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Paparatzifan
00giovedì 19 luglio 2007 22:30
Dal blog di Lella...

LA SVOLTA DELLA CHIESA

"Ci saranno presto donne ai vertici del Vaticano"

L´annuncio del Segretario di Stato Bertone

MARCO POLITI

DAL NOSTRO INVIATO
PIEVE DI CADORE - Ci saranno presto donne ai posti di comando in Vaticano. Parola del cardinale Bertone, Segretario di Stato, che elogia la sua segretaria straordinaria e assicura ai giornalisti: le nuove nomine che il pontefice sta studiando prevedono incarichi di responsabilità a guida femminile. Così si romperà una tradizione secolare di emarginazione delle donne nella Chiesa.
A Pieve di Cadore, facendo un bilancio del suo primo anno accanto a Benedetto XVI, il porporato racconta il Ratzinger privato, l´angoscia per l´Europa che perde la fede, la soddisfazione per il nuovo vescovo di Pechino, i timori per i cristiani perseguitati. Bertone anticipa come modificare l´ultima formula offensiva per gli ebrei nella messa tridentina.
Dopo la mattinata passata con il pontefice il Segretario di Stato si presenta a un dibattito, pungolato brillantemente dai giornalisti Rai Giuseppe De Carli e Laura Cason. «Il Papa in vacanza - racconta - è un vulcano. È contento e riposato, lavora, medita, prega. Suona molto il pianoforte e scrive il secondo volume del suo libro su Gesù, che riguarderà la Passione. Sta elaborando l´enciclica a sfondo sociale, ma è un testo in cammino, non si sa quando verrà emanata». Inoltre sta limando il messaggio per la Giornata mondiale della gioventù a Sydney e lavora ad altri documenti, che usciranno nel 2008.

Cardinale Bertone, come rispondono le autorità cinesi alla Lettera alla Cina di Benedetto XVI?

«Reazioni ufficiali per ora non ce ne sono. Il governo cinese sta studiando e riflettendo e questa prudenza è positiva. La Cina, Matteo Ricci ce lo ha insegnato, è la terra del grande insegnamento di Confucio ed è importante entrare in dialogo per arricchirci reciprocamente. La Lettera del Papa è una mano tesa, l´hanno accolta bene e con internet è diffusa dappertutto. Mettere in contatto la grande cultura cinese e il cristianesimo, portare all´unità la Chiesa ufficiale e quella clandestina sono gli obiettivi. Sono ottimista. Un vescovo ufficiale ha scritto al Papa, definendo il suo messaggio molto bello e dicendo che lo stanno leggendo e approfondendo».

Hanno appena nominato il nuovo arcivescovo di Pechino.

«Non abbiamo avuto comunicazione ufficiale. È stato eletto secondo le procedure della Chiesa ufficiale, ma normalmente chiedono l´approvazione. La persona scelta è buona e idonea. È un segno molto positivo».

C´è stata gran discussione sul Motu proprio per la messa tridentina. Come giudica le reazioni degli ebrei, che si sentono offesi perché contiene ancora un invito alla loro conversione?

«Gli ebrei, come disse Giovanni Paolo II, restano i nostri fratelli maggiori. Nel primo canone di quella messa si invoca "il nostro padre Abramo, padre nella fede, e il sommo sacerdote Melchisedeq". So di rabbini molto contenti per questo. Le formule sugli ebrei? Già è stata tolta la parola perfidi. Il problema della "conversione" può essere risolto con una decisione valida per tutti. Per esempio, usare la formula della liturgia del Venerdì Santo di Paolo VI. Tra l´altro, ogni sacerdote può scegliere tra il messale tridentino e quello di Paolo VI tranne nel triduo del Giovedì, Venerdì e Sabato Santo. Comunque è giusto valorizzare la ricchezza e la bellezza della lingua latina. Sapete che in Cina centinaia di università hanno chiesto ai Salesiani insegnanti di latino?».

Come saranno i rapporti con Ortodossi e Protestanti dopo la nota della Congregazione per la dottrina della Fede, che dà l´impressione che le chiavi del paradiso siano soprattutto a Roma?

«Il cardinale Kasper ha detto che bisogna leggerla bene. Ho la reazione del metropolita Kirill del Patriarcato di Mosca. Dice che la posizione onesta del Vaticano permette di condurre il dialogo in maniera produttiva. Si sa in cosa si è vicini e in cosa si è lontani. Meglio di certe espressioni della diplomazia ecclesiastica. In ogni caso gli Ortodossi sono eredi di un´antica tradizione apostolica e Kirill afferma che tutto ciò che la Chiesa cattolica dice di sé, gli Ortodossi ritengono valga anche per loro».

Il Papa è rimasto colpito per i processi di pedofilia a Los Angeles?

«La vicenda ha avuto un´ampiezza sconvolgente. È un problema che addolora tutti gli uomini di Chiesa. E non solo di Chiesa. Statisticamente tocca percentuali molto basse, bisognerebbe vedere anche altre categorie. Però è chiaro che il fenomeno fa a pugni con la nostra identità e missione di evangelizzazione. Siamo tutti addolorati, ma ricordo che la Chiesa per il suo impegno è stimata in tutto il mondo. Leader di paesi musulmani ci ringraziano per le nostre opere assistenziali ed educative».

Cosa preoccupa maggiormente il pontefice?

«L´Iraq, la situazione in Terrasanta e poi l´apostasia dell´Europa dal cristianesimo. Il Papa teme che questo Continente perda la sua linfa vitale. Benedetto XVI è anche molto attento ai problemi dell´Africa. E infine c´è la condizione dei cristiani minacciati. Ci sono regioni in cui sacerdoti e fedeli vengono sgozzati se non abbandonano la loro fede. Abbiamo parlato dei martiri del XX secolo, ma anche il nuovo millennio conta martiri».

Il teologo Hans Kueng ha detto che Benedetto XVI è un conservatore capace di riservare grandi sorprese. Ci sarà più visibilità per le donne nella Chiesa, magari cominciando da qualche incarico importante in Vaticano?

«Io penso di sì. Certamente. Stiamo disegnando le nuove nomine in Vaticano, tutti lo sanno, e nel quadro delle responsabilità, dei carismi, delle potenzialità delle donne ci sono incarichi che assumeranno. Sono sicuro che renderanno grandi servigi al Papa, alla Chiesa di Roma e alla Chiesa universale. Io, d´altra parte, ho un segretario polacco, un consigliere diplomatico francese e una segretaria italiana che è straordinaria. Una collaboratrice indispensabile. Infatti l´avevo alla Congregazione per la dottrina della Fede, l´ho strappata da lì e l´ho portata con me in Segreteria di Stato».

Eminenza, com´è Benedetto XVI in privato? Lei gli dà del tu?

«Lui non dà del tu a nessuno. Ma è un uomo di grande cordialità, dolcezza e anche di una pazienza infinita. Non l´ho mai visto irritarsi nei lunghi anni passati insieme alla Congregazione per la dottrina della fede. Dà del lei a tutti, anche all´ultimo assistente. E mostra rispetto e ascolto e attenzione per tutte le opinioni. Ricordo che in Congregazione facevamo tre riunioni alla settimana e poteva capitare che un giovane collaboratore esponesse un caso. Alla fine il cardinale Ratzinger diceva: "E lei cosa propone?". Per dire che voleva ascoltare anche il suo parere».

Lei l´ha votato in Conclave. La Chiesa aveva bisogno di un pontefice come Benedetto XVI?

«So che i numeri riportati dalla stampa non sono esatti e voglio ribadirlo».

Erano maggiori o minori i suffragi per Ratzinger?

«Non ricordo più niente, abbiamo bruciato le schede. Ringraziamo il Signore che ce lo ha dato e i cardinali che lo hanno eletto. Certo, non ha il temperamento impetuoso e irruente di Giovanni Paolo II. D´altronde ha cominciato a ottant´anni. Accettiamo la sua diversità. Ma è molto popolare. L´afflusso dei fedeli alle udienze del mercoledì e all´Angelus è aumentato. Tanti gli scrivono ringraziandolo per i suoi insegnamenti. È un uomo di Dio. Quando c´era chi proponeva di cancellare il viaggio in Turchia, replicò: "Facciamo il meglio e fidiamoci del Signore. Lui guida la Chiesa"».

© Copyright Repubblica, 19 luglio 2007


Sihaya.b16247
00giovedì 19 luglio 2007 23:03
Re: Dal blog di Lella...
Paparatzifan, 19/07/2007 22.30:


LA SVOLTA DELLA CHIESA

"Ci saranno presto donne ai vertici del Vaticano"

L´annuncio del Segretario di Stato Bertone

MARCO POLITI

DAL NOSTRO INVIATO
PIEVE DI CADORE -

...

© Copyright Repubblica, 19 luglio 2007






BELLA INTERVISTA!! [SM=g27811]



Paparatzifan
00venerdì 20 luglio 2007 16:57
Da "Il Gazzettino"...

Venerdì, 20 Luglio 2007

Benedetto XVI: grandissima gioia

LORENZAGO DI CADORE - «Grandissima gioia»: è questo il sentimento con cui il Papa, i suoi collaboratori e tutta la Chiesa cattolica hanno accolto la notizia della liberazione di padre Giancarlo Bossi. Lo ha riferito il portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi. Benedetto XVI , che in questi giorni sta trascorrendo un periodo di riposo a Lorenzago di Cadore, aveva appena finito di cenare quando è stato informato dell'avvenuta liberazione. Proprio all'arrivo in montagna papa Ratzinger aveva confidato ai giornalisti che pensava spesso al religioso sequestrato nel sud dell'arcipelago filippino e che avrebbe pregato per lui.
«Le nostre preghiere sono state ascoltate», ha commentato ieri il direttore della Sala Stampa della Santa Sede.

«Adesso - ha aggiunto - ci auguriamo che padre Bossi possa riprendere la sua attività missionaria con serenità e che non si ripetano più sequestri o altri episodi di violenza nella regione».

Le parole del portavoce vaticano fanno capire che molto probabilmente il missionario non lascerà le Filippine e che, dopo gli accertamenti sanitari, l'inchiesta, gli atti giudiziari necessari, tornerà tra la sua gente a Zamboanga dove è conosciuto, per la sua notevole corporatura, come «il gigante buono».


Paparatzifan
00venerdì 20 luglio 2007 17:00
Da "Il Gazzettino"...

Venerdì, 20 Luglio 2007

Con una passeggiata...

Lorenzago

(gfm) Con una passeggiata serale sul sentiero dedicato a Giovanni Paolo II, nei boschi intorno alla villa Mirabello, Benedetto XVI ha cercato sollievo dal caldo che ieri ha raggiunto temperature elevate. Alle 17 a Lorenzago si registravano 33 gradi e il Pontefice ha interrotto la sua giornata dedicata come di consueto agli studi, alla preghiera, alla musica del suo pianoforte, per una breve gita nei boschi di conifere che già per diversi anni erano stati teatro delle escursioni di papa Wojtyla. Benedetto XVI è uscito a piedi lungo il sentiero con i suoi più stretti collaboratori, ha recitato il rosario, poi è rientrato, raggiunto anche dal corteo delle auto. Il tutto è durato circa un'ora. Una certa delusione è serpeggiata tra le decine di turisti che nel pomeriggio hanno atteso nel centro di Lorenzago con la speranza di assistere al passaggio e a un'eventuale sosta del Papa. Intanto vanno avanti i preparativi nel castello di Mirabello per il concerto di cori alpini cui stasera alle 20 assisterà Benedetto XVI , offerto in suo onore dal vescovo di Belluno-Feltre Andrich, con un ristretto numero di invitati. Canteranno sette cori del Cadore. Si è appreso inoltre che prima di recitare l'Angelus, domenica prossima, papa Ratzinger sosterà davanti a una copia della sacra Sindone esposta all'interno della chiesa parrocchiale. La reliquia rimarrà esposta al pubblico per tutta la durata del soggiorno di Benedetto XVI , fino al 27 luglio. Intanto, archiviata la serata dedicata al cardinal Tarcisio Bertone, organizzata e ospitata dalla Magnifica Comunità di Pieve di Cadore, continuano le manifestazioni in onore del Papa. Nella chiesa Parrocchiale dei Ss. Ermagora e Fortunato di Lorenzago di Cadore si è tenuto il concerto in suo onore, presentato dall' orchestra "Art Ensamble del Veneto" diretta da Roberto Fantinel e dalla " Schola Cantorum Lorenzago" con Francesco Piazza. All'Angelus di domenica sarà presente anche la banda Burgerkapelle di Muhlbach nei costumi tradizionali per porgere un saluto canoro al Papa e ricordargli le sue origini pusteresi. Infatti, da una ricerca effettuata nei registri delle nascite e dei battesimi a Muehlbach risulta che la signora Maria Tauber, residente a Rio di Pusteria(Bz), figlia di Elisabetta, di Raas, ha partorito l'8 gennaio 1884 una bambina con il nome di Maria, figlia di Anton Peintner. Maria Tauber si è trasferita a Oberaudorf, dove ha fatto battezzare il 25.02.1884 la piccola Maria Peintner, poi andata sposa al capo della gendarmeria Joseph Ratzinger, diventando poi madre dell'attuale Papa Benedetto XVI nato il 16 aprile 1927 a Marktl am Inn (Baviera). La tomba del nonno Anton Peintner, morto il 27 ottobre 1939 si trova nel cimitero di Rio di Pusteria.


Paparatzifan
00venerdì 20 luglio 2007 17:06
Dal blog di Lella...

