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Sihaya.b16247
00mercoledì 22 giugno 2005 01:38
Re: Documento PDF
Ah però!!! [SM=g27828] [SM=g27836]


Scritto da: Ratzigirl 17/06/2005 3.24

FOTO MAI VISTA!!! + DOCUMENTO (tedesco)
CLICCATE QUA!!

[Modificato da Ratzigirl 17/06/2005 3.39]


Ratzigirl
00mercoledì 22 giugno 2005 01:45
Eheheheh
hai visto che roba?ehhhhhhh[SM=g27836] [SM=g27836] [SM=g27816] [SM=g27836] [SM=g27835] [SM=g27836] [SM=g27836] [SM=g27835] [SM=g27835]
Sihaya.b16247
00mercoledì 22 giugno 2005 01:48
Salve!
Ecco una serie di articoli tratti dagli archivi di "Repubblica". Peccato, neinte foto...Ma vi assicuro che non c'erano neanche sul quotidiano in edicola.
Proverò ad inserirli in ordine cronologico

1985
la Repubblica - Sabato, 12 gennaio 1985 - pagina 7
"Satana è una realtà", dice il Prefetto, "e nel mondo crescono i riti in suo onore"
LA CHIESA HA UN NUOVO CARABINIERE

"Non si possono accettare questi giudizi", dicono molti autorevoli intellettuali cattolici, "che contribuiscono a diabolizzare il mondo nella cultura moderna ci sono molti aspetti positivi"

IL MARCHIO di Satana è sul mondo sulla cultura, sulla società, sulle religioni non cristiane. Lo ha affermato Ratzinger "Satana è una realtà potente", perfino "crescono nel mondo i culti satanici". I teologi e gli uomini cattolici di cultura che abbiamo incontrato hanno letto queste affermazioni del prefetto del Sant' Uffizio. Tutti sono rimasti sorpresi, qualcuno indispettito. "Dire diavolo è cosa molto delicata. Significa personalizzare il male", commenta Dominique-Marie Chenu, il novantenne teologo parigino, "Sempre nella Chiesa c' è stato il pericolo del manicheismo c' è il principio buono, Dio, e l' altro cattivo, il diavolo, in lotta tra di loro. Questa è una visione che non posso accettare. Non voglio negare l' esistenza del diavolo, ma non voglio dargli uno spessore troppo grande. La cultura moderna è diabolica? E quella di Aristotele era diabolica? Eppure è entrata nel pensiero di san Tommaso. Non mi piacciono questi manicheismi". "Io credo che sia il diavolo stesso che si sforza di far credere che egli è dappertutto e che è potente", osserva Paul Valadier, gesuita, direttore di "Etudes", "è proprio questa la tentazione diabolica voler far credere che tutto ha il marchio del male. Bisogna resistere a questa tentazione". Anche i cardinali soccombono a queste tentazioni del diavolo? "Sicuramente. Non ci si può lasciare andare a questi giudizi che contribuiscono a diabolizzare il mondo. Ecco, è proprio in questo modo che si diabolizza il mondo. Il grande fascino del diavolo è di farci credere che egli ci tiene pienamente nelle sue mani. Il solo onnipotente è Dio, non il diavolo. Il diavolo è un' ombra tentatrice, che spaventa, ma dando questi giudizi non si fa altro che dar credito a Satana". "Mi chiedo qual è il motivo nascosto di queste prese di posizione", dice Michel Demaison, direttore di "Lumière et vie", di Lione, "c' è la società del consumismo all' Ovest e quella dell' oppressione all' Est due aberrazioni della civiltà e dell' umanità, che mostrano qualcosa di diabolico. Ma non tutto è consumismo nella cultura dell' Occidente, e non tutto è oppressione all' Est. Queste semplificazioni non sono culturali". "Io credo che non sia il mondo che è diverso, o la cultura, ma è diverso il modo con cui qualcuno nella Chiesa si avvicina al mondo, oggi", afferma Garcia Perez, coordinatore del centro culturale "Loyola" di Madrid, "Il mondo non è peggiore di vent' anni fa. Può darsi che il Concilio sia stato fin troppo ottimista, scoprendo nel mondo più le cose buone che quelle cattive, le quali tuttavia esistevano. Ma ora nella Chiesa che avviene? Ricordo che Rahner parlava dell' epoca presente come di una "stagione invernale". diceva invernale, non infernale, poichè in alcuni si è accentuato il sospetto, è accresciuto il timore di fronte al mondo. Bene, ma Ratzinger può pensare che oggi il mondo sia peggiore di venti anni fa?". "Non condivido questo pessimismo", dichiara anche Wolfgang Seibel, di Monaco, "nella cultura moderna ci sono molti aspetti positivi. Certo, assistiamo a un grande distacco della cultura dalla Chiesa, ma bisognerebbe porsi la domanda se la colpa è soltanto dall' altra parte. Penso che anche la Chiesa deve chiedersi quali sono le ragioni che determinano situazioni di questo genere". "Qui, Ratzinger", afferma Alfio Filippi, direttore della rivista "Il regno", di Bologna, "gioca sull' equivoco di considerare come un prodotto autonomo la cultura laica occidentale moderna, mentre bisogna pensare che essa è anche figlia della Chiesa, è figlia del cristianesimo. La società tedesca, che il cardinale conosce bene, così materialista a livello operativo, così consumista, che al benessere ha sacrificato tutto, è figlia del cristianesimo, è il prodotto logico di una certa impostazione della civiltà cristiana. E quindi anche un problema interno della stessa Chiesa. Identificare come estranea, anzi come nemica, questa società, questa cultura, è soltanto un' operazione di comodo". E le religioni non cristiane, che evocano anch' esse il diavolo nella mente e nelle parole di Ratzinger? "Noi", dice Pierre Delooz, del centro "Pro mundi vita", di Bruxelles, "abbiamo avuto recentemente a Lovanio un simposio con rappresentanti di religioni non cristiane. Abbiamo invitato ebrei, musulmani, indù. Non ci siamo affatto accorti di parlare con dei rappresentanti del diavolo. Nè se n' è accorto il vescovo Jean Jadot, presidente del Segretariato vaticano per i non cristiani, che era presente e che ha parlato con molta chiarezza, difendendo la propria identità, ma apprezzando anche l' originalità degli altri. Non vedo il pericolo di confusionismo, di sottomissione alle vedute altrui. In questi incontri c' è, invece, una migliore conoscenza e un migliore rispetto reciproco. E' una maniera di essere uomini che è più ricca di quella di eliminare l' altro o di ignorarlo". "Se gli altri sono il diavolo", osserva infine Filippi, "non so che cosa ci stanno a fare i Segretariati per i non credenti e per i non cristiani. Tanto valeva, allora, mettere in piedi un ufficio di maledizioni e di esorcismi".
Sihaya.b16247
00mercoledì 22 giugno 2005 01:56
Re:
Voci di dissenso...Per forza, si tratta di Kung!
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la Repubblica - Sabato, 12 gennaio 1985 - pagina 7
di DOMENICO DEL RIO

CONCILIO VATICANO II VENTI ANNI DOPO/4 I teologi giudicano l' attuale responsabile della Congregazione per la dottrina della fede
QUEL DIAVOLO DI RATZINGER...

"Grande inquisitore profeta di sventure"

