American Dream

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Giggirriva
00mercoledì 5 gennaio 2022 19:08
Insigne ha appena firmato per andare a giocare in America, Non è stato certo il primo italiano ad andarci, anzi è solo l'ultimo di una lunga serie.
Repubblica ha stilato una lista dei 10 più famosi che ci sono andati...e voi ricordate qualche altro giocatore con il "sogno americano"?
Giggirriva
00mercoledì 5 gennaio 2022 19:11
Ecco l'articolo di Repubblica


Partiti per cercare fortuna, vedere altri orizzonti, scoprire che vita fa da quelle parti, grattare gli ultimi dollari nel favoloso mondo Usa. Calciatori italiani d'America. Una colonia variegata che ha attraversato l'oceano. Una volta partivano con la nave, oggi in business class. A qualcuno è andata bene, altri sono tornati col groppo in gola per i rimpianti. Dieci storie, dieci viaggi, dieci figurine italiane a stelle e strisce. A cui si sta per aggiungere quella di Lorenzo Insigne, che da luglio vestirà la maglia numero 10 dei canadesi del Toronto guadagnando 16 milioni di euro a stagione tra parte fissa e bonus. L'inizio di quest'ultima avventura non è certo male.


Il pioniere Chinaglia: New York, New York

Aprile 1976, fuga per New York. Giorgio Chinaglia alla conquista dell'America, lunghissima la scia di veleno che si lascia dietro dopo lo strappo con la Lazio. I Cosmos - sponsorizzati dalla Warner Comunication - lo pagano 450 mila dollari. Chinaglia ha 29 anni, due anni prima ha vinto lo scudetto, è il primo fuoriclasse italiano a giocare nella neonata NASL. Colleghi dell'epoca: Pelé, Beckenbauer, Carlos Alberto, Gerd Muller, Banks. Urca. Decisiva nella scelta la moglie, Connie Eruzione. Dal 1976 al 1983: 193 gol in 213 partite in campionato; 50 gol nelle 43 partite dei play-off. Dei Cosmos diventerà anche presidente. Meritatissimo il posto nella Hall of Fame.


Vacanze e tagliatelle: Noselli al Cosmos

Da Sassuolo a New York, senza passare dal via. Opere e miracoli di Alessandro Noselli, onesto bomber di categoria (la B) in Italia e cannoniere di esportazione nella Grande Mela (2013-14) grazie all'amico allenatore Giovanni Savarese. New York era il suo chiodo fisso: ci era andato in vacanza per undici estati di seguito. Dopo un campionato con il Cosmos è tornato nei dilettanti italiani, con suoi gol ha portato il Sasso Marconi dalla Promozione alla Serie D e poi è tornato a New York, per aprire un ristorante. Piatto della casa: tagliatelle al ragù.


L'italiano più pagato di sempre: Giovinco

Parte a 28 anni, nel pieno della carriera, è il 2015. Destinazione Toronto Fc. Quattro anni, gol a caterve, un campionato vinto, tutto talmente facile da risultare persino noioso. In questi giorni ha avvertito Insigne: occhio che quando questi di Toronto parlano di soldi si riferiscono sempre al lordo, non sai le tasse che ho dovuto pagare. E vabbè, suvvia. In realtà la "Formica Atomica" percepisce uno stipendio di 5.6 milioni di dollari che arrivano a superare i 7 milioni grazie ad una serie di bonus. C'è di peggio in giro, sì.

Cachemere e partite a golf: l'America del Maestro Pirlo

Un solo gol in tre anni - ovviamente su punizione - ma fatevelo bastare perché quando nel 2015 Andrea Pirlo, il Maestro, va a giocare con il New York City, ci va in ciabatte di cachemire, passeggia per il campo con la solita flemma e nonostante questo fa sempre e comunque la differenza. La libidine è quella di passeggiare tranquillamente per Manhattan, passare i pomeriggi giocando a golf e andare a cenare al Felidia, il ristorante italiano di proprietà della sua compagna Valentina Baldini. A New York nascono anche i due gemelli, Leonardo e Tommaso.


