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ELVIS IN PILLOLE & DINTORNI

Ultimo Aggiornamento: 26/06/2020 01:45
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Veramente bello questo approfondimento su Las Vegas... [SM=g8431]
oltre 800 sold out consecutivi...The King [SM=g8146]

12/10/2012 17:49
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Davvero molto interessante quest'articolo !

Grazie Valeria e Davide ! [SM=g8149] [SM=g8431]

Beh..Las Vegas era ancora troppo "grande " per il giovane Elvis del '56...per quanto fosse più che travolgente...

Las Vegas è la capitale della stravaganza e dell'eccesso (e sesso) !
Questo Elvis poi lo capì molto bene...

E' naturale che le "Vegasiane", tra un ragazzo di 21 anni e un uomo di 35, preferivano quello di 35...oltre tutto il resto.
Insomma i primi jumpsuits belli attillati dove mettevano in bella mostra i suoi altrettanto bei lati, A, B, C...le mosse di karate...quel sudore che confezionava alla perfezione tutto quanto...
Cosa si voleva di più?
14/10/2012 01:30
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E' sempre un piacere conoscere meglio il Re.
Bellissimo, interessantissimo, ricchissimo di dettagli e benfatto questo prezioso approfondimento!

Grazieeeeeeeeee!



23/10/2012 01:37
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Elvis In Nashville in The '70




A giugno del '70 Elvis ritornò nella patria del Country, nonostante lo sbalorditivo successo tanto commerciale quanto artistico ottenuto dalle session agli American Sound di Memphis l'anno precedente, vuoi per una serie di ragioni, e/o per la maggior parte di ordine “politico”... il re scelse di non ritornare allo studio di Memphis; C'erano discordanze e litigi tra i due produttori che avevano in carica le sorti lavorative in cabina di regia - Chips Moman e Felton Jarvis.
Moman e Elvis non si amavano particolarmente, mentre Elvis era più orientato a farsi seguire da Felton Jarvis anche se in termini contrattuali Elvis deteneva sempre la leadership.
Tra Elvis e Felton c'era un rapporto di reciproca stima e amicizia, e un entusiasmo comune.
Ad Elvis piaceva dire del suo produttore che era l'unica persona che conosceva che fosse in grado di andare d'accordo con tutti; Voleva in tutti i modi Felton con lui, sia in studio che nelle esibizioni dal vivo a Las Vegas.
Lo stesso Elvis se mai avesse deciso di ricominciare a ritornare “On The Road” si aspettava che Felton fosse al suo fianco – in poche parole... si aspettava che Felton accorresse ad ogni sua chiamata (in un certo qual modo lo voleva “tutto per se”).
La RCA era scontenta di questo cosidetto “capriccio” di Elvis, anche perchè le condizioni di salute di Felton non erano ottimali in quel periodo, ed era un grosso sacrificio per il produttore barcamenarsi tra Elvis e lo studio per cui prestava le sue competenze.
Alla fine Elvis propose a Felton se volesse essere il suo personale produttore dei dischi che incideva, e questa cosa ebbe inizio dal 1° giugno in poi, proprio 3 giorni prima che iniziassero ad incidere a Nashville.

Quindi; Jarvis lasciò la produzione presso la RCA per dedicarsi completamente al Re.
Al raggiungimento di ogni master, Jarvis avrebbe percepito 750$, più il 2% sulle royalty.
Jarvis si propose che in questa prima seduta di incisioni si sarebbero ricavati circa 35 brani. Egli non era preoccupato per i carichi di lavoro, ma dal materiale che venne sottoposto a Elvis – anche se disse che per quello avrebbe sistemato di persona la situazione.
Inoltre c'era un altro aspetto assai fondamentale da tener conto di ordine tecnico.
L'ultima volta che Elvis ebbe modo di incidere presso lo studio lì a Nashville, il mixer era stato convertito da un 4 piste prima e poi a 8 nel 1969, e infine a un 16 piste.
Tutto quelle piste offrivano la possibilità di effettuare le sovraincisioni a dismisura, il che era sì qualcosa di positivo, ma creava problemi sotto un profilo che accompagni qualsiasi situazione nella quale si abbia ampia disponibilità di un qualcosa.
Per utilizzare un banco mixer a 16 piste necessita un grande cambiamento in termini di sensibilità estetica, dal momento che gran parte del feeling d'ambiente derivante dal fatto di effettuare quelle che praticamente sono “Live Recording Studio” va via!.
Siccome Jarvis e il suo braccio destro Al Pachucki crebbero con quel senso di spaziosità audio con la quale avevano lavorato per anni, adesso veniva sacrificato a discapito di una più ampia separazione dei suoni, di una ben più ampia varietà di scelta e – per coloro dotati di sufficiente esperienza dal punto di vista tecnologico – di maggiori possibilità dal punto di vista sonoro.
Entrambi non avevano adeguate esperienze su questo aspetto tecnico, per cui quello su cui il produttore si concentrò, fu esclusivamente seguire la Band.
Nel corso degli ultimi quattro anni Jarvis aveva portato solo occasionalmente nuovi componenti, e non aveva mai cercato di alterare l'organico su cui si basava Elvis in studio. Ma ora, dopo 2 anni di assenza da Nashville – con in mezzo l'esperienza dello special TV più le incisioni agli American Sound e gli ingaggi di Las Vegas – egli per la prima volta, fu incoraggiato nel proporre nuovi musicisti, e della precedente formazione confermò il polistrumentista Charlie McCoy e il suo vecchio amico Chip Young. (Il resto del gruppo fu prelevato dagli studi di Muscle Shoals con la quale Jarvis aveva lavorato nel 1962).
Inoltre nella formazione c'era James Burton alla chitarra solista, si trattava di una Band che era perfettamente in grado di stare dietro a Elvis in qualsiasi cosa egli volesse fare.
Infatti, questi musicisti, furono capaci di rispecchiare la sensibilità contemporanea del Re, come lo erano stati quelli della sezione ritmica agli American Sound, e che particolare da non trascurare... dovevano il proprio impiego a Jarvis, al quale, e a nessun altro, andava la loro lealtà.
Ognuno dei componenti della band era entusiasta al solo pensiero di lavorare con Elvis, ed anche se questi guardavano con dubbio il seguito che lo stesso aveva, (essendo a loro volta autonomi nelle facezie) -guarda i vari lacchè che lo seguivano dappertutto, e che gli facevano da valletti continuamente- sia che dovessero portargli da bere, o asciugargli il sudore dalla fronte, o preparargli i cambi d'abito, o solo e soltanto sparare cavolate nel bel mezzo di una session del tipo “Questo è un Hit” come diceva per es. Lamar Fike ad ogni master raggiunto... Non potevano non confermare il notevole rispetto che Elvis aveva del proprio lavoro e la professionalità nel procedere nelle varie prove atte a ricavare il meglio da ogni brano. (Quando Elvis doveva trattare il suo lavoro, non c'era niente che poteva ostacolarlo e lo faceva sempre con molto impegno a detta proprio dei componenti della band, tra cui Norbert Putnam).
David Briggs, che aveva già suonato le tastiere nella session gospel del 1966 (dove Jarvis fece il suo esordio come produttore), veniva preso in giro dai suoi colleghi poiché era frequente portare nel portafogli un'immagine di Elvis.
Jerry Carrygan, era un impetuoso e giovane batterista dal taglio di capelli a spazzola che lo facevano sembrare un uomo che non si sarebbe tirato indietro davanti a niente e nessuno, era felice per il semplice fatto di essere stato scelto. In seguito aggiunse... “Fu come fare uno spettacolo ad ogni brano”. Gli guardavi le mani che indicavano dove dovevano essere posti gli accenti, e osservavi i suoi movimenti. Egli era davvero ispirato, gli brillavano gli occhi, e te ti trovavi di fronte ad una star”.

Norbert Putnam, musicista e produttore che proprio in quegli anni muoveva i suoi primi passi e che l'anno seguente ottenne uno strepitoso successo con il brano “The Night They Drove Old Dixie Down” di Joan Baez. Sottolineò, “Ero spaventato a morte – e dicevo a me stesso – fa che non sia io a rovinare tutto, fa che non sia io a mandare la session a puttane”.
Elvis era severo con i batteristi scoprì Jerry Carrygan, come con i pianisti a detta di David Brigss, perchè pretendeva tanta intensità e un modo di suonare “molto fisico”.
(Tutti capirono presto che dipendeva dal feeling).

Nonostante ci fosse un mixer a 16 piste che separasse il suono in modo ottimale, Elvis insistette affinchè i musicisti fossero raccolti intorno a lui, così da poter carpire ogni suo movimento e/o gesto, (anche soltanto movimenti del capo o delle mani), atti a cambiar marcia se c'è ne fosse stato bisogno durante le esecuzioni.

Ancora Put, come era solito chiamarlo Elvis, disse; “Una volta divenuto un produttore, cominciai a comprendere cosa voglia dire in effetti realizzare un disco; Quand'ero soltanto un musicista volevo semplicemenete che la sezione ritmica eseguisse le propie parti senza commettere il minimo errore e suonasse con grande feeling, ma una volta passato dall'altra parte, cominciai a capire che quello che deve fare un grande artista consiste nel cercare di esprimere attraverso la propia voce le emozioni contenute nel suo messaggio – e di tutti gli artisti che ho conosciuto, Elvis era quello al quale questa cosa riusciva meglio”.

