6-Way Match

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vd2
00venerdì 17 novembre 2006 13:28
Raga lo apro subito.
Per il match della prox War, ve prego famo spot.
Shout secondo me si creerebbe un casino e manco è divertente, io fare spot e minispot, nel caso che qualcuno superi la pagina e mezzo.

Io per esempio ho quasi pronto uno spot, quindi secondo me la cosa migliore e fare cosi.

Diteme voi..
HHHThegame
00venerdì 17 novembre 2006 14:01
si fa a spot infatti

a breve la card completa [SM=x898276]
vd2
00domenica 19 novembre 2006 16:16
Visioni #1: "Ha ancora senso dannarsi?Il mio sangue non servirà a non svegliarsi!"
Il caldo sguscia fastidioso fra la folla, che si spintona per cercare di trovarsi il posto migliore per assistere all’evento.
Schiere di guardie del corpo proteggono le transenne che dividono le persone accorse in massa dal palco dove si svolgerà la cerimonia.
Il sole è il vero protagonista per ora, e la gente inizia a sudare, il caldo e la tensione rendono faticose anche il respirare, ma nessuno sembra arrendersi, a qualsiasi costo ognuno di loro vuole assistere ad un evento che potranno raccontare ai propri figli, nipoti, un giorno che i posteri ricorderanno, invidiando chi ora sfida il caldo e l’attesa per esserci.
Il palco è decorato in maniera davvero suggestiva, i colori bianco, blu e rosso impazzano dovunque, e una fantasia composta da cinquanta stelline bianche caratterizza l’imponente leggio che compare al centro della struttura.
Immagini che rendono ancora più orgogliosi i tanti presenti, che si perdono con lo sguardo in quei colori, che dritti arrivano al loro cuore, li rende fieri di poterli sentire propri, fieri di appartenere alla nazione più grande e potente del mondo, ma soprattutto più giusta, la nazione della libertà.
I principi per quali i loro antenati hanno lottato è versato sangue ora si rispecchiano valorosi in quei colori, il rosso del palcoscenico da un senso al rosso che per anni colorò i campi di battaglia.
Manca ormai poco all’evento, il brusio è assordante, l’eccitazione si respira nell’aria, la folla è in fermento, come pronta ad esplodere.
Ad interrompere il tutto però ci pensano gli altoparlanti, che rombanti intonano l’inno americano, che fa impazzire i vari presenti.
Mano al cuore per la maggior parte delle persone, e forse qualcuno si fa anche scappare una lacrima, figlia dell’emozione del momento.
Il chiasso fa da padrone in questo frangente, milioni di voci stanno tutti intonando lo stesso canto, milioni di uomini liberi stanno rendendo omaggio al loro più grande amore, la loro nazione, la patria della libertà, la patria della vita.
Le note vanno scemando, ed ecco che il momento che tutti aspettavano increduli diviene realtà.
Dalla destra del palco, in abiti eleganti si fa spazio un uomo, capelli lunghi e ricci e di un nero pece, raccolti in una coda che ricorda molto i samurai di antico stampo orientale.
Un look decisamente insolito per la sua carica e importanza sociale, ma che dimostra quanto sia un uomo e una persona, un amico della popolazione, prima di un autorità.
Stretto nella sua giacca nera, che porta non senza qualche difficoltà, a grandi passi raggiunge il leggio, ed è ora che la folla decide di non contenersi più.

“Ramon!!Ramon!!”

Grida si innalzano liberando la gioia dei presenti, mentre l’uomo risponde con un sorriso, compiaciuto dell’affetto che la sua gente riserva a lui, e pronto per ricambiarlo.
Ancora qualche minuto di approvazione e applausi per l’uomo, ma presto il tutto si placa, è arrivato il momento solenne.
L’uomo si avvicina al microfono, dà uno sguardo ai fogli presenti sul leggio e finalmente degna il pubblico festante della sua voce.

“Buongiorno, americani!!”