PAPA: ANGELUS DOMENICA CON PATRIARCA SCOLA E CARDINALE ZEN ZE-KIUN

(ASCA) - Lorenzago, 20 lug - Piu' di 6 mila pellegrini all'Angelus del papa, di domenica 22 luglio, a Lorenzago, alla presenza, fra gli altri, del patriarca di Venezia Angelo Scola e del cardinale Joseph Zen Ze-Kiun, arcivescovo di Hong Kong, nonche' dell'on. Giulio Tremonti, vicepresidente di Fi, con casa a Lorenzago. L'annuncio e' stato dato da don Giuseppe Bratti, portavoce della diocesi di Belluno-Feltre. L'Angelus, che si terra' in piazza Calvi, sara' preceduto da una Messa concelebrata dai vescovi di Belluno, Giuseppe Andrich, e di Treviso, Andrea Bruno Mazzocato. Si tratta del secondo momento pubblico di Benedetto XVI, che martedi' ad Auronzo incontrera' 600 sacerdoti, ma a porte chiuse.
"Attendiamo la conferma del Patriarca di Venezia", ha detto il portavoce, "e anche il cardinale di Hong Kong, che si trova in Italia, ha fatto sapere di voler raggiungere Lorenzago per partecipare all'Angelus del Santo Padre". Quanto al leader del Carroccio, "le ultime novità diocono che non ci sarà", mentre c'è "quasi la conferma" che Tremonti sarà presente.
L'Angelus - il secondo da quando il Papa è giunto a Lorenzago di Cadore - verrà recitato nella centrale piazza Calvi, accanto alla chiesa dei santi Ermagora e Fortunato. Dovrebbero assistere più di 5.000 persone, divise in due settori da mille posti liberi, due settori da novecento posti assegnati alle parrocchie, alle associazioni o ai gruppi giovanili, e altri due settori riservati al Comune di Lorenzago. Le autorità avranno un settore di fronte al palco papale, così come i disabili. "La diocesi di Belluno-Feltre è molto soddisfatta", ha detto padre Bratti.
Quanto alla logistica dell'evento, "è stata ordinata acqua in grande quantità - ha riferito il sacerdote - perché è prevedibile una giornata con temperatura elevata". La strada statale verrà chiusa dalle otto della mattina alla fine dell'Angelus di mezzogiorno. Sono poi stati predisposti tre postazioni mediche. Tutti gli esercizi pubblici e le scuole saranno aperti.


Paparatzifan
00venerdì 20 luglio 2007 17:14
Dal blog di Lella...

La chiesa rosa

Non si arriverà al 50 per cento, ma in Vaticano si dà spazio alle donne. Un giallo in Cina.

Il Vaticano ascolta Cherie?

Quando nell’aprile dello scorso anno la moglie di Tony Blair, la cattolica Cherie, venne in Vaticano per una conferenza alla pontificia Accademia delle Scienze, se ne uscì con una battuta che apparve piuttosto irriverente: “Non ci sono molte ragioni per cui la metà dei posti della Curia romana non possano essere occupati da donne”. Alcune dichiarazioni rilasciate dal cardinale segretario di stato Tarcisio Bertone e riprese dai giornali di ieri sembrano preludere a un allargamento delle quote rosa in Vaticano. Anche se è prevedibile che non si arriverà al fifty-fifty
auspicato dalla ex first lady britannica.

Le donne di Ratzinger.

Oltre alle quattro laiche consacrate (Carmela, Loredana, Emanuela e Cristina), il cui nome comunque non compare sull’Annuario pontificio, a stretto contatto con Papa Benedetto XVI c’è Birgit Wansing, dell’Istituto di Schoenstatt, che da anni è la sua dattilografa di fiducia nonché la curatrice della sua bibliografia.
Un ruolo importante nei Sacri Palazzi ha assunto anche la Ingrid Stampa, musicista, il cui nome compare come curatrice, assieme a Elio Guerriero, del libro su Gesù pubblicato da Mondadori.
Ha fatto scalpore in Vaticano che la sera di sabato 9 giugno (lo stesso giorno in cui c’è stata l’udienza a George Bush) il Papa si sia recato addirittura a cena nell’appartamento vaticano della Stampa, non lontano da porta Sant’Anna. In origine Stampa aveva un ruolo di domestica dell’appartamento dell’allora cardinale Ratzinger, poi il suo ruolo si è esteso, tanto da essere stata assunta nella sezione di lingua tedesca della segreteria di stato dove è stata valorizzata dall’arcivescovo Paolo Sardi, responsabile dell’ufficio che si occupa della stesura dei testi pontifici.

Donne già in carriera vaticana.

Attualmente la donna più alta in grado in Vaticano è suor Enrica Rosanna, salesiana, “sottosegretario” (così sull’Annuario pontificio) della Congregazione per i religiosi. Poi c’è suor Sharon Holland, capo ufficio nello stesso dicastero e la laica Paola Fabrizi, capo ufficio al pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani. Sempre capo ufficio, alla Fabbrica di San Pietro, abbiamo poi un’altra laica, Maria Cristina Carlo-Stella, nominata in quest’incarico dal cardinale Francesco Marchisano, che oltretutto è insignita del titolo di Dama. Prestigioso, ma puramente onorifico, è poi il titolo di presidente della pontificia Accademia delle Scienze sociali, attualmente ricoperto dalla professoressa Mary Ann Glendon.

Media vaticani più rosa?

Ma quali saranno gli incarichi che – secondo quanto dichiarato dal segretario di stato – in futuro verranno affidati a rappresentanti del gentil sesso? Secondo le norme attuali non si dovrebbe trattare di ruoli che implicano una giurisdizione ecclesiastica, riservati a chierici che hanno ricevuto gli ordini sacri, e cioè a sacerdoti, vescovi o cardinali. Quindi non si avranno donne prefetto o donne segretario nei dicasteri che compongono la Curia romana. Forse se ne potranno avere nei posti da sottosegretario (attualmente alcuni sono vacanti). Nel campo dei mass media vaticani non ci sono questi vincoli. Proprio qui si potranno forse verificare le sorprese in rosa. Di più. Sembra che lo stesso Pontefice abbia, in passato, accarezzato l’idea di avere una giornalista a guidare L’Osservatore Romano, che oggi non ha alcun esponente femminile in redazione. Donna potrebbe essere il vicedirettore della sala stampa vaticana, qualora padre Ciro Benedettini venisse promosso ad altro incarico.

Baruffe cinesi.

La lettera del Papa alla chiesa in Cina è stata generalmente bene accolta sia dalla comunità ufficiale sia da quella clandestina. Ma non sono mancate polemiche riguardo alla sua interpretazione tra chi ne dà una lettura più morbida e chi no. La più clamorosa è scoppiata ieri l’altro sul sito della più importante agenzia di stampa cattolica d’Asia, Ucanews. Protagonista è stato il vescovo salesiano di Hong Kong, Joseph Zen Ze-kiun, che Benedetto XVI ha creato cardinale nel suo primo e finora unico Concistoro. Il presule infatti ha puntigliosamente accusato padre Jeroom Heyndricks, uno dei massimi sinologi della chiesa cattolica, di aver dato – su Ucanews – una cattiva interpretazione del documento
e di averlo fatto per non rompere i rapporti privilegiati che il padre intrattiene con l’Associazione patriottica e in particolare
con il suo vicepresidente, il laico Antonio Liu Bainian. Si attendono repliche.

© Copyright Il Foglio, 20 luglio 2007


Eheheheheheh!!!! Birichino, birichino!!!! [SM=x40791] [SM=x40791] [SM=x40791] [SM=x40791] [SM=x40791]

Non per nulla è il Papa più amato dalle donne!!!!
[SM=x40791]
Paparatzifan
00venerdì 20 luglio 2007 17:27
Dal blog di Lella...

Benedetto sulla strada romana

Un incontro con l’assessore «Per piacere, niente targhe»

Giuseppe Turco: «Lozzo vorrebbe ricordare così la sua visita al santuario di Loreto»

FRANCESCO DAL MAS

LOZZO DI CADORE. «Bentornato santo padre, come mai di nuovo da queste parti?», gli chiede Giuseppe Turco, assessore in Comune a Lozzo di Cadore, che sta accompagnando i due nipotini al parco giochi, lungo il sentiero verso il santuario mariano di Loreto.
«Qui è molto bello», gli risponde Benedetto XVI. Turco, 60 anni, nonno felice, si occupa del pomeriggio dei suoi nipotini, insieme alla moglie. Ed è la seconda volta che ha l’avventura di incontrare Ratzinger. «La prima volta mi sono permesso anche di suggerirgli di salire al Pian dei Buoi», racconta Turco. «Se mi ci portano», ha risposto, allargando il sorriso, papa Benedetto. «Ma è un posto adatto per le passeggiate?», si è immediatamente informato padre Georg, il segretario. «Certo che sì», ha confermato il signor Giuseppe. Santità, è stato anche il suo predecessore, e più volte. C’è una targa, alla madonnina del Ciaredo, che ricorda quelle visite».
L’altra sera, all’assessore di Lozzo è venuto spontaneo anticipare al papa che il Comune è intenzionato a ricordare, con una targa o con altro, la sua visita al santuario di Loreto.
«No, no, lasci stare, lasci stare», si è raccomandato il pontefice. E Turco di rincalzo: «Santità, è impossibile lasciar stare, soprattutto perché ci viene per la seconda volta». Giuseppe ha colto anche l’occasione di chiedere al papa come si trova a Lorenzago. «Mi hanno messo a disposizione una casetta molto bella», ha risposto Ratzinger, «e molto pulita, ordinata».
«E allora», ha insistito Turco, «speriamo che lei possa ritornare ancora in Cadore». La risposta di Benedetto XVI? Un sorriso. La prima volta, Giuseppe incrociò il papa con il nipotino. L’altra sera, con lo stesso bambino e con la nipotina. Ma la bimba, quando l’uomo vestito di bianco si è avvicinato, si è allontanata, catturata probabilmente dalla soggezione. E allora il nonno al papa: «Questo mio nipote lo baci due volte, una anche per la bimba». E Benedetto XVI s’è adeguato.

«Colpisce davvero questo pontefice», commenta Turco. «E’ capace di un’affabilità straordinaria. Ha un senso molto forte di tenerezza».

Benedetto XVI ha voluto salutare tutti i bambini che ha trovato al parco giochi, accompagnati da genitori o nonni. «E’ stato davvero commovente», sottolinea Vera Zanella. Altre donne hanno pianto dalla commozione. Caterina Da Pra ha avuto la fortuna di incontrarlo due volte, in due giorni di seguito. Martedì sera, a Lorenzago, gli ha consegnato direttamente i funghi raccolti dal marito; il pomeriggio successivo era anche lei a Loreto. Dal santuario parte una strada che sembra una mulattiera. In verità si tratta di un’antica strada romana, che all’epoca portava verso la Germania. Turco fa sapere che a Benedetto XVI ha raccontato sia della strada che degli angioletti rubati al santuario e mai più ritrovati. «E’ stato il papa stesso ad interessarsi di questo ambiente», conclude l’assessore. fdm)

© Copyright Corriere delle Alpi, 20 luglio 2007

Paparatzifan
00venerdì 20 luglio 2007 17:29
Dal blog di Lella...

Fa troppo caldo, la passeggiata è breve

LORENZAGO. Troppo caldo anche sulle montagne del Cadore. Addirittura 33 gradi verso le 17, a Lorenzago. «Sempre meglio dei 40 circa che ho incontrato stamani a Venezia», commentava ieri sera il sindaco Mario Tremonti. E’ per l’alta temperatura che Benedetto XVI ieri sera non è uscito dalla sua casa, tra gli abeti ed i larici di Mirabello, per la consueta passeggiata delle 18, con preghiera del rosario. Ratzinger ha cercato sollievo camminando all’esterno del parco domestico, uscendo dalla rete di protezione e salendo leggermente verso il sentiero Giovanni Paolo II che si sviluppa per alcune centinaia di metri in modo pianeggiante, per poi fiondarsi verso il passo della Mauria.
Soffiava sul colle un leggero vento, proveniente dalla valle del lago. In paese, a Lorenzago, lo attendeva più gente del solito, almeno 500 persone. Che per circa due ore hanno atteso invano il passaggio del papa.
C’erano mamme con bambini, anziani sorretti dai familiari, intere comitive di giovani accompagnate dai preti, ragazze in vistosa minigonna, residenti e villeggianti. Esattamente come ai tempi di Wojtyla. In piazza Calvi, alla mitica curva del municipio, a Villapiccola (tenuta a bada da un sacco di poliziotti e carabinieri). Solo verso le 19, quando dal bosco è arrivato un boscaiolo col proprio trattore, si è avuta comunicazione della camminata interna: “Sono stato bloccato per qualche minuto”, ha fatto sapere. Il Papa ha passeggiato per tre quarti d’ora, dopo una giornata di intenso lavoro, di studio e di pianoforte. L’altra sera, quando è ritornato al santuario mariano di Loreto, a Lozzo di Cadore, il papa aveva confidato ad alcuni residenti, che lo avevano incrociato, che gli piacciono i boschi del Cadore anche perché sono molto ariosi. (fdm)

© Copyright Corriere delle Alpi, 20 luglio 2007


Sihaya.b16247
00sabato 21 luglio 2007 19:47
Dal blog di Lella


Riportiamo la cronaca dell'incontro del Papa con un gruppo di fedeli e giornalisti.
Questi ultimi sono stati tenuti ai margini e uno di loro ha subito una battuta, fulminante e molto significativa, da parte di Benedetto XVI :-)
Raffaella

Lorenzago. La passeggiata serale del pontefice prima del concerto dei cori alpini

«Sono felice che padre Bossi sia stato liberato»

L’incontro con la gente e i giornalisti all’uscita del sentiero dal castello Mirabello

«Grazie per le stelle alpine. E anche per i funghi»

LORENZAGO. Filo diretto tra Lorenzago e il Vaticano sulla liberazione di padre Bossi. Ieri mattina si sono telefonati il segretario di stato vaticano, Tarcisio Bertone, e il papa. A mezzogiorno è il segretario del pontefice, padre Georg, a riferire, in piazza Calvi, la «vivissima gioia» del Papa per quanto avvenuto. E in serata, all’uscita dal sentiero del “parco dei sogni”, ecco il papa in persona.