La Sessione

La 1^ serata servì come modello per tutte le altre. L'unica cosa che voleva Elvis era del materiale valido. Egli trovò di suo gradimento il secondo brano propostogli da Bienstock, (I've Lost You), una composizione di un'eleganza quasi wagneriana, il genere di melodrammatico ritratto di un matrimonio allo sbando che sembra immancabilmente colpire una corda nell'animo del cantante.
Dopo sette seri take Elvis trovò una deviazione su (Born About Ten Thousand Years Ago) del Golden Gate Quartet, di cui teneva in considerazione da diversi anni, ma poi Bienstock lo riportò in riga con (The Sound Of Your Cry), che per essere realizzata richiese undici lunghe takes. Il resto della serata proseguì in modo folle..., con due rapidi tentativi con brani quali; (The Fool), un successo Rockabilly a firma di Sanford Clark del 1956, saltato fuori mentre Lamar Fike cercava il testo di (Faded Love), un brano preso dal repertorio Western-Swing a firma di Bob Wills che aveva anch'esso catturato l'attenzione di Elvis da diverso tempo.
Dopo un paio di malridotti tentativi ma incredibilmente animati brani di estrazione Bluegrass, che non avevano attinenza al repertorio del King eccetto (Blue Moon Of Kentucky) degli inizi, la seduta si chiuse con un adattamento di (Run Along Home, Cindy), un brano di natura Folk in up-tempo che Elvis riuscì a risolvere alla svelta e che per quella sera fissò un 4 a 1 per Bienstock nei confronti di Lamar Fike riguardo ai brani che proposero a Elvis per quella seduta. A conclusione della stessa, Jarvis era soddisfatto poiché in una sola nottata di lavoro furono realizzati sette master, è non c'era modo di ritenere che il modo frenetico con cui avevano iniziato a lavorare diminuisse nelle serate seguenti.
Infatti; si aggiunsero altri dodici master più una Jam In studio.
Si passò a (You Don't Have To Say You Love Me) una canzone della quale Elvis si era sentito sempre attratto sin da quando fu pubblicata nel 1966 da Dusty Springfield.
Questo brano era una melodia nostrana con un agrodolce testo in inglese, aveva qualcosa che evidentemente toccava l'animo di Elvis. Infatti per poter riuscire ad ottenere il master Elvis si sforzò tanto affinchè si arrivasse ad avere un ottimo arrangiamento e portò a termine il pezzo in soli tre rapide take.
Un altro brano su cui pose l'attenzione portava la firma del duo Simon & Gurfunkel (Bridge Over Troubled Water). Il suo impegno per la realizzazione della canzone fu persino eccessivo. Anche questa interpretazione palesava una melodrammaticità unica nelle corde vocali e nell'interpretazione che ci offrì Elvis.
A mio avviso soppianta di molto l'originale, e regala nel suo modo di cantarla quasi una “NUOVA” versione dell'argomento.
Alla fine della serata erano stati realizzati altri 20 brani, e Jarvis aveva tutti i motivi per essere gioioso, ma al contempo era preoccupato poiché il materiale iniziava a scarseggiare.
Ebbe inizio la quarta serata con un'altra composizione proposta da Lamar Fike, ma poi Elvis di botto... cambiò direttamente rotta, e si lanciò in una appassionata versione di un successo del 1954 di Eddy Arnold “I Relly Don't Want To Know” scritta da Don Robertson uno degli autori che il king gradiva maggiormente.
Il brano di Robertson fece prendere una piega diversa alla sessione, (fu da detonatrice per far si che si continuasse su quella falsariga di materiale country), per cui Elvis e la band suonarono diversi country di fila, e si ebbe l'impressione che tutti attendessero ciò.
Innanzitutto, perfezionarono “Faded Love”, la canzone il cui testo Lamar aveva cercato la prima serata; poi passarono a “Tomorrow Never Comes” di Ernest Tubb, “Make The World Go Away” di Ray Price, “Funny How Time Slips Away” di Willie Nelson, è una variazione “stile chiesastica” di “I Washed My Hands In Muddy Water” di Stonewall Jackson, molto influenzata dalla versione offerta nel 1965 dal cantante e pianista bianco Charlie Rich.
Ciò che distingue ciascuna di queste canzoni, è la loro apertura all'interpretazione (tutte avrebbero potuto avere un'uguale validità in un contesto R&B, Country, -o testi a parte- Gospel).

L'entusiasmo con le quali Elvis le affronta, e sopratutto realizzandole a primo tentativo, la dice lunga, quando si dice... l'elvis country più propiamente delle radici...!
Da tenere anche in considerazione che i brani “forse” sono un tantino e/o troppo velocizzati, è questo, è un dato da non tralasciare. Forse, se avesse mantenuto un tempo leggermente più marcato e/o più vicino ad una strumentazione più acustica, si riusciva a percepire di più l'originalità del Country-Style..., ma, oramai Elvis stravolse tali brani (anche portandovici rispetto). Chi ha la possibilità di ascoltare gli (autori originali) dei brani di cui sopra, noterà un enorme differenza nelle interpretazioni che offre Elvis, che ci regala delle “nuove versioni” di una freschezza impareggiabile. (Per chi ascolta l'adattamento di Elvis dei brani country parte da un punto ben preciso, innovativo, fresco, e facile. Ma pensate solo un momento, il lavoraccio e lo stravolgimento eseguito dallo stesso che come esempio aveva solo quei primordiali interpreti – e da li ricreare a suo modo il discorso). “Assolutamente fantastico”
Inoltre, continuo a pensare che non potranno mai essere etichettati come “Pure Country Version” - poiché il vocal di Elvis è intriso di ogni cosa. Vi è una mistura “Unica”.

Comunque era chiaro che the king avesse trovato il proprio groove, e quando alla fine della serata David Briggs lo sollecitò a incidere di nuovo “Love Letters” esclusivamente perchè riteneva che la parte di pianoforte che suonò nel 1966, potesse essere migliorata – Elvis non esitò un solo istante, e accontentò la richiesta del musicista.
Elvis cantò bene, anche se non superò la versione precedente, forse Briggs si sbagliava su quella incisa in precedenza, poiché era caratterizzata da un bel suono, e dalla dolcezza del vocal di Elvis, che era di una rara e delicata bellezza.
Alla fine Elvis diede prova di una cosa, che in qualsiasi momento avrebbe potuto fornire nuove argomentazioni riguardo al modo che aveva di interpretare i brani che eseguiva.

Arrivando all'ultima seduta, erano tutti un po' stanchi, ed era comprensivo. Elvis si limitò a ripassare rigorosamente il programma propostogli da Bienstock e Lamar, mettendo giù altri 5 brani, e concludendo quei cinque giorni serrati di incisioni a ben 34 master!
I session-man erano sbalorditi – In un senso si era trattato di un'esperienza altamente frustante nella quale niente era stato portato a termine come loro avrebbero voluto – niente venne mai ripreso in mano, lasciando che gli errori non venissero mai corretti.
Una volta stabilito il giusto tono era solo una questione di concludere alla svelta l'argomento di turno, passando a quello successivo con molta rapidità.
Da un'altro lato, i componenti della band mai e poi mai, si sarebbero persi un'occasione simile, ossia; lavorare al fianco di Elvis. “Il senso di trovarsi nel bel mezzo dell'occhio del ciclone”. Si era trattato di un fenomeno al quale nessuno di loro aveva mai assistito; come si diceva in precedenza. I cambi d'abito, la visione di Elvis che si aggirava avanti e indietro per lo studio mettendo in piedi per loro un'autentico show, per i suoi amici, e anche per la ragazza dai capelli scuri che gli faceva compagnia.
Alla fine Norbert Putnam comprese; “Tutto si riduceva a una pura questione di feeling”.
“Mi meravigliò il fatto che egli decise di registrare quelle canzoni, per così dire... primitive.
Alla fine però capii che egli esprimeva tante di quelle cose con la propia voce, che il contesto lirico non aveva niente a che vedere con quello che faceva lui.
Fu l'unico artista di quelli con i quali ho lavorato, che fosse in grado di affascinarti completamente in qualunque momento volesse. Era il più grande comunicatore di emozioni che abbia mai conosciuto, dall'inizio alla fine”.

[SM=g8431]

[Modificato da (King David) 25/01/2013 02:02]
25/01/2013 02:01
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bel colpo! bello e interessante ritornare su queste mitiche session!

[Modificato da reggae..79 25/01/2013 02:18]
The king will never die....Elvis forever!!
25/01/2013 02:18
Post: 153
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E' sempre istruttivo leggerti, oltre che emozionante, caro Davide!

Grazie di cuore... sei davvero inestimabile!

[SM=g8431] [SM=g8431] [SM=g8431] [SM=g8147] [SM=g8147] [SM=g8147] [SM=g8149] [SM=g8149] [SM=g8149] [SM=g8431] [SM=g8431] [SM=g8431] [SM=g8147] [SM=g8147] [SM=g8147] [SM=g8149] [SM=g8149] [SM=g8149]



25/01/2013 03:35
Post: 73
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Accidenti! per me che sono all'oscuro di molti aneddoti biografici questo è stato un post meraviglioso! grazie...
A mio modesto avviso questa sessione è stato l'apice dell'arte dell'ultimo Elvis, in fatto di ricchezza quantitativa, varietà espressiva, salute vocale, profondità interpretativa, scelta di brani per lo più di livello molto alto, e non da ultimo arrangiamenti e missaggi sì ricchi, ma trasparenti e perfettamente bilanciati. Se è vero che il nostro porterà a segno almeno un altro paio di sessioni notevoli, nessuna secondo me eguaglierà la magnificenza e l'equilibrio di questa serie.


Inoltre, continuo a pensare che non potranno mai essere etichettati come “Pure Country Version” - poiché il vocal di Elvis è intriso di ogni cosa. Vi è una mistura “Unica”.