Quando Walter Zenga disse: "I have a dream"

Nel 1995 l'Uomo Ragno - Spider Man - va a Boston e firma per il New England Revolution, gioca tre campionati trionfali, alla fine per salutarlo gli organizzano persino lo "Zenga Day" e lui, emozionatissimo, comincia il discorso con il classico "I have a dream". Il sogno è quello di allenare. Ok, fatta. Per un po' si cala nel doppio ruolo di coach/player e si sostituisce sei volte. Poi solo panchina, va così così, con l'eliminazione dai play-off. Nel contratto dei tesserati c'è anche una voce che costringe tutti a una sessione di autografi con i tifosi.


Gino Gardassanich, dalla Gestapo a Chicago

Classe 1922, italiano di Fiume, ruolo portiere, la sua carriera per un po' si snoda tra Zagabria e l'Italia, dove gioca con Fiorentina, Marsala e Reggina. È sveglio, brillante, parla sei lingue e durante la guerra viene assunto dalla Gestapo come traduttore. Poi il grande viaggio, in nave. Dal 1949 al 1959 troviamo Gino in forza al Chicago Slovak. Diventa subito cittadino americano ed è talmente bravo che nel 1950 viene aggregato al gruppo della Nazionale Usa che partecipa (pur senza mai giocare) ai Mondiali in Brasile, quelli del Maracanazo. Comunque sei partite, poi, con la nazionale a stelle e strisce le gioca. Apre una gioielleria, fa i soldi, si sposa, va a vivere a Westchester, dodici chilometri da Chicago, ha due figli, vive una vita felice.

Bob Italo Lenarduzzi: l'emigrante diventato leggenda in Canada

Origini friulane, figlio di contadini partiti a cercare fortuna, nasce a Vancouver, a 14 anni - con la scusa di andare a studiare - chiede ai genitori di andare ad "imparare il calcio" in Inghilterra. Va, torna in Canada, con il Vancouver Whitecaps diventa una leggenda. Ha personalità, tempra, visione di gioco. Si vanta di non sbagliare mai un passaggio. Ha allenato anche la nazionale (1993-1998), è stato presidente del club (2001-2019), la sua biografia ("A canadian soccer story") è ancora oggi il libro di soccer più venduto in Canada.


Bettega che studiò da manager a Toronto

Febbraio 1983, Bobby Gol firma per i Blizzard di Toronto, in Canada. Tutto in due giorni, volo Alitalia, lui e la moglie Emanuela: vanno a Toronto, Roberto firma, Emanuela fa shopping. "Mi interessa sopratutto andare ad imparare bene l'inglese", spiega. Perché Toronto? Perché la Fiat ha buoni agganci da quelle patì, un paio d'anni prima hanno fatto un'esperienza con i Blizzard anche Francesco "Mogan" Morini e il figlio di Boniperti, Giampaolo. A proposito: il consiglio di partire gliel'ha dato Giampiero Boniperti. L'esperienza gli tornerà utile quando comincerà a fare il manager. Compagni di squadra di Bettega: il portiere svedese Jan Moller, il terzino nordirlandese Jimmy Nicholl. Ruolino di marcia nella NASL: 39 partite e 10 gol tra il 1983 e il 1984.


Bob Vieri: sistemo l'America e torno

È il papà di Christian, detto anche Bobo. Fantasista dotato ma indolente negli Anni 70, anarchia in campo e bischerate a go go fuori. A metà del decennio lascia Bologna e va a Toronto. Gli hanno promesso una barca di soldi, il contatto gliel'ha girato il compagno Marino Perani, già militante nel club canadese. Bob ci resta un po', poi si stanca. Vuole andare a New York. Riesce a fare un provino con i Cosmos di Pelè. Facile, no? No. Sorpresa: non lo prendono. Si incazza, sbuffa, decide di finirla lì con l'America, fa le valigie e torna in Italia.


Bonimba e le americanate di quelli del Cagliari

Estate 1967, bizzarro esperimento del Cagliari che si trasferisce al gran completo in America e si trasforma nei Chicago Stallions. È un'idea degli americani: venite, vi paghiamo e giocate con la nostra maglia, hai visto mai che qualcuno si interessi a questo benedetto soccer. Boninsegna, Nenè, Reginato, Cera, pure l'allenatore Scopigno. Ci sono tutti, tranne Gigi Riva. Il campionato si gioca tra luglio e agosto, tutto in due mesi. Soldi a palate, feste in piscina gigantesche, allenamenti all'acqua di rose. Il Cagliari alloggia per due mesi in un hotel di proprietà di Frank Sinatra. Ogni giocatore ha a disposizione tre camere. Tu chiamale se vuoi: tentazioni.
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