"RATZINGER è un profeta di sventura, uno di quelli biasimati da papa Giovanni nel discorso di apertura del Concilio". A dare un giudizio così secco è Hans Kung, il teologo "biasimato" a sua volta dal Sant' Uffizio, che, al contrario di Boff e di Schillebeeckx, si è sempre rifiutato di venire a Roma a farsi interrogare e giudicare. Mandava a dire che non aveva tempo. Ma che cosa diceva papa Giovanni in quel suo famoso discorso di apertura? Era l' 11 ottobre 1962, e nella basilica vaticana splendente di luci, Roncalli parlava con la quella voce cantilenante. "Nell' esercizio quotidiano del nostro ministero pastorale", diceva, "ci feriscono talora l' orecchio suggestioni di persone, pur ardenti di zelo, ma non fornite di senso sovrabbondante di discrezione e di misura. Nei tempi moderni essi non vedono che prevaricazione e rovina; vanno dicendo che la nostra età, in confronto con quelle passate, è andata peggiorando; e si comportano come se nulla avessero imparato dalla storia, che pure è maestra di vita. A noi sembra di dover dissentire da cotesti profeti di sventura, che annunciano eventi sempre infausti, quasi che incombesse la fine del mondo". Quel giorno, a sentire quella descrizione di profeti di sventura, tutti pensarono al cardinale Ottaviani, che allora reggeva il Sant' Uffizio e definiva se stesso "il carabiniere della Chiesa". Ora, parlando di Ratzinger, il paragone con Ottaviani viene spontaneo a qualcuno. Dice Giuseppe Alberigo: "Il modo con cui Ratzinger concepisce la funzione della sua Congregazione per la dottrina della fede richiama quello di Ottaviani. Anzi, mi chiedo se in fondo il povero Ottaviani, ai suoi tempi, non abbia avuto meno spazio di quanto riesce ad avere Ratzinger oggi. Ottaviani aveva di fronte un papa, Pio XII, che era secondo me, a un livello teologico superiore a quello di Wojtyla. Se oggi il prefetto del Sant' Uffizio ritiene di muoversi in una certa direzione, non credo che il papa gli ponga dei problemi. Anche per il solito rapporto che c' è tra un ex professore polacco e un ex professore tedesco. E' ovvio che il polacco soccomba". Ma perchè Ratzinger è un "profeta di sventura"? "Perchè la sua visione delle cose è piena di pessimismo", spiega Kng. "E' la posizione di un uomo che ha paura e perciò, per reazione, agisce da inquisitore. Ha paura che la Chiesa cambi, paura di dover constatare che questa sua azione, che dura da vent' anni, per imporre agli altri la propria visione, non ha successo. Anche il suo rievocare il diavolo è una proiezione della sua paura. Lui e quelli come lui che cosa sono mai riusciti a cambiare nella Chiesa, nella mente dei fedeli? Niente. La gente pensa in modo diverso in fatto di divorzio, di sacramenti ai divorziati. La pensa diversamente sul ruolo che le donne dovrebbero avere nella comunità cristiana. Il Popolo di Dio cammina per conto suo, e intanto a Roma si colleziona tutto ciò che di negativo c' è nella Chiesa". E, dunque, che uomo è infine questo Ratzinger? "Che uomo è?", si sfoga ancora Kng. "Basta vedere come tratta i suoi colleghi in teologia. Giudizi negativi su tutti. Per lui c' è un solo buon teologo nella Chiesa: Joseph Ratzinger. E' l' orgoglio dell' uomo di potere che è salito in lui". "Ratzinger, quest' anno", racconta Paul Valadier, direttore della rivista "Etudes", "è venuto in Francia, ha tenuto due conferenze, una a Lione e una a Parigi, sulla catechesi, anzi per dir meglio, contro la catechesi approvata dai vescovi francesi. Devo dire che non ha lasciato certo una buona impressione, si è visto che non era bene informato, che parlava in maniera molto astratta, teorica, lontana dalla realtà. In questo modo non ha certamente aumentato la propria autorità. Del resto, non si capisce bene quale ruolo egli svolga, essendo teologo e insieme prefetto del Sant' Uffizio. In pratica si presenta solamente come il capo di un vecchio tribunale inquisitorio". Schillebeeckx, il teologo domenicano olandese, già inquisito dalla Sacra Congregazione per la dottrina della fede, narra del suo ultimo incontro con il prefetto del Sant' Uffizio. E' stato alla fine di settembre, a Roma, ma di quel colloquio si era avuta solo la notizia. "Non ho voluto dare pubblicità all' incontro", dice Schillebeeckx, "perchè era la stessa settimana in cui era stato chiamato a Roma Leonardo Boff. Non volevo aumentare la tensione. D' altra parte, non ero stato convocato da Ratzinger. Mi aveva chiamato il superiore generale dell' Ordine, il quale evidentemente aveva avuto nuovamente un dossier su di me. E' stato il padre generale, l' irlandese Damian Byrne, che mi ha pregato di andare insieme a lui da Ratzinger. L' incontro è stato breve, una ventina di minuti soltanto, e non ha avuto aspetti drammatici come quello di Boff. Ratzinger è stato molto cortese. Voleva sapere quale sarebbe stato il tenore del mio nuovo libro sui ministeri nella Chiesa, che sto per pubblicare a giorni. Gli ho detto che, secondo me, non ci sarà nulla che contraddica direttamente dichiarazioni emanate dal Sant' Uffizio sul sacerdozio ministeriale. Ratzinger non mi ha chiesto altro nè mi ha detto se ha intenzione di vedermi ancora o no. Mi ha congedato avvertendomi, però, che attende di esaminare il mio nuovo libro e che io devo aspettarmi una nuova valutazione di Roma sulla mia opera". Un Ratzinger sospettoso? "Oh, sì", sorride Schillebeeckx, "credo che egli abbia sempre qualche sospetto quando io scrivo un libro. Sospettoso, scontento e pessimista lo è sempre stato, anche fin dai tempi del Concilio. Nelle riunioni di teologi che facevamo a Roma (ne facevamo una ogni quindici giorni, c' erano Rahner, Congar, ecc.), quando affrontammo lo schema della "Gaudium et spes", il documento conciliare sulla Chiesa nel mondo contemporaneo, Ratzinger sosteneva che il testo era troppo ottimista nei confronti del mondo e voleva che si accentuasse maggiormente quello che si chiama peccato originale. Forse bisognerebbe ricordare che Ratzinger ha avuto la sua abilitazione teologica con un lavoro su Sant' Agostino. Egli è più agostiniano che tomista, cioè non avverte completamente quello che dice San Tommaso: che la grazia divina suppone la natura. Penso che questa sia una deficienza in Ratzinger in quanto teologo". "Ho conosciuto Ratzinger durante il Concilio e poi qui in Germania", osserva Wolfgang Seibel, il gesuita direttore della rivista "Stimmen der Zeit", di Monaco, la città dove Ratzinger è stato arcivescovo prima di essere chiamato a Roma: "Egli ha sempre avuto uno stile piuttosto individuale di dirigere la diocesi, senza molti collegamenti con la Conferenza episcopale tedesca. Non gli sono mai piaciute le strutture organizzate dentro la Chiesa. Forse per questo parla male ora delle Conferenze episcopali. Probabilmente ha avuto delle esperienze poco piacevoli nei rapporti con l' episcopato. D' altra parte, mi sembra anche più cambiato da diversi anni. Lui dice che sono stati gli altri a cambiare e perciò si è messo a fare queste battaglie contro quello che egli chiama "l' antispirito del Concilio". Ma non è vero. E' lui che è diventato più conservatore. Ha assunto un atteggiamento sempre più critico verso l' evoluzione avvenuta dopo il Concilio. Più volte si è espresso in questo senso, ma nell' ultima intervista a Jesus sembra aver concentrato tutto il suo spirito pessimistico". Il pensiero critico e pessimistico del cardinale Prefetto del Sant' Uffizio verso il Concilio, anzi sembra verso tutti i Concili, è stato documentato dalla rivista bolognese "Il regno", nel numero uscito in questi giorni. Dice il direttore della rivista, Alfio Filippi: "Abbiamo ricostruito la figura di Ratzinger teologo in questi anni, e si vede che non è affatto quello studioso aperto di cui si era parlato. Adesso si è accentuato, col nuovo ruolo che ha a Roma, l' aspetto autoritario e conservatore delle sue prese di posizione in campo teologico. Basterebbe leggere l' intervento che ha avuto a Bogotà, alla fine del marzo scorso, in una riunione di vescovi latino-americani. Il testo è stato pubblicato integralmente ora dalla "Rivista ecclesiastica brasiliana". Ratzinger traccia un panorama mondiale dello stato attuale della teologia cattolica. E' una visione impressionante, tutta a tinte fosche: in ogni parte del mondo, in Europa, in America del nord, in America latina, in Africa, tutto va male, la teologia segue strade pericolose. Secondo lui, crolla tutto: la fede in Dio, il concetto di soprannaturale, i valori morali, la morale sessuale, perfino la distinzione fra uomo e donna, il mondo cerca la salvezza, ma solo in se stesso". "Il regno" riporta alcuni giudizi catastrofici che, già dieci anni fa, il "profeta di sventura" Joseph Ratzinger dava sul Concilio Vaticano II e sull' avvenire della Chiesa. Ratzinger cominciava col porsi domande retoriche: "Il Concilio è stata una falsa strada, dalla quale occorre far marcia indietro per salvare la Chiesa? Le gioie e le speranze si sono rovesciate in tristezza e angoscia?". Ma poi terminava: "L' ingenuo ottimismo del Concilio e l' autoesaltazione di molti, che lo hanno fatto e propagandato, giustificano in modo inquietante le più fosche diagnosi dei primi uomini di Chiesa sul pericolo dei Concili. Non tutti i Concili validi si sono rivelati, alla prova dei fatti della storia, Concili utili; di taluni, alla fine, rimane solo un gran niente".
Sihaya.b16247
00mercoledì 22 giugno 2005 02:01
I SOGNI DI RATZINGER
la Repubblica - Domenica, 24 marzo 1985 - pagina 8
di GIANNI BAGET BOZZO

