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Paparatzifan
00domenica 20 maggio 2007 17:57
Dal blog di Lella...
Difendo il papa brasiliano - tutto quanto

di Luigi Accattoli

Essendo stato in Brasile con il papa (vedi post dal 10 al 14 maggio) affermo che è stato un viaggio importante con il quale Benedetto XVI ha riaffermato e fatta propria la scelta preferenziale per i poveri incoraggiando una “vicinanza” concreta alle loro necessità, ha onorato il martirio dell’arcivescovo Romero; ha invitato gli episcopati a far fronte agli abbandoni della Chiesa con una rinnovata evangelizzazione sottoponendo a critica la pastorale ordinaria e spronando a un rilancio missionario. Il tutto in sostanziale continuità con la predicazione latino-americana del predecessore. Come atti e gesti sono stati significativi la canonizzazione del primo santo brasiliano, Frei Antonio de Sant’Anna Galvao, conosciuto come “uomo di riconciliazione e di pace” e la visita alla Fazenda da Esperança, comunità di recupero per tossicodipendenti. In quella visita, sabato 12 a Guarantinguetà, si è visto un Benedetto straordinariamente emozionato dal prolungato colloquio con tutti i giovani presenti, portatori di storie terribili che in parte gli erano state narrate da loro stessi.

In polemica con valutazioni apparse sui media aggiungo che non ha senso parlare di fallimento della missione papale per mancanza di folle, o di un irrigidimento integralista del papa teologo che avrebbe approfittato di questa occasione per chiudere i suoi vecchi conti con la teologia della liberazione, per fare marcia indietro sul riconoscimento wojtyliano di responsabilità cattoliche nell’oppressione degli indios e per estendere la scomunica dell’aborto ai parlamentari che ne votino le leggi.

La vicinanza ai poveri Benedetto XVI l’ha così raccomandata nel discorso dell’11 maggio ai vescovi del Brasile: “La gente povera delle periferie urbane o della campagna ha bisogno di sentire la vicinanza della Chiesa, sia nell’aiuto per le necessità più urgenti, sia nella difesa dei suoi diritti e nella promozione comune di una società fondata sulla giustizia e sulla pace. I poveri sono i destinatari privilegiati del Vangelo, ed il Vescovo, formato ad immagine del Buon Pastore, deve essere particolarmente attento a offrire il balsamo divino della fede, senza trascurare il pane materiale”.

Indicando i poveri come “destinatari privilegiati del Vangelo” il papa teologo già fa sua, traducendola nel proprio linguaggio, la scelta preferenziale per i poveri” che caratterizza la storia recente della cattolicità latina americana, ma nelle cinque giornate brasiliane non è mancata la citazione esplicita di quel motto, che così è stato ripreso nel discorso di apertura della Quinta conferenza dei vescovi latino-americani tenuto domenica 13 ad Aparecida: “L’opzione preferenziale per i poveri è implicita nella fede cristologica in quel Dio che si è fatto povero per noi, per arricchirci con la sua povertà”.

Forse più ancora di queste affermazioni, valgono a smentire chi vuole leggere in maniera regressiva il viaggio brasiliano del papa le parole sul martirio dell’arcivescovo di San Salvador Oscar Arnulfo Romero dette in aereo ai giornalisti in risposta a una domanda sulla causa di beatificazione: “E’ stato certamente un grande testimone della fede, un uomo di grande virtù cristiana, che si è impegnato per la pace e contro la dittatura e che è stato ucciso durante la celebrazione della Messa. Quindi una morte veramente ‘credibile’, di testimonianza della fede”. Martire vuol dire “testimone” e dunque il papa considera Romero un martire.

Si è detto che il viaggio è stato un flop dal punto di vista delle folle, ma il papa era andato ad aprire la Quinta conferenza dell’episcopato latino-americano, non era là per radunare folle e gli 800 mila della canonizzazione di Frei Antonio a San Paolo l’11 maggio sono stati comunque una grande folla: otto volte piazza San Pietro quand’è piena!
E’ un’incomprensione - facilmente documentabile - la presunta estensione della scomunica ai votanti leggi d’aborto, un equivoco tra domande dei giornalisti e risposte del papa, sull’aereo che ci portava in Brasile, il 9 maggio e che è stato chiarito da una dichiarazione del portavoce padre Federico Lombardi durante quello stesso volo. Una domanda errata nel merito riguardava “la scomunica data ai deputati di Città del Messico sulla questione dell’aborto”, se il papa la condividesse; il papa ha risposto come se la domanda riguardasse la scomunica per chi procura l’aborto, l’unica prevista dal Codice – ha detto infatti, in sostanza, che la condivideva perché essa “sta semplicemente nel Diritto Canonico”; il portavoce ha chiarito che “siccome non c’è di fatto una dichiarazione di scomunica da parte dei vescovi messicani, non è stata nemmeno intenzione del papa dichiarare quella scomunica”. Mi pare tutto chiaro.

E’ dettata soltanto da spirito polemico l’affermazione che il papa abbia espresso posizioni integraliste paragonabili a quelle del fondamentalismo islamico. Valgano a smentita queste parole rivolte ad Aparecida il 13 maggio ai delegati degli episcopati latino-americani: “Questo lavoro (di elaborazione di strutture sociali giuste, ndr) non è competenza immediata della Chiesa. Il rispetto di una sana laicità – compresa la pluralità delle posizioni politiche – è essenziale alla tradizione cristiana autentica”. Non è fondamentalismo il richiamo ai “principi non negoziabili” e neanche il pari monito al marxismo e al comunismo, formulato con lo stesso linguaggio con cui l’aveva proposto decine di volte Giovanni Paolo II: “Qui (nella negazione di Dio, ndr) sta precisamente il grande errore delle tendenze dominanti nell’ultimo secolo, errore distruttivo, come dimostrano i risultati tanto dei sistemi marxisti quanto di quelli capitalisti”.

Infine la questione più ardua, legata a queste parole dette dal papa ad apertura della Quinta conferenza: “L’annuncio di Gesù e del suo Vangelo non comportò, in nessun momento, un’alienazione delle culture precolombiane, né fu un’imposizione di una cultura straniera”. Sono state lette come una negazione del mea culpa di papa Wojtyla, che più volte aveva parlato della necessità di “espiare” il “peccato” dell’oppressione di cui si erano resi responsabili i colonizzatori del nuovo mondo. Ma si tratta di una lettura sbagliata. Quel peccato è ben noto a papa Ratzinger, che già da cardinale ne parlò più volte con parole chiarissime. Per esempio in Dio e il mondo (San Paolo 2001 a p. 273: “Nell’America del Sud il cristianesimo è giunto in parte sotto i fatali auspici delle spade spagnole”. In quella pagina si parla anche della Vergine di Guadalupe che ha aiutato i popoli latino-americani ad avere “una corretta comprensione del cristianesimo: ha cioè aperto loro uno squarcio sul vero volto di Dio che ci vuole salvare e non è al fianco dei distruttori della loro cultura”.

Le parole che hanno fatto scandalo vanno lette nell’insieme del paragrafo in cui sono state pronunciate, che mira a confutare la pretesa dell’indigenismo radicale che vorrebbe – dice il papa – “tornare a dare vita alle religioni precolombiane”, un’utopia la cui attuazione “non sarebbe un progresso, bensì un regresso, un’involuzione verso un momento storico ancorato nel passato”.

Una riprova convincente che il papa svolgeva un ragionamento di principio contro l’utopia del rifiuto del cristianesimo come “alienazione” e “cultura imposta” - e non intendeva negare le violenze dei colonizzatori – l’abbiamo dalla preghiera che conclude quel discorso, in cui tra l’altro si legge: “Resta, Signore, con quelli che nelle nostre società sono più vulnerabili; resta con i poveri e gli umili, con gli indigeni e gli afroamericani, che non sempre hanno trovato spazio e appoggio per esprimere la ricchezza della loro cultura e la saggezza della loro identità”. Insomma – viene a dire il papa conclusivamente - insieme alla predicazione del Vangelo ci fu violenza ed emarginazione, ma ciò non autorizza a dire che il Vangelo vada rigettato come alienazione venuta dal di fuori, perché tale non fu e tale non poteva essere.

dal blog di Luigi Accattoli
Paparatzifan
00lunedì 21 maggio 2007 22:24
Dal blog di Lella...
Umiliateli ancora e vedrete

VLADIMIR

A Gubbio, alla festa di Sant’Ubaldo, i giornalisti ci vanno per vedere la processione dei ceri. Quest’anno sono andati anche a messa. E hanno sentito un vescovo predicare. Che poi il presule in questione fosse il segretario della conferenza episcopale italiana poco importa.

Quello che i cattolici hanno dovuto sopportare in questi giorni è, francamente, umiliante.

Nel paese dove gli imam cacio e pepe sono pagati per andare ad insultare il Crocifisso su Raiuno, dove (alla faccia del concordato) chi insulta il papa, i vescovi e i preti ha il programma assicurato su tutte le reti televisive, dove si fa finta di non vedere e non sentire il lercio e il puzzo dei cassonetti antropologici che certe “nuove forme di religiosità” scaricano dai nostri teleschermi e dai nostri giornali, e dove ci si accorge del satanismo solo quando ci scappano i morti, si pretende che un vescovo cattolico, solo perché cattolico, si adegui al politicamente corretto anche quando fa la predica in chiesa.

Su questa esilarante interpretazione della libertà di parola e della libertà religiosa, il cattolico serio dovrebbe cristianamente riflettere. Magari iniziando, come insegna il catechismo, con un serio esame di coscienza.
Perché non importa se monsignor Betori abbia detto o non detto quello che i soliti travisatori di notizie gli hanno attribuito: hanno fatto lo stesso con il papa a Monaco, con l’omelia alla Messestadt.

Quello che interessa sapere è perché i cattolici di questo paese non posseggano più neanche lo spazio intimo e sacrale delle proprie celebrazioni liturgiche.

In Brasile, il papa si è guardato molto bene dall’accettare di esporre la sua parola dentro i moduli di quelle showmesse che tanto sembrano funzionare, sotto i cieli dell’America latina, per richiamare dentro la Chiesa i cattolici in libera uscita. Il suo “modulo celebrativo” è stato, come sempre, solo quello previsto dalla liturgia. In Italia, dai funerali del generale Dalla Chiesa in poi, dalla celebre omelia del cardinale Pappalardo a quella dei morti di Nassiriya, le messe sono diventate dei format televisivi ai quali ricorrere, con motivazioni certamente degne di rispetto, per sottolineare ogni emergenza emotiva e nazionale. La messa cattolica è diventata il “modulo celebrativo” di quella civil religion che, a telecamere accese, ha imposto ai celebranti, in nome di un “politicamente corretto” assunto solo per mitezza d’animo e buona educazione, di leggere omelie dove il nome di Cristo non veniva quasi mai citato.

Da lì a pensare che la messa, ogni messa, debba essere sempre e solo politicamente corretta, evidentemente, il passo è stato breve. E comunque così sembra nei commenti che abbiamo sentito e letto in questi giorni. Visto che a nessuno è passato in mente di supporre che monsignor Betori, come lo “scienziato” che scrive libri per dire che i cristiani sono tutti cretini (compreso il suo papà, fervente fedele cattolico bresciano), ha il diritto di ritenere intelligenti tutti i fedeli che assistono alle celebrazioni eucaristiche che presiede. Durante le quali ha la libertà, anche giuridicamente garantita, di parlare alle loro menti e al loro cuore testimoniando quello che, da cristiano e da vescovo, ha sperimentato con la mente e con il cuore.

Nel 1903, al momento dell’elezione di Pio X, nelle patrie galere erano ristretti 27 vescovi italiani, rei confessi di organizzare feste patronali e pubbliche processioni del Corpus Domini. Per il momento, nelle procure italiane nessun giudice ha ancora fatto la buona pensata di inquisire i nostri vescovi per quello che dicono in materia di etica e di distinzione di genere sessuale. Non è una battuta: l’Unione Europea, che a Bruxelles e a Strasburgo sembra avere due logge piuttosto che due parlamenti, ha già “censurato” il Vaticano una trentina di volte per questi motivi. Cina e Cuba, note patrie dei diritti civili, sono state “condannate” solo due-tre volte.
Nelle cronache europee, però, i nostri europarlamentari sono in prima fila quando si tratta di intervenire sul “dai al cattolico”.

Se queste sono le luminose premesse, e qualunque opinione uno possa avere sulla recente adunata di San Giovanni, un fatto è certo: i cattolici che hanno partecipato al Family day erano pochi. Organizzato ruinianamente da un proconsole sottratto ad Avvenire, non ha goduto del favore delle diocesi e delle parrocchie. Anche i movimenti e le associazioni chiamate a servire la causa per servizio comandato, hanno avuto molto da ridire quando hanno visto distribuire un manifestino diverso dal “manifesto” programmatico sottoscritto congiuntamente.
Con tutti i suoi limiti, il 12 maggio è stato solo una prova generale. Avviso a chi vuole la predica senza prete e senza messa: umiliate ancora un po’ i cattolici.

E poi vedrete quanta gente vi manderanno in piazza le parrocchie, la prossima volta.

Europa online



Noi cristiani abbiamo un vantaggio: Il Signore ci ha detto: "Io sarò con voi fino alla fine dei tempi".
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LadyRatzinger
00martedì 22 maggio 2007 21:03
La Rai acquista il documentario della Bbc contro il Papa. Betori (Cei): "Nessuna censura, ma non si dicano falsità"

ROMA - Continua a far discutere e a provocare polemiche il documentario su Chiesa e pedofili prodotto dalla Bbc. Durante la puntata di giovedì scorso di Annozero, Michele Santoro aveva annunciato l'intenzione di acquistarlo e di mostrarlo anche al pubblico italiano: decisione che ha sollevato un vero e proprio polverone, e anche una posizione di rifiuto molto netta da parte del quotidiano dei vescovi, L'Avvenire. Oggi il Consiglio di amministrazione della Rai ha sbloccato l'acquisto del documentario, che però non dovrebbe andare in onda nella prossima puntata del programma. Questo perchè lo stesso Michele Santoro avrebbe manifestato la necessità di approfondire alcuni aspetti del documento della Bbc. E il direttore generale Claudio Cappon ha chiesto a Santoro che nel corso della puntata dedicata al documentario siano "ampiamente rappresentate" tutte le parti coinvolte. ''La Chiesa Italiana non invoca censure, tiene pero' al rispetto della verità''. Il segretario della Cei, Monsignor Giuseppe Betori (nella foto), ha riassunto cosi' la posizione dei Vescovi Italiani in merito all'ipotesi che sia trasmesso dalla trasmissione Rai “Annozero” di Michele Santoro il filmato sulla pedofilia della Bbc, che attribuisce alla Santa Sede e in particolare al Papa una presunta volonta' di coprire gli abusi sessuali commessi dai preti. Il documentario della Bbc, ha affermato Betori, ''non rispetta la verita', ad esempio quando attribuisce a Joseph Ratzinger la paternita' di un documento emanato dalla Congregazione della Dottrina della Fede 19 anni prima della sua nomina alla guida del dicastero''. Cosi' come sono ''notizie false'' quelle relative ad un presunto perdonismo della Chiesa: ''Si attribuisce alla legislazione canonica - ha denunciato Betori - la volonta' di coprire gli autori di questi gravi atti criminali, mentre la competenza della Santa Sede e' invece un aggravamento della disciplina: il 90 per cento di coloro che vengono giudicati, infatti, sono poi estromessi dallo stato clericale''. Davanti a tutto questo, ha spiegato il braccio destro del presidente della Cei, Angelo Bagnasco, ''nessuno mette censure: chiediamo solo che se dovesse essere trasmesso questo documentario, ci sia anche una netta presa di distanza da tutte le falsita' che sono contenute in esso. Falsita' di fatto, che speriamo che si facciano emergere''. “La Chiesa non può essere colpevole di un reato commesso da una singola persona”. Betori ha invece risposto così ai giornalisti in merito ad una notizia apparsa oggi sulla stampa, che riferiva di un risarcimento di un sacerdote di Agrigento nei confronti di una vittima di episodi di pedofilia. “Non è la diocesi – ha precisato il segretario generale della Cei – che rimborsa la vittima, è il sacerdote che dà un rimborso per un atto, e in casi del genere non riteniamo che ci sia un rapporto tale per cui noi siamo i garanti dei comportamenti di assistenza dei sacerdoti”. “Ciò non significa – ha precisato Betori – che siamo distanti dalle vittime e dalle loro famiglie, né che rimaniamo inerti per la prevenzione di questi crimini o non indichiamo ai vescovi di perseguire i sacerdoti o altri ministri di culto incorsi in questi crimini così gravi, secondo le indicazioni della Nota della Congregazione della dottrina della fede in materia. Siamo pronti, inoltre, a prestare la nostra collaborazione con le istituzioni pubbliche, quando si prendono provvedimenti civili o penali, con attenzione, delicatezza e discrezione per le persone coinvolte – alcune delle quali risultano poi innocenti – soprattutto nella fase istruttoria”.

Paparatzifan
00venerdì 25 maggio 2007 22:07
Dal blog di Lella...