Boato immenso, tutta la quiete che a fatica aveva trovato spazio in quel caldo pomeriggio, sembra sconfitta in un attimo, la folla sembra quasi lievitare in aria per quanto è frenetica e in festa.

“Calma, calma, risparmiate la voce per dopo, siamo solo all’inizio!!”

“Ramon, Ramon”

“Eh,eh!Sapete certe volte ancora non mi capacito di quello che siamo riusciti ad ottenere, fratelli miei, abbiamo fatto la più grande rivoluzione della storia!Gli Stati Uniti D’america, la prima nazione al mondo…libera!Libera per tutti i nostri fratelli, che siano neri o bianchi, ebrei o protestanti, senza nazionalità o con, noi ora possiamo stringerci in un grande abbraccio, un abbraccio a stelle strisce!!”

Ovazione incredibile, il discorso di Ramon viene interrotto dalla gente, che fa fatica ad ascoltare tali parole senza esprimere la loro gioia.
I loro occhi colmi di emozione sono lo specchio che riflette l’unita e l’integrità di una nazione che non ha pari ora, portata alla libertà di pensiero da un denigrato,da uno sporco zingaro.
Uno sporco zingaro che ora tutti vorrebbero abbracciare, un negro capace di ottenere la vittoria più grande di tutte: la libertà.
Perché ora ogni uomo è libero di essere ciò che è negli Stati Uniti d’America,è un suo diritto, ogni uomo può godersi la propria vita, ne ha il dovere di questo.

“Non è stato facile, ma alla fine siamo tutti qui, sotto lo stesso cielo, un cielo sereno, senza nuvole all’orizzonte. La bufera è passata, definitivamente, non ci sono più pregiudizi all’orizzonte, discriminazioni, non pioverà più sangue umano da queste nubi piene di oppressione e ingiustizia, saranno solo nuvole chiare e limpide, libere, come noi, saranno soltanto dolci tramonti quelli che verranno e che lasceremo in eredità ai nostri figli, non più tetri e cupi epiloghi tragici. Dovete essere orgogliosi di voi stessi, fratelli, dovete essere orgogliosi di questa nazione, oggi è un grande giorno, cerchiamo di rendere il domani ancora più grande, la vita, su questa terra, inizia adesso!!”

“Bravo Ramon!”
“Grazie Ramon!”
“Libertà!”
“Grazieeee!”

Diversi urli si alternano, è la voce di gente commossa, è la voce del popolo, è la voce di uomini liberi, di uomini veri.

“Ma come sapete, questa conferenza non è stata istituita solo per bearci della nostra impresa, dico nostra perché senza di voi non sarei mai arrivato a questo traguardo. Sono qui per presentarvi il primo atto importante di questa mia legislatura, vogliono che la chiami così. Preferirei chiamare definire questo mio compito come una pena. Perché per arrivare abbiamo dovuto combattere, abbiamo dovuto anche macchiarci di reati, questa è la nostra pena, la libertà è la nostra pena, i nostri abbracci le nostre sbarre. Godiamoci questa galera, ce lo meritiamo. E da responsabile di questo carcere di gioia, ho dei compiti da svolgere. Per questo, oggi, in carica di Presidente degli Stati Uniti D’america, vi presenterò in diretta la nuova costituzione americana!!”

“WOOOOOOOOOOW”
Un boato si espande per tutta la nazione, un urlo di gioia.
Il sogno continua per milioni di americani, entra nel momento più bello.
Degli addetti portano sul palco un grande schermo, coperto da un telo rosso, è giunto il momento più importante della cerimonia.
Ora tocca al presidente togliere l’ultimo ostacolo verso la salvezza degli uomini, basta togliere un telo, rosso.
Rosso come il sangue versato, pesante come i cadaveri caduti per la libertà.
Ma una vota tolto, non ci sarà piu sangue, non ci saranno più sacrifici.
La bandiera americana potrà sventolare accarezzata dal vento, ogni singola parte di essa rappresenterà un americano fiero di se, un americano libero, un uomo.

