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Perché si studia la storia?

Ultimo Aggiornamento: 04/10/2011 16:15
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Utente Senior
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17/09/2011 16:53
 
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Qualche giorno fa, in facoltà mi capitò di prendere un giornale dove si intervistavano i giovani all'inizio della scuola.
Bene, alcuni giovani dicevano "perché dobbiamo studiare i Fenici se il mondo va avanti"?
Vi assicuro che mi ha depresso un po', specie confrontandolo con alcune emerite idiozie che si vedono profuse nei compiti in classe e anche oltre.
Me ne ricordo una io, nella quale la presa della Bastiglia avveniva nel 1797.
Oppure gente che non riusciva a credere che la tecnologia che abbiamo non sia esistita in altri tempi.
*facepalm*
Ora, io studio storia e ammetto che adoro questa materia, ma fin dalle elementari.
E, anche se non voglio, probabilmente finirò a insegnare. (senza offesa per le insegnanti, ma non reggerei certi bambini, visto la poca pazienza e il carattere fumantino che ho)
E, andando avanti, mi sono resa conto che la storia non serve per farci conoscere quando è nato Luigi Settembrini (ma ce l'ho con sto poveretto), ma per renderci consapevoli che siamo figli del nostro passato. E che c'è un prima, c'è un durante e ci sarà un dopo.
Se uno si è guadagnato il diritto ad essere quello che è nessuno glielo toglie.

Il mio archivio[URL]
Post: 558
Utente Senior
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17/09/2011 17:06
 
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Ma soprattutto, come dice Machiavelli, la storia è maestra di vita.
E sono convinto che sia proprio così.
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LE MIE STORIE

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Utente Junior
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17/09/2011 23:37
 
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Io /amo/ la storia, la amo visceralmente, pur essendo conscia del fatto che alla fin fine... ne conosco poca.
1700 e Seconda Guerra Mondiale.
Parlando dalla storia "moderna" - dal 1400 - in poi, eh.
In genere quel che c'è di greco e di latino sono un po' il mio pane quotidiano, mentre tutto ciò che li ha preceduti, al momento è un po' offuscato e lontano, per quel che mi riguarda...
MA-- (perché un "ma" c'è) non credo che la storia sia fatta di date.
O perlomeno, a me l'han sempre insegnata nella maniera, a mio avviso, più indicata, ovvero per concetti, per personaggi, per, beh, 'lezioni di vita', perché la storia è questo, come dice giustamente anche Reiko_Artemis citando il buon (?) vecchio Machiavelli.
Ecco.
Le date della Prima Rivoluzione Francese le ricordo perché sono una fan di Albert Soboul, di quel periodo e dei suoi artefici, ma per il resto credo che il succo di tutto stia nel capire le cause meccaniche, lo sviluppo di essa e cosa significasse viverla.

Alla fine: è più rilevante sapere /quando/ è stata combattuta la battaglia di Poitiers o sapere il /perché/?
Le date, nello studio, ci servono semplicemente per dare un ordine di casua-effetto ad ogni avvenimenti, ma che io sbagli di un anno la cessione dei Sudeti è davvero rilevante, se poi so comunque a cosa ha portato questa?
Uguale la storia studiata senza darle vita.
Il semplice sfogliare un libro e dire "è successo questo, questo e questo", non credo serva a molto... la maggior parte delle persone crede che la storia sia una semplice materia 'di studio', ma personalmente credo sia una delle materie che richiedono il più grande sforzo riflessivo ed è forse quella che più di ogni altra cosa mette a dura prova il nostro giudizio critico.
E sarò sincera nel dire come non mi piaccia la storia per come viene fatta a scuola; non mi va giù che a livello scolastico, quella studiata sia solo "la storia dei vincitori" e quando dico questo, intendo la storia intesa come una materia fatta di parole, e non di persone, come invece credo dovrebbe essere...
(Fortunatamente, e ci tengo a premetterlo, a me la storia è stata sempre insegnata nel modo che ora sto portandovi come a mio avviso "miglior modo", ed è proprio avendo potuto fruire dei benefici di ciò che difendo e porto avanti /questo pensiero/.)

Mi viene in mente uno dei periodi più controversi della nostra storia: il ventennio fascista. A mio avviso è forse proprio la mancanza di volontà di affrontarlo in una maniera più umana dai più, dando per scontate molte cose, che si finisce col creare quei dubbi, quelle incomprensioni, quelle questioni che poi col tempo hanno portato a non debellare davvero quest'idea.
Vi metto l'esempio del fatto che fino all'anno scorso - se non erro - l'apologia di fascismo era reato... questo perché esisteva ancora il timore che potesse ripresentarsi qualcosa del genere, ma il timore c'è quando manca una vera analisi dei fatti alla base. Un'idea non può essere debellata se prima, in senso lato, non la si fa "propria".
E' un po' come la storia del "per sconfiggere il tuo nemico, lo devi conoscere meglio di un amico".
Ecco. Io credo che spesso parlando di questo ormai triste pezzo di storia, ci si dimentichi di raccontarne il lato umano, l'aspetto di guerra fratricida, quello che forse dovremmo fare realmente nostro.
Non sono le battaglie o sapere com'era organizzato i CLN o la RSI nel '43-'45 a permetterci davvero di imparare da tutto questo, ma - almeno personalmente - quel lato più "vero" e "vivo" di quegli anni.
Lo dico, perché per un certo periodo di tempo ho lavorato all'istituto storico della resistenza e della cultura moderna, e ho potuto 'toccare con mano' questi aspetti... e sinceramente la cosa che mi è rimasta impressa è sentirmi dire da uno degli archivisti dell'ANPI della mia città che: "Sia morto un fascista, un partigiano, un soldato del Regio Esercito, un tedesco o un alleato, qualcuno ha sempre perso un padre, un figlio, forse un fratello, uno zio o un nonno".