I SOGNI DI RATZINGER

DUNQUE il dado è tratto. Il cardinale Ratzinger è riuscito finalmente a pronunciare una condanna in buona e debita forma. Cosa è accaduto? Il fulmine è scoppiato, il tuono romba, ma sulla terra è brezza leggera. Da Petropolis, Boff, tranquillo risponde che terrà conto nelle sue future ricerche delle posizioni del cardinale. Eppure le parole di Ratzinger non erano confetti. Egli vede nel libro di Boff la critica di quella totalizzazione della Chiesa nella gerarchia ecclesiastica che ha nel sistema romano la sua realizzazione più perfetta. Ma dietro a Boff non c' è solo la gerarchia cattolica brasiliana c' è la realtà e il dramma della nuova ricerca di identità del Brasile e dell' America Latina. E c' è anche la fedeltà all' impulso dato alla Chiesa dal Vaticano II. Ratzinger è costretto a barare sui testi conciliari con una disinvoltura sorprendente. Il Vaticano II ha riconosciuto alle comunità separate dalla Chiesa cattolica la natura di Chiesa la Chiesa, dice il Concilio, "sussiste" nella Chiesa cattolica, ma esiste anche fuori di essa una finezza di linguaggio che in sostanza indica la via aperta al riconoscimento del pluralismo delle Chiese. Ratzinger torna tranquillamente, come se il Concilio Vaticano II non ci fosse stato, all' idea che fuori del sistema romano, non vi sono che "elementi di Chiesa". Ma questo lo si poteva già dire fin dai tempi di Pio XI. Appare evidente che Ratzinger ha un' idea precisa di delegittimazione del Concilio. A lui certamente si deve l' idea, che il papa ha fatto propria, di convocare un Sinodo straordinario dei vescovi per giudicare gli effetti del Concilio cioè, in buona sostanza, per iniziarne la delegittimazione. Un' operazione non facile, signor cardinale. Per delegittimare un Concilio, ci vuole un altro Concilio. Ho avanzato, in una intervista a El Pais di Madrid l' ipotesi che al termine di questo disegno ci sia l' intenzione di papa Wojtyla di convocare il Concilio Vaticano III. Dopo la mia ipotesi, veniva appunto l' annuncio del Sinodo straordinario il che mi ha dato l' impressione di avere indovinato. La restaurazione deve essere integrale o non essere. CARDINALE, se questi sono i suoi sogni, Dio le conceda un buon sonno perchè nel sonno soltanto ella può incontrarsi con la realtà che ella ama e pensa vera. Rovesciando Calderon, si può dire che per lei il sogno è la vita. Ora che finalmente, dopo tanto tuonare, ha piovuto che cosa è veramente accaduto? La teologia della liberazione come grandezze teologica è in gran parte opera sua, signor cardinale. Nessuno crede che Sobrino, Gutierrez o Boff siano un punto qualificante e determinante della teologia cattolica. Essi sono semmai una delle molte espressioni che sono sorte dalla teologia conciliare, e dalla speranza di trovare dei punti di contatto tra Chiesa, storie e società teologia africana, teologia femminista, eccetera. Sono molte le strade in cui la teologia cerca di ritrovare i contatti con la storia. Personalmente credo che Dio sia l' oggetto principale della teologia e che per ritrovare i punti di contatto con la storia la Chiesa debba accettare la revisione dell' immagine recepita del Dio immutabile e senza divenire. Ma dinanzi al suo decreto, non è più questo il punto. Il punto è un altro. Signor cardinale, l' obbedienza non è più la virtù dominante, ha ritrovato un posto più basso nella gradazione degli atti buoni nel mondo, ma anche fra i credenti. Gutierrez e Boff preferiscono l' amore del loro popolo all' obbedienza a lei. Così come è accaduto con Cardenal e con gli altri preti del Nicaragua. Per questo il fulmine nel cielo romano di piazza del Sant' Uffizio (si chiama ancora così?) diventa il vento nelle vele di tutti coloro verso cui il fulmine è diretto. Ovunque c' è un popolo credente, e non dei semplici frequentatori abitudinari di eucarestie domenicali sentite come ossessionante consuetudine, chiunque si prenda cura del dolore degli uomini e compia così la sua figura sacerdotale, trova le vie di questo popolo. E realizza così l' idea conciliare della Chiesa come popolo di Dio. E' più forte o più debole padre Boff dopo la condanna, o padre Cardenal dopo la sospensione a divinis? Signor cardinale, la Chiesa di Pio X fu. Una nuova pascendi, l' enciclica anti-modernista, non è più possibile. I suoi decreti non producono nemmeno più un conflitto. Dove vi è un popolo, i decreti appaiono lontani e reali, e aiutano piuttosto le loro vittime che i loro avversari. Dove non vi è un popolo, essi contribuiscono alla degradazione del Cattolicesimo. In Italia il suo decreto produrrà silenzio e imbarazzo. Il cardinale Martini, preoccupato di preservare l' immagine di diversità che gli è tanto fruttuosa e che è perfino riuscita a far scoprire alle Acli una confusa fumisteria teologica, guarderà altrove. I preti italiani sono troppo condizionati dalle strutture concordatarie e dalla situazione di radicale dipendenza dalla gerarchia in cui sono per divenire altro da una Chiesa divisa tra la conformità, il mormorio e l' abbandono. Ma questa è l' implosione del cattolicesimo italiano, divenuto ormai chiaramente una voce della spesa pubblica. SI è discusso, alla fine, in riferimento al Concordato, soprattutto sul prezzo, talvolta anche alla faccia della libertà di coscienza. I teologi italiani taceranno. Come potrebbe il nostro migliore teologo, Bruno Forte, dare conseguenze ecclesiali alla teologia che scrive in libri come "Storia di Cristo e storia dell' uomo?" e sedere sempre accanto all' ineffabile Martini in questo convegno di Loreto che, dopo Boff, ancora più chiaramente, mentisce il proprio titolo di convegno della riconciliazione? Il suo decreto, signor cardinale, produrrà effetti solo là dove la Chiesa, non avendo più popolo, non ha più libertà. Come nella Chiesa italiana, quella in cui l' obbendienza è divenuta, per il singolo, condizione di esistenza. Signor cardinale, se ci fosse nella Chiesa italiana vero amore alla Chiesa, avverrebbero conflitti. Ma qui l' amore ha ceduto il posto alla rassegnazione e all' evasione. Si glori di questo eminenza. Saranno questi gli affamati, gli assetati, gli ignudi che misurano, per un credente il giudizio divino, l' accettazione divina? Lei crede, spero, di comparire dinanzi a Dio vi comparirà nella gloria dei suoi decreti? Ma il giudizio della Chiesa è veramente il giudizio di Dio? O vi è qui una discontinuità radicale entro cui tutta la storia umana può trovare il suo spazio eterno? Sono domande che le rivolgo come credente risponderà ella a queste domande oppure l' unico linguaggio di cui ella ama disporre sono interviste arrangiate o i decreti confezionati?
astrodanzante
00mercoledì 22 giugno 2005 02:02
Ecco un ottimo articolo che torna a farci visita dopo 20 anni...

merita un approfondimento, no?

(mi riferisco a " CONCILIO VATICANO II VENTI ANNI DOPO " )

[Modificato da astrodanzante 22/06/2005 2.10]

Sihaya.b16247
00mercoledì 22 giugno 2005 02:03
RATZINGER CONDANNA CURRAN
la Repubblica - Sabato, 15 marzo 1986 - pagina 12
di DOMENICO DEL RIO

Un intervento del Sant' Uffizio crea un altro caso Boff negli Stati Uniti
RATZINGER CONDANNA CURRAN IL TEOLOGO DELLA SESSUALITA'

In agitazione le università cattoliche Il prete invitato a "ritrattare" le sue posizioni in teologia morale. Ma egli non intende rivedere il suo insegnamento

