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Ultimo Aggiornamento: 09/11/2016 00:07
09/11/2016 00:07
 
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[ Palazzo Reale ] Inwe, Elysiane
Riassunto: La Dama del Lago si reca al Palazzo Reale per consegnare la Coppa della Conciliazione alla Reggente. Le due donne parlano a lungo: Elysiane confessa alla Sorella il peccato che ha commesso e che la tormenta ed Inwe, da brava Sacerdotessa del Meriggio, reagisce con foga.

Commento: Mi diverto sempre quando gioco con questa ragazza [SM=g27821] [SM=g27821]

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ELYSIANE [ . Esterno Palazzo . ] Rare volte la Somma Stella lascia le mura del Tempio del sole ed ancora più unici son i viaggi compiuti in solitaria. Eppure la ventunenne si trova già appresso all’imponente struttura del Palazzo Reale, un viaggio compiuto cavalcando uno dei destrieri soggiornanti nelle stalle. Indosso non ha una tunica bensì una vera e propria cotta che simboleggia tacitamente la perpetua appartenenza alle schiere della Guerriera ( // img0.etsystatic.com/112/0/12393258/il_570xN.936046822_... ), il tutto abbinato con calzoni di pelle neri e calzari comodi; la rasatura dei lati del capo è coperta dagli stessi capelli castano-ramati, i quali solo lasciati sciolti e lambiscono la base della schiena. Lo sguardo intensificato dal trucco nero vola guardingo verso l’entrata del maniero, la quale dovrebbe essere presidiata da gendarmi probabilmente avvisati dell’arrivo di Elysiane. Verso di essi si dirige a piedi smontando da cavallo, le cui briglie sono ancora strette nella mancina mentre l’altra mano accoglie le splendide fattezze della coppa vinta al ballo qualche notte fa. Qualora i vigilanti glielo permettessero, la Sacerdotessa affiderebbe alla servitù la bestia per poi proseguire verso l’interno del Palazzo con un ricco dono fra le braccia.

INWE [Stanze private] La giornata è ormai al termine: Rhiannon ed il suo esercito di ombre premono al limitare del cielo per ribadire il tempo della loro supremazia davanti ad un sole ormai morente ma splendido nei suoi ultimi bagliori. Uno spettacolo sempre nuovo a cui tuttavia la Custode non assiste, quest'oggi: chiusa nella stanza a lei riservata nonostante il poco tempo che trascorre a Palazzo, la Reggente è inchiodata allo scrittoio dalle carte e documenti che lo ingombrano. L'ultimo foglio di pergamena da esaminare è tenuto fra le mani della mezzosangue, accomodata sulla seduta davanti al tavolinetto, e su di esso viaggiano gli occhi verdi intenti ad esaminarlo. La sua concentrazione è totalmente dedicata ad esso, tant'è che, se questa non venisse annunciata dai domestici, difficilmente la luminosa presenza della Dama del Lago riuscirebbe ad farsi notare dalla sua coscienza. [Accompagnatela qui, per piacere] richiederebbe, alzando brevemente gli occhi dalla pergamena. Nessun altro avrebbe accesso alle sue stanze private, ma la consorella è un caso a parte: non c'è spazio per formalità inutili fra di loro. Elysiane, dunque, verrebbe condotta attraverso le stanze silenziose e sempre più buie, fino a giungere lì dove l'attende la Custode del Meriggio: oltre la soglia di legno l'attende una stanza - già illuminata da candele accese - la cui semplice funzionalità ricorda quella del Tempio, ma che di certo indugia in qualche piccola comodità in più. Non appena l'altra farà il suo ingresso nella camera verrà accolta dallo sguardo stanco di Inwe da sopra il foglio che s'abbassa, prima che questa si alzi in piedi per andarla ad abbracciare. [Sono contenta di vederti, sorella cara. Come stai?] la saluterebbe, stringendola, indicandole poi le due poltroncine che si trovano in un angolo della saletta antecedente la vera e propria camera da letto. Gli occhi verdi indugiano sulla figura della giovane donna, esaminandola come d'abitudine, e sulla coppa che tiene fra le mani su cui per ora ancora non indaga: sarà la Signora di Avalon a parlargliene.