Sacrosanto! anzi, Elvis per sua costituzione è stato il Re della contaminazione, non solo per la sua voce "equivoca" (un po' bianca e un po' nera) e quasi onnipotente, ma anche e soprattutto per le sue scelte musicali, e le mille direzioni simultanee che imprimeva alla musica che affrontava. Diciamoci la verità, fosse stato un ottimo cantante country, lo ricorderemmo come ottimo cantante country, e niente più. Fosse stato un valido interprete di white-soul, lo ricorderemmo per quello, e basta. Invece è stato Elvis, proprio perchè era tutte queste cose e, in definitiva, nessuna di esse. Parte della grandezza di Elvis non è dovuta alle sue intrinseche capacità (pure enormi), ma al livello di inconfrontabilità che aveva raggiunto: avresti potuto trovare del rythm'n'blues meglio cantato e meglio scritto, così come del country o del gospel, ma una mistura così sottile ed esaltante di questi tre elementi probabilmente no. Secondo me molti artisti del rock più sperimentale (magari anche distantissimi da lui per stile, genere, epoca) gli devono qualcosa in termini meramente concettuali, che si parli di new-wave estrema o nuova psichedelia o quel che volete. L'approccio stilistico "a camere comunicanti" l'ha inventato Elvis, quel senso avventuroso nel mescolare diversi elementi di volta in volta con una ricetta diversa, per ottenere risultati inediti. Eppure il 99% della roba che cantava non l'aveva scritta neanche lui. Tutto sommato è singolare: uno degli artisti più influenti della storia del rock è "solo" un interprete. E io credo che sia per questo (forse l'ho già detto altrove): la fortuna di Elvis non è stata tanto (o solo) la sua voce, ma la sua testa.
[Modificato da fratoday 25/01/2013 03:57]
25/01/2013 03:52
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Re:
fratoday, 25/01/2013 03:52:

Eppure il 99% della roba che cantava non l'aveva scritta neanche lui. Tutto sommato è singolare: uno degli artisti più influenti della storia del rock è "solo" un interprete.




Innanzitutto, ancora complimenti a King David per l'inserimento.

Volevo esprimere le mie perplessità su queste parole di fratoday:
Dylan è un mago a scrivere le canzoni ma fa pena a cantarle.
Lennon e McCartney erano dei geni a scrivere le canzoni ma a cantarle, onestamente, non brillavano per la loro voce e interpretazione.
Quindi meglio uno che canti divinamente, anche se non ha composto le canzoni.
Questa cosa che i cantautori abbiano un gradino in più di "stima" in quanto le canzoni le hanno scritte loro, non mi è mai andato giù.
Mi sembra che l'arte del comporre e quella del cantare siano ben distinte e penso che mai abbiano coinciso al 100%.
Trovatemi un cantautore con una gran voce!
Mina? Mica compone...
Massimo Ranieri, un Cantante con la C maiuscola... Ha mai composto? Non penso, ma potrei sbagliare...
[Modificato da marco31768 28/01/2013 13:42]
28/01/2013 13:41
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Re: Re:
marco31768, 28/01/2013 13:41:




Innanzitutto, ancora complimenti a King David per l'inserimento.

Volevo esprimere le mie perplessità su queste parole di fratoday:
Dylan è un mago a scrivere le canzoni ma fa pena a cantarle.
Lennon e McCartney erano dei geni a scrivere le canzoni ma a cantarle, onestamente, non brillavano per la loro voce e interpretazione.
Quindi meglio uno che canti divinamente, anche se non ha composto le canzoni.
Questa cosa che i cantautori abbiano un gradino in più di "stima" in quanto le canzoni le hanno scritte loro, non mi è mai andato giù.
Mi sembra che l'arte del comporre e quella del cantare siano ben distinte e penso che mai abbiano coinciso al 100%.
Trovatemi un cantautore con una gran voce!
Mina? Mica compone...
Massimo Ranieri, un Cantante con la C maiuscola... Ha mai composto? Non penso, ma potrei sbagliare...




Caro Marco,
hai ragione..i cantanti esecutori e autori delle sue opere..sono un piccolissimo numero sparuto di grandi in ambedue le categorie...

alcuni nomi?
Neil Diamond-Fabrizio De Andrè-Johnny Cash-Waylon Jennings-Marty Robbins-Roy Orbison ...

altri andrebbero aggiunti..ma sono sempre un millesimo di quelli che solo scrivono..o solo cantano,e bene fanno a riamanere circosritti in quello che sanno fare meglio.

Elvis nel suo campo è paragonabile ai ;Caruso-Lanza-Gigli-Del Monaco-Callas.... che nel loro campo specifico erano dei veri grandi fuoriclasse.






28/01/2013 14:00
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Vabè io questo lo lascio ai gusti, non volevo fare classifiche. Rilevavo soltanto che il mondo del rock è prevalentemente composto da gente che scrive la propria musica, gli interpreti puri sono rarissimi (dato di fatto). Ciononostante Elvis è riuscito a imporsi, forse perchè qualcosa in più che un semplice interprete dalla voce particolare (altro dato di fatto). Questo era il mio concetto.
Nel rock quando si parla di "influenze" ci si riferisce di solito alle composizioni musicali in se, a prescindere di come siano interpretate. L'influenza di Elvis (oltre che sul costume e sull'attitudine interpretativa) agisce invece sulla modalità, sull'idea stessa di conciliare clichè musicali appartenenti a mondi diversi ma sempre dello stesso universo, quello della musica popolare delle origini che si è evoluta in un macrocosmo che oggi, per comodità, chiamiamo ROCK.

Se poi mi citate il mondo degli interpreti di musica leggera (Mina) o quello della lirica (la Callas, di cui sono tra l'altro grande fan e collezionista, quindi con me si sfonda una porta aperta) credo esuliamo. Sono universi paralleli (specie la classica) che si basano su dinamiche differenti.

Vi dico come la penso io, se hai ottime idee e una voce scadente non me ne importa, a patto che la TUA voce sia funzionale alla musica che scrivi (cosa importava a gente come Dylan o Waits o Battisti di cantare come Sinatra? la loro voce è espressiva e funzionale per la loro musica, ve lo immaginate Sinatra che canta "Amarsi un po'"?). In questo senso la voce di Tom Waits (per prendere un caso limite) non è affatto SCADENTE, lo è per i parametri estetici della tradizione, ma ha la perfetta espressività che serve alla sua musica. Tom Waits con una voce "normale" darebbe metà dei brividi che dà ascoltandolo. La gente compra Tom Waits (oltre che per le sue meravigliose canzoni) anche perchè canta così. Vi immaginate la commovente fragilità delle canzoni di Nick Drake cantate dalla voce tornita, piena e vellutata di Elvis? a Nick Drake non avrei mai augurato una voce diversa da quella che ha avuto. Che poi uno come Dylan possa aver caldamente apprezzato l'interpretazione di Elvis (perchè so già che questa sarà l'obiezione) è un fatto normale che non implica che Dylan non possa interpretare degnamente la sua musica, che vive prevalentemente in funzione della sua voce ed è scritta su quello stampo (e a me Dylan non piace, ma perchè mi annoia la musica che scrive).

Se hai un'ottima voce ma idee scadenti (o canti canzoni scadenti) non sei nessuno. Ci sono cantanti bravissimi che cantano robaccia, di quelli non me ne faccio nulla. Per assurdo, se Elvis, con la sua stessa voce, non avesse registrato quel che ha registrato, ma SOLO colonne sonore (o comunque roba scadente di quel livello) oggi non ci sarebbe nè EICC nè la Elvis mania, il mondo se lo sarebbe dimenticato molto in fretta.

Se hai una voce versatile e sai come metterla a frutto nel giusto repertorio per te (perchè la voce è onnipotente ma fino a un certo punto) e sai sceglierti le canzoni e gli arrangiamenti, allora sei anche un grande artista. Ma la grandezza deriva dall'interpretazione e dalla capacità di selezionare e personalizzare la musica (nel caso di Elvis, di mischiare continuamente gospel-country-blues ecc). Anche una voce modesta, ma di grande intelligenza, può diventare un grande interprete.

Non so, per me in primo piano c'è sempre l'arte, il contenuto musicale, e il messaggio, l'intelligenza nel porlo. Di Elvis che canta Fra Martino Campanaro non me ne farei granchè, anche se lo cantasse come meglio si può (come non me ne faccio granchè di Mina quando, specie di recente, canta con voce meravigliosa una valanga di canzoni mediocri).
In ogni caso non volevo fare classifiche. Robert Wyatt non sapeva cantare come Elvis, ma Elvis non avrebbe mai saputo scrivere un capolavoro della storia del rock come Rock Bottom. A ognuno il suo mestiere (fermo restando che ci sono anche artisti che hanno una bellissima voce in senso classico, e sono anche ottimi compositori, e questo è un merito, non certo un demerito, penso a Tim Buckley o David Bowie).
Vale sempre il discorso che ognuno si emoziona come vuole (è implicito), io ho puntualizzato semplicemente come vedo io le cose ;)
28/01/2013 14:59
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per Francesco...
nella mia risposta a Franceso io ho semplificato al massimo per far capire immediatamente il concetto principale ma è evidente che non è sufficente,perchè dopo questa grossolana iniziale scrematura arrivano i propri gusti e la sensibiltà di ogniuno,e il fatto di come si recepiscono sia il cantato sia la musica.

Personalmente nella mia collezione discografica vi trovano posto
parecchie centinaia di artisti e molti generi di musica che vanno dal rnr al blues al gospel al pop al folk europeo e americano,il country il bluegrass il soul,il jazz (solo quello di N.Orleans & dintorni) e un pò di lirica.

Il tutto non per vantarmi ma solo per far capire come sono formato musicalmente (da ascoltatore non da musicista ..che non sono)...gli artisti che ascolto sono appunto tantissimi.

Parlando di voci..ci sono voci che mi trasmettono emozioni..come Roy Orbison...ma anche Bryan Ferry..(non una gran voce ma con un fascino)
De Andrè (grande poeta) Doc Watson,musica e voce particolari,Don Gibson e Dean Martin belle voci con quel certo non so chè..Guy Clark magnifco autore ed interprete,Roger Miller gran artista country,I Dubliners,grandi del folk irlandese,The Weavers grandi del folk americano,Mario Lanza..la voce tenorile per eccellenza,,ecc.ecc.ecc.

Concordo in pieno su quanto detto che ci sono degli artisti dalla voce anche modesta ma che trasmettono ugualmente forti sensazioni (anche da brividi)..tanto sono bravi e sensibili nel porsi...a chi ascolta.

Altra parte del post su cui sono della stessa opinione ..non serve dare ad un artista inefficace anche il miglior brano mai scritto...rimarrà sempre una delusione.




