GIUSTIZIA/FRANCO COPPI, PROFESSORE E AVVOCATO: IL NUOVO CODICE E' STATO UN FALLIMENTO

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INES TABUSSO
00lunedì 8 gennaio 2007 22:39


LA STAMPA
08-01-2007
Franco Coppi: "Non bloccare la prescrizione"
Guido Ruotolo

La sua valutazione sulle linee guida dell’«offensiva» riformatrice del ministro di Giustizia, Clemente Mastella, per ridurre i tempi dei processi, è complessivamente positiva. Ma precisa: «Come si direbbe in una sentenza, positiva nei limiti della motivazione. Voglio dire che è un tentativo apprezzabile per far fronte ad alcuni aspetti paradossali». Su un punto, però, il suo disaccordo è totale: «Non è possibile voler arginare la questione della lunghezza dei processi agendo sulla prescrizione. Il prezzo che si paga in materia di rispetto della persona è troppo alto». Ordinario di Istituzioni di diritto penale alla Sapienza di Roma, il professore Franco Coppi è uno dei più autorevoli penalisti italiani. «Per il momento - aggiunge il professore - è solo un pannicello caldo che non risolve sicuramente il problema. Per affrontare alla radice il tema della lentezza della giustizia si deve ripensare il processo».
Professore, qual è la sua valutazione sui temi che si vogliono affrontare.
«Alcuni punti coincidono con quanto penso, e che ho pubblicamente motivato in convegni pubblici. Alcune cose sono sacrosante e anche gli avvocati ne devono prendere atto. Per esempio, bisogna procedere con la revisione di tutta la materia delle nullità. Realisticamente dobbiamo riconoscere che sono pochissime le nullità che incidono effettivamente sui diritti della difesa. Le nullità vanno eccepite entro certe scadenze, dopodiché sono tutte da ritenere sanate. Sono d’accordo sul come si intende affrontare il tema della competenza territoriale. Se ci sono dubbi, si affrontano all’inizio del processo, con la possibilità di un ricorso incidentale immediato in Cassazione, che ha l’obbligo di decidere entro tre settimane».
Una proposta che fa discutere è quella sulla prescrizione.
«Il tema è molto delicato. Non sono d’accordo con quanto propone il ministro. E’ giusto che un cittadino possa rimanere in dubbio circa la sua posizione per anni, anni e anni, anche se condannato in primo grado? Io ho il diritto di sapere in tempi ragionevoli se sono innocente o colpevole. E’ possibile accettare che per un terzo della propria vita questa persona non sappia se deve finire in galera o meno? Il rischio, infatti, è che si determini un effetto opposto a quello desiderato: nella ipotesi di condanna in primo grado, il giudice dell’appello fisserà prima i processi di assoluzione - se sarà ripristinato per questi processi l’appello - mentre tenderà a non fissare quelli con imputati condannati, non dovendo rispettare i tempi della prescrizione».
Le proposte Mastella guardano soprattutto al processo civile. Da osservatore esterno, qual è la sua opinione?
«Il processo civile è una tragedia. Non dobbiamo pensare soltanto a cause che vedono protagonisti soggetti ricchi. E’ coinvolta soprattutto povera gente che ha subito danni, familiari di persone morte in seguito a incidenti che aspettano un risarcimento che arriva dopo secoli. La giustizia civile è in una situazione più grave della giustizia penale. Bisogna avere il coraggio di snellire il processo, potenziando nel civile l’oralità piuttosto che la scrittura, come avviene nel penale».
Della lunghezza dei processi se ne parla da anni. Professore, cosa fare per invertire la rotta? Per risalire dal baratro di una giustizia che non riesce a fare giustizia?
«Di questo problema se ne discute da quando ero ragazzino. Dal punto mio di vista, si dovrebbe avere l’onestà di riconoscere che il Nuovo Codice è stato un fallimento. I processi attuali durano molto di più di quanto non durassero sotto il Codice Rocco».
In attesa della riforma annunciata dei codici, quali altri interventi servono?
«Tanti. Mi limito ad alcune osservazioni. Gli avvocati dovrebbero rendersi conto che non devono continuare ad adottare tattiche pretestuose solo per fare gli interessi del cliente. Ad esempio, se nel corso del dibattimento cambia un membro del collegio, se non c’è il consenso delle parti il processo riparte da zero. Non è accettabile, il legislatore deve intervenire. Ancora: avere il coraggio di stabilire che una sentenza di patteggiamento non deve essere oggetto di impugnazione. Ma soprattutto, avremmo bisogno di una grande opera di depenalizzazione».


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