40 anni fa via Fani

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
jules maigret
00venerdì 16 marzo 2018 12:59
approfitto del fatto che Ugo latita e lancio un topic "a rischio"
se si vuole discutere di qualcosa si potrebbe partire da questo:





Video corriere
Il garfagnin fuggiasco
00venerdì 16 marzo 2018 14:08
Grande commissario!

Non hai paura di nulla, vero? Ma hai ragione, non si vede perché non sia possibile parlare di fatti che hanno comunque segnato il nostro passato.
Mo' devo uscire ma stasera di sicuro butterò giù due righe.
Ancora complimenti per il tuo "coraggio" ...

Il garfagnin fuggiasco
00venerdì 16 marzo 2018 22:58
Le brigate rosse e il caso Moro. Una tragedia italiana. In tutto e per tutto.


Dunque, il sequestro Moro. O l'omicidio Moro. O il caso Moro. Comunque uno lo definisca. Un momento drammatico e a suo modo decisivo nella storia nazionale. Né sarò io a minimizzare la portata dell'evento, che vissi in prima persona come esponente del movimento studentesco e membro del PCI di allora. Furono mesi difficili e spesso incomprensibili che segnarono un po' tutti all'epoca.
Quello che però trovo difficile capire è come, a quarant'anni di distanza, ancora si parla di “segreti” e “misteri” del caso. Ho letto molto su questa triste storia, libri di diverse tendenze, e francamente non riesco a capire la tenace sopravvivenza di questi miti e l’incapacità di accettare l’idea che le BR fossero solo un centinaio di “regolari” in clandestinità più un migliaio di “irregolari” sostenitori che vivevano una vita apparentemente normale.
Penso che tutto questo sia dovuto alla spettacolarità delle azioni dei brigatisti e dello scioccante effetto che avevano nella vita della nazione. Un risultato sproporzionato rispetto alle minime forze impiegate. La “geometrica potenza dispiegata in Via Fani”, cara al professor Toni Negri, colpì l'immaginazione del mondo politico come quello della gente comune e contribuì a fare delle BR un mito di efficienza militare che poteva essere spiegato solo con la partecipazione di professionisti delle armi e della guerra.
Eppure una lettura anche superficiale della dinamica dell'agguato in Via Fani non lascia molto ai voli di fantasia. È facilmente spiegabile tenendo conto di quelle che i brigatisti stessi hanno più volte definito le loro uniche superiorità rispetto agli apparati dello stato: la meticolosa preparazione e la sorpresa. Questo è quello che successe quel giorno.
I brigatisti avevano seguito Moro per mesi e ormai conoscevano a memoria il tragitto. Sapevano che Moro non aveva auto blindata e che i poliziotti della scorta portavano solo pistole d'ordinanza (in realtà i mitra li avevano ma nel bagagliaio delle auto perché non addestrati ad usarli). Avevano preparato da tempo il covo dove tenerlo rinchiuso (un appartamento con parcheggio sotterraneo affittato da tempo e modificato per includere una stanza senza finestre), la via di fuga da Via Fani e predisposto le auto su cui via via spostare il prigioniero fino a metterlo nell'auto appartenente alla coppia che ufficialmente affittava il rifugio finale così da non destare sospetti. Avevano la superiorità di fuoco tramite le armi automatiche e la superiorità numerica visto che c'erano almeno 10 dei loro con vari compiti. Sapevano tutto di quel che sarebbe successo mentre per la scorta era semplicemente un'altra noiosa giornata lungo itinerari di routine.
Anche la dinamica dell’agganciamento del corteo di Moro da parte dell'auto di Moretti non ha nulla di sovrumano. Una ragazza ai bordi della strada con un mazzo di fiori in mano fa cenno a Moretti che il corteo sta arrivando, in tempo per costui d'immettersi nel traffico proprio davanti alla prima auto, quella di Moro, seguita da quella della scorta. Arrivato alla fine di Via Fani, all'incrocio, Moretti si ferma mettendosi un po' di traverso in modo da bloccare le auto dietro.
A quel punto, dall'altro lato della strada, spuntano due coppie di brigatisti che, indossando divise rubate dell'Alitalia, aprono il fuoco con i mitra. Due sparano all'auto della scorta che segue quella di Moro. Non è difficile, sparando a raffica, colpire tre uomini seduti nell’angusto abitacolo di un automobile. Né i brigatisti sono poi così bravi a sparare. Nonostante la facilità di colpire, la maggior parte dei proiettili vanno a vuoto e uno dei poliziotti, illeso, riesce ad uscire dell’auto ed impugnare la pistola prima di essere colpito. L'autista, morendo, lascia andare la frizione e l’auto tampona quella di Moro che a sua volta tampona quella di Moretti. Il blocco delle auto è totale.
Nel frattempo gli altri due brigatisti aprono il fuoco contro il conducente e la guardia del corpo di Moro. Ci si è meravigliati del miracolo di uccidere 5 uomini lasciando illeso l'ostaggio. Ma dov'è la difficoltà? Moro siede da solo sul sedile posteriore. I brigatisti sparano quasi a bruciapelo dal finestrino davanti e gli obiettivi sono chiarissimi. E anche in questo caso non tutto fila liscio per loro. La guardia del corpo muore sul colpo ma un altro mitra s'inceppa e l’autista è solo ferito. Cercherà di districare l'auto finché il brigatista non riesce a cambiare il caricatore, espellere il proiettile inceppato e finirlo alla guida. Poi Moro, leggermente ferito dalle schegge di vetro dei finestrini esplosi, viene caricato su un'auto preparata per la fuga e portato via, nel covo di Via Montalcini.