Ora... io ho citato questo esempio perché è quello che personalmente ho sperimentato, ma credo che la storia andrebbe /sempre/ trattata in questo modo. Questo non vuol dire vederla con la mente offuscata, assolutamente; è giusto prenderne le distanze e cercare di analizzarla razionalmente, ma non dobbiamo neanche dimenticare che come diceva Vico, la storia è forse l'unica cosa realmente opera dell'uomo, e in quanto tale non va scordato il suo lato più "umano".
Io ho una professoressa che quest'anno passato è riuscita a trasmetterci la passione per la Rivoluzione Francese e per i suoi fautori, non in maniera, come dire, "di parte", non dandosi al revisionismo storico, ma semplicemente raccontandola in maniera obbiettiva, e soffermandosi sulla riflessione che a suo tempo stava alla base della Rivoluzione stessa.
Quello che mi è rimasto, e chi mi conosce lo sa, è un amore incondizionato per Robespierre. Questo non mi impedisce di riconoscere il suo ruolo di tiranno reazionario sul finire di quella ch'era ormai divenuta una dittatura, ma mi permette di capirne una parte sostanziale che forse è il vero cuore di quel periodo storico.
E come Robespierre, tanti altri... potessi, penso parlerei per ore della Prima Rivoluzione Francese! (LE LOL.)
Post: 558
Utente Senior
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17/09/2011 23:57
 
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Sono d'accordo con te. Personalmente ho amato la rivoluzione francese e anche quella russa, ma se putacaso dovessi insegnarla ad una classe, per caso mi permetterei di nascondere ai miei studenti la ghigliottina, il Terrore, il Comunismo di Guerra e lo sterminio dei Romanov?
Certo, sentendomi spiegare i miei studenti capirebbero che, nonostante queste cose, provo grande ammirazione per quei fatti storici, ma l'importante è che loro abbiano le nozioni per farsi delle loro idee. Alcuni diranno che è stato sangue inutile, altri penseranno che è stato necessario, altri ancora che è stato giusto ma poteva essere condotto meglio, eccetera.
Marx insegna che non sono le idee a fare le situazioni, ma il contrario. Tutti viviamo con l'eredità dei tempi passati, quindi l'orrore verso il fascismo, e verso il comunismo stesso (con la lieve differenza, comunque, che mentre il fascismo è nato con Mussolini, il comunismo non è nato con Stalin), mentre alcuni, magari quelli che comunque non l'hanno vissuto, sospirano i tempi del fascismo, in cui i treni arrivavano in orario e chi non la pensava come loro veniva bastonato. Con questo non voglio dire che il fascio fosse tutta ombra, ma secondo il mio modesto parere il malus supera il bonus. Secondo il mio parere, però! Magari secondo qualcun altro è il contrario, ho incontrato parecchie persone che farebbero volentieri a meno della propria libertà in cambio di sicurezza, organizzazione, privilegi vari. Sono punti di vista. Difficilmente comunque la storia forgia le idee, la storia è un insieme di testimonianze e fatti, e anche insegnamenti. La storia ci dice: attenti però a ghigliottinare tutti i regnanti, poi vi scappa la mano e fate piazza pulita di chiunque!
La storia ci dice: forse è meglio non andare a combattere i russi durante l'inverno, specialmente se l'equipaggiamento consiste in vestiti di carta velina e zoccoli.
è improbabile che un sostenitore di una certa idea si ricreda studiando la storia, perché la storia non è fatta dalle idee, ma dai fatti. Posso benissimo sostenere le idee di Marx e allontanarmi dall'operato di Stalin.
A patto, però, di essere messo davanti ai FATTI come sono accaduti, con le loro cause e i loro effetti. Altrimenti, se fossi cresciuto con "e seguendo fedelmente i dettami del (nome ideologia), (nome del dittatore sanguinario)salì al governo e governò con tanta indulgenza, tutti vissero felici e contenti" non avrei le nozioni vere e necessarie per rendermi conto di come certi avvenimenti cambiano la storia.
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Post: 1.086
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18/09/2011 00:54
 
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La storia ci dice anche che tutte le popolazioni del mondo sono sempre migrate dappertutto, per le ragioni più disparate, e sostenere ora che un popolo sia "puro", radicato da sempre su un certo territorio, è pura follia. La storia mi permette di ridere in faccia al cretino che viene a dirmi una cosa del genere.
La storia ci dice che le cosiddette "radici cristiane" dell'Europa ci sono sì, ma mescolate in un groviglio inestricabile con religioni pagane e culti esoterici ancora più antichi e che ci appartengono allo stesso modo.
La storia ci dice che ad ogni guerra tutti i Paesi che vi hanno preso parte devono fare sforzi immani per riprendersi, economicamente e demograficamente, e successivamente ad una guerra c'è sempre un periodo di profonda crisi. Tanto per citare Bob Dylan, quante devono essercene ancora perché siano abbastanza e si impari qualcosa?
La storia a scuola è fatta malissimo: in seconda superiore ho imparato ogni singolo avvenimento della Guerra del Peloponneso (ricordo ancora che un tizio veniva spedito in Magna Grecia per vilipendio a delle statue sacre, pensate un po'), per poi arrivare in quinta a malapena al dopoguerra.
Si studia poco e male l'ultimo secolo, quello dove stanno i grovigli di tutto ciò che sta accadendo nel presente, ed è fin troppo incentrata sull'Europa.
Se conosco la storia nessuno potrà venirmi a dire che quello che prima era un alleato in realtà è sempre stato un nemico- "1984" docet. La storia insegna spirito critico e riflessione come e quanto la filosofia, a mio parere.
Certo, dipende da come viene insegnata: io ho avuto un professore di storia che nel compito ha voluto sapere l'ora in cui è stato ghigliottinato Luigi XVI, tanto per restare in tema di Rivoluzione Francese. La storia insegnata così non ha senso, eppure non insegnarla equivale a smettere di pensare, secondo me. Pericolo sempre in agguato.
[Modificato da hotaru. 18/09/2011 00:58]
Post: 453
Utente Senior
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18/09/2011 14:44
 
