Duran Duran – All You Need Is Now
Pubblicato il 26 marzo 2011 da Massimo Sannella
Dopo il baratro di “Red Carpet Massacre”, ha senso ancora rincorrere signori lampadati
di mezza età superata il cui leader anni fa rese inconsapevolmente cornuti fidanzati
di tutto il mondo le quali squinzie andavano in manfrina genetica per un film “Sposerò Simon Le Bon” ?
Crediamo veramente che se non ci fosse stato il botto del new romantic ricamato di pop
i Duran Duran sarebbero ancora “garzoni di bottega” di Tony Hadley degli Spandau Ballet?
Francamente – in molti – credevano che avessero finalmente desistito, ed invece rieccoli in pista,
in tutta la “decadenza nostalgica nonostante le emulsioni tecniche ed i massaggi fisici di Marc Ronson”,
a riprendere con “All You Need Is Now” il gioco in mano cercando di volare un grado o due più in alto,
anche con la consapevolezza che di ex “wild boys” oramai il mondo ne ha le balle turgide.
Ma indubbiamente i Duran Duran rimangono nell’Olimpo degli anni 80, un miracolo mediatico
dell’innovazione – dai primi video che assodarono un’ancora incerta MTV fino ai “fidanzamenti di massa”
con fan ossesse – ma la scure dell’età e del fluire delle mode non conosce passati,
ed ora con questa nuova prova/esame i Duran sono all’ultimo tentativo di salire di nuovo
su di un palco d’interesse
oppure finire come figurine della Panini incollate dentro album spiegazzati.
Passando a “toccare con mano” il disco, inutile usare termini come parsimonia o basso profilo,
con i Duran Duran il gioco procede per accumulazione, danzano come sempre sul terreno scosceso
ed obliquo della “bonaggine kitch” (anche se il lavoro di fino di Mastro Ronson
si fa sentire ottimamente nelle rifiniture e nel groove contemporaneizzato) seguitano a
maneggiare materiale che sembra arrivare direttamente dalle vecchie produzioni,
una trasfigurazione abbozzata degli antichi fasti; ora se si accetta di stare al loro gioco
è un fatto di misura,
altrove il gusto del grottesco revivalismo prende il sopravvento.
Il suono è lo stesso, “porco” e sintetico come “allora”, la voce di Le Bon
mantiene sempre quell’incedere guascona ad occhio di pesce, prendono Robert Smith e la sua “A Forest”,
la stirano e ne fanno una copia mercantile in “Being Followed”, iscrivono Kelis
sul libro paga della produzione e la fanno cantare nel miele romantic “The Man Who Stole A Leopard”,
agganciano Ana degli Scissor Sister agli Chic e ne imbastiscono un funky dance per “Safe”;
il resto è una “sostanza” intricata che fugge via come acqua,
virtuosamente al servizio di sciacquoni porcellanati Richard Ginori.
I Duran Duran non sanno dove andare.
Non hanno una visione chiara di questo “nuovo futuro” ed allora è probabile che si rieclisseranno nel presente.
E pochissime vorranno risposare Simon Le Bon, ora come ora sono divorzi a fare notizia.