Anello del Cansiglio
Apro le finestre dell'agritur baciato dal sole del mattino, sopra le placide acque del lago di Santa Croce s' intravedono, attraverso un velo di foschia, i monti dell'Alpago e il Cavallo. Che pace!
Dopo un'abbondante colazione, con Claudio ci mettiamo in marcia verso il Cansiglio, attraversiamo vari paesi dai nomi curiosi tra cui All'ò. Superati i centri abitati, con le campane che suonano a festa perché è Pasqua, ci inoltriamo nelle foreste del Cansiglio, già si respira un'aria diversa, ancora qualche curva, una vecchia casa, un'area di sosta e poi.. ecco che si apre con tutta la sua meraviglia l'altopiano del Cansiglio.
Una strada lo percorre al centro, diritta, per distese di prati, ai lati boschi s'alzano solenni.
Il Cansiglio è un vasto altopiano che si alza dalla pianura per oltre 1000 metri ed abbraccia le province di Belluno, Treviso e Pordenone. Su questo sono presenti vari fenomeni carsici, numerose sono le foibe e le doline. La sua parte centrale è costituita da un ampio bacino in cui convergono tre depressioni più piccole: il Pian Cansiglio, Cornesega e Valmenera . Il territorio è ricoperto da boschi e foreste denominati “Bosco del Cansiglio”; a sud predomina la faggeta, mentre a nord la pecceta. Vi è una particolare climaticità, ovvero una fortissima inversione termica, che fa si che s'invertano le fasce vegetazionali, quindi le piante degli ambienti freddi si trovano più in basso di quelle dei caldi; nel 2005 presso la val Menera si sono registrati -27,5° C .
L'isolamento del Cansiglio ha favorito anche la fauna, vi sono diverse specie endemiche, soprattutto di fauna ipogea (delle grotte). Sono presenti i classici mammiferi delle alpi. Tra gli ungulati il più diffuso è il capriolo, il meno diffuso il cervo e vi sono anche dei daini. Anche l'avifauna vanta molte presenze e tra i tetraonidi è di fondamentale importanza la presenza diffusa del gallo cedrone.
I vasti spazi liberi da foreste sono puntellati da casere e adibiti a pascolo. In queste lande sopravvive anche un' isola linguistica cimbra dello stesso cippo di quella d'Asiago.
Parcheggiamo al rifugio San Osvaldo, ci sono solo due camper, l'aria sa di primavera e di pace.
Indossiamo gli scarponi, diamo un'occhiata ai pannelli informativi, numerosi e interessantissimi, e poi prendiamo la via de “L'anello del Cansiglio” (sentiero A).
Un stradina lambisce una giovane e fitta pecceta, all'ombra del bosco vi è ancora del ghiaccio, pochi passi ancora e il viaggio ha per avere inizio.
Entriamo nel bosco e siamo letteralmente stregati dal suo potere. Migliaia di suoni, cinguetti, versi d'animali, tremore di foglie, folate di vento, la selva vive e pulsa intorno a noi e ogni cosa pare in armonia, sensazioni da pelle d'oca.
E' un bosco che canta questo, in alcuni punti l'umidità e l'odor di muschio ti opprime, ma non in modo maligno, sembra di essere un tutt'uno con esso, tolkeniane memorie mi riportano a Fangorn e non m'è difficile immaginare un pastore d'alberi muoversi tra queste colonne.
I sentieri si perdono nell'intricato bosco, è pericoloso allontanarsi da essi, ovunque ci sono forre e doline.
Il terreno è smosso da centinaia di passaggi di ungulati di cui queste foreste sono densamente popolate, è un continuo brulicar d'impronte e di viottole che si perdono nei boschi.
Camminiamo in silenzio lasciandoci assorbire da questa magia.
Ad un tratto un rumore alla nostra destra, un calpestio concitato, ed ecco un'ombra furtiva correre via su un promontorio, probabilmente un cervo.
Ai nostri lati gli abeti s'alzano maestosi in cerca di luce, lì sotto non ne scende molta.
Una ripida discesa ed eccoci sui bordi dell'estesa radura di Campedei da dove, in orari buoni, si possono osservare gli ungulati al pascolo.
Risaliamo sulla collina di fronte e un canto di poiana ci fa alzare gli occhi verso l'alto, sono due e volteggiano sopra le cime degli alberi, poi si spingono in alto come a voler sfidare sole e nubi. L'incanto è ahimè rotto dal cra-cra di una cornacchia dispettosa e forse anche un po' invidiosa della grazia dei due rapaci.
Proseguiamo il cammino osservando il sottobosco brulicante di vita, fiori, funghi, insetti, muschi e licheni ci accompagnano. Mentre scendiamo dall'ennesimo promontorio udiamo un abbaio nel bosco.
Arriviamo ad un crocevia che porta nella valle Scura e decidiamo di farci una scappata, stiamo osservando la cartina quando qualcosa nell'aria mi fa girare, un sesto senso... non lo so, mi giro e vedo il ciuffo bianco del sedere di un capriolo maschio che trotterella lungo la strada, per poi sparire, con un salto, nel bosco.
Ci inoltriamo fin dove finisce la forestale e poi ritorniamo sui nostri passi, fino a giungere alla Riserva Naturale Orientata Pian di Landro Baldassarre, un'estesa prateria, con tanto di osservatorio faunistico, che si estende fino ai pascoli dell'ex casera Costalta.
Saliamo verso casera Paulon nei pressi della quale, cercando un riparo dal vento che batte senza tregua la brughiera, pranziamo tra i crochi.
La foschia se n'è andata completamente e ora le dolci sagome del Cavallo, i suoi canaloni e vallette, sono nitide e si fanno scandagliare per bene con il binocolo.
Sto per addormentarmi quando un grido di poiana mi risveglia, sta volando di fronte a noi, ma ecco un uccello più piccolo alzarsi in volo dagli alberi, furioso e guerrigliero, la attacca con una grinta mai vista, probabilmente è una madre che si è vista minacciare il nido.
L'uccello rincorre senza tregua il rapace, lo becca, lo caccia e la poiana se ne va lontana, con la coda fra gli artigli.
Ci rimettiamo in cammino e ritorniamo al Campedie, un gheppio compie il suo volo d'angelo sopra di noi; tagliamo per un ex sentiero (A1) che risale il Boral del Gias fino al giardino botanico, non lontano dal nostro punto di partenza.
Ora l'altopiano brulica di gente, un po' di pace se n'è andata, ma sappiamo che basterebbero pochi passi per ritrovarla.
Camminiamo lungo la strada, passiamo Casera Filippon, i prati stanno pian piano ridiventando verdi, rigogliosi, i crochi gli danno un tocco di colore.
Arriviamo all'auto accaldati, ma soddisfatti dal bel viaggio, non solo fisico, in questa foresta che deve essere tutelata: tutta la mia solidarietà va agli “Amici del Cansiglio” che da anni si battono per la sua difesa, ragazzi non mollate mai!
Lago Santa Croce, l'Alpago e il Cavallo
[Modificato da Sittlieb 21/04/2009 10:52]
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"Tu hai una tale voce, o grande montagna, da annullare gli inganni e i dolori, voce non da tutti compresa, ma che i grandi, e i saggi e i buoni interpretano, e profondamente sentono, e fanno sentire agli altri". P.B. Shelley
"Fatto stupendo o cosa strana! L'orso. La belva si fa umana.
Stupor maggior che l'uomo nato, in belva or cerchi esser cangiato."