“E’ arrivato il momento, compagni. Ma prima di regalarvi questa vostra conquista, prima di darvi la ricompensa, voglio che vi stringiate in un grande abbraccio, bianchi e neri, zingari e americani, ebrei e non, ricchi e poveri, uomini e donne, dovete essere una cosa sola…fratelli….abbracciatevi!”

La folla si muove, creando un gran trambusto attorno al luogo della cerimonia, le braccia e i corpi si uniscono, ora c’è solo un grande paese, un paese unito , un paese che ha saputo cambiarsi, un paese in cui la persone condivideranno lo stesso cielo, amorevolmente
.



Fuuuuuuuusssh…


Un soffio di vento, gelido, tagliente entrò deciso dalla finestra e andò quasi a perforare il corpo di Ramon, permettendo al gitano di riprendere i sensi.
Sergio aprì gli occhi con difficoltà inumana, e sfocato riconobbe il luogo dove si trovava.
Una camera d’albergo, fredda per via della finestra lasciata aperta dallo stesso inquilino della stanza.
La vista lentamente gli tornò, cosi come i suoi arti, inizialmente paralizzati dopo il risveglio.
Si alzò, e spense l’incenso, ormai quasi consumato, il quale profumo si dava battaglia con il profumo del freddo e del gelo, che girava in circolo per quel luogo confortante ma cupo.
Luci spente, tutto sembrava fermo, come trasportato solo da quei soffi di vento, troppo deboli per muovere qualcosa però, costretti quindi a lasciare tutto immobile, gelandolo fino a costruire un atmosfera ambigua, quasi spettrale.
Altri due passi di Ramon e si ritrovo di fronte alla finestra, e sporse il suo volto al di là di quella monotona stanza, al di là di quella stasi massacrante, i suoi occhi andarono ad esplorare l’esteso mondo al di fuori di quelle mura, ormai gelide, e profumate d’incenso.
Ma l’aria che respirava all’interno, era la stessa dell’esterno.
La città sembrava paralizzata, nessun avvenimento era all’orizzonte, mentre il sole tramontava.
I suoi occhi seguivano il lento rincasare dell’astro maggiore, un sole che sembrava faticare a splendere, un tramonto scuro e noioso, quasi non adeguato al nome.
Era la fine di un giorno, non era il tramonto.
Un tramonto risplende nelle anime della gente, le cattura e le fa innamorare, colpite dalla bellezza che il sole tiene nascosta per scoprirla tutta insieme quando arriva il momento di far arrossire il firmamento, forse anche lui innamorato di quegli attimi.
Nel tramonto si crea una dolce cupola sul mondo, un mondo che diviene improvvisamente dolce, come se fosse zuccherato.
E i suoi colori, i suoi sapori, le sue atmosfere vengono respirate e gustate dalle persone, i loro animi si cibano di quella dolcezza, fino a che il sole non scompaia definitivamente al di sotto dell’orizzonte, lasciandoli insoddisfatti, dandogli voglia di aspettare un altro giorno per innamorarsi di nuovo di quegli attimi, attimi che sono della vita di ognuno, che tutti amano, che aumentano la voglia di vivere un altro giorno, perché in fondo la vita è dolce.
Niente di tutto questo vedevano gli occhi di Ramon, ne tantomeno catturava la sua anima.
Colori spenti, atmosfere fredde, soffi di vento che provocano ferite come spade, questo non era un tramonto, era semplicemente un tragico epilogo.
Era un conto alla rovescia che segnalava quanto mancava all’ultimo di quei tristi tramonti, cosciente che forse la morte non sarebbe stata così brutta, visto che non c’era niente per cui rimpiangere la vita, niente di dolce e zuccherato da gustare.
Ramon tolse la sua attenzione da quell'ibrido tramonto, per meravigliarsi quando i suoi occhi, ormai pienamente funzionanti, incrociarono le lancette di un orologio.

