Il libro di Franco Causio "Vincere è l'unica cosa che conta"

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beatopaolo
00sabato 23 gennaio 2016 23:31
Presentato a Lecce il libro di Franco Causio...



Un ragazzo di 16 anni che parte dal profondo Sud e diventa grande, arrivando a condividere il campo con altri grandi calciatori di un periodo leggendario. La storia del “Barone” Franco Causio - piedi di velluto ed eleganza atletica - è la celebrazione di un calcio indimenticabile. Come quello dei campioni che spalano da soli la neve per liberare il campo, o che giocano a carte con Pertini sull’aereo presidenziale dopo aver alzato la coppa nell’82. Episodi che Causio ha raccontato ieri sera con lo stesso stile di gioco che lo ha contraddistinto, tanta classe e fantasia, davanti al pubblico della libreria Feltrinelli a Lecce.
La sala era piena di appassionati, colleghi, nostalgici e giovani cresciuti con il mito del “Barone” leccese, bianconero da una vita come recita la copertina del suo libro “Vincere è l’unica cosa che conta” (citazione presa in prestito da Boniperti e che da sempre racchiude la filosofia Juventus). All’incontro ha preso parte un altro calciatore leccese che ha fatto la storia, Sergio Brio. Ad intervistare i due, il giornalista Giorgio Demetrio.

«Il calcio indubbiamente è cambiato - ha dichiarato Causio - non è più quello di una volta e, al momento, dobbiamo riconoscere di aver perso qualità in favore della quantità. Se penso ai grandi che ho incontrato, come Zico, Platini, Cruijff, Maradona, riesce difficile fare paragoni con i campioni del calcio attuale. E poi ci sono tanti interessi economici che distolgono dal vero obiettivo». Sono tre, invece, i valori che Causio ha sempre messo al primo posto: umiltà, sacrificio e lavoro. Non per niente l’appellativo - “il Barone” - che gli affibbiò un giornalista è diventato un marchio di fabbrica. «In realtà sento più mio un altro appellativo che mi era stato dato, Brazil. Infatti ho sposato una brasiliana, quindi non è stato un caso».

Eleganza e fantasia erano i tratti distintivi, come ha sottolineato l’amico Brio. «È stato uno dei più grandi giocatori - ha spiegato - tecnica sopraffina e una grande fantasia. Il giorno del mio esordio ha puntato su di me e per questo gli sarò riconoscente a vita».
Nato a Lecce nel ’49, Causio è arrivato a Torino a soli sedici anni. «Ricordo le telefonate di Agnelli che ci svegliava di primo mattino: voleva un resoconto della partita». Nella sua carriera in bianconero ha registrato 447 presenze e 72 gol, con la Nazionale 63 presenze e 6 gol. Causio vestiva la maglia azzurra al Santiago Bernabeu l’11 luglio 1982.

L’episodio più divertente è proprio legato alla finale. «Pertini ci fece salire sull’aereo presidenziale - ricorda - giocammo a scopone, io ero in coppia con Bearzot e il presidente con Zoff. Con un bluff riuscì a vincere la partita». Ha giocato nella Sambenedettese, nella Reggina, nel Palermo, nell’Udinese, nell’Inter e nella Triestina, ma l’esordio è avvenuto con la squadra della sua città, Lecce, che ieri lo ha accolto calorosamente. «Con questo libro - conclude - ho voluto dimostrare che un ragazzo di 16 anni può partire dal profondo Sud e diventare qualcuno».

Fonte: Il Quotidiano di Puglia
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00sabato 23 gennaio 2016 23:32
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00sabato 23 gennaio 2016 23:34
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00domenica 31 gennaio 2016 23:16
Servizio di Telenorba sulla presentazione del libro di Causio a Lecce.
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00domenica 10 luglio 2016 12:14
Venerdi 8 luglio Franco Causio ha presentato il suo libro a Polignano a Mare, al festival "Il libro possibile"; con lui sul palco i giornalisti Michele Salomone e Nica Ruggiero.

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00domenica 10 luglio 2016 12:15
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00domenica 10 luglio 2016 12:17
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00martedì 18 aprile 2017 23:15
Intervista a Franco Causio, 15 dicembre 2016
Intervista al sito ilposticipo.it a Franco Causio prima della partita di cartello Juventus-Roma.