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Come alcuni di voi sanno, io la storia la insegno, alle scuole medie. Purtroppo, ho sentito parecchie fesserie sull'inutilità di questa materia, e non solo dai ragazzini che, come "parte in causa" potrebbero anche essere, seppur con i dovuti distinguo, giustificati. Qualche anno fa, nella mia scuola c'era un preside che, come tutti coloro che il pc non sanno neppure accenderlo, era infatuato della tecnologia e dal computer si aspettava miracoli. Una sezione della scuola era stata scelta per un fumoso progetto didattico basato non sui libri ma sul pc. Commento testuale di una rappresentante dei genitori: "Era ora che la scuola si modernizzasse! Via la storia, la geografia, tutti i vecchiumi che non servono a niente!"
Ora, premesso che il computer va considerato per quello che è, vale a dire un utilissimo elettrodomestico che qualunque persona normodotata impara a usare in mezz'ora e non un totem da divinizzare o una scatola magica che come niente ti trasforma un asino in un genio e che i libri sono e resteranno ancora per molto il veicolo principale di trasmissione del sapere, la scuola non deve limitarsi ad affinare o a insegnare abilità, ma deve anche trasmettere cultura. Se non conosciamo le nostre radici stiamo freschi e la storia è anche questo. In passato, si diceva fosse maestra di vita e, guardacaso, sulla parete di una baracca ad Autschwitz una mano ignota ha scritto: "I popoli che non conoscono il loro passato sono destinati a ripeterne gli errori".
Se ben insegnata, la storia è appassionante, interessante e tutt'altro che noiosa. Io la vedo come una sorta di viaggio a ritroso sulla "macchina del tempo" e ai miei alunni non mi limito a imporre lo studio mnemonico di una sequela di date o le gesta dei grandi personaggi, ma anche l'attenzione alle idee e alla quotidianità nel passato. Però attenzione, le date non vanno marchiate come nozionismo (la cultura è fatta anche di nozioni)e ignorate, perchè se non si riesce a collocare gli avvenimenti nel tempo tutto diventa inutile.

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Post: 558
Utente Senior
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18/09/2011 15:15
 
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Più che altro, a mio parere, i vecchiumi che non servono a niente possono essere lo studio ossessivo e nozionistico della storia della letteratura, che tra l'altro si ripete in tutti i cicli scolastici: ho studiato daccapo tutta la letteratura quattro volte, elementari, medie, ginnasio e liceo, e mi sto apprestando a ripetere l'esperienza all'università (e non sto andando alla facoltà di Lettere e Filosofia). Questo studio ossessivo è utile, considerato che è nozionistico e basta? Considerato che invece di insegnarti a scrivere e a comporre brani in modo corretto, ti dice: I Promessi Sposi sono meglio del Fermo e Lucia xk sì!11!!
Immaginate di studiare anche la matematica, con questo metodo. Invece di insegnarvi a fare le addizioni, vi dicono: undici più undici fa ventidue perché sì. Undici più dodici fa ventitré perché sì. E tu impari a memoria le nozioni, senza capire niente.
Allo stesso modo la storia. L'Italia si è unita perché sì. C'è stata la rivoluzione Russa, punto e basta.
Il punto è che è tutto lasciato al singolo, e intere generazioni sono devastate da insegnanti incompetenti che non ti insegnano il perché e il percome, in modo che tu possa anche farti una tua idea, ma si limitano a darti la nozione, punto e basta. Le nozioni non sono inutili, vanno correlate alle spiegazioni. Da sole però sì, fondamentalmente non servono a nulla. Tutte le materie insegnate in questo modo sono spazzatura, una perdita di tempo: l'individuo non viene formato, le nozioni gli rimarranno in testa per un tot, poi verranno sostituite da altre nozioni imparate a memoria.
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Post: 2.901
Utente Veteran
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19/09/2011 23:48
 
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Evil Lady Nanto, 17.09.2011 16:53:

Qualche giorno fa, in facoltà mi capitò di prendere un giornale dove si intervistavano i giovani all'inizio della scuola.
Bene, alcuni giovani dicevano "perché dobbiamo studiare i Fenici se il mondo va avanti"?
Vi assicuro che mi ha depresso un po', specie confrontandolo con alcune emerite idiozie che si vedono profuse nei compiti in classe e anche oltre.
Me ne ricordo una io, nella quale la presa della Bastiglia avveniva nel 1797.
Oppure gente che non riusciva a credere che la tecnologia che abbiamo non sia esistita in altri tempi.
*facepalm*
Ora, io studio storia e ammetto che adoro questa materia, ma fin dalle elementari.
E, anche se non voglio, probabilmente finirò a insegnare. (senza offesa per le insegnanti, ma non reggerei certi bambini, visto la poca pazienza e il carattere fumantino che ho)
E, andando avanti, mi sono resa conto che la storia non serve per farci conoscere quando è nato Luigi Settembrini (ma ce l'ho con sto poveretto), ma per renderci consapevoli che siamo figli del nostro passato. E che c'è un prima, c'è un durante e ci sarà un dopo.