28/01/2013 17:47
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Memphis (TN) Venerdì 30 Luglio 1954 Overton Park Shell (ore 20:00)


“Se un giorno diventassi famoso, mi piacerebbe avere i Jordanaires nel mio gruppo”.
Elvis 1954



“L'esordio pionieristico dal vivo di un futuro Re”

Per la prima grande uscita, il trio decise ragionevolmente di eseguire le due facciate del singolo, ed è probabile che nella seconda parte della serata abbiamo ripetuto solamente i brani That's All Right (Mama) & Blue Moon Of Kentucky – anche se a detta di Scotty Moore – affermò; che ricordava di aver suonato anche I'll Never Let You Go (Little Darlin') e I Love You Because, poiché li provarono a lungo e in particolar modo l'ultimo piaceva all'assistente di Phillips – Marion Keisker.
In cartellone la Star principale della serata all'Overton era il cantante Country (Slim Whitman) soprannominato “Il più grande cantante folk americano”!!!. Elvis fu presentato come “La nuova stella di Memphis”. Insieme ai due, riempivano i cartelli i nomi di Billy Walker & Curly Harris, poi seguivano Sonny Harvel, Sugarfoot Collins e Tinker Fry.
I biglietti per entrare allo Shell (che è ancora in funzione, e integro come all'epoca), costavano 1$ se acquistati in anticipo ai magazzini Walgreen sulla Main Street & Union Avenue. Al momento di entrare sarebbero costati 1$ & 25 cent per un posto riservato, e 75 cent per i bambini, e 1$ per i posti liberi.
Una nota curiosa fu che Elvis venne messo in cartellone sotto il nome (Ellis), quindi fu commesso uno sbaglio. Questo show tenuto da Elvis, fu il primo a livello professionale che il nostro eseguì
in una calda giornata d'estate di 57 anni fa!.
Il trio composto da (Elvis Scotty & Bill), arrivò con non poco nervosismo all'evento proprio perchè prima che andassero in scena erano sprovvisti dell'iscrizione alla federazione musicale (musicisti).
Alla fine si riuscì a mettere su il danaro che sarebbe servito per l'iscrizione compilando i dovuti moduli e così si potè proseguire andando in scena.
Questa esibizione e la pubblicazione di That's All Right (Mama), furono le prime grandi impronte che lasciò il giovane Elvis nella storia dello show business.
Fino a quel momento... nessuno poteva immaginare che quel ragazzo (timido, introverso e umile), sarebbe arrivato poi così lontano.
Elvis fu accompagnato a quest'evento dalla sua fidanzata di Memphis Dixie Locker, Sam Phillips e Marion Keisker.
Sam Phillips ricordò che prima di esibirsi, Elvis era terrorizzato di andare in scena sopratutto prima di artisti già affermati. L'esordio di Elvis fu presentato da (Bob Neal) DJ di Memphis che ben presto diverrà il suo manager a livello locale.
Proprio in questa esibizione uscì allo scoperto “Involontariamente” quello che poi sarebbe diventato
“L' Elvis Style” - (il suo dimenarsi, agitare le gambe, ancheggiare), fecero presa sopratutto sul pubblico femminile... (stravolse tutti).
A distanza di tanti anni Scotty Moore ricordò; che una volta sul palco iniziarono a suonare “That's All Right (Mama) – e Elvis era così nervoso che continuava ad agitarsi e si alzò sulle punte dei piedi, le gambe che agitava avvolte da ampi pantaloni, crearono un effetto sorpresa sui ragazzi che appena lo vedevano urlavano. (La cosa colpì tutti, e per primi proprio il trio).
Fu la volta di “Blue Moon Of Kentucky”. Quando scesero dal palco fu detto loro che avevano scatenato il pandemonio ed era proprio per il fatto che Elvis seguitava ad agitare le gambe.
Questa performance resterà impressa nella memoria di Elvis, che né racconto i contenuti nel film documentario del 1972 (Elvis On Tour). “Amico, la prima volta che sono salito sul palcoscenico ero spaventato a morte. Allora avevo un aspetto diverso dagli altri ragazzi, ma non ci davo troppo peso... era una cosa naturale per me. Si misero tutti a urlare... quando tornai dietro il palcoscenico trovai il manager e gli chiesi: 'Cosa ho fatto?... cosa ho fatto?... ' e lui; 'Non preoccuparti, qualsiasi cosa sia stata, vai fuori e falla di nuovo'”.
Anni dopo Bill Walker che divenne una star della country music ricordò quella notte: “Slim Whitman era l'attrazione dello show. Poi c'ero io, e infine Elvis. Uscì prima di noi ma li stese tutti!. La gente impazziva – non avevamo mai visto nulla del genere. “Era una cosa estremamente nuova”.
Malcolm Yelvington, un altro artista sotto contratto con la Sun Records ricordava perfettamente l'impatto che quella sera Elvis ebbe sul pubblico: “Elvis rubò letteralmente lo show a Slim Whitman, che sul cartellone era la stella. Finita la serata chiesi a Slim cosa pensava di Elvis, e mi rispose..., che se avesse insistito c'è l'avrebbe fatta. Guardai Slim negli occhi e mi sembrò genuinamente compiaciuto dal successo di Elvis.”
Altro personaggio di rilievo che quella sera era presente allo spettacolo era Felton Jarvis, un produttore discografico di grande reputazione che in seguito produrrà artisti del calibro di Fats Domino, Gladys Knight & Lloyd Price – e in seguito lavorerà a tempo pieno con lo stesso Elvis una volta affermatosi.
Chet Atkins, disse che Elvis riuscì ad avere tutto il pubblico ai suoi piedi. “Era una cosa diversa, si muoveva in un modo completamente nuovo. Invece di tenere il tempo con il piede, agitava tutto il corpo... una cosa senza precedenti”. Marty Robbins, anch'egli destinato ad un'ottima carriera come cantante country, osservando l'esibizione di Elvis da un lato del palco, rimase folgorato. Dopo lo show lo avvicinò e gli disse che avrebbe inciso una sua versione di “That's All Right (Mama), ciò avvenne esattamente il 7 dicembre del 1954. A partire da quella sera molti ragazzi volevano copiare lo stile di Elvis che presto supererà i confini di Memphis. Con molta probabilità, il primo ad incidere una propia cover di “That's All Right (Mama) per la Columbia Records fu Smiley Maxedon proprio sullo stile di Elvis.
Anche un'altro ragazzo di Memphis che in seguito lavorerà con Elvis, assistette allo show – che al quel tempo non lo conosceva affatto. Alan Fortas, “Non dimenticherò mai quella scena. Dopo la sua esibizione, la gente continuava a urlare e battere le mani. Uscìì dal retro palco, estremamente intimidito e nervoso, strofinandosi le mani come se cercasse di trovare la calma. Sorrise e disse: “Mi Piacerebbe cantare altre canzoni, ma non ne conosco”. Fu Quello il primo impatto che ebbi con Elvis. Ero convinto che sarebbe stato come una stella cometa, di passaggio. Era troppo originale, e non riuscivo neppure a immaginare quanto sarebbe diventato famoso, perchè... diavolo... a quel tempo, nessuno era mai stato così grande!”.
La sera seguente ancora eccitato dallo show..., Elvis andò a casa di Bob Neal – la moglie, Helen, ebbe a sua volta una premonizione: “Questo ragazzo non è un cantante qualunque come gli altri..., ha qualcosa di diverso”.
In seguito Elvis finì per essere seguito da Neal che divenne suo manager. L'accordo sarebbe iniziato a partire dal successivo mese di gennaio del 1955.
21/03/2013 13:36
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Ehilà, ben tornato Davide, con i tuoi fantastici racconti [SM=g8147] [SM=g8147] [SM=g8147]

21/03/2013 16:31
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Re:
vali/g52, 21/03/2013 16:31:

Ehilà, ben tornato Davide, con i tuoi fantastici racconti [SM=g8147] [SM=g8147] [SM=g8147]




Grazie Vali,
ci volevano propio queste pillole...

Estratto dal libro di Cecere e riletto in parte a mio modo. [SM=g8146]


21/03/2013 16:34
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molto bello il lavoro di ricerca e approfondimento che periodicamente svolge King David!

The king will never die....Elvis forever!!
21/03/2013 17:16
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Re:
reggae..79, 21/03/2013 17:16:

molto bello il lavoro di ricerca e approfondimento che periodicamente svolge King David!




Grazie 1000!
[SM=g8431]

21/03/2013 18:06
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"Le influenze Del Re / Elvis, & La Black Music"

Joe Cocker: “Elvis era in assoluto, il miglior cantante di blues al mondo”

Il legame frà il rock and roll nella sua complessità ed Elvis in particolar modo con la musica nera, ispirarono lo scrittore Michael Bertrand che gli dedicò un intero libro (Race, Rock and Elvis).