ELYSIANE [ . Stanze Regina. ] Si lascia docilmente condurre sino alle stanze private della Regina, indugiando sulla soglia delle stesse sino a che non ode il responso positivo della Mezzelfa. Solo allora la Romana si fa avanti, superando a pie pari ogni distanza coi suoi calzari ed entrando con prepotenza nel campo visivo di Inwe. [ Rispectae Aveas, Sorella ] La vede incedere verso di lei ed il suo volto si illumina: gli angoli della bocca si curvano immediatamente verso l’alto e gli occhi si socchiudono, accogliendo le rughe d’espressione sottili come venature di foglie. [ Stanca, ma immagino che d’ora in poi sarà una costante! ] Ridacchia mentre accoglie l’altra fra le sue braccia, stando ben attenta a non far cadere il dono che ghermisce con entrambe le mani. [ Tu come stai? Come va il lavoro? ] Col mento indica le scartoffie adagiate sulla scrivania della Reggente, in attesa di uno sguardo da parte della donna stessa. Senza attendere oltre, segue il consiglio di Inwe e fa sua una delle poltroncine, saggiandone la comodità e poggiando il retro del corpo sullo schienale. Tende indi le braccia in direzione della Mezza, ponendole parallele al terreno e porgendole la coppa finemente decorata. ( // erinn.altervista.org/_altervista_ht/Dono_Ely__vitt_.jpg ) [ Ti ho portato un dono: questa è la Coppa della Conciliazione. ] Proferisce con precisione il nome dell’oggetto, cercando di catturare lo sguardo della Decana col suo. [ L’hanno fabbricata i Cerimonieri di Avalon, non è splendida? Mi hanno assicurato che se durante un concilio tutti i presenti bevono spontaneamente da tale recipiente, sarà più facile trovare un accordo! ] Spiega entusiasta, gli occhi luminosi. Ben immagina che un tale regalo possa giovare all’esponente politico più in vista dell’Isola dei Pomi. [ L’ho vinta al ballo indetto qualche sera fa, la mia maschera ha conquistato la giuria ] In altre circostanze avrebbe riso di gusto: lei, la guerriera, ingioiellata come una signorina con tanto di abito vaporoso e parrucca! Eppure, ricordi dolci ed al tempo stesso amari permeano tale evento, perciò evita di sbottonarsi ulteriormente a riguardo e cambia il più possibile discorso. [ So che presto ci saranno le elezioni governative aldilà del Lago. Magari questo aggeggio potrà tornarti utile. ]

INWE [Stanze private] Inwe si accomoda a propria volta sulla seconda poltroncina, disponendosi in modo da poter osservare la Romana senza intralci di sorta. Accomodata compostamente, con le dita allacciate in grembo ed il viso atteggiato in un'espressione serena, si direbbe il ritratto della tranquillità. Sorride di rimando alla Somma, lieta di vederla allegra nonostante la stanchezza: [Ancora una volta siamo nella stessa barca. Fra la bambina e tutte queste scartoffie] accenna con il capo allo scrittoio minacciosamente ingombro [mi sembra di non aver mai un momento per concedermi di respirare] spiega. È palese che la stanchezza sia veritiera, eppure il volto della mezzosangue non cede ad essa, continuando a manifestare il sincero piacere di vedere la sorella. Disfa l'intreccio delle dita per stringerle attorno alla coppa che la Dama del Lago le porge, lo sguardo incuriosito catturato dapprima dai fregi e poi dall'espressione entusiasta della giovane donna. Solleva le sopracciglia, stupita dalla natura del dono: [Non avevo mai sentito parlare di un oggetto simile. Di certo potrebbe risultare molto conveniente in qualsiasi genere di trattativa] commenta, pensierosa, ruotando l'oggetto fra le mani. [E' un bene potenzialmente utilissimo, sei certa di non volerlo conservare? Potrei chiedertelo in prestito in vista di negoziati, ma sinceramente preferirei lo conservassi tu. È pur sempre il frutto della tua meritata vittoria] accenna ad un occhiolino divertito, immaginando la sorella agghindata chissà come. Annuisce al sentire delle elezioni: [Sì, ne ho sentito parlare. Immagino che i nuovi con il Governo potrebbero effettivamente richiedere l'intervento di questa coppa] sospira, abbassando lo sguardo ancora una volta sull'oggetto della discussione. Non è mai facile prevedere che piega prenderanno i rapporti fra le due Terre, quando avvengono cambi al vertice. Quando torna a guardare Elysiane, però, ha negli occhi lo scintillio della curiosità: [Raccontami dei Cerimonieri. Sono davvero eccezionali come dicono? Avrei voluto partecipare anche io, ma purtroppo sono stata trattenuta] sbuffa, accennando di nuovo allo scrittoio.