Robert Heinlein scriveva che "Una generazione che ignora la Storia non ha passato... né futuro".
Studiare la Storia aiuta a capire come si è evoluto il mondo, a spiegare molti interrogativi della storia recente o addirittura dell'attualità... in definitiva, a capire il presente e a servire come base per costruire il futuro.
È importante conoscere la Storia anche perché chi la ignora (specialmente quella dell'ultimo secolo) finisce sempre per cadere in molte trappole propagandistiche. Cito anche Orwell, che nel suo "1984" scrisse: "Chi controlla il presente, controlla il passato. Chi controlla il passato, controlla il futuro."

Reiko_Artemis, 17.09.2011 17:06:

Ma soprattutto, come dice Machiavelli, la storia è maestra di vita.
E sono convinto che sia proprio così.


Concordo.
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Una forza irresistibile incontra un ostacolo inamovibile, e guai a chi sta in mezzo



Post: 254
Utente Junior
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20/09/2011 15:17
 
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Fondamentalmente perché il presente, in ogni suo campo, non si isola da quanto lo precede.
Viviamo con l'idea, giusta, di dover essere cittadini coscienziosi, bene, ma non credo sia possibile farlo senza nemmeno un'idea di cosa ci ha portato a quanto e cosa siamo oggi. Se ci si pensa, tanti avvenimenti sociali/politici/economici, vi fosse stata una conoscenza maggiore della storia, forse sarebbero stati riconosciuti per quello che erano in tempi utili.
Concordo con quanti prima di me hanno criticato lo studio puramente mnemonico e nozionistico della disciplina (e, fortunatamente,in questi anni di università, se mi hanno chiesto quattro date fondamentali ne hanno chieste tante), ma personalmente ne critico anche lo studio per concetti assoluti: troppe volte vedo, anche a livello universitario, un'assololuta mancanza dello spirito critico che ritengo essenziale per lo studio della storia.


Ora, premesso che il computer va considerato per quello che è, vale a dire un utilissimo elettrodomestico che qualunque persona normodotata impara a usare in mezz'ora e non un totem da divinizzare o una scatola magica che come niente ti trasforma un asino in un genio e che i libri sono e resteranno ancora per molto il veicolo principale di trasmissione del sapere, la scuola non deve limitarsi ad affinare o a insegnare abilità, ma deve anche trasmettere cultura.



Uhm, devo dire che non sono totalmente d'accordo con te.
Personalmente ritengo il computer - o, meglio, Internet - un ottimo strumento per l'apprendimento. Perdonami se uso un'esperienza personale, ma la mia conoscenza della storia, specialmente contemporanea, la debbo in gran parte a documenti rintracciati sulla rete, documenti che possono essere immediatamente confrontati e analizzati. Libri di storia ne avevo letti e ne leggo, ma quando li ho in mano sento subito la mancanza del confronto immediato che la rende meno "dei vincitori" o "di parte".
Inoltre, Internet permette la diversificazione del tipo di documento, cosa che fino ad ora nella scuola è stata estremamente sottovalutata, almeno nella mia esperienza. Per dire, un discorso di Mussolini trascritto e una registrazione dello stesso danno due idee completamente diverse del fenomeno fascismo, ma la seconda certamente ha l'indubbio vantaggio d'essere "reale" e di far capire realmente come l'atteggiamente fisico del personaggio abbia influito sulla storia. ^^" Spero di essermi spiegata, tendo a fare discorsi piuttosto confusi alle volte.
Il computer, indubbiamente, non trasforma un "asino" in un genio, ma credo proprio che, almeno per lo studio di "secondo livello" possa benissimo relegare i libri ad un ruolo di secondo piano. Se, invece, si parla sempre di apprendimento scolastico primario, credo che, anche solo per questioni finanziarie e di competenze, i libri rimarranno il veicolo principale.









Le mie storie: kaos3003 weeping_ice


Ti succede mai di averne fin sopra i capelli? (...) Voglio dire, ti succede mai d'aver paura che tutto vada a finire in modo schifoso se non fai qualcosa? (J.D. Salinger)
Post: 491
Utente Senior
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20/09/2011 23:35
 
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Re:
(kaos3003), 20/09/2011 15.17:



Uhm, devo dire che non sono totalmente d'accordo con te.
Personalmente ritengo il computer - o, meglio, Internet - un ottimo strumento per l'apprendimento. Perdonami se uso un'esperienza personale, ma la mia conoscenza della storia, specialmente contemporanea, la debbo in gran parte a documenti rintracciati sulla rete, documenti che possono essere immediatamente confrontati e analizzati. Libri di storia ne avevo letti e ne leggo, ma quando li ho in mano sento subito la mancanza del confronto immediato che la rende meno "dei vincitori" o "di parte".
Inoltre, Internet permette la diversificazione del tipo di documento, cosa che fino ad ora nella scuola è stata estremamente sottovalutata, almeno nella mia esperienza. Per dire, un discorso di Mussolini trascritto e una registrazione dello stesso danno due idee completamente diverse del fenomeno fascismo, ma la seconda certamente ha l'indubbio vantaggio d'essere "reale" e di far capire realmente come l'atteggiamente fisico del personaggio abbia influito sulla storia. ^^" Spero di essermi spiegata, tendo a fare discorsi piuttosto confusi alle volte.
Il computer, indubbiamente, non trasforma un "asino" in un genio, ma credo proprio che, almeno per lo studio di "secondo livello" possa benissimo relegare i libri ad un ruolo di secondo piano. Se, invece, si parla sempre di apprendimento scolastico primario, credo che, anche solo per questioni finanziarie e di competenze, i libri rimarranno il veicolo principale.




quoto, straquoto e sottoscrivo.
e anzi aggiungo che la molteplicità delle fonti (vere e non) a tutti accessibile è la più grande rivoluzione del rapporto storia-realtà-popolo che ha portato Internet. Il nostromodo di vedere la storia, di capirla, di affrontarla, cambierà radicalmente, d'ora in poi, soprattuto per quanto riguarda il "popolo" (chi la storia la studia ha i suoi metodi per trovare e verificare le fonti)... non è una cosa che possiamo ignorare, il computer non è un banale elettrodomestico e internet non è facebook :)

I vostri mi fanno girare un po' i cosìddetti.



.:Me on EFP:.

21/09/2011 23:01
 
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Evil Lady Nanto, 17/09/2011 16.53:

Qualche giorno fa, in facoltà mi capitò di prendere un giornale dove si intervistavano i giovani all'inizio della scuola.
Bene, alcuni giovani dicevano "perché dobbiamo studiare i Fenici se il mondo va avanti"?



Eh eh eh, i ggiovani, così teneramente menefreghisti e incoscienti della loro spaventosa inconsistenza culturale. E pensare che io ho ventitré anni, mica quaranta...

Trevor-CH, 19/09/2011 23.48:

Robert Heinlein scriveva che "Una generazione che ignora la Storia non ha passato... né futuro".
Studiare la Storia aiuta a capire come si è evoluto il mondo, a spiegare molti interrogativi della storia recente o addirittura dell'attualità... in definitiva, a capire il presente e a servire come base per costruire il futuro.
È importante conoscere la Storia anche perché chi la ignora (specialmente quella dell'ultimo secolo) finisce sempre per cadere in molte trappole propagandistiche. Cito anche Orwell, che nel suo "1984" scrisse: "Chi controlla il presente, controlla il passato. Chi controlla il passato, controlla il futuro."



Vero. Ricordare e conoscere sono doveri. Non siamo nati dal nulla e c'è un perché se oggi siamo quel che siamo: milioni di uomini hanno lottato per le loro idee, sono morti, hanno ucciso; odio, violenza, inganni, pace, arte: quanto viene prima di noi? E cosa ne rimane?
Non è possibile pensare di essere in grado di giudicare pienamente il presente se ingnoriamo il passato.

Piccolo ot: mi sono comprato Antropologia, una introduzione di Mondher Kilani perché volevo avvicinarmi all'antropologia culturale. Non è questa una materia che si studia al corso di laurea in storia? Qalcuno può indicarmi qualche testo di base?
Post: 2.901
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28/09/2011 23:16
 
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Re:
kospades, 21.09.2011 23:01:

Eh eh eh, i ggiovani, così teneramente menefreghisti e incoscienti della loro spaventosa inconsistenza culturale. E pensare che io ho ventitré anni, mica quaranta...


A quell'età (ma anche oggi, e non è passato molto) capitava anche a me di fare commenti sconsolati su certa gioventù, pur essendolo anch'io... [SM=g27990]
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Una forza irresistibile incontra un ostacolo inamovibile, e guai a chi sta in mezzo



Post: 491
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29/09/2011 12:09
 
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kospades, 21/09/2011 23.01:

Evil Lady Nanto, 17/09/2011 16.53:

Qualche giorno fa, in facoltà mi capitò di prendere un giornale dove si intervistavano i giovani all'inizio della scuola.
Bene, alcuni giovani dicevano "perché dobbiamo studiare i Fenici se il mondo va avanti"?



Eh eh eh, i ggiovani, così teneramente menefreghisti e incoscienti della loro spaventosa inconsistenza culturale. E pensare che io ho ventitré anni, mica quaranta...







Ho passato buona parte della mia vita a detestare la storia - principalmente medie e biennio del liceo - appellandomi spesso alla sua inutilità, anche se sottovoce e cambiando di volta in volta da "la storia è inutile" a "questa storia è inutile" a "perchè devo sapere in che giorno del mese è nato gigipirulo / ma che la battaglia di tal dei tali sia stata combattuta in quel giorno a quell'ora a quella latitune e che enne tizi siano morti sinceramente Non mi Interessa" - finchè, giusto un attimo prima che giungesse il mio prof-salvatore di storia, sono riuscita a mettere a fuoco che quello che non mi piaceva era il modo in cui veniva insegnata: date, nomi - dio, che palle.
E' noioso, INUTILE (a meno che non si parli di date fondamentali, che penso siano 10 in tutta la storia dell'umanità), deprimente e allontana gli studenti dallo studio della vera storia, quella che analizza società, culture, economia, rapporto causa-effetto.
Ora come ora continuerei a rifiutarmi di studiare cose inutili come le battaglie della I guerra mondiale – ma sapere chi sono i fenici e come hanno fatto ad inventarsi vele e colori... è affascinante. E' una cosa che affascina tutti, bambini e ragazzini compresi. Il punto è saperle spiegare - come metti giù le cose.
Chiaro che poi sul momento uno che mi dice "chi se ne frega dei fenici" mi provoca un fastidio viscerale che mi porta subito a pensare "ignorante, capra, idiota, oddio dove andremo a finire con le nuove generazioni", ma invece di dargli contro come viene naturale sarebbe il caso di chiedersi "ma secondo lui cosa vuol dire 'sapere chi sono i fenici'? forse conoscere a memoria le date e i luoghi delle loro conquiste? e chi se ne frega?" ... poi sì, ci sono anche i cazzoni che se ne fregano di tutto e di tutti, ma nell'80% dei casi se un bambino odia la storia è perchè non gli hanno insegnato la storia, ma una fila indistinta di date eventi nomi persone posti del tutto insensata e apatica.