L'intera azione è durata meno di tre minuti, forse due. In tutto questo orrore non c'è niente che non sia alla portata di persone comuni con una certa familiarità con le armi che usano. Chiunque può farlo. Basta solo la volontà di uccidere e la determinazione di farlo senza esitazioni. I mafiosi, che non sono militari o commando professionisti, ne hanno compiuti di più spettacolari. Similmente fecero quelli dalla RAF tedesca, un gruppetto di studentelli con molti meno aderenti delle BR e meno appoggi nel movimento studentesco e operaio dei nostri brigatisti.
Naturalmente ci sono punti oscuri nell'intera vicenda. La fantomatica Honda con due persone a bordo che secondo alcuni transitava in Via Fani al momento dell'attentato. Il nome Gradoli (altra base romana delle BR) suggerito durante una “seduta spiritica” e poi inteso come un paese e non come una via. La scoperta casuale dello stesso covo in seguito ad una perdita d'acqua della doccia. Il falso comunicato numero 7 che dava Moro per morto e gettato sotto il ghiaccio del lago della Duchessa. La copia del memoriale scritto da Moro in prigionia, mai pubblicato e ritrovato nello stesso covo di Via Montalcini anni dopo che era stato scoperto e perquisito. E via discorrendo. È ovvio che in casi così complessi ci siano molti dettagli che non tornano. E la testimonianza umana è una delle cose più labili del mondo. Ma si tratta di dettagli, appunto, che non hanno incidenza fondamentale.
Eppure allora non era facile accettare la spiegazione più semplice. L'effetto devastante delle azioni delle BR era tale che non sembrava possibile fosse dovuto solo ad un gruppetto di fanatici dediti alla guerriglia urbana. Per produrre tali effetti “doveva” esserci qualche cosa di più. Per molti nel PCI era quasi una questione di fede. Moro era inviso da molti per il suo sforzo di portare i comunisti al governo ed era facile credere che questi potentati in qualche modo avessero a che fare col terrorismo rosso che di fatto danneggiava la linea politica democratica del PCI. Sembrava impossibile che non ci fossero di mezzo la CIA, forse il KGB, per eliminare una possibilità sgradita a entrambi. E che le BR non fossero altro che dei fantocci manovrati da altri senza che lo sapessero. E poi, in perfetta sintonia con l'ossessione italica per il “gomblotto”, aggiungere via via altri tasselli: la NATO, i cecoslovacchi, la P2, la mafia, Gladio eccetera, in un coacervo dove nessuno riesce poi a distinguere il falso dal vero. Così il caso Moro finì col complicarsi sempre più, ingigantendosi fino a diventare un complotto cosmico indecifrabile per via della sua estensione.
Per noi del PCI c’era un altro motivo per negare l'autonomia e l’indipendenza delle BR: la paura di dover ammettere che una parte dei giovani e degli operai che costituivano la nostra base partitica ed elettorale fosse in qualche modo, se non attivamente almeno passivamente, “contigua” alle formazioni armate. Era il nostro incubo. Ammetterlo significava accettare che quella classe operaia che ci immaginavamo unita in blocco dietro al partito e la strategia del “compromesso storico” in realtà era, seppure in una porzione minoritaria, ostile ad esso ed alla via democratica al socialismo. Lo negavamo quanto più lo temevamo. Eppure è doveroso ammettere, sia pure con dispiacere, che la forza e la durata delle BR fu dovuta principalmente al fatto che una parte degli operai, come molti studenti, pur considerandoli “compagni che sbagliano”, non li denunciavano e magari li aiutavano a evitare la cattura. Questo permise alle BR di avere occhi ed orecchie nei quartieri e le borgate operaie, luoghi di rifugio e aiuto logistico. Per questo furono così efficienti. È vero che non ebbero mai quell'appoggio popolare esteso che permise all’IRA e l'ETA di operare quasi alla luce del sole, ma si giovarono di una parte del tessuto sociale che, pur criticandoli, non era preparato ad espellerli. Questa era una realtà troppo dura da accettare per noi. Di qui le varie teorie complottiste che ne derivarono e che ancor sopravvivono e s’inseguono, come ombre di ombre, spostandosi di qua e di là.
In definitiva, penso che il caso Moro e tutta la storia delle BR e della guerriglia urbana dei gruppi “comunisti” sia più semplice e più complessa di quello che ci immaginiamo. Continuiamo, come il buon Ezio Mauro su Repubblica, a concentrarci sulle minuzie e sui dettagli di terz'ordine, sulle testimonianze contraddittorie e le voci incontrollate, sulle piste che s'intrecciano e non portano a niente. In perfetto stile italico, stiamo a tagliuzzare il capello sotto il microscopio senza accorgerci dell'iceberg che ci scivola silenzioso accanto.