Benedetto XVI e il nostro Paese

Parla dell'Italia come chi la conosce meglio di noi

Dino Boffo

Non è più un papa nuovo. Benedetto XVI parla ai vescovi italiani come chi si sente, a suo modo, dentro a questa Chiesa, della quale è primate, oltre che pontefice. La conosce ormai in modo personale. E può dire, come ha fatto ieri all'assemblea della Cei, di conoscere personalmente ciascuno dei nostri vescovi. Li ha ricevuti - nei mesi addietro - a casa sua, ad uno ad uno, nel corso delle visite ad limina, e ora annota: «Così ho imparato la geografia esteriore, ma soprattutto la geografia spirituale della bella Italia». Questi contatti nel segno dell'«amicizia» e della «comunione», aggiunge, sono stati «per me un grande conforto e un'esperienza di gioia». E quasi scambiando i ruoli, si dice lui «confermato nella certezza che in Italia la fede è viva e profondamente radicata»: qui «la Chiesa è una realtà di popolo, capillarmente vicina alle persone e alle famiglie». Spiegherà poi ancor meglio, dando atto delle diverse situazioni e delle «molteplici eredità», che «la fede cattolica e la presenza della Chiesa rimangono però il grande fattore unificante di questa amata nazione ed un prezioso serbatoio di energie morali per il futuro».
È l'occhio del papa straniero che riesce a vedere quel che noi italiani non vediamo. Ma lungi dal lusingare, egli chiede che si tenga conto delle «difficoltà già presenti» e delle «insidie che possono crescere» e sono il portato «di una cultura improntata al relativismo morale, povera di certezze e ricca invece di rivendicazioni non di rado ingiustificate». Così sollecita più formazione per tutti, più catechesi («una catechesi sostanziosa»), più tensione alla santità, più cura delle vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata, più tensione missionaria («ad gentes e tra noi»), più attenzione alle povertà visibili e a quelle nascoste, tramite il volontariato e la Caritas, più apertura ai giovani. Il suo è apparso un parlare sicuro, senza astrattezze o esitazioni. Per cinque volte ha alzato gli occhi dal foglio, integrando il tes to con spunti ulteriori e tutti molto interessanti.
Era la terza volta, ieri, che parlava al nostro episcopato, e si può ragionevolmente intravedere come ci sia ormai una dinamica di continuità. La stessa continuità che il papa voleva probabilmente segnalare lunedì scorso, quando - notizia circolata sulla stampa - ha invitato a pranzo il nuovo e il vecchio presidente della Cei, insieme al segretario generale. Anticipo di un discorso che giovedì quindi ha sviluppato dinanzi a tutti i vescovi e idealmente a tutte le nostre comunità, come peraltro era già avvenuto in ottobre, quando a Verona intervenne al convegno delle Chiese d'Italia. E infatti, le parole di ieri erano volutamente il seguito di quelle veronesi: «Si tratta ora di proseguire il cammino, per rendere sempre più effettivo e concreto quel "grande sì" che Dio in Gesù Cristo ha detto all'uomo e alla sua vita, all'amore umano, alla nostra libertà e alla nostra intelligenza».
Benedetto XVI sente i vescovi italiani vicini a sé. Gliel'aveva assicurato nel saluto iniziale l'arcivescovo Bagnasco, ma è stato il Papa stesso ad ammetterlo espressamente quando ha citato la Nota approvata a marzo dal Consiglio permanente riguardo alla famiglia e ai tentativi di varare nuovi tipi di unione. Si è trattato - ha detto - di «una chiara testimonianza» del bene comune, per la quale vi siete mossi non solo nel cordiale rispetto delle distinzioni tra Chiesa e politica, ma anche «in piena sintonia con il costante insegnamento della Sede Apostolica». Insomma, nessuno provi a contrapporci, è sembrato dire. Nello stesso tempo, ha espresso un'eloquente considerazione per l'impegno del laicato cattolico che ha dato prova di sé nella grande manifestazione del 12 maggio. Quel giorno - si sa - egli era in Brasile, ma il suo sguardo evidentemente si allungava fino ai bordi di piazza San Giovanni, dove era in scena «una grande e straordinaria festa di popolo, che ha confermato come la famiglia stessa sia profondamente radicata nel cuor e e nella vita degli italiani».
Non erano scontati questi accenni all'attualità. Se li ha fatti, devono avere un loro peso, e sarebbe strano ignorarli. Che a Firenze, praticamente nella stessa ora, il presidente Napolitano avvertisse i partecipanti all'attesa Conferenza sulla Famiglia che è bene dare un ascolto «attento» e «serio» alle «preoccupazioni» e ai «contributi» della Chiesa, questo davvero non era previsto, e tuttavia è suonato come segnale importante di concordia. Un tratto che ha reso ancor più significativa la giornata di ieri.

Avvenire, 25 maggio 2007

LadyRatzinger
00mercoledì 30 maggio 2007 13:38
Il Papa riceve i genitori della piccola Maddie e benedice una foto della bambina



CITTA DEL VATICANO - Gerry e Kate McCain, i genitori di Madeleine, la bambina inglese rapita in Portogallo, con i visi provati e angosciati, gli occhi arrossati, hanno stretto le mani del Papa, sul sagrato della Basilica Vaticana; poi è stata mostrata al Santo Padre la foto della bambina, rapita lo scorso 3 maggio in un localita' turistica del sud del Portogallo: il Pontefice vi ha posto la mano e l'ha benedetta visibilmente commosso ed emozionato. Tutto si e' svolto in pochi ma intensissimi minuti. I coniugi McCain, profondamente cattolici, hanno assistito all'udienza generale ed hanno atteso, dietro una transenna, che il pontefice, dopo i discorsi pubblici e i baciamano curiali, andasse a salutarli. Vestiti di nero, lei con i capelli raccolti a coda da una fascia verde, tenevano stretto tra le braccia un gattino rosa di peluche appartenuto alla loro Madeleine. E' stato Jerry a presentarsi e a parlare al Papa; poche battute che non si sono potute udire, ma il loro senso di dolore era evidente nelle espressioni disperate dei due genitori britannici e nel viso grave del Papa. "Abbiamo sentimenti contrastanti a trovarci qui", ha spiegato brevemente ai giornalisti Gerry. "In circostanze normali sarebbe stata una delle esperienze più emozionanti della nostra vita, ma non possiamo dimenticare il fatto che Madeleine non è qui con noi. Stiamo vivendo - ha aggiunto - un'esperienza molto dura, che spezza i nervi". I coniugi McCain (nella foto al loro arrivo in Vaticano) sono profondamente religiosi e in questo periodo di angoscia e dolore hanno fatto ricorso alla loro fede cattolica per sorreggersi. Il 23 maggio scorso, si sono recati anche in pellegrinaggio a Fatima. La vicenda della bambina, rapita mentre si trovava in vacanza con la famiglia nella località balneare di Praia da Luz, in Portogallo, nell'Algarve, ha scosso e monopolizzato l'attenzione dei mass media britannici e internazionali.

LadyRatzinger
00mercoledì 30 maggio 2007 13:43
In dirittura d'arrivo l'approvazione degli Statuti del Cammino Neocatecumenale




CITTA DEL VATICANO - Sembra vicina l'approvazione definitiva degli Statuti del Cammino dei Neocatecumenali da parte di Benedetto XVI che, sabato mattina, ha incontrato in udienza privata Kiko Arguello, iniziatore del movimento, accompagnato da Carmen Hernandez e padre Mario Pezzi, responsabili del Cammino (tutti e tre nella foto con il Papa). La notizia arriva dallo stesso Arguello che, in una dichiarazione a 'La Razon', ha confermato una "prossima approvazione definitiva degli Statuti". Secondo il quotidiano spagnolo, inoltre, durante l'udienza, Benedetto XVI si è complimentato per il contributo dei Neocatecumenali al Family Day, dove i 'seguaci' di Arguello sarebbero stati almeno 250mila. "Una vera festa di popolo", l'ha definita l'iniziatore del Cammino. Durante il colloquio con il pontefice, inoltre, i responsabili del Cammino avrebbero espresso al Papa il desiderio di dare vita a una missione "ad gentes" in Asia, dopo quella condotta nei Paesi Bassi e in Germania. Proposta che, sempre secondo 'La Razon', avrebbe ottenuto il consenso di Benedetto XVI. Un ultimo particolare dell'udienza di sabato riguarda il dono portato a Papa Ratzinger: un dipinto realizzato dallo stesso Arguello raffigurante San Pietro. Un regalo che il Papa ha "molto apprezzato". Gli statuti del Cammino Neocatecumenale sono in vigore con la formula 'ad experimentum' e scadono il 29 giugno. Al Pontificio Consiglio per i Laici, che cinque anni fa mise il timbro su quel primo e finora più importante atto di riconoscimento vaticano del Cammino, il lavoro è ormai avviato. Nel 2002, l`allora presidente del dicastero vaticano, il Cardinale James Francis Stafford, ricordò: "Gli statuti che reggeranno la vita del Cammino sono approvati per un periodo iniziale ad experimentum di cinque anni. Trascorso questo periodo, con l`esperienza acquisita, ricorrerete al Dicastero per una ulteriore conferma". Una conferma che il Cammino ha chiesto già quasi un anno fa. E che ora sembra finalmente trovare la luce.

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(Benedictus)
00domenica 3 giugno 2007 14:32
Re:
LadyRatzinger, 30/05/2007 13.43:

In dirittura d'arrivo l'approvazione degli Statuti del Cammino Neocatecumenale




CITTA DEL VATICANO - Sembra vicina l'approvazione definitiva degli Statuti del Cammino dei Neocatecumenali da parte di Benedetto XVI che, sabato mattina, ha incontrato in udienza privata Kiko Arguello, iniziatore del movimento, accompagnato da Carmen Hernandez e padre Mario Pezzi, responsabili del Cammino (tutti e tre nella foto con il Papa). La notizia arriva dallo stesso Arguello che, in una dichiarazione a 'La Razon', ha confermato una "prossima approvazione definitiva degli Statuti". Secondo il quotidiano spagnolo, inoltre, durante l'udienza, Benedetto XVI si è complimentato per il contributo dei Neocatecumenali al Family Day, dove i 'seguaci' di Arguello sarebbero stati almeno 250mila. "Una vera festa di popolo", l'ha definita l'iniziatore del Cammino. Durante il colloquio con il pontefice, inoltre, i responsabili del Cammino avrebbero espresso al Papa il desiderio di dare vita a una missione "ad gentes" in Asia, dopo quella condotta nei Paesi Bassi e in Germania. Proposta che, sempre secondo 'La Razon', avrebbe ottenuto il consenso di Benedetto XVI. Un ultimo particolare dell'udienza di sabato riguarda il dono portato a Papa Ratzinger: un dipinto realizzato dallo stesso Arguello raffigurante San Pietro. Un regalo che il Papa ha "molto apprezzato". Gli statuti del Cammino Neocatecumenale sono in vigore con la formula 'ad experimentum' e scadono il 29 giugno. Al Pontificio Consiglio per i Laici, che cinque anni fa mise il timbro su quel primo e finora più importante atto di riconoscimento vaticano del Cammino, il lavoro è ormai avviato. Nel 2002, l`allora presidente del dicastero vaticano, il Cardinale James Francis Stafford, ricordò: "Gli statuti che reggeranno la vita del Cammino sono approvati per un periodo iniziale ad experimentum di cinque anni. Trascorso questo periodo, con l`esperienza acquisita, ricorrerete al Dicastero per una ulteriore conferma". Una conferma che il Cammino ha chiesto già quasi un anno fa. E che ora sembra finalmente trovare la luce.

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Entro solo per un saluto rapido e per ringraziare colore che pubblicano gli articoli di www.papanews.it, a partire da Lella, che mi dà tanto spazio nel suo blog, sino ad arrivare a LadyRatzinger. Mi spiace che qualcuno prenda e riporti gli articoli del mio giornale citando fonti sbagliate. Mi riferisco a Gloria, che già aveva provveduto a tagliare la mia sagoma mentre consegnavo un libro al Papa... Gloria, lo sai che la censura è poco corretta, democratica e cristiana? Buona settimana a te e a tutti:-)

Paparatzifan
00lunedì 4 giugno 2007 21:36
Dal blog di Lella...

Nasce la lega contro la diffamazione dei cattolici

Eleonora Bianchini

Chiesa e preti pedofili, laici impegnati in battaglie politiche che si contrappongono allopinione del Vaticano e ne denunciano le ingerenze. A tutela della difesa dei diritti civili dei cattolici e non solo, è nata da qualche mese la Catholic Anti- Defamation League. Affari ha incontrato Pietro Siffi, Presidente e socio fondatore della lega.

Da dove nasce l'idea del Cadl?

Uno dei più noti intellettuali cattolici italiani, Vittorio Messori, ha scritto sul Corriere della Sera: 'Sostengo da tempo che i cattolici, ridotti ormai a minoranza (almeno sul piano culturale) dovrebbero seguire lesempio di unaltra minoranza, quella ebraica. Dovrebbero, cioè, creare anchessi unAnti Defamation League che intervenga sui media a ristabilire le verità storiche deformate, senza peraltro pretendere alcuna censura o privilegio, bensì soltanto la possibilità di rettifiche basate sui dati esatti e sui documenti autentic''. Noi abbiamo raccolto questo appello ed oggi la Catholic Anti-Defamation League è una realtà concreta.

Di cosa si occupa esattamente?

Della difesa dei diritti civili dei cattolici, ma anche la promozione della storia, della cultura, della vita e del magistero della Chiesa Cattolica.

Si afferma nella presentazione web: Le aggressioni contro il Cristianesimo, la Chiesa e i Cattolici in genere si stanno diversificando e specializzando: si va dalla bestemmia alla violenza verbale, dal vilipendio del Sommo Pontefice alla satira irriverente, dalla provocazione del senso religioso al falso storico, e sono tutti elementi da sempre esistiti, non solo nei confronti della Chiesa, ma nei riguardi di qualsiasi religione o istituzione. Perchè nasce proprio in questi tempi una lega anti diffamazione?

Anche se a mio avviso la Cadl sarebbe dovuta nascere ben prima, è un dato di fatto si sia costituita solo questanno; forse perché il livello di attacchi alla Chiesa è arrivato a un livello tale da scuotere le coscienze dei laici e far loro comprendere la necessità di difendere il Cattolicesimo.

Quanto hanno inciso i recenti conflitti religioso-ideologici nella costituzione della lega?

Parlerei piuttosto di pregiudizio anticattolico. Non ci spaventa lIslam, ad esempio, perché comunque con i suoi seguaci il confronto può essere sul piano religioso. Ci preoccupa invece chi mira a distruggere la Chiesa o a screditare i cattolici adducendo ragioni storicamente false, o diffondendo menzogne, o favorendo lemarginazione della cultura cattolica. E questo è inaccettabile, specialmente in una società che si dice moderna e tollerante.

Quali reazioni ha suscitato da parte del Vaticano?

La Santa Sede è come sempre molto prudente, ma abbiamo avuto segnali di incoraggiamento. Vorrei comunque precisare che la Cadl è unassociazione di cattolici, e che non dipende giuridicamente dalla Chiesa. Preti pedofili e documentario BBC. La Chiesa già da alcuni giorni si è scagliata contro il documentario, senza però dimostrare in modo efficace l'inconsistenza e affidandosi a messaggi esclusivamente concentrati sulla sedicente firma di Ratzinger nel Crimen sollicitationis. Aldilà della firma in calce sul documento, si richiede la rottura del silenzio da parte della Chiesa dinanzi a questi crimini, ma pare che tardasse a rivelarsi una voce ufficiale che si assuma l'onere di controbattere a una ben documentata inchiesta giornalistica, almeno fino alla puntata di Annozero".

Qual è la vostra posizione?

Anzitutto contestiamo che si tratti di una 'ben documentata inchiesta giornalistica': la puntata di Annozero ha dimostrato in parte che nel documentario vi erano evidenti imprecisioni. Ma il punto è un altro: tutti condannano apertamente la pedofilia, specialmente se riguarda il clero; ma lintento del video non era questo, bensì di lasciar intendere che i vertici della Chiesa avessero tenuto nascosto il problema, imponendo il segreto. Invece si è visto che questo vincolo di riservatezza riguarda il processo canonico, come normalmente avviene anche per i processi civili".

Il Cadl ha già intrapreso battaglie legali a difesa del cattolicesimo?

"Non ancora, perché siamo nati da pochi mesi. Ma stiamo raccogliendo le adesioni di molti avvocati disposti a collaborare in caso di diffamazione dei cattolici o qualora siano lesi i loro diritti. Diritti che rivendichiamo davanti alla legge al pari di qualsiasi altra associazione".

Quali sono i più frequenti episodi di intolleranza nei confronti dei cattolici in Italia?

Dal punto di vista storico e culturale, cè unignoranza prevenuta sul passato della Chiesa: dalla leggenda nera sul presunto oscurantismo di Pio IX fino alle menzogne sul silenzio di Pio XII davanti allOlocausto. Il problema è che gli storici seri  anche non cattolici  vengono messi in secondo piano rispetto a sedicenti intellettuali che si credono liberi di diffondere veri e propri falsi storici".

E dal punto di vista sociale?

Lintolleranza verso i cattolici è sotto gli occhi di tutti: alcuni si credono liberi di poter offendere Dio, la Madonna e la Chiesa, in nome della laicità dello Stato: ma essere laici non vuol dire poter offendere impunemente il prossimo. Tra laltro questo presunto coraggio laicista curiosamente svanisce quando si tratta dellIslam, che, come sappiamo, non è così disposto a lasciar vilipendere la propria fede.

La satira può essere considerata un attacco al cattolicesimo o alla morale cattolica?

La satira è sempre stata apprezzata anche dal clero e dai cattolici in genere: le più simpatiche barzellette sui preti vengono proprio da loro. E personalmente non ritengo che Fiorello abbia offeso la Chiesa con la nota imitazione di Padre Georg. Ma se la satira diventa alibi per offendere o anche solo scherzare in modo irriverente su Gesù Cristo, o sulla Madonna, allora degenera e non è più tale. Non dimentichiamo che certi temi meritano rispetto anche da parte di chi non crede, e questo è un segno di civiltà.

Affari italiani




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Paparatzifan
00martedì 5 giugno 2007 23:16
Dalla rivista "Gente" del 16-05-2007

Diario di viaggio in Brasile, al seguito di Benedetto XVI in Brasile

Viaggiare con il papa è emozionante perchè seguendo i suoi passi si diventa testimoni della storia. Il viaggio in Brasile, che si è svolto dal 9 al 14 maggio ha avuto una particolare importanza. Sarà nel Continente della Speranza, nel paese cattolico più grande al mondo (156 milioni di fedeli), con una popolazione in percentuale giovanissima, che si giocherà il futuro della chiesa cattolica. Una priorità per ogni papa e anche per Benedetto XVI, che si è preparato spiritualmente a questo grande incontro con il subcontinente latino americano, ma anche personalmente, curando
tutti i discorsi e i dettagli dei vari incontri previsti nel viaggio.