Quello che affascinava di più Elvis era il mondo di "Beale Street", che era popolato da gente di colore.
Non era solo la musica che lo attraeva, ma andava fuori di testa per gli abiti e il loro look, tutto questo rappresentava per lui una grossa fonte di ispirazione. A Memphis, la segregazione non era così forte per gli standard del sud, ma quando Elvis era giovane, ruppe le diverse barriere razziali. Artisti del calibro di James Brown, Jackie Wilson, e Sammy Davis Jr, furono fra i suoi amici più stretti, e l’unico ad entrare nella camera ardente a dare l’ultimo saluto a Elvis quando morì, fù proprio Brown, che lo considerava ‘ il suo fratello bianco’. Il biografo Guralnick disse; “Elvis era come molti dei nostri grandi musicisti, come Robert Johnson o Ray Charles, non faceva distinzioni di classe o di razza; vedeva le persone come persone qualsiasi fosse il colore della pelle. Certamente non è quello che ci si aspetterebbe da uno cresciuto nel sud in quegli anni, in un ambiente dove all’epoca il razzismo era radicato, fù “raro” trovare una persona aperta come lui”.
Com’è dimostrato dal racconto di quando Elvis “rubò” Hound Dog a Big Mama Thornton (la descrizione romanzata viene fornita da Alice Walker nel libro Nineteen Fifty Five) si tratta di una storia piuttosto complicata. Dopo tutto 2 delle più grandi covers di Elvis di musica nera del periodo sun, furono Mystery Train & Baby Let’s Play House (di Junior Parker & Arthur Gunter), che devono molto alle canzoni country bianche.- Le accuse contro Elvis furono; rubò o copiò quello che facevano i musicisti neri e ne approfittò dal punto di vista economico, data la segregazione razziale in america.- La sua incoronazione di “Re” del rock and roll rappresentava il rifiuto motivato dal razzismo , di riconoscere il ruolo dei musicisti neri in questo genere musicale.- La sua popolarità contribuì a rendere il Blues più moderato, e Tolse il controllo di questo genere musicale agli artisti neri. L’ultima accusa, avanzata da George Nelson in (The Death Of Rhythm And Blues), probabilmente è vera, sé si accetta che il r&b sia morto. Il puro è semplice potere commerciale di Elvis e altri cantanti bianchi ha alterato il corso del r&b, anche sé è difficile dire che Elvis o qualsiasi altro artista si fossero resi conto delle conseguenze a qui questo avrebbe condotto. Sarebbe altrettanto difficile biasimare Elvis per la velocità con cui il pop leggero sparì dalle classifiche. *B.B. King sostenne che tale processo ebbe inizio con la creazione del termine rock and roll, come sé quello fosse il nome in codice dei media per dire che quella non era musica nera. Nelle interviste e nello special televisivo del 1968 per la NBC, Elvis chiarì più volte che il rock and roll non era qualcosa che lui o qualcun altro aveva creato nel 1954: “In poche parole, il rock and roll nacque proprio dalla fusione del primo Blues e i canti Gospel ”Elvis fù il primo artista bianco a riconoscere il debito verso la musica nera, anche sé un artista di spessore come lui doveva cantare più blues come affermò B.B. King, e magari a parer mio incidervi un intero album…con vari classici e stili diversi ma senza discostarsi dalla matrice originale. I Blues che ho sempre amato nelle interpretazioni del King sono; Merry Christmas Baby (inserito nell’album natalizio con la versione standard, mentre ne esiste una -Long Version- con il finale allungato per gustare al massimo tutto il Blues che Elvis tirò fuori come non mai in queste session del 1971 e James Burton fantastico alla chitarra) – Steamroller Blues (che elvis cantò alle Hawaii in occasione dei suoi concerti stellari nel 1973) Reconsider Baby (Elvis incise questo classico che fù inserito in uno degli album più belli dei primi anni ’60 – Elvis Is Back-), Stranger In My Own Home Town (nella versione di prova del luglio 1970 - assolutamente “Fantastica”, e Baby, What You Want Me To Do (quest’ultimo, un classico di Jimmy Reed dove Elvis si sarebbe trovato sempre in sintonia ed a proprio agio, ragion per cui lo ripropose in varie versioni al suo ritorno in tv nel 1968, e lo inseriva di continuo a metà spettacolo a Las Vegas al ritorno on stage nel 1969. Elvis agli inizi in risposta a un Fan a las vegas disse; “Sé avessi un ambizione, sarebbe quella di essere bravo come Arthur “Big Boy” Crudup”! Anche sé è possibile che Elvis abbia iniziato un certo tipo di Blues, ha anche aperto la strada agli artisti neri, i quali riconoscevano il suo valore come testimoniò Little Richard; “Quando venne fuori Elvis, un sacco di gruppi dicevano; “Elvis non può fare così…cosà…etc etc.. e io dicevo: “zitti”, lasciate che ve lo dica, quando sono venuto fuori io non mettevano nessun artista nero in nessuna delle 40 stazioni più importanti.Io sono stato il primo ma…ci sono volute persone come Elvis Presley, Pat Boone & Gene Vincent per aprirci la porta – e ringrazio il signore per aver mandato Elvis ad aprire la porta in modo che io potessi fare strada, capite”?.Little Richard, continuò col dire che era stato lui l’indiscusso fondatore del rnr, e che sé fosse stato bianco, sarebbe stato più grande di Elvis stesso. “A Tal proposito, in brani quali Tutti Frutti, Ready Teddy, Long Tall Sally solo per citarne alcuni…le performances di Richard erano assolutamente insuperabili, nonostante Elvis di questi ne diede ottime versioni”. In ogni caso, basta confrontare il successo della Motown nei ’60 con quello della Atlantic nei ’50 per rendersi conto che è stata davvero aperta una porta, ed Elvis è stato senza dubbio uno di quelli che contribuirono a questa apertura.
Rufus Thomas Disk-Jokey e cantante di Memphis, (da cui Elvis prese Tiger Man che cantò nel come back del 1968 e diceva spesso nei suoi show a las vegas che era stato il suo 2° singolo per la Sun Records), tracciò una distinzione fra l’uomo Elvis e gli effetti culturali del suo personaggio; “Non era Elvis a negare i meriti dei musicisti neri, erano la società e la cultura bianca”. Elvis stesso se ne faceva un vanto, quando si faceva vedere con artisti come B.B.King e Bobby Bland e li elogiava. Nel contesto sociale americano e ancor di più nel sud, si trattava di un atteggiamento significativo.
Fra i contemporanei neri di Elvis, Ray Charles sembrava essere quello che fù meno colpito da lui, anche sé più che altro sminuì la sua importanza come pioniere, piuttosto che accusarlo di aver derubato i musicisti di colore. L’amico di Elvis Jackie Wilson, affermò che le influenze erano biunivoche: “Un sacco di gente ha accusato Elvis di rubare la musica dai neri, quando invece quasi tutti gli artisti solisti neri copiavano il modo di fare di Elvis sul palco”.
B.B.King sosteneva; “Elvis Presley non ha mai rubato la musica a nessuno, io l’ho sempre rispettato come artista”. Sembra strano come Elvis non abbia mai pensato di incidere uno dei Blues più belli degli anni ’70- The Thrill Is Gone - di King. Per quanto riguarda l’approccio che Elvis ebbe con queste versioni bisogna ricordare che; “solo una delle cover di musica nera (I Feel So Bad, di Chuck Willis), è una copia vera e propia nota per nota dell’originale. Mentre la sua incisione iniziale alla Sun di (Tomorrow Night di Lonnie Johnson), è vicina all’originale ma non fù un tentativo di copiarla, mentre la sua versione di (Reconsider Baby di Lowell Fulson), spesso citata come una copia, e in realtà ben diversa dall’originale e al contempo molto sexy… e il solo di Saxophone intenso di Boots Randolph (morto all’età di 80 anni il 3 luglio del 2007), conferiscono al pezzo un momento altissimo. In Realtà, proprio per la vastità dei generi che amava ascoltare e interpretare, Elvis non accettò mai farsi definire semplicemente il Re del rock and roll. Una volta disse ad un suo Fan che l’unico Re che fosse mai esistito era solo “Gesù Cristo”! Nonostante ciò, questo titolo rappresentò un elemento di primo piano nel mito di Elvis a partire dalla sua scomparsa avvenuta il 16 agosto del 1977.


Di Davide De Blasio (Articolo del 2009)

[Modificato da (King David) 29/11/2013 21:13]
29/11/2013 21:12
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Grande articolo Davide King [SM=g8431]


07/12/2013 14:55
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Re:
aldesian65, 07/12/2013 14:55:

Grande articolo Davide King [SM=g8431]




Grazie Ivan! [SM=g8431]


08/12/2013 16:44
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"La Droga Del Colonnello"

"Il colonnello Parker si inchiodò al tavolo da gioco
perdendo ingenti somme di denaro, e il suo illustre cliente
fù schiavo del live-act in Las Vegas
"



Non si riuscirà mai a sapere con certezza quanti soldi Parker perse nei casinò di L.V.
Secondo quanto riportò il presidente dell'International / Hilton, Parker era capace di perdere 1 milione di $ all'anno, ma con molta probabilità l'ammontare della somma era più alta.

Larry Geller ricorda: "L'ultima volta che eravamo a Las Vegas nel dicembre del 1976, c'era una folla al casinò che guardava il colonnello giocare alla ruota della fortuna, il gioco più da creduloni che esista - ebbene, quella sera perse 1 milione e 400 mila $".
Quando Elvis lo seppe disse: "C'è un sacco di gente che non riesce a fare quei soldi in tutta la vita. E come fà a pagare?" 'Sono io il suo ostaggio'.

Inoltre Lamar ricorda che Elvis gli diceva: "Suonerò in questa città finchè non morirò - quel vecchio figlio di puttana deve loro così tanti soldi che lo tengono in pugno".

Il direttore dell'Hilton disse a Bill Burke nel Dicembre del 1976 ... "Quello che non capite e che mentre perdiamo soldi con Elvis sul palco, ci rifacciamo con il colonnello al tavolo verde".

Ed Bonja non era dello stesso avviso dicendo che il gioco d'azzardo di Parker non influenzasse la gestione di Elvis definendola "esagerata".
Il colonnello pagava i debiti di gioco quando si recava al casinò. Se aveva perso diversi milioni di dollari, la settimana dopo portava i contanti.
Invece di dargli 5 milioni di dollari, portava valigette piene di contanti e chiedeva direttamente al direttore quanto sconto poteva fargli se gli dava il contante al momento. Di solito se nè usciva con un milione di dollari - lo sò, per certo ... perchè ero io a portare quei soldi.

Ogni volta che Parker cercava di affrontare Presley sulla questione delle sue spese folli o delle pillole, il cantante ribatteva dicendo: "Questi sono affari miei, tu hai i tuoi".
Sopratutto negli ultimi anni, Elvis e Parker si conoscevano benissimo ed ognuno sapeva dei difetti dell'altro, e dei rispettivi punti deboli.
Tuttavia alla morte di Parker nel 1997 a Las Vegas, si stima che avrebbe perso al gioco fino a 30 milioni di $ - portato in evidenza dalla biografia curata da Alanna Nash è la storia su questa sua mania sembra non essere poi così esagerata.
20/01/2014 21:50
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Re: "La Droga Del Colonnello"
(King David), 20/01/2014 21:50:


Il direttore dell'Hilton disse a Bill Burke nel Dicembre del 1976 ... "Quello che non capite e che mentre perdiamo soldi con Elvis sul palco, ci rifacciamo con il colonnello al tavolo verde".



E' molto triste questa frase......
Grazie Davide per queste interessantissime pillole.