cari@tide
00sabato 17 marzo 2018 16:47
Condivido pienamente
l'analisi di Gf. ora sono di fretta ma domani scrivo anch'io la mia opinione a riguardo
Bravo Commissario. Bravo GF
cari@tide
00domenica 18 marzo 2018 11:34
Re: Condivido pienamente
cari@tide, 2018/03/17 16:47:

l'analisi di Gf. ora sono di fretta ma domani scrivo anch'io la mia opinione a riguardo
Bravo Commissario. Bravo GF


Faccio come Ugo.p:"chiaramente intendevo domani. Non oggi"
Domani prometto di trovare sicuramente il tempo
Il garfagnin fuggiasco
00domenica 18 marzo 2018 11:51
La Cariatide ...


... il "cunctator" ...

cari@tide
00lunedì 19 marzo 2018 14:23
eccomi!
allora, come ha scritto il caro GF neppure io riesco a capire dove starebbero questi presunti misteri su Via Fani. Ricapitolando: 4 terrosti armati di mitra attaccano di sorpresa 2 macchine ferme, all'interno ci sono 5 persone armate di pistole ma che probabilmente tengono in tasca. i terroristi sparano un centinaio di colpi a raffica nel giro di pochi secondi e ci si sorprende che gli occupanti delle auto siano morti?????

