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Nadia

Ultimo Aggiornamento: 07/02/2011 22:08
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Utente Master
07/02/2011 22:08
 
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Mi sono chiesto spesso come possano accadere certe cose e come si possa restarne talmente coinvolti da non capire piu’ quale sia, o non sia, la cosa giusta da fare. Ancora non ho trovato una risposta nonostante abbia cercato in ogni piu’ piccola piega della mia anima o della mia coscienza. Quello che Montale chiamava: “Il Male di Vivere” è un tarlo che mi stà divorando molto lentamente e fatico a trovare le parole per mettere tutte queste mie sensazioni su carta. Credo di aver vissuto, almeno fino alla giornata di ieri, una vita vuota e solitaria, non per scelta o per un innato senso di autodistruzione, ma per aver creduto in valori che alla fine si sono dimostrati una schifosa accozzaglia di luoghi comuni. Nella mia vita ho letto molto anzi moltissimo e ho vissuto con la mente mille vite che mai avrei creduto di poter vivere; ho amato donne che mi hanno amato e altre da cui in cambio ho ricevuto un vuoto che a poco a poco mi ha divorato, non credo nell’amore ma nel rispetto ed ora arrivato ai 40 anni mi sono reso conto di essere completamente pazzo; la cosa peggiore è che sono felice di esserlo e anche se non lo voglio ammettere coscientemente mi sono innamorato di Nadia. Ho tutti i sintomi tipici del primo innamoramento ed è una sensazione dolorosa e bellissima che ormai credevo non mi appartenesse piu’ perché per me la vita è sempre stata costellata di sprazzi di felicità nell’infinito buio della solitudine. Mi è sempre stato facile parlare con le persone ed ispirare in loro una fiducia e una complicità che non meritavo affatto, non amo parlare di me stesso, di chi sono o cosa faccio, amo ascoltare e tutte quelle vite, tutte quelle storie mi rimangono dentro e non se ne vogliono piu’ andare. Nadia è un lampo di felicità cosi’ intenso che ne sono rimasto abbagliato e scottato, Nadia ha 15 anni meno di me eppure credo che i suoi 25 anni valgano piu’ di qualsiasi vita io riesca mai a vivere. Nei suoi occhi leggo la mia stessa rabbia e la mia stessa solitudine nella sua vita vedo la mia stessa vita persa e furibonda piena di amarezza a cui nessuno dei due è mai riuscito a dare sfogo. Eccoci, io e Nadia, nudi su un letto sfatto in una camera tinta di arancione pallido con la luce spenta e il chiarore del pomeriggio inoltrato di un caldo anomalo giorno di febbraio che illumina i nostri corpi. Ci siamo spogliati lentamente, entrambi nervosi, io quasi tremo al pensiero di cosa possa non accadere, lei ostenta sicurezza ma qualche piccolo gesto la tradisce o forse sono io ad immaginarmi tutto. Mi precede al bagno e mi lascia solo nella stanza, non mi è mai capitato con le poche altre ragazze che ho frequentato, me ne resto li come un idiota; sbottono la camicia e tolgo maglietta e calze restando in mutande, lei si prende tutto il tempo che le occorre e ancora non torna. Mi sento un idiota ma cerco di sciogliere i muscoli delle spalle e delle braccia indolenziti da due giorni di lavoro massacrante; si massacrante perché da quando l’ho conosciuta non riesco piu’ a togliermi dalla mente il suo sguardo e solo il dolore fisico riesce a tacitare il dolore che ho dentro. Mi sembra di impazzire e i nodi che mi attanagliano lo stomaco si stringono ancora piu’ saldamente diventando crampi che mi tormentano, la stanza è calda, quasi soffocante, ma il mio corpo è scosso da brividi incontrollabili e in quel momento la porta si apre…


... se a qualcuno dovesse interessare anche il resto del racconto mi scriva!!!

P.S. Mi interessa moltissimo anche la vostra opinione in merito.

Losh [SM=g27828]
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Siamo realisti, esigiamo l'impossibile (Ernesto Che Guevara)
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