Re: Re: Re: Re: Re:
Scritto da: Discipula 06/02/2006 9.28
Infatti interessa ... grazie rosa
C'è una cosa però che non mi è chiarissima. Si legge nei Vangeli più di una volta che Maria "meditava tutte quelle cose nel suo cuore". A dire la verità non so che cosa si intenda esattamente con questo . Maria sapeva tutto fin dal principio, sapeva che suo figlio avrebbe predicato, sarebbe stato arrestato e condannato, sarebbe morto sulla Croce per poi risuscitare e ascendere al Cielo o ha compreso il disegno di Dio solo piano piano, man mano che le cose accadevano?
Trovo molto interessante il libriccino di Romano Guardini in merito che, con le sue considerazioni, mi ha portato Maria a una dimensione umana molto più comprensibile e vicina. Come dice lui, deve aver avuto un'età tra i 12-14 anni.
Traduco da questo libriccino "Die Mutter des Herrn" (La madre del Signore) qualcuna delle sue considerazioni e interpretazioni (mi scuso per i soliti errori. Se c'è qualcosa di incomprensibile
fatemelo sapere):
Maria aspettava con fervore il Messia. Sperava, forse sentiva, che sua la venuta era vicina – sentiva però anche che lei stessa fosse stata coinvolta in qualche modo (…) Si può forse anche supporre che avesse avuto la sensazione di essere chiamata direttamente in causa – nel modo come quando una persona sente parlare di un gran personaggio e intuisce: un giorno lo incontrerò. (…) In questo modo si può supporre che era particolarmente attenta e con speciale sensibilità al riguardo. Se era così, Maria ha collegato la comune attesa della venuta del messia con una sua aspettativa del tutto personale che, tuttavia, non avrebbe potuto precisare. (…)
E quando era arrivata l'ora dell'annunciazione, nonostante fosse scossa dall'emozione per la tremenda rivelazione, nel suo intimo avrebbe capito: eco, era questo! Qualcosa si sarebbe illuminato in lei che prima era presente come vaga intuizione.
(...)
In questo stato del sapere e non sapere, in un'attesa e l'impossibilità di spiegarla, lei vive avvolta nella sua fede in Dio. E' l'atteggiamento di cui ho già parlato e che vorrei chiamare semplicemente "mariano": la perseveranza nel mistero, verso Dio. Quando l'angelo portava l'annuncio a Maria che lei sarebbe diventata la madre di Dio tramite lo Spirito Santo, il suo intimo le dice: ecco, era questo!
(...)
Nella vita con il figlio Maria fece e visse tutto quanto si fa e si vive con un figlio. Dall'altra parte però Gesù era il figlio di Dio e di conseguenza oltrepassava ogni limite umano. Questo fatto non lo poteva afferrare nel suo reale significato . Il vangelo (Lc 2,41-52) dice esplicitamente che non era così; anche per lei ci sarebbe stato Pentecoste. (…) Maria era, secondo le parole dell'angelo "la benedetta tra le donne", piena delle possibilità di comprensione, amore e vicinanza: ciò nonostante rimase umana, reale e autentica. In questo modo, nonostante la profonda intimità, nella sua relazione con il figlio ci deve essere stata una distanza, una non-comprensione che si esprime chiaramente nei racconti.
(...)
Qui voglio (…) richiamare l'attenzione al concetto della perfezione, vigente soprattutto nel medioevo, secondo il quale non avviene un evolversi e crescere, ma ogni cosa è già realizzata fin dall'inizio. (…) Oggi si considererebbe innaturale una tale esistenza. Ogni cosa terrena-vitale cresce, e la potenza del crescere e svilupparsi fiducioso è appunto parte della perfezione dell'uomo. Questo vale anche per la vita nella grazia. Maria non era perfetta sin dall'inizio ma è cresciuta, anche ed in modo particolare in relazione al figlio. Era la provvidenza che ha messo nella storia del bambino la frase: ma essi non compresero ciò che egli aveva detto loro (Lc 2,50). Da sempre le parole, le azioni, l'agire, tutto il modo di vivere ed esistere di Gesù superavano le possibilità di comprensione di Maria. La nostra attitudine mistica-speculativa ha la tendenza di vederla come se fosse stata al corrente fin dall'inizio. In questo modo però viene distrutto qualcosa dell'esenziale e più bello di questa santa figura - a prescindere dal pericolo che la rende mitica, cioè intende sua relazione con Gesù come da dea madre verso il figlio.
Finché Gesù era vivo Maria non aveva ancora riconosciuto in lui il figlio di Dio nel pieno senso della rivelazione cristiana. Vivere in piena coscienza con una tal entità avrebbe superato le sue capacità. Dall'altra parte LUI lo era: questa realtà faceva parte della sua vita e si metteva in risalto. Di questo lei doveva essere all'altezza – ma lo poteva essere soprattutto, secondo me, perché "non capiva"; invece era in attesa, sopportando con profondo rispetto e fede il mistero che sempre era presente in lei, crescendo lentamente verso una comprensione che le fu donata solo a Pentecoste quando LUI non era più con lei fisicamente.
[Modificato da rosa22253 06/02/2006 17.28]