Non posso perdere il treno per Betlemme!
In questi ultimi giorni di frenesia, dove luci e colori ci assalgono la vista, e dove rumori e voci ci martellano assordanti i timpani, mi sono soffermata a pensare al Natale che hanno insegnato a me, fatto sia di presepi, alberi e panettoni, ma soprattutto di festa nel cuore, dolcezza e intimita’ familiare.
Il vero Natale dell’anima ci riporta indietro di 2000 anni.
Tutto è gia’ cominciato prima, con l’assenso di una giovanetta di montagna, Maria, che, portando avanti la sua “strana gravidanza”, poiché non conosceva uomo, ha accettato di correre il rischio: quello di essere lapidata per il “suo stato” di donna ancora nubile; e questo è stato gia’ un
estremo atto di fede!
E poi quel che l’aspettava: un figlio mai suo, ma dato dal Padre per tutti noi; un figlio cresciuto con l’amore di madre e poi visto li’, da solo, appeso ad una insensata croce, senza neppure uno dei dodici a consolarlo,
tutti pavidi e fuggitivi al di fuori di Giovanni; Maria, sola con qualche donna a piangere senza piu’ lacrime la perdita di quel Figlio per la nostra salvezza…!
Quanto poteva sembrarLe assurdo quel sacrificio, assurdo e senza significato, ma la Sua fiducia nel Padre, ancora una volta, Le ha fatto chinare il capo.
Allora mi chiedo come mai oggi sia cosi’ difficile mettere i bambini al centro del nostro mondo per vederli poi crescere e diventare uomini.
Oggi si vive sempre piu’ in termini di contraddizioni: abbandoni nei cassonetti, aborto, fecondazione assistita, abusi, sfruttamento minorile...
Il bambino viene se lo voglio a tutti i costi e solo se fa parte di un mio progetto, di una mia realizzazione: ma se è in funzione di me, che senso ha parlare di continuita’ della vita?
E ancora: un figlio per attenuare una crisi matrimoniale, un rapporto coniugale intermittente, per poi farlo spesso diventare
arma di ricatto nelle separazioni e merce di scambio nel fine settimana.
Ecco allora che anche nella nostra societa’ viziata e opulenta, dove non si deve rinunciare a nulla, neppure ai
viaggi esotici di fine anno,
spesso pagati a rate, mi scorrono davanti tutti quei bambini piu’ poveri ancora del piccolo Gesu’, dai capelli ricciuti e dalla pelle scura, o ancora quegli altri,
spaventati dalle bombe di casa o da quelle dello straniero, i cui
scoppi risuonano allo stesso modo e i cui
danni sono i medesimi: quanti occhioni su visi sparuti ed esangui mi guarderanno la notte di Natale!
Ecco perché mi chiedo che cosa ci sia da festeggiare con chiasso e baldoria, quanto piu’ ci sia invece da guardare a Maria e alla poverta’ della mangiatoia, perché Dio non ha voluto un
titolo nobiliare per nascere, né un
cospicuo conto in banca.
Allora nella notte Santa cerchero’ di non dimenticare tutto questo, e neppure il deplorevole
“canto del gallo” che verra’ dopo, comunque frutto della debolezza umana.
Cerchero’ di pensare che quel Neonato non assomiglia ad un bimbo dell’occidente opulento e viziato, ma piuttosto ad uno di
quei piccoli intenti a cucire palloni di cuoio, o che raccolgono le foglie di te’, o che escono dalla loro baracca che sembra una casa, sperando che quel bus non salti in aria lungo la strada della scuola o che una bomba intelligente non perda la sua lucidita’...
Solo cosi’ Betlemme sara’ nel mio cuore e nella mia mente, dove la
cometa diventera’ faro per aprirsi al mondo, contro l’indifferenza che il nostro benessere ci fa provare, contro la paura di chi non è come noi, ma che comunque ci assomiglia lo stesso, perché è fatto anche lui del mio stesso DNA.
E allora i panni di un Neonato venuto anche per me potranno lenire le ferite strazianti sotto quelle fasciature che avvolgono il corpo inerme di chi, innocente, ancora una volta soffre nella solitudine e nell’abbondono di un lettino di legno, fatto un po’ in fretta, con poche assi scricchiolanti recuperate tra le macerie!
Cerchero’ di prendere allora il treno per Betlemme, non per lavarmi la coscienza, ma per vivere quella notte con
profonda umilta’, impegnandomi con me stessa a voler piu’ bene al mondo, cercando di vincere la resistenza del mio egoismo e di permutare in melodia le note piu’ stridenti del mio cuore.
Buon Natale ...del cuore a tutti, ...di vero cuore!
[Modificato da icci 23/12/2005 17.15]
[Modificato da icci 23/12/2005 17.17]