Il viaggio in aereo verso San Paolo

Il Boeing 777 dellAlitalia parte puntuale da Fiumicino il 9 maggio mattina. Subito dopo il servizio della prima colazione dove tra laltro vengono serviti dei piccoli pretezel (pane tipico bavarese), è previsto un incontro tra il Santo padre e i giornalisti
al seguito. Molti colleghi si affollano tra i primi posti per cercare di porgli delle domande, io rimango in fondo, preferisco osservare. Mentre sorvoliamo il Sahara, il papa arriva con il suo caratteristico passo leggero, ha un volto disteso e si concede con generosità per circa 26 minuti. Inizia a parlare soffermandosi su alcuni momenti
fondamentali di questo suo primo pellegrinaggio intercontinentale.
Lincontro con i giovani ardentemente voluto, la canonizzazione del primo santo brasiliano: Frà Antonio di SantAnna, la visita alla Fattoria della Speranza dove si combattono droga e alcol anche con la fede, la Conferenza generale con i vescovi del Celam. Ricorda di aver visitato più volte il Sud America da cardinale e di conoscerne i
problemi e le ricchezze, di aver conservato diverse amicizie. Poi insiste nel parlarci della forza guaritrice della fede. Malgrado i grandi problemi sociali e politici del Continenete sud americano, secondo il papa la chiesa non può fare politica ma deve assolutamente promuovere la conoscenza di Dio per essere testimone di Cristo e del
messaggio evangelico. Le sfide di oggi sono sempre le stesse: la difesa della vita dal concepimento alla fine, la famiglia come cellula vitale della società e la giustizia sociale.  La vita è un dono e anche in condizioni difficili rimane tale, afferma con
convinzione il Santo padre in piedi davanti ad un microfono tenuto con la mano da uno degli addetti alla sicurezza . Qualcuno gli chiede se non sente un pò di mancanza della sua Germania. La risposta arriva con un sorriso amo la mia terra, amo anche Roma, ma ormai sono un cittadino del mondo e mi sento a casa ovunque vado.

Allarrivo a San Paolo, il presidente Lula lo riceve con tutti gli onori. Il cielo è coperto e fa freddo. Il papa raggiunge il Monastero di Sao Bento (San Benedetto) e ha il primo impatto con la popolazione in festa per il suo arrivo. Si affaccia poi dal balcone per benedire e salutare i fedeli prima di ritirarsi per la notte. E protetto da
una gabbia di vetro blindato. Ciò mi fa ricordare che siamo in un paese dove ogni anno muoiono in maniera violenta circa 50,000 persone, più che in Irak.

Latteso incontro con i giovani a San paolo e nella Fazenda della Speranza

Ai giovani Benedetto XVI dedica due momenti molto intensi, uno a san Paolo e laltro alla Fattoria della Speranza. In quello nello stadio Pacaembu a San Paolo, Benedetto XVI vive da protagonista una vera festa brasiliana. Viene in un certo senso travolto da un atmosfera da Sambodromo (luogo dove si svolge il carnevale di Rio de Janeiro) con canti, balli, testimonianze e preghiere. I brasiliani in effetti
amano ballare e per loro è del tutto naturale intercalare un passo di samba con un Ave maria. Questo loro lato gioioso ed entusiasta ha contagiato il papa pianista amante della bella musica classica e di Mozart. Allarrivo allo stadio affollato da 40,000 giovani pervenuti da molti paesi del sud e centro America il volto del papa era
sorpreso e compiaciuto per un accoglienza cosi calorosa, colorata e allegra. Dopo aver ricambiato salutandoli con un grande abbraccio brasiliano, è tornato però ad essere il maestro della fede. Colui che pone domande, a volte provocatorie, per stimolare un approfondimento dei temi trattati. Eccolo intento ad interrogare i giovani sul vero senso della vita, proponendo la strada di Gesù Cristo come unica vera risposta. Essere aperto alla bontà significa conoscere Dio... Il futuro dipende da come si vive loggi della giovinezza... Siate protagonisti di una società nuova, non
sperperate il dono la vostra vita...Un educazione alla fede è la più sicura garanzia contro il crescere della violenza. Poi parla loro del sacramento del matrimonio, dellimportanza della fedeltà, della castità, dellaiuto al prossimo, del vero amore che
si dona. Ma come fare per combattere le insidie di una società che propone scelte apparentemente più facili, libere ed amancipate? La risposta è chiara: contate sullaiuto di Gesù Cristo che con la sua grazia renderà tutto possibile.

Il giorno dopo sempre davanti a dei giovani, in particolare un gruppo che combatte contro la droga e lalcol alla Fattoria della Speranza fondata da Frà Hans Stapel, denuncia invece senza mezzi termini gli spacciatori che riflettano sul male che stanno facendo a una moltitudine di giovani e adulti di tutti gli strati sociali: Dio
chiederà loro conto di ciò che hanno fatto. Le storie di violenza, di droga, di anoressia e di sofferenze raccontate da alcuni giovani fanno rabbrividire. Il papa le ascolta con amore paterno e dopo stringe al petto uno ad uno i testimoni che hanno
deciso di recuperare la loro vita.

Frà Antonio Galvao, il Santo brasiliano e il richiamo alla società e agli uomini di Chiesa.

Venerdì 11 maggio, nel Campo di Marte a san Paolo, il papa celebra, davanti ad un milione di fedeli orgogliosi e felici, la canonizzazione del primo santo brasiliano nella storia. Frà Antonio è erede del carisma francescano, un autentico conoscitore e promotore della pace da un punto di vista sociale e umano. Dopo aver parlato
dellimportanza del sacramento delleucarestia,  la vita della chiesa è essenzialmente eucarestia e di quello della riconciliazione per purificare lanima da ogni peccato grave, papa Benedetto afferma che il mondo ha bisogno di vite limpide, di anime
chiare, di intelligenze semplici, che rifiutino di essere considerate creature oggetto di piacere. Un chiaro appello ad andare controtendenza per ricercare i valori veri della vita. Ma come? Per il papa la Madonna è la garanzia di protezione materna nellora
della tentazione. Una giovane ragazza avvolta in una bandiera brasiliana mi dice che il papa da quando è arrivato da loro sorride di più, è felice. Unaltra donna mostra un giornale che racconta la nascita nella città di San Paolo del sedicesimo bambino che porta il
nome di Benedetto dal tempo dellelezione di papa Ratzinger.

Nel pomeriggio il papa richiama invece allordine i vescovi brasiliani. Lo fa nellincontro per i vespri nella Cattedrale da Sè, una delle cinque più monumentali chiese gotiche al modo che può contenere fino ad 8000 persone. La preoccupazione del papa è la drammatica crisi della fede anche in questa parte del mondo. Lavanzata delle sette è un grande smacco per la teologia della liberazione perchè i poveri sui quali loro contavano hanno scelto la teologia dei paradisi della fede a buon mercato. E iniziata così una emorragia di fedeli cattolici. Per questo Benedetto con la chiarezza che lo distingue afferma che la finalità della chiesa è la salvezza delle anime, una a una. La chiesa deve essere il luogo privilegiato per incontrare Dio, se si da preferenza alle questioni ideologiche e politiche, anche partitiche, la struttura della totale consacrazione a Dio comincia a perdere il suo significato più profondo. Per il
papa il successo delle sette dimostra che cè una sete di Dio. Tocca percio´ai vescovi essere più incisivi, più missionari, più convincenti. Come? Riportando lo sguardo su Gesù Cristo, mantenendo lunità tra loro e la fedeltà al successore di Pietro.

Il Santuario di Aparecida e il saluto ai Vescovi del Celam (Conferenza generale dellepiscopato dellAmerica Latina e Caraibi)

Questo sontuoso santuario, visitato da circa sette milioni di fedeli lanno e´il cuore mariano del Brasile. Da noi in Europa Lourdes raggiunge i sei milioni. La storia narra di una pesca miracolosa avvenuta nel XVII secolo nel Rio Paraiba vicino a San paolo.
Dalle reti dei pescatori emerge una piccola immagine della Madonna di colore nero e spezzata. Per 15 anni la statua viene conservata nella casa di un certo Felipe Pedroso dove ci si riunisce per pregare il rosario. Iniziano così ad arrivare le prime grazie e il culto si diffonde in tutto il Brasile. Un luogo ideale secondo papa Benedetto per incontrarsi, pregare insieme e dare le linee direttive al grande episcopato del Celam, ma anche per unirsi ancora una volta, prima di tornare a casa, con il festoso popolo brasiliano. Per il papa un autentico evento ecclesiale>. E´interessante notare che il 13 maggio, in maniera forse provvidenziale e´anche il 90 anniversario delle Apparizioni a Fatima dove la Madonna ha chiesto < conversione e penitenza>.In effetti il papa aveva gia´magistarlmente indicato l´essenziale del messaggio cristiano con la sua Enciclica Deus Caritas Est, perche´ .
Indubbiamnente Benedetto e´venuto per analizzare con i vescovi l´indebolimento della vita cristiana nella societa´. Emerge cosi una urgente necessita´di approfondimento e formazione nella fede dei bambini dei giovani e degli adulti per confrontare una societa´spesso indifferente e, specialmente da questa parte del mondo attirata da espressioni pseudo religiose. Il papa e´pero´fiducioso perche´ha visto il fallimento di tutti quei sistemi che hanno messo tra parentesi Dio (dal comunismo al capitalismo). Per lui solo l´incontro con Gesu´Cristo puo´dare un vero senso all´esistenza di ognuno di noi, per questo chi lo ha incontrato e´chiamato a testimoniarlo.

Il ritorno a casa

Lo stesso aereo che ci aveva portato a San poalo atterra a Ciampino verso le 12 di lunedì 14 maggio. Il viaggio del papa si è concluso con un bilancio pastorale, sociale e umano positivo. Per riposare dal fuso orario e da tanto impegno Benedetto XVI passerà la settimana a Castel Gandolfo per poi tornare di nuovo al lavoro con i vescovi italiani. Il popolo brasiliano ricorderà per molto tempo i bei momenti con il loro papa, il papa brasiliano con la saudade (un sentimento tipico nazionale) nel cuore. Al papa rimarranno per sempre incise le manifestazioni di profonda allegria e pieta´dei pellegrini incontrati. I vescovi del Celam dovranno meditare sulle direttive
date dal successore di Pietro cercando di metterle in pratica tra le varie insidie e difficoltà. Papa Benedetto ha confermato ancora una volta uno stile che propone e mai impone, per questo è considerato un uomo del dialogo e dellascolto. Un instancabile servitore della verità che convince non solo intellettualmente ma anche con affabilità e dolcezza. Un papa che ama parlare della bellezza di essere cristiani.

Alessandra Borghese


Paparatzifan
00venerdì 8 giugno 2007 22:04
Dal blog di Lella...

100mila i fedeli presenti

NEL CUORE DI ROMA


Un Pane per attraversare i deserti di oggi

Il Papa alla processione del Corpus Domini: «Il Signore cammina sulle nostre strade»

Da Roma Mimmo Muolo

Piazza San Giovanni come un grande cenacolo a cielo aperto. Via Merulana come immagine dell'«esodo attraverso il deserto dell'umana esistenza». Ai fedeli che partecipano alla Messa del Corpus Domini davanti alla Cattedrale di Roma e poi lo accompagnano in processione fino a Santa Maria Maggiore, Benedetto XVI consegna due immagini emblematiche della festa che ieri ha celebrato solennemente, alla presenza di quasi 100mila persone. «Il Corpus Domini - spiega il Papa - costituisce una ripresa del mistero del Giovedì Santo». E la tradizionale processione «richiama l'attenzione sul fatto che Cristo si è immolato per l'intera umanità». L'Eucaristia, dunque, «è l'indispensabile nutrimento» che sostiene ogni generazione cristiana «mentre attraversa il deserto di questo mondo, inaridito da sistemi ideologici ed economici che non promuovono la vita, ma piuttosto la mortificano». Un mondo, sottolinea il Papa nell'omelia che Avvenire pubblica integralmente, «dove domina la logica del potere e dell'avere piuttosto che quella del servizio e dell'amore; un mondo dove non di rado trionfa la cultura della violenza e della morte». Ma Gesù, aggiunge il Pontefice, «ci viene incontro e ci infonde sicurezza: Egli stesso è il pane della vita».
La fede nell'Eucaristia spinge in effetti moltissimi fedeli a stringersi intorno all'altare papale e a partecipare alla processione. La celebrazione, cui sono presenti il cardinale vicario di Roma, Camillo Ruini, il segretario di Stato, cardinale Tarcisio Bertone, i vescovi ausiliari e numerosi sacerdoti, offre il consueto suggestivo colpo d'occhio. Inizia intorno alle 19 con le ultime luci del crepuscolo e poi si protrae fino a sera inoltrata, quando via Merulana, l'arteria che collega San Giovanni a Santa Maria Maggiore diventa un fiume di fiaccole, tenute in mano dai pellegrini che seguono il furgoncino scoperto, dove ha preso posto il Papa, in adorazione davanti all'ostensorio con il Santissimo.
Anche nell'omelia Benedetto XVI distingue i due momenti. Riguardo alla Messa nella piazza sottolinea: «Il dono dell'Eucaristia gli Apostoli lo ricevettero dal Signore nell'intimità dell'Ultima Cena, ma era destinato a tutti, al mondo intero. Ecco perché va proclamato ed esposto apertamente, perché ognuno possa incontrare "Gesù che passa", come avveniva per le strade della Galilea, della Samaria e della Giudea». «Questa - aggiunge il Papa - è la perpetua e vivente eredità che Gesù ci ha lasciato». Eredità «che domanda di essere costantemente ripensata, rivissuta, affinché, come ebbe a dire Paolo VI possa imprimere la sua inesauribile efficacia sui giorni della nostra vita».
Quanto, poi, alla processione (conclusa con la benedizione eucaristica), Papa Ratzinger ricorda che è «quasi un portare idealmente il Signore Gesù per tutte le vie e i quartieri di Roma. Lo immergeremo, per così dire, nella quotidianità della nostra vita, perché Egli cammini dove noi camminiamo, perché Egli viva dove noi viviamo». «Il suo passaggio tra le case e per le strade della nostra città - sottolinea, dunque, il Pontefice - sarà per coloro che vi abitano un'offerta di gioia, di vita immortale, di pace e di amore». Con questo scopo, del resto, venne istituita la processione. A Roma si cominciò fin dal '400, sotto Nicolò V, ad andare da San Giovanni in Laterano a Santa Maria Maggiore (ma via Merulana fu percorribile solo dal 1575, quando furono terminati i lavori per realizzare il rettilineo voluto da Gregorio XIII). L'usanza si mantenne per tre secoli, interrompendosi in seguito agli eventi che portarono alla breccia di Porta Pia. Fu Giovanni Paolo II a ripristinare l'antica processione nel 1979. E la tradizione si è ripetuta anche ieri.

Avvenire, 8 giugno 2007


Paparatzifan
00venerdì 8 giugno 2007 22:24
Dal blog di Lella...

... a proposito del folle:

Squilibrato assalta lauto del Papa, bloccato dalle guardie: voleva toccarlo

CITTA DEL VATICANO - Per una manciata di secondi gli uomini che si occupano della sicurezza di Papa Ratzinger hanno sudato freddo. Piazza san Pietro, ore 10,30, la solita atmosfera gioiosa delludienza generale. La jeep bianca con a bordo Benedetto XVI attraversa lentamente la piazza, percorrendo il corridoio tra la folla festante. Un mercoledì di udienza come tanti altri che avrebbe potuto trasformarsi in un incubo se la prontezza dei due angeli custodi di Benedetto XVI, il comandante delle Guardie Svizzere Elmar Maeder e il capo della gendarmeria, Domenico Giani, non si fossero accorti immediatamente che qualcuno, tra la gente assiepata dietro le transenne si stava agitando un po troppo.
E bastata una frazione di secondo. Un ragazzo tedesco, un turista come tanti, bermuda, t-shirt e cappellino, è riuscito ad aprirsi un varco ed oltrepassare, con un balzo felino, la staccionata, al passaggio della giardinetta bianca. Non ha raggiunto il Papa per mezzo metro. I testimoni raccontano che urlava come un ossesso «Gott, Gott, Gott». Benedetto XVI però non si è accorto di quanto stava accadendo alle sue spalle e ha continuato a sorridere e a salutare bambini e gruppi di pellegrini in festa come niente fosse.
La scena dellassalto è stata mandata in diretta dal Centro Televisivo Vaticano e ben presto ha fatto il giro del mondo. Quei pochi fotogrammi hanno messo a nudo la vulnerabilità del pontefice, tra gli obiettivi più sensibili al mondo. Ogni volta che entra a contatto di grandi folle è inevitabilmente esposto a potenziali rischi. Stavolta era solo un ragazzo, uno squilibrato di 27 anni, diranno più tardi, subito bloccato e portato in Gendarmeria in stato di fermo per essere interrogato e per gli accertamenti del caso. Ai gendarmi ha raccontato che la sua intenzione era quella di incontrare il pontefice, di consegnargli un messaggio messianico. Lintenzione «non era di attentare alla vita del Papa ma di compiere un atto dimostrativo per attirare l'attenzione su di sè» ha raccontato padre Federico Lombardi.
Dall'interrogatorio, condotto dal giudice unico Marrone, è emerso che il ragazzo soffre di disturbi mentali. I medici intervenuti per dare assistenza al giovane, hanno suggerito il suo immediato ricovero dato il suo stato di alterazione. Così è stato soccorso e portato in una struttura sanitaria protetta, in attesa dellarrivo dei parenti. La vicenda si è conclusa senza strascichi benchè abbia inevitabilmente richiamato alla memoria altri episodi, ben più gravi, accaduti in passato. Paolo VI fu accoltellato da un folle nel 1970 a Manila; Giovanni Paolo II scampò, invece, a più di un attentato. Nel 1981 non morì per un soffio sotto le pallottole di Alì Agca. Lanno successivo evitò lassalto di un fanatico lefebvriano che al grido di: «Abbasso il Papa muoia il Vaticano» cercò di accoltellarlo. Wojtyla schivò il colpo grazie alla prontezza di riflessi del commendator Camillo Cibin, sua fidata body guard per tutto il pontificato. Cibin in servizio fino allanno scorso lo coprì col suo corpo restando ferito di striscio ad un braccio.
F.GIA.

Il Messaggero, 7 giugno 2007

Paparatzifan
00venerdì 8 giugno 2007 22:25
Dal blog di Lella...