Ci si sorprende del fatto che Moro sia rimasto illeso???? ci sarebbe da sorprendersi del contrario. Sparano da un metro di distanza e Moro s trova sul retro della macchina probabilmente rannicchiato. Ci voleva dell'impegno a colpirlo.
"Solo un gruppo di professionisti poteva farlo????"
Ma professionisti di che? dello scopone scientifico. Dei professionisti che mettono a segno solo un terzo dei colpi sparati li licenzierebbero anche dal dopolavoro ferroviario.
"Un colpo preparato scientificamente???" meticolosamente forse ma avendo tempo chiunque potrebbe farlo. e tempo ce ne hanno avuto. Volete una prova di quanto deve essere stato facile? Fra le testimonianze che ho sentito in questi giorni c'era anche quella dell'attore Pannofino (che abitava in Via Fani) che ad una domanda dell'intervistatore ha risposto: "abbiamo capito subito che si trattava di Moro perché l'edicolante aveva riconosciuto la macchina, la vedeva passare tutti i giorni" Azz che sicurezza. Perfino l'edicolante di Via Fani conosceva la macchina di Aldo Moro; figuriamoci le BR. Facciamola finita! In Italia di misteri ne abbiamo già abbastanza senza aggiungerne di altri. Quel colpo l'hanno fatto le BR, l'hanno fatto bene perché era quasi impossibile sbagliarlo. Le misure di sicurezza di Moro stavano alla pari con quelle di una partita scapoli ammogliati. Tutto ciò non si chiama mistero ma incompetenza....ma quella in Italia è tutto fuorché un mistero
jules maigret
00lunedì 19 marzo 2018 15:46
avete ragione entrambi. ma.......
non dimentichiamoci che bel panorama offriva allora il "Bel Paese".
Ad esempio, quel giorno, Moro stava andando a votare la fiducia ad un governo il cui primo ministro, una sentenza di Cassazione, ha riconosciuto che avesse, proprio in quegli anni, legami con la mafia. Mentre il ministro degli interni (che poi avrebbe dovuto organizzare le ricerche di Moro), per sua stessa ammissione, faceva parte di un'organizzazione eversiva quale era Gladio. I complottisti a volte sono patetici ma in certi casi a pensar male........
Jetro mano di ferro
00lunedì 19 marzo 2018 19:30
misteri nella dinamica dell'agguato
FORSE non ce ne saranno, ma in tutta la storia del SEQUESTRO MORO ce ne sono a bizzeffe. Fra falsi comunicati, sedute spiritiche e covi non trovati o non perquisiti ce ne sarebbero un bel po' di cose da spiegare. Come in tutti drammatici fatti di quegli anni.
Jetro mano di ferro
00lunedì 19 marzo 2018 20:04
un altro spunto di riflessione
che ci faceva il ministro dell'industria ( e in seguito presidente dell'IRI, e 2 volte presidente del Consiglio)in quella famosa seduta spiritica di "Gradoli"?
Il garfagnin fuggiasco
00martedì 20 marzo 2018 07:34
Finalmente!


Il forum si riavviva, si discute appassionatamente e ognuno dice la sua! Chissà che ne pensa il capo? Mancano solo la Transpottina (che sarà stata giovanissima all'epoca,praticamente una bimba!), Stand (sempre circospetto riguardo a discussioni "politiche") e Grognard, forse per il timore, del tutto fondato, di mandare all'aria la discussione con qualche facezia di troppo (non ti azzardare!). Ma c'è sempre la speranza di coinvolgerli.

Ora, venendo a quanto affermato dal Commissario e da Jetro ...

jules maigret
00martedì 20 marzo 2018 14:21
un ricordo di quegli anni
indicativo del clima e del "sentire" della gente. una barzelletta.
Andreotti è in bagno impegnato a radersi. Entra di colpo la moglie trafelata: "La radio ha detto che hanno rapito Moro". Andreotti con un'espressione sorpresa: "Sono già le 9????" [SM=x875370]
Il garfagnin fuggiasco
00martedì 20 marzo 2018 14:58
Punti oscuri? Tanti!


