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info fatto d'armi SEDICO BRIBANO 11/11/1917

Ultimo Aggiornamento: 08/03/2018 21:03
02/03/2018 13:24
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Salve, qualcuno ha informazioni sul fatto d’armi di Sedico-Bribano il 11/11/1917?
Sto cercando qualsiasi notizia sulla prigionia dei soldati del 46 fanteria che furono fatti prigionieri durante questo fatto d'armi.
Grazie in anticipo [SM=g7285] [SM=g2467378]
07/03/2018 09:25
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Ciao
L' 11.11.1917, qualche km più a nord di Sedico Bribano, a Vignole, un reparto del 46° Regg. Fanteria che si stava ritirando combattendo, fu costretto a nascondere la freccia dell' asta della bandiera reggimentale nella canna fumaria di una casa in cui abitava un ex soldato del Genio in convalescenza.
Il gruppo di soldati oppose resistenza per poco tempo agli A.U. che li incalzavano, poi furono presi prigionieri.
Se ti interessa posso riportare qui il (breve) resoconto che fece nel novembre 1918 il proprietario della casa ai soldati italiani che risalivano la valle del Cordevole (guarda caso sempre del 46° Regg. Fanteria)

Enrico
07/03/2018 23:28
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Da: "La sorte di una bandiera" di Attilio Zincone (Collana di monografie storiche sulla guerra del 1915-1918) Ministero della Guerra - Ufficio Storico, 1935

[…] Durante le infauste giornate che vanno sotto il nome di Caporetto, il 46° reggimento fanteria aveva contrastato passo per passo l’ avanzata del nemico entro le nostre terre. Dalle posizioni del Col di Lana - Sasso di Stria, un battaglione di detto reggimento – il II – era stato destinato a far parte delle truppe di copertura in Val Cordevole e discese per la detta valle; mentre il comando di reggimento e gli altri due battaglioni – I e III – erano stati inviati per Val Maè di Zoldo, con ordine di costituire, insieme con altri reparti, una retroguardia a protezione del movimento delle truppe sfilanti dall’ alto Cadore per la Val Piave.
Sulle posizioni di Longarone, allo sbocco della Val di Zoldo in Val di Piave, il 46° aveva tenuto fermo sino al possibile. […] Per la grave situazione creatasi ad est di Longarone, il 46° reggimento di fanteria fu costretto il giorno 9 novembre 1917 a spostarsi su Soffranco, e poi a rimontare con penosa marcia la Val Maè di Zoldo per raggiungere il Cordevole e quindi Sèdico. Ma, sboccato nella Convalle Bellunese, si trovò accerchiato e stretto da tutte le parti da forze nemiche superiori, e, dopo aver lottato, per aprire un varco, rimase sopraffatto. Il comando di reggimento ed i battaglioni I e III furono fatti prigionieri nella località denominata Vignole, e nelle sue vicinanze, in territorio del Comune di Belluno, sul basso Cordevole. Della bandiera non si ebbe più notizia. Era il giorno 11 novembre 1917, cioè il 18° giorno dall’ inizio dell’ offensiva e austriaca e dello sfondamento della nostra fronte. […]
Il 46° reggimento fu ricostituito al più presto mediante l’ affluenza di complementi sul nucleo del II battaglione, il quale era riuscito a sottrarsi alla pressione nemica e sin dal giorno 8novembre sera aveva raggiunto la nostra nuova fronte sul Piave dinanzi a Pederobba, di fronte a Valdobbiadene. […]


.
[Modificato da Hunold 08/03/2018 00:05]
07/03/2018 23:30
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(segue)

Dal racconto del soldato del Genio Dall’Ièr Celestino (il soldato si trovava a casa sua -a Vignole- in attesa del congedo sin dall’ agosto 1917, perché riformato in seguito a mutilazione subìta sul Carso e prodotta dall’ esplosione di una capsula da mina scoppiatagli nella mano sinistra mentre egli faceva l’ innesco).

La famiglia Dall’ Ièr abita in una casa colonica ampia, a due piani, lunga 20 metri e larga metri 24, comprese tettoie e stalla, adiacente alla strada Sèdico-Landris-Mas, e ad occidente di essa. […] Per circostanze diverse non era riuscito al Dall’Ièr di internare la sua famiglia con altri profughi al momento della ritirata del nostro esercito dopo Caporetto.
Verso le ore 13 del giorno 11 novembre 1917 mitragliatrici facevano fuoco a Landris, sud di Vignole, ed il ponte di Bribano sul Cordevole era stato fatto saltare dai nostri. Verso le ore 15 passarono per Vignole gruppi di soldati nostri che, incalzati dal nemico, marciavano a sbalzi, difendendosi con fuoco di fucileria dalle mitragliatrici avversarie scoprentesi sempre più numerose in punti diversi. La casa di Dall’Ièr fu in un attimo invasa da un manipolo dei nostri che entrarono dalle porte e dalle finestre sovrastanti al tetto del portico, mentre due mitragliatrici nemiche falciavano il cortile.
Fu un momento di grande emozione e di panico per tutta la famiglia, la quale si trovò improvvisamente al centro di un feroce combattimento. Il Dall’ Ièr raccomandò alle sue donne di cacciarsi a terra e di tenersi in tale posizione, “perchè – dice – la mitraglia entrava come la tempesta”.
La moglie Angelina e la figlia Innocentina, di 12 anni (la più grande dei 4 figli di Dall'Ièr), prima si gettarono a terra, poi andarono a nascondersi nel deposito del foraggio. Ma molti altri soldati entrarono ancora dalle finestre al primo piano e saltando dentro le camere facevano un tale tonfo che le donne temettero si sfondasse loro addosso il pavimento. Allora uscirono dal nascondiglio carponi e si andarono a rifugiare per qualche istante, con la suocera ed altri bambini, nel vano di un muro che doveva servire per armadio.