IL CASO

I due tentativi a Valencia e Ratisbona: entrambi neutralizzati

Altre due incursioni negli ultimi mesi Il Vaticano: mai stato vero allarme

CITTÀ DEL VATICANO - «Nessun allarme speciale». Dalla Segreteria di Stato arrivano parole di estrema tranquillità. La macchina della sicurezza continuerà a lavorare come al solito, anche perché nessun tipo di arma ha passato i varchi della piazza. Il fatto si iscrive tra gli imprevisti «normali». Le guardie del corpo papali sono allenate a fare fronte a fedeli entusiasti o esagitati. A Valencia, nel luglio scorso, un uomo ruppe i cordoni del percorso papale, tentando di raggiungere Benedetto XVI. Fu immediatamente fermato. Lo stesso successe a Ratisbona con un ragazzo che voleva avvicinarsi al pontefice durante la messa.
D´altra parte, dopo l´attentato alle Torri Gemelle a New York nel 2001 il servizio di sicurezza intorno ai pontefici è stato drasticamente rafforzato. Centocinquanta sono gli uomini della Vigilanza vaticana e centodieci gli appartenenti alle Guardie Svizzere. Ma non sono i numeri che contano. Si è affinata la qualità delle operazioni di sicurezza. In piazza San Pietro, per i grandi raduni, non si entra più ormai se non passando attraverso varchi attrezzati con metal detector. Quando ci sono udienze di massa o cerimonie papali sui tetti circostanti si appostano tiratori scelti, che tengono costantemente sotto controllo i movimenti del pontefice e le mosse improvvise di un eventuale attentatore.
Sopra San Pietro e la Città del Vaticano vige, peraltro, sin dal tempo dei Patti lateranensi (1929) il divieto di traffico aereo. Una «no fly zone» permanente. Inoltre a terra, accanto agli uomini della Vigilanza e alle Guardie Svizzere che proteggono pubblicamente il papa, sono mescolati tra la folla numerosi agenti in borghese.
Anche la polizia italiana collabora attivamente per la protezione del pontefice. L´Ispettorato di pubblica sicurezza presso il Vaticano ha a disposizione centocinquanta agenti sceltissimi, che operano in piazza san Pietro e svolgono servizio di vigilanza e prevenzione in tutta la zona circostante. (m. pol.)

Repubblica, 7 giugno 2007


Paparatzifan
00sabato 9 giugno 2007 20:18
Dal blog di Lella...

Ma quei 100mila in corteo non sono notizia

di ANTONIO SOCCI

I quattro sciamannati che contestano Bush da giorni hanno l'onore delle prime pagine e delle aperture dei tiggì. Ma le 100mila persone che giovedì sera, a Roma con il Papa, hanno partecipato alla processione del Corpus Domini fra le basiliche del Laterano e di Santa Maria Maggiore, non hanno meritato neanche una riga di attenzione da nessuno. È la dittatura del relativismo.
Interessano i cattolici che ad Assisi fanno le marce della pace con Bertinotti, ma non le folle cattoliche che pregando portano per le vie di Roma l'Eucaristia. Cosa volete che sia la notizia di Dio che si fa carne e poi pane... Tutti siamo indotti a pensare che un Casarini (...) che si agita in Trastevere sia più importante. Certo, tutto passa. Sono passati pure Lenin e Stalin, figuriamoci Casarini... Ma noi intellettuali invece pensiamo che siano i vari Casarini, i Silvestri e i Lapo Elkann e le veline, meteore che attraversano le nostre effimere cronache, a far notizia e non piuttosto il Signore della storia, la Bellezza fatta carne, che è fra noi da duemila anni e che ha promesso di restare per sempre. Siamo accecati o banali?
Anche se - nelle nostre disperate solitudini laiche - pensassimo che 100mila romani in processione siano solo folklore oppure - come scrive Odifreddi - ritenessimo che i cristiani siano dei «cretini», è pur sempre un fenomeno sociale clamoroso. Perché non interrogarsi? Il figlio di Dio che diventa pane Oltretutto a quel mistero che è l'Eucaristia sono state dedicate le nostre cattedrali e i più grandiosi capolavori della nostra arte. Fra i «cretini» devoti a quel mistero troviamo Mozart, Caravaggio, Dante, Raffaello che hanno espresso tutta la loro commozione per il Dio che si fa pane quotidiano. Folle di martiri hanno dato la vita per lui e i più grandi santi sono stati innamorati di Gesù «pane di vita»: da Francesco d'Assisi a Caterina da Siena, da Tommaso d'Aquino a Madre Teresa, da padre Pio a santa Chiara che con l'ostensorio fermò addirittura i saraceni. A far intuire che immane mistero si nasconda in quel pezzo di pane ci sono decine di miracoli eucaristici. Cito due dei più famosi. Quello di Lanciano e quello di Siena. A Lanciano, attorno al 750, un monaco stava celebrando la messa, ma da tempo era assalito dai dubbi: possibile che quella piccola ostia bianca diventi realmente fra le mani del sacerdote il vero corpo di Cristo? Mentre pregava Dio che lo liberasse da questo assillo, vide letteralmente il pane trasformarsi in carne. Atterrito e confuso scoppiò in lacrime. Il clamore fu enorme e quell'ostia di carne è tuttora conservata nella chiesa di San Francesco. Nel 1971 furono fatti esami di laboratorio. Il professor Odoardo Linoli il 4 marzo rese noti i risultati: si tratta di tessuto di cuore umano e sangue umano (emogruppo AB). Inoltre, «nel liquido di eluizione dell'antico sangue si riconoscono tutti i componenti del siero di sangue fresco (tracciato elettroforetico) e tutti gli accertamenti fatti sulla carne e sul sangue non hanno mai portato al riconoscimento di materiali estranei, destinati alla conservazione». Si è scoperto che la carne è parte del ventricolo sinistro di un cuore umano. Il professor Linoli dichiara che l'ipotesi di un falso (cioè di un cuore prelevato da un cadavere) non è convincente per il tipo di tessuto e per come tale tessuto è stato prelevato («le prime dissezioni anatomiche sull'uomo si ebbero posteriormente al 1300»). Inoltre - studiando la retrazione concentrica del tessuto stesso e come si tentò nell'VIII secolo di fissarlo - il professore ha concluso che questo frammento di cuore, quando il monaco se lo trovò fra le mani, «fosse allo stato vivente». Un altro caso a Siena. Il 14 agosto 1730 alcuni ladri, nella basilica di San Francesco, ru- bano la pisside d'argento piena di particole consacrate. Il sacrilegio sconvolge la città. Il giorno 17 le ostie sono ritrovate dentro una cassetta delle elemosine del santuario di S. Maria in Provenzano. Per farla breve, da allora - sono passati 277 anni - si conservano prodigiosamente incorrotte, sebbene il materiale di cui sono fatte sia quanto mai effimero. Analisi scientifiche hanno attestato che sono «intatte e senza sfrangiature». Conclusione del professor Grimaldi: «Le Sante Particole di Siena sono in perfetto stato di conservazione contro ogni legge fisica e chimica e nonostante le condizioni del tutto sfavorevoli in cui si sono venute a trovare. Un fenomeno eccezionale e straordinario». Molti altri sono i miracoli eucaristici riconosciuti dalla Chiesa. Poi ci sono gli episodi non ancora riconosciuti come miracoli, anche perché molto recenti, come quello clamoroso accaduto, il 7 novembre 1999, a Lourdes, nella basilica inferiore. Celebra- va l'arcivescovo di Lione e con lui il cardinal Lustiger, arcivescovo di Parigi, con molti vescovi d'Oltralpe. La messa era trasmessa in diretta dalla televisione francese Antenne 2 e dunque quello che accadde è tutto documentato (si può vedere su Internet). Al momento dell'epiclesi, cioè quando i sacerdoti stendono le mani invocando lo Spirito Santo perché il pane e il vino diventino il Corpo e il Sangue di Cristo, si vede chiaramente che la grande ostia bianca si solleva, oscilla e resta sospesa nell'aria per molti minuti, a qualche centimetro dalla patena, fino alla fine del canone. Il movimento con cui si solleva è impressionante. Alcuni esperti hanno analizzato la ripresa escludendo ogni manipolazione tecnica. Un altro fatto inspiegabile pare sia accaduto alla coreana Julia Youn Hong-Son. Il 31 ottobre 1995 partecipa alla messa che Giovanni Paolo II celebrava nella sua cappella privata. Riceve da lui la comunione e qui accade un fatto sconvolgente: sulla sua lingua quell'ostia diventa di carne. C'è un filmato che mostra quando il Papa, finita la messa, giunge davanti a Julia: lei si inginocchia e mostra al Santo Padre il prodigio. Si nota lo sguardo stupito del Papa che carezza la guancia di Julia e traccia una croce sulla sua fronte (il filmato è stato mostrato per la prima volta da Piero Vigorelli, a "Miracoli", su Rete 4, il 18 maggio 2001). Certo su questo episodio come su quello di Lourdes dovrà pronunciarsi la Chiesa. Ma i miracoli eucaristici già accertati parlano chiaro: alla fame di significato, di bellezza, di amore di ogni uomo, Cristo risponde facendosi pane, per sostenerci, trasformarci in Lui e divinizzare perfino il nostro corpo che si disfà e decade ogni giorno: se ci nutriamo di Lui è destinato a diventare un corpo glorioso come quello di Gesù dopo la resurrezione, non sottoposto più ai limiti dello spazio e del tempo, eternamente giovane. Una presenza reale che spazza le ombre

Ecco perché i centomila romani sono stati mossi dal desiderio di incontrare - ha detto il Papa - «Gesù che passa per le strade». Il cardinal Siri, 40 anni fa, in una circostanza analoga alla visita romana di Bush, ebbe a dire: «In questo mondo c'è Kennedy, c'è Kruscev, ci sono tutti gli altri, che nel giro di pochissimi anni non vi saranno più. Vi prego di ricordarvi che in questo mondo c'è Gesù Cristo (con questo è detto tutto!) e che Gesù Cristo è il Figlio di Dio fatto uomo, cioè Egli è l'infinito e il più umano di tutti, l'unico veramente umano perché in un modo non ripetibile dagli altri, è andato in croce per tutti gli uomini.... Questi uomini che se arriva in una città un divo o una diva dello schermo, parlano per qualche tempo solo di quello, ombre effimere, assolutamente effimere e inconsistenti come tutte le ombre! Costoro che non si ricordano che Nostro Signore e Salvatore, quello che è andato in croce per loro, rimane lì nel Tabernacolo, Dio e Uomo, non con la presenza spirituale, ma con la presenza reale...». Presenza che riempie ogni solitudine, vince il dolore e la morte e ama ciascuno chiamandolo per nome.

Libero, 9 giugno 2007


Che vergogna!!!! [SM=g27812] [SM=g27812] [SM=g27812] [SM=g27812] [SM=g27812]
Paparatzifan
00sabato 9 giugno 2007 21:30
Dal blog di Lella...

BUSH A ROMA/ 35 MINUTI IL FACCIA A FACCIA CON BENEDETTO XVI

Al termine dell'incontro raggiunti dalla First Lady Laura

Città del Vaticano, 9 giu. (Apcom) - E' durato 35 minuti il colloquio a porte chiuse tra il presidente degli Stati Uniti George W. Bush e il Papa che si è svolto questa mattina in Vaticano. Arrivato al palazzo apostolico con qualche minuto di ritardo rispetto al previsto, l'inquilino della Casa Bianca è entrato nella biblioteca privata di Benedetto XVI poco dopo le 11.10.
Solo a conclusione dell'incontro è entrata nello studio personale del Papa la delegazione statunitense con, in testa, la moglie del presidente, la signora Laura, e l'ambasciatore presso la Santa Sede, Francis Rooney.


BUSH A ROMA/ UN SORRISO E UN INCHINO: IL SALUTO DI LAURA AL PAPA

Capo velato e tailleur nero per la first lady in Vaticano

Città del Vaticano, 9 giu. (Apcom) - Un sorriso, un leggero inchino, qualche parola: così Laura Bush, first lady, ha salutato il Papa. Vestita in un elegante tailleur nero e il velo nel capo, la signora Bush è stata la prima a salutare il Pontefice, appena terminato il colloquio privato con Bush.
Successivamente Benedetto XVI ha salutato il seguito - composto da una quindicina di persone - tra i quali l'ambasciatore americano presso la Santa Sede, Francis Rooeny, accompagnato dalla moglie.
Al termine dell'udienza, il pontefice ha distribuito il rosario alle donne e le medaglie agli uomini. Poi la consueta foto opportunity con l'intera delegazione.


BUSH A ROMA/PRIME PAROLE AL PAPA:AFRICA-AIDS, G8 UN SUCCESSO

Ratzinger vuole garanzie: ma avete preso decisioni....?

Città del Vaticano, 9 giu. (Apcom) - "E' bello essere qui Santo Padre": così ha esordito il presidente statunitense George W. Bush appena incontrato il Papa Benedetto XVI. Un colloquio di qualche battuta prima del colloquio a porte chiuse nella Biblioteca privata vaticana.
"Presidente, viene da Heidingdum, giusto?", ha detto il pontefice. "Sì, il suo vecchio Paese - ha esclamato il capo di Stato americano - ed è stato un successo". "Un successo? - ha subito chiesto Benedetto XVI - e avete preso delle decisioni? Non è così facile". "Sì, ha ragione - ha proseguito Bush - ci sono diverse opinioni. Ma è stato buono, un buono incontro".

Benedetto XVI si è informato ancora più nei dettagli. "Avete deciso cose importanti per l'umanità? Il colloquio con Putin è stato buono?", ha chiesto ancora il Papa. "Hum, glielo riferirò in un minuto", ha esclamato Bush, sorridendo.

"E' stato un successo - ha proseguito il presidente statunitense - abbiamo anche parlato di Africa, abbiamo preso delle iniziative molto forti per combattere l'Aids e raddoppiato lo stanziamento finanziario - ha concluso Bush - e continueremo a lavorare".


Paparatzifan
00domenica 10 giugno 2007 16:12
Dal blog di Lella...

La prima volta da Ratzinger: «Salve, signor Papa»

di CATERINA MANIACI

«Mi sono sentito in soggezione»: il presidente americano George W. Bush - l'uomo che guida la prima potenza mondiale non esita a confessare umilmente, davanti ai giornalisti convocati per la conferenzastampa congiunta con il premier Romano Prodi, quel che ha provato nel suo primo incontro formale con il pontefice Benedetto XVI. Si capisce che è rimasto molto colpito da questo incontro, che definisce «commovente», mentre papa Ratzinger è «una persona intelligente e affettuosa». Del resto, durante la visita in Vaticano, Bush aveva dato l'impressione di essere emozionato, anche se ha sfoggiato dei gran sorrisi, azzardando persino un colpetto sulla spalla - a mo' di pacca affettuosa - di monsignor James Harvey, americano e prefetto della Casa Pontificia, che lo ha accolto nel cortile di San Damaso. E poi Bush si è rivolto al papa più volte con la parola "Sir" (signore) , anziché con l'appellativo più formale di "His Holyness" (sua santità). Ma alla fine il clima era cordiale: strette di mano, battute, anche risate. «È bello essere qui», è stata la prima frase pronunciata da Bush stringendo con calore la mano a Ratzinger, nella Sala del Tronetto. Ed è cominciato un breve scambio di battute. «Lei viene da Heilegendamm...», ha detto il pontefice. «Sì», ha confermato il presidente, «dal suo vecchio Paese. Ed è stato un successo». «Un successo?», ha chiesto Benedetto e poi ha incalzato: «Avete preso decisioni? Non era facile». «Beh, c'erano molte opinioni differenti, ma è andato bene», ha ribadito l'inquilino della Casa Bianca. «Avete deciso qualcosa per l'umanità?», ha insistito il Pontefice: «Per l'Africa abbiamo varato forti iniziative contro l'Aids, raddoppiato la somma di aiuti», è stata la risposta di Bush. «E anche il dialogo con Putin è stato buono?», ha chiesto ancora Benedetto XVI. «Le dirò tra qualche minuto», ha replicato Bush, lanciando un'occhiata alla schiera di fotografie e telecamere presenti, il che ha provocato una risata comune. A questo punto è cominciato l'incontro privato, che è durato per circa trentacinque minuti. La successiva nota del Vaticano ha confermato che nei colloqui di Bush, prima con il papa e poi con il segretario di Stato cardinale Tarcisio Bertone, «sono stati passati in rassegna i principali temi di politica internazionale, soffermandosi in particolare, per quanto riguarda il Medio Oriente, sulla questione israelo-palestinese, sul Libano, sulla preoccupante situazione in Iraq e sulle critiche condizioni in cui si trovano le comunità cristiane. Da parte della Santa Sede si è auspicata, ancora una volta, una soluzione "regionale" e "negoziata" dei conflitti e delle crisi che travagliano la regione». Il papa è profondamente preoccupato per la situazione di vera persecuzione che si trovano a vivere i cristiani iracheni, che rischiano di essere costretti in una enclave e diventare così un più ancor facile bersaglio di violenze e discriminazioni. Bush ha detto di avere assicurato al Papa che gli Usa faranno il possibile per proteggere le minoranze cristiane in Iraq. Nelle conversazioni, poi, come spiega ancora la nota vaticana, «si è dedicata attenzione all'Africa e al suo sviluppo, con riferimento anche al Darfur, non mancando uno scambio di opinioni sull'America Latina». Non potevano poi essere ignorate «le questioni morali e religiose odierne», in primis la difesa e la promozione della vita, il matrimonio e la famiglia. Si ha comunque l'impressione che le questioni religiose e umanitarie siano state al centro dell'attenzione di Bush, in questa sua visita romana. Lo dimostra anche il suo incontro all'ambasciata Usa con i rappresentanti della Comunità di Sant'Egidio, incontro fortemente voluto, da parte americana, per meglio comprendere il "modello Sant'Egidio", un mix di diplomazia e di amicizia, giudicato molto efficace. Bush ha spiegato ai rappresentanti della comunità che il papa avrebbe chiesto agli Stati Uniti di assu-mere un ruolo guida per contrastare la sofferenza nel mondo: «Ci è stato chiesto se gli Stati Uniti abbiano un ruolo-guida contro la sofferenza e posso dire che possiamo provare a farlo», ha detto Bush, secondo quanto riferito dal presidente di Sant'Egidio, Marco Impagliazzo. Tutto questo a testimoniare la volontà di Bush di accrescere l'impegno in tal senso, e forse di guardare a questa strada come il proprio futuro nel dopo-Casa Bianca. Il fondatore di Sant'Egidio, Andrea Riccardi, però, non ha risparmiato un affondo: «La guerra è la madre di tutte le povertà». E a questo punto è iniziata la dettagliata descrizione della situazione nel continente africano, travagliato appunto da guerre che generano miseria, malattie, carestie. Ma anche la parte "positiva": come Sant'Egidio affronta da decenni queste piaghe e cerca di guarirle. I suoi successi, come quello in Mozambico, dimostrano tutta l'efficacia del "modello Sant'Egidio" e sono da molto tempo seguiti con attenzione dagli americani. Il capo della Casa Bianca ha assicurato il suo totale impegno per l'Africa e ha voluto ringraziare i suoi interlocutori «per essere parte dell'esercito internazionale dei "compassionevoli"».