21/01/2014 09:05
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Ottimo approfondimento Davide [SM=g8431]

vali/g52, 21/01/2014 09:05:

(King David), 20/01/2014 21:50:


Il direttore dell'Hilton disse a Bill Burke nel Dicembre del 1976 ... "Quello che non capite e che mentre perdiamo soldi con Elvis sul palco, ci rifacciamo con il colonnello al tavolo verde".








veramente meschina!!!

21/01/2014 17:20
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davvero meschini!
21/01/2014 19:42
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Re:
aldesian65, 21/01/2014 17:20:

Ottimo approfondimento Davide [SM=g8431]

vali/g52, 21/01/2014 09:05:

(King David), 20/01/2014 21:50:


Il direttore dell'Hilton disse a Bill Burke nel Dicembre del 1976 ... "Quello che non capite e che mentre perdiamo soldi con Elvis sul palco, ci rifacciamo con il colonnello al tavolo verde".








veramente meschina!!!



Grazie Ivan! [SM=g8431]

22/01/2014 13:24
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Re: Re: "La Droga Del Colonnello"
vali/g52, 21/01/2014 09:05:


E' molto triste questa frase......
Grazie Davide per queste interessantissime pillole.







Graziie a te Vali, che hai gradito le mie pillole! [SM=g8146]


22/01/2014 13:28
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CHE TRISTEZZA!!! [SM=g7755] [SM=g7755]
23/01/2014 20:27
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40 YEARS AGO! ANNIVERSARY LIVE FROM KING!

(Elvis va sempre forte al Sud)

ELVIS ON TOUR - MEMPHIS 1974

Un totale di 5 spettacoli tutti Sold Out!

Pubblico presente ad ogni Show (12.300)
Totale incasso $ 586,000
La media Ticket si aggirava intorno ai 5$

ON TOUR Dall' 1 al 20 Marzo 1974

Stati toccati dal King: Oklahoma / Texas / Louisiana / Alabama / North Carolina / Virginia / Tennessee

Il costo dei biglietti per assistere ad uno spettacolo di Elvis:

Dettaglio costi: $10 - $7.50 - $5

Il Tour fruttò complessivamente il totale di 2.310.553.50$

Le competenze di Elvis al netto furono di 789.021,90 $




Racconto:

Per il ritorno del Re nella sua città d'adozione fu proclamato dai governatori dell'Alabama, del North Carolina "L'Elvis Presley Day".
Questo fu un Tour molto impegnativo per Elvis - il più intenso dal suo ritorno sulle scene.
Realizzò 25 spettacoli in sole 3 settimane - per queste fatiche non badò a spese e volle nel suo entourage anche il suo medico personale Dott. Nick. Per gli spostamenti il Re usufruì di un aereo personale insieme alla fidanzata attuale Linda Thompson e il suo staff. Mentre su un altro aereo viaggiavano i suoi musicisti. Inoltre, un altro aereo servì per l'intero equipaggiamento.
Anche all'epoca Elvis dimostrò di essere avanti con i tempi - quello che oggi movimenta la macchina dello spettacolo e cosa risaputa, ma molti anni fa chi poteva permettersi un simile seguito erano in pochi, se non nessuno, ed Elvis lo attivò.

Solo 3 settimane dopo la fine del suo ingaggio a Las Vegas, Elvis ricominciò ad andare in Tournèe, un giro degli USA meridionali che lo condusse in luoghi un tempo familiari come Monroe, Louisiana, Charlotte, North Carolina, Roanoke, Virginia & Knoxville, Tennessee.
Tutto andò praticamente come era sempre andato, anche se stavolta il Dott. Nichopoulos si recò in tour assieme a loro in veste ufficiale - nonostante le obiezioni di ordine finanziario sollevate da Vernon Presley e dal Colonnello e anche quelle dei colleghi di studio del dottore. (Questi consideravano il fatto che seguire un solo paziente in modo tanto esclusivo non solo era una potenziale perdita di guadagni per lo studio stesso, ma anche una minaccia per le sue capacità di giudizio indipendente come medico; Il Dott. Nichopoulos trovò comunque un accordo con i suoi colleghi, stabilendo di corrispondere allo studio l'equivalente di quanto avrebbe guadagnato giorno per giorno se fosse stato presente, e fu così che il Dottore si aggregò all'entourage di Elvis portando con se ben 3 valigie di medicinali che gli sarebbero servite per un gruppo folto di 75 persone e avrebbero permesso di risolvere qualsiasi problema).
Il Dott. Nichopoulos elaborò anche uno schema di somministrazione dei farmaci per il suo principale paziente, a partire dal momento in cui si alzava al mattino fino ad arrivare a quello in cui andava a letto la sera; Tale programma comprendeva farmaci di ogni tipo, da complessi multivitaminici e anoressanti, al decongestionante per la gola, e i 500 mm di Dexamyl prescritti come trattamento pre-show da medici di Las Vegas, dagli analgesici dei quali Elvis aveva spesso bisogno per lenire il mal di schiena e di collo ... all'Amytal, al Percodan e talvolta al Dilaudid, del quale aveva bisogno per dormire dopo lo spettacolo.
Il Dott. Nichopoulos tenne sotto stretto controllo anche l'intestino di Elvis, che continuava a dargli problemi; Elvis soffriva spesso di costipazione, e i vari lassativi che prendeva, andando a interagire con l'azione dei tranquillanti, conducevano talvolta a una vera e propia incontinenza. In generale, comunque gli riuscì di mantenere Elvis in un regime di assunzione dei farmaci equilibrato, somministrandogli di tanto in tanto un Placebo al posto di qualche sostanza che Elvis gli chiedeva con insistenza ma della quale non aveva realmente bisogno - sospettando comunque sempre che, con la conoscenza che aveva del PDR, il suo paziente si accorgesse nella maggior parte dei casi della sostituzione.
La grossa sorpresa del Tour venne rappresentata dal ritorno in scena di Jerry Weintraub e Tom Hullett della Management III. Inoltre, per la prima volta in occasione di questo Tour Elvis alloggiò in un Hotel separato, cosa che suscitò un qualche malumore, ma in generale il morale si mantenne abbastanza alto.
I Voice furono il punto focale di tutto il risentimento, e la loro generale propensione a combinare casini - del tipo; Essere sempre in ritardo, prendere l'autobus per l'aereoporto e in generale avere un comportamento poco professionale, non contribuì a renderli più graditi.
Secondo Sherrill Nielsen, sul palco l'effetto globale creato dalla presenza di tutte quelle voci era sbalorditivo. "Non conoscevo nessun gruppo che dal vivo, avesse la stessa potenza che avevamo noi quando eravamo su di giri; Per un gran finale era veramente incredibile". Alla fine, comunque, le continue lamentele gli risultarono insopportabili, e nacquero dissensi anche in seno al gruppo; Come indicato sopra ... Nielsen lasciò il tour dopo la 4^ data, e fu sostituito nel ruolo di cantante dal pianista svedese che accompagnava i Voice, Per "Pete" Hallin.
Elvis in questo periodo venne raggiunto in Tour a Monroe da una sua amica propio mentre Sheila Ryan una sua fiamma andava via. Il suo perenne bisogno come si sa dei medicinali per prender sonno e risvegliarsi fu da routine anche per questo ingaggio, e a niente valsero i consigli di chi l'accompagnava ad assumere meno porcherie possibili.
Il suo ostinarsi a prendre comunque queste medicine, gli faceva arrivare al punto come detto ... di frugare nelle valigie del suo Dott. a sua insaputa per vedere se effettivamente i farmaci che gli dava erano quelli che voleva lui, e non voleva essere preso in giro ... che un giorno per tutto il tempo non fece altro che sbottare poichè pensava che qualcuno avesse sostituito il medicinale.
Ad ogni modo, il Tour si concluse a Memphis, dove il Colonnello, senza dubbio, e rendendosi conto del problema rappresentato dal far rimettere piede Elvis in studio che era cosa improba ... a meno che non glielo portava con la forza, gli fece pensare ad un altro album dal vivo che raccogliesse la performance di quella sera del 20 marzo 1974 a Memphis. Infatti astuto com'era la vecchia volpe del colonnello, giocò sul fatto di fare in modo che l'apparizione di Elvis nella sua città natale d'adozione creasse interesse dopo 13 anni in cui non si esibiva per la sua gente.
Al pari di ogni altra esibizione di quel tour di 3 settimane, i 5 Show che Elvis tenne a Memphis fecero immancabilmente registrare il Sold Out, e infatti il quinto di questi venne aggiunto al programma all'ultimo momento, sollecitato dalle presenti richieste del pubblico e separato dagli altri quattro da esibizioni già programmate a Richmond, Virginia, Murfreesboro, Tennessee.
Fu propio per quest'ultimo concerto che la RCA fece intervenire la propia unità mobile di registrazione e catturò una performance non più studiata di qualsiasi altra di quel tour; Il prodotto finale risultò comunicare più un senso di sollievo da fine Tour che l'eccitata esuberanza che solitamente caratterizzava i grandi album dal vivo, con i recensori che presero nota della sgargiante vistosità dei costumi da scena del Re, e del suo melodrammatico sventolare la bandiera americana durante l'esecuzione di "An American Trilogy".
La testata giornalistica Memphis Press-Scimitar paragonò Elvis a Giulio Cesare, e affermò che il suo ingresso in scena al suono di "Così parlò Zarathustra" poteva essere considerato il momento più alto dello spettacolo.
03/03/2014 20:05
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"THE MILLION DOLLAR QUARTET"