Benedetto XVI ad un giornalista: «Perché scrive? Non ci sono notizie».

Giornalista: non ha neppure il tempo di rispondere.

Il papa: «Sono felice che padre Bossi è stato liberato. Siamo grati al Signore».

Giornalista: «Ha ringraziato anche il governo?».

Il papa: «Sì, abbiamo già parlato con Prodi (lo ha fatto Bertone, ndr) e siamo grati a tutti coloro che hanno operato per la liberazione».

Ore 18, manovra in curva. E’ l’ora della passeggiata, per Benedetto XVI. Si alza la sbarra ai campi da tennis e questo è il segnale che il papa scende dal castello Mirabello. Già alcuni paesani e villeggianti s’incamminano verso il “parco dei sogni”. Hanno visto, in precedenza, qualche poliziotti fiondarsi lì dentro. Protesta cortesemente una tennista perché non può salire ai campi. Trascorrono tre minuti ed arriva il corteo di macchine. Per fare la curva ad “U”, anche il fuoristrada di Ratzinger deve fare manovra. Un’altra manciata di minuti e Benedetto XVI è già all’ombra degli abeti e dei larici. L’ingresso esterno del bosco è di nuovo libero. Ma residenti e villeggianti, una trentina di persone, in aggiunta alcuni giornalisti, vengono fermati in un spazio.

«Buona sera». Ed ecco, dopo una quarantina di minuti, stagliarsi in fondo al sentiero la figura bianca del papa. Quella di padre Georg, in borghese, si confonde con i colori del bosco. Scatta l’applauso. Tutti, infatti, aspettavano il pontefice in auto. Cammina svelto, Ratzinger. Ai piedi porta delle comode scarpe, un po’ sportive, color marron. «Buona sera», augura timidamente, al gruppo disposto dal personale della gendarmeria vaticana in semicerchio. I giornalisti vengono accomodati alla fine. Via il registratore, via anche il microfono della telecamera.

Una signora s’inginocchia e gli bacia la mano: «Quale onore santità».

Il papa: «Sì, sì», porgendo la mano a lei e accarezzando i primi bambini.

Le stelle alpine. Una signora di Conegliano, con casa a Villa Piccola: «Santità, l’altro giorno le ho mandato le stelle alpine. So che le ha ricevute, perché mi hanno mandato la lettera di ringraziamento».

Il papa: «Le stelle alpine? Sì, è vero, grazie ancora».

Un anziano di Pieve di Cadore: «L’altro giorno ho cercato di consegnarle direttamente un cesto di funghi porcini...».

Il papa: «Ah, i funghi. Ne ho mangiati».

Chirstian di Cortina. Christian è in prima fila, ha giocato, le mani sono sudate, se le sfrega sui pantaloni, per presentarle belle pulite al papa.

Il papa: «Come ti chiami?».

Il ragazzo: «Christian».

Il papa: «Ciao, Christian». E lo accarezza sul volto.

I genitori ai cronisti: «Lavoriamo a Cortina, questa era l’unica giornata libera dal lavoro, siamo venuti fin quassù perché speravamo di incontrare il santo padre».
Schiavinato. Ci sono anche i signori Schiavinato. Veneziani, hanno la casa vicino all’ingresso ai campi da tennis. «Quando esce, ci affacciamo alla terrazza e il papa ci saluta da lontano». L’incontro all’ingresso del bosco, invece, è di tipo ravvicinato. Marito e moglie si commuovono.

«Santità», gli fa lui, «io sono un laico nella chiesa». Il papa allarga le braccia.

Wojtyla. C’è un altro veneziano che s’affaccia avanti.

Il villeggiante: «Santità, mi fa proprio piacere incontrarla. Sono fortunato, ho dato la mano anche al suo prodecessore».

Il papa: «Dove l’ha incontrato? Qui a Lorenzago?».

Il villeggiante: «No, a Venezia».

In coda i giornalisti, tenuti ovviamente a bada dagli uomini della gendarmeria. Ma, sostanzialmente, non c’è bisogno di far domande al papa. Perché è lui stesso ad intuirle: parlandoci, appunto, della liberazione di padre Bossi.
Mancano pochi minuti alle 19. Benedetto XVI rientra, per la cena. Alle 20 ha l’appuntamento con i 7 Cori alpini del Cadore. Che gli canteranno “Signore delle cime”, “Marmarole”, “Benedizione irlandese”.
Per quanto riguarda l’andamento della vacanza di Benedetto XVI, mons. Georg Genswein ha sottolineato che «il santo padre è molto sereno e disteso». Il segretario del papa ha salutato i numerosi residenti e villeggianti che, presenti in piazza, gli sono corsi incontro.

© Copyright Corriere delle Alpi, 21 luglio 2007

Paparatzifan
00lunedì 23 luglio 2007 21:34
Dal "Corriere delle Alpi"...



Paparatzifan
00lunedì 23 luglio 2007 21:40
Da "Il Gazzettino"...

Lunedì, 23 Luglio 2007

Lorenzago
NOSTRO INVIATO

In piazza Delfina Mazzer De Bona (benefattrice), a pochi metri dal palco dove il Papa parla c'è un monumento con uno scarpone, una croce di ferro, una roccia e una targa. Cinque nomi: dispersi. Vite di Lorenzago consumate senza motivo, nel mondo. Nel 1917, Piazza e Trento, sul Grappa. Nel 1948, Tremonti in Africa. Nel 1943, in Russia due De Donà.

Così passa un brivido quando Papa Ratzinger parla all'Angelus in piazza a Lorenzago, praticamente anche di questi figli del Cadore. Dice della guerra che è l'irruzione dell'«inferno» nel mondo, un mondo destinato invece ad essere diversamente «uno stupendo giardino», un «paradiso». «Il peccato purtroppo - spiega - ha rovinato questo progetto divino, generando divisioni e facendo entrare nel mondo la morte. Avviene così che gli uomini cedono alla tentazioni del Maligno e si fanno la guerra gli uni gli altri. La conseguenza è che in questo stupendo "giardino" che è il mondo si aprono spazi di "inferno".

A pochi metri da questa piazza ci sono le memorie delle granate, delle trincee, quelle ferite sulla terra che l'immane conflitto ha lasciato. Quelli del servizio d'ordine che portano il cappello d'alpino si irrigidiscono. Gli uomini in divisa anche.«Non posso in questo momento - prosegue il Papa - non andare col pensiero ad una data significativa: il 1. agosto 1917 - giusto 90 anni orsono - il mio venerato predecessore, Papa Benedetto XV, indirizzò la sua celebre "Nota alle potenze belligeranti" domandando che ponessero fine alla prima guerra mondiale. Mentre imperversava quell'immane conflitto il Papa ebbe il coraggio di affermare che si trattava di un'"inutile strage"». Non è facile far capire ora il silenzio di cinquemila persone che fino ad un attimo prima erano in festa, tra canti, striscioni, bandiere.Ci sono sole e silenzio alle 12 e 5 minuti a Lorenzago. E lui. Ratzinger che legge: «"Inutile strage". «Questa espressione di Benedetto XV è incisa nella storia - aggiunge - Essa si giustificava nella situazione concreta di quell'estate 1917, specialmente su questo fronte veneto. Ma quelle parole "Inutile strage" contengono anche un valore più ampio, profetico, e si possono applicare a tanti altri conflitti che hanno troncato innumerevoli vite umane». La guerra di "ta-pum", di "Bombardano Cortina", la guerra raccontata da Emilio Lussu, quella di Gadda, quella spaventosamente presente sull'Altopiano nei colloqui con Mario Rigoni Stern. Qualcuno si spiega ora anche il perché di quel suo nome "Benedetto XVI ", motivazione mai chiarita, da quando avvenne la scelta. Bendetto XV è comunque, filigrana del presente. Cercò di evitare i massacri degli armeni in Turchia nel 1915; e di altri cristiani. Lui - inascoltato invocatore di pace - fece riprendere alla Chiesa relazioni diplomatiche in tutto il mondo e con le sue encicliche denunciò la fragilità di una stabilità che non si fondasse su una vera riconciliazione. Riprende Ratzinger. «Proprio queste terre in cui ci troviamo, che di per sè parlano di pace e di armonia, sono state teatro della prima guerra mondiale, che ancora rievocano tante testimonianze ed alcuni commoventi canti degli Alpini, Sono vicende da non dimenticare! Bisogna far tesoro delle esperienze negative che purtroppo i nostri padri hanno sofferto, per non ripeterle». E ricorda come Benedetto XV non condannasse la guerra e basta bensì cercava anche, sul piano giuridico, le vie della pace. «La proposta della Santa Sede era orientata al futuro dell'Europa e del mondo, secondo un progetto cristiano nell'ispirazione, ma condivisibile da tutti perché fondato sul diritto delle gente». E cita i due memorabili discorsi all'Onu di Paolo VI e Giovanni Paolo II: "Mai più guerra".«Da questo luogo di pace rinnovo l'appello a perseguire con tenacia la via del diritto, a rifiutare con determinazione la corsa agli armamenti, a respingere la tentazione di affrontare nuove situazioni con vecchi sistemi». Chi cerca di capire se le parole del Papa si riferiscono in particolare a Bush, all'Iraq, all'Europa, al Medio Oriente o all'Africa dei mille focolai di guerriglia sbaglia.È un discorso che riprende i fili mai interrotti di Benedetto XV, che propone una "ragione" per la convivenza. Questo "giardino calpestato" ieri ha saputo rincuorare il papa. Mentre tra i cinquemila fedeli si scorgevano forme e colori della pelle di tutto il mondo ad ascoltare Benedetto XVI c'erano tra gli altri il presidente della Cei, monsignor Angelo Bagnasco, il patriarca di Venezia, cardinal Angelo Scola e il vescovo di Hong Kong, cardinale Joseph Zen Ze-Kiun. A lui - giunto con sessanta diaconi cinesi e fedeli della sua diocesi - sono stati riservati calorosi applausi. Segno di un dialogo col resto del mondo che i fedeli accettano e invocano.

Adriano Favaro

Paparatzifan
00lunedì 23 luglio 2007 21:50
Da "Il Gazzettino"...

L’EMERGENZA

Il fratello di Giovanni Paolo I colpito da malore dopo l'incontro con Ratzinger, complici stanchezza ed emozione


Canale
«Ora papà sta bene». Pia Luciani figli di Edoardo rassicurava ieri sera sulle condizioni del papà "Berto". Il novantenne fratello di papa Luciani non aveva voluto mancare all'Angelus di papa Benedetto XVI a Lorenzago. Dopo aver salutato Ratzinger, complici caldo e stanchezza e il lungo viaggio affrontato, aveva subito un mancamento. Si era quindi reso necessario trasportarlo all'ospedale di Pieve. «La sua presenza - ha raccontato la figlia che lo aveva accompagnato - era stata in forse fino all'ultimo». Questo perchè per l'anziano Edoardo Luciani si trattava di una prova assai pesante da sostenere, sia per il caldo, sia per la grande emozione che lo pervade ogniqualvolta affronta questi incontri.

La notizia del malore ha raggiunto in un baleno Canale, facendo il giro del paese. Molte persone si sono subito preoccupate della condizioni di salute di Edoardo. Ancora Pia Luciani: «Siamo stati un po' titubanti fino all'ultimo, poi però visto che papà ci teneva molto a presenziare a questo appuntamento abbiamo deciso che era giusto assecondarlo. Ovviamente l'emozione è stata grande, non solo quella di incontrare il pontefice, ma anche perché queste cose gli risvegliano tanti ricordi e emozioni che lui ha vissuto con il fratello Albino. Tutto questo messo assieme all'età che ha papà, all'intesa giornata che ha vissuto, dove certe sue importanti abitudini come quella di mangiare ad una data ora, sono saltate, hanno fatto sì che abbia subito il malore».

Certo Luciani sapeva di esporsi a qualche rischio affrontando la fatica di una giornata così impegnativa. «Però al tempo stesso - conclude la figlia - è stato felicissimo di aver partecipato a questa giornata, e la sua felicità è stata ancora più grande quando papa Benedetto l'ha riconosciuto. Quello forse è stato il momento più bello che a reso il papà molto felice, il bacio dell' anello e l'abbraccio veramente fraterno e caloroso che il papa gli ha riservato». Ma in complesso la prova è stata superata felicemente e la giornata lorenzaghese resterà, assieme a tante altre, tra i ricordi felici del fratello del papa agordino.

Dario Fontanive




Ho telefonato Edoardo questo pomeriggio perché ieri sera ho guardato il TGR dopo essere tornata da Lorenzago e mi sono trovata con questa novità. Ma lui mi ha detto che i giornalisti hanno esagerato con i titoli. Ieri ho potuto incontrarlo ed abbracciarlo a Lorenzago e l'ho trovato bene. Poi evidentemente c'è stato il piccolo malore di cui non ero a conoscenza ma lui mi ha rassicurata oggi delle sue condizioni di salute. Diciamo che siamo stati sotto il sole ben quattro ore quindi ad una persona della sua età è ovvio che succedano questi mancamenti.