CITTA' DEL VATICANO - Il mondo accademico delle università cattoliche degli Stati Uniti è in agitazione. Alla Catholic University di Washington si profila un altro caso Boff. Si tratta di Charles Curran, prete, docente di teologia morale. Curran è stato definito da Francis Fiorenza, presidente della Catholic Theological Society of America, "Il maggior esperto in teologia morale degli Stati Uniti". A Roma, invece, il docente americano viene considerato uno che ha le idee sbagliate e non conformi all' insegnamento ufficiale della Chiesa in materia di morale sessuale. Il cardinale Ratzinger, prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, ex Sant' Uffizio, gli ha intimato di "riesaminare e ritrattare" le sue posizioni, minacciandolo di fargli togliere l' insegnamento e la qualifica di teologo cattolico. Sabato, 8 marzo, Curran è volato a Roma e ha passato il suo weekend nel palazzo del Sant' Uffizio, in un colloquio "informale" con Ratzinger e gli uomini della Congregazione per la dottrina della fede. "Il colloquio è stato sincero e utile", informava, due giorni dopo, un comunicato della Congregazione romana. "Il colloquio non ha prodotto alcun cambiamento", dichiarava, invece, Curran di ritorno a Washington. E aggiungeva "Non posso e non intendo ritrattare le mie posizioni. Dissentire dall' insegnamento autoritario e non infallibile della Chiesa non solo è possibile, ma in alcuni casi legittimo". Il conflitto sembra, dunque, aggravarsi. La Congregazione per la dottrina della fede accusa Curran di deviazione dall' insegnamento tradizionale della Chiesa, in pratica, su tutta la morale sessuale. Il teologo di Washington, per esempio, insegna che contraccezione e sterilizzazione non sono "sempre e comunque male", ma vanno considerate nel contesto specifico di ogni situazione. Insiste, inoltre, perchè la Chiesa ritenga "moralmente giustificata" la ricerca di relazioni stabili tra gli omosessuali. Afferma che "è arrivato il momento per la Chiesa di riconoscere l' istituto del divorzio". Sono posizioni, evidentemente, non accettabili dalla tradizionale e ufficiale teologia romana. Curran, a sua volta, accusa Roma di reprimere la teologia della sessualità. Il Sant' Uffizio aveva cominciato ad occuparsi di Curran nel 1979. Nel luglio di quell' anno, la congregazione romana aveva inviato al teologo di Washington un dattiloscritto di sedici pagine, nel quale venivano specificati i principali "errori e ambiguità" del suo insegnamento. La questione si protraeva fino al 1984. Ratzinger scriveva a Curran dicendogli che aveva tempo fino al primo settembre di quell' anno per presentare le "conclusioni finali" della sua difesa. Curran rispondeva con una lettera di ventitrè pagine. Un anno dopo, il 10 ottobre 1985, il prefetto del Sant' Uffizio inviava la sua sentenza. Diceva di avere quelle posizioni che violano le condizioni in base alle quali un docente può essere definito un teologo cattolico". Gli concedeva due mesi per "pervenire a quella dovuta osservanza della dottrina della Chiesa che deve contraddistinguere tutti i fedeli". Curran faceva una proposta "Sono disposto a non insegnare etica sessuale per l' avvenire alla Catholic University se la Congregazione per la dottrina della fede emetterà un documento pubblico in cui si specifichino gli errori e le ambiguità del mio insegnamento e, nel contempo, mi si lasci la mia qualifica di teologo cattolico". Da Roma arrivava la risposta "Non siamo propensi ad accettare questa soluzione". Ora il corpo accademico della Catholic University è in subbuglio. Accusa Roma di "grave violazione dei principi di libertà all' interno dell' università". L' arcivescovo di Washington, James Hickey, che è rettore dell' ateneo, non si pronuncia. Afferma però che la gerarchia ecclesiastica ha il diritto e il dovere di indicare qual è il retto insegnamento della Chiesa. La prospettiva di interventi e di pressioni di Roma sta provocando timori nelle università cattoliche degli Stati Uniti, soprattutto dopo la stesura di un progetto di un documento, redatto dalla Congregazione per l' educazione cattolica, sulla natura delle stesse università. Numerose osservazioni su questa bozza stanno arrivando a Roma da tutto il mondo. PAPA E VESCOVI BRASILIANI TERMINA OGGI L' INCONTRO CITTA' DEL VATICANO (d.d.r.) - Si chiude questa sera la tre giorni di incontri del papa e di dieci cardinali di curia con i rappresentanti dei vescovi brasiliani. Tutto il pomeriggio sarà dedicato all' esame e alla discussione del nuovo documento che la Congregazione per la dottrina della fede, presieduta dal cardinale Ratzinger, sta per promulgare sulla Teologia della liberazione. Il primo era stato reso noto nel marzo dell' anno scorso e conteneva duri giudizi critici e talvolta di condanna nei confronti di questa riflessione dottrinale elaborata da teologi della Chiesa latino-americana. Molti teologi sudamericani, tuttavia, non si erano riconosciuti nell' immagine che della loro teologia aveva dato Roma. Ora, ecco il secondo documento che ritorna sul tema, con il titolo "Il senso cristiano della libertà e della liberazione". Sul testo, già annunciato l' altro giorno dal papa, verrà chiesto l' assenso dei rappresentanti dell' episcopato brasiliano. Probabilmente, prima che esso sia promulgato, saranno sentiti anche vescovi di altre nazioni dell' America latina. Non soltanto in Brasile, infatti, è oggetto di interesse la Teologia della liberazione ma, per esempio, anche in Perù, dove essa ha avuto origine. Il nuovo documento vaticano, d' altra parte, non dovrebbe presentare difficoltà ad essere accettato pacificamente, trattandosi di una riflessione sui principi evangelici che ispirano le idee di libertà e di liberazione. Al termine dei lavori, inoltre, verrà divulgato un messaggio alla Chiesa brasiliana, che è stato oggetto di analisi in questi tre giorni sia da parte dei cardinali di curia che della rappresentanza episcopale brasiliana. Il papa, che ha sempre assistito alle riunioni, si è limitato ad ascoltare, senza mai intervenire, ad eccezione del discorso di apertura, così come, del resto, aveva fatto recentemente al Sinodo. Dalle informazioni che sono state fornite dal vicedirettore della Sala stampa vaticana, monsignor Giulio Nicolini, si è avuta come l' impressione che i vescovi brasiliani siano preoccupati, nonostante l' atmosfera di cordiale colloquio, di presentare al papa e ai responsabili della curia l' immagine di una Chiesa brasiliana operante con spirito evangelico, sebbene con grande fatica, in una realtà sociale e anche ecclesiale di enormi difficoltà. Hanno messo in rilievo, per esempio, il notevole impulso che si è avuto nelle vocazioni sacerdotali e religiose. Nei seminari maggiori, gli studenti già vicini al sacerdozio, sono aumentati di circa quattromila rispetto a dieci anni fa.
Sihaya.b16247
00mercoledì 22 giugno 2005 02:12
SE VINCE RATZINGER
la Repubblica - Domenica, 24 novembre 1985 - pagina 1
di ENZO FORCELLA