Libero, 10 giugno 2007


Paparatzifan
00lunedì 11 giugno 2007 22:35
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Strana sede che mette serenità

Luigi Geninazzi

Che cosa può succedere quando l'uomo più potente del mondo, ma in caduta di credibilità politica, incontra chi ha fatto dell'autorità morale senza potere la propria forza? Può accadere, e l'abbiamo visto ieri, che se ne esca, fuori da ogni protocollo, con un saluto tanto semplice quanto irrituale. «È bello essere qui», sono state le prime parole pronunciate da George W. Bush appena varcato il portone di bronzo per essere ricevuto da Papa Ratzinger. Dev'essere bello venir accolti da «una persona intelligente, amorevole e affettuosa», come l'ha definito il presidente Usa. Soprattutto dopo le fatiche del G-8, le trattative estenuanti con gli altri leader e il durissimo braccio di ferro con Putin.
È forse uno dei carismi più significativi di Benedetto XVI quello di trasmettere una grande serenità ai suoi interlocutori. A questo livello dev'essere scattata una straordinaria sintonia tra «il cristiano rinato» che siede alla Casa Bianca ed il fine teologo divenuto capo della Chiesa cattolica. «Vedrò Benedetto XVI per la prima volta e la mia intenzione è soprattutto d'ascoltarlo», aveva detto il presidente americano alla vigilia del suo tour europeo. Proprio come l'avevano esortato sette persone su dieci negli Stati Uniti, secondo un sondaggio svolto dal quotidiano «Usa Today»: dedichi attenzione ai suggerimenti del Papa.
Dunque molte cose sono cambiate da quando, nel 2003, un mese prima dell'attacco militare contro l'Iraq, il portavoce della Casa Bianca disse sprezzantemente che Bush «non si sarebbe fatto condizionare dalla Santa Sede», cioè da Giovanni Paolo II contrario all'intervento bellico. Oggi l'Iraq ed il Medio Oriente sprofondano nella guerra civile e restano in cima alle preoccupazioni del Vaticano, con particolare riguardo alle «critiche condizio ni in cui si trovano le comunità cristiane», ha ricordato il Papa nel suo colloquio con Bush.
Secondo le stime della Caritas internazionale, in Iraq rimangono 25mila cristiani a fronte del mezzo milione che vi abitava prima della guerra. «Non c'è nulla di positivo che viene dall'Iraq insanguinato», aveva detto Benedetto XVI a Pasqua di quest'anno. In Medio Oriente la democrazia non cala dall'alto con le bombe, si costruisce «con una soluzione negoziata dei conflitti e delle crisi che travagliano la regione», ha detto il Pontefice al presidente americano. Una chiara presa di distanza dalla dottrina Bush, fondata sull'interventismo unilaterale e finita in un tragico solipsismo.
Certo, il leader della Casa Bianca può vantare molti punti di convergenza importante con il capo della Chiesa cattolica sul terreno cruciale della difesa della vita e della famiglia (pochi giorni fa aveva annunciato il veto alla legge che intende liberalizzare l'utilizzo delle cellule staminali dell'embrione per la ricerca scientifica). Questo tuttavia non elimina le riserve vaticane nei confronti della sua strategia internazionale. Il presidente americano vuole esportare la democrazia in tutto il mondo (con esiti gravi, per il momento) ma dal Papa gli è giunto un richiamo alla sobrietà. Se gli Stati Uniti vogliono avere un ruolo guida, allora si mettano a capo di una grande campagna «contro la sofferenza nel mondo», impegnandosi a combattere la fame, le malattie e la povertà che assediano tre quarti del pianeta.
«Il Papa ce lo ha chiesto e noi lo faremo», ha promesso Bush nel corso della tavola rotonda con gli esponenti della comunità di Sant'Egidio. Non sarà una guerra-lampo ma forse farà avanzare un po' più la democrazia nel mondo.

Avvenire, 11 giugno 2007


Paparatzifan
00martedì 12 giugno 2007 17:15
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L'invito di Benedetto XVI agli insegnanti cattolici: bisogna fare rete

Il Papa: «Degrado delle scuole C'è un'emergenza educativa»

Luigi Accattoli

CITTA' DEL VATICANO  Emergenza educativa, degrado delle scuole, famiglie impreparate, influsso negativo dei media: papa Benedetto XVI denuncia ogni faccia della «crisi dell'educazione» nella società del «relativismo» e chiama tutte le componenti della comunità cattolica a «lavorare insieme e a fare rete», sviluppando ogni «utile sinergia» nel tentativo di fare argine a quella crisi.
Il papa teologo ha trattato l'argomento aprendo ieri sera nella Basilica di San Giovanni in Laterano un convegno romano sull'«educazione alla fede».
Seguendo uno schema abituale nella sua lettura della società di oggi, Benedetto XVI ha segnalato la «crescente difficoltà che si incontra a trasmette alle nuove generazioni i valori-base dell'esistenza e di un retto comportamento» e l'ha spiegata così: «In una società e in una cultura che troppo spesso fanno del relativismo il proprio credo, viene a mancare la luce della verità e si finisce per dubitare della bontà della vita e della validità dei rapporti e degli impegni che la costituiscono».
Diventa dunque precario proporre ai più giovani «regole di vita» e lo stesso «significato» dell'«esistenza umana». La difficoltà è accentuata dai media «che si ispirano a una mentalità e cultura caratterizzate da una falsa e distruttiva esaltazione, o meglio profanazione, del corpo e della sessualità».
Prima conseguenza: «L'educazione tende a ridursi alla trasmissione di determinate abilità, o capacità di fare, mentre si cerca di appagare il desiderio di felicità delle nuove generazioni colmandole di oggetti di consumo e di gratificazioni effimere».
Seconda conseguenza: «Sia i genitori sia gli insegnanti sono fatalmente tentati di abdicare ai propri compiti educativi e di non comprendere nemmeno più quale sia il loro ruolo, o meglio la missione a essi affidata».
Ma la via dell'abdicazione «non soddisfa» e il Papa afferma che «cresce» la domanda educativa: tra i genitori «angosciati per il futuro dei figli»; tra gli insegnanti «che vivono la triste esperienza del degrado delle loro scuole»; nella società «che vede messe in dubbio le basi stesse della convivenza».
Da qui l'appello a reagire rivolto alla comunità ecclesiale. Secondo il Papa «l'impegno della Chiesa per educare alla fede» assume oggi il valore di un «contributo» al superamento della «crisi educativa, mettendo un argine alla sfiducia e a quello strano odio di sé che sembra diventato una caratteristica della nostra società». Anche l'«odio di sé» coltivato dalla società post-moderna è un'idea chiave del Ratzinger pensiero: dell'Occidente che «odia se stesso» aveva parlato da cardinale e il 24 marzo scorso, per i 50 anni dei Trattati di Roma, ha detto che l'Europa sta consumando una «singolare apostasia da se stessa».
La risorsa su cui la Chiesa è chiamata a fare forza per la propria impresa educativa è «la vicinanza che è propria dell'amore». Con l'«accompagnamento personale» si può dare ai giovani «la certezza di essere amati» e li si può aiutare a superare «l'isolamento e la solitudine» che non possono essere vinti «dal rumore e dal conformismo di gruppo».

Corriere della sera, 12 giugno 2007


Paparatzifan
00mercoledì 13 giugno 2007 21:51
Dal blog di Lella...

LUDIENZA GENERALE , 13.06.2007

CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA

Cari fratelli e sorelle,

nella storia del cristianesimo antico è fondamentale la distinzione fra i primi tre secoli e quelli successivi al Concilio di Nicea del 325, il primo ecumenico. Quasi "a cerniera" fra i due periodi stanno la cosiddetta "svolta costantiniana" e la pace della Chiesa, come pure la figura di Eusebio, Vescovo di Cesarea in Palestina. Egli fu lesponente più qualificato della cultura cristiana del suo tempo in contesti molto vari, dalla teologia allesegesi, dalla storia allerudizione. Eusebio è noto soprattutto come il primo storico del cristianesimo, ma fu anche il più grande filologo della Chiesa antica.

A Cesarea, dove probabilmente è da collocare intorno al 260 la nascita di Eusebio, Origene si era rifugiato venendo da Alessandria, e lì aveva fondato una scuola e uningente biblioteca. Proprio su questi libri si sarebbe formato, qualche decennio più tardi, il giovane Eusebio. Nel 325, come Vescovo di Cesarea, egli partecipò con un ruolo di protagonista al Concilio di Nicea. Ne sottoscrisse il Credo e laffermazione della piena divinità del Figlio di Dio, definito per questo "della stessa sostanza" del Padre (homooúsios tõ Patrí). E praticamente lo stesso Credo che noi recitiamo ogni domenica nella Santa Liturgia. Sincero ammiratore di Costantino, che aveva dato la pace alla Chiesa, Eusebio ne ebbe a sua volta stima e considerazione. Celebrò limperatore, oltre che nelle sue opere, anche con discorsi ufficiali, tenuti nel ventesimo e nel trentesimo anniversario della sua salita al trono, e dopo la morte, avvenuta nel 337. Due o tre anni più tardi moriva anche Eusebio.

Studioso infaticabile, nei suoi numerosi scritti Eusebio si propone di riflettere e di fare il punto su tre secoli di cristianesimo, tre secoli vissuti sotto la persecuzione, attingendo largamente alle fonti cristiane e pagane conservate soprattutto nella grande biblioteca di Cesarea. Così, nonostante limportanza oggettiva delle sue opere apologetiche, esegetiche e dottrinali, la fama imperitura di Eusebio resta legata in primo luogo ai dieci libri della sua Storia Ecclesiastica. È il primo che ha scritto una Storia della Chiesa, che rimane fondamentale grazie alle fonti poste da Eusebio a nostra disposizione per sempre. Con questa Storia egli riuscì a salvare da sicuro oblìo numerosi eventi, personaggi e opere letterarie della Chiesa antica. Si tratta quindi di una fonte primaria per la conoscenza dei primi secoli del cristianesimo.

Ci possiamo chiedere come egli abbia strutturato e con quali intenzioni abbia redatto questa opera nuova. Allinizio del primo libro lo storico elenca puntualmente gli argomenti che intende trattare nella sua opera: "Mi sono proposto di mettere per iscritto le successioni dei santi apostoli e i tempi trascorsi, a partire da quelli del nostro Salvatore fino a noi; tutte le grandi cose che si dice siano state compiute durante la storia della Chiesa; tutti coloro che hanno diretto e guidato egregiamente le più illustri diocesi; e quelli che durante ogni generazione sono stati messaggeri della Parola divina con la parola o con gli scritti; e quali furono e quanti e in quale periodo di tempo quelli che per desiderio di novità, dopo essersi spinti il più possibile nellerrore, sono diventati interpreti e promotori di una falsa dottrina, e come lupi crudeli hanno spietatamente devastato il gregge di Cristo; &e con quanti e quali mezzi e in quali tempi fu combattuta da parte dei pagani la Parola divina; e gli uomini grandi che, per difenderla, sono passati attraverso dure prove di sangue e di torture; e finalmente le testimonianze del nostro tempo, e la misericordia e la benevolenza del nostro Salvatore verso tutti noi" (1,1,1-2). In questo modo Eusebio abbraccia diversi settori: la successione degli Apostoli come ossatura della Chiesa, la diffusione del Messaggio, gli errori, poi le persecuzioni da parte dei pagani e le grandi testimonianze che sono la luce in questa Storia. In tutto questo per lui traspaiono la misericordia e la benevolenza del Salvatore. Eusebio inaugura così la storiografia ecclesiastica, spingendo il suo racconto fino al 324, anno in cui Costantino, dopo la sconfitta di Licinio, fu acclamato unico imperatore di Roma. È l'anno precedente al grande Concilio di Nicea che poi offre la "summa" di quanto la Chiesa  dottrinalmente, moralmente e anche giuridicamente  aveva imparato in questi trecento anni.

La citazione che abbiamo appena riportato dal primo libro della Storia ecclesiastica contiene una ripetizione sicuramente intenzionale. Per tre volte nellarco di poche righe ritorna il titolo cristologico di Salvatore, e si fa esplicito riferimento alla "sua misericordia" e alla "sua benevolenza". Possiamo cogliere così la prospettiva fondamentale della storiografia eusebiana: la sua è una storia "cristocentrica", nella quale si svela progressivamente il mistero dellamore di Dio per gli uomini. Con genuino stupore, Eusebio riconosce "che presso tutti gli uomini del mondo intero solo Gesù è detto, confessato, riconosciuto Cristo [cioè Messia e Salvatore del mondo], che è ricordato con questo nome sia dai greci sia dai barbari, che ancora oggi dai suoi discepoli sparsi in tutto il mondo egli è onorato come re, ammirato più di un profeta, glorificato come vero e unico sacerdote di Dio; e più di tutto ciò, in quanto Logos di Dio preesistente e tratto dallessere prima di tutti i tempi, egli ha ricevuto dal Padre onore degno di venerazione, ed è adorato come Dio. Ma la cosa più straordinaria di tutte è che quanti gli siamo consacrati lo celebriamo non solo con le voci e il suono delle parole, ma con tutte le disposizioni dellanimo, così che mettiamo davanti alla nostra stessa vita la testimonianza resa a lui" (1,3,19-20). Balza così in primo piano unaltra caratteristica, che rimarrà costante nellantica storiografia ecclesiastica: è "lintento morale" che presiede al racconto. Lanalisi storica non è mai fine a se stessa; non è fatta solo per conoscere il passato; piuttosto, essa punta decisamente alla conversione, e ad una autentica testimonianza di vita cristiana da parte dei fedeli. È una guida per noi stessi.

In questo modo Eusebio interpella vivacemente i credenti di ogni tempo riguardo al loro modo di accostarsi alle vicende della storia, e della Chiesa in particolare. Egli interpella anche noi: qual è il nostro atteggiamento nei confronti delle vicende della Chiesa? È latteggiamento di chi se ne interessa per una semplice curiosità, magari andando in cerca del sensazionale e dello scandalistico a ogni costo? Oppure è latteggiamento pieno damore, e aperto al mistero, di chi sa  per fede  di poter rintracciare nella storia della Chiesa i segni dellamore di Dio e le grandi opere della salvezza da lui compiute? Se questo è il nostro atteggiamento, non possiamo non sentirci stimolati a una risposta più coerente e generosa, a una testimonianza più cristiana di vita, per lasciare i segni dell'amore di Dio anche alle future generazioni.

"Cè un mistero", non si stancava di ripetere quelleminente studioso dei Padri che fu il Cardinale Jean Daniélou: "Cè un contenuto nascosto nella storia& Il mistero è quello delle opere di Dio, che costituiscono nel tempo la realtà autentica, nascosta dietro le apparenze& Ma questa storia che Dio realizza per luomo, non la realizza senza di lui. Arrestarsi alla contemplazione delle grandi cose di Dio significherebbe vedere solo un aspetto delle cose. Di fronte ad esse sta la risposta degli uomini" (Saggio sul mistero della storia, ed. it., Brescia 1963, p. 182). A tanti secoli di distanza, anche oggi Eusebio di Cesarea invita i credenti, invita noi, a stupirci, a contemplare nella storia le grandi opere di Dio per la salvezza degli uomini. E con altrettanta energia egli ci invita alla conversione della vita. Infatti, di fronte a un Dio che ci ha amati così, non possiamo rimanere inerti. Listanza propria dellamore è che la vita intera sia orientata allimitazione dellAmato. Facciamo dunque di tutto per lasciare nella nostra vita una traccia trasparente dell'amore di Dio.


Sihaya.b16247
00giovedì 14 giugno 2007 20:09
ARTICOLI
Tutti ottimi articoli!! [SM=g27811]
Paparatzifan
00venerdì 15 giugno 2007 21:28
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PAPA/LA 'PRIMA' A ASSISI:5 DISCORSI,9 TAPPE SU LUOGHI FRANCESCANI

Arrivo a Rivotorto alle 8.20,lo accoglie Prodi che pranza con lui

Città del Vaticano, 15 giu. (Apcom) - Cinque discorsi e 9 tappe: una giornata ricca quella di Papa Benedetto XVI in visita ad Assisi, domenica, in occasione dell'VIII Centenario della Conversione di San Francesco. In una sola giornata, Ratzinger ha voluto concentrare il più possibile gli incontri con la comunità locale, le visite ai luoghi della vita di San Francesco, l'abbraccio ai giovani.
Il programma, da tempo annunciato ma ufficializzato oggi dalla sala stampa della Santa Sede, prevede che il Papa lasci il Vaticano alle 7.30 per arrivare - a bordo dell'elicottero - nel Campo sportivo di Rivotorto alle 8.20. Qui sarà accolto dal presidente del Consiglio Romano Prodi. Prima tappa del Pontefice: la visita privata al Santuario, luogo che ricorda gli episodi principali della vita di Francesco e di Santa Chiara. Successivamente Benedetto XVI visita, sempre privatamente, il Santuario di San Damiano. Qui il Papa avrà un momento di adorazione personale del Santissimo Sacramento e venererà il Crocifisso di San Damiano nella Cappella delle Monache Clarisse della Basilica di Santa Chiara ad Assisi.
Alle 10 il primo momento pubblico del Papa: la celebrazione eucaristica nella piazza inferiore di San Francesco ad Assisi. Parteciperanno numerose autorità politiche ed ecclesiastiche. Il Governo sarà rappresentato dal premier Prodi, accompagnato dalla moglie Flavia. Al termine della solenne messa il Papa reciterà il consueto Angelus domenicale. Alle 12.30 il momento più emozionante della visita ad Assisi: Papa Ratzinger sosterà in preghiera sulla Tomba di San Francesco.
Il Pontefice pranzerà poi al Sacro convento con i vescovi dell'Umbria, insieme al suo seguito e alla comunità religiosa. Al pranzo ci sarà - a quanto si apprende - anche il presidente del Consiglio Romano Prodi.
Nel pomeriggio, alle 16, è in programma l'incontro con le Suore Clarisse Cappuccine Tedesche, nella sala capitolare del sacro Convento, mentre alle alle 16.15 il Papa incontrerà i partecipanti al Capitolo generale dell'Ordine Francescano dei Frati Minori Conventuali e la Comunità del Sacro Convento nella Basilica Superiore di San Francesco. Alle 16.45 Benedetto XVI si reca alla Cattedrale di San Rufino dove incontrerà i sacerdoti, i diaconi, i religiosi, le religiose, i superiori e gli alunni del Pontificio Seminario Umbro.
La giornata si concluderà con la visita privata del Pontefice a Santa Maria degli Angeli, nella cappella della Porziuncola, e con l'incontro, alle 18, con i giovani umbri nel piazzale davanti alla Basilica di Santa Maria degli Angeli. Alle 19 il Papa lascia Assisi e rientra in Vaticano.


