Situazione Forcella Ciandolada
LA STRADA DI FORCELLA CIANDOLADA
Scheda
La strada in questione, oggi in buona parte asfaltata, ricalca il tracciato di un'antica mulattiera che da lungo tempo collegava Vodo di Cadore a Zoppè ( paese ubicato nel bacino idrografico della Val di Zoldo ma storicamente appartenente alla comunità del Cadore ), attraverso la Val da l'Oio e il valico di Forcella Ciandolàda 1565 m, lungo le boscose propaggini orientali del Pelmo. La strada ha inizio dal ponte sul torrente Bòite posto poco a valle dello sbarramento artificiale di Vodo e sale, quasi sempre asfaltata, salvo che in brevi tratti, e sovente molto ripida, entro una fitta pecceta. Guadagnata quota, si aprono alcune belle radure, animate da numerosi gruppi di tabià, alcuni dei quali sono stati ristrutturati in tempi recenti e vengono oggi riutilizzati prevalentemente a scopo turistico-ricreativo. Nel tratto superiore della valle la pendenza si attenua e, poco prima della Forcella Ciandolàda, si lascia a sinistra la deviazione per il rifugio Talamini ( attualmente, purtroppo, chiuso ), sul percorso dell'Alta Via delle Dolomiti n. 3. Oltre il valico, la strada è in parte a fondo naturale, ma sempre discretamente percorribile, e con un tratto in falsopiano va a raggiungere il bivio con la vecchia strada militare del Monte Pena ( che conduce al rifugio De Luca-Venezia ) e da qui, in breve, il panoramico poggio prativo del Col de Pian. Da qui si scende al centro abitato di Zoppè di Cadore 1461 m.
Complessivamente, il percorso misura circa 13 chilometri ed è attualmente aperto al transito motorizzato.
Fattori di rischio e proposte
Come detto, la strada di Forcella Ciandolàda è dunque già oggi liberamente percorribile dai mezzi a motore. Inoltre, è nota l'intenzione, da parte di alcune amministrazioni locali, di farne un' ulteriore via di collegamento tra la valle del Boite e la Val di Zoldo. A questo proposito è da osservare che esiste già un collegamento, quello rappresentato dalla statale n. 547 del Passo di Cibiàna. Non sembrano pertanto giustificabili gli investimenti e gli inevitabili costi ambientali di una eventuale operazione in questo senso ( senza parlare degli onerosi interventi di manutenzione che verrebbero periodicamente richiesti ). Al contrario, considerato che la zona, pur non rientrando in alcuna area protetta, riveste un elevato interesse ambientale, per la presenza di peccete tra le più vaste del Cadore, ed escursionistico, per la possibilità di interessanti traversate a piedi, in mountain bike o con gli sci, sembrerebbe opportuno limitare l'accesso motorizzato allo stretto necessario. La nostra proposta è, pertanto, quella di consentire l'accesso al massimo fino alla località Pian de Colòi, in versante cadorino ( dove si trova anche uno dei pochi slarghi adatti all'eventuale parcheggio degli automezzi ), e Col de Pian, in quello zoldano. Per il tratto intermedio si propone la classificazione quale strada silvo - pastorale, ai sensi della legge regionale n. 14/1992 : in tal modo potrà essere consentito l'accesso ai proprietari o locatari degli immobili ( baite e tabià ) ubicati lungo il percorso, nonché dei mezzi eventualmente impiegati nei lavori agricoli e forestali, oltre che di quelli necessari all'attività di vigilanza, antincendio, soccorso ecc. Indirettamente si restituirebbe così anche valore a un tratto dell'Alta Via n. 3 che attualmente è intersecato da una strada automobilistica e, forse, allo stesso rifugio Talamini, la cui importanza come punto d'appoggio escursionistico è oggi evidentemente limitata dalla presenza della strada.
Fonte: http://www.cai-tam.it
Mauro
www.ilciclismo.it/2009