Lidia Tilotta

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scorpione59
00martedì 19 ottobre 2010 12:09
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l'acero
00sabato 16 luglio 2011 23:29
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00sabato 16 luglio 2011 23:30
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l'acero
00martedì 25 ottobre 2011 15:32
l'acero
00domenica 7 giugno 2015 22:16
Con Michela Murgia


l'acero
00venerdì 30 settembre 2016 10:19
www.repubblica.it/spettacoli/cinema/2016/09/26/news/rosi_su_bartolo-14...


di GIANFRANCO ROSI


Pietro Bartolo ha la capacità di farti comprendere attraverso le sue parole, l'umanità e la sua immensa serenità, il senso della tragedia e il dovere del soccorso e dell'accoglienza


Il libro Lacrime di sale di Pietro Bartolo e Lidia Tilotta (Mondadori editore) sarà presentato il 2 ottobre ore 11.00 al Palazzo Roverella di Ferrara.


Sono andato a Lampedusa la prima volta nell'autunno del 2014 per verificare la possibilità di girare un corto di 10 minuti. L'idea dei committenti era di proporre un lavoro breve, un instant movie, che portasse in un'Europa pigra e complice, che negli anni ha ricevuto un'eco distorta e confusa della realtà del fenomeno migratorio, un’immagine diversa di Lampedusa. Per molto tempo anche per me Lampedusa è stata un coacervo di voci e immagini legate ai telegiornali, alla morte, all’emergenza, all’invasione, alla ribellione dei populisti. Una volta arrivato sull’isola ho scoperto una realtà molto lontana dalla narrazione mediatica e politica e ho verificato l’impossibilità di condensare in pochi minuti un universo così complesso come quello di Lampedusa. Era necessaria un'immersione prolungata e approfondita. Non sarebbe stato facile. Sapevo che era necessario trovare una porta d'ingresso.

Poi, come spesso accade nel cinema documentario, è arrivato il caso e l’imprevisto. A causa di una fastidiosa bronchite, sono andato al pronto soccorso di Lampedusa. Lì ho incontrato il dottor Pietro Bartolo, il direttore sanitario dell’Asl locale che da trent'anni cura i lampedusani e da quasi altrettanti assiste a ogni singolo sbarco, stabilendo chi va in ospedale, chi va nel Centro di Accoglienza e chi è deceduto. Senza neanche sapere che io fossi un regista alla ricerca di una possibile storia, durante quella visita Pietro Bartolo ha voluto condividere con me il suo vissuto sul fronte dell’assistenza medica e umanitaria. Quel che ha detto, le parole che ha usato, mi hanno colpito profondamente. È scattata una complicità, ho visto in lui quella persona che poteva trasformarsi in un personaggio del film. Dopo un'ora e mezza di racconti, il dottore ha acceso il suo computer per mostrarmi immagini inedite e farmi "toccare con mano" il senso della tragedia dei migranti. È stato in quel momento che ho capito che dovevo trasformare la commissione per un corto di 10 minuti nel mio nuovo film.

Mi sono trasferito a Lampedusa. Volevo raccontare questa tragedia attraverso gli occhi degli isolani, protagonisti di una mutazione profonda, perché tutto quello che è successo a Lampedusa nel corso degli ultimi 20 anni ha cambiato il loro modo di vedere e sentire le cose. Decidere di trasferirmi a vivere a Lampedusa è stato determinante. Per più di un anno ho vissuto il lungo inverno dell’isola e i tempi del mare. Questo tempo mi ha permesso anche di cogliere il reale andamento dei flussi migratori. Era necessario superare la tendenza tipica dei media di andare a Lampedusa solo in occasione di una emergenza. Stando lì ho capito che la parola emergenza non ha senso: tutti i giorni c’è una emergenza, accade qualcosa. Non si può cogliere il senso di quella tragedia senza un contatto non solo ravvicinato, ma anche continuativo. Solo così, tra l’altro, avrei potuto comprendere meglio il sentimento dei lampedusani che da vent’anni assistono al ripetersi di questa tragedia.

Fuocoammare è nato in questo lungo tempo fatto di attese, sopralluoghi, riprese, riflessioni con i lampedusani: i protagonisti del film e quelli che mi hanno aiutato a farlo. Tra questi c’è sempre stato Pietro Bartolo, presente anche al di là delle riprese. Ora, tra le cose difficili che un documentarista deve affrontare quando gira un film c’è quella di capire quando mettere la parola fine; comprendere che il materiale raccolto e l’esperienza vissuta costituiscono un bagaglio sufficiente per montare il film. Questo momento non è mai netto e richiede a volte passaggi graduali. Come Bartolo fu determinante nel convincermi a fare un film su Lampedusa, così lo fu per farmi capire che questo percorso volgeva al termine. Così è stato. Sono andato da Bartolo, ma con la camera, l’ho accesa e ho filmato la sua testimonianza, il suo racconto. Come accadde la prima volta, guardando il monitor del suo computer, dove è raccolto l’intero archivio di vent’anni di soccorsi, Bartolo è riuscito a trasmette con le sue parole, la sua umanità, la sua immensa serenità il senso della tragedia e il dovere del soccorso e dell'accoglienza.

Rocco-admin
10giovedì 1 dicembre 2016 20:21
l'acero
00lunedì 5 dicembre 2016 00:48
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00lunedì 5 dicembre 2016 00:49
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00lunedì 5 dicembre 2016 00:50
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00lunedì 5 dicembre 2016 00:51
E questa è la mia copia [SM=x44600]


l'acero
00venerdì 3 febbraio 2017 09:12
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00venerdì 3 febbraio 2017 09:12
l'acero
00domenica 5 marzo 2017 10:59
Tradotto anche in francese


l'acero
00venerdì 10 marzo 2017 09:22

A Parigi nella sede della case editrice JCLattes con Pietro Bartolo, Laurence Barrère e Sibylle Zavriew per l'uscita di #leslarmesdesel versione francese di #lacrimedisale Libri Mondadori Nicoletta Lazzari Cristiana Moroni Giacomo Bartolo





l'acero
00venerdì 10 marzo 2017 09:22
l'acero
00martedì 28 marzo 2017 14:16
Lacrime di sale anche a Barcellona [SM=x44619]


l'acero
00mercoledì 29 marzo 2017 22:31
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