Paparatzifan
00lunedì 23 luglio 2007 21:59
Da "Il Gazzettino"...

IL VESCOVO DI BELLUNO

Monsignor Giuseppe Andrich ispirato dalle montagne paragona il papa alla roccia su cui si fonda la chiesa


Lorenzago
E' toccato al vescovo di Belluno-Feltre, monsignor Giuseppe Andrich, (che ha concelebrato la messa assieme al vescovo di Treviso, mons. Andrea Bruno Mazzocato e una trentina di sacerdoti) accogliere e salutare il papa per il secondo Angelus a Lorenzago.

A pochi dei cinquemila presenti sarà sfuggito l'attacco del discorso che si può definire "molto localistico". Andrich ha ricordato che questa è la terra che ha dato i natali ad un predecessore di Papa Ratzinger, quell'Albino Luciani «che noi da sacerdote abbiamo sentito parlare più volte del Papa». Di Albino Luciani ("mio amico" ha ricordato il Santo Padre) Andrich ha ricordato la presenza alla benedizione dell'Angelus di Edoardo Luciani, fratello di Albino. La risposta è stata un forte scroscio di applausi. Ma il pezzo forte del discorso di Andrich ieri è stato ricordare al papa che è "la roccia" sulla quale si fonda la chiesa. Non ha detto "pietra" continuando la famosa frase evangelica: tu sei Pietro e su questa pietra fonderò la mia chiesa. Ha proprio detto che il Papa è la roccia, facendo paragone alle rocce delle montagne. È stato un intervento molto seguito e soprattutto sentito nella sua trasversalità culturale. Andrich sa che in questa area di montagna roccia e pietra non sono (come invece potrebbe accadere per qualche parlante di pianura) quasi sinonimi. La roccia è la montagna. Ed è parola che porta con se una componente simbolica e di sfida piuttosto sentita ed evidente. Quindi trasformare il Papa "in roccia" è stato un passaggio di grande effetto anche se apparentemente audace. Il prossimo appuntamento con Andrich del papa sarà martedì 24 luglio. Benedetto XVI incontrerà il clero delle diocesi di Treviso e Belluno, dalle 11 alle 12, nella chiesa di Santa Giustina Martire ad Auronzo. Ai sacerdoti è stato suggerito di indossare la tonaca o il clergyman.


Paparatzifan
00lunedì 23 luglio 2007 22:09
Dal blog di Lella...

A Lorenzago presenti anche trenta diaconi con le loro famiglie arrivati in pulman

A pranzo si parla di Cina

Il cardinale Zen ospite insieme a Scola e Bagnasco

LORENZAGO. La Cina passa per Lorenzago. Ne hanno parlato il papa e il cardinale Joseph Zen, a pranzo; commensali anche il patriarca Angelo Scola e il presidente dei vescovi italiani, Angelo Bagnasco. Ovviamente non si sa che cosa si sono detti. Probabilmente i quattro hanno affrontato anche altri temi. Le condizioni di sicurezza, ad esempio, in cui vive Bagnasco, arcivescovo di Genova. Bagnasco era assolutamente inatteso a Lorenzago. E’ arrivato sorridente, mentre la celebrazione della messa stava per finire. E i giornalisti se lo sono trovato davanti all’improvviso.
Gli hanno rivolto soltanto la domanda sulla sulla liberazione di padre Bossi, con risposta di soddisfazione e di ringraziamento per quanti avevano operato affinché il missionario venisse restituito alla sua attività pastorale.
Zen era il più “braccato” dai media. Prima di lui era arrivato un pullman con trenta diaconi e le loro famiglie. Inavvicinabili anche loro. E lui, il porporato, più di loro. Che cosa gli volete chiedere - mettevano le mani avanti gli uomini della santa sede - prima che il cardinale abbia trattato di questi temi con il santo padre?
Molto delicato, infatti, è il nodo della recente nomina del vescovo di Pechino, da parte della chiesa ufficiale. Il cardinale Bertone, segretariio di stato, aveva manifestato a Pieve di Cadore, una positiva considerazione, improntata alla fiducia. Pare, invece, che Zen non sia altrettanto ottimista. Sta di fatto che il vescovo di Hong Kong non ha aperto bocca né prima né dopo. Ed a proteggerlo dai media ha provveduto lo stesso patriarca Scola, accompagnandolo velocemente dall’ingresso della piazza al palco dell’Angelus. Bagnasco ha mantenuto il riserbo pure lui.
Il pranzo nella villetta del papa è stato preparato dalle donne “consacrate” che curano la cucina di Ratzinger, ma qualche aiuto pare sia venuto anche dalle cucine del seminario di Treviso.
A Lorenzago erano presenti anche i vescovi Giuseppe Andrich, di Belluno, Ducoli, vescovo emerito, e Andrea Mazzocato di Treviso, ma dopo l’Angelus hanno preso strade diverse. A colazione con Benedetto XVI erano stati domenica scorsa. (fdm)

© Copyright Corriere delle Alpi, 23 luglio 2007

Paparatzifan
00lunedì 23 luglio 2007 22:22
Dal blog di Lella...

La lettera del Papa dà i contenuti per Sydney

Nasce sotto le Dolomiti la Gmg del mondo nuovissimo

Ernesto Diaco

Sapevamo che le settimane trascorse in Cadore non sarebbero state di puro riposo. Ora veniamo a sapere che a Lorenzago Benedetto XVI non si è portato solo gli appunti per la seconda enciclica o qualche nuovo capitolo su Gesù di Nazaret. Nel silenzio del suo ritiro estivo sono entrati prima di tutto i giovani. Tra un anno esatto li incontrerà a Sydney, nell'edizione numero ventitré dell'invenzione più geniale di Giovanni Paolo II: la Giornata mondiale della gioventù. Per loro dunque ha preso in mano la penna, forse cercando i loro volti dietro i vetri della villetta alpina che lo ospita. E tra le sembianze dei coetanei trevigiani e bellunesi che lì gli hanno fatto visita. Per papa Ratzinger, infatti, non è la prima volta. Appena quattro mesi dopo il conclave, a Colonia, furono proprio i giovani a tenere a battesimo il nuovo pontefice. In quell'occasione, li mise in guardia da una religione "fai da te", e parlò loro dell'Eucaristia come di una "fissione nucleare" capace di cambiare il mondo. Da allora, si sono incontrati molte volte, in Vaticano e fuori. Non più di un mese fa, ad Assisi, ha dato ai giovani dell'Umbria l'indirizzo della felicità. «La verità - ha detto - è che le cose finite possono dare barlumi di gioia, ma solo l'Infinito può riempire il cuore». La prossima Gmg nasce dunque sotto le Dolomiti. Al turbinio di canti, colori, incontri, sorrisi manca ancora un anno, ma è giusto così. La grande festa dei Jesus-boys non è un evento isolato, lasciato alle emozioni del momento. Occorre prepararsi. E Benedetto XVI nel suo messaggio indica un preciso programma di lavoro. Ricalca, a ben guardare, l'esatto svolgersi di ogni Gmg: catechesi, preghiera e sacramenti, e poi l'invio missionario. Nella lettera consegnata ieri ai giovani del mondo (pubblicata alle pagine 8 e 9) c'è il Papa catechista che abbiamo imparato a conoscere. Ripercorre la Scrittura, spiega la Chiesa e la sua missione. Provoca i suoi uditori: chi è per te lo Spirito Santo? Questo "grande sconosci uto", risponde, è il grande "sì" alla vita e all'amore che Dio vuole per ogni creatura. Da buon educatore, il Papa dà anche un compito preciso, una responsabilità all'altezza degli interlocutori: chiede ad ogni giovane di condurre a Gesù un coetaneo. Gli adulti, sembra quasi dire, fanno fatica a entrare in comunicazione; tocca a voi toccare il cuore dei vostri compagni. Non è stato forse così, duemila anni fa? Una catena di bocca in bocca. Spesso bastavano gli occhi per contagiare di vangelo. Questa è la missione secondo Benedetto XVI. Una questione di amore e di libertà. Con buona pace di chi accusa i testimoni di intolleranza, ricorda il messaggio, «proporre Cristo non significa imporlo». Così come aveva scritto nella sua prima enciclica: «La miglior difesa di Dio e dell'uomo consiste nell'amore». Ecco la Gmg. Una nuova Pentecoste sul mondo del terzo millennio. I più fortunati potranno goderne un assaggio a Loreto, i primi giorni di settembre, per l'Agorà dei giovani italiani. Prima del prossimo incontro di Sydney, lo Spirito Santo è stato al centro di un'altra Giornata mondiale: quella del 1991 a Czestochowa. All'indomani della caduta del muro, segnò l'inizio di qualcosa di nuovo per l'Europa e molti dei suoi giovani. Le nuove generazioni portano con sé un dono, bisogna saperlo suscitare e raccogliere: cambia la storia. Giovanni Paolo II ci è riuscito. Lo farà anche Benedetto XVI. Anzi, ha già cominciato.

© Copyright Avvenire, 22 luglio 2007


Paparatzifan
00lunedì 23 luglio 2007 22:29
Dal blog di Lella...

Il pontefice cita il discorso del 1917 del suo predecessore Benedetto XV sulla "inutile strage" del primo conflitto mondiale

"La guerra è l´Inferno in Terra"

L´appello di papa Ratzinger ai Grandi: avanti con il disarmo

Benedetto XVI rinnova l´invito a "perseguire con tenacia la via del diritto"
Incontro con il cardinale di Hong Kong Joseph Zen sui rapporti con la Cina

MARCO POLITI

DAL NOSTRO INVIATO
LORENZAGO - «La guerra è inferno». Dal suo rifugio nel Cadore, memore dei luoghi di battaglia del primo conflitto mondiale, Benedetto XVI lancia un grido rifacendosi al linguaggio profetico di Wojtyla e Paolo VI. «Mai più la guerra!», ha esclamato all´Angelus nella piccola piazza davanti alla chiesa parrocchiale di Lorenzago di fronte ad un migliaio di persone. «Mai più inutili stragi». Il mondo, ha detto, potrebbe essere un paradiso se con la guerra non si aprissero spazi di «inferno».
Succede, ha soggiunto, perché gli uomini «cedono alle tentazioni del Maligno» e scatenano conflitti. L´appello del pontefice è riflette le sue preoccupazioni per la situazione in Terrasanta, le stragi in Iraq, la corsa di Teheran all´atomica e il rischio di ritorsioni armate da parte di Stati Uniti e Israele. Papa Ratzinger ha citato la «Nota alle potenze belligeranti» che il suo omonimo Benedetto XV indirizzò il primo agosto 1917 agli stati europei in guerra per porre termine al macello di vite nelle trincee. In un bel libro «Addio a tutto questo» lo storico inglese Robert Ranke Graves descrive la macchina della morte, che annientava inesorabilmente i battaglioni, e racconta che dinanzi all´appello per una pace immediata i più feroci oppositori erano i militaristi delle retrovie di entrambi i campi. Vinsero gli invasati della guerra e il massacro durò ancora più di un anno. Fu in quell´occasione che Benedetto XV coniò il termine di inutile strage.
Ratzinger lo ha rilanciato. Ha definito «inaccettabili» gli orrori delle stragi senza senso e ha rinnovato l´esortazione «a perseguire con tenacia la via del diritto, a rifiutare con determinazione la corsa agli armamenti, a respingere più in generale la tentazione di affrontare nuove situazioni con vecchi sistemi».
Per la Santa Sede significa negoziati senza pre-condizioni in Terrasanta, pacificazione dell´Iraq, rinuncia dell´Iran alle armi atomiche, ma anche inizio di una riduzione dell´arsenale nucleare delle grandi potenze. E nessuna nuova avventura bellica nel Medio Oriente.
Il discorso, ha commentato il portavoce padre Lombardi, rivela perché Ratzinger volle chiamarsi Benedetto. Per un richiamo al santo patrono d´Europa, ma anche il «desiderio di ricordare Benedetto XV e il suo coraggio nell´annunciare la pace in un momento difficile».Il leader leghista Umberto Bossi, di cui si annunciava l´arrivo, poi non è venuto. Quando incontrò il Papa nell´aprile scorso a Pavia, la Padania titolò: «Incontro fra grandi». Iperbole non ripetibile. C´era invece il vicepresidente di Forza Italia, Giulio Tremonti, originario di Lorenzago, che elegantemente ha dichiarato: «Oggi parla uno solo».
Sul palco con il pontefice c´erano il patriarca di Venezia Scola, il presidente della Cei mons. Bagnasco (contento per il ritorno del missionario Bossi, ha ribadito il suo grazie a «tutti coloro che si sono adoperati per la liberazione») e il cardinale di Hong Kong Joseph Zen. Il porporato ha passato la mattinata a esaminare con Benedetto XVI le ipotesi di negoziato con Pechino. Dopo l´Angelus ha presentato al Papa una trentina di diaconi e mogli di Hong Kong per una foto di gruppo: un auspicio per un futuro viaggio di Ratzinger in Cina. Un sacerdote cinese ottantaduenne, don Philip, ha baciato commosso l´anello al Papa. «La sua Lettera alla Cina - ci ha poi confidato - è veramente importante. Anche se qua e là è tradotta male. Usciamo da tempi di persecuzione e credo che ora le cose andranno meglio».
In prima fila c´era anche l´anziano fratello di papa Luciani, Edoardo. «Lo saluto con tutto il mio cuore e con grande gioia», ha esclamato il pontefice. Accaldato ed emozionato Luciani ha avuto un mancamento. Trasportato all´ospedale, si è poi ripreso.