In quel momento il Dall’Ièr vide dentro la casa, al pian terreno, un ufficiale italiano che teneva in mano il drappo di una nostra bandiera e gli chiese ansante di bruciarlo subito. Il drappo fu bruciato immediatamente nel fornello della cucina economica in presenza dell’ ufficiale. […]

Dall’ Ièr si portò in una stalla, a ponente, dove c’era anche la figlia. Intanto, dall’ altro lato, dinanzi alla casa, i nemici premevano per entrare. “Allora – prosegue il Dall’Ièr – mi fu gettata la freccia della bandiera da uno, del quale non ho potuto conoscere né il nome né altro, ma che mi disse: “Nascondetela, tornerò!”.

Il Dall’Ièr salì in fretta con la figlia Innocentina al secondo piano, in una stanza dove un foro da stufa praticato nel muro comunicava con la canna fumaria senza apertura al pianterreno. La figlia lo aiutò a sollevarsi contro il muro sulla spalliera di una sedia. Egli gettò la lancia con la freccia in detta canna fumaria senza focolare, e quella, percorsala in tutta la sua lunghezza sino al pianterreno – onde si strorse un poco la punta – rimase colà sepolta e ben custodita sino a dopo la mezzanotte del 2novembre 1918.

I nemici in parte erano alle mitragliatrici ed in parte si battevano all’ arma bianca con i nostri. […] Ma fu inutile ogni resistenza, perché il nemico, sempre in maggior forza, fece prigioniero quel manipolo dei nostri che aveva lottato fino all’ estremo.


.
[Modificato da Hunold 08/03/2018 00:28]
07/03/2018 23:42
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O.T.

Sul sito del Nastro Azzurro é riportato come DALL'IER Celeste, M.A.V.M. per questo fatto...

‘Sto brav’uomo fu minacciato, lui e la sua famiglia, per mesi, dagli A.U. (si fece anche 12 giorni di carcere a Belluno) che volevano trovare la freccia della bandiera che sapevano nascosta nella casa, ma “tenne botta”, e il 2 novenbre 1918 la riconsegnò (ma guarda un po'!!) al 46° reggimento fanteria che risaliva la valle dietro gli A.U. in ritirata;
si presentò ad un ufficiale e disse :”Avverto il reggimento che tengo la freccia della vostra bandiera a casa mia!”

...sembra una storia da "strano ma vero"

[SM=g27985]
[Modificato da Hunold 08/03/2018 00:18]
08/03/2018 01:16
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Post: 3
Registrato il: 03/12/2017
volevo ringraziarla per la disponibilità e per tutte le informazioni di questa bellissima storia che ha riportato in questo post! Grazie mille davvero...sapendo che il mio bisnonno è stato catturato durante questi avvenimenti aggiunge ancora più valore personale a questa bellissima storia [SM=g27985] [SM=g27985]
Senta una cosa, per caso conosce anche il reggimento dei soldati austriaci che hanno fatto prigionieri i soldati italiani durante questo fatto d’armi?
Volevo sapere dove sono stati trasferiti i soldati italiani dopo la cattura!
Grazie in anticipo
[SM=g27991]
08/03/2018 20:34
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Post: 314
Registrato il: 12/05/2007

Ciao, purtroppo dove ho trovato queste informazioni non ci sono riferimenti alla denominazione dei reparti A.U....

Anche per quanto riguarda il luogo di prigionia dei soldati del 46° Regg. catturati in questa occasione non é semplice...

In ogni caso, cercando un po' su internet ho trovato questo:

www.comune.burcei.ca.it/doc/PICCIONI_GIOVANNI_1g.pdf

Soldato del 46° Regg. catturato nello stesso luogo e lo stesso giorno del tuo bisnonno, sfortunatamente ha trovato la morte in prigionia, il 19 marzo 1918, nell' affondamento presso Durazzo del piroscafo "Linz" che trasportava lui e altri 413 prigionieri italiani, l' atto di morte è stato compilato dalle autorità del campo di prigionia di Osffyasszonyfa in Ungheria ( un centinaio di Km a Est di Graz-Austria).
Chissà che anche gli altri prigionieri del 46° Regg. presi quel giorno non siano stati trasportati là...

Ciao - Enrico
[Modificato da Hunold 08/03/2018 20:38]
08/03/2018 21:03
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Post: 1.331
Registrato il: 10/12/2005
qualcuno si di certo...

www.pietrigrandeguerra.it/voci-e-volti-dal-fronte-2/pirosca...

www.archgall.it/caduti/4.pdf

la ricerca risulta facilitata digitando "46°" in Modifica>Trova

ciao boces
[Modificato da michel.g 08/03/2018 21:51]
al alias JFK
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