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Osservazioni sulla TNM di Angelo Fregnani

Ultimo Aggiornamento: 10/09/2011 18:03
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30/08/2011 00:17
 
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Riporto qui, in una sezione più adeguata, una delle osservazioni di Angelo sulla TNM


Premesso che non sono un esperto di esegesi biblica, meno che mai dell’AT, secondo me non è filologicamente corretto: se c’è scritto Signore va tradotto Signore, se c’è scritto Jahveh o simili, va mantenuto. Quanto al nome Geova, nell’AT, la cosa è più complicata di come mi appariva all’inizio. In ogni caso i TdG sono forse giustificati nell’adoperarlo per due ragioni:

a — Non conosciamo, in effetti, la giusta vocalizzazione, anche se Geova è sicuramente errato.

b — Geova è comunque un nome che definisce un orientamento religioso, che storicamente, se non filologicamente, può adoperarsi, per la stessa ragione che un Catullo poteva accettare e magari adottare per sé e la sua scuola l’appellativo sprezzante di neoteroi affibbiatogli da Cicerone, o, per fare un banale esempio recente, fuor di polemica politica, all’indomani di una esternazione del Presidente del Consiglio che chi votava a destra era un c......e, se ne vennero fuori tante macchine con scritto dietro «io sono un c......e».

Spero che il moderatore non mi casserà l’intervento: è il primo, chiaro e puramente esemplificativo, che m’è venuto in mente



Partirei dalla prima osservazione, perché tu hai ragione, in genere la logica "filologicamente corretto" è senza dubbio: se c’è scritto Signore va tradotto Signore, se c’è scritto Jahveh o simili, va mantenuto.

Ora, questo è naturalmente vero in generale, ma qui stiamo parlando di una caso davvero molto particolare, di cui il filologo non può non tener conto. Non stiamo infatti parlando di due termini comuni (un nome proprio e l'appellativo "signore") ma stiamo parlando più precisamente del Nome Divino e di un termine che assunse nel corso del II (?) secolo d.C. un significato molto particolare, metto non a caso un punto di domanda perché quando e come si cominciasse ad usare kurios invece del tetragramma resta ancora per molti versi un problema irrisolto (basta leggere il lemma kurios sul DENT).

Dunque al filologo giova ricordare che fin dall'origine del testo, per la sua sacralità, il Nome Divino ha da sempre goduto di un trattamento particolare, della cui storia ed evoluzione sarebbe errato non tener conto, proprio da un punto di vista filologico: il Nome poteva venir trattato e considerato molto diversamente nel VI secolo a.C. e nel II secolo d.C., nel pensiero giudeo-ellenistico, in quello giudeo-palestinese o quello giudeo-cristiano e di questo dobbiamo necessariamente tener conto anche nelle considerazioni filologiche sottostanti la traduzione.

Dunque, diciamo, che da un punto di vista strettamente filologico non sempre kurios, per un ipotetico lettore del I secolo, significava "signore", in taluni casi era solo un sostituto del Nome Divino, dunque kurios era quello che in ebraico viene detto qerè ovvero come si leggeva, ma il lettore sapeva bene che quel qerè, in quella particolare posizione, non significava kurios ma significava YHWH.

Ora, poiché il traduttore deve preoccuparsi tanto dell'aspetto sincronico che diacronico è chiaro che qui la correttezza filologica richiede di tener conto dello sviluppo del trattamento del Nome nel corso del tempo, almeno per quanto questo è possibile dalle fonti che ci sono giunte. Se in una certa epoca il lettore associava alla parola kurios (in certe condizioni) non il significato di "signoria" ma quello del tetragramma allora è quello che, filologicamente, è chiamato a fare il traduttore che deve cercare a sua volta di trasmettere al lettore del XXI secolo il senso del testo come era percepito nel I secolo.

Ovviamente il discorso va ampliato, ma era solo per esemplificare le ragioni filologiche che hanno portato la TNM (ma non è solo la TNM ad adottare questo criterio) a rendere kurios con l'italiano Geova in 237 luoghi del NT. Per altro l'operazione non è nuova né la TNM è l'unica ad aver adottato questo criterio, sia in passato che molto recentemente lo hanno fatto alcuni traduttori, specialmente nel realizzare versioni in ebraico, posso ricordarti Chouraqui e Tresmontant in Francia.

Riguardo all'AT premetto che Geova non è che un'italianizzazione del Nome, che non ha nulla a che vedere con la sua pronuncia originale, d'altronde la TNM ha deciso di italianizzare (ove esisteva una forma accettata) tutti i nomi ebraici dell'AT, dunque si è solo seguito questo principio generale, evitando pronunce ipotetiche ed ibride (Jahvè) o il tetragramma privo di vocali, impossibile da usare nella liturgia, o ancora utilizzando il sostituto greco Signore (come fanno le versioni cattoliche sulla scia della LXX e della Vulgata) oppure altri appellativi basati sull'ipotetico senso del Nome, come l'Eterno.

Non ho ben capito, però, in che senso Geova indicherebbe, storicamente, un "orientamento religioso" associato ad un'origine dispregiativa. Se ti riferisci al fatto che usando Geova nell'AT si vogliono sottolineare le sue radici giudaiche, direi che è proprio così.

Shalom
[Modificato da barnabino 30/08/2011 01:18]
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Sijmadicandhapajiee, gente per cui le arti stan nei musei - Paolo Conte

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