© Copyright Repubblica, 23 luglio 2007

Paparatzifan
00lunedì 23 luglio 2007 22:33
Dal blog di Lella...

Il presagio del Papa: la guerra è vicina

di Andrea Tornielli

Lorenzago di Cadore - Nel novantesimo anniversario della nota di pace con cui Benedetto XV tentò invano di fermare l’«inutile strage» della Grande guerra, dai luoghi che furono teatro di quell’orgia di sangue, Papa Ratzinger – che ha scelto lo stesso nome – lancia un forte appello contro la guerra che apre «spazi d’inferno» nel mondo e la corsa agli armamenti. Benedetto XVI è nella piazza di Lorenzago di Cadore, dove sta trascorrendo le vacanze. Il suo volto è disteso, ma le parole che pronuncia all’Angelus sono dense di preoccupazione: «In questi giorni di riposo sento ancor più intensamente l’impatto doloroso delle notizie che mi pervengono circa gli scontri sanguinosi e gli episodi di violenza che si verificano in tante parti del mondo». «La bellezza della natura – continua – ci ricorda che siamo stati posti da Dio a “coltivare e custodire” questo “giardino” che è la terra. Se gli uomini vivessero in pace con Dio e tra di loro, la terra assomiglierebbe veramente a un “paradiso”. Il peccato purtroppo ha rovinato questo progetto divino, generando divisioni e facendo entrare nel mondo la morte. Avviene così che gli uomini cedono alle tentazioni del Maligno e si fanno guerra gli uni gli altri. La conseguenza è che, in questo stupendo “giardino” che è il mondo, si aprono spazi di “inferno”».

Le frasi di Ratzinger sembrano riecheggiare quelle che Giovanni Paolo II pronunciò nell’ottobre 2000 in piazza San Pietro, davanti alla statua della Madonna di Fatima, quando disse che l’umanità era a un bivio e che poteva trasformare il mondo in un giardino o in cumulo di macerie. La portata di quelle parole, che allora quasi nessuno comprese, fu più chiara dopo l’11 settembre 2001. Oggi sono tanti i focolai di guerra e negli ultimi anni stiamo assistendo a una frenetica corsa al riarmo.

«La guerra, con il suo strascico di lutti e di distruzioni – ha detto ancora il Papa – è da sempre giustamente considerata una calamità che contrasta con il progetto di Dio, il quale ha creato tutto per l’esistenza e, in particolare, vuole fare del genere umano una famiglia». Benedetto XVI ha quindi ricordato che l’espressione «inutile strage» usata dal predecessore «si è incisa nella storia» ma contiene «anche un valore più ampio, profetico». Si ha quasi la sensazione che il Papa consideri tutt’altro che remota la possibilità di uno scivolamento verso un nuovo conflitto di grandi proporzioni.

«Bisogna fare tesoro delle esperienze negative che purtroppo i nostri padri hanno sofferto – ha ribadito Benedetto XVI – per non ripeterle». Il Papa ha poi sottolineato che la nota del 1917 indicava «le vie per costruire una pace equa e duratura... secondo un progetto cristiano nell’ispirazione, ma condivisibile da tutti perché fondato sul diritto delle genti». La stessa impostazione hanno seguito Paolo VI e Giovanni Paolo II nei loro discorsi alle Nazioni unite, ripetendo: «Mai più la guerra!». L’invito finale che il Papa rivolge è «a perseguire con tenacia la via del diritto, a rifiutare con determinazione la corsa agli armamenti, a respingere più in generale la tentazione di affrontare nuove situazioni con vecchi sistemi», invocando la protezione della Madonna «regina della pace».

Ad ascoltarlo, tra i presenti, oltre al cardinale Scola, patriarca di Venezia, al cardinale Zen, vescovo di Hong Kong e al presidente della Cei Bagnasco, c’era anche Edoardo Luciani, il fratello di Giovanni Paolo I, ricordato dal vescovo di Belluno Giuseppe Andrich nel suo commosso saluto iniziale. Ratzinger ha definito Papa Luciani «mio grande amico».

© Copyright Il Giornale, 23 luglio 2007

Paparatzifan
00lunedì 23 luglio 2007 23:07
Dal blog di Lella...

Il malore di Edoardo Luciani

Collassa per il caldo e l’emozione, dimesso poco dopo

LORENZAGO. Edoardo Luciani è tornato nella sua casa di Canale d’Agordo ieri pomeriggio, dimesso dall’ospedale di Pieve di Cadore alle 15.30. Era stato ricoverato due ore prima, attorno alle 13.30, in seguito ad un malore che lo aveva colpito appena dopo la fine dell’Angelus. Edoardo Luciani si è accasciato mentre stava salutando le tante persone che lo applaudivano e gli volevano stringere la mano. Stava per rispondere alle domande dei giornalisti quando il caldo e l’emozione hanno avuto il sopravvento. Luciani, che ha 90 anni, è stato subito soccorso dal personale del Suem - 118 che era presente in forze e che aveva attrezzato un ospedale da campo poco lontano dalla piazza.
Cosa è accaduto lo spiega il primario del Suem Angelo Costola, che è rimasto vicino ad Edoardo Luciani per tutto il tempo: «Tutta colpa del caldo e dell’emozione. Ha avuto un forte calo di pressione e un lieve collasso». A soccorrere per prima Luciani è stata la figlia che lo aveva accompagnato a Lorenzago.
Sotto la tenda dell’ospedale Edoardo Luciani è rimasto per una mezz’ora. Gli è stata fatta una flebo di liquidi ed è stato subito sottoposto ad un tracciato per verificare lo stato di salute del cuore. «Tutto in regola», ha spiegato Costola. Per precauzione comunque è stato portato in ambulanza all’ospedale di Pieve di Cadore, da dove, ristabilito, è stato dimesso alle 15.30 ed è tornato a casa.
Una giornata molto emozionante, quella di Luciani, ieri a Lorenzago. Prima di tutto gli applausi che lo hanno accolto quando è arrivato sulla piazza. Il suo volto è conosciuto e i pochi che non sapevano chi era lo hanno scoperto subito. Ha assistito alla messa, poi all’attesa dell’arrivo del Papa, poi all’Angelus. Quasi tre ore sotto il sole che batteva forte. E poi l’emozione. Prima il vescovo di Belluno Giuseppe Andrich, lo ha presentato dal palco al Papa. Poi Ratzinger stesso lo ha salutato dicendo: «Sono molto lieto che sia presente il signor Edoardo Luciani, fratello del Servo di Dio Giovanni Paolo I: a lui rivolgo un particolare saluto, dal mio cuore con grande gioia. Grazie per la sua presenza». E di Albino Luciani ha detto: «Era un mio grande amico». Alla fine dell’Angelus nel lungo corteo di persone che sono salite a salutare il pontefice c’era anche lui, Luciani, con la figlia. Pia Luciani dopo ha raccontato: «Il Papa ci ha detto di essere stato molto vicino a mio zio e di farne spesso memoria». Poi l’anziano fratello di Giovanni Paolo I è sceso nella piazza e ha cominciato a salutare le tante persone che lo chiamavano da dietro le transenne. (Eheheheh, si vede che mi hanno vista e, soprattutto, sentita quando chiamavo Edoardo e la figlia, Pia!!!!! [SM=x40791] [SM=x40791] [SM=x40791] [SM=x40791] [SM=x40791] [SM=x40791] )Pochi minuti, poi il malore. Per fortuna tutto si è risolto nel giro di poche ore, a testimonianza della tempra del «maestro» Edoardo Luciani. (ma.co.)

© Copyright Corriere delle Alpi, 23 luglio 2007

Paparatzifan
00lunedì 23 luglio 2007 23:32
Da "Il Gazzettino"...

Lorenzago. L’indimenticabile concerto di venerdì sera al castello di Mirabello

«Il vostro canto contro la guerra e le divisioni»

Un crescendo di emozioni e di intensità, fino all’esibizione dei sette cori insieme

LORENZAGO. Gli uomini della sicurezza, al posto di blocco di polizia e carabinieri proprio all’imbocco della stradina che porta al Castello, di fronte all’albergo Roma, sono gentili, ma molto severi e scrupolosi. Transita solo chi è in possesso del pass “Concerto per il Santo Padre Benedetto XVI”.
La lunga teoria dei cantori (oltre duecento, di sette diversi complessi), si incammina verso il Castello già verso le 17.30. La giornata è calda, ma per fortuna l’ascesa alla residenza papale è immersa nel bosco e quindi non particolarmente faticosa. Nel cortile del castello, sotto la loggia, è stata approntata la zona che ospiterà il concerto: un palco a gradoni in ferro, per i cantori, una serie di sedie e panchine per il pubblico. Alla loggia il tradizionale drappo rosso posto sulla balconata ove siederà il papa.
I complessi corali sono accolti dal vescovo Giuseppe Andrich e con l’aiuto del suo segretario, provano i loro canti ed i movimenti di entrata e uscita. Nulla è lasciato al caso affinchè la serata riesca nel modo migliore. Cinque telecamere sono già pronte per le riprese ufficiali. Dalle 19.30 moltissime autorità arrivano al Castello. Tra le altre il prefetto di Belluno, Provvidenza Delfino Raimondo, il consigliere regionale Dario Bond, il presidente della Provincia Sergio Reolon con l’assessore Angelo Costola, l’arcidiacono del Cadore, monsignoro Marinello, i presidenti dell’Ana Belluno, Arrigo Cadore e Antonio Cason della Sezione Cadore, il dirigente del Corpo forestale Flavio De Nicolò.
Puntualmente alle 20.15, il santo padre si affaccia alla loggia tra gli applausi del pubblico. Accanto a lui il segretario personale, padre Georg, ed il vescovo Giuseppe Andrich che prende la parola per il saluto ufficiale al pontefice, con il rinnovato ringraziamento per la scelta del Cadore come sede per il suo riposo estivo. «Queste montagne meravigliose», ha ricordato il vescovo, «possano ritemprare Sua Santità. Queste stesse montagne novant’anni fa videro la tragedia della guerra e furono simbolo di odio e divisione. Oggi sono montagne di pace che la nostra tradizione popolare ama cantare nella loro maestosa bellezza. E per questo», ha concluso il vescovo Andrich, «vogliamo offrire a Sua Santità un concerto con tutti i complessi corali che storicamente rappresentano il Cadore, come segno di lode al Signore per i doni concessi».
Con la sobria presentazione del segretario del vescovo, i cori si esibiscono inizialmente con un brano a testa. Poi il programma prevede quattro esecuzioni insieme, con un effetto notevole, visto il numero dei componenti. L’ultimo brano proposto dai cori a voci virili, “Benia Calastoria” di Bepi De Marzi, racconta una vicenda di emigrazione, con il commovente ritorno di Beniamo tra le sue montagne e le sue “contrà”: un crescendo mirabile per forza e intensità che ha chiuso in bellezza il concerto.
Dopo l’intervento del papa, evidentemente soddisfatto per la qualità delle esibizioni valutate con la sua nota competenza musicale, il momento della benedizione apostolica finale. Quindi la consegna dei doni di tutti i cori, con il saluto personale del papa ai direttori. Infine il papa è sceso dalla loggia e nel cortile del castello ha posato assieme ad ogni coro per una foto storica a ricordo di una serata memorabile.
Il tutto è durato circa un’ora e un quarto, dalle 20,15 alle 21,30.
Le armonie suggestive dei cori alpini hanno chiuso così per Benedetto XVI, una giornata segnata dal sollievo e dalla soddisfazione per l’esito positivo della vicenda di padre Giancarlo Bossi, il missionario italiano tenuto sotto sequestro per 39 giorni nel Pime, nel sud delle Filippine.

© Copyright Corriere delle Alpi, 22 luglio 2007


Paparatzifan
00lunedì 23 luglio 2007 23:35
Dal blog di Lella...