ELYSIANE [ . Stanze Regina. ] La Mezzelfa par gradire la coppa portata in dono da Elysiane, la quale si limita a stringersi nelle spalle e ad allargare appena le braccia. [ E’ palese che la coppa serva più a te che a me. Sei tu la Regina, sei tu quella con più grattacapi! ] Le fa osservare ridacchiando. Sebbene i loro ruoli siano di spicco, le due non hanno mai cambiato la loro attitudine scherzosa. [ Inoltre, sei o non sei la Custode dei Sacri Simboli? ] Incalza ironica. [ Ad ogni modo, se lo desideri lo terrò io per te: lo lasceremo nella tua alcova e potrai farne uso ogni volta che vorrai. Che ne dici? ] Senza ombra di dubbio pare un buon compromesso. In quanto a Barrington… [ Prima o poi dovremo tornare sulla Terraferma, magari per l’insediamento del nuovo Governatore. Forse sarebbe bene che il Supremo Cavaliere ci accompagnasse. ] E’ dura dare la possibilità a tutti di far la propria parte, dare spicco ad ogni figura istituzionale, eppure Elysiane ci prova. La conversazione fra le due vira su un argomento ben più gioviale e distante dai loro impicci. [ Sono fenomenali! Il ballo si è tenuto su una magnifica isola raggiungibile dalle due sponde attraverso delle piccole barche. Il salone era immenso e lussureggiante e la musica piacevole. E lo era anche il vino.. ] Ammette a fior di labbra, scacciando i ricordi che bussano prepotentemente alle porte della sua coscienza; persino gli Spiriti ammutoliscono dinnanzi alla rabbia della fanciulla, mascherata ad Inwe con maestria. [ Imperturbabilità liv 6 ] Tuttavia, le mani si serrano in due pugni ben saldi sino a far sbiancare le nocche ed il capo crolla, rotolando in avanti sino a che gli occhi non finiscono sul pavimento. [ Sorella ] Comincia, la voce perde la verve usuale. Si concede un profondo sospiro prima che le palpebre calino sulle iridi come ghigliottine. [ Io.. ho peccato. E devo confessare. Vuoi essere la Dea per me? ] Non è facile per la Guerriera, persino la Dama del Lago necessita del conforto di un’amica. Sa che Inwe le parlerà duramente con tutta probabilità ed è pronta ad accettarne le conseguenze.

INWE [Stanze private ] Sorride in segno di consenso, accompagnando il gesto con un cenno del capo: [E sia: resterà al Tempio e ne farò uso ogni volta che sarà necessario]. Farebbe per posare la coppa sulla superficie più vicina, così che al termine della loro conversazione essa possa essere trasferita nella sua nuova dimora. Quindi il volto senza tempo si fa serio, come sempre accade quando emerge la politica: le dita della destra salgono a giocherellare con il Medaglione, rigirandolo fra i polpastrelli, mentre la Regina parla. [E' diverso tempo che non ho notizie di Alexandra né di chiunque abiti ancora oltre il lago. Avrei piacere a conoscere meglio la situazione attuale sulla terraferma, ma immagino che alla fine dei conti non ci riguardi: Barrington è dei Barringtoniani e finché non vi saranno ingerenze da parte del Caos non è nostro compito interferire. Concordo con te, in ogni caso] afferma, agitando lievemente la mano verso la sorella [dovremo tornare. Anche il Supremo sarà il benvenuto, se avrà piacere ad unirsi a noi, ma penso concorderai con me nel pensare che non potremo presentarci con un seguito troppo numeroso: non c'è bisogno che il nuovo Governo la intuisca come una nostra implicita manifestazione di forza]. Ovviamente se la Signora di Avalon fosse in disaccordo ne potranno discutere, ma tale è il pensiero della Custode. [Vorrei anche invitare Rastal a Palazzo. È da diverso tempo che medito di avere una discussione con lui in merito agli avvenimenti che l'hanno portato ad allontanarsi dall'Isola e a divenire Governatore di Barrington, e penso che potrebbe fornirci informazioni [sull'attuale situazione. L'ideale sarebbe coinvolgere Nyule nel colloquio - giacché io ed Sire dei nani non ci siamo mai incontrati e la presenza di qualcuno che abbia la fiducia di entrambi potrebbe certamente giovare – ma non ho sue notizie da molto tempo.] La domanda aleggia pur senza essere pronunciata: dov'è la Figlia del Meriggio? Quando la conversazione si sposta sui Cerimonieri ed il loro splendido ballo gli occhi di Inwe si accendono di riflesso a quelli della Romana, lasciando che il suo entusiasmo la contagi. Dura tutto molto poco, però: sebbene dalla voce di Elysiane non traspaia nulla di diverso dalla serena allegria che la contraddistingue spesso, il suo intero atteggiamento muta in risposta a chissà quali riflessioni. Lo sguardo ora impensierito della Reggente si posa sui pugni stretti e sul capo chinato, il cuore stretto stretto: il rimprovero è molto lontano dalla sua mente, in questo momento, soppiantato dalla preoccupazione. Si alzerebbe in piedi ma solo per poterlesi inginocchiare davanti, cercando gli occhi chiari della giovane donna da questa posizione ribassata. [Cosa è accaduto? Ti ascolto, non aver timore] mormorerebbe, offrendo alle dita serrate i propri palmi aperti perché l'altra – se volesse – possa stringerli.

