La maggior parte delle volte i miti si tramandano per generazioni sulla base di esperienze indirette, soltanto attraverso il racconto. Quando un mito ha la fortuna di potersi perpetuare attraverso l'esperienza diretta di chi lo racconta, l'immortalità è praticamente garantita. È questo il caso di Ferrari, una fabbrica italiana di automobili straordinarie a livello mondiale. Certo, l'impegno nelle attività agonistiche, siano esse la Formula 1 oppure i Challenge monomarca, dà grande lustro ad un marchio prestigioso come quello del Cavallino, ma queste restano molto spesso immagini da vivere soltanto attraverso la TV.
Non che possedere o guidare una Ferrari sia una cosa comune, ma certamente rientra tra le possibilità di un numero più ampio di persone. Sempre pochi fortunati, beninteso, ma anche veri e propri ambasciatori del mito Ferrari. Ecco come ci si sente dopo qualche centinaio di chilometri percorsi al volante della F430 che abbiamo provato tra Maranello, Borgobello e Sassuolo. È proprio qui, nel cuore dell'Emilia, terra di motori, che l'8 cilindri a V di 90 gradi è nato ed è stato "accordato" per deliziare l'udito con una sinfonia di 490 CV, quasi 114 CV/litro. Ma si sa, anche l'occhio vuole la sua parte ed ecco che la scelta tecnica di posizionare il motore centralmente ha permesso di metterlo in bella mostra sotto un involucro trasparente, praticamente in vetrina. Non basta: dovendo soddisfare soprattutto i sensi di chi sborsa una cifretta non indifferente per potersela permettere, le testate rosse delle due bancate di cilindri spuntano anche nella parte inferiore dello specchietto retrovisore. Non capita spesso di doverlo fare, ma quando si guarda cosa succede dietro, si vede anche da dove arriva la sinfonia che ammalia l'udito come le sirene fecero con Ulisse, e fa un certo effetto!
[…]
L'abitacolo è sì sportivo, ma comunque accogliente e non mancano i vani portaoggetti per telefonini e monetine anche se talvolta le accelerazioni sono così brucianti da far volar via tutto, compresi i punti della patente. Viaggiare a 200 km/h sembra una cosa naturale, come i cento all'ora per una berlina. Rispettare il codice risulta quasi noioso se non fosse per la musica che arriva da dietro e per il comfort che tutto sommato permette anche percorrenze medio lunghe. Il tempo per sgranchirsi le gambe lo si trova nelle soste ai box: rifornimento ogni 500 km circa guidando coscienziosamente. La pelle e la fibra di carbonio la fanno da padrone nel cockpit che esalta la sportività della vettura da noi provata: un esemplare unico - come ogni Ferrari - e specialmente caratterizzata da dotazioni sportiveggianti. E se qualcuno volesse obiettare sull'eccellenza della Ferrari in questo ambito, c'è una bella targhetta di alluminio incastonata nella plancia in carbonio che recita: "Campione del Mondo F1 1999-2000-2001-2002-2003-2004". Il profumo che si sprigiona appena si apre lo sportello è lo stesso della Dino 4 del nonno con la quale andavamo a prendere il gelato la domenica. Evoca spensieratezza e bei ricordi e invita a sfiorare le superfici come si accarezza una creatura amata.
Insomma, una volta al volante ci si trova avvolti e trasportati dai cinque sensi in un trionfo di emozioni che si inseguono, mentre il cambio derivato dalla Formula 1 snocciola le 6 marce ogni volta che la lancetta del contagiri sfiora la zona rossa. Se poi l'audacia prende il sopravvento si può scegliere il programma Race che aspetta ubbidientemente la pressione della levetta posta dietro al volante per salire di rapporto, a rischio di far entrare il limitatore se non si è abbastanza rapidi. È anche possibile - ma sconsigliato su strada - inibire tutti i sistemi elettronici di stabilità. Se i cinque sensi non bastano, si può inserire il programma automatico del cambio e andare a passeggio per le strade di provincia e far montare il proprio ego. Il consenso non tarderà ad arrivare attraverso gli sguardi dei passanti e l'invidia negli occhi degli altri automobilisti che alzano il pollice e danno fiato ai loro clacson al passare di questo capolavoro stilistico uscito dalla matita di Pininfarina. Ma appena arriva la prima curva, bastano un paio di colpetti sulla levetta di sinistra e si rientra in un "videogame" dal quale non si vorrebbe mai scendere.
by Autolink News ®
www.tgcom.mediaset.it/autoemoto/html/news/070508_tg983.html