-18.25-

Era ora di lasciare quel luogo.
Con movimenti lenti e rassegnati cercò il necessario per spostarsi da quel luogo statico e freddo, in un altro ancora più umido, umido di vita, più che di acqua.
Un luogo dove la vita si respirava in piccole parti, piccole e insignificanti, e a volte fastidiose per quanto inutili, come un umidità in pieno autunno.
Improvvisamente però si blocco, e barcollò, facendo fatica e ritrovare la posizione eretta.
Il suo corpo era provato, le troppe sostanze allucinogeni e in parte dannose abusate dal suo organismo non gli facevano vantare una condizione ottimale di salute.
Si arrestò e si sedette su di una sedia, accorgendosi presto che però era occupata da qualcosa.
Si alzò e noto un quaderno, il suo quaderno.
Lo usava poco ormai, ma dentro vi erano testimonianza in prima persona di gran parte della sua vita, racchiuse in goccioline di umidità, vi era la sua esistenza all’interno di quel quaderno.
Lo prese e lo aprì e vi trovò un poster, della EWF, ormai ne era pieno.
Ovviamente vi era lui all’interno del poster, piegato in quattro parti, ma aperto facilmente dal gitano.
Vi era lui, poi altri cinque uomini.
Una cintura e una gabbia.
Il suo prossimo impegno, il suo prossimo scalino di una scala che voleva scalare anche con la forza, convinto che in cima ci fosse un dolce tramonto, un premio di libertà, una materializazione delle sue visioni.
Ma davverò bastava solo imporsi in EWF per cambiare un paese?
Non aveva la risposta, ma era il minimo che poteva fare, per cercare di colorare i suo grigi tramonti.
Gettò il poster a terra, e prese una penna, cominciando a scrivere, gettando ulteriore umidità su quel quaderno.
Non sapeva come descrivere le emozioni in quel momento, ma si accorse che intanto l’orologio segnava che erano passati cinque minuti, e lui era in ritardo.
Cominciò a scrivere, glie ne importava poco.

I miei occhi un grigio tramonto hanno appena assaporato,
i miei sogni un dolce paese mi han donato,
la mia vita in due colori ho divisa.

Umido è il mio esistere,
zuccherati i miei sonni,
ma purtroppo la triste realtà
mi ricorda che gli occhi non vedono
quello che le mie gambe inseguono.

Ha ancora senso dannarsi?
Il mio sangue non servirà a non svegliarsi!

A volte penso di addormentarmi,
Chiudere gli occhi per l’ultima volta
Abbandonare i miei intenti di svolta.
Salutare con improvvisa veemenza
Questa terra che neanche noterà la differenza
.


Lasciò cadere la penna, stanco.
Si alzò, e uscì dalla stanza, lo aspettavano in palestra, aveva il turno serale quella sera.
Umidità lo aspettava, quanto avrebbe resistito ancora senza i suoi dolci tramonti?

vd2
00domenica 19 novembre 2006 16:17
Spot per il match a 6.

Ho voluto provare con Ramon, non avevo mai fatto spot del genere, e non sono soddisfatissimo del risultato.

HHHThegame
00lunedì 20 novembre 2006 14:26
Documentario sui comportamenti del maschio della specie umana quando adocchia una femmina
Quando nasci già inizi a soffrire. È matematico, basta sentire quanto cazzo urlano quei cosetti usciti dal tunnel, hanno più forza nelle corde vocali loro che Pavarotti. Questo ragionamento inizi a farlo intorno ai 30 anni, quando ti trovi solo, depresso, in uno squallido monolocale male arredato e senza l’ombra di esseri viventi oltre a te intorno, oppure lo studi quando ti metti a leggere Leopardi in 5° superiore. Leopardi è un artista che mette allegria, si, non sto scherzando, mi rallegra sempre. Sapere che c’è stato uno gobbo, cieco, che riceveva più due di picche di me quando ancora non ero famoso, che vede la vita solo dai lati negativi e che probabilmente certi lussi che ho io lui nemmeno se li sogna mi mette di buon umore. Oh si. Cerco sempre il lato positivo nelle cose.