Ma vediamo di intenderci. E distinguiamo tra responsabilità delle Brigate Rosse e quelle degli apparati, palesi e occulti, dello Stato.
Per quel che riguarda le BR non credo ci siano da spendere molte parole. Nonostante i mille tentativi di dimostrare che i brigatisti erano controllati da servizi segreti e/o potenze straniere, niente è mai venuto fuori. Niente “grande vecchio” (forse il “numero uno” della Cariatide?), niente servizi “cecoslovacchi”, niente fili diretti con NATO o CIA. Ogni filone d'indagine ha portato sempre e soltanto alle stesse conclusioni: le BR sono state un fenomeno puramente italiano e peraltro assai circoscritto come numero di elementi attivi.
Altro discorso è quello che riguarda l'operato (fra lo spettacolarmente inetto e il colpevolmente sospetto) degli apparati di sicurezza e antiterrorismo. È vero che a molti osservatori , specialmente stranieri, la monumentale inefficienza dello Stato italiano dimostrata in quei frangenti sembrò esagerata persino se giudicata nel contesto di quei livelli di improvvisazione e pressapochismo per i quali il nostro paese è universalmente conosciuto. Tanto da far pensare che sotto ci fosse qualcos’altro e in particolare la volontà di non salvare l’ostaggio ma piuttosto di lasciarlo al suo destino.
L’ipotesi non è peregrina. Moro, è risaputo, aveva molti nemici su vari fronti e quello del terrorismo era forse tra quelli che considerava meno pericolosi. Il tentativo di allargare al PCI l’area governativa, il voler risolvere la “questione comunista” in Italia in modo pacifico per aprire le porte ad una cultura dell’alternanza, la sua volontà di riassorbire “l’anomalia italiana” lo rendevano inviso, per motivi opposti, sia alle BR che all’establishment occidentale.
In soldoni, le BR intendevano il “compromesso storico” come il tentativo di neutralizzare una classe operaia che consideravano almeno potenzialmente rivoluzionaria ed il PCI un partito che, tradendo e rinnegando le sue origini, era diventato complice del processo di omologazione e riassorbimento dei protagonisti delle lotte sociali. Far fallire questo processo era dunque la naturale strategia per i brigatisti ed avrebbe dovuto portare infine ad un “recupero” del PCI a quelle lotte sociali. Per quanto i brigatisti non pensassero certo di conquistare il PCI alla lotta armata, speravano però che, aprendo con le loro azioni una contraddizione tra il vertice e la base, il partito fosse costretto dai suoi stessi militanti a rompere del tutto con la linea moderata.
All’opposto vi era l’establishment occidentale, in particolare ovviamente quello degli Stati Uniti, per il quale il compromesso storico era solo un camuffamento per infiltrare un partito pur sempre comunista, anti-occidentale, legato ai sovietici e necessariamente inaffidabile, nel cuore del sistema con rischi e conseguenze gravissime. La vedova di Moro riferì di come, durante il viaggio a Washington nel 1974, il marito fosse stato fatto oggetto di forti pressioni da parte dell’amministrazione Ford e di come Kissinger si fosse dimostrato brutalmente chiaro nell’avvertirlo che i continui tentativi di “traghettamento” dei comunisti nell’area di potere avrebbero potuto costargli caro.