SE VINCE RATZINGER

GRANDI attese e molti timori per il Sinodo straordinario dei vescovi (165 "padri sinodali" e un centinaio di esperti, uditori, osservatori, invitati speciali senza diritto di voto) che si apre stamane a Roma. Le attese sono giustificate dalla eccezionalità dell' avvenimento e dalla portata dei temi in discussione. E' la prima volta che i rappresentanti delle diverse chiese nazionali hanno l' opportunità di valutare collegialmente le loro esperienze e stendere una sorta di mappa dello stato della Chiesa nel mondo, a vent' anni dalle conclusioni del Concilio. La lettera di convocazione ha riassunto l' ordine del giorno dell' Assemblea in quattro domande. Cosa si è fatto affinchè i risultati del Vaticano II venissero conosciuti, recepiti e "fedelmente" tradotti in pratica. Quali sono stati i benefici ottenuti, quali gli errori e gli abusi commessi. Cosa si ritiene di dover ancora fare per realizzare ulteriori obiettivi "secondo la lettera e lo spirito del Concilio". Non sono domande neutre. Certi termini - Nfedeltà, abusi, errori - sembrano scelti a bella posta per orientare in una determinata direzione le risposte. D' altra parte ciò che si dà per acquisito - l' esistenza di una interpretazione univoca della lettera e dello spirito del Concilio - è proprio ciò che nelle serrate discussioni di questi anni è stato posto ripetutamente in discussione. I rapporti, in parte già pubblicati, che alcuni episcopati hanno già inviato a Roma fanno capire che le risposte non si lasceranno tanto imbrigliare dalle domande. LA sintonia tra gli orientamenti della Curia e quelli degli episcopati, insomma, è ancora da verificare. I timori sono speculari alle attese e nascono dal poco tempo a disposizione per i lavori. Come è possibile in soli quindici giorni, domeniche comprese, affrontare in maniera esauriente i mutamenti determinati da un evento che, secondo la felice espressione del rettore dei Salesiani don Egidio Viganò, ha lanciato la Chiesa cattolica in una nuova orbita ed ha avuto nella vita religiosa gli effetti di una atomica? Non si favorisce così il disegno di chi vuole ridurre il Sinodo a una manifestazione apologetica, utilizzarlo per chiudere definitivamente la fase postconciliare e liquidarne tutte le aperture e i fermenti? Può darsi che alla fine le grandi attese si dimostrino eccessive e i molti timori fuori luogo, o comunque non del tutto giustificati. La Chiesa è maestra nell' arte di smussare i contrasti e diplomatizzare i conflitti. Però sono un segnale. Indicano quale è, al di là e contro le intenzioni ufficiali, la vera materia del confronto, il problema di fondo con cui i padri sinodali si devono misurare. Un bilancio dei vent' anni trascorsi dalla conclusione del Concilio, s' è detto. Formalmente l' arco di tempo preso in considerazione è effettivamente questo. Però, se si ripensa a tutte le grandi questioni che hanno animato il dibattito postconciliare (dal pluralismo teologico alla "teologia della liberazione", dall' ecumenismo alla collegialità della Chiesa, l' etica sessuale e matrimoniale, il confronto con la cultura laica, i rapporti tra politica e religione nel Terzo mondo, eccetera) ci si accorge che in questione non sono vent' anni ma solo sette i sette anni trascorsi dall' inizio dell' attuale pontificato. E' da qui, infatti, che comincia la svolta; quella robusta correzione di rotta del nuovo corso conciliare e postconciliare instaurato dai pontificati di Giovanni XXIII e di Paolo VI (Giovanni Paolo I avendo regnato solo poche settimane non ha quasi lasciato traccia) cui più tardi il cardinale Ratzinger, senza lasciarsi intimidire dall' accezione peggiorativa del termine, darà il nome di Restaurazione. Il cardinale Karol Wojtyla, primate della chiesa polacca, viene eletto il 16 ottobre 1978. Dopo quasi cinque secoli è il primo straniero che sale sulla cattedra di Pietro. Un uomo ancora giovane (58 anni), estroverso, dinamico, sportivo. Colpisce subito per il nuovo stile che introduce nel governo della Chiesa. Riesce a unificare due "immagini" che sino allora erano parse inconciliabili quella sacrale del Vicario di Cristo in terra e quella, tutta mondana, del manager moderno ed efficiente. Ben presto ci si comincia a rendere conto che dietro questo stile così sciolto e accattivante c' è una sostanza dura, tutt' altro che disposta ad assecondare lo spirito dei tempi. Il nuovo pontefice viene da una marca di frontiera che, per una serie di ragioni storico-politiche, è stata appena sfiorata dalla tumultuosa crisi di identità che nel resto del mondo ha investito il cattolicesimo. IL Concilio, ovviamente, non viene mai contestato. Ma giorno per giorno, intervento dopo intervento Giovanni Paolo II provvede sistematicamente a imporne una interpretazione che, come minimo, si può definire restrittiva. La stagione dei mille fiori, della fiducia nella libertà e della grande riconciliazione con il mondo moderno si deve considerare conclusa. E' arrivato il momento del ritorno all' ordine, alla disciplina, alla tradizione. La Restaurazione, per l' appunto, come teorizzerà nel suo NDialogo sulla fede il prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, l' ex Sant' Uffizio. Le resistenze non mancano e si appuntano in particolare sulle iniziative e le tesi del cardinale Ratzinger. Direttamente o indirettamente finiscono però per coinvolgere lo stesso pontefice. L' editoriale della NCiviltà cattolica sui limiti della infallibilità pontificia, l' "appello" di Montpellier su "i segni precorritori di un Sinodo restauratore", le critiche di vescovi e cardinali al progetto di riforma della Curia costituiscono, a diversi livelli, altrettanti segnali. Il punto è ora di vedere se e in che misura questi segnali troveranno echi e sviluppi nel Sinodo straordinario, quale valutazione i presidenti delle Conferenze episcopali daranno della svolta che Giovanni Paolo II ha impresso alla Chiesa postconciliare in questi primi sette anni del suo pontificato. Nella sua ormai famosa requisitoria contro la attuale politica vaticana Hans Kng poneva il dilemma del Sinodo in questi termini "o cercare il futuro nel passato e integrarsi nel corso restauratore della Curia romana; oppure progettare il futuro nel presente e, come già al Vaticano II, rischiare il conflitto con la Curia". La forma potrà essere eccessivamente schematica, ma la sostanza è questa. Con la complicazione che questa volta, contrariamente a quanto era avvenuto al Concilio, porsi in conflitto con la Curia significherebbe porsi in conflitto con il papa.
Sihaya.b16247
00mercoledì 22 giugno 2005 02:14
RATZINGER HA VINTO
la Repubblica - Domenica, 8 dicembre 1985 - pagina 5
di DOMENICO DEL RIO

Il discorso di Giovanni Paolo II ha concluso il Sinodo dei vescovi Un applauso ha accolto l' annuncio del papa che sarebbero stati resi pubblici i due documenti approvati dall' assemblea. Dagli interventi, ha detto il pontefice, è emersa una "varietà nell' unità" Oggi la solenne cerimonia finale
RATZINGER HA VINTO LA CHIESA AVRA' UN SOLO CATECHISMO

CITTA' DEL VATICANO - Un applauso ha interrotto il discorso del papa ai vescovi riuniti al Sinodo. E' stato quando Wojtyla ha dichiarato che avrebbe reso pubblici i due documenti prodotti dall' assemblea: il messaggio e la relazione finale. E' stato l' unico applauso che i padri sinodali hanno rivolto alle parole del pontefice, che parlava nel segreto dell' aula per l' assemblea conclusiva del Sinodo. Il testo del messaggio è già noto. Quello della relazione finale, invece, si conoscerà probabilmente non prima di lunedì, quando in Vaticano si terrà una conferenza stampa, cui parteciperà il segretario generale del Sinodo, il vescovo Jan Schotte. Il rendere pubblica la relazione finale, elaborata in tre edizioni prima di essere votata quasi all' unanimità dall' assemblea, è una novità di questo Sinodo. Per gli altri, i vescovi stendevano una serie di proposizioni che poi presentavano al papa, il quale se ne serviva per preparare un suo documento. La decisione del pontefice di non tenersi per sè la relazione finale vuol forse dire che egli non intende produrre nessun documento specifico sul dopo-Concilio nella Chiesa. Su questo argomento egli lascia che si esprimano i vescovi, da lui chiamati appositamente a questo Sinodo straordinario. L' unico applauso che l' assemblea sinodale ha rivolto al papa proprio a questo punto del discorso vuol forse significare l' apprezzamento dei rappresentanti di tutto l' episcopato per la fiducia loro concessa da Wojtyla. Ieri è stata la chiusura feriale, di lavoro, del Sinodo straordinario. Oggi, festa dell' Immacolata, ci sarà, invece, la grandiosa cerimonia solenne conclusiva nella basilica di San Pietro. Oggi è anche il ventesimo anniversario della chiusura del Concilio Vaticano II, conclusosi l' 8 dicembre 1965 sotto Paolo VI. IL DISCORSO DEL PAPA - Parlando in latino ai padri sinodali, Wojtyla ha ricordato loro che li aveva chiamati apposta perchè "dicessero la loro opinione sul Concilio, soprattutto per evitare interpretazioni dissimili". Il papa ha rilevato che, negli interventi, c' è stata "varietà nell' unità". "I padri sinodali", ha detto, "hanno potuto esprimere liberamente la loro opinione. Questa libertà non era contro una sostanziale unità, con la quale sono legati". C' è da notare che Wojtyla è sempre stato presente alle assemblee, ascoltando in silenzio. Dopo aver annunciato la decisione di rendere pubblici il messaggio del Sinodo e la relazione finale, il papa ha voluto mettere in rilievo soprattutto tre punti che si trovano in quest' ultima. Ha detto di accogliere la proposta di far preparare un catechismo che valga per tutta la Chiesa cattolica, al quale facciano riferimento eventuali altri catechismi preparati dalle Chiese particolari. Il papa ha affermato che si tratta di una "vera necessità". C' è qui sotto tutta la questione dei catechismi nazionali che sono stati pubblicati in questi ultimi tempi, di cui alcuni hanno avuto non poche difficoltà con Roma prima di essere accettati. Fra questi sono il catechismo francese e quello italano. Ora, anche in questo campo ci sarà una normalizzazione, per la quale Roma ha avuto il beneplacito del Sinodo. Gli altri due punti messi in rilievo dal papa sono, secondo le richieste sinodali, uno "studio sulla natura delle Conferenze episcopali" e l' invito a terminare il codice di diritto canonico per le Chiese orientali. IL MESSAGGIO DEL SINODO - E' un testo che non ha suscitato grandi entusiasmi nè dentro nè fuori il Sinodo. E' passato per diverse stesure prima di arrivare a quella definitiva. E' un' esortazione a mettere in pratica il Concilio, il cui messaggio viene presentato così: "Noi non siamo fatti per la morte ma per la vita. Noi non siamo condannati alle divisioni e alle guerre, ma chiamati alla fraternità e alla pace. L' uomo non è creato da Dio per l' odio e la diffidenza, ma è fatto per l' amore di Dio. L' uomo risponde a questa vocazione mediante il rinnovamento del cuore...". Infine, accumula in un elenco i problemi del mondo odierno, senza approfondirli: "Mancanza di rispetto per la vita umana, soppressione delle libertà civili e religiose, disprezzo dei diritti della famiglia, discriminazione razziale, squilibrio economico, indebitamento insuperabile, problemi della sicurezza internazionale, corsa agli armamenti sempre più potenti e terribili". E' terminato, così, questo Sinodo straordinario convocato per celebrare a venti anni di distanza il Concilio Vaticano II. Si è udito, naturalmente, un coro generale di esaltazione del Concilio. Tutti vogliono metterlo in pratica e raccoglierne i frutti. Nessuno vuol tornare indietro. I vescovi parono da Roma, dicono, contenti. Contento è il cardinale Ratzinger che, con la proposta già accettata dal papa di un catechismo universale, potrà avere forse meno preoccupazioni per la salvaguardia della ortodossia nel campo della fede e della morale. E' questo, in pratica, il più grosso risultato del Sinodo. La vigilia di questo evento ecclesiale era stata particolarmente movimentata. Il papa stesso, più di una volta, ha descritto la Chiesa in una situazione drammatica di divisioni e discordie. La stampa, più ancora quella cattolica che quella laica, ha ospitato puntigliose e polemiche interviste di teologi ed ecclesiastici. Forse per questo più di trecento giornalisti sono calati a Roma per seguire il Sinodo che doveva giudicare il Vaticano II. Ora, dopo quindici giorni di lavoro, sembra un po' arduo catalogare questa assemblea di vescovi tra i grandi avvenimenti della Chiesa.
Sihaya.b16247
00mercoledì 22 giugno 2005 02:17
Re:
Certamente!
Adesso inserisco l'articolo, poi approfondiamo! Vuoi iniziare tu con una riflessione??
L'articolo a cuii ti riferisci è negli archivi di Repubblica?
Non saorei. Sono le due passate e sto leggermente fondendo...

