di certo in sordina. Ma quel suo svelar le carte sul suo passato e sulla sua appartenenza alle sacerdotesse del tempio reclamerebbe tutta la tua attenzione. E stavolta sì che ci sarebbe stupore sul tuo viso, naturale, non artificioso. Dannato Fato beffardo che si prende gioco di te e ti mette sul cammino niente di meno che colei che fu serva della Triade. Ma dopo la sorpresa arriverebbe il sorriso, generato da quel paradosso del suo pensare che stessi parlando come una figlia di Rhiannon. Non sei mai stata una fedele, non hai mai provato il bisogno di venerare una divinità e di portare al suo cospetto i tuoi omaggi, o di innalzarvi le tue preghiere e le tue speranze. Hai imparato che bisogna fare affidamento solo su se stessi e da lì hai proseguito. Persino il culto al Tempio delle Serpi ti ha inorridito sin dagli esordi ed essere ancella di quella dea una e trina che protegge l'isola è quanto di più lontano dal tuo essere avresti potuto pensare. Eppure il presente ha ancora sorprese in serbo per chi quasi non sa più stupirsi di nulla *§*Rhiannon'ricordo qualcosa a proposito del suo essere una sorta di messaggera tra il mondo terreno e quello ultraterreno, ma non saprei dirvi altro. Una cosa è certa, non sono mai stata una sua figlia, né tantomeno una sacerdotessa! Anzi, tutto questo ha dell'assurdo, a ben pensarci! Non sono mai stata devota, Callista. Mi perdonerete la mia blasfemia, ma sono stata abituata a fare tutto da me, senza riporre speranze in qualcosa di superiore. Teoricamente superiore*§* E sì, saresti proprio al limite del miscredente, innanzi a colei che è stata una serva devota della divinità che, fino a qualche luna fa, ti impediva di mettere piede sull'isola sacra *§*Dunque quella stellina che avete in fronte è un simbolo, qualcosa che vi identificava come un'appartenente alla schiera delle sacerdotesse. Non si finisce mai di imparare in queste terre! E danza quell'idea nella mente, quel desiderio par nascere dal profondo, avere radici antiche e forti, innalzarsi per elevare la propria richiesta. Ed è un crescendo che si confà al ritmo del suo cuore, che adesso par suonare quasi una musica diversa; è un qualcosa che si mescola soavemente al suo odore, che adesso profuma quasi di proibito, ha come un sentore di sacro pronto a cedersi in pasto al profano. Sia lodato il Fato, stanotte! Esulti la morte, che tende i propri artigli per ghermire l'animo di chi era divino. L'ennesimo, snervante sospiro, poi quella proposta indecente *§*Andate  sull'isola a trovare la sovrana, se vi sarà concesso, Callista. Ma vi chiedo di farmi sapere del vostro ritorno tramite Lady Alexandra. Ella sa come contattarmi. Forse, Callista, Rhiannon non vi ha rinnegato del tutto, o voi non le avete voltato le spalle in maniera definitiva. Forse è solo questione di punti di vista, forse vi sono nuove prospettive che vi attendono*§* Sibillina, misteriosa? Volutamente enigmatica? Semplicemente oscura: quale lei stessa è stata e come potrebbe tornare a esserlo, vestendo nuovi panni [tenebra I; veggenza I]

CALLISTA  {Baia.Notte.} . In quella nuova posizione, spinta verso le acque e, inconsapevolmente, verso l'Isola stessa che si estende oltre il lago, la mezzelfa non riesce più a vedere quella sua particolare compagna di chiacchierate notturne. Ma questo non le impedisce di ascoltare le sue parole, la sua totale ammissione d'essere una non credente e di conoscere poco la divinità che ha plasmato Avalon stessa a Suo piacimento. {Io vi perdono anche, Melanie. Ma non è a me che dovete rivolgervi per questo. Non sono certo più fedele di voi, ora. O meglio, posso esserlo ancora, ma questa volta le leggi le detto io.} E, con un moto quasi di stizza o di rabbia, ritorna alla posa precedentemente scelta, ritrovando grigi occhi ad attenderla, ancora colmi di quel tema che sembra accomunare entrambe, quella morte che viaggia di bocca in bocca, senza mai osare soffermarsi più del dovuto. {La Regina la potrò incontrare solamente sulla terraferma. Mi è stato proibito proprio da Rhiannon il ritorno al Tempio, a meno di seguire ciò che Lei vuole, facendomi tornare una delle Sue burattine preferite. E l'accesso all'Isola mi è impedito da coloro che una volta furono le mie Sorelle.} Continua a fissarla negli occhi, per quel lungo istante in cui quella confessione risale a galla, aprendo un varco che mai credeva possibile, così ampio che potrebbe gettarsi dentro e sprofondare per l'eternità senza mai sfiorarne il fondo. {Potete immaginare quale sia la mia risposta, se mi trovo qui. E se ve ne parlo.} Ritorna silenziosa, come se volesse rubare i pensieri che certamente occupano la mente dell'altra, essendo riuscita a comprendere solo parte del suo credo e delle sue idee {Nuove prospettive che mi aspettano, dite? Non La conoscete, allora. L'unica cosa che attendo è la vendetta e so che arriverà. Sarà gelida e spietata.} Distoglie gli occhi da lei, mostrandole comunque uno sguardo duro, per nulla spaventato, mentre, con l'agilità che le è stata regalata dalla nascita [//agilità +1], ritorna in posizione eretta, in balia dell'ancora gelida brezza che la notte le restituisce, come se fosse un breve assaggio di quello che l'Oscura ancora le deve oppure, più facile a credersi, quell'istinto inconsapevole di aver avuto a che fare con qualcosa che non è mortale e nemmeno vivo. {Ad ogni modo, verrò a cercarvi, Melanie, per portarvi la risposta della Regina.} Incurante della sabbia che è andata a depositarsi sulla stoffa del mantello, entrambe le mani vanno a stringerlo nuovamente attorno all'esile corpo, in chiari segnali di un congedo da parte della mezzelfa {Vi auguro una buona nottata} E, dopo questo saluto, quella sottile figura vestita di nero, ma con una folta chioma d'oro va a scomparire tra le ombre della baia, ritornando verso la cittadella di Barrington.
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