ELYSIANE [ . Stanze Regina. ] Un accordo, dunque, è stato giunto: quella sera stessa, dopo la loro conversazione, Elysiane ricondurrà la coppa seco sino all’interno del Tempio. La situazione politica della Terraferma la impensierisce sino ad un certo punto. [ Fai bene ad invitare Rastal qui, magari egli saprà dirci chi concorre per la carica di Governatore. ] Tutto sta nel sapere chi succederà il nano: la politica, d’altronde, è fatta dai politicanti. [ Nemmeno io ho notizie di Lady Alexandra da un po’. ] Ammette, stringendosi nelle spalle. [ Hai ragione: è bene non creare allarmismi inutili. I Barringtoniani sono gente fiera, per loro l’indipendenza è tutto. Occorre non solleticare troppo la loro attenzione. ] Conviene. Anche ella si ritrova a pensare spesso alla Diaconessa del Meriggio: dove sarà finita? [ Nyule sa badare a sé stessa, più di tutte noi messe insieme. E’ un essere antico e saggio e mi fido del suo giudizio. Se per ora desidera restare nell’ombra per meglio tenere sotto controllo la situazione, che lo faccia. Se avesse bisogno di noi lo vedrei. ] Non è dalla Romana abbandonare una Sacerdotessa al suo destino aldilà del Lago, ma la Dragonessa non è come le altre; d’altronde, la Granger è pienamente cosciente che due delle sue Sorelle siano nelle Nebbie. Non è forse quasi la stessa cosa? Inwe, passionale e gentile come al solito, abbandona la sua seduta per appropinquarsi all’imago accovacciata della Dama del Lago; quest’ultima stringe le mani della Mezza e le sorride amaramente, preparandosi a raccontarle la verità a piccole dosi, così da non urtare la sensibilità di entrambe. [ La notte del ballo ho bevuto troppo. Ritornata al Tempio, ubriaca com’ero, non sono neanche ritornata nella mia stanza. Mi sono svegliata nelle stalle ore dopo, ancora coi vestiti della festa addosso. ] Non è da lei, madre e donna di fede, comportarsi così. [ Non ero sola. C’era un uomo accanto a me. ] E’ forse proibito ad una Sacerdotessa giacere con qualcuno? No, infatti il peggio deve venire.

INWE [Stanze private] Ha ascoltato le parole della Somma in merito a Rastal, Barrington e Nyule, ma ora come ora la sua attenzione è totalmente focalizzata su ciò che più sembra angustiare la consorella. Il viso di Inwe rimane composto in una maschera da cui traspare la preoccupazione che tuttavia non spadroneggia ancora completamente, venendo tenuta a bada con fermezza [Imperturbabilità liv.4]. Ricambia la stretta, tacendo mentre l'altra parla. Le sopracciglia scure si incontrano a metà strada, facendo sorgere due rughe fra di esse: finora il comportamento della Dama del Lago non le sembra meritevole di biasimo. Non è forse un gesto che si sarebbe immaginata da parte sua, in genere così coscienziosa e responsabile, ma nessuno si sognerebbe mai di condannarla per aver cercato – e trovato – il conforto della carne in una giovinezza altrimenti molto solitaria. Vorrebbe già parlare per confortarla, ma qualcosa nell'atteggiamento e nelle pause della Dama del Lago le lasciano intendere che le confessioni non siano finite qui. La invita ad andare avanti, dunque, annuendo leggermente e lasciandole intendere che ha compreso, finora.

