dedicata ai cani che vivono in un canile!!
Le sbarre della mia vita.
Stendi la tua mano, amico mio,
accarezza la mia zampa
malata,
il mio corpo martoriato,
il mio cuore insanguinato.
Allevia il mio dolore,
dammi un po’ di calore,
fammi sentire tutto il tuo amore.
Vivo chiuso dentro una gabbia,
ero giovane e pieno di rabbia,
oggi vecchio e malato vago nella nebbia.
Dammi la gioia di una famiglia,
fammi gioire come fossi un figlio,
fammi provare un po’ di meraviglia.
Stendi la tua mano, amico mio,
guarda la mie ossa nascoste dalla pelle,
la vergogna che provo perché tu mi vedi,
nudo come una larva,
emaciato e senza alcuna speranza.
Ho vissuto tutta la vita senza un sorriso,
ho vissuto pensando ad un volto radioso,
che mi prendesse con se per un futuro luminoso.
Oggi il mio cuore è stanco,
le mie zampe non reggono più un corpo malato,
sento la vita che sfugge dal mio animo martoriato.
Stendi la tua mano, amico mio,
fammi provare la gioia di una carezza,
fammi vivere quell’ebbrezza,
fammi superare per qualche istante la stanchezza.
Com’era bello ascoltare quella voce così soave,
che sentivo dolce quando ancora caldo nel corpo della mamma,
la udivo ed in lui credevo,
la udivo ed in lui confidavo.
Accarezzami, amico mio,
in un cassonetto è finito il mio affetto,
è lì che mi ha gettato colui che già amavo,
è lì che si è spento tutto ciò che desideravo.
Una mano pia mi ha trovato,
ma dentro una gabbia mi hanno cacciato.
Toccami, amico mio,
scuoti la mia vita,
quante volte ho detto questa prigionia è finita,
quante volte quell’illusione è sfumata.
Sfiorami, amico mio,
dammi ancora un refolo di vento,
fammi sentire nel mio tartufo prosciugato,
il contatto di una mano che non sia inaridito.
Lambiscimi, amico mio,
oggi hai reso felice,
un cane vecchio e sventurato,
che ha vissuto come uno sconosciuto,
senza un nome e abbandonato.
Posa la tua mano, amico mio,
il freddo che sento pervadere il mio corpo,
che lo vivo fin da quando giovane già mi sentivo morto,
oggi lo sento come fosse un caldo intenso,
e sento scuotere le membra da un fuoco che arde deciso e violento.
Grazie, amico mio,
riesco ancora a leccare la tua mano,
che mi ha fatto sentire un Essere vivente,
che mi ha trattato come fossi un amico di sempre.
Ti amo, amico mio,
non pronunciavo questa parola dal cassonetto,
non pensavo che un dì l’avrei detto,
non credevo che l’avrei ancora fatto.
Chiudo gli occhi accanto a te, amico mio,
oggi sono radioso e le ferite non mi fanno male,
hai dato gioia e speranza al mio cuore,
una gioia che non riuscivo a provare,
anche quando mi hanno detto
che mi volevi adottare.
Ma sono stanco amico mio e non me ne volere,
accompagnami nell’ultimo cammino,
non voglio andarci solo,
non lasciarmi,
stammi vicino.
(Il tuo vecchio amico peloso)
Roberto Pino Covelli