PAPA/ASSISI E' PRONTA:10MILA CAPPELLINI,400 AUOTIRITA',MAXIPALCO

Preparate anche 3 sale stampa, 10mile bandane e striscioni

Città del Vaticano, 15 giu. (Apcom) - Tutto pronto ad Assisi per la prima visita di Benedetto XVI nella cittadella di San Francesco. Per la speciale occasione sono stati preparati 10mila cappellini, maxischermi, 15mila anthurium, un maxi-palco con intarsiato il Tau (il simbolo francescano) davanti alla Basilica Inferiore di San Francesco.
A lavoro volontari, organizzatori per preparare tutto al meglio. Per la messa che il Papa presiederà alle 10 nella piazza della Basilica Inferiore sono stati predisposti circa 2mila posti, mentre si attendono 400 autorità, tra le quali il presidente del Consiglio Romano Prodi. Per consentire a tutti i fedeli di seguire la celebrazione, un maxischermo è stato allestito nella piazza della Basilica Superiore, dove si attendono circa 3mila pellegrini. Allestite anche 3 sale stampa per i circa 500 giornalisti accreditati e provenienti da tutta Italia e anche da fuori.
Per l'incontro del Papa con i giovani umbri, nella piazza di Santa Maria degli Angeli, davanti alla Basilica, sono attesi circa 10mila giovani, che hanno preparato una bandana colorata con la scritta "Il Papa incontra i giovani".
"E' un momento di gioia profonda e indelebile quello che stiamo vivendo", ha commentato padre Enzo Fortunato, portavoce del Sacro Convento dei Francescani. Al Papa sarà consegnata la prima copia del numero di luglio della rivista San Francesco Patrono d'Italia, che verrà stampata in 480mila copie che andranno sui treni italiani con la speciale edizione della visita del Pontefice ad Assisi.
Per il viaggio di domenica è stato ideato un logo particolare: al centro la lettera Tao, simbolo di Gesù Cristo e della sua croce. Quasi intersecate sulla croce due mani, rappresentanti una quella di San Francesco e l'altra quello del Papa, appoggiate nello sfondo, al rosone della cattedrale di San Rufino. È presente l'immagine di una colomba bianca.


Grande attesa per Papa ad Assisi

(ANSA)-ASSISI, 15 GIU- "Viviamo questi giorni con sentimenti di grande attesa" . C'e' molta emozione al Sacro Convento di San Francesco per la visita del Papa. L'arrivo di Benedetto XVI e' fissato per domenica mattina. La rivista 'San Francesco Patrono d'Italia', edita dal Sacro Convento, con il discorso che il Papa pronuncera' domenica mattina ad Assisi, a luglio viaggera' su tutti i treni d'Italia. Ne verranno infatti distribuite 480.000 copie sulle principali tratte ferroviarie nazionali.


Paparatzifan
00domenica 17 giugno 2007 23:16
Dal blog di Lella...

L'abbraccio ai ragazzi umbri, poi la partenza per il Vaticano

Assisi (Pg), 17 giu. (Apcom) - Oltre 10 mila giovani in festa hanno accolto Benedetto XVI nella piazza davanti alla basilica di S. Maria degli angeli, ad Assisi. Sin dalle 15 di questo pomeriggio l'entusiasmo dei ragazzi si è fatto sentire con forza: canti, balletti e la rappresentazione in versione musical di 'Francesco va', ripara la mia casa'.

Giunto a bordo della papamobile dalla cattedrale di San Ruffino di Assisi, papa Ratzinger è stato accolto da lunghi e calorosi applausi e dai cori dei 'papa boys'. Il pontefice non ha mancato di salutarli in un grande abbraccio, circondando l'intera piazza. Poi la visita privata alla Porziuncola di Santa Maria degli angeli, dove il papa si è fermato qualche minuto in adorazione, e ora l'abbraccio a 10 mila giovani. Al termine papa Ratzinger ripartirà per il Vaticano, concludendo così la sua trasferta-lampo nei luoghi di San Francesco.


IL PAPA SPIEGA AI GIOVANI S. FRANCESCO: NO AD AMBIZIONE E VANITA'

Rifuggite da 'apparenza' e droga

Assisi (PG), 17 giu. (Apcom) - Benedetto XVI spiega ai giovani chi era San Francesco, e come seguire oggi il suo esempio. E' il Francesco secondo il Papa teologo. E' vero, dice il Papa, "Francesco parla a tutti, ma so che ha proprio per voi giovani un'atrazione speciale". E' il messaggio che Papa Ratzinger lancia ai giovani umbri, circa 10mila radunati nel piazzale davanti alla Basilica di Santa Maria degli Angeli.

"La conversione di San Francesco - dice il pontefice - avvenne quando era nel pieno della sua vitalità, delle sue esperienze, dei suoi sogni. Aveva trascorso 25 anni senza venire a capo del senso della vita". Poi, il Papa parla del periodo precedente la conversione. "Francesco era dedito ai giochi e ai canti, girovagava per la città di Assisi giorno e notte con amici del suo stampo - prosegue - tanto generoso nello spendere da dissipare in pranzi e altre cose tutto quello che poteva avere o guadagnare". Così, "di quanti ragazzi anche ai nostri giorni non si potrebbe dire qualcosa di simile? Oggi poi c'è la possibilità di andare a divertirsi ben oltre la propria città. Le iniziative di svago durante i week-end - spiega - raccolgono tanti giovani. Si può 'girovagare' anche virtualmente 'navigando' in internet, cercando informazioni o contatti di ogni tipo. Purtroppo non mancano, ed anzi sono tanti, troppi, i giovani che cercano paesaggi mentali tanto fatui quanto distruttivi nei paradisi artificiali della droga".

Francesco "era piuttosto vanitoso", prosegue il Papa. "Nella vanità, nella ricerca dell'originalità, c'è qualcosa da cui tutti siamo in qualche modo toccati. Oggi - spiega ancora - si suol parlare di 'cura dell'immagine', o di 'ricerca dell'immagine'". Ma Benedetto XVI mette in guardia i giovani:"Per poter avere un minimo di successo, abbiamo bisogno di accreditarci agli occhi altrui con qualcosa di inedito, di originale".


Paparatzifan
00domenica 17 giugno 2007 23:42
Dal blog di Lella...

Papa Ratzinger sulle orme di Francesco

Oggi larrivo del pontefice. La Lorenzetti: «Accolto con il calore della nostra gente»

di VALENTINA AISA
e ITALO CARMIGNANI

ASSISI  Passi discreti, stretti nellabito cardinalizio, quasi nellombra, seppur dallalto dellaltare dove celebrò la messa per i 750 anni dalla morte di Santa Chiara. Succedeva due anni fa e lallora cardinale Ratzinger arrivò ad Assisi si recò dalle clarisse di Santa Chiara e officiò la celebrazione eucaristica. Ma allora era solo un porporato, come tanti in visita ad Assisi, e pochi gli prestarono attenzione. Di certo, per lui non si mosse tutto quel mondo mediatico, di sicurezza, organizzazione, religiosi e laici pronti ad accogliere, oggi, la stessa persona, ma vestita di abiti diversi. Quel giorno di due anni fa, nella basilica di Santa Chiara entrò anche il sindaco Claudio Ricci, allora vicesindaco di Assisi. «Mi colpì subito la sua straordinaria capacità intellettuale, la profonda cultura, la raffinatezza spirituale  ricorda - Benedetto XVI era già un grande pastore, le sue omelie sempre forbite e approfondite dal punto di vista teologico, ma comunicate anche con estrema semplicità».
A molti, rimase impresso il suo sguardo: «E un uomo che guarda dritto negli occhi quando parla - continua il sindaco - capace di instaurare subito con tutti un dialogo molto personale e diretto». Ma il passato dellattuale Pontefice rivela un ben più profondo legame con la città di San Francesco.
Un affetto che dura da oltre venti anni. «Quando era cardinale  racconta la madre superiora delle suore Clarisse Cappuccine Tedesche del monastero di Santa Croce, suor Immacolata Lamminger  veniva a trovarci di tanto in tanto, visite brevi di uno o due giorni al massimo, che si sono seguite per circa 20 anni». Oggi, le consorelle incontreranno di nuovo Joseph Ratzinger nella sala Capitolare del Sacro Convento di San Francesco, ma, per la prima volta, lo vedranno nelle vesti da Pontefice. Il ricordo di quel cardinale dallo sguardo pulito, però, resta ancora molto nitido: «Il cardinale Ratzinger  raccontano le suore - arrivava ad Assisi per riposarsi, per fare una gita, e sceglieva sempre il convento delle Clarisse tedesche per la poca distanza con Roma, ma soprattutto perché siamo sue connazionali, il vero motivo era questo». «Lo abbiamo sempre stimato molto  continua la madre superiora  ormai era diventato una presenza familiare, alla quale rivolgevamo una stima profonda. Lo ricordo come un cuore mite, buono, pieno di rispetto verso il prossimo. Aspettiamo di rivederlo con molta gioia».
Nella sala capitolare, le suore porteranno al Papa un solo dono: «Le nostre preghiere  dice suor Immacolata Lamminger  solo quelle, il vero principio della nostra vocazione e ciò che può essergli di maggiore aiuto». Oggi, 17 giugno 2007, il Papa torna in questa terra così amata. E anche le istituzioni sono pronte. Dice la presidente della Regione Maria Rita Lorenzetti: «L'Umbria e Assisi accoglieranno Papa Benedetto XVI con il calore, l'affetto e l'entusiasmo che sono propri della nostra gente. Siamo onorati di questa visita del Santo Padre nella terra di San Francesco, ma anche di San Benedetto. Due personalità grandi della storia non solo della Chiesa ma dell'umanità».
Perché proprio questanno? «Perché è lanno della Conversione  spiega il vescovo di Assisi, Domenico Sorrentino  non solo perché si commemora lottavo centenario della conversione di Francesco, ma perché, a partire da questo centenario francescano, ci siamo impegnati, come Chiesa, a fare noi stessi un cammino di conversione. E la cosa è piaciuta al Santo Padre».

Il Messaggero, 17 giugno 2007


Paparatzifan
00domenica 17 giugno 2007 23:47
Dal blog di Lella...

PAPA/ L'ABBRACCIO COMMOSSO CON LE MONACHE CLARISSE DI CLAUSURA

Assisi è punto di riferimento interiore,ricordo i bei momenti...

Assisi (PG), 17 giu. (Apcom) - Un lungo, commosso, abbraccio di Benedetto XVI alle 'sue' care amiche tedesche, le Monache clarisse di clausura che per l'occasione speciale hanno avuto il permesso di uscire dal Monastero per incontrare il 'loro' Papa. Momento emozionante quello avvenuto nella Basilica di Santa Chiara, dove il Pontefice ha 'abbracciato' e salutato il gruppo di 30 monache.

"Il Signore dà il benvenuto, stiamo arrivando incontro al Signore - ha detto parlando a braccio il Papa - penso ai tempi molto belli passati insieme, sono profondamente iscritti nel mio cuore. Oggi siamo totalmente in ascolto del Signore - ha aggiunto - anche l'Italia sta totalmente in ascolto del Signore, sta in ascolto dell'amore di Dio". Papa Ratzinger ha ricordato la "conversione di San Francesco" che, ha spiegato, "non è un solo momento, ma una intera vita. Voi andate avanti, ci precedete nel cammino della conversione - ha detto rivolgendosi alle clarisse - accompagnate dalla gioia del Signore. Speriamo che oggi sia un giorno della gioia del Signore".

E concludendo, il pontefice ha aggiunto sorridendo: "Non sono preparato per dire altre cose, ma Assisi è un punto di riferimento interiore, che dà forza interiore. Andiamo avanti con il Signore, prego per voi, ho pregato per me, anche nella distanza siamo profondamente uniti".

Le clarisse hanno poi salutato una ad una il Papa, chi chinandosi, chi lasciandosi andare a uno spontaneo abbraccio, chi ha scambiato con lui qualche parole. Un momento particolarmente commovente. Le suore, che ci hanno ricevuto ieri, sono tutte di lingua tedesca: austriache, del Trentino e tedesche. La più giovane ha 22 anni. "Per noi è un momento di gioia, anche di paura, ma di profonda emozione", ha detto suor Immacolata, madre superiore delle Clarisse.


Papa: "Assisi e' sempre una forza anche per me"

ASSISI - ''Assisi e' sempre una forza anche per il Papa per stare al timone della barca di Dio''. Cosi' Papa Ratzinger arrivato in elicottero nel campo sportivo di Rivotorto, dove e' stato accolto dal presidente del Consiglio, Romano Prodi. (Agr)


PAPA/ SI FERMA DAVANTI A LEBBROSARIO SAN FRANCESCO

Prima tappa: Santuario di Rivotorto, alle 10 la messa

Assisi (PG), 17 giu. (Apcom) - Il primo momento della visita del Papa ad Assisi è il Santuario di Rivotorto, dove Benedetto XVI si ferma in privato per pregare nel luogo che ricorda gli episodi principali della vita di Francesco e di Santa Chiara.

Il momento più emozionante è il passaggio del pontefice davanti alla Chiesa di Santa Maria Maddalena, il primo lebbrosario di San Francesco, dove il Poverello aiutava i fratelli ammalati. A bordo della papamobile, tra i cartelli dei fedeli della piccola chiesetta 'Benvenuto Benedetto XVI, il Papa ha benedetto il lebbrosario.

Successivamente Papa Ratzinger si è fermato in preghiera al Santuario di San Damiano, dove avvenne la conversione del santo di Assisi, suscitata dalle parole di Gesù crocifisso: "Va', ripara la mia casa". Qui sosta in un momento di adorazione personale davanti al Santissimo Sacramento per venerare il Crocifisso di San Damiano nella Cappella delle Monache Clarisse della Basilica di Santa Chiara ad Assisi. A San Damiano è accolto da padre Josè Rodriguez Carballo, ministro generale dei frati minori con i nove Definitori generali, dal ministro provinciale padre Marrimo Reschiglian e dal guardiano padre Massimo Lelli. Benedetto XVI raggiunge poi la piazza del Comune, e riceve l'omaggio del Sindaco e il suono delle 'chiarine'.

Alle 10 il primo momento pubblico del Papa: la celebrazione eucaristica nella piazza inferiore di San Francesco ad Assisi. Partecipano numerose autorità politiche ed ecclesiastiche. In prima fila siede il presidente del Consiglio Romano Prodi, accompagnato dalla moglie Flavia. Al termine della solenne messa il Papa reciterà il consueto Angelus domenicale. Alle 12.30 un altro momento emozionante della visita sarà la sosta in preghiera sulla Tomba di San Francesco.
Paparatzifan
00lunedì 18 giugno 2007 21:55
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Il richiamo di Assisi

COSTRUIRE LA PACE MISSIONE LAICA E CATTOLICA

di FRANCESCO PAOLO CASAVOLA

IL DISCORSO pronunziato da Benedetto XVI ad Assisi ha come tema la conversione, negli esempi di Davide, San Francesco, San Paolo. Ogni volta che il Papa parla, sono almeno tre gli uditorii che idealmente lo ascoltano, quello dei credenti cristiani e cristiano-cattolici in particolare, quello degli uomini di spirito religioso, qualunque sia la religione professata o addirittura senza una religione positiva, e infine quello degli atei. Come è possibile che esistenze così diverse siano toccate da una parola apparentemente destinata a risuonare solo in una Chiesa e nella coscienza dei suoi fedeli? Tentiamo qualche risposta. La fede come assenso ad una chiamata. Anche gli atei consapevoli sono talora in attesa di un segno, di un incontro, di una voce. Da uomini di grande dignità intellettuale e morale si sentono echi di unattenzione, se non di una ricerca per un evento che muti il senso della propria vita. La conversione non è una meta solo per uomini pii. Davide ordina lassassinio del marito di Betsabea, di cui si è impadronito. Maria Maddalena è stata una peccatrice, Francesco ha dissipato venticinque anni in peccati giovanili, San Paolo era un persecutore dei cristiani. La conversione è un lampo che illumina la notte da cui ogni vita è oscurata e dona il conforto della misericordia di Dio. Gli uomini religiosi sanno, al di là di ogni credenza, che senza quella misericordia, la storia del mondo sarebbe offuscata e soffocata dalle innumerevoli malvagità degli uomini. La conversione ci inchioda alla nostra nuda identità, senza le menzogne dellopinione pubblica, del potere, delle maschere che usiamo per ingannare gli altri e noi stessi. E un momento di verità, insieme crudele e consolatore. Tu sei quelluomo, le parole del profeta Nathan a David, sono la rivelazione della grandezza e miseria umana. Anche i fedeli hanno bisogno di conversione, perché di peccati è contesta la loro vita, perché di errori talora la loro fede. E nei rapporti tra credenti in diverse religioni la conversione induce al rispetto per i diversi modi scelti da Dio per incontrare e salvare gli uomini. Ogni intolleranza, ogni fanatismo, ogni ripugnanza verso il prossimo segnala lassenza di una conversione in cui è chiamata in causa la misericordia. Benedetto XVI ricorda come Francesco arrivò a baciare i lebbrosi, segno di una misericordia ben più alta che non una conversione sociale alla filantropia. Ma soprattutto recupera linsegnamento francescano del vivere la povertà tra i poveri, in quello spirito del Vangelo della sequela di Cristo nostra pace.
Ad Assisi nel 1986, Giovanni Paolo II riunì i rappresentanti di tutte le confessioni cristiane e religioni mondiali per un incontro di preghiera per la pace. Non si tratta soltanto di rifiutare la religione come pretesto per la violenza, il terrorismo, la guerra. Oggi occorre costruire la pace internazionale anche con gli strumenti di cui dispongono gli Stati e la Comunità degli Stati. Nella recita dellAngelus, il Papa ha enunciato il suo dovere di lanciare un appello per la cessazione di tutti i conflitti armati nel mondo, e in particolare di quelli in corso in Palestina, in Iraq, nel Libano, nellintero Medio Oriente. Perché un discorso religioso si fa politico? Tutti quelli che vorrebbero la religione estraniata dalla politica, dimenticano che luomo è un animale politico, che la sua vita si svolte in quella polis che oggi sono gli Stati e la Comunità internazionale degli Stati, e che nelle coscienze umane risuonano più interrogativi religiosi che comandi politici. Quale leader politico o Capo di Stato e di governo potrebbe parlare di pace come ha parlato da Assisi ancora una volta il Papa cattolico? Gli Stati e le religioni è bene che siano nettamente distinti nelle loro finalità e missioni. La loro reciproca identificazione sarebbe causa di disordine allinterno di ogni società e nelle relazioni tra i popoli. Ma come non riconoscere che proprio il Cristianesimo ha distinto Cesare da Dio? E che Dio può amare di misericordia tutti gli uomini e Cesare no?

