il salotto

Non riesco più a seguirvi, tra buongiorno e buona notte, discussioni varie e l'home page di Giuliano.
Non sarebbe possibile ripristinare l'antico salotto dove fare quattro chiacchiere o raccontarci un poco?
A volte mi dimentico di un topic o di un luogo(?)e rincorrervi è difficile.

La mia home page riguarda le considerazioni sugli articoli inseriti. Se qualcuno trova comodo scriverci cose diverse non posso certo impedirlo e non rispondere.

Qui, da Eliamino, si trattano vari argomenti. Questo non significa che non si possa aprire un salotto e tu lo hai fatto. Siamo tutti disponibili, ciao!

Con il permesso del padrone di casa ritorno felice in questo salotto invitandovi a fare due chiacchiere quando e se vorrete.
Comincio io commentando qui parte dell'articolo di Mario sulle Giudicarie.
Oggi i giovani non solo non conoscono la Storia, ma non ne comprendono l'importanza, se una delle domande più frequenti è:
"A cosa serve la storia?"
Sotto un certo profilo potrei essere d'accordo con loro perchè si dice sempre che si impara dai propri errori e non dalle esperienze degli altri. Gli avvenimenti degli ultimi trenta o quaranta anni, ci dimostrano che quando si disse alla fine della II guerra mondiale: "Mai più dovranno accadere cose del genere!" non è servito da monito alle generazioni successive guerrafondaie e capaci di atrocità.
Mi ripeto invitandovi a leggere "Il fuoco sotto la cenere" di Angelo Otero, perchè anche lui ha in massimo rispetto la Storia ed è stato così abile da far rivivere in un romanzo la Napoli del '600 con i suoi costumi, la sua cucina, il suo linguaggio. Ogni frase, ogni periodo evocano in me ricordi (non c'ero ancora nel '600 ma forse le mie cellule ne hanno memoria per quelle sensazioni strane di deja vue che a volte prendono tutti). Otero spera che le generazioni giovani possano trovare interessante il suo scritto, come ebbe a scrivere su Facebook.
Ora vi saluto e vado in cucina a prendere un caffè.

Cercherò qualche volta di ricordarmi anche di questo nuovo "riposante angolo di conversazione" per quelle "chiacchiere" che si ha sempre una gran voglia di poter scambiare fra amici.
Comincia una nuova settimana: devo portare in tipografia un ultimo volumentto di circa 140 pagine sui 50 anni di vita di un ristoratore in un rifugio di alta montana in una delle più belle vallate del gruppo dell'Adamello. Giornate ed anni di una vita di duro lavoro fissate sulla carta a ricordo... per quel "messaggio" alle generazioni future che si vorrebbe ricevuto, bevuto e fatto proprio ma che troppo spesso rimane soltanto sulla carta stampata.
Pazienza ed avanti lo stesso.

Buona giornata Mario.

in questo bel salotto...

Adesso ho letto, ho letto tutto, per oggi però non ho nulla da dire.

Fossimo in salotto reale, me ne starei seduto con la tazzina del caffè in mano, ad ascoltare, ad ascoltarvi, sprofondando, lentamente, tra i cuscini di una poltrona carnivora...

Sto constatando che il "salotto" proposto da MARILETI sta prendendo piede e che, quindi, bisogna tenerlo vivo con i nostri vicendevoli pensieri, con le nostre "sollecitazioni", frutto non solo delle nostre riflessioni personali, ma anche costituite da qualche "brano di letture" che ci aiutano nella nostra quotidianità.
Penso che alla base del nostro salotto, quale elemento essenziale, sia l'amicizia, in merito alla quale trovo scritto:
«L'AMICIZIA è la relazione di persone legate da concordanza di atteggiamenti e di affetti. Aristotele ne trattò a lungo, definendola una virtù, o comuqnue qualcosa di molto vicino alla virtù, indispensabile per vivere una vita felice, perché tutte le ricchezze si possono conservare e adoperare bene solo grazie agli amici. È una concordia che non riposa sull'identità delle opinioni, ma sull'armonia degli atteggiamenti pratici; è una comunità, perché l'amico si comporta verso l'amico come verso se stesso».
*
Penso che sono questi davvero i presupposti che ci sostengno nel nostro "fare salotto".
Una caro saluto a tutti.

Lingue diverse ma parole uguali...bello fare salotto. Anch'io abituata a star fuori adesso mi ritrovo in casa senza voglia di nulla..all'improvviso mi sono piombati addosso gli anni tutti insieme.E l'estate la odio...noi qui ad aspettare arrivi e partenze di figli giramondo con l'idea che "là fuori" ci siano mille pericoli.Giuliano salutami Nereo...gli altri li saluto da me, sempre con amicizia e affetto.

