Minas Tirith, 5 Q.E. - "Frammenti taglienti"
Malgrado i suoi giorni come capitale del regno fossero ormai prossimi al termine, Minas Tirith era nel cuore degli abitanti di Gondor il simbolo stesso della potenza e soprattutto della sua resistenza come ultimo baluardo contro l’Oscuro Signore. Nessun suddito di re Elessar poteva avvicinarsi senza provare dentro di sé una sensazione mista di stupore e di orgoglio per quella fortezza insespugnabile.
E nessuno straniero poteva entrarvi senza una sensazione di timore e rispetto, come pensò Fu'had Hissam mentre ne varcava i cancelli.
Re Elessar aveva deciso da tempo che la cittadella avrebbe ripreso l’antico nome, Minas Anor, ma solo dopo che le capitale fosse stata ricostruita. E mentre salivano le scale di Minas Tirith, Anoldaer e Krdoss voler lo sguardo verso Osgiliath, che in lontananza stava lottando per rinascere, come una pianta sferzata dalla tempesta, ma le cui radici profonde ne avrebbero garantito la vita.
“Uhm.. ci ha convocani nella sala bianca. Peccato, avrei preferito la grande sala delle udienze” Commentò quasi deluso Angoldaer all’indirizzo del cugino.
Kardoss scrollò la testa,
”Persino sire Faramir, che pure ne avrebbe titolo, non usa mai la grande sala. Credo sostenga che ora quella è prerogativa del re. Mi hanno detto che sia lui che dama Eowyn apprezzino molto la sala bianca, le cui finestre danno sulle case di guarigione.
La camminata per salire era molto gradita al ramingo. Quella mattina un lieve mal di testa gli segnalava che forse aveva bevuto un boccale di troppo, la sera prima in compagnia del cugino. Ma in fondo non era nulla di grave, ed erano rare per un ramingo le occasioni di lasciarsi un po’ andare.
Il cugino, invece, sembrava avere l’aspetto di sempre. E con questo non voleva dire esattamente impeccabile.
Il palazzo non era particolarmente affollato , complice anche l’assenza del re e di molti della sua corte, impegnati nel Rhovanion. Le guardie li indirizzarono senza problemi verso la sala.
Notarnon davanti alle porte della sala due guerrieri rohirrim, evidentemente guardie personali della dama del’Ithilien. Con loro stava parlando uno straniero, evidentemente haradrim, che aveva l’aria di essere giunto appena pochi istanti prima. Questi si voltò verso i nuovi arrivati, riconoscendo Kardoss fece un cenno si saluto.
”salve Fu’had” rispose il ramingo.
“E voi siete evidentemente Angoldaer e Kardoss” li interruppe uno dei rohirrim.
Vennero squadrati da capo a piedi, come già era avvenuto poco prima per l’haradrim. Angoldaer tradì un po’ di nervosismo, ma già i lfatto che non venisse cheisto loro di depoistare le armi lì fuori ,era un evidente segno che vivevano in tempi molto migliori di pochi anni prima.
”Entrate pure: dama Eowyn vi attende”
Varcarono la soglia, trovandosi in una sala ampia e luminosa. Le pareti erano decorate coi simboli di Gondor, e diversi affreschi nelle pareti rappresentavano alcuni dei più importanti sovrani ed eroi del regno. Il bianco era il colore dominante, alberi bianchi erano rappresentati sulle colonne che reggevano la volta, mentre sulla parete di fondo spiccava un affresco rappresentante l’incontro di Cirion ed Eorl.
Solo altre tre persone stavano nella stanza. In piedi ai lati della poltroncina al centro, stavano due cavalieri di Rohan. Kardoss e Fu’had non ebero difficoltà a riconoscere quello alla destra come il capitano Dèor, mentre quello alla sinistra, benché fosse un volto non nuovo, non venne immediatamente identificato.
Ma fu la figura al centro a rompere il silenzio, e non c’erano possibilità di non riconoscerla.
”Benvenuti, signori, e grazie da ver accettatoi lmio invito esordì dama Eowyn , signora dell’Ithilien.