La storia ci dice anche che tutte le popolazioni del mondo sono sempre migrate dappertutto, per le ragioni più disparate, e sostenere
ora che un popolo sia "puro", radicato da sempre su un certo territorio, è pura follia. La storia mi permette di ridere in faccia al cretino che viene a dirmi una cosa del genere.
La storia ci dice che le cosiddette "radici cristiane" dell'Europa ci sono sì, ma mescolate in un groviglio inestricabile con religioni pagane e culti esoterici ancora più antichi e che ci appartengono allo stesso modo.
La storia ci dice che ad
ogni guerra tutti i Paesi che vi hanno preso parte devono fare sforzi immani per riprendersi, economicamente e demograficamente, e successivamente ad una guerra c'è sempre un periodo di profonda crisi. Tanto per citare Bob Dylan, quante devono essercene ancora perché siano abbastanza e si impari qualcosa?
La storia a scuola è fatta malissimo: in seconda superiore ho imparato ogni singolo avvenimento della Guerra del Peloponneso (ricordo ancora che un tizio veniva spedito in Magna Grecia per vilipendio a delle statue sacre, pensate un po'), per poi arrivare in quinta a malapena al dopoguerra.
Si studia poco e male l'ultimo secolo, quello dove stanno i grovigli di tutto ciò che sta accadendo nel presente, ed è fin troppo incentrata sull'Europa.
Se
conosco la storia nessuno potrà venirmi a dire che quello che prima era un alleato in realtà è sempre stato un nemico- "1984" docet. La storia insegna spirito critico e riflessione come e quanto la filosofia, a mio parere.
Certo, dipende da come viene insegnata: io ho avuto un professore di storia che nel compito ha voluto sapere l'ora in cui è stato ghigliottinato Luigi XVI, tanto per restare in tema di Rivoluzione Francese. La storia insegnata così non ha senso, eppure non insegnarla equivale a smettere di pensare, secondo me. Pericolo sempre in agguato.
[Modificato da hotaru. 18/09/2011 00:58]