Come ad esempio quando da piccoli inizi ad avere le prime lezioni di vita, la prima in assoluto la hai alle medie. O, se sei mingherlino, anche alle elementari.

Bimbo1: mi dai quel giocattolo?
Bimbo2: no!
Bimbo1: lo voglio!
Bimbo2: attaccati!


E via dicendo. Se invece hai già una corporatura piuttosto massiccia allora puoi permetterti di picchiare quel cazzo di Bimbo2 così antipatico e prendere il giocattolo.
Tornando al discorso iniziale, senza sviare ulteriormente, si può affermare che la prima delusione la si ha quando c’è la prima cotta. Quanti di voi staranno pensando ora “beh, in effetti è vero…”
Oh, eccone uno, eccone un altro laggiù nel pubblico dei miei lettori!

Ragazzo: ciao!
Ragazza: ciao!
Ragazzo: me la dai?
Ragazza: fanculo!


Si, il dialogo è molto irreale e sbrigativo, però ho preferito non entrare nei dettagli e andare subito sinteticamente al sodo, anche perché di cose del quale parlare ce ne saranno molte, quindi preferisco essere sbrigativo quest’oggi. Secondo voi, cosa potrebbe fare ora il povero ragazzo, cresciuto viziato in una qualunque famiglia di media borghesia, magari alta borghesia se fortunato, di fronte uno dei primi rifiuti della sua vita, se non il primo, dinanzi al quale non può far nulla?
È una ragazza, non la può picchiare, sarebbe troppo meschino e vigliacco… né se la può scopare a forza, sembra sia vietato dalla legge al giorno d’oggi… perciò opta per la soluzione più semplice, ovvero riprovare.

Ragazzo: ti ho detto dammela!
Ragazza: ti ho detto di no, maniaco pervertito!
Ragazzo: sei solo una troia!
Ragazza: ah si, eh?


Il ragazzo, proprio nel mentre in cui comincia a sentirsi soddisfatto per essere riuscito a liberarsi, si ritrova l’atroce vendetta dell’oggetto del desiderio, che oltre ad arrecare il danno vi aggiunge anche la beffa. Come vi sentireste voi, infatti, se la femmina futura procreatrice avesse spifferato tutto al papino, che quindi sarebbe incazzato con voi e vi venisse a citofonare?

Drin!
Ragazzo: si, chi è?
Papino: so er Mandingo, famme salì.


Una volta che riuscirete a impersonificarvi nel ragazzo saprete che sensazione si prova…
Superata però questa delusione amorosa da parte del ragazzo, magari grazie anche all’aiuto di varie pomate contro i bruciori rettali e una ingente quantità di preparazione H contro le emorroidi fuoriuscite dopo il malaugurato incontro, il ragazzo “FORSE” impara che non può avere tutto dalla vita,soprattutto se si parla di quella che crede la dolce metà. Si, idiota, la fica, togliti quel sorrisetto ebete che hai stampato ora sul volto e continua a leggere sto cazzo de spot!
Ora probabilmente ti starai chiedendo “perché sto tizio ha messo tra virgolette la parola forse, mettendola pure in maiuscolo? Gli si era inceppato il caps”?
Avanti, chieditelo, non farmi perdere altro tempo! Tra due minuti trasmettono un porn… un documentario su diva futur… su rai tre, non posso perdermelo!

Lettore: perché sto tizio ha messo tra virgolette la parola forse, mettendola pure in maiuscolo? Gli si era inceppato il caps?