Il Messaggero, 18 giugno 2007


Visita del Pontefice nella cittadina umbra: lancio un pressante e accorato appello affinché cessino i conflitti armati in Medio Oriente

Il Papa ad Assisi: basta sangue in Terra Santa

«La religione non sia pretesto per la violenza». Appello ai giovani: no al vagare fatuo in Internet e discoteche

FRANCA GIANSOLDATI dal nostro inviato

ASSISI - Geme il cuore di Papa Ratzinger: Iraq, Libano, Palestina, l'intero Medio Oriente e poi l'Afghanistan. Mentre ad Assisi invocava pace, pace, pace a Kabul l'ennesimo kamikaze uccideva 35 persone firmando uno dei più gravi attentati degli ultimi tempi. Villaggio globale in cui coabitano disegni di morte e vento di speranza. Nella cittadella umbra, simbolo del pacifismo mondiale, il pensiero di Benedetto XVI è volato d'obbligo laddove non si «ascoltano più le ragioni dell'altro», dove il fragore delle armi soverchia ogni altro rumore, dove la violenza nel nome di Dio penetra la quotidianità della gente inerme. «Considero mio dovere lanciare da qui un pressante e accorato appello affinché cessino tutti i conflitti armati che insanguinano la terra, tacciano le armi e dovunque l'odio ceda all'amore, l'offesa al perdono e la discordia all'unione». Serve un surplus di sforzi da parte della comunità internazionale, cè bisogno, insiste il Papa, di un «dialogo responsabile e sincero» tra le parti coinvolte. Che san Francesco, dunque, illumini «chi ha responsabilità» del destino altrui. «Le popolazioni di quei Paesi conoscono ormai da troppo tempo gli orrori dei combattimenti, del terrorismo, della cieca violenza, l'illusione che la forza possa risolvere i conflitti» ha detto il pontefice. La piazza inferiore della basilica sulla quale è stato montato un palco scenografico con la croce Tau, simbolo della spiritualità francescana, è gremita di fedeli che ascoltano in silenzio. Medita assorto anche il premier Romano Prodi seduto in prima fila accanto alla moglie Flavia. Papa Ratzinger ad Assisi calca le orme di San Francesco, campione del dialogo, convertitosi 750 anni fa all'amore di Cristo. E una trasferta di appena dieci ore per riprendere il filo della trama intessuta dal suo predecessore, inventore profetico di quello spirito che ha gettato ponti tra l'Islam e il Cristianesimo e che, in buona sostanza, ha arginato il rischio di uno scontro tra civiltà. «Lo spirito di Assisi si oppone allo spirito di violenza, all'abuso della religione come pretesto» per giustificare il terrorismo. In un passaggio dellomelia si enfatizza il bisogno di coltivare il dialogo inter-religioso. Nel suo approccio con l'Islam Papa Ratzinger sembra procedere per gradi svelando, cammin facendo, la sua personale capacità ad accentuare un tono piuttosto che un altro per correggere un po la rotta iniziale. Dialogo sì ma sempre nella verità cristiana, ha ripetuto, evitando, dunque, sincretismi e confusioni. «Non potrebbe essere un atteggiamento evangelico, né francescano, il non riuscire a coniugare l'accoglienza e il dialogo e il rispetto per tutti con la certezza di fede che ogni cristiano, al pari del Santo di Assisi, è tenuto a coltivare, annunciando Cristo come via, verità e vita dell'uomo, unico Salvatore del mondo». La parola conversione affiora più e più volte sulle labbra di Benedetto XVI nel corso della giornata; durante la messa, nelle visite alla chiesa di santa Chiara, a san Damiano, alla Porziuncola, nellincontro coi giovani. A loro ha riservato il discorso più vibrante. Si è raccomandato di andare sempre allessenza delle cose, di non lasciarsi trascinare dalleffimero modaiolo, dalle droghe, dallapparire, da una arida cultura internettiana incapace di offrire risposte esistenziali. «Noi rischiamo di passare una vita intera assordati da voci fragorose ma vuote» incapaci di «ascoltare la voce» di Dio. «Non accontentatevi», dunque, dei frammenti di verità. Lesempio da imitare - «e non abbiate paura» - è quello di Francesco, ricco scapigliato un po play boy convertitosi a 25 anni. Papa Ratzinger chiede però di non cadere nel solito errore che tende a ridurre la portata della sua figura: più che un pacifista, un ambientalista, un ecologista era un uomo «innamorato di Cristo».

Il Messaggero, 18 giugno 2007

Paparatzifan
00martedì 19 giugno 2007 19:41
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Bufera su Cofferati, salta la mostra blasfema

di Claudia B. Solimei

La Curia lha definita «una bestemmia abominevole» e oggi larcivescovo di Bologna Carlo Caffarra celebrerà al santuario della Madonna di San Luca una messa «di riparazione per gli oltraggi di cui è stata oggetto la Vergine Maria Madre di Dio». Non era mai successo prima. Così ieri mattina al sindaco di Bologna Sergio Cofferati, già qualche mese fa finito nel mirino della Chiesa per il presepe con Moana Pozzi e il finanziamento a un festival di cinema transessuale, non è rimasto che imporre la cancellazione della mostra-performance «La Madonna piange sperma» del gruppo antagonista gay, CarniScelte. Levento doveva essere ospitato il 29 giugno, per un giorno solo, nel Quartiere San Vitale, presieduto dal Verde Carmelo Adagio, di cui il centrodestra ora chiede le dimissioni. E con il patrocinio - ma senza contributi - di Comune di Bologna, Regione Emilia-Romagna e del ministero delle Politiche giovanili di Giovanna Melandri. «È uninaccettabile volgarità - ha detto Cofferati -, che offende credenti e non credenti. Va cancellata». Sulla concessione del patrocinio, il sindaco ha spiegato: «La cultura è efficace quando è rispettosa» e non scade «in volgarità, come purtroppo è capitato in questo caso. È evidente che ci sono dei filtri che non hanno funzionato. Non doveva capitare». La difesa degli enti patrocinatori, Quartiere e Comune in testa, è di non essersi accorti di quel titolo offensivo. Secondo i ragazzi di CarniScelte, però, gli organizzatori avevano già chiesto loro di modificarlo, proprio perché si sapeva avrebbe provocato dei guai. Unora dopo la presa di posizione di Cofferati, lannuncio dellavvenuta cancellazione: «Labbiamo dovuta censurare - ammette Francesca Rossi dellassociazione Jurta, vincitrice del bando pubblico per lestate del Quartiere -. Chiediamo scusa a tutte le persone che si sono sentite offese, ma titolo a parte non cera nulla di blasfemo».

Basta un giro su Internet per capire cosa sarebbe stato esposto: disegni pornografici in puro stile «queer», così si chiama la vena più trasgressiva del variopinto mondo dellantagonismo gay a cui si rifà CarniScelte, che ieri ha chiesto scusa rivendicando tuttavia la libertà di fare arte. La stessa mostra non è inedita: è stata appena ospitata a Roma nel fine settimana del Gay Pride, al Forte Prenestino. Una struttura occupata, però, non uno spazio istituzionale e patrocinato come sarebbe successo a Bologna.

Il caso ha superato i confini cittadini: «Spero che il sindaco Cofferati - ha dichiarato il coordinatore di Forza Italia Sandro Bondi - avverta il dovere di chiedere subito scusa alla città e alla comunità cattolica. E spero che ci sia ancora qualcuno a sinistra che abbia mantenuto il rispetto per i valori più profondi che uniscono il popolo italiano». «Lannullamento della mostra blasfema non toglie la gravissima responsabilità di chi liniziativa lha patrocinata - ha attaccato il capogruppo alla Camera dellUdc Luca Volontè -. Il ministro Melandri dimostri un po' di rispetto e rassegni le dimissioni». E subito la Melandri si è fatta sentire, spiegando che il suo ministero non era a conoscenza dei contenuti di quella manifestazione, ritirando il patrocinio. Alla messa che larcivescovo Caffarra celebrerà oggi a Bologna ha dato la sua adesione il leader dellUdc Pier Ferdinando Casini, devoto alla Madonna di San Luca, che ha sottolineato come liniziativa offenda tutta la città». E se i vari partiti, dalla Margherita ad An, hanno condannato la mostra blasfema, cè chi, in Rifondazione comunista, ha tentato una difesa impossibile: «Se la Chiesa, i cardinali, il Papa e i politici bigotti diventano così clericali da attraversare in ogni momento le nostre vite con divieti ed anatemi - ha affermato Lidia Menapace -, lanticlericalismo riparte alla grande. E capita che gli artisti prima di altri colgano queste ondate». Duro attacco invece dal leghista Roberto Calderoli che chiede dimissioni in blocco per Cofferati, Melandri e assessori regionali e comunali competenti con lallestimento di questa mostra: «Tutti coloro che si sono macchiati di una simile vergogna dimostrino dignità e coraggio e, dal ministro agli assessori, si dimettano. Io mi sono dimesso per una maglietta che nessuno ha visto, dove era ritratto Maometto sorridente su una nuvoletta. Ora qualcuno dovrebbe fare altrettanto».

Il Giornale, 19 giugno 2007


Fino a quando, noi, cattolici, dobbiamo sopportare ogni tipo d'insulto, di blasfemia, le offese alle nostre cose più sacre?

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Paparatzifan
00martedì 19 giugno 2007 19:45
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Il cardinale Caffarra chiama i fedeli alla preghiera di riparazione

UNA MESSA riparatrice. Sarà celebrata oggi pomeriggio alle 18.30 dal cardinale Carlo Caffarra nel santuario di San Luca. Il capolavoro politico della giornata arriva con una breve nota della Curia. «Riparazione per gli oltraggi di cui è stata recentemente oggetto la Vergine Madre di Dio», cè scritto. Poche parole, essenziali. Per invitare anche «sacerdoti, comunità parrocchiali, famiglie e filgi». Insomma il cardinale ha scelto di riportare in casa sua, in chiesa, una vicenda ormai finita nel tritacarne delle polemiche di partito.

MONSIGNOR Gabriele Cavina, vicario episcopale per il culto, chiarisce che liniziativa è stata pensata proprio da Caffarra. Cavina ha appena trovato lavviso sulla sua posta elettronica. «E una pratica non così rara  spiega . E il modo che la Chiesa ha di riparare agli atti sacrileghi. Capita, quando in un furto si offende lEucarestia, ad esempio gettandola a terra. Nello stesso modo si rimedia anche alle offese per le immagini sacre o per la Madonna». In città si sono verificati diversi episodi, ormai. Le scritte contro Bagnasco, il blitz di protesta al passaggio della processione di San Luca, le contestazioni davanti a San Pietro... «Mi chiede se tutti questi casi siano legati? Certamente dal clima di ostilità e scarso rispetto  risponde monsignor Cavina . Lo stesso scarso rispetto che si ha per i monumenti, quando simbrattano». Ma la Chiesa è sotto attacco? «Se parliamo della serata blasfema  replica  non credo che chi ha pensato quella frase abbia inteso offendere la Chiesa. Sarebbe troppo raffinato. Questa, casomai, è mancanza di intelligenza, un tentativo di sradicare i valori più solidi».

NON sono state invitate le autorità, alla Messa di oggi, la partecipazione è libera. «Mi aspetto comunque la presenza di amministratori  immagina il monsignore . Il sindaco? Non saprei. Soprattutto mi auguro che la comunicazione funzioni, che la gente sappia di questa Messa. Credo che in tanti faranno il possibile per essere presenti». Ma si vuol riparare anche ad altre offese, come il blitz della processione, ad esempio? «Sullo sfondo cè sicuramente anche quello  ammette Cavina . Sono convinto che certe azioni, come la serata blasfema, possano diventare un autogol per chi le ha immaginate. Il popolo è più intelligente di quanto non lo si creda. Anche laltra volta, dopo le contestazioni alla processione, tanta gente  gente che lavora, che fa della città un luogo civile  si è stretta attorno alla Madonna».

LIDEA di una cerimonia riparatrice era stata proposta da un nostro lettore. Antonio Penzo, in una mail inviata domenica pomeriggio, chiedeva «una pubblica processione di penitenza per le vie del Quartiere profanato».
ri. ba.

Quotidiano Nazionale (Bologna), 19 giugno 2007

Paparatzifan
00mercoledì 20 giugno 2007 22:07
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L´OMELIA

Il testo dell´omelia del cardinale Caffarra durante la "preghiera riparatoria"

"Un´ingiustizia commessa nei confronti della nostra città"

CARLO CAFFARRA

Questo è il testo dell´omelia pronunciata ieri dal cardinale a San Luca

«Conoscete & la grazia del Signore nostro Gesù Cristo: da ricco che era si è fatto povero per noi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà». Miei cari fedeli, le parole dell´apostolo narrano l´avvenimento della nostra salvezza come discesa di Dio nella condizione della nostra povertà ed elevazione dell´uomo alla condizione della divina ricchezza. È uno scambio mirabile che l´apostolo descrive: l´uomo ha dato al Signore la sua povertà e riceve in cambio la ricchezza dell´Essere divino. Ed il "punto" in cui è avvenuto questo incontro fra povertà umana e ricchezza divina è stato l´umanità del Verbo fattosi carne. In essa lo splendore divino si è velato e la gloria dell´uomo si è manifestata: nella luce del Volto divino l´uomo ha potuto vedere anche il suo volto.
Miei cari fedeli, ciò che stupisce e riempie di commozione, ciò che ha profondamente commosso ogni cuore umano, è che l´evento narrato dall´Apostolo è accaduto nel grembo di una donna. Il luogo del "mirabile scambio" è stato il corpo di Maria. È per questo che ella è chiamata Madre di Dio e lo è veramente; che ella è venerata come tempio vero del Signore, arca dell´alleanza, "dimora di Colui che non ha confini".
Miei cari fedeli, siamo venuti questa sera al santuario mariano  al nostro santuario  non principalmente per commuoverci di fronte alla bellezza della nostra Madre celeste, ma piuttosto portando nel cuore il peso di un insulto grave e pubblico fattole in questa città. Siamo venuti per chiedere perdono e per riparare una bestemmia che ha rivestito la particolare gravità dell´avvallo oggettivo [la responsabilità e le intenzioni le giudichi il Signore] anche di istituzioni pubbliche.
Ho parlato di "riparazione", e noi siamo qui per "riparare" un´offesa fatta alla Madre di Dio.
Per questo è un atto che richiede prima di tutto il riconoscimento dell´ingiustizia insita nel gesto che vogliamo riparare.
È stata un´ingiustizia commessa nei confronti della Madre di Dio, e quindi nei confronti di ogni credente, poiché la maternità di Maria si estende ad ogni discepolo del Signore: ogni insulto fatto alla Madre è fatto al figlio.
Ma è stata anche un´ingiustizia commessa nei confronti della nostra città. Fino a quando si continuerà a degradarne la bellezza? fino a quando si continuerà a sfregiarne la grandezza? fino a quanto si continuerà ad umiliarne l´onore? Il nostro trovarci nel luogo più caro ai fedeli bolognesi in un´occasione tanto triste, risvegli in tutti ed in ciascuno quell´energia morale che nei momenti di maggior travaglio della sua storia ha fatto grande la nostra città.
In questo vespro di così suggestiva intimità dei figli colla Madre, non posso non elevare la mia voce perché nessuno più eviti di porre alla propria coscienza grandi domande: quale città vogliamo lasciare in eredità alle giovani generazioni? quale immagine di uomo vogliamo lasciare come loro ideale? quale misura di libertà vogliamo loro trasmettere? Riparare significa anche riedificare: su quali fondamenta? si può forse edificare sul nulla?
Miei cari fedeli, facciamo nostra la preghiera del Salmo: Signore, libera i prigionieri; Signore ridona la vista ai ciechi; Signore, rialza chi è caduto.