Moro quindi, per la sua strategia mirante a favorire il compromesso storico, era inviso e temuto dagli “opposti estremismi” di BR ed establishment. Entrambi, in un certo senso, avevano interesse a liquidarlo. Si deve dunque ipotizzare una “sinergia” per cui BR e Stato, ognuno con i suoi scopi, finiscano tacitamente per collaborare alla morte del presidente DC? A me sembra impossibile e per un semplice motivo, che evidentemente è sfuggito al buon Ezio Mauro e ad altri commentatori: che le BR non volevano necessariamente uccidere Moro. Al contrario, il loro obiettivo era innanzitutto un riconoscimento come soggetti politici e una possibile trattativa futura. Questo potevano ottenerlo solo liberando l’ostaggio in cambio di qualcosa. Niente lo dimostra di più della abnorme durata del rapimento, ben 55 giorni, con i rischi di essere prima o poi stanati che aumentavano di giorno in giorno. Tennero duro oltre il ragionevole, finché non si convinsero che la trattativa era una chimera. L’uccisione dell’ostaggio fu una sconfitta per le BR perché chiudeva le porte al loro progetto di diventare un interlocutore, per quanto ferocemente combattuto, dello Stato. La morte di Moro quindi non era, come dice Mauro, “già decisa” a priori ma solo una possibilità da non scartare, a cui ricorrere in caso di fallimento della trattativa per “non perderci la faccia”.
Diverso è il caso di parte dell'establishment occidentale. Vorrei precisare che, nonostante i molti casi di uso della violenza e del terrorismo da parte di apparati dello Stato che si sono verificati e che potrei citare a lungo, non per questo considero l'intero establishment dei nostri paesi inerentemente golpista ed eversivo, come facevano le BR. Cinico e a volte irresponsabile, certamente, ma non oltre. Ci sono una serie di “checks and balances” nelle nostre democrazie che costringono suo malgrado il servitore dello Stato a osservare in generale certe regole o rischiar di essere scoperto.
È però indubbio che vi erano allora, e ancor vi sono, settori di questi apparati per natura avvolti nel segreto e protetti dal controllo democratico, perseguenti una loro politica, a volte in contrasto con la volontà dei governi, a volte in inconfessata (e inconfessabile) sintonia con loro. E nel caso dell’Italia del ’78 questa situazione era complicata dal fatto che buona parte di quelli che avevano a che fare con il caso Moro erano adepti della famigerata P2, la sinistra loggia massonica già implicata nel “golpe Borghese”, la strategia della tensione e il riciclaggio del denaro mafioso che da tempo puntava a soluzioni autoritarie e dittatoriali ed alla quale la morte di Moro portava due ovvi vantaggi: eliminare un politico che cercava soluzioni democratiche al “problema comunista” e al tempo stesso generare uno shock popolare che poteva porgere il destro all’adozione di leggi speciali e forse regimi d’emergenza e militarizzazione della vita pubblica.
L’ipotesi più plausibile, dunque, è che ci furono settori dell’apparato che fecero di tutto per far fallire le ricerche e al tempo stesso premettero per il rifiuto di qualsiasi trattativa, così da rendere inevitabile una conclusione cruenta. Va fatto notare che a differenza di altri casi (come il rapimento di Hanns Martin Schleyer da parte della Rote Armee Fraction l’anno precedente) gli americani e la NATO non offrirono, a parte una solidarietà di facciata, alcun aiuto all’Italia. Il messaggio era chiaro: Moro non ci interessa.
Probabilmente questo è quello che accadde. Non furono necessari contatti diretti tra brigatisti e agenti segreti ( magari con la mafia che fa da intermediario) che tanto piacerebbero a Ezio Mauro e ad altri perché fanno appassionante giornalismo dietrologico. Bastò la volontà di cogliere la palla al balzo, come si dice, e sfruttare una situazione verificatasi per cause indipendenti che seguivano una loro logica. Forse è una spiegazione un po’ deludente dal punto di vista del dramma ma a me sembra la più ragionevole. E ci fa meglio capire l’essenza dei cosiddetti “anni di piombo”.