Bravo, mi piace avere lettori svegli come te, che sanno recepire subito queste domande senza bisogno di nessun altro aiuto! Ebbene, la parola forse è stata messa in così tale evidenza per il semplice motivo che il maschio della curiosa specie degli umani riesce, sì, a imparare la lezione, però continua a commettere lo stesso errore riguardante il rimorchio ancora altre decine e decine e decine di volte… con il seguente breve spezzone chiarirete anche il vostro dubbio sul perché continui a commettere l’errore:

Ragazzo1: ahò, la vedi quella laggiù?
Ragazzo2: embè?
Ragazzo1: quanto je daresti?
Ragazzo2: ma, 15 anni ce li ha, dai...
Ragazzo1: ma che cazzo hai capito, intendevo a tette culo e faccia!
Ragazzo2: ah... allora te dico retromarcia pe le tette, salvata da un culo che parla e na faccia che te inviterebbe a fartelo **BIP** [la parola è stata censurata a causa della lettura di gente ancora non molto pratica a codeste pratiche sessuali, sia nel praticarne (Gabe) sia nel parlarne e/o sapere cosa siano (capolavoro88 )]
Ragazzo1: ben detto, mo che mi hai rassicurato ce vado a provà!
Ragazzo2: auguri...

Ragazzo1 cammina e giunge a destinazione.

Ragazzo1: me la dai?
SCIAF!


Sapete, quando imparano a difendersi le ragazze sono più suscettibili… in questi casi il maschio procreatore ma sfigato si ritrova davanti due opportunità: mollare tutto e provarci col fedele Ragazzo2, che lo ha accompagnato nella seconda parte di dialogo (ogni riferimento a Latino Heart e Dumas è puramente voluto, al primo perché è un bell’uomo, al secondo perché lo odio che mi ha sconfitto…), oppure provare successo altrove e quindi dedicarsi col senno di poi alle ragazze. Se però il maschio è caparbio… scusate mi squilla il telefono, devo rispondere….

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Lo spot è momentaneamente interrotto a causa del fatto che chi lo scrive sta telefonando

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Perdonatemi, ma era una chiamata importante, dovevamo parlare io e un mio amico su cosa accadesse se un saccottino provasse a rimorchiare un ex-becchino…
Dicevo, se il maschio è caparbio, però, continua nella sua opera di rimorchio, vantandosi però nel frattempo con gli amici, dicendo magari un giorno che domani si tromba olè olè, oppure che si è sbattuta una ragazza su un cofano della macchina parcheggiata in quel di Taranto (ogni riferimento alla scelta di Taranto come città è causale… forse… ci abita gente strana lì, sarà questo che mi ha indotto a sceglierla…).
Nel caso questo metodo funzioni, allora tutti gli amici del maschio diranno all’amico con una faccia a metà tra il canzonatorio e il “ma che cazzo me ne frega a me…” un corale “WOW”.
Altrimenti, nel caso non riesca, il ragazzo si butterà in attività alternative, quali il wrestling.
Perché scelgo il wrestling mi dite? Semplice, io sono un wrestler e ho praticato questa attività per riuscire così a giungere allo stato attuale delle cose.
La femmina della specie, però, è strana, e va a periodi come il ciclo, altra strana caratteristica che colpisce la categoria della razza umana non dotato di sporgenze pubiche allungabili.
Ci sono quelle che lo hanno a ritmi irregolari e della durata di 55 giorni, guardacaso proprio nei giorni in cui sei arrapato come un licaone della provincia di Vercelli, e quelle che invece lo hanno regolare ma nei momenti in cui sei felice ti dicono che hanno un ritardo di due mesi, cosa che probabilmente farà bestemmiare il maschio come una nonna della provincia di Milano.
Nella migliore delle ipotesi, se il maschio è intelligente, o scappa per una provincia estera oppure cambia generalità; nelle altre ipotesi, si piega a 90° e si posiziona in quella collocazione detta “Dell’islandese”.
Ma con tutta questa mia filippica, cosa volevo dirvi in realtà?
Semplice, alla fine ci sono anche quei maschi che si stufano un po’ di tutto e decidono di accantonare totalmente l’argomento “donne” e dedicarsi esclusivamente a riconquistare l’unico obiettivo esistente nella propria vita, che nel mio caso ha all’incirca la forza di una cintura dorata con sopra il mio nome e la scritta a caratteri cubitali “EWF”.
Ora scusate, ma il trofeo mi attende.
Alla prossima puntata del documentario riguardante il tipico maschio della specie umana! Restate con noi, restate col duce! (non c’entra un cazzo ma non avevo un finale migliore…)