Sihaya


Scritto da: astrodanzante 22/06/2005 2.02
Ecco un ottimo articolo che torna a farci visita dopo 20 anni...

merita un approfondimento, no?

(mi riferisco a " CONCILIO VATICANO II VENTI ANNI DOPO " )

[Modificato da astrodanzante 22/06/2005 2.10]


Sihaya.b16247
00mercoledì 22 giugno 2005 11:48
Il Manifesto di oggi
Un aggiornamentio veloce: sto vedendo l'udienza! [SM=g27823]

Vi consiglio di non comprare il giornale, a meno che non siate interessati alla prima pagina! [SM=g27828]
Stasera (o domani) potete consultarlo gratuitamente on-line.
Ci sono in tutto 4 articoli:
- uno sui risultati del referendum: scelta politica di astensione e disimpegno degli elettori.
- "Dopo la rpocreazione, l'aborto": si tratta della cronaca della presentazione del libro di Papa Benedetto "L'Europa di Benedetto" fatta da Ruini e Pera. Si legge tra le righe una presa di posizione un po' spaventata da parte di chi teme un'ingerenza massiccia della Chiesa nelle decisioni politiche e "stigmatizza" una sorta di Santa Alleanza tra Benedetto XVI-Pera.
- "La Ragione al tribunale di Dio": si parte dalla ragione illuminista per toccare i punti dello scontro tra stato laicista e rafici cristiane: la bioetica, la scienza, la tecnica.
- "La svolta": in prima pagina, è sostanzialmente una...critica alla critica del relativismo. Niente di nuovo.

Spero di esservi stata utile!

Sonia


***(Grrrrr, la diretta dal Vaticano è già finita!)***
astrodanzante
00mercoledì 22 giugno 2005 13:06
Re: Re:

Scritto da: Sihaya.b16247 22/06/2005 2.17
Certamente!
Adesso inserisco l'articolo, poi approfondiamo! Vuoi iniziare tu con una riflessione??
L'articolo a cuii ti riferisci è negli archivi di Repubblica?
Non saorei. Sono le due passate e sto leggermente fondendo...

Sihaya




sì, lo hai riportato su [SM=g27819]

Penso che sia meglio se iniziasse a commentare qualcuno sia su posizioni diverse da quelle di Kung, no? [SM=g27817]
RATZGIRL
00mercoledì 22 giugno 2005 13:26
RATZINGER HA VINTO
Il titolo è profetico,anche se si riferiva a tutt'altra cosa.Vent'anni dopo Ratzinger ha vinto la sua più grande sfida:è diventato Papa![SM=g27811]
GRANDE PAPA RATZI![SM=x40801] [SM=x40801]
Ratzigirl
00mercoledì 22 giugno 2005 14:43
La Valsusa"Quando Ratzinger era mio professore"
Leggete il documento in pdf CLICCANDO QUA!!![SM=g27822] [SM=g27836] [SM=g27836] [SM=g27822] [SM=g27822]


Si parla di Ratzinger professore e delle sue aule stracolme di studenti!!!
Sihaya.b16247
00mercoledì 22 giugno 2005 17:15
Re: La Valsusa
Accidenti!
Il file da' problemi di esecuzione! [SM=g27826]
Tu sei riuscita ad aprirlo??

Sihaya


Scritto da: Ratzigirl 22/06/2005 14.43
Leggete il documento in pdf CLICCANDO QUA!!![SM=g27822] [SM=g27836] [SM=g27836] [SM=g27822] [SM=g27822]


Si parla di Ratzinger professore e delle sue aule stracolme di studenti!!!

Ratzigirl
00mercoledì 22 giugno 2005 20:41
mmm sì...
Si, mi si apre....purtroppo non posso postarlo che così....si trova solo in PDF.....
Ratzigirl
00mercoledì 22 giugno 2005 20:44
Il cardinale Ratzinger celebra la Messa tridentina...




"The Latin Mass" IV 4, 1995, pp. 10-14, pubblica un articolo di Jeffrey Rubin dal titolo Louder Than Words: "più forte delle parole", celebrando la messa tridentina in uno dei santuari del cattolicesimo tradizionale di Francia, il prefetto della fede manda un messagio ai tradizionalisti.

Dal 22 al 24 settembre 1995 - scrive Rubin - il card. Joseph Ratzinger ha visitato l'abbazia di Ste. Madeleine del Barroux in Francia, dove nella straordinaria chiesa abbaziale costruita dai monaci negli anni novanta in stile romanico, ha celebrato la messa pontificale secondo il rito tridentino o romano antico domenica 24.

Un'altra messa tridentina era stata officiata da Ratzinger sabato 23 nella vicina abbazia delle monache benedettine (Abbaye Notre-Dame de l'Annonciation du Barroux).

Il Cardinale non ha rilasciato interviste, nelle due omelie pronunciate ha trattato aspetti rilevanti, tratti dal tesoro della dottrina della Chiesa. "Questo è il modo usato da Roma - ha dichiarato un monaco - per dirci che ci approvano". A fronte del silenzio stampa, le riprese alle due messe del Cardinale erano non solo permesse, ma incoraggiate, con l'aspettativa che una foto del prefetto della Dottrina della fede mentre celebra la messa tridentina apparisse in copertina di "Latin Mass" e di altre pubblicazioni analoghe.

Un tale atto pubblico dice ben di più che le parole dell'atteggiamento del Vaticano verso i tradizionalisti.

Il Cardinale era accompagnato dal segretario della Commissione Ecclesia Dei mons. Camille Perl. Presenti alla messa i rappresentanti di numerose comunità religiose tradizionaliste ovvero di orientamento tradizionale, come mons. Gilles Wach, superiore dell'Istituto di Cristo Re Sommo Sacerdote; la Madre superiora delle domenicane tradizionaliste dello Spirito Santo di Pontcalec; diversi sacerdoti della Fraternità San Pietro (nel cui seminario in Germania il card. Ratzinger ha celebrato la messa tradizionale nel 1990 [cfr. www.fssp.org/album/VS1990W/index.htm, ndr]); superiori e membri dell'Abbazia Notre Dame de Fontgombeault.

Presente anche mons. Raymond Seguy, vescovo della vicina diocesi di Autun, trattenutosi al Barroux per la messa del card. Ratzinger dopo aver ordinato due giorni prima alcuni sacerdoti, diaconi e suddiaconi della comunità benedettina.

Il Cardinale, al pranzo seguito al pontificale, ha detto alla comunità: "con tutti gli attacchi contro la fede" che vengono da fuori e da dentro la Chiesa è stata una "consolazione", "una grande gioia" visitare il monastero del Barroux, dove l'antica messa, l'antica disciplina e l'antica fede sono del pari difese e custodite.



Sihaya.b16247
00giovedì 23 giugno 2005 15:30
Re: Re: Re:
E' vero! La notte gioca brutti scherzi! Mi era sfuggito il titolo!
[SM=g27819]

Allora, dai il "là" alla discussione!