Idem per la matematica - la maggior parte dei cosìddetti "matofobici" (ovvero MOLTI italiani) non odia/teme la matematica, ma il "calcolo" fatto spesso con metodi obsoleti, controproducenti e spesso morbosi, che è chiaramente fine a sé stesso e uccide qualsiasi mente un po' fantasiosa, quale dovrebbe essere la mente di un buon matematico.
[Modificato da KimmyTamer 29/09/2011 12:11]

I vostri mi fanno girare un po' i cosìddetti.



.:Me on EFP:.

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29/09/2011 12:22
 
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Da bambina e da ragazza la storia non mi diceva molto. Era una materia come le altre, non detestabile come scienze o fisica ma comunque non l'amavo molto.
Finché mio padre non mi regalò "L'ultima legione" di Manfredi, il mio primissimo romanzo storico. L'idea che Storia e romanzo potessero fondersi mi affascinò così tanto che cominciai a guardare quella disciplina con occhi diversi.
Adesso mi piace così tanto che penso, una volta terminata la triennale, di specializzarmi proprio in storia.

Concordo con KimmyTamer quando dice che spesso a rovinare le cose è il metodo nozionistico usato nelle scuole, però, come si dice, uno deve anche sapersi ingegnare, specie se c'è la passione: io ho fatto malissimo storia alle superiori (tranne i primi due anni), e mi sono formata su alcuni periodi storici in particolare proprio grazie ai romanzi (o a saggi specializzati).
E' verissimo dire che date, nomi e compagnia bella risultano molto noiosi, mentre ad affascinare sono spesso i costumi, le tradizioni di una volta. Non sempre eh, visto che alla seconda parte del corso di storia romana, che descriveva le istituzioni e i costumi, c'era gente che sbadigliava.
Per quanto riguarda date e avvenimenti io e un ragazzo la buttavamo più sul "comico", diciamo, per ricordarcele meglio: per esempio citavamo a vicenda gli elementi di alcuni imperatori come fosse gossip. Abbiamo fatto l'esame a gennaio, eppure il nome di Eliogabalo e gli inciuci con madre, zia e sorella ce li ricordiamo ancora XD
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02/10/2011 17:44
 
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Re:
Evil Lady Nanto, 17/09/2011 16.53:

Qualche giorno fa, in facoltà mi capitò di prendere un giornale dove si intervistavano i giovani all'inizio della scuola.
Bene, alcuni giovani dicevano "perché dobbiamo studiare i Fenici se il mondo va avanti"?
Vi assicuro che mi ha depresso un po', specie confrontandolo con alcune emerite idiozie che si vedono profuse nei compiti in classe e anche oltre.
Me ne ricordo una io, nella quale la presa della Bastiglia avveniva nel 1797.
Oppure gente che non riusciva a credere che la tecnologia che abbiamo non sia esistita in altri tempi.
*facepalm*
Ora, io studio storia e ammetto che adoro questa materia, ma fin dalle elementari.
E, anche se non voglio, probabilmente finirò a insegnare. (senza offesa per le insegnanti, ma non reggerei certi bambini, visto la poca pazienza e il carattere fumantino che ho)
E, andando avanti, mi sono resa conto che la storia non serve per farci conoscere quando è nato Luigi Settembrini (ma ce l'ho con sto poveretto), ma per renderci consapevoli che siamo figli del nostro passato. E che c'è un prima, c'è un durante e ci sarà un dopo.



Una mia compagna di classe del liceo (oltretutto brava a scuola) disse più o meno la stessa cosa, con la variante che aggiunse 'cosa ma ne frega di quello che fece colombo? non i serve a nulla, a me basta sapere cos'hanno fatto i miei nonni, del resto chi se ne frega!

Io in storia andavo malissimo, alle elementari, alle medie e al liceo, e questo perchè ero asina, una di quelle persone che anche se studiano non imparano nulla. Però ho sempre ritenuto importante conoscere cosa successe nella storia, le conquiste e gli errori per non ripeterli (più che ripetere quelli del passato, ne facciamo di nuovi).
Per questa mia compagna non aveva nessuna importanza neppure conoscere l'attualità (quella seria, intendo).
Ma per alcune persone l'ignoranza è bene, la conoscenza è male, alcuni ritengono inutile persino l'imparare a leggere.

I'm a PLOTTER. This does means i can write well when i have already planned the whole story/fiction, and when i already know characters and settings.