Saludi

[Modificato da HHHThegame 20/11/2006 14.27]

[Modificato da HHHThegame 20/11/2006 14.28]

Kurtangle86
00lunedì 20 novembre 2006 15:08
Testaccia di minchia [SM=x898276]
=CharismaticEnigma=
00martedì 21 novembre 2006 14:42
Charismatic Enigma Autobiography
From Chapter 3
Psychological Meeting


Avevo 16 anni quando ricevetti quel biglietto da visita, firmato da Venson Whaley, che per tutti era sempre stato The Whale, soprannome ben supportato dalla sua corporatura voluminosa. Un’esplicita richiesta era presente su quel piccolo foglio di carta, scritto a penna con scrittura molto curata. C’era semplicemente scritto “Call Me”, seguito dal numero di telefono privato di The Whale, con una calligrafia che denotava grande cura dei dettagli e uno spiccato senso professionale. Venson era riuscito nel suo intento di laurearsi e specializzarsi per divenire psicologo, esperto in particolare in ipnosi, anche su soggetti di difficile controllo…La prima cosa che pensai fu “maledetto figlio di puttana, non ti sei dimenticato della crew”, perché in effetti nonostante l’impiego sudato e meritatamente ottenuto The Whale non aveva scordato coloro con i quali era cresciuto, sui playground e sulle strade di Orlando. E quell’invito per me significò solo cose positive: in futuro me ne sarei reso conto molto bene! Accettai di buon grado il tutto, non mi sentii bisognoso di aiuto, anche se le classiche vicende tese che si sviluppano ogni giorno nella mia zona potevano far pensare il contrario. Telefonai a Venson Whaley quello stesso giorno, ricordo ancora tutto, era il 14 Gennaio 2000, ore 2.32 p.m. Con la sua tipica cordialità, Whale mi invitò a presentarmi presso il suo studio il giorno seguente, 15 Gennaio 2000, con appuntamento alle 4 p.m., al quale naturalmente mi presentai puntuale.

Quel giorno faceva particolarmente freddo, mai credo di aver accusato la bassa temperatura invernale come in quella giornata. Mi avviai allo studio di Venson abbastanza presto, perché aveva stabilito la sua dimora lavorativa in una zona lontana da quella dov’era cresciuto, in effetti troppo pericolosa e animata per quel tipo di attività. Alle 4.01 p.m. entrai nella stanza dove The Whale svolgeva il suo impegnativo lavoro, e venni accolto dal corpulento amico con un sorriso luminoso, prima di scambiare il tipico saluto che distingueva il nostro gruppo anche per le strade dove ci eravamo sviluppati. L’incontro non fu breve, Venson volle raccontarmi tutto di quell’ultimo periodo dove era stato poco presente nella vita del quartiere per completare gli studi e sistemare la propria attività, ma la cosa positiva che veramente accadde quel giorno fu la sua spiegazione riguardo l’ipnosi e le conseguenze di essa.

Ascoltai affascinato il suo racconto, la sua delucidazione su quel campo della psicologia reputato alcune volte alla stregua delle pericolose arti magiche o di stregoneria. Quante cazzate che si è inventato il mondo per proteggersi da certe utili pratiche! Il dialogo che segnò quella giornata riecheggia nel mio cervello come se lo avessi appena sostenuto…