Sonia

-Ci troviamo in chat-


Scritto da: astrodanzante 22/06/2005 13.06


sì, lo hai riportato su [SM=g27819]

Penso che sia meglio se iniziasse a commentare qualcuno sia su posizioni diverse da quelle di Kung, no? [SM=g27817]

Sihaya.b16247
00giovedì 23 giugno 2005 15:33
Re: RATZINGER HA VINTO
E questa è la vittoria più bella che potessimo immaginare!!!
Alla facciaccia dei "dissidenti" e degli "antagoniosti"!

Sihaya

W IL PAPA W BENEDETTO XVI



Scritto da: RATZGIRL 22/06/2005 13.26
Il titolo è profetico,anche se si riferiva a tutt'altra cosa.Vent'anni dopo Ratzinger ha vinto la sua più grande sfida:è diventato Papa![SM=g27811]
GRANDE PAPA RATZI![SM=x40801] [SM=x40801]

Ratzigirl
00sabato 25 giugno 2005 02:12
Copertina "Città nuova" (bellissimo!!!)



"Abbiamo toccato il risorto"

Le prime parole e i primi gesti del nuovo papa, quasi eco dei sentimenti e delle attese non solo dei credenti in Cristo ma di tutti gli uomini, irradiano gioia, speranza, unità.

La chiesa è viva - essa è viva, perché Cristo è vivo, perché egli è veramente risorto... in tutti questi giorni abbiamo potuto, in un senso profondo, toccare il Risorto. Con queste parole, che riecheggiano l'antico e sempre nuovo annuncio da cui si sprigiona la fede cristiana, Benedetto XVI ha dato inizio al suo ministero di vescovo di Roma e pastore della chiesa universale.
Con queste parole, cariche d'emozione e accolte con sincero entusiasmo dai partecipanti, vicini e lontani, al solenne rito d'inizio del pontificato, egli ha dato voce all'esperienza da tutti noi vissuta in questi indimenticabili giorni: i giorni della morte e delle esequie di Giovanni Paolo II, in cui l'intera famiglia umana si è ritrovata una ai piedi della croce, e quelli del brevissimo conclave in cui lo Spirito di Gesù risorto, effuso senza misura a Pentecoste, ci ha fatto dono del nuovo papa.
Sì, abbiamo toccato il Risorto. Ed è per questo, ci sembra, che le prime parole e i primi gesti del nuovo papa, quasi eco dei sentimenti e delle attese non solo dei credenti in Cristo ma di tutti gli uomini, irradiano gioia, speranza, unità. Se al momento dell'elezione di Giovanni Paolo II - il papa venuto da lontano e dai più sconosciuto - ci avevano ben presto stupito la sua forza e il suo carisma, così, dopo l'elezione di Benedetto XVI - il teologo rinomato e il cardinale forse più noto nel mondo per il suo arduo ufficio di custode della fede - ci sorprendono lo slancio e l'amore con cui ha accolto dalle mani di Dio il compito inaudito cui è stato chiamato. Il mio vero programma di governo - egli ha detto - è quello di non fare la mia volontà, di non perseguire le mie idee, ma di mettermi in ascolto, con tutta quanto la chiesa, della parola e della volontà del Signore e lasciarmi guidare da lui, cosicché sia egli stesso a guidare la chiesa in quest'ora della nostra storia.
Questa, dunque, la disposizione d'animo con cui Benedetto XVI inizia il suo ministero.
E alla luce di essa vanno letti gli accenti ch'egli ha voluto sottolineare nel suo primo messaggio rivolto non solo ai cardinali, ma ai fratelli e alle sorelle in Cristo e agli uomini tutti di buona volontà. Innanzi tutto l'invito, nella fede della presenza viva e reale di Cristo in mezzo a noi, a prendere il largo nel mare della storia recando nelle mani il Vangelo, applicato al mondo attuale attraverso l'autorevole rilettura del Concilio Vaticano II. Di qui l'impegno primario di lavorare senza risparmio di energie alla ricostituzione della piena e visibile unità di tutti i seguaci di Cristo. Perché il segno dell'unità è il primo e decisivo segno della verità e dell'amore di Dio con cui i discepoli di Gesù sono chiamati a illuminare il mondo. Noi esistiamo - ha sottolineato il papa - per mostrare Dio agli uomini. E solo là dove si vede Dio, comincia veramente la vita. Riecheggiando le parole di uno dei primi e più grandi Padri della chiesa, Ireneo di Lione, da lui tanto amato, Benedetto XVI ci ricorda così che il Vangelo è per la gioia e la libertà dell'uomo, segno di speranza offerto al mondo per ritrovare nel deserto della povertà, della fame e della sete, dell'abbandono, della solitudine, dell'amore distrutto, dell'oscurità di Dio, dello svuotamento delle anime senza più coscienza della dignità e del cammino dell'uomo , la via della vita nell'amicizia con Dio.
È davvero bello questo ripetuto invito del papa all'amicizia che trae alimento dall'annuncio di Gesù: non vi chiamo più servi, ma amici, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l'ho fatto conoscere a voi (Gv 15,15). Sembra quasi d'intuire che sarà questa la chiave del pontificato di Benedetto XVI: riscoprire e condividere con tutti, come un'onda che si espande, l'esperienza dell'amicizia con Cristo che introduce nell'amicizia piena con Dio e nell'amicizia vera tra noi. È da questo dono d'amicizia che nasce, nella vita della chiesa, il dono della comunione e l'impegno a proseguire, nella sua missione, la via del dialogo con i seguaci delle religioni, con le diverse civiltà, con coloro che cercano una risposta alle domande fondamentali dell'esistenza. Le difficoltà, certo, oggi come sempre non mancano. Ma il Dio che è diventato agnello, ci dice che il mondo viene salvato dal Crocifisso (...) ed è redento dalla pazienza di Dio.
Il nuovo papa conta su di noi. Se tutti noi siamo portati da Cristo - ha ricordato - allo stesso tempo Cristo c'invita a portarci l'un l'altro. L'invocazione costante, nei suoi primi interventi, dell'intercessione di Maria e dei santi, i grandi nomi della storia di Dio con gli uomini, e l'umile richiesta di preghiera e collaborazione rivolta a noi tutti, c'invitano a guardare alla chiesa e all'umanità con uno sguardo nuovo: come a quell'unica grande famiglia cui Dio non fa mai mancare i doni della sua grazia. Anche noi, testimoni di questa grazia e traboccanti di gratitudine, rispondiamo con gioia e rinnovato slancio a quest'invito.

Sihaya.b16247
00sabato 25 giugno 2005 02:25
Ancora il Manifesto
Questo è il manifesto di oggi 25 giugno (il file nel post di prima si è aggiornato da solo)



Continuiamo così, facciamoci del male...

Sihaya
Ratzigirl
00sabato 25 giugno 2005 02:38
Mah!
A volte penso che esagerano davvero troppo, anche scioccamente!!!(benchè io sia di sinistra) ma la cosa che mi chiedo è: che gusto c'è a tirare fuori storie vecchi cent'anni....(ah bhè dimenticavo...ci si ricorda ancora quelli del 1945.....e di divise militari...
Ratzigirl
00sabato 25 giugno 2005 15:06
La Domenica di Repubblica - in PDF


Clicca sulla testata di Repubblica per leggere!!!


[SM=x40794] [SM=x40794] [SM=x40794] [SM=x40794]

W Ratzinger Papa!!!!

[Modificato da Ratzigirl 25/06/2005 15.07]

Sihaya.b16247
00domenica 26 giugno 2005 00:42
Re: La Domenica di Repubblica - in PDF
WOWWWWWW!!!!
Documento sorprendente e piacevolmente profetico!!!
E che bella anche la foto! [SM=g27836]

GRAZIE GRAZIE GRAZIE

Sihaya [SM=g27838]


Scritto da: Ratzigirl 25/06/2005 15.06


Clicca sulla testata di Repubblica per leggere!!!


[SM=x40794] [SM=x40794] [SM=x40794] [SM=x40794]

W Ratzinger Papa!!!!

[Modificato da Ratzigirl 25/06/2005 15.07]


[SM=g27836]
Sihaya.b16247
00domenica 26 giugno 2005 00:58
Pensavo peggio
Anche io sono di sinistra, ma il vittimismo, la retorica invecchiata, le prese di posizione stantie mi fanno allergia...

Ad ogni modo, sul giornale di oggi gli articoli erano molto pacati, quasi scialbi: i bigotti anticlericali non hanno più che argomenti mettere in campo, le critiche annaspano nelle ripetizioni delle ripetizioni delle ripetizioni...I fanatici hanno ormai armi di latta fiaccate contro il granito della Verità. Vogliono solo creare allarme (ma per cosa?). Molto più graffianti e "politici" gli articoli presenti su la Repubblica, più "argomentativi", inoltre.