«Difendete così i valori dell’Europa»

La memorabile serata insieme con il papa vissuta dal palco

IL RACCONTO Le emozioni di un corista

LORENZAGO. «Che la strada sia lieve e il vento sia dietro di te, che la luce del sole riscaldi il tuo viso e la pioggia ti bagni dolcemente...»: inizia così la “Benedizione irlandese” di J.H. Moore, un brano intenso, coinvolgente dove le varie parti si fondo mirabilmente. Lo sguardo del corista abbandona per qualche attimo le indicazioni e i cenni del maestro Luciano Casanova e si alza verso la loggia del Castello, verso quell’uomo vestito di bianco che ascolta con attenzione.
Il volto è sereno, riposato. Talvolta si asciuga la fronte con un fazzoletto nella serata calda, perfino a Lorenzago di Cadore. Pochi minuti e il brano finisce senza toni altisonanti, ma con un accordo armonioso: “O Dio tienila nel palmo della mano questa nostra vita”. L’applauso è convinto da parte di tutti. Sono tante la autorità salite al Castello per assistere al concerto. Sette complessi corali (di cui due a voci miste) in rappresentanza di tutto il Cadore, per celebrare la bellezza di queste montagne, ma anche la tradizione di un popolo che ama cantare. Ogni coro fa del proprio meglio. Poi, nella seconda parte della serata, il momento ancor più emozionante con la voce di più cori insieme. I cinque, a voci virili, Cadore, Comelico, Cortina, Oltrepiave e Peralba che eseguono la “Montanara” diretti da Luciano Casanova e “Benia Calastoria” di De Marzi, diretti da Gabriella Genova. E poi i due cori a voci miste San Vito e Rualan con “Signore delle Cime” e “Laila oh”.
Quando Benedetto XVI si alza e si avvicina al microfono, è la volta degli oltre 200 coristi ad applaudire. «Voglio ringraziarvi tutti», dice il papa, «maestri, coristi, e quanti hanno contribuito a realizzare questo concerto meraviglioso». Le ombre della sera ormai sono scese, il monte Miaron non si vede più, una luce tenue illumina la loggia. «Mi viene in mente una frase di Sant’Agostino secondo cui cantare è espressione d’amore. Il canto corale aiuta ad educare l’udito esteriore, ma anche e sopratutto l’udito interiore. L’attenzione per gli altri coristi, il rispetto delle indicazioni del direttore, la comprensione della musica, tutto serve a far crescere l’amore e la pace dentro di noi. Come ha ricordato il vescovo di Belluno, 90 anni fa queste montagne hanno visto la tragedia della guerra, oggi ringraziamo Dio perchè queste vette sono simbolo di pace e collaborazione. E questo anche grazie al canto».
Poi il papa ha ricordato il valore del canto popolare espressione dei valori e delle tradizioni dell’Europa. «Il canto popolare è una delle forme più alte di espressione dei valori e delle tradizioni. Ringrazio tutti quelli che si impegnano affinchè questa forma di espressione venga tramandata e possa diffondersi sempre di più». In chiusura il momento più solenne. «Il mio ringraziamento giunga su di voi con la benedizione apostolica».
Resterà indimenticabile per il direttore Luciano Casanova e per i suoi colleghi la salita alla loggia per il saluto personale del papa e la consegna del dono del Coro Comelico, il volume “La nostra storia” edito per il 40º. Poi l’ultimo momento di una giornata eccezionale: la foto che il pontefice ha voluto fosse scattata assieme a ogni coro. Con l’ultimo grazie al direttore e ai coristi. (l.o.)

© Copyright Corriere delle Alpi, 22 luglio 2007


Paparatzifan
00martedì 24 luglio 2007 18:51
Dalla Radio Vaticana...

Clima di gioia e di ascolto nell'incontro di Benedetto XVI con il clero trevigiano e bellunese. Il Papa ha risposto a 10 domande dei sacerdoti su alcune tra le maggiori priorità pastorali


◊ Un gruppo di bambini con in mano dei fiori gialli all'esterno della Chiesa di Santa Giustina e, all'interno, circa 400 sacerdoti delle diocesi di Belluno-feltre e di Treviso. E' questa la scena che Benedetto XVI ha trovato arrivando nella tarda mattinata di oggi ad Auronzo di Cadore, per il suo atteso incontro con il clero locale. Uno scambio di domande e risposte fra i sacerdoti e il Papa che è iniziato con la celebrazione dell'Ora sesta e si è concluso verso le 13. A riferire sui contenuti dell'incontro è il direttore della Sala Stampa Vaticana, e nostro direttore generale, padre Federico Lombardi, intervistato da Roberto Piermarini:

R. - Dieci domande fatte da dieci diversi sacerdoti, che hanno toccato vari argomenti. Alcuni argomenti sono facilmente indicabili: il problema della formazione di giovani e della loro coscienza morale, i problemi della vita sacerdotale, le priorità del ministero nella situazione attuale della pastorale in Italia e nell’evoluzione della situazione storica attuale. Ma anche alcuni temi di attuale importanza come l’evangelizzazione e il dialogo. Il dialogo rispettoso con le altre religioni, in un contesto di forte immigrazione, ma anche la questione - sempre delicata e che tocca anche molte persone e tanti sacerdoti - dei divorziati risposati o conviventi e, quindi, come conciliare misericordia e verità. Ancora, il tema del Concilio e della fedeltà al Concilio e al suo spirito. Argomenti, quindi, molto ampi e molto vari che il Papa aveva già affrontato anche altre volte nei suoi interventi e nei suoi documenti e che sono stati toccati in modo molto vivo: i sacerdoti presenti pendevano, veramente, dalle sue labbra.


D. - In che clima si è svolto l’incontro?


R. - E’ stato un clima di grande gioia e di grande attenzione. I presenti erano circa 400 sacerdoti delle due diocesi. Il Papa ha risposto con la sua abituale chiarezza e rapidità a tutte le domande, che gli sono state fatte e che esprimevano bene - credo - i principali interrogati che questi sacerdoti avevano nel cuore. C’era, quindi, una grandissima attenzione. C’è stato anche un grande applauso a scena aperta e poi, naturalmente, gli applausi conclusivi.


D. - Quindi il Papa era soddisfatto al termine dell’incontro?


R. - Certamente. Mi pare che tutti fossero soddisfatti: i sacerdoti da una parte e il Santo Padre dall’altra. E’ sempre un momento molto bello quello dell’incontro con i sacerdoti per il Papa. Lo ha detto egli stesso. Non erano soltanto loro a ringraziare lui, ma anche lui a ringraziare loro per l’accoglienza e per il clima di questo incontro.


Subito dopo l’incontro con il clero, Benedetto XVI ha rivolto un discorso a quanti lo hanno atteso davanti alla Chiesa di Auronzo. Ascoltiamo, al microfono, di Amedeo Lomonaco, l’inviato del quotidiano “Avvenire”, Salvatore Mazza:


R. - E’ stato un momento molto spontaneo. Il Papa ha detto: “Sono lieto di salutarvi in questo posto magnifico, mi ha offerto riposo non solo al corpo ma anche nell’animo, in questa bellissima terra delle Dolomiti. Il Santo Padre ha poi aggiunto: “Ho avuto la possibilità di respirare non solo quest’aria che ci ha dato il Creatore, ma anche quest’aria di amicizie e di cordialità della quale sono gratissimo a tutti voi”. Parole anche qui molto spontanee, molto calorose con le quali il Papa ha voluto ringraziare per l’ospitalità ricevuta.


D. - E all’arrivo ad Auronzo di Cadore, il Papa è stato accolto da oltre tremila villeggianti e residenti. E’ la prima volta che un Papa si reca ad Auronzo, per il paese del Cadore è una visita storica…


R. - Certamente. E' stato come al solito un’accoglienza calorosissima che poi il Papa ha avuto modo di sottolineare. C’erano forse più di tremila persone nella piazza di fronte alla chiesa dove si è svolto l’incontro con i sacerdoti. Era praticamente piena già alle nove di questa mattina e la gente ha aspettato pazientemente più di tre ore che il Papa finisse l’incontro.


D. - In particolare, il Papa ha stretto la mano ad un gruppo di anziani disabili e ai bambini della scuola materna…


R. - Il primo gruppo che ha salutato erano questi anziani e questi disabili che stavano sulla sinistra del portone di ingresso e subito dopo ha raccolto l’omaggio di una ventina di bambini che erano lì, la più piccola di tutti, vestita in costume, gli ha donato un cesto di fiori alpini. Il Papa anche qui li ha salutati uno per uno, li ha accarezzati e poi finalmente è entrato dentro la chiesa dove c’erano i 400 sacerdoti delle due diocesi di Belluno-Feltre e di Treviso che lo aspettavano.


Paparatzifan
00martedì 24 luglio 2007 19:01
Dal blog di Lella...

Benedetto XVI affronta con i sacerdoti le sfide pastorali della Chiesa

“La Chiesa siamo noi stessi e in questo cammino dobbiamo tutti collaborare”

AURONZO, martedì, 23 luglio 2007 (ZENIT.org).- Alcune delle più pressanti sfide pastorali della Chiesa oggi sono state affrontate da Benetto XVI questo martedì in una sessione di domande e risposte con 400 sacerdoti.

Cinque presbiteri della diocesi di Belluno-Feltre e altri cinque di quella di Treviso hanno interpellato il Santo Padre nella chiesa di Santa Giustina Martire ad Auronzo, vicino a Lorenzago di Cadore, dove il Papa trascorre le sue vacanze.
All’uscita dell’incontro, rispondendo ai giornalisti, il Santo Padre stesso ha spiegato che durante il dialogo “abbiamo parlato sulla Chiesa, su Dio, sull'umanità di oggi”.

“La Chiesa siamo noi stessi e in questo cammino dobbiamo tutti collaborare”, ha osservato.

Visto che l’incontro era riservato ai sacerdoti, i giornalisti non erano nella chiesa per ascoltare le risposte del Santo Padre. Padre Federico Lombardi, S.I., direttore della Sala Stampa della Santa Sede, ha fatto un riassunto dell’evento ai microfoni della “Radio Vaticana”.
Le domande dei sacerdoti hanno offerto al Papa la possibilità di parlare di questioni come l’evangelizzazione e il dialogo rispettoso con le altre religioni, in un contesto di forte immigrazione.
Il Pontefice ha risposto anche sulla questione “sempre delicata e che tocca anche molte persone e tanti sacerdoti” “dei divorziati risposati o conviventi”, ha spiegato padre Lombardi.
In particolare, ha rivelato, ha parlato di “come conciliare misericordia e verità”.
Altri temi del dialogo sono stati la fedeltà al Concilio Vaticano II e al suo spirito, la sfida della formazione di giovani e della loro coscienza morale, i problemi della vita sacerdotale, le priorità del ministero nella situazione attuale della pastorale in Italia e nell’evoluzione della situazione storica attuale.
“La sostanza del cristianesimo non va considerata semplicemente come un pacchetto di dogmi”, ha aggiunto il Papa secondo quanto ha riferito padre Lombardi.
Il modo migliore di testimoniare Dio agli uomini è di annunciarlo nella vita di tutti i giorni, “con amore, fede e speranza”.
Quella cattolica è la religione dell'et-et, ha spiegato il Papa: “con i piedi in terra e gli occhi rivolti verso il cielo”. Una buona pastorale, pertanto, “aiuta a vedere la bellezza di tutti i doni”, ha aggiunto suscitando un applauso tra i sacerdoti.
I cattolici, ha sottolineato, sono invitati ad essere uomini secondo i doni che hanno ricevuto e riconoscono che la luce di Dio dà senso e splendore a tutto il mondo. E dà senso, appunto, anche alla vita.
“I sacerdoti presenti pendevano, veramente, dalle sue labbra”, ha constatato il portavoce vaticano..
All’uscita dell’incontro, il Papa ha confessato che questo periodo “bellissimo” di vacanze sulle Dolomiti è stato di riposo “non solo del cuore ma anche dell'anima”.
“Ho respirato solo quest'aria dono del creatore, ma anche quest'aria di amicizia e della
cordialità della quale sono gratissimo”, ha confessato.
Dopo la visita ad Auronzo, il Papa è rientrato nella sua casa di Lorenzago di Cadore, dove continua le sue vacanze fino al prossimo venerdì.

Zenit


Paparatzifan
00martedì 24 luglio 2007 19:04
Dal blog di Lella...

CHIESA/ PAPA: ANCH'IO HO VISSUTO IL CONCILIO CON SPERANZA...

Risponde a sacerdote veneto. Ora "umiltà" senza "trionfalismi"

Auronzo, 24 lug. (Apcom) - "Anch'io ho vissuto il Concilio con grande speranza e poi tutti abbiamo sperimentato che le cose rimanevano difficili": il Papa ha risposto così ad un sacerdote che gli domandava la sua opinione sulla delusione seguita al grande entusiasmo del Concilio Vaticano II (1962-1965). Benedetto XVI si è sottoposto, oggi, alle domande di un gruppo di sacerdoti ad Auronzo, nel Cadore, poco lontano da dove sta trascorrendo le sue vacanze.
"Il Papa - ha riferito il direttore della sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi - ha sottolineato che anche dopo il Concilio di Nicea e di Costantinopoli ci sono stati tempi non facili per la Chiesa. Ha invitato, quindi, a considerare che non si deve pensare che il dopo-concilio sia senza problemi o discussioni".
Benedetto XVI ha anche citato la contestazione giovanile del 1968 e il crollo del muro di Berlino (1989) per sottolineare che il periodo post-conciliare "è stato segnato anche da grandi fratture culturali". Come affrontare, dunque, il futuro? "La Chiesa - ha detto il Papa a quanto riferito - trova con umiltà la sua strada, senza trionfalismi". Al proposito il Papa ha citato "i tanti segni di vitalità" che si scorgono nella vita della Chiesa, ad esempio nelle parrocchie, nella corresponsabilità dei laici o nel Sinodo dei vescovi.


PAPA: FEDE NON E' PACCHETTO DOGMI, PRETE NON E' BUROCRATE SACRO

P. Lombardi riferisce di incontro con sacerdoti ad Auronzo

Auronzo, 24 lug. (Apcom) - Il cristianesimo "non è un pacchetto di dogmi" e il sacerdote non è un "sacro burocrate": padre Federico Lombardi, direttore della sala stampa vaticana, riferisce in questi termini le parole di Papa Ratzinger, che oggi ha risposto alle domande di un gruppo di sacerdoti di Belluno e Treviso incontrati nel corso delle sue vacanze nella chiesa di santa Giustina martire, ad Auronzo.
"Il cristianesimo non è un pacchetto di dogmi complicatissimi, ma è semplice", ha detto il Papa a quanto riferito. "Dio ci è vicino in Gesù Cristo", ha aggiunto. Benedetto XVI rispondeva alla domanda di un sacerdote che chiedeva come portare "l'acqua" della fede ad un'umanità - quella odierna - che non sembra "assetata". Il Papa, in particolar modo, ha citato alcune "vie" per giungere alla fede: la testimonianza delle vite vissute cristianamente, la conoscenza delle sacre scritture, la presenza della Madonna e dei Santi e l'importanza delle comunità parrocchiali.
Rispondendo, poi, ad una domanda sulle priorità dei sacerdoti, il Papa, a quanto riferito, ha auspicato che "il sacerdote non sia un burocrate sacro". Benedetto XVI ha esortato poi i preti ad un "incontro profondo" con i fedeli, per mezzo della preparazione ai sacramenti del battesimo, della cresima e della confessione. Sempre parlando del ruolo del prete, Benedetto XVI ha spiegato che il cristianesimo non è un 'aut aut' tra umanità e divinità. "Dobbiamo vivere con i piedi in terra e gli occhi rivolti al cielo", ha detto
.