"Il pomeriggio del 4 dicembre del 1956, quando lavorava con la RCA già da un anno, Elvis si trovò a passare dagli studi della Sun Records, l'etichetta di Memphis con la quale aveva pubblicato i primi singoli.
Lì incontrò Carl Perkins, Johnny Cash, & Jerry Lee Lewis, le tre nuove e brillanti stelle dell'etichetta di Sam Phillips.
Elvis sedette al pianoforte e cominciò a improvvisare "Blueberry Hill", seguito a ruota dagli altri tre musicisti; Mentre, astutamente, qualcuno iniziò a registrare. A partire da quel momento, quello che sarebbe poi passato alla storia come il "Million Dollar Quartet" interpretò decine di pezzi, alcuni per intero e altri solo per pochi secondi. In una situazione del tutto informale Presley, Cash, Lewis & Perkins ripresero canzoni propie e per la maggior parte classici del Gospel e del Country, oltre a qualsiasi altro brano passasse loro per la testa (le "perle" della sessione furono "Just A Little Talk With Jesus & Brown Eyed Handsome Man, per citare giusto qualcuno).
Sam Phillips si rese conto della magnifica opportunità di promuovere i suoi tre cantanti, che avrebbero goduto di un'ottima pubblicità se fossero apparsi in compagnia del grande Elvis (la star).
Così chiamò Robert Johnson, giornalista del quotidiano locale (Memphis Press-Scimitar), il quale si presentò con il fotografo George Pierce; in questo modo quell'incontro apparve sull'edizione del giorno seguente.
Non fu altrettanto semplice la pubblicazione di quelle canzoni. I nastri rimasero inediti finchè, nel 1981, l'etichetta discografica (Charly Records) mise in commercio un disco lungo 30 minuti e nel 1987 pubblicò il doppio album "The Complete Million Dollar Session".
Nel 2006, in occasione del 50th anniversario di quell'incontro, la RCA pubblicò un nuovo CD dove furono aggiunti alcuni brani natalizi che andarono ad aggiungere altra musica ad un prodotto dalla durata già lunga per la felicità di tutti i fan e collezionisti".
02/05/2014 13:32
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Grande Davide [SM=g8431]

"The Million Dollar Quartet" fu un momento unico e
magico nella storia della musica moderna...fortunatamente
lo hanno registrato e abbiamo la possibilità di ascoltarlo.
Una cosa vorrei sapere,ma Parker era al corrente di quello
che era successo quel giorno?...Hanno aspettato molti anni
a pubblicarlo,ma quando l'hanno fatto sempre Parker (che era
ancora vivo) cos'ha fatto/detto/guadagnato????

Un abbraccio Davide...sempre interessanti i tuoi interventi [SM=g8431] [SM=g8146]

02/05/2014 20:15
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ELVIS ON TOUR Forum Of Inglewood Los Angeles (CA) November 14, 1970 (ES)

Fonte: Elvis In Concert (Sebastiano Cecere) Inserimenti e migliorie e articoli tradotti anche dal sito norvegese e reinterpretazione del sottoscritto dove necessitava.

Elvis non stava più nella pelle quando lasciò Memphis per impegnarsi in questo nuovo breve tour di spettacoli, organizzato dalla Management III.
Naturalmente il colonnello non perse occasione per far sentire loro “chi comandava”! Quando infatti venne a sapere che qualche manager locale distribuiva gratuitamente biglietti per le personalità cittadine, scrisse immediatamente un telegramma di fuoco a Jerry: “Vorrei ricordarti che oggi Elvis è ciò che è proprio grazie ai suoi fan. Desideriamo quindi massimo rispetto per loro. E visto che trascorrono ore in coda per acquistare i biglietti, sono loro per noi i clienti privilegiati. In altre parole: Vengono prima di tutti”.
Con il passar del tempo, furono messe su vere e propie leggende sul fatto che per i concerti di Elvis non venissero distribuiti biglietti gratuiti. “Chi vuole venire allo show deve comprare il biglietto, e se qualcuno vuole invitare amici e parenti, pagherà di tasca sua.
Il discorso vale anche per me ed Elvis”, usava dire Parker.
Nonostante ciò, finì per cedere a Weintraub e soci una piccola fetta delle concessioni commerciali all'interno delle arene dove Elvis si esibiva. Ovviamente Weintraub e i suoi, tutto volevano fuorchè far innervosire il colonnello. Probabilmente soddisfatto del lavoro svolto a settembre, questi decise di affidare loro l'intera organizzazione di questo tour, per il quale era stata ventilata anche la possibilità della trasmissione di una data via circuito chiuso in cinema selezionati degli states. La cosa non si concretizzò, ma il tour fu un grandissimo successo di critica e di pubblico.
Musicalmente parlando, ci furono cambiamenti abbastanza significativi.
Nonostante gli sforzi profusi, il primo tour non aveva soddisfatto appieno Elvis.
Forse proprio per questo fu cercato e trovato un accordo con gli Imperials, il quartetto bianco Gospel che aveva contribuito in modo decisivo al Sound del suo ritorno alle scene, a Las Vegas. Inoltre Elvis impose che l'orchestra al seguito dello spettacolo fosse quella collaudata di Joe Guercio e non composta da turnisti locali. Per spostare questo esercito furono così noleggiati ben tre aereoplani. Su uno avrebbero viaggiato Elvis e il suo staff, su un altro l'orchestra composta da ventuno elementi, la sezione ritmica di sei musicisti, i nove coristi, il comico e gli accompagnatori, e sull'ultimo il colonnello Parker con il suo gruppo di collaboratori.
Questo tour vide anche l'esordio di ciò che negli anni diventerà anche per i fan un oggetto di distinzione. Nella notte tra il 19 e il 20 ottobre, Elvis aveva ritirato dal suo orefice di fiducia ben ventidue pendagli a forma di saetta sovrastata dalle iniziali TCB.
Il tutto voleva tradursi nel suo motto “Taking Care Of Business In A Flash” (Occuparsi del proprio lavoro, veloce come un fulmine). Ci sono più correnti di pensiero sull'origine di questa sua ennesima trovata: Priscilla si assume (insieme a Elvis) il titolo di averlo pensato, mentre altri dicono che Elvis prese spunto dal fumetto (Captain Marvel). Altri ancora dicono che il fulmine era il simbolo distintivo di una famiglia mafiosa di Chicago.
Elvis aveva conosciuto un poliziotto che si era infiltrato in questa organizzazione e nel corso della sua missione aveva avuto una storia d'amore con la figlia del boss.
La ragazza indossava una catenina con il fulmine e gli spiegò che questo era il simbolo della loro famiglia. Questa tesi è molto verosimile poiché Elvis è sempre stato attratto dalle storielle sulle famiglie mafiose (ancora oggi Joe Esposito, nativo di Chicago, racconta che gli chiedeva sempre delle famiglie della sua città, nonostante lui non vi avesse mai avuto nulla a che fare). Ad ogni modo il logo diventerà un altro dei marchi di Elvis e, ancora oggi come abbiamo detto, dei suoi fan.
La macchina da guerra dell' “Elvis Presley Show” aveva, a questo punto, quasi terminato il proprio collaudo. Nonostante l'età, il colonnello Parker continuava a occuparsi personalmente della pubblicità per gli spettacoli e fisicamente anticipava di un giorno l'arrivo di Elvis, onde assicurarsi che tutta la pre produzione fosse stata completata.
Insieme a lui viaggiava quasi costantemente Sonny West che, oltre a svolgere mansioni di guardia del corpo, fungeva da uomo di fiducia di Elvis all'interno dell'organizzazione e del colonnello, esattamente come Joe Esposito faceva per Parker all'interno del clan di Elvis. Nel suo libro 'Still Taking Care Of Business' del 2007, Sonny confermerà la sua altissima professionalità: Maniaco dei dettagli, si assicurava personalmente che il “suo ragazzo” (come andava chiamare Elvis) non avesse alcun problema sulla strada. Pianificava tutto, dall'arrivo all'aereoporto, ai tempi di percorrenza in auto sino all'albergo, allo stadio e addirittura le uscite che Elvis avrebbe dovuto utilizzare per evitare il rischio di finire ingabbiato tra la folla. Il costo dei biglietti per questo tour fu lasciato invariato, ossia a 5, 7,50 o 10 $. A tutti gli effetti, vuoi per gli affinamenti prettamente artistici citati, vuoi per i perfezionamenti logistici apportati, questo tour può essere ancora considerato l'ennesimo test sul campo. Nonostante il grosso successo riscosso in giro per il paese, passerà esattamente un anno prima che Elvis torni 'On the road', questa volta con una vera e propia tournèe organizzata da Weintraub e Hulet.
Sin dal ritorno alle scene, fu idea del colonnello distribuire un bonus in denaro a tutti coloro che si erano adoperati attivamente alla riuscita del tour.
Alla fine di questo tour Elvis disse che suo padre non era molto contento della cosa (in effetti il denaro regalato significava una fetta in meno da dividere tra Elvis e il colonnello).
Parker, suggerì così di destinare la somma maggiore dei bonus (2,500$) proprio a suo padre. Quando Elvis gli mostrò la lista, con fare tipico americano... Vernon disse: “Credo sia un'ottima cosa”.
******************************************************************
Si può dire che i due concerti di Los Angeles sancirono il vero è proprio ritorno di Elvis in vetta al business dei concerti americani. Per la sola data dell'Inglewood Forum furono incassati al botteghino oltre 300.000$, demolendo il record del locale detenuto dai Rolling Stones, che l'anno precedente avevano fatto registrare 230.000$.
La giornata fu un vero alternarsi di emozioni per Elvis.
Nel corso dell'intervallo tra i due spettacoli, ricevette dai propi avvocati le carte legali relative alla causa di paternità intentata contro di lui da Patricia Parker. Si trattava di una ragazza con la quale, a dir suo, aveva solo posato per delle fotografie a Las Vegas, in febbraio. La vicenda lo turbò moltissimo. Oltre a parlarne la sera stessa durante lo spettacolo, ricorderà spesso l'argomento nelle sue future conversazioni private e pubbliche, tanto che ancora nel 1974 ne fece cenno durante uno show a Las Vegas.
Per quanto riguarda invece il lavoro, era estremamente preoccupato per l'affluenza di pubblico. Per fortuna i dati gli diedero torto! Originariamente era previsto un solo spettacolo a Los Angeles, quello serale. I biglietti per l'esibizione furono però venduti in meno di cinque ore, il che forzò gli organizzatori ad aggiungere velocemente uno spettacolo pomeridiano. Tutto ciò gli diede una non indifferente “pompata” di adrenalina, e per l'occasione aggiunse in scaletta un nuovo brano (Trying To Get To You), che definì come una delle canzoni che amava di più. Dopo aver cantato (I Got A Woman), Elvis disse al pubblico di chiamarsi 'Johnny Cash' e ringraziò: “Così questo è il pubblico che ha acquistato tutti i biglietti in sole cinque ore?... grazie, grazie tante”.
Elvis indossò il famoso abito con le frange a mantello (White Wing Suit/ Long Fringe Suit/ Caped Fringe Suit) ...così viene chiamato l'abito. Usò lo stesso unicamente per questa occasione. Inoltre disse: “Tom Jones non potrebbe mai utilizzare questo vestito – è troppo grasso”.
Sin dall'inizio dell'esibizione ebbe però diversi problemi a muoversi e, infatti, Robert Hilburn non evitò di sottolinearlo: “I suoi movimenti, liberamente ispirati alle mosse di Karate, sono stati meno pronunciati che nello spettacolo pomeridiano”.
A un certo puno, esasperato, Elvis chiese delle forbici e iniziò a tagliarne le frange, che gettò al pubblico: “Dannate frange... pensavo che metterle su questo vestito fosse una buona idea. Se va avanti così non finisco il concerto”.
A prescindere dai gusti personali, le fotografie e i filmati che ci sono stati trasmessi da questo concerto, rendono piena evidenza dello splendore sartoriale posto nel confezionamento dell'abito e l'effetto estremamente spettacolare che da esso scaturiva ogni volta che Elvis pronunciava uno dei suoi altrettanto spettacolari movimenti scenici.
Prima di chiudere il concerto presentò al pubblico suo padre e annunciò il suo nuovo film: (Elvis That's The Way It Is)