VW:”So perfettamente cosa provi. Anche a me manca molto Enigma, ma dovrai uscire da questa situazione prima o poi.”
CE:”Whale, non è facile. Era come un fratello, siamo cresciuti nella stessa zona, facendo le stesse cose! Vedi..:”
VW:”E’ evidente che sei ancora scosso. Non voglio costringerti a prendere alcun provvedimento, solo tu puoi tirarti fuori da questo triste torpore…”
CE:”Forse, un giorno ci riuscirò…”
VW:”Il prima possibile, Charismatic! In parte per questo, in parte per l’utilità effettiva di essa, voglio parlarti dell’ipnosi, e di quello che può rappresentare anche se non usata”
CE:”Ascolterò molto volentieri! La tua disponibilità è struggente…”
VW:”Homie, ti ho invitato anche per questo! E poi quale occasione migliore per confrontarsi, ricordare il passato e aiutarsi?”
CE:”You’re on, man!”
VW:”Vedi…l’ipnosi è potenzialmente pericolosa. Rappresenta un confine molto sottile fra il conscio e il subconscio. Spezzare l’equilibrio che divide dal mondo esterno è…diciamo…potenzialmente dannoso”
CE:”Stai dicendo che è un confine paragonabile a quello tra…vita e morte?”
VW:”Si…in pratica, per uscire dall’ipnosi è necessario il “via libera” del soggetto. Senza questo consenso inconscio si rischierebbe di mettere in pericolo lo stesso individuo.”
CE:”Whale, spiegami bene una cosa: puoi procurare l’ipnosi ma non interromperla? Il tutto è alquanto strano…quasi allucinante…”
VW:”Wait a minute, homie. Io posso interrompere il tutto, ma serve come detto una prova del soggetto a voler uscire dal proprio stato di incoscienza. Solo il soggetto sottoposto all’ipnosi può decidere se e come tornare indietro.”
CE:”Per questo mi hai esposto la faccenda…Tu sei sicuro che la mia mente sia come intrappolata nel ricordo di Enigma, e sostieni che solo io posso uscirne…”
VW:”Sei perspicace, ragazzo…è tutto quello che devi fare. Ricordare ma dimenticare. E’ paradossale, ma devi portarti dietro il ricordo dimenticando il resto, o rimarrai condizionato da questo per sempre. So che ce la farai…”
CE:”Anche io, homie.”


Quel dialogo, un semplice dialogo in grado di sistemare per gran parte un grosso problema che affliggeva la mia esistenza. Dopo la scomparsa di Enigma, mio amico fraterno, non ero più riuscito a sentirmi vivo, a godermi ogni momento. Ma l’aiuto di Venson Whaley fu fondamentale! Come detto, non scorderò mai quella giornata, così come non scorderò mai le nozioni di The Whale. Una cosa semplice come la spiegazione dell’ipnosi utile a risolvere tante altre cose…

Conscio e Subconscio. Un confine.
Vita e Morte. Un confine.
Tornare indietro. Un obiettivo.


Rileggendo le righe della sua Autobiografia, Charismatic Enigma era riuscito in qualche modo a ritornare nel passato e recuperare tutto quanto di utile era stato ottenuto. La situazione che si era ripetuta nella vita di oggi è la stessa: un periodo negativo, l’impossibilità presunta di uscire da un momento complicato. Ma ora la consapevolezza di poter uscire, di voler uscire, e di riprendere la via del successo che da troppo era stata interrotta, è più forte di tutto.

Per Charismatic Enigma esiste un’unica possibilità di tornare il personaggio vincente che era. Serve la volontà di tornare indietro, come dall’ipnosi. E quella volontà c’è, più forte del previsto.

Volere è potere.
Io voglio tornare indietro.
Riprendere ciò che mi appartiene. Le vittorie.
Riprendere ciò che mi appartiene. I titoli.
Riprendere ciò che mi appartiene. Lo status di Numero 1.
Io voglio tornare indietro.
Sono pronto a farlo. Ho superato tutto.
Io voglio tornare indietro.
Nulla potrà più impedirmelo. E tutto sarà più facile.
Io voglio tornare indietro.
Più forte di prima. Più determinato di prima.
Io voglio tornare indietro.
Io STO TORNANDO indietro.
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