Paparatzifan
00martedì 24 luglio 2007 19:07
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PAPA/ BENEDETTO XVI: L'EVOLUZIONISMO NON SPIEGA TUTTO

P. Lombardi riferisce di incontro con sacerdoti a Auronzo

Auronzo, 24 lug. (Apcom) - Il Papa torna a parlare di evoluzione e creazione. L'occasione è un incontro con 400 sacerdoti delle diocesi di Belluno-Feltre e Treviso, che si è svolto oggi ad Auronzo, a pochi chilometri dalla casa di Lorenzago di Cadore, dove Benedetto XVI sta trascorrendo le sue vacanze.
Un sacerdote gli ha domandato del senso di disperazione che coglie alcuni giovani e del disprezzo della vita che conduce fino al suicidio. Benedetto XVI - a quanto riferito da padre Federico Lombardi, direttore della sala stampa vaticana - ha iniziato a rispondere sottolineando che "nella cultura attuale molti hanno difficoltà a provare il senso della vita".
Il Papa teologo, poi, ha fatto riferimento al dibattito su creazione ed evoluzione. "Non vi è un'assoluta alternativa tra l'evoluzione e l'opera del Dio creatore", ha detto Benedetto XVI a quanto riferito da padre Lombardi. "L'evoluzione c'è, ma non basta una visione puramente evoluzionistica per rispondere alle grandi domande". Per il Papa, è necessario "riconoscere la ragione creatrice" per "ritrovare il senso della vita" e concepire la "dignità umana".


CHIESA/ PAPA: DIVORZIATI MEMBRI DI CHIESA NONOSTANTE DIFFICOLTA'

P. Lombardi riferisce di 'question time' con sacerdoti veneti

Lorenzago di Cadore, 24 lug. (Apcom) - I divorziati vanno comunque considerati "membri della Chiesa": lo ha spiegato il Papa, intrattenendosi con 400 sacerdoti ad Auronzo (Belluno). Benedetto XVI rispondeva, in particolar modo, ad una domanda di uno di essi sulla pastorale dei divorziati risposati.
"Il Papa ha insistito innanzitutto sulla preparazione al matrimonio, sulla necessità, cioè, di aiutare a riscoprire la visione cristiana del matrimonio, che è uno per tutta la vita", ha riferito padre Federico Lombardi, direttore della sala stampa vaticana, a conclusione dell'incontro. "Poi ha parlato dell'accompagnamento delle coppie in crisi, e della necessità di verificare se il matrimonio sacramentale c'era o no, cioè sulla sua nullità".
Infine, Benedetto XVI "ha insistito molto sull'affetto e la partecipazione per le difficoltà", esortando i cristiani a comportarsi "in modo che ci si possa sentire amati da Cristo e membri della Chiesa anche in situazioni di difficoltà".


Paparatzifan
00martedì 24 luglio 2007 19:12
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CHIESA/ PAPA: E' VITALE NONOSTANTE CONTESTAZIONI E NUMERI

P. Lombardi riferisce di incontro con sacerdoti ad Auronzo

Lorenzago di Cadore, 24 lug. (Apcom) - Nella Chiesa cattolica si trovano "molti segni di vitalità": lo ha affermato il Papa, che oggi ha incontrato un gruppo di 400 sacerdoti ad Auronzo, poco lontano da Lorenzago di Cadore, dove sta trascorrendo un periodo di vacanza. "Il Papa ha sottolineato che per valutare la crescita della Chiesa non bisogna far riferimento alle statistiche ma alla vitalità delle comunità", ha riferito padre Federico Lombardi, direttore della sala stampa vaticana.
A quanto riferito, Benedetto XVI ha sottolineato che, "sempre contestata dai grandi poteri" nel corso della storia umana, la Chiesa mostra "tanti segni di vitalità". Al proposito, in particolar modo, il Papa ha citato i suoi incontri con i vescovi di tutto il mondo e il recente viaggio in Brasile, "dove non vi sono solo le sette che si allargano, ma tanti segni di creatività" tra i cattolici.


IMMIGRATI/ BENEDETTO XVI: CON MUSULMANI DIALOGO SUI VALORI

P. Lombardi riferisce di incontro con sacerdoti a Auronzo

Lorenzago di Cadore, 24 lug. (Apcom) - Il Papa pensa che con gli immigrati di religione islamica presenti nel nostro paese sia "difficile" un dialogo sui grandi temi della fede e che esso sia possibile, "piuttosto", sui valori. Lo ha riferito padre Federico Lombardi, direttore della sala stampa vaticana, informando i giornalisti delle risposte date da Benedetto XVI ad un gruppo di 400 sacerdoti incontrati ad Auronzo (Belluno).
Rispondendo ad un sacerdote che gli domandava come comportarsi con gli immigrati di altra religione presenti in Veneto, "il Papa ha ricordato che anche la Chiesa antica era in minoranza e non siamo solo noi a doverci confrontare con tante diverse visioni del mondo". Benedetto XVI, a quanto riferito, ha poi esortato i sacerdoti a mettere in pratica quanto diceva san Pietro: "Siate pronti a dare ragione della speranza che è in voi".
"Il Papa ha esortato a riconoscere anche nei non cristiani il proprio prossimo", ha detto Lombardi, "riconoscendo che è difficile il dialogo sui grandi temi della fede, ed è piuttosto possibile sui valori". A questo riguardo il Papa ha citato, in particolar modo, i dieci comandamenti e il "vivere secondo coscienza".


Paparatzifan
00martedì 24 luglio 2007 19:14
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CINA: PAPA, NON POSSO PARLARE

(ASCA) - Auronzo, 24 lug - ''Non posso parlare in questo momento, e' un po' complicato''. Cosi' Benedetto XVI ad Auronzo per un incontro con i sacerdoti di Belluno e di Treviso, ha risposto alla domanda dei giornalisti se e' stato invitato in Cina e se ci andra'.


Paparatzifan
00martedì 24 luglio 2007 19:21
Dal blog di Lella...

L´INTERVISTA

Parla Liu Bainian, che guida i cattolici organizzati dal regime

Il capo della Chiesa cinese "Aspetto il Papa a Pechino"

FEDERICO RAMPINI
PECHINO

«Io spero con tutte le mie forze di poter vedere un giorno il Papa qui a Pechino, a celebrare la messa per noi cinesi. I cattolici italiani non possono immaginare quanto desiderio abbiamo di vederlo. Attraverso la Repubblica vorrei rivolgere al Santo Padre un saluto speciale: sappia che preghiamo sempre per lui, e perché il Signore ci dia la grazia di accoglierlo tra noi».


IL 30 GIUGNO

"Vogliamo vedere il Papa a Pechino"

La Chiesa di Stato cinese apre a Ratzinger: "Da lui nuovo dialogo"

A pronunciare queste parole non è uno dei cattolici cinesi della Chiesa "sommersa", rimasta sempre fedele al Papa e perciò perseguitata da decenni. È Liu Bainian, 74 anni, la massima autorità dell´Associazione patriottica dei cattolici. È il più potente esponente dell´altra Chiesa, quella obbediente al governo e protagonista dello "scisma cinese" dopo la rivoluzione comunista. Liu è considerato il nemico numero uno del Vaticano. È odiato dai cattolici cinesi che vivono nell´ombra rischiando il carcere o la "rieducazione". Ma oggi è anche un uomo-cerniera da cui passano le speranze di riallacciare i rapporti tra il Vaticano e Pechino, interrotti dal 1951.

La sua decisione di concedere questa lunga intervista (tre ore) è inusuale. È evidente che ha deciso di lanciare un messaggio: la recente lettera di Benedetto XVI ai cattolici della Repubblica popolare, sottolinea pesando bene le parole, «è un grosso passo avanti».

Liu non ha il rango di vescovo, è un cattolico che non ha mai ricevuto l´ordinazione. E tuttavia come capo dell´Associazione patriottica è un´autorità superiore a tutti i vescovi della Chiesa ufficiale, è una sorta di presidente laico della conferenza episcopale. Consiglia il governo di Pechino sulla politica verso i fedeli e verso il Vaticano. Mi riceve nella sede della sua organizzazione, un palazzo antico restaurato con tetto a pagoda e colonnate rosse vicino al laghetto imperiale Houhai. Arriva all´appuntamento in mezze maniche come un impiegato ministeriale, mi fa accomodare in un´anticamera spoglia dove la luce al neon illumina una statua in bronzo di Gesù con le braccia aperte.
Inizia parlando della sua infanzia, perché lì secondo lui sta la chiave di tutto: «Sono nato nel 1934 a Qingdao nella provincia dello Shandong, un porto di mare aperto alle influenze straniere. Mio zio era cattolico e mi fece battezzare. Da bambino sognavo di diventare sacerdote, facevo il chierichetto, servivo messa. Nel 1948 la Chiesa dello Shandong era impegnata nella propaganda anticomunista: il vescovo chiamava i partigiani maoisti "i senza Dio", prevedeva che ci avrebbero rubato le terre, ogni proprietà, anche le mamme e le mogli. Dopo la vittoria della rivoluzione nel 1949 la Chiesa proibì ai cattolici di aderire a qualsiasi organizzazione comunista o sindacale. Io seguivo alla lettera quegli insegnamenti, mi fidavo ciecamente del vescovo di Qingdao. Ma proprio lui fu il primo a cedere, fece i nomi di tutti i cattolici clandestini, mio zio venne condannato all´ergastolo. Dopo l´espulsione dei missionari stranieri nel 1951 cominciai a vedere le cose in una luce diversa. Il Vaticano aveva benedetto le potenze coloniali, non aveva obiettato quando i tedeschi occuparono Qingdao, poi diede il benvenuto ai giapponesi e infine agli americani. Solo quando vinse l´armata partigiana cinese, la Chiesa ci disse che dovevamo odiarli». Per Liu quella pagina di storia rimane fondamentale per capire quel che è accaduto dopo. «Noi tutti abbiamo grande rispetto per la figura di Giovanni Paolo II: è stato il primo pontefice ad ammettere i peccati di cui si era resa colpevole in passato la Chiesa missionaria in Cina». Liu continua a evocare la rottura del 1951, per lui è essenziale tornare alle origini del divorzio. «Quello che forse non è chiaro a tutti gli italiani, è che noi seguiamo esattamente la stessa religione della Chiesa di Roma, siamo indipendenti solo dal punto di vista politico e per il reperimento delle nostre risorse economiche. Quando la stampa occidentale ricorda che nel 1951 la Cina ha rotto le relazioni col Vaticano, dimentica di aggiungere questo aspetto essenziale: noi abbiamo sempre continuato a dire che riconosciamo l´autorità unica del papa in materia di religione. Non c´è l´ombra di una controversia teologica, non abbiamo nulla in comune con i protestanti». Liu tira fuori da una cartella un vecchio discorso: il suo primo intervento alla fondazione dell´Associazione patriottica, esattamente cinquant´anni fa. Vuole che «gli italiani oggi possano conoscerlo», legge una citazione di quel testo del 1957. «La Santa Sede è l´unica rappresentante di Gesù in terra e come cattolici dobbiamo seguirla. Ciò che noi dobbiamo affermare è la nostra indipendenza politica ed economica, altrimenti resteremo una chiesa coloniale». Liu protegge se stesso, vuole difendersi dall´accusa di essere stato il leader dei "traditori" che hanno chinato la testa davanti al regime comunista. «Al contrario, abbiamo salvato il futuro del cattolicesimo in Cina, abbiamo cambiato la percezione che c´era dei missionari come alfieri dell´imperialismo, abbiamo dimostrato che i cattolici cinesi sono anche dei patrioti». Durante la Rivoluzione culturale, dal 1966 al 1976, anche la Chiesa filo-governativa finì vittima di persecuzioni di massa, come tutte le fedi religiose. «Per il cattolicesimo - dice Liu - fu un disastro, e del resto lo fu per lo stesso partito comunista perché molti suoi membri furono bersagliati dalle violenze. Io venni mandato a lavorare in fabbrica, poi in un campo di rieducazione forzata. Ma avevamo la fede, eravamo convinti che i credenti avrebbero un giorno ritrovato la serenità in Cina». Con la morte di Mao e l´avvento di Deng Xiaoping, ha inizio l´era delle liberalizzazioni, compresa una graduale tolleranza verso i culti religiosi. E qui Liu fa un lungo elenco di cifre che secondo lui dimostrano i suoi meriti.
«Nel 1949 i cattolici cinesi erano due milioni e mezzo, oggi sono cinque. Nel 1979 la Cina aveva 1.100 preti, la stragrande maggioranza vecchi e malati, oggi ne ha 1.800 e la loro età media è 30 anni. La Rivoluzione culturale aveva distrutto 3.600 chiese, le abbiamo tutte restaurate. In passato i preti non potevano viaggiare all´estero, oggi li mandiamo regolarmente a studiare negli Stati Uniti, in Francia, in Belgio, in Corea del Sud.
Abbiamo aperto seminari dove invitiamo come insegnanti sacerdoti italiani, spagnoli, irlandesi. Quando qualche nostro sacerdote ha avuto la tentazione di sposarsi, lo abbiamo espulso: come vede non ci siamo mai discostati dalla linea della Santa Sede. Però applichiamo il detto di Gesù: date a Cesare quel che è di Cesare, a Dio quel che è di Dio.
La lunga arringa di Liu Bainian è piena di ombre. Il capo dei cattolici filogovernativi dimentica di dire che gli "altri", i clandestini, sono più del doppio: almeno dieci milioni. Non spende una parola di solidarietà nei confronti dei tanti vescovi, sacerdoti, semplici fedeli che sono rinchiusi nei laogai, i campi di lavoro forzato, per aver commesso il solo reato di fedeltà al Papa. Molti vedono in lui un personaggio sinistro, arroccato a difesa dei privilegi che si è conquistato nel regime. Ma proprio questa sua fama, che lo ha fatto odiare dai cattolici della penombra, rende questa intervista sorprendente. Liu oggi afferra il ramoscello di ulivo teso da Benedetto XVI. «C´è una grossa differenza positiva - dice - tra la lettera che il papa ci ha inviato il 30 giugno e le posizioni precedenti. È scomparsa ogni opposizione al socialismo. Non veniamo più accusati di scisma. È la prima volta che dal papa i cinesi sentono che è possibile essere cattolici ed amare il proprio paese». È chiaro quale sia il confine invalicabile, per Liu come per il regime: «La Repubblica popolare non può accettare che la religione sia usata per interferire negli affari interni. Pechino non accetterà che si ripeta quel che la Chiesa fece in Polonia» (cioè l´appoggio al sindacato Solidarnosc che accelerò la fine del comunismo, ndr). Sulla nomina dei vescovi - se spetti a Pechino, o a Roma, o se sia possibile trovare una formula di co-decisione - Liu si dice convinto che «il problema si può risolvere, si risolverà, e spero anche presto». Mentre lancia al papa un segnale di apertura, Liu vuole regolare i conti con la propria coscienza, con il proprio passato. Ricostruisce ostinatamente le ragioni di una scelta. Insiste sul bilancio che può esibire al Vaticano. «Sono stato due volte nella Città Santa, la prima nel 1991, la seconda nel 1994 ed ebbi la grazia di poter vedere Giovanni Paolo II, rimasi commosso e ammirato. Ma quando mi alzavo la mattina presto per andare a messa restavo sgomento: le parrocchie romane erano semivuote. Ricordo che entrai in una chiesa dove c´erano sette fedeli, in un´altra quattro, in una ero il solo ad assistere alla Santa Messa. Mi veniva da piangere, di tristezza e di umiliazione. L´Italia è la patria del cattolicesimo ma è in Cina che le chiese sono piene».