ELYSIANE [ . Stanze Regina. ] La Mezza è saggia e capisce che Elysiane non è ancora arrivata al punto: come una maschera vivente, la Reggente resta di fianco alla Sorella minore, confortandola seppur col solo silenzio. La ventunenne sa che questa è la parte più difficile: vorrebbe trovare le parole adatte per discolparsi, vorrebbe raccontarle che l’uomo l’ha presa per strada ed ella s’è lasciata condurre nelle stalle perché è giovane e sola. Vorrebbe descrivere alla Custode e Decana i sentimenti che basculano nella sua mente: confusione, sgomento, rabbia, senso di colpa si sovrappongono e tessono un arazzo soffocante che di tanto in tanto la Dama del Lago percepisce arrotolarsi attorno al suo niveo collo. Vorrebbe confidare alla Mezza che sogna Roseline tutte le notti: i suoi occhi gelidi come il Ghiaccio dell’inverno la trafiggono come stalagmiti conficcate nel palmo delle mani ed i capelli della Stella del Vespro s’avventano come serpenti dorati contro il volto deformato dall’angoscia della Romana. Vorrebbe dire tante cose ma queste muoiono nella sua bocca prima ancora che le labbra si schiudano. Gli occhi tornano umidi, però questa volta nessuna lacrima rotola giù dalle guance; le mani lasciano quelle di Inwe per piazzarsi sulla sua faccia, nascondendola agli occhi della Regina. Il capo si china ancora e la voce arrochita proferisce tombale la verità. [ Fehrer ]

INWE [Stanze private] Vi sono un paio di mani a soffocare la voce già fioca della Somma Stella, eppure l'unica parola che ella pronuncia viene percepita dalle orecchie appuntite di Inwe come se l'avesse urlata a pieni polmoni. Fehrer. Fedele. Campione. Padre. Compagno di Roseline. Elysiane non può vederla, ma lo sgomento ha drenato ogni colore dalle guance della Reggente che la guarda, basita, e che ritrae le mani dal contatto con lei. Per una manciata di istanti non sa cosa pensare né, di conseguenza, cosa dire. Torme di pensieri e sensazioni si scagliano l'uno contro l'altro, simili ad eserciti che si facciano la guerra per decidere chi debba aver la meglio sul cuore della mezzosangue. Fra tutti emerge l'orrore per quello che una parte di lei non può non vedere come un tradimento nei confronti della sorella sì lontana, ma viva come tutte loro. Può quasi vederla, la figura pallida della figlia del Vespro che si inoltra fra le Nebbie in cerca della figlia. Porta le mani alla bocca e stringe gli occhi, come ad impedire alle parole che ora le si affollano sulle labbra di far capolino. Non ha molto successo, per quanto ci provi. [Fehrer] la voce della mezzosangue, probabilmente per la prima volta da quando le due si conoscono, è aspra e sferzante come il vento che batte le terre brulle da cui proviene. [Fehrer] pronuncia di nuovo, quasi abbia bisogno di ripetere più volte il concetto per convincersene davvero. [Il padre di Haynes.] non nomina Roseline, non ce n'è bisogno. La presenza della francese è quasi palpabile , fra di loro, ed entrambe sanno – o credono di sapere – quale sarebbe il suo pensiero in merito. Si fa strada nel gelo che permea la stanza, prepotente e inarrestabile come la marea, lasciando sulla pelle la consapevolezza dell'importanza del gesto che l'uomo e la donna – l'amante e la sorella - hanno compiuto. La mezzosangue, però, non è Roseline, ed il gelo non le è mai appartenuto come alla figlia del Vespro. Lei è specchio di Fiamme, impulsiva ed irruente, e sono le Fiamme a farsi strada nel suo sguardo. Scatterebbe in piedi [Agilità liv.1] , torreggiando d'improvviso sulla Dama del Lago, e con la destra andrebbe a caricare il primo schiaffo della sua lunga esistenza. Lo sferrerebbe sulla guancia sinistra dell'altra, poco importa se ancora coperta o sulla nuda pelle, lasciandole forse il marchio delle dita serrate. C'è molto, in questo schiaffo: la rabbia, il dolore, il tradimento – sentimenti suoi e di colei che le Nebbie ancora trattengono. La guarda dall'alto, il respiro corto e lo sguardo furente, nonostante le lacrime che le pungono gli occhi.