I vaccini causano il cancro ai gatti. Pensaci, prima di vaccinare il tuo!
- Il Vero Conservatore si guarda bene dal confondersi con i reazionari, i retrogradi, i tradizionalisti, i nostalgici; perché il Vero Conservatore intende “continuare mantenendo”, e non tornare indietro e rifare esperienze fallite. (Manifesto dei Conservatori)
- Che il sultano mantenga le tradizioni nella propria terra, ma non tenti di imporle ad altri regnanti. (Vlad Țepeș)
- Non si deve giudicare ciò che non si conosce. Ma una volta acquisita la conoscenza, non siamo obbligati a giudicare in positivo. (Ali - NORDLYS - Sacco)
03/10/2011 20:46
 
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Re:
KimmyTamer, 29/09/2011 12.09:

quello che non mi piaceva era il modo in cui veniva insegnata: date, nomi - dio, che palle.
E' noioso, INUTILE (a meno che non si parli di date fondamentali, che penso siano 10 in tutta la storia dell'umanità), deprimente e allontana gli studenti dallo studio della vera storia, quella che analizza società, culture, economia, rapporto causa-effetto.



Lo capisco. I cattivi insegnanti sono una tragedia quando la giovane età non permette al discepolo di capire se l'istruzione che riceve sia giusta o sbagliata.

KimmyTamer, 29/09/2011 12.09:


Chiaro che poi sul momento uno che mi dice "chi se ne frega dei fenici" mi provoca un fastidio viscerale che mi porta subito a pensare "ignorante, capra, idiota, oddio dove andremo a finire con le nuove generazioni", ma invece di dargli contro come viene naturale sarebbe il caso di chiedersi "ma secondo lui cosa vuol dire 'sapere chi sono i fenici'? forse conoscere a memoria le date e i luoghi delle loro conquiste? e chi se ne frega?" ... poi sì, ci sono anche i cazzoni che se ne fregano di tutto e di tutti, ma nell'80% dei casi se un bambino odia la storia è perchè non gli hanno insegnato la storia, ma una fila indistinta di date eventi nomi persone posti del tutto insensata e apatica.



Qui dobbiamo chiarire. Quel ragionamento lo posso accettare per un ragazzino ancora inesperto, ma a un certo punto della vita bisogna camminare con le proprie gambe e ragionare con criterio sulle cose, e superare la ritrosia. Se le persone che durante la loro istruzione hanno incontrato cattivi insegnanti e sono arrivati quantomento a ritenere una materia inutile non si applicano con spirito critico dove andremo a finire?


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03/10/2011 22:01
 
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A scuola la storia non mi piaceva perché veniva insegnata in maniera ideologica, mentre adoravo la scienza. Difatti mi sono buttata a capofitto negli studi scientifici, cancellando allegramente quasi tutto ciò che avevo studiato forzatamente alle superiori. Poi è accaduta una cosa inaspettata, ovvero mi è capitato di leggere libri che trattavano la storia in maniera...come dire...scientifica. Con fatti documentati, testimonianze a confronto e nessuna verità assoluta da proclamare.
"Cavolo, che figata che è la storia" ho pensato XDDD
Ho concluso che la storia è importante per capire come funziona la specie umana. Magari le date vanno nel dimenticatoio, ma i meccanismi di base dovrebbero restare in mente...e quindi aiutare a ragionare. Anche se di questi tempi, lo ammetto, c'è ben poco spazio per la ragione [SM=g27988]

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03/10/2011 22:04
 
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Re: Re:
kospades, 03/10/2011 20.47:



Qui dobbiamo chiarire. Quel ragionamento lo posso accettare per un ragazzino ancora inesperto, ma a un certo punto della vita bisogna camminare con le proprie gambe e ragionare con criterio sulle cose, e superare la ritrosia. Se le persone che durante la loro istruzione hanno incontrato cattivi insegnanti e sono arrivati quantomento a ritenere una materia inutile non si applicano con spirito critico dove andremo a finire?






Direi... esattamente dove siamo adesso.
Dopotutto si parla di educazione, di cultura e di insegnamento non a caso; se tutti fossero capaci di essere, ad un certo punto, autodidatti - che ci starebbero a fare le scuole "dell'obbligo"? Allora tanto vale che facciamo come in America, tutti che finiscono verso i 16-17 anni (nei casi migliori..) e poi basta, ciccia, quello che hai imparato bene, se qualcuno ti ha insegnato ad apprezzare ciò che è realmente importante e ciò che non lo è.. almeno per società civile in cui vivi. Risultato, meno della metà del paese prende parte alle elezioni.
La stragrande maggioranza dei "menefreghisti" arrivano da sottoculture che disegnano la 'cultura', l'insengamento scolastico, la partecipazione civile.. e via dicendo; e non sto certo parlando "solo" di disadattati, anzi. Qualcuno lo spirito critico te lo deve insegnare – in senso "lato": deve stimolarti, portati ad averne uno. Sinceramente, se uno nasce e cresce in un contesto in cui la scuola è per gli sfigati, e a maggior ragione a scuola non fa altro che trovare conferma di questa idea, ottenendo da un certo punto in poi solo rimproveri che rinforzano questo suo antagonismo... deve essere un genio (incompreso e che soffrirà molto per l'ambiente in cui è nato e cresciuto) per riuscire a formarsi da solo un senso critico indipendente che gli faccia capire che, nonostante tutti quelli che lo circondano gli dicono che la storia è inutile, nonostante l'insegnante si metta d'impegno per rendere lo studio noioso e pedante, nonostante nessuno gli spieghi l'utilità di certe materie, nonostante nessuno gli MOSTRI come dovrebbero essere insegnate/affrontate certe materie... in realtà la storia, la matematica e via dicendo sono belle e interessanti purchè fatte bene.