“Vincere è l’unica cosa che conta” è il titolo del suo libro. E’ ancora così nel calcio?
«I fatti lo dimostrano. Lo dimostra la Juve di oggi. Non è bellissima, ma sta ancora lì, in testa alla classifica. Piano piano il gioco migliorerà, ma è sempre la squadra da battere. Merito di una organizzazione, di squadra e societaria, che ha puntato a rinforzare la squadra indebolendo le avversarie».

La mentalità: è questa la differenza incolmabile tra Juventus e Roma?
«Non solo con la Roma. La differenza tra la Juve e tutte le altre è ancora evidente. La Roma è la squadra che le si può avvicinare maggiormente. Anche il Napoli è un buon avversario, capace di esprimere buone giocate, ma che in questa fase manca certamente di qualcosa in avanti».

Il blocco italiano juventino è il vero segreto della squadra di Allegri?
«Il reparto difensivo della Juve è straordinario negli uomini, che non a caso formano anche il blocco della Nazionale. Ma il livello dei calciatori che giocano nei bianconeri è superiore in tutti i reparti».

Che partita sarà quella di sabato tra Juventus e Roma?
«Mi aspetto 90 minuti intensi, con fasi di gioco molto aggressive, una partita “maschia”. Ma spero che lo resti solamente nel campo di gioco, mi auguro che non ci siano polemiche, né tantomeno incidenti sugli spalti».

A proposito di polemiche, quando c’è Juve-Roma sembra impossibile evitarle.
«Confido nell’intelligenza delle persone. Spero soprattutto negli allenatori e nei dirigenti, che devono essere superiori a tutto e mostrare il buon esempio».

Franco Causio ha scoperto Alessandro Del Piero…
«Non voglio assolutamente vantarmi di questa cosa, facevo l’osservatore ed è capitato di scovare questo ragazzo. Ci tengo in particolar modo a ricordare e condividerne il merito con Piero Aggradi (direttore sportivo del Padova, ndr) e Franco Landri (consulente di mercato della Juve, ndr), due straordinarie persone e ottimi professionisti, che oggi non ci sono più. Alessandro Del Piero è stato un giocatore immenso. Dal Mondiale ’82 a oggi ci sono tre giocatori italiani per me inarrivabili: Roberto Baggio, Alessandro Del Piero e Francesco Totti. Autentici fuoriclasse».

Tutti e tre numeri 10. Ma un numero 7 come Franco Causio lo rivedremo sui campi di calcio?
«Il calcio di oggi è molto cambiato. Il mio ruolo, l’ala destra, è interpretato in maniera differente. Prima sbocciavano campioni come Bruno Conti, Sala, prima di me Domenghini, dopo Roberto Donadoni. C’è stato anche Beckham, forse ultima ala del calcio moderno. Cristiano Ronaldo indossa il 7, ma non è certo un’ala pura».

Come si faceva l’ala destra all’epoca?
«Per prima cosa erano le squadre a essere costruite in maniera diversa, asimmetrica. C’era l’ala tornante da una parte e il terzino fluidificante dall’altra, un trequartista e poi gente che faceva gol. Il mio compito era fornire assist».

Un sorta di esterno alto. Dove giocherebbe oggi Franco Causio?
«Nei moduli moderni mi vedo bene in un 4-3-3. Io a destra, Bruno Conti a sinistra e Higuain in mezzo. Lo avremmo fatto divertire parecchio con i nostri assist. Un tridente niente male».

Come finisce Juventus-Roma?
«Da juventino dico 1. Conosco Spalletti, c’ho lavorato a Udine. Un grandissimo tecnico. Ma la Juve secondo me ne ha di più».

Sfida decisiva per lo scudetto?
«Non penso. Manca ancora tanto. C’è l’incognita Champions che porta via molte energie. Bisogna vedere in che stato psicofisico la squadra di Allegri arriverà in primavera e con quale eventuale vantaggio in classifica. Sarà utile per gestire le risorse».

Con la vittoria della Champions questa squadra passerà alla storia come la Juve più forte di sempre?
«Avendo già vinto 5 scudetti possiamo già considerare questa squadra nella storia. Con il sesto titolo di fila o una vittoria della Champions ci troveremmo di fronte a un’impresa straordinaria, più che di storia, dovremmo parlare di leggenda».

Intervista a Causio
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