[Il Silmarillion] Ode alla Patria Perduta di Melian

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Blackvirgo
00sabato 21 febbraio 2009 21:53
Titolo: Ode alla Patria Perduta
Autore: Melian
Fandom: Il Silmarillion
Rating: Verde (per tutti).
Genere: One Shot
Personaggi: Elendil
Conclusa? Sì.
Nota: Triste, malinconico, poesia
Avvertimenti: Nessuno
Introduzione: "E scomparve persino il nome di quella contrada, e dopo di allora gli Uomini più non parlarono di Elenna né di Andor il Dono sottratto, né di Numenorë ai confini del mondo; ma gli esuli sulle rive del mare, quando si volgevano all’Ovest indottivi dal desiderio dei loro cuori, parlavano di Mar-nu-Falmar inghiottita dalle onde, di Akallabêth la Caduta, Atalantë in lingua Eldarin.”

Premetto che apro raramente le sezioni di fanfiction sulle opere di Tolkien, in genere perché le mie aspettative molto alte mi hanno portata, in passato, a grosse delusioni.
Poi, curiosando su Chance, ho trovato una bellissima recensione su Namárië, altra fic di questa bravissima (e, per me, appena scoperta) autrice. Così ho dato un'occhiata al suo profilo su EFP trovando un'altra fanfic su quello che, per me, è il libro più bello del famoso Professore di Oxford: il Silmarillion.
Un libro complicato di cui consiglio la lettura in lingua originale, dato che molte traduzioni (eccetto l'ultima, direi, ma non le conosco tutte!) non gli hanno reso l'onore e la musicalità che merita.
Caratteristiche che invece ho trovato in questa bellissima fanfiction, ambientata nell'ultima parte del Silmarillion: l'Akallabêth, ossia la caduta di Numenor.
A parlare è Elendil a cui, insieme ai suoi figli, è stato concesso di abbandonare la sua patria per trovare una nuova casa sulla Terra di Mezzo. Ma questa salvezza è allo stesso tempo un esilio: dal cuore di Elendil sgorgano parole pregne di malinconia, il rimpianto per qualcosa amato con tutto se stesso, ma che non è più.
Chi canterà ancora nei saloni illuminati dal fuoco?
Chi andrà a caccia nei boschi?
Chi solcherà il mare per far ritorno alla sua casa?
Chi potrà mai rivederti?

Elendil capisce e concorda con la decisione di Iluvatar, conosce i "peccati" dei suoi simili. Ma quello che rimane nel suo cuore è la bellezza del suo paese natale, la grandezza che i suoi antenati hanno creato e che "fuoco e acqua hanno distrutto".
E la Terra di Mezzo, salvezza per i Fedeli e loro nuova patria, ne è anche l'esilio: è la terra degli Eldar, non dei Numenoreani che, come la loro isola, saranno costretti, nel tempo, a veder svanire la loro grandezza, la loro lunga vita e, alla fine, forse, anche la loro stirpe, mescolata a quella degli uomini comuni
Il linguaggio che Melian utilizza è ricercato - oserei dire forbito - ed evocativo, ma mai pesante e i versi scorrono, come le navi che accompagnano i Fedeli alla Terra di Mezzo, come le onde che nascondono la perduta Numenor. E tale linguaggio è perfettamente in linea con quello del Silmarillion e con quello delle canzoni che il Professore amava tanto introdurre negli altri suoi scritti.
Davvero una lettura piacevole e non mi stupirei di sentire questi versi cantati da un Ramingo nelle notti stellate, tramandati di padre in figlio, come nella migliore tradizione orale. Oppure smarriti in qualche vecchio libro della biblioteca di Minas Tirith...
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