ELYSIANE [ . Stanze Regina. ] Fehrer. Il padre di Haynes. Il compagno di Roseline. Questo Inwe non lo dice ma ci pensa la mente della Romana a completare la frase. Il volto riemerge dalle mani sudate, già chiazzato dalla pressione delle dita sulla pelle; gli occhi verdi si accorgono del braccio della Mezza che si distacca dal corpo, del palmo che viene caricato pronto per essere rilasciato quel tanto che basta da colpire Elysiane. Questa non si muove: rimane dritta e ferma, con la guancia in bella vista, quasi volesse essere percossa. Così è. Il dolore arriva accompagnato da un calore che la fanciulla trova quasi rassicurante; abbassa le palpebre e la vista si macchia di rosso prima di essere disturbata da centinaia di piccoli punti neri. Vive quel momento di violenza come una liberazione, una punizione messa in atto per nome e per conto di una donna che non può essere lì ad inveire contro di lei. Quasi sorride la Romana: gli angoli della bocca si curvano verso l’alto e le rughe che corrugavano la nivea fronte deformando il tatuaggio stellare si appianano del tutto. [ Grazie ] E’ un commento sincero, che indubbiamente viene dal cuore. La voce non trema più, anzi: si presenta bassa e consapevole, libera da ogni turbamento. Non si aspetta che il loro rapporto rimanga lo stesso, sa bene che rischia di inimicarsi la Sorella ma che altro può fare se non perseguire la sincerità? [ Lui non è più al Tempio. Rois mi ha detto di averlo visto andarsene il giorno stesso ] Continua serrando le labbra e guardando altrove, non è facile parlare dell’uomo che ha conosciuto sotto tanti punti di vista. [ Noi non siamo… cattive persone. ] Fatica a trovare le parole: non sta cercando di arrampicarsi sugli specchi, tenta solo di spiegare il suo punto di vista. Ha sofferto molto prima di accettare ciò che è successo, di mettere in conto la debolezza che ha scoperto di avere e che Ferher aveva subito citato. Sa che l’uomo la sa lunga, sa che non può odiarlo. [ E’ stato difficile per entrambi accettare che Roseline se ne sia andata. La sera del ballo eravamo felici ] Quel termine sembra stridere con l’espressione che ha sul volto. [ Felici perché non eravamo obbligati a pensare al dolore che ci perseguita. Volevamo solo festeggiare la nostra vittoria temporanea sul senso d’abbandono. ] E’ più un discorso lucido con sé stessa che con la sua interlocutrice. [ Ma abbiamo esagerato. ]

INWE [Stanze private] Resta in piedi, la mezzosangue, la vista annebbiata dalle lacrime che ricaccia con caparbietà ed il cuore che le martella nel petto. Ha le guance rosse e lo sguardo acceso, ma tutta la rabbia che prova e che l'ha portata a compiere un gesto così impetuoso scema davanti alla reazione di Elysiane. La consapevolezza di ciò che ha davanti la colpisce all'improvviso, uno schiaffo emotivo che è doloroso almeno quanto quello che ha appena riservato alla consorella. Non avrebbe senso punirla, rimproverarla, rinfacciarle tutto il male che assieme a Fehrer ha causato: la Somma sta già facendo da sola tutto questo. Glielo dice la sua immobilità ed il ringraziamento sentito che pronuncia dopo il colpo, la guancia ancora infiammata dallo schiaffo. Sarà la peggiore nemica di sé stessa fin quando non riuscirà a perdonarsi: la Custode lo sa, e questo la costringe a passare dall'accusa alla difesa – o meglio, al sostegno. Perché le vuol bene e non può evitarlo, nonostante l'errore che pende sulla testa rasata della Guerriera. Scivola sulla seduta che aveva abbandonato poco prima, sentendosi improvvisamente stanca oltre ogni limite. Sta ammortizzando un colpo dopo l'altro, emotivamente parlando. Ascolta l'altra parlare e spiegare senza ribattere, aspettando pazientemente che concluda, il viso pietrificato in un'espressione indecifrabile ma di certo distaccata [Imperturbabilità liv.4]. [È stato davvero solo il vino o c'è di più?] domanda, cercando gli occhi della donna con i propri. [Ne sei innamorata, Elysiane?] incalza, impietosa ma priva del tono accusatorio che ci si potrebbe aspettare.