© Copyright Repubblica, 24 luglio 2007


Paparatzifan
00martedì 24 luglio 2007 19:24
Dal blog di Lella...

Cadore: passeggiata serale per Benedetto XVI. Oggi l'incontro con il clero bellunese e trevigiano

Breve consueta uscita serale per Benedetto XVI, all'inizio della terza settimana della sua vacanza a Lorenzago di Cadore dove si tratterrà fino a venerdì prossimo. Un’ora circa trascorsa lungo il Lago del Centro Cadore, all'ombra dei boschi di conifere. E oltre alla preghiera costante non è mancata, anche in questa occasione, la spontaneità degli incontri più diversi, come racconta al microfono di Gabriella ceraso l’inviato di Avvenire Salvatore Mazza:

Cresce intanto l’attesa per un importante appuntamento: si tratta dell’incontro di Benedetto XVI con il clero delle diocesi di Treviso e Belluno-Feltre, che si terrà domani mattina alle 11 nella chiesa di Santa Giustina, ad Auronzo di Cadore. Sul significato di questo incontro, al quale parteciperanno oltre 400 sacerdoti, ascoltiamo al microfono di Amedeo Lomonaco, il vescovo di Treviso, Andrea Bruno Mazzocato:

R. - E’ un incontro molto atteso vista la risonanza, l’importanza, che ha avuto quello dell’anno scorso in Val d’Aosta. E’ uno dei desideri che i sacerdoti avevano espresso immediatamente. Sarà un incontro prima di tutto in un clima di comunione, di preghiera e anche di desiderio di ascoltare direttamente il Santo Padre su alcuni aspetti cruciali, oggi, del ministero sacerdotale.

D. - Come si svolgerà esattamente questo incontro: sarà un confronto con domande e risposte o ci saranno altre modalità?

R. - Si ripete la formula della domanda e risposta. Quindi, ci sarà prima un momento di preghiera con l’Ora media e poi il Santo Padre ha dato disponibilità a rispondere a delle domande, rivolte in parte da sacerdoti di Treviso e in parte da sacerdoti di Belluno-Feltre.

D. - I sacerdoti della diocesi di Treviso le hanno già indicato alcune delle domande che rivolgeranno al Papa?

R. - Li stanno ancora formulando, perché avevamo fatto un ventaglio abbastanza ampio mettendo a fuoco delle problematiche che sono attuali oggi per la nostra pastorale: l’immigrazione, la formazione dei giovani, le priorità di un ministero che, diventa sempre più impegnativo, e la famiglia. C’erano varie aree sulle quali adesso si stanno focalizzando alcune domande.

D . - Eccellenza, si sta per concludere il periodo di riposo del Santo Padre a Lorenzago di Cadore: quali sono le immagini di questo soggiorno, le parole pronunciate dal Papa, che sono rimaste più impresse nei fedeli e nella comunità della cittadina bellunese?

R. - Le immagini sono quelle, certamente, di un pastore che con molta immediatezza e umanità incontra le persone e con la stessa umanità incontra la singola persona, il gruppo e la massa di fedeli. Credo sia questa l’immagine che più resterà, smentendo, se ce n’era bisogno, certi clichés che tutti hanno visto essere ben lontani dal cuore e dalla personalità di Benedetto XVI. Poi credo che, non solo le parole, ma anche il suo godere della natura in maniera immediata sia un messaggio che resta vivo nelle nostre Dolomiti.

E la presenza di Benedetto XVI in Cadore è una cosa straordinaria e motivo di grande commozione. E’ quanto sottolinea, al microfono di Luca Collodi, il giornalista del settimanale della diocesi di Belluno “L’amico del Popolo”, Marco Perale:

R. - In un caso del genere, avere una presenza così umana, come quella raccontata ieri nel Vangelo, in un rapporto quasi personale, familiare, come quello con Marta e Maria, è una cosa diversa. Quindi, c'è grande commozione per la presenza del Papa. Ma per noi è anche un momento di grande autocoscienza, di consapevolezza, perché avere casualmente l’intera provincia del Cadore, l’intera Valle di Belluno, poi l’Agordina, l’Ampezzo e la Valpago vicine a Benedetto XVI - siamo l’ultima "Betlemme" di Galilea anche noi - ci fa ritenere che questa vicinanza sia meno casuale e quindi ancora più significativa per noi.

D. - Parliamo del settimanale “L’Amico del popolo” della diocesi di Belluno-Feltre, che in questi giorni è sotto gli occhi dell’opinione pubblica. Un giornale che è un po’ il punto di riferimento anche di tanti colleghi che seguono il Papa su a Lorenzago...

R. - Noi, per fortuna, abbiamo avuto già modo di allenarci nelle precedenti sei visite di Giovanni Paolo II, quindi i rapporti con la grande stampa li abbiamo già avuti. Del resto, i giornali diocesani sono una realtà enorme, magari poco conosciuta perché va poco sotto i riflettori, ma tutti insieme sono oltre 100 testate in Italia, che fanno più di un milione di copie a settimana. Staimo parlando di un indice di penetrazione tra la gente, nelle comunità locali, nelle singole famiglie molto forte. Noi tiriamo quasi 20 mila copie in una provincia da 210 mila abitanti: vuol dire circa una copia ogni 10 persone che rappresenta una presenza, un radicamento straordinario. L’anno prossimo, festeggiamo i 100 anni di vita e queste sono occasioni che ci aiutano ulteriormente a capire e a radicare nel territorio il nostro ruolo. E’ una grande eredità che abbiamo avuto e che stiamo cercando, ovviamente tutti insieme, di mantenere e sviluppare.

© Copyright Radio Vaticana


Paparatzifan
00martedì 24 luglio 2007 19:28
Dal blog di Lella...

In passeggiata pregando sul ponte del lago

Un cordiale incontro con podisti in allenamento e famiglie in mountain bike

FRANCESCO DAL MAS

DOMEGGE. Il papa sconfina a Domegge, recitando il rosario - lui, con gli occhiali da sole, padre Georg, il segretario, e l’assistente di camera, Angelo Gugel - sul ponte che attraversa il lago di Centro Cadore. Arriva alla chiesa della Madonna della Salute e bacia l’ingresso. E’ accaduto ieri sera, tra le 18 e le 19, durante la tradizionale passeggiata.
Molti lo attendevano da tutt’altra parte, alle chiese con tesori di Vigo e Laggio, perfino sull’altopiano di Razzo, o, addirittura al rifugio Padova. Benedetto XVI, invece, ha camminato lungo la strada che costeggia il lago del Centro Cadore. Gli uomini della sicurezza hanno bloccato il nastro d’asfalto per circa un chilometro, finché Ratzinger ha raggiunto il ponte e la chiesa, per poi risalire in macchina e fiondarsi verso Lorenzago, attraversando Domegge, Lozzo, Pelos.
E trovando la folla dei tempi di Wojtyla a Lorenzago, dove il corteo ha attraversato il centro a passo d’uomo, per cui il papa ha potuto accarezzare e benedire numerosi bambini.
«E’ la Provvidenza divina che ci fa incontrare». Così Benedetto XVI con un podista, che lo ha incrociato vicino al ponte. Marcello Da Deppo, insieme a Vito Zanvettor, di Domegge, compiono ogni sera quel percorso a piedi. Mai avrebbero immaginato di trovarsi davanti il papa. Che stava recitando il rosario, insieme agli accompagnatori.
Gli uomini della sicurezza cercano d’evitare il contatto, ma è il papa stesso ad invitare Marcello ad avvicinarsi. «E’ il Signore che mi porta qui». Fa lui. E il papa conferma: «E’ la Provvidenza».
Sorride e riprende la preghiera. Un nuovo stile di relazionarsi a Dio e agli uomini. Ad un altro villeggiante sardo che precedentemente gli aveva domandato «quando viene in Sardegna?», Ratzinger ha risposto «E chi lo sa?».
La famiglia Colferai - padre, madre, due bambini piccoli - di Vallesella, sta tranquillamente pedalando in mountain bike. Vedono il papa, si fermano. «Non volevamo disturbare, perché stava pregando. Ma proprio lui vuole salutarci». E ricevono in dono la corona del rosario. Paolo e Marilena corrono anche loro. «Pregava a testa bassa e non ce la siamo sentita di disturbarlo», vanno fieri della loro rinuncia.
Il papa è apparso, a tutti, «particolarmente riposato». E pronto di battuta. «Questi fotografi», sorride, quando se li trova quasi davanti, alla Chiesa della Madonna della salute. Pochi istanti prima si era tolto gli occhiali neri, che aveva portato per ripararsi dal sole. Per tutta la giornata Ratzinger aveva lavorato nella sua casa di Mirabello.
In paese lo aspettava un pullman di giovani tedeschi. Lo hanno applaudito all’uscita per la passeggiata. Ma per motivi di sicurezza l’auto non si è fermata.
A papa Ratzinger il Cadore e i suoi paesi in questi giorni sono piaciuti molto. «Ah Vigo, quel bel paese». Così il papa con i coristi dell’Oltrepiave, provenienti per la maggior parte da Vigo. E’ l’unico paese che Ratzinger vede dalle terrazze di casa, dal castello di Mirabello.
Giulio Tremonti è ripartito ieri mattina, con la scorta, dopo la domenica dell’Angelus. Ritornerà per ferragosto. E non è escluso che si porti appresso, per l’occasione, anche il senatore Bossi.
Da un Bossi all’altro: padre Giancarlo Bossi, il missionario del Pime liberato, si è detto felice di poter accogliere l’invito di monsignor Giuseppe Betori, segretario generale della Cei, ad essere presente all’Agorà di Loreto l’1 e il 2 settembre per il grande incontro dei giovani col papa. «Condividerò ogni singolo pensiero che verrà dal cuore», ha detto, «per me sarà un piacere raccontare l’esperienza di missione nelle Filippine davanti a una platea di giovani, oltre al grandissimo onore di poter salutare personalmente Benedetto XVI».
Il missionario del Pime racconterà dunque la sua esperienza di fede davanti ai giovani italiani durante la due giorni nelle Marche.

© Copyright Corriere delle Alpi, 24 luglio 2007


Sihaya.b16247
00martedì 24 luglio 2007 22:44
Re: Dal blog di Lella...
Paparatzifan, 24/07/2007 19.28:


In passeggiata pregando sul ponte del lago

Un cordiale incontro con podisti in allenamento e famiglie in mountain bike

FRANCESCO DAL MAS

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© Copyright Corriere delle Alpi, 24 luglio 2007





Bella testimonianza!! [SM=g27811]


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