Se no, se ipoteticamente ognuno è capace di autoeducarsi... che ci strizziamo da secoli i cervelli a fare sul sistema educativo? (e parlo di educazione, non di "insegamento").

Infatti, vedi tutta la "sottocultura" dei milanesini fighetti di periferia, i borghesucci, i truzzetti, i fighetti che se la tirano, ragazze che masticano gomma da masticare spiegandoti che - cioè - chissenefotte di dove sta la china tanto a me comprano solo made in italy [nb sto parlando per luoghi comuni e stereotipi, ma penso che ci siamo capiti.].... da dove arriva? Dalla totale diseducazione. Non è "oddio 'sti cciovani", per l'amor del cielo; non è che nemmeno bisogna insegnargli i valori come a catechismo, ma, insomma, basterebbe così poco per rendere chiunque un minimo più profondo della media nazionale...

Ecco, PROFONDITA' è il termine più adatto. Non indottrinamento, non "educato" secondo i valori correnti - in ogni generazione ci sono dei cambiamente, deve essere così, - non catechesi, ma educazione alla PROFONDITA', allo spirito critico e alla partecipazione. Come poi tu voglia essere profondo, rispetto a che temi, in che modo tu voglia partecipare e da che parte della barricata è affar tuo ed è giusto che sia tu a trovare la tua strada. Però qualcuno deve mostrarti dove sta l'incrocio e stimolarti a camminare, se no resti a cazzeggiare in piazza senza guardare più in là del tuo naso. [viva me metafore xD]
[Modificato da KimmyTamer 03/10/2011 22:10]

I vostri mi fanno girare un po' i cosìddetti.



.:Me on EFP:.

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04/10/2011 08:08
 
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In effetti, se non ricordo male, "educare" deriva appunto da "ex ducere", "condurre fuori"... e condursi da soli è decisamente impossibile. Forse lo si può fare da un certo punto in poi, ma se non ci sono state fornite delle basi è davvero difficile.
Vengo da un paesino molto piccolo, dove dei propri coetanei tutti conoscono i genitori, i fratelli, i nonni, i cugini eccetera... vi sembrerà sempre il solito discorso, ma si vede chi è stato educato in un certo modo e chi no.
Chi di storia parlava anche in casa, e non certo come materia scolastica...
[Modificato da hotaru. 04/10/2011 08:08]
04/10/2011 15:00
 
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Re: Re: Re:
KimmyTamer, 03/10/2011 22.04:


Qualcuno lo spirito critico te lo deve insegnare – in senso "lato": deve stimolarti, portati ad averne uno. Sinceramente, se uno nasce e cresce in un contesto in cui la scuola è per gli sfigati, e a maggior ragione a scuola non fa altro che trovare conferma di questa idea, ottenendo da un certo punto in poi solo rimproveri che rinforzano questo suo antagonismo... deve essere un genio (incompreso e che soffrirà molto per l'ambiente in cui è nato e cresciuto) per riuscire a formarsi da solo un senso critico indipendente che gli faccia capire che, nonostante tutti quelli che lo circondano gli dicono che la storia è inutile, nonostante l'insegnante si metta d'impegno per rendere lo studio noioso e pedante, nonostante nessuno gli spieghi l'utilità di certe materie, nonostante nessuno gli MOSTRI come dovrebbero essere insegnate/affrontate certe materie... in realtà la storia, la matematica e via dicendo sono belle e interessanti purchè fatte bene.

[...]

Ecco, PROFONDITA' è il termine più adatto. Non indottrinamento, non "educato" secondo i valori correnti - in ogni generazione ci sono dei cambiamente, deve essere così, - non catechesi, ma educazione alla PROFONDITA', allo spirito critico e alla partecipazione. Come poi tu voglia essere profondo, rispetto a che temi, in che modo tu voglia partecipare e da che parte della barricata è affar tuo ed è giusto che sia tu a trovare la tua strada. Però qualcuno deve mostrarti dove sta l'incrocio e stimolarti a camminare, se no resti a cazzeggiare in piazza senza guardare più in là del tuo naso. [viva me metafore xD]



hotaru., 04/10/2011 08.08:

In effetti, se non ricordo male, "educare" deriva appunto da "ex ducere", "condurre fuori"... e condursi da soli è decisamente impossibile. Forse lo si può fare da un certo punto in poi, ma se non ci sono state fornite delle basi è davvero difficile.
Vengo da un paesino molto piccolo, dove dei propri coetanei tutti conoscono i genitori, i fratelli, i nonni, i cugini eccetera... vi sembrerà sempre il solito discorso, ma si vede chi è stato educato in un certo modo e chi no.
Chi di storia parlava anche in casa, e non certo come materia scolastica...



Non si può tutta dare la colpa ai cattivi maestri (insegnanti, genitori). Di certo il loro ruolo è fondamentale e ben comprendo le grosse difficoltà in cui si trovano i ragazzi che hanno ricevuto un'istruzione sbagliata, ma, a mio avviso, presupposto imprescindibile della maturità sono il carattere e il pensiero indipendente, e questi possiamo formarceli noi, anche senza alcun sostegno. Se so di avere qualcosa fuori posto cerco di risolvero, prima o poi. Diciamo quindi che le ultime generazioni, private sempre più delle guide che dovrebbero avere, vengono messe alla prova dalla vita: a me pare che stiano fallendo.
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