ELYSIANE [ . Stanze Regina. ] Inwe si scosta e lentamente ritorna a sedere sulla poltroncina gemella a quella che accoglie le membra della guerriera. Questa se ne sta silente, poggia ora il retro del busto sullo schienale e distende gli arti sui braccioli, rilassando spalle e collo. Osserva in silenzio il volto sconvolto della Mezzelfa ed una nuova ondata di angoscia la pervade: è possibile che sia riuscita a ferire tutte le persone che ama? Se avesse il suo athamé a portata di mano se lo conficcherebbe nel ventre; probabilmente, però, la Reggente la fermerebbe o curerebbe l’eventuale ferita. Gli occhi verdi indugiano su quelli del medesimo colore della Sorella, traboccanti di lacrime, il volto di solito austero della Mezza sconvolto da tali rivelazioni. Alza la mancina ma poi il braccio ricade come colpito da un dardo: vorrebbe sporgersi, piegare il torso in avanti e carezzare le gote della Custode, quasi fosse lei la donna da consolare. E’ come se il dolore che prova fosse diventato una parte di lei, come se si fosse intrecciato ai fili dell’armatura che indossa. Eppure, Elysiane non è preparata a ciò che il suo oto cattura, una domanda che la colpisce più forte dello schiaffo che brucia ancora sulla guancia. [ Resistenza liv. 2 ] [ No ] Risponde con tono piatto, lo sguardo tenta di incatenare quello della Decana. Sa di non amarlo, sa di non essersi spinta così a largo. [ Provo ammirazione per lui e rispetto. ] E’ il suo maestro d’armi, l’unico uomo che abbia deciso di consegnare una spada nelle sue mani e che l’abbia allenata, sopportando con pazienza i suoi errori. Spinta ad un’analisi interiore un po’ più accurata, la sua mente si riempie di immagini che la Romana non vorrebbe più vedere: i capelli biondi del Barbaro che ricadono sul suo viso Mediterraneo, le braccia di lui piazzate come pali a pochi centimetri dal volto di Elysiane. Con un fremito si discosta da tale visione, cadendo nell’abisso del fruscio delle vesti che cadono e dei respiri concitati. Serra i pugni di scatto, evitando per un pelo di conficcare direttamente le unghie nella pelle della poltrona; tenta di riavere il controllo di sé, sputando fuori la verità, denudandosi di ogni menzogna dinnanzi alla sua migliore amica. [ Imperturbabilità liv. 6 ] [ E lo desidero…forse. ] I pugni si disintegrano ed i palmi delle mani battono energicamente contro i braccioli, il tono della voce si alza leggermente. [ Ma questo non ha importanza! Fehrer ] Pronunciare il suo nome le suona così strano ora, come se fosse sbagliato. [ Lui è lontano e anche se tornasse non accadrebbe di nuovo. Ti ripeto, è stata colpa del vino. ]

INWE [Stanze private] La osserva dalla sua posizione come se fosse una semplice spettatrice, nonostante il turbinio di emozioni che ancora la agitano. Le risulta difficile interpretare i gesti e gli atteggiamenti della sorella, nonostante possa dire di conoscerla profondamente: lo sguardo serio si sofferma sulle mani, per un momento, cercando di leggere nei moti che le animano ciò che il viso della Somma non lascerà trapelare contro la sua volontà. Ancora una volta, la ragione imbriglia l'istinto e la Romana soggiace ai suggerimenti della razionalità. La mezzosangue, invece, all'istinto ha sempre dato grande ascolto: lì dove non arriva la comprensione interviene il sesto senso. Ecco perché attende in silenzio dopo la prima negazione della Dama del Lago, pronunciata in tono troppo piatto perché possa essere la risposta definitiva alla sua domanda. Lo sguardo attento non abbandona la figura della giovane donna che la siede vicino, mentre aspetta. Ammirazione, rispetto: nulla che comporti necessariamente il coinvolgimento dell'amore. Ma i pensieri di Elysiane la trascinano lontano e si riflettono, se non nelle sue espressioni, certamente nella rabbia che trapela dalle mani che si agitano. Sono queste – assieme al tono concitato che la voce dell'altra ha ormai assunto – che dovrebbero lasciarle intendere quanto sia difficile ammettere ciò che sta verbalizzando davanti a lei. [Sei stata figlia prediletta della Signora delle Passioni per lungo tempo, sorella mia. Sai che, se è amore ciò che provi, non basterà la lontananza a frenarti] parla in tono tranquillo, la Regina, senza accuse di sorta nella voce. [L'ammirazione ed il rispetto non conducono all'unione con un uomo. Il desiderio può.] ammette, abbassando lo sguardo sulle mani che ha intrecciato in grembo. [Ed il desiderio può essere tenuto a bada, in un modo o nell'altro. Ma per quel che riguarda l'amore...] sospira profondamente, tornando a cercare gli occhi dell'altra [è una storia diversa, lo sai meglio di me]. Arretra per poggiare stancamente la schiena alla poltroncina: [Se credi davvero sia stato unicamente frutto di un bicchiere di troppo penso che ne uscirete interi. Più distanti, forse, ma interi. Se così non fosse, invece, temo che né tu né lui sarete più gli stessi].