Repubblica (Bologna), 20 giugno 2007


Paparatzifan
00mercoledì 20 giugno 2007 22:08
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Durissima omelia durante la "preghiera riparatoria" per la mostra scandalo. La procura apre un fascicolo per vilipendio

L´anatema del cardinale Caffarra

"Una bestemmia avallata dalle istituzioni pubbliche"


Monsignor Vecchi: nelle istituzioni ci sono troppi cattolici timidi
Più di mille fedeli nella basilica di San Luca In prima fila i politici

JENNER MELETTI

«UNA bestemmia avallata dalle istituzioni». Il cardinale Carlo Caffarra rilancia l´accusa della Chiesa nei confronti di chi ha permesso il patrocinio del quartiere San Vitale a una mostra dal titolo blasfemo «La Madonna piange sperma». Una mostra per la quale la Procura della Repubblica ha aperto un´inchiesta dopo la denuncia presentata dal deputato di Forza Italia Fabio Garagnani. Davanti a una folla di fedeli alla «preghiera riparatoria» nella basilica di San Luca, l´arcivescovo di Bologna punta il dito contro l´ingiustizia commessa nei confronti di ogni credente, ancor più grave perché avallata da un´istituzione pubblica» e davanti all´immagine sacra della Madonna di San Luca conclude così: «La madre di Dio, sono certo, ha gradito questo gesto di affettuosa riparazione».
C´è anche una strana processione, alla fine della preghiera di riparazione. Davanti ci sono tutti e 25 i preti che hanno concelebrato la Messa, poi il vescovo Ernesto Vecchi, il cardinale Carlo Caffarra. Attraversano metà del santuario della Madonna di San Luca poi entrano in sagrestia. La cosa strana è che la processione viene chiusa dai politici. Quelli di opposizione, come Fabio Garagnani, Ubaldo Salomoni, Maria Cristina Marri e l´anziano dc Giovanni Bersani. E quelli di maggioranza: Giuseppe Paruolo, l´assessore delegato dal sindaco e dagli altri assessori a rappresentare il dolore della città per l´offesa alla Madonna. Stanno tutti in sagrestia per una decina di minuti. Da lontano si vede l´assessore che parla con il cardinale. Cosa vi siete detti? «Ho raccontato al cardinale che io sarei venuto comunque qui, oggi, proprio come cattolico. Ma sono qui anche per esprimere la vicinanza del Comune alla comunità cristiana. Ho detto a sua eminenza che faremo di tutto perché un fatto simile non possa avvenire ancora. Siamo umiliati da questa offesa, noi, come cittadini di Bologna».
E il cardinale cosa ha risposto? «Fate un po´ voi, ci ha detto. Insomma, ha fatto un discorso più articolato, ma il senso è questo. Io gli ho spiegato che tutta la città è avvilita per questa bestemmia. Infangare il nome di Maria non sta da nessuna parte. Si può discutere di tutto, ma un´offesa come questa non fa parte di un dibattito politico. Non deve esserci e basta».
Non è frequente vedere una folla che applaude in un santuario. Succede alla fine, quando il cardinale Caffara, emozionato, benedice i fedeli. «Siete arrivati numerosi. Questo è il volto vero di Bologna. Ecco, l´avete manifestato voi, il volto vero della città». Sono quasi mille, dentro la chiesa. Altri duecento sono fuori. Scatta l´applauso, lungo, intenso, e il cardinale se lo gode tutto. Solo quando i battimani si fermano aggiunge: «Scenda abbondante da questo colle la benedizione sulla città, sulle famiglie, sulle nuove generazioni&Sono certo che la Madre di Dio ha gradito questo affettuoso atto di riparazione che siamo venuti ad offrirle qui, nella sua casa».
Ma sull´altare, durante l´omelia, il cardinale non ha risparmiato nessuna critica a chi ha permesso («La responsabilità e le intenzioni le giudichi il Signore») l´offesa alla Madonna. «Vogliamo riparare una bestemmia - ha scandito - che ha rivestito la particolare gravità dell´avallo oggettivo anche di istituzioni pubbliche». Ecco perché, alla fine, all´assessore in sagrestia dirà soltanto: «Fate un po´ voi». La Chiesa - questo il senso - non accetterà altri insulti. Voi che avete il potere politico dovete attrezzarvi per evitare altre bestemmie. Le parole e le promesse non bastano più.
Ha anche rischiato, la Chiesa bolognese. Non è facile chiamare i fedeli in un giorno già estivo in un luogo remoto come il colle della Guardia. Ma ci sono i giovani di Cielle, le suore delle case di cura, tanti fedeli arrivati dalle parrocchie. Quasi tutti in auto, c´è anche un piccolo ingorgo. Paolo Giuliani, della Margherita, sale invece a piedi, per esprimere una penitenza vera. Col fiato corto, dice che il centro sinistra in questa vicenda è apparso troppo timido, che qualche dimissione, per esempio quella del presidente del quartiere San Vitale, sarebbe stata utile. E ha anche una bella soddisfazione. A lui, che aveva parlato di «cattolici troppo timidi», risponde monsignor Ernesto Vecchi e gli dà ragione. «Io rilevo - dice il vescovo vicario - che le risposte partono sempre da noi, dalla Chiesa». «Il cattolico vero non dovrebbe avere paura ad esprimere se stesso. E´ un portatore di differenze che sono un vantaggio anche nelle istituzioni». La mostra blasfema riapre una vecchia ferita. «So che gli organizzatori di questa oscenità avrebbero voluto mettere in risalto una mia frase: "La violenza è frutto della trasgressione" che sarebbe stata pronunciata da me dopo l´aggressione a due ragazzi gay. Io quella frase non l´ho mai pronunciata. Vorrei chiedere di correggere il tiro, finalmente».
Monsignore sembra però soddisfatto della reazione della città «Stavolta il Palazzo ha reagito molto bene. E´ vero, come avete scritto voi, che c´è stato qualche silenzio. Ma forse dipende da fatti contingenti: partorire il partito democratico non è facile». E anche la Margherita riceve il benservito.
Ecco, la Messa comincia. In prima fila i cinque politici che andranno poi in processione in sagrestia. Per parlare, per spiegare. Forse pensano che il cardinale abbia bisogno dei loro consigli.

Repubblica (Bologna), 20 giugno 2007


Paparatzifan
00venerdì 22 giugno 2007 23:10
Dal blog di Lella...

MINACCE ALLA FEDE

Il Papa: ora di martirio per i cristiani dell'Iraq

Benedetto XVI rilancia il suo drammatico appello: desidero bussare nuovamente al cuore di Dio, Creatore e Padre, per chiedere con immensa fiducia il dono della pace

Di Giorgio Bernardelli

È un'ora di «autentico martirio» quella che stanno vivendo i cristiani in Iraq. E il loro dramma si collega a quello di altre aree del Medio Oriente dove «la pace, tanto implorata e attesa, è purtroppo ancora largamente offesa». È tornato a scuotere con parole forti la coscienza del mondo, il Papa ieri, su quanto sta succedendo a Baghdad: «Busso al cuore di coloro che hanno specifiche responsabilità» perché si adoperino per curare «la malattia mortale della discriminazione religiosa e culturale», ha detto. L'occasione per questo nuovo appello è giunta da due diversi incontri svoltisi ieri in Vaticano: prima Benedetto XVI ha ricevuto in udienza il patriarca Mar Dinkha IV, della Chiesa Assira d'Oriente che conta numerosi fedeli iracheni; poi ha tenuto un discorso ai partecipanti all'assemblea della Roaco, l'organismo di solidarietà legato alla Congregazione per le Chiese Orientali che sostiene l'opera di tante comunità cristiane in quest'area del mondo.
«Agli inizi della Chiesa - ha ricordato il Pontefice durante l'incontro ecumenico con Mar Dinkha IV - i cristiani d'Oriente hanno dato un grande contributo alla diffusione del Vangelo. Oggi, invece, tragicamente soffrono sia materialmente, sia spiritualmente. In particolare in Iraq, la madre patria di così tanti fedeli assiri - ha aggiunto -, le famiglie e le comunità cristiane avvertono la pressione dell'insicurezza e dell'aggressione e un senso di abbandono. Molti di loro non vedono altra possibilità che quella di lasciare il proprio Paese e cercare un nuovo futuro altrove. Queste difficoltà - ha detto ancora Benedetto XVI - sono per me fonte di grande preoccupazione e voglio qui esprimere la mia solidarietà verso i pastori e i fedeli delle comunità cristiane che rimangono là, spesso al prezzo di eroici sacrifici». Il Papa ha inoltre invitato a vivere in Iraq con particolare forza l'ecumenismo. «In queste aree tribolate i fedeli, cattolici e assiri, sono chiamati a operare insieme - ha spiegato -. Spero e p rego che si trovino strade ancora più efficaci per aiutarsi e assistersi l'un l'altro per il bene di tutti».
Toni molto simili sono ritornati subito dopo, nell'incontro con la Roaco. In prima fila c'era il patriarca caldeo Emmanuel III Delly, che l'altro giorno in assemblea aveva fatto risuonare il grido di dolore dei cristiani di Baghdad. Rivolgendosi proprio a lui il Papa ha rinnovato il cordoglio «per la barbara uccisione di un inerme sacerdote e di tre suddiaconi avvenuta il 3 giugno scorso in Iraq. La Chiesa intera - ha aggiunto - accompagna con affetto e ammirazione tutti i suoi figli e le sue figlie e li sostiene in quest'ora di autentico martirio per il nome di Cristo». Ma l'abbraccio del Pontefice si è poi subito allargato anche «al rappresentante pontificio e ai pastori provenienti da Israele e dalla Palestina, perché lo partecipino ai propri fedeli a rafforzamento della loro provata speranza».
È tutta l'area del Medio Oriente, infatti, a essere fonte di pena e preoccupazione per i cristiani. «La pace, tanto implorata e attesa, è purtroppo ancora largamente offesa - ha spiegato Benedetto XVI -. È offesa nel cuore dei singoli, e ciò compromette le relazioni interpersonali e comunitarie. La debolezza della pace - ha annotato ancora il Papa - si acuisce ulteriormente a motivo di ingiustizie antiche e nuove. Così essa si spegne, lasciando spazio alla violenza, che spesso degenera in guerra più o meno dichiarata fino a costituire, come ai nostri giorni, un assillante problema internazionale».
Una situazione drammatica che chiede più che mai passi concreti. «Insieme a ciascuno di voi, sentendomi in comunione con tutte le Chiese e comunità cristiane, ma anche con coloro che venerano il nome di Dio e lo cercano in sincerità di coscienza, e a tutti gli uomini di buona volontà - ha concluso il Papa - desidero bussare nuovamente al cuore di Dio, Creatore e Padre, per chiedere con immensa fiducia il dono della pace. Busso al cuore di coloro che hanno specifiche r esponsabilità perché aderiscano al grave dovere di garantire la pace a tutti, indistintamente, liberandola dalla malattia mortale della discriminazione religiosa, culturale, storica o geografica».

© Copyright Avvenire, 22 giugno 2007


Benedetto XVI si fa avvocato dei cristiani dell'Iraq

Voce sempre più veemente. Dal Vaticano appello ai governi

Elio Maraone

A pochi giorni da quello di Assisi («Cessino i conflitti, tacciano le armi...»), nuovo, accorato appello ieri del Papa per il Medio Oriente, per la pace che, ricorda, «tanto implorata e attesa, è purtroppo ancora largamente offesa».
Nellabbracciare i rappresentanti di quelle terre ribollenti, convenuti in Vaticano per la riunione delle opere per laiuto alle Chiese orientali, Benedetto XVI ha per tutti sguardi e parole consolatrici; ma unattenzione speciale riserva allIraq. E infatti, dopo aver «assicurato ancora una volta» che lintera regione è presente «con urgenza e costanza.... nella preghiera e nellazione della Sede apostolica e di tutta la Chiesa», il Papa si rivolge «con affetto e ammirazione» alla comunità cristiana in Iraq, che sta attraversando «unora di autentico martirio per il nome di Cristo». Martirio tremendo  nel quadro di un tentato «genocidio» (per usare una recente espressione della Chiesa caldea)  vero martirio di sangue: per esempio quello, il 3 giugno a Mosul, di padre Ganni e di tre suddiaconi, evocato ieri dal Papa con commozione.
La persecuzione dei cristiani nelle antiche terre della prima diffusione della fede è vasta e crescente, come ricorda tra gli altri monsignor Louis Sako. «Lattuale governo iracheno  ha denunciato ieri larcivescovo di Kirkuk  non riesce a garantire la sicurezza e ad applicare la legge. Non esistono milizie cristiane per difendersi. Un cristiano è vulnerabile per eccellenza».
Ormai in diverse parti del mondo (in pratica ovunque è presente il fondamentalismo islamico), ma specialmente in Medio Oriente, i fedeli sono oppressi, umiliati, talvolta uccisi, spinti allabiura, sempre più costretti, come da tempo accade in Palestina, a emigrare. Molti di loro, annota Benedetto XVI, «non vedono altra possibilità se non quella di... cercare una nuova vita allestero». Il Papa esprime «solidarietà ai pastori e ai fedeli delle comunità cristiane che rimangono in quei luoghi, spesso a prezzo di eroici sacrifici», ma non si limita a questo. Egli infatti addita, sullo sfondo della persecuzione contro i cristiani in atto, la tragedia della pace compromessa o messa grandemente a rischio, la pace che viene «offesa nel cuore dei singoli», la pace che «si spegne lasciando spazio alla violenza», la violenza che «spesso degenera in guerra... fino a costituire, come ai nostri giorni, un assillante problema internazionale».
Il problema supera dunque i confini locali e, congiuntamente a quello della persecuzione religiosa, deve essere avviato a soluzione da tutti i Paesi, perché in ogni uomo variamente ferito è lumanità intera che viene ferita. Ecco quindi che Benedetto XVI «bussa al cuore di Dio creatore e padre, per chiedere con immensa fiducia il dono della pace». Ma «bussa» anche, immediatamente dopo, «al cuore di coloro che hanno specifiche responsabilità perché aderiscano al grave dovere di garantire pace per tutti, indistintamente, liberandola dalla malattia mortale della discriminazione religiosa, culturale, storica, geografica».
Linvito allopera pacificatrice è rivolto a tutti, ma tra i primi ad essere interpellati sono ebrei e musulmani: il Papa «bussa al cuore di Dio» sentendosi «in comunione con tutte le Chiese e comunità cristiane, ma anche con coloro che venerano il nome di Dio, creatore e Padre». Ritorna, come uneco profonda, incancellabile, attualissima, la lezione di San Francesco, appena rilanciata dal Papa ad Assisi: per essere pienamente «uomini per gli altri» occorre essere «uomini di Dio».

© Copyright Avvenire, 22 giugno 2007

Paparatzifan
00sabato 23 giugno 2007 19:39
Dal blog di Lella...

Messori e i cattolici sotto assedio «È lunica fede che viene oltraggiata»

di Andrea Tornielli

Alla Biennale di Venezia sta per andare in scena uno spettacolo («Messiah Game») dove lultima cena si trasforma in orgia e Gesù crocifisso è rappresentato come un masochista. A Bologna era in programmazione uniniziativa culturale intitolata «La Madonna piange sperma», mentre è di ieri la notizia della mostra «Recombinant women» che sempre nel capoluogo felsineo presenta i dieci comandamenti rivisitati in chiave omosessuale. Il cristianesimo sembra essere rimasta lunica fede che può essere irrisa e oltraggiata. È giusto reagire e come farlo? Il Giornale lha chiesto a Vittorio Messori, scrittore e autore di best-seller, che trentun anni fa ha dato inizio alla nuova apologetica cattolica.

Messori, che cosa sta accadendo?

«Cè unevidente tendenza a scavalcare gli ultimi secoli di storia cristiana, a chiudere una parentesi durata duemila anni. In fondo, che cosè lambientalismo o la teorizzazione della liberazione sessuale se non un ritorno al paganesimo?».

Il cristianesimo è oggi lultima religione che può essere oltraggiata...

«Ne farei motivo di onore per i cristiani che non reagiscono come certi musulmani e non lanciano fatwa contro gli infedeli chiedendo la loro morte fisica. E non reagiscono nemmeno come certi ambienti ebraici, i quali ti isolano cercando di provocare la tua morte morale. Vorrei aggiungere che più che i cristiani, sono i cattolici ad essere attaccati: ciò significa che la Chiesa è un bersaglio ritenuto importante».

È nata nei mesi scorsi in Italia la Cadl, «Catholic Anti Defamation League», oggi in prima linea contro questi spettacoli blasfemi. Non era una sua vecchia idea?

«Sì, e ho visto che ciò viene riconosciuto nel loro sito. Per me è stata una sorpresa. Certo, avrei preferito un nome italiano, meno succubo di certo americanismo che fa chiamare anche la festa della famiglia Family day. Bastava chiamarla Lega anticalunnia...».

Apprezza dunque questa battaglia?

«Nella società dellapparire ci vuole la giusta strategia. Non cè niente di meglio, per chi fa queste provocazioni, che essere attaccati. Chi mette in scena unultima cena blasfema, lultimo arrivato che sinventa la Madonna che piange sperma, spera proprio in una reazione indignata. Ci siamo dimenticati la fortuna che ha fatto fare al film di Mel Gibson la guerra preventiva mossagli dagli ambienti ebraici americani?».

Mi scusi, ma allora non bisogna reagire?

«Ho sempre creduto che fosse necessario far nascere una Lega anticalunnia cattolica per ribattere alle tante bugie sul cattolicesimo che quotidianamente vengono propalate sui media».

Faccia un esempio.

«Se un importante esponente del mondo ebraico dice che prima di fare la razzia degli israeliti nel ghetto di Roma, il 16 ottobre 1943, lambasciatore tedesco è andato a informare il Pio XII ottenendone il tacito assenso, questa è una falsità. E va subito smentita, ricordando allinteressato che Papa Pacelli era alloscuro della razzia e appena fu avvertito convocò lambasciatore per protestare chiedendo di interromperla immediatamente. Chi afferma quelle bugie dovrebbe iscriversi a un corso di storia per corrispondenza. Ecco ciò che spaventa: la smentita fredda, puntuale, precisa e immediata. Cè, invece, un modo di indignarsi che finisce per fare il gioco di chi provoca dandogli importanza. Credo che buona parte dellintellighenzia laica rimpianga lIndice dei libri proibiti e farebbe di tutto per esservi iscritta».

Allora qual è, a suo avviso, la reazione adeguata?

«Rimanere sul piano dei fatti, ribadire la nostra tolleranza, essere consapevoli che se ti attaccano è perché in fondo ti considerano rilevante, evitare ogni indignazione moralistica, vittimismo e invettive del tipo non cè più religione!, essere magnanimi. Soprattutto ricordare che il cristianesimo è sopravvissuto per venti secoli a tutte le bufere: Dio non ha bisogno che noi lo difendiamo, sa difendersi da solo e noi siamo servi inutili. La saldezza della fede si vede anche dalla serenità con cui si incassano questi colpi».

La trovo piuttosto remissivo...

«Gesù ha detto che saranno beati coloro che vengono perseguitati nel suo nome. Dobbiamo abituarci alla fine della cristianità come labbiamo conosciuta per secoli, dobbiamo considerare provvidenziale ciò che ci sta accadendo e tornare ad essere lievito nella pasta, sale che dà sapore. Considero un disegno della Provvidenza anche larrivo di tanti musulmani tra di noi, perché anche certi atei stanno scoprendo la grande differenza che esiste tra il Corano e il Vangelo».

© Copyright Il Giornale, 23 giugno 2007


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