Cara Sticla che bello ritrovarti in salotto! Colgo l'occasione per farti tanti, ma tanti, auguri.
Anche io odio l'estate perchè mi ricordo il tempo che non vedevo l'ora che venisse per andare a mare. Da giovane il primo bagno lo si faceva il 25 aprile

PER GIBA
io ho solo un salotto, non c'è ingresso dove lasciare il cappello. Tu sarai così bene educato da lasciarlo a casa prima di entrare!

«L'AMICIZIA è la relazione di persone legate da concordanza di atteggiamenti e di affetti. Aristotele ne trattò a lungo, definendola una virtù, o comuqnue qualcosa di molto vicino alla virtù, indispensabile per vivere una vita felice, perché tutte le ricchezze si possono conservare e adoperare bene solo grazie agli amici. È una concordia che non riposa sull'identità delle opinioni, ma sull'armonia degli atteggiamenti pratici; è una comunità, perché l'amico si comporta verso l'amico come verso se stesso».
Non son d'accordo. Non è una virtù, è un bisogno. Sarebbe un bisogno se esistesse. Per quanto mi riguarda non esiste. AMICIZIA, rarissima e sacra. Esiste il rispetto tra persone, anche diverse, che si affezionano per abitudine e che, qualche volta, hanno idee, pensamenti uguali. Che le ricchezze si conservino solo grazie agli amici mah (??) L'amico può anche comportarsi verso l'amico come verso se stesso, molto raramente. In primis viene sé stesso e il suo bene e se questo non va di pari passo con quello dell'amico..o presunto tale...ti salutoooooo...dove va a finire questa amicizia. Parola alquanto abusata.
Tra uomo e donna poi...ci sarebbe da far un trattato, ma se mi dite che si ripiega su questa quando non ci si piace o quando c'è di mezzo l'età, allora può essere. Spiace "rovinare" questo salotto così pieno di concordia. Ma son certa che non ci farete caso e penserete che di Aristotele non ho capito una cippa.
E' vero, sono una fuorilegge e per questo, infelice, però, non più di altri che non sono fuorilegge.

Per quanto ti riguarda l’amicizia non esiste, dici. Effettivamente prima di tutto viene il proprio bene e poi quello degli altri. Magari per qualche persona particolarmente altruista il proprio bene coincide con il bene altrui… ma lasciamo stare i santi.
Credo però che proprio per quel che dici tu l’amicizia sia una virtù. Infatti è davvero una virtù la capacità di rimanere amici di persone che vanno contro il nostro bene. Eppure questo avviene continuamente: se un mio amico va a vivere in America e non si fa più sentire per anni o se semplicemente non si fa più sentire, o se ancora più semplicemente mi da buca ad un appuntamento, ecco, il bene di quell’amico di certo non va di pari passo con il mio bene. Eppure quell'amico rimane amico! Che io lo abbia conosciuto a scuola o al lavoro, che quell'amico sia un figlio o un fratello, un genitore o un vicino di casa, quell'amico è mio amico per quel che è ed era già prima che io lo conoscessi. E quindi un'amicizia non può che finire per una delusione, che significa disillusione: ci eravamo illusi che quella persona fosse in un certo modo, bene, anzi male, non era così, e quando se ne è andata in america lo abbiamo finalmente capito, ci siamo accorti che quella persona è capace di fare qualcosa che noi non possiamo perdonare.
Allora l'amicizia è una virtù, anzi due: capacità di conoscere una persona e capacità di perdonare...

Per me amicizia è stare bene con una persona, poterle dire ciò che non si direbbe ad altri, sentirsi vicini anche se si è lontani, essere certi di non essere fraintesi (nel caso contrario è amico chi cerca subito una spiegazione).
Certo con un amico bisogna condividere qualche gusto, qualche passione, o almeno comprendere le sue motivazioni.
Nella realtà non ho tantissimi amici, ma qualcuno buono si. Anche nel virtuale ho qualche buon amico e mi piace fare salotto con loro.

PER GIULIANO
Grazie di esserti tolto il cappello. Così mi sei più familiare

Come si permette, signor Giba, di dire tiè a me?
Si faccia prestare ciò che crede da chi vuole, ma non si permetta più di dire tiè a me!!!
Sono profondamente indignata e mi chiedo:
Ma chi si crede questo zotico cafone?
Scompagni a morte tiè

Buongiorno