ELYSIANE [ . Stanze Regina. ] Gli occhi di Inwe carezzano l’imago di Elysiane da ogni angolazione: ne sfiorano il viso, il collo, le clavicole sino ad insinuarsi fra le dita delle mani, le quali rivelano più di quanto l’espressione del volto non dica. Le dita della guerriera continuano a torturarsi fra loro, persino quando la Mezzelfa accoglie le sue considerazioni con un silenzio che pesa come una cascata di pietre. Così, anche la Somma Stella opta per l’assenza di parole, lasciando che nell’aria riecheggino i passi dell’indaffarata servitù. Ed ecco che la Reggente ritorna a parlare, rammentandole il passato: sì, ella ha indossato il rosso per più di otto anni, servendo Cerrdiwen con fervore tanto da tagliarsi i capelli, tatuarsi ed indossare l’armatura. Sì, lei ha conosciuto la passione sia nel positivo che nel creativo, nella creazione e nella distruzione. Eppure, l’archetipo dell’amore le sfugge. [ L’unico amore che conosco è quello per mio figlio. E per voi ] Precisa, posando finalmente le mani sul grembo smettendo di deturpare i braccioli della poltrone. Ovviamente, quel “voi” è tutto per le Sacerdotesse. Lei gli uomini l’ha sempre odiati: da suo padre che l’ha venduta ad un latifondista, a quest’ultimo che l’avrebbe percossa e seviziata se l’allora tredicenne non fosse scappata nel bosco. Implicitamente, la ragazza confida alla donna che ha di fronte che lei l’amore proprio non lo conosce. Perlomeno, quello non carnale. [ Se ho ragione, tutto si sistemerà ] Promette gonfiando il petto, le spalle allargate dall’armatura. Se non l’avesse.. [ Prega per me, Sorella. ]

INWE [Stanze private] Amore: un argomento che paradossalmente nessuna delle due Sacerdotesse da molto devote al Meriggio conoscono davvero. Inwe, nonostante l'età, non l'ha mai vissuto, e lo stesso è stato per colei che oggi è Somma Stella. Le sorride, finalmente, allungando la destra verso le mani che l'altra ha posato in grembo per stringerle, se non le sposterà. [E per la Dea, che è Madre E Sposa.] una precisazione che superflua che tuttavia è sempre bene ricordare: se la stessa Cerridwen è indicata come Signora delle Passioni un motivo ci sarà. Annuisce, conciliante, sperando intimamente che tutto vada per il meglio. [Sempre. Per te e per lui] e per le sorelle, lontane e vicine, e coloro che sono vicini al cuore della Trina. Si alzerebbe in piedi, respirando a fondo per scaricare la tensione. [Vieni, facciamo una passeggiata nei Giardini prima di rientrare a casa. Non so te, ma ho bisogno di camminare] propone, allungando la mano verso la sorella in segno di invito. Se l'altra acconsentisse la prenderebbe sotto braccio per attraversare assieme i corridoi illuminati da candele, deserti come quelli del Tempio; solo le Fiamme resistono.
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The Golden Priestess
)O( DAMA DEL LAGO )O(




« Questa terra ha bisogno di Lei, noi abbiamo bisogno che tu sia Lei. Sii la nostra forza!. »




Thug Pug

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