Saluti! Sonia

Ps-La copertina del Manifesto si aggiorna sempre!



Scritto da: Sihaya.b16247 25/06/2005 2.25
Questo è il manifesto di oggi 25 giugno (il file nel post di prima si è aggiornato da solo)

Continuiamo così, facciamoci del male...

Sihaya

Ratzigirl
00domenica 26 giugno 2005 02:07
E' normale...
Per forza, il chiodo, si dice, va battuto quando è caldo...la notizia del pastore tedesco, del nazismo, etc etc sta perdendo ogni forza,anche perchè viene continuamente smentita dalle iniziative del Papa di grande umanità e generosità. Un grande uomo, che alle critiche sui giornali è passato sopra comese nulla fosse.Infatti, un buon metodo per sfiammare gli animi guerrafondai è non dare loror nessuna considerazione, e agire, invece di perdersi in chiacchiere e discolpe. Senza contare il fatto che avendo la coscienza pulita, un uomo, non ha nulla da giustificare.

La copertina la tolgo, credevo la lasciassero e invece la cambiano ogni giorno....vabbè....
Ratzigirl
00martedì 28 giugno 2005 03:24
Il giornale della musica -






Nel numero di giugno 2005 : Pag 15

Ratzinger papa musico (Luca Del Fra)
Nella Città del Vaticano non si era mai visto nulla di simile: un pontefice che suona il pianoforte, traslocando l’amato strumento nei suoi appartamenti papali, e manifesta amore e competenza per Palestrina, Bach e Mozart. Sarà dunque lui che, teologicamente, “caccerà i chitarristi dal Tempio” ripristinando solennità musicale nella liturgia cattolica?

Sihaya.b16247
00martedì 28 giugno 2005 23:07
Famiglia Cristiana!
Non perdetevi il numero 27 di Famiglia Cristiana!


E' allegato il Compendio del Catechismo presentato stamattina da Benedetto XVI!!!
La presentazione: www.sanpaolo.org/fc/0527fc/0527fc40.htm

Sihaya
Ratzigirl
00mercoledì 29 giugno 2005 15:13
oHHHH
Vado subito a comprarlo...
Ma, oltre famiglia Cristiana e Avvenire, qualcuno sa altre testate italiane cattoliche?[SM=g27817] [SM=g27817]
Sihaya.b16247
00mercoledì 29 giugno 2005 23:23
Articoli belli da Avvenire - Custode della fede tra fermezza e sorriso
20 aprile 2005
Custode della fede tra fermezza e sorriso
Salvatore Mazza
Una corona di capelli bianchissimi e folti. Con un ciuffo quasi da scugnizzo a sovrastare un volto ricco di spigoli, ma mai spigoloso. Lo sguardo commosso che si è affacciato poco prima delle 19.00 su piazza San Pietro non è che una conferma. Quella di Joseph Ratzinger, Benedetto XVI, è probabilmente la "faccia" più conosciuta della Chiesa cattolica. In qualche modo "mitica", associata a un incarico – quello di custode della Dottrina della Fede – che in 24 anni gli sono valsi una serie di aggettivi che vanno da "severo" a "intransigente", passando per "conservatore", "restauratore", "duro". Aggettivi quasi sempre associati, nei racconti, a un carattere altrettanto aspro. Leggende.
Basterebbe averlo frequentato appena un po’ per rendersi conto di come il Ratzinger talora raccontato sia diverso dall’originale. Basterebbe essersi trovati magari per un attimo a tu per tu con i suoi occhi chiari in perenne movimento, intensi e ironici, o essersi imbattuti nel suo sorriso disarmante al mattino presto, attorno alle 8.30, quando a piedi si reca nel suo ufficio in piazza del Santo Uffizio, e pronto a fermarsi a scambiare qualche battuta. Basterebbe poco, insomma, per scoprire come gentilezza, disponibilità e capacità di ascolto siano i tratti peculiari di un carattere certamente solido, mai però aspro.
Il giorno in cui venne al mondo a Marktl am Inn, in Bavaria, era il 16 aprile del 1927. Sabato Santo, e il piccolo Joseph fu battezzato in quello stesso giorno. «Ho sempre considerato il fatto di essere stata la prima persona battezzata con l’acqua nuova – ha detto una volta – come un significativo segno della Provvidenza. Sono sempre stato pieno di riconoscenza per aver avuto la mia vita immersa in questo modo nel mistero pasquale... e più rifletto su questo, più questo sembra essere aderente alla natura della nostra vita umana: noi non siamo ancora di fronte alla piena luce, ma camminiamo verso di essa pieni di fede». Quella del piccolo Joseph non è una famiglia benestante. Ed è anche costretta a frequenti traslochi a causa del lavoro del padre, commissario di gendarmeria, tanto che il nuovo Pontefice ammette che per lui «non è per nulla facile» dire quale sia la sua città natale.
Da Marktl am Inn a Tittmoning, cittadina sul fiume Salzach al confine con l’Austria, fino al quasi esilio a Auschau am Inn, ai piedi delle Alpi, dove il padre è costretto a trasferirsi nel 1933 per aver pubblicamente criticato il nazismo, la famiglia Ratzinger è in movimento perenne. Solo nel ’37, quando il padre va in pensione, la famiglia si stabilisce a Hufschlag, appena fuori la città di Traunstein, dove Joseph trascorre gli anni fino all’adolescenza frequentando il liceo classico locale. E intanto, nel ’39, entra nel seminario minore.
Ha quindici anni quando, come tutti i suoi compagni di seminario, è arruolato a forza nella <+corsivo>Flak<+tondo>, il corpo di difesa antiaerea, a servizio di una Germania che già in quegli anni, dopo la disfatta di Stalingrado, è costretta a rastrellare i suoi adolescenti. E solo un anno dopo, nel ’44, raggiunta l’età di leva, viene inquadrato sotto il controllo della famigerata Legione Austriaca («Ideologi fanatici – ricorderà – che ci tirannizzavano senza tregua»). È la sua salute incerta, oggetto costante di irrisione da parte dei suoi istruttori di fanteria, che lo salva da un’assegnazione al fronte fino a quando, ai primi di maggio del ’45, diserta e torna a casa a Traunstein. Prima di rientrare in seminario insieme a suo fratello Georg, nel novembre dello stesso anno, un’altra prova attende però Joseph: quando le truppe alleate arrivano infatti nel suo villaggio (stabilendo il proprio quartier generale proprio nella casa dei Ratzinger), viene identificato come soldato tedesco e internato in un campo per prigionieri di guerra dove sarà rinchiuso per circa un mese dagli Alleati.
Dal ’46 in avanti, fino all’ordinazione sacerdotale del 29 giugno del 1951, studia filosofia e teologia nella università di Monaco e nella scuola superiore di Filosofia e Teologia di Frisinga. Il dottorato in teologia – con una dissertazione su "Popolo e casa di Dio nella Dottrina della Chiesa di Sant’Agostino" – arriva nel 1953, e già quattro anni dopo è libero docente con un lavoro su "La Teologia della Storia di San Bonaventura".
Parlare di "intelligenza brillante", nel caso di Benedetto XVI, è riduttivo. E quanto sia stata sempre apprezzata è qualcosa che il suo curriculum accademico può rendere solo in parte. Ottiene il suo primo incarico di Dogmatica e Teologia fondamentale nella scuola superiore di Filosofia e Teologia di Frisinga, insegnamento che prosegue a Bonn, dal 1959 al 1969, Münster, dal 1963 al 1966, e Tubinga, dal 1966 al 1969. In questo stesso anno diventa ordinario di Dogmatica e di storia dei dogmi nell’Università di Ratisbona e vice-presidente della stessa università; ma a quel punto la sua fama aveva già da un pezzo abbondantemente oltrepassato i confini tedeschi, in particolare dopo la sua partecipazione al Concilio ecumenico Vaticano II, dal 1962, nella veste di consulente teologico dell’arcivescovo di Colonia Cardinale Joseph Frings. Nel 1972, insieme ad Hans Urs von Balthasar, Henry De Lubac e ad altri teologi lancia la rivista di teologia "Communio". È il 24 marzo del 1977 quando Paolo VI lo nomina arcivescovo di München und Freising. Due mesi dopo, il 28 maggio, riceve la consacrazione episcopale, e il 27 giugno è creato e pubblicato cardinale. Alla guida della diocesi tedesca resterà tuttavia solo quattro anni e mezzo: il 25 novembre 1981, infatti, Giovanni Paolo II lo nomina Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, presidente della pontificia Commissione Biblica e della pontificia Commissione Teologica Internazionale.

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Avete visto? Il ciuffetto è già famoso...[SM=x40791] [SM=g27836] [SM=g27836]
Sihaya
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