Il garfagnin fuggiasco
00martedì 20 marzo 2018 15:15
Scusate , sono prolisso, lo so ...

... ma sono anche vecchio e ormai non cambio piu' ... (sigh).

cari@tide
00martedì 20 marzo 2018 18:33
ri-condivido pienamente
l'analisi di GF.
quando ho scritto che in Italia di misteri ce n'erano anche troppi senza doverne cercare di nuovi mi riferivo proprio a questo. I misteri e gli intrighi sono tutti da cercare all'interno di apparati statali costituiti, in parte, da un rimasuglio della macchina statale fascista e per la restante parte il risultato di logiche di spartizione clientelare fra i partiti delle varie maggioranze con l'aggiunta di logge massoniche, infiltrazioni mafiose e associazioni eversive quali appunto Gladio ecc.
grognard
00mercoledì 21 marzo 2018 16:26
Sono convinto che le BR mentano
in realtà Moro quando ha realizzato che la sua liberazione dipendeva da Andreotti e Kossiga, nottetempo ha rubato la mitraglietta a Moretti e s'è sparato. Poi le BR per non perdere la faccia hanno detto di averlo fatto loro.
Il garfagnin fuggiasco
00mercoledì 21 marzo 2018 18:43
Eccolo qua! Il flagello di dio !


Grogna, se distruggi questa discussione ti verrò a cercare ovunque fino a stanarti e appenderti per il testicolo sinistro. Tanto per vedere se diventa lungo quanto il destro.

Crocetta crocetta TI venisse una saetta ...
cari@tide
00mercoledì 21 marzo 2018 21:45
Oddio!
l'ipotesi di Grognard regge.
mettiamo che Moro abbia saputo che lo cercavano con le sedute spiritiche....
Il garfagnin fuggiasco
00mercoledì 21 marzo 2018 22:46
Cariatide, ti richiamo all'ordine!

Non metterti a seguire le orme del debosciato Grognard! Restiamo nella serietà! Se seri siamo...
Comunque, sulla questione delle sedute spiritiche una mia tesi ce l'ho, per quel che vale.
Penso che in quegli ambienti oscuri e sinistri che si adoperavano per far fallire le ricerche ci fosse una "mela marcia", con problemi di coscienza, che non ci stava. E non potendo uscire allo scoperto per non rischiare di persona, abbia escogitato questo stratagemma, sicuramente la parte più paradossale, comica e "italiota" dell'intera vicenda: convogliare informazioni riservate tramite vie apparentemente esterne a quelle dei servizi, sia pure con metodi al limite del ridicolo.
La "soffiata" poi non funzionò (o fu neutralizzata) e tutto finì come finì. Ma mi sembra ancora l'unica ipotesi razionale.
Forse un giorno, prima di morire, il buon Prodi ci spiegherà le cose ...

jules maigret
00giovedì 22 marzo 2018 15:51
Re: Cariatide, ti richiamo all'ordine!
Il garfagnin fuggiasco, 2018/03/21 22:46:


Non metterti a seguire le orme del debosciato Grognard! Restiamo nella serietà! Se seri siamo...
Comunque, sulla questione delle sedute spiritiche una mia tesi ce l'ho, per quel che vale.
Penso che in quegli ambienti oscuri e sinistri che si adoperavano per far fallire le ricerche ci fosse una "mela marcia", con problemi di coscienza, che non ci stava. E non potendo uscire allo scoperto per non rischiare di persona, abbia escogitato questo stratagemma, sicuramente la parte più paradossale, comica e "italiota" dell'intera vicenda: convogliare informazioni riservate tramite vie apparentemente esterne a quelle dei servizi, sia pure con metodi al limite del ridicolo.
La "soffiata" poi non funzionò (o fu neutralizzata) e tutto finì come finì. Ma mi sembra ancora l'unica ipotesi razionale.
Forse un giorno, prima di morire, il buon Prodi ci spiegherà le cose ...



su questo punto mi trovi perfettamente concorde. sono sicuro che a Prodi fosse arrivato all'orecchio qualcosa e abbia cercato in qualche modo di farlo trapelare. ma "gli altri" erano troppi e troppo determinati

roby320d@
00domenica 4 ottobre 2020 00:57
Io ricordo ancora che ero a scuola quando successe,e ci mandarono immediatamente tutti a casa per allarme terroristico,bruttissimi momenti quelli......
Ricordo anche la botta nel '69 ,allora abitavo non molto lontano da piazza Fontana.

[SM=x875367]
Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 14:43.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com