John Graf era presente allo spettacolo.
Nel 2009 rilasciò le seguenti dichiarazioni: “Furono due show straordinari. Fu però quella la prima volta che sentii Elvis imprecare. Quando chiese di accendere le luci della sala e vide la folla enorme disse: 'Cazzo, ma quanto è grande questo posto?”.
Ma ecco la sua testimonianza completa:
“Ricordo che io è mio fratello Bobby trascorremmo la notte in auto per essere sicuri di riuscire ad acquistare i biglietti. Fu però divertente parlare a lungo con tanti altri fan nella stessa attesa. Il giorno del concerto, mentre aspettavamo che aprissero le porte, arrivò un grosso autobus con la scritta sul lato 'The Elvis Presley Show'. Tutti pensavano che a bordo c'era Elvis, così lo inseguimmo. Effettivamente dal bus saltò fuori un sosia di Elvis, vestito come lui che servì per depistare la folla che prevedibilmente avrebbe accerchiato l'autobus. La cosa funzionò perfettamente.
Quando entrai nel forum mi chiesi: 'Come può una sola persona pensare di riempire un edificio così grande?... Ehi, ma questo è Elvis! E stò per andare a vederlo per la prima volta in vita mia”.
All'interno non vidi altro che migliaia di persone, striscioni, poster e souvenir di Elvis e gli immancabili imitatori, con le basette lunghe sino ai piedi. Dopo un comico, le luci si abbassarono e sentimmo il riff di chitarra di (That's All Right), e sul palco piombò questo ragazzo con un abito con delle frange lunghissime. Prese la chitarra e iniziò a vibrare le gambe a 100 miglia all'ora. Si muoveva molto durante le canzoni, ed era semplicemente spettacolare. A un certo punto si trovò imbrigliato nelle frange del vestito, tanto che Charlie Hodge fu obbligato a tagliare con le forbici per riuscire a liberarlo.
Quella sera Elvis era in ottima forma e di buon umore. Sono felice di averlo visto in uno dei suoi momenti migliori. Le parole 'Elvis Has Left The Building' mi risuonano ancora nella testa e mi fanno sempre sorridere”.


Rassegna Stampa

“Los Angeles Times”
“Quando è salito sul palco Elvis ha fatto impazzire il pubblico presentandosi come Johnny Cash.
Sia il senso del ritmo del concerto che la sua abilità di Showman sono sembrate più nitide durante il concerto del pomeriggio”.
Robert Hillburn

“Herald Examiner”
“Folla di tutto esaurito accoglie Presley”
Sono passati tredici anni dall'ultima esibizione di Elvis a Los Angeles, al Pan Pacific.
Quella sera, secondo quanto riferito da un quasi trentenne, allora appena Teenager, furono portati all'isteria. 'Un esperienza indimenticabile'. E così è stato anche sabato scorso.
Presley è stato accolto da 37.398 Fan per due esibizioni al forum. Hanno fotografato e urlato, ma poi hanno mostrato rispetto e gran voglia di vedere, ascoltare e apprezzare il magico mondo che Presley ha creato nei passati quindici anni. Dubito che qualcuno sia rimasto deluso.
Le molte facce di Presley si sono svelate al pubblico che ha esaurito i biglietti per le due performance in sole nove ore dalla loro messa in vendita, due mesi fa.
Vocalmente Elvis è molto dinamico. La sua voce profonda, ricca e potente esce magnificamente dall'impianto del forum.
Frank H. Lieberman


“The Hollywood Reporter”
Elvis è veramente il re. Per quanto Tom Jones e Mick Jagger possano darsi da fare sul palco, sanno bene chi devono sconfiggere. Ed è proprio lì la chiave del successo di Presley. Lui sa benissimo chi è e che cosa fare. Non ha bisogno di cercare di vendere la sua “merce”: Questa è ovunque nello stadio. Lo spettacolo di Elvis Presley è di classe superiore. Ed è curioso vedere come, nel corso di tutto lo show, riesca a ironizzare su se stesso e sui suoi fianchi. Una nota di credito speciale va comunque al suo batterista, Ronnie Tutt, che accentua – con perfetto tempismo, tutti i suoi movimenti.
Sue Cameron

Musicians

Band leader and Lead Guitar; James Burton – Rhythm Guitar; John Wilkinson – Backing Vocals and Acoustic Guitar; Charlie Hodge – Bass; Jerry Scheff – Drums; Ronnie Tutt – Keyboards; Glen D. Hardin – Joe Guercio and his Orchestra – Backing Vocals; The Hugh Jarrett Singers – Backing Vocals; The Sweet Inspirations (Myrna Smith, Sylvia Shemwell, Estelle Brown) – Backing Vocals; Kathy Westmoreland.


Rassegna Stampa:

ELVIS IS BACK

Postato da Scott Harrison
14 Novembre 1970.

Elvis Presley si esibisce in uno show tutto esaurito al Forum di Inglewood
Il critico musicale del Los Angeles Times “Robert Hillburn” ha scritto:
Dopo 13 anni ritorna ai suoi primi spettacoli locali. I due concerti di sabato di Elvis a (Inglewood) hanno sbancato il botteghino a teatro e hanno dimostrato ancora una volta le qualita dinamiche che lo hanno reso la massima attrazione musicale della nazione.
Il ricavato lordo di 313.000 $ dei concerti sponsorizzati da Management III in collaborazione con Concert Associates e Concert West, ha facilmente superato il record del ricavato di 238.000 $ derivante dai due concerti dei Rolling Stones dello scorso anno.
Sostenuto dagli stessi elementi di supporto (gli Imperials e le Sweet Inspirations piu il comico Sammy Shore) che sono stati con lui a Las Vegas, i concerti di sabato tenuti da Presley erano simili nel disegno ma differenti nei risultati.
Nel pomeriggio Elvis era in forma migliore per quanto riguarda il suo tempismo e la sua spettacolarità. I suoi movimenti e le mosse di karate, le rapide giravolte o gli occasionali colpi d'anca erano meno pronunciati nello show serale.
Dopo un’estenuante interpretazione di Polk Salade Annie Elvis cade sul pavimento e ci rimane per diversi secondi come se fosse esaurito, e poi si alza con un sorriso sul volto.
Presley era tornato a Los Angeles dopo 13 anni. Aveva aggiunto un'orchestra e nuove canzoni, ma aveva ancora un'eccellente voce Country-Blues, un carisma personale e capacita di intrattenimento straordinari. Lui ha dimostrato di essere ancora primo di tutti.
Il fotografo in pensione Harry Chase ha riportato il servizio del concerto.
Le 11 immagini della foto gallery di cui sopra sono state recentemente scannerizzate dai negativi da 35 mm originali in bianco e nero. Una di esse, quando Elvis si piega sul ginocchio e canta Hound Dog, fu pubblicata assieme alla recensione di Hillburn il lunedì 16 marzo 1970. (Vedi sezione prima pagina).

Data del concerto: 14 Novembre 1970 (20:30). Los Angeles CA
I fans si riuniscono al foro per Elvis
di:Robert Hilburn
Los Angeles Times
16 novembre 1970

Dopo 13 anni ritorna ai suoi primi spettacoli locali. I due concerti di sabato di Elvis a Inglewood hanno sbancato il botteghino a teatro e hanno dimostrato ancora una volta le qualita dinamiche che lo hanno reso la massima attrazione musicale della nazione.
Il ricavato lordo di 313.000$ dei concerti sponsorizzati da Management III in collaborazione con Concert Associates e Concert West, ha facilmente superato il record del ricavato di 238.000$ derivante dai due concerti dei Rolling Stones dello scorso anno.
Sostenuto dagli stessi elementi di supporto (gli Imperials e le Sweet Inspirations piu il comico Sammy Shore) che sono stati con lui a Las Vegas, i concerti di sabato tenuti da Presley erano simili nel disegno ma differenti nei risultati.
Nel pomeriggio Elvis era in forma migliore per quanto riguarda il suo tempismo e la sua spettacolarita. I suoi movimenti e le mosse di karate, le rapide giravolte o gli occasionali colpi d anca erano meno pronunciati nello show serale.
E 'stato un pubblico molto divergente, un incrocio tra quello che si potrebbe trovare a un concerto di Tom Jones , il pubblico dell' americano medio adulto, e quello giovane di un tipico concerto rock. E 'stato un pubblico di fedeli e di curiosi dai capelli lunghi e capelli corti, vecchi fan (ora nella fascia di età 25-35) e quelli nuovi.
Il primo spettacolo è iniziato 15 minuti dopo l'orario in programma cioe le 15:00 .
Dopo un'ora di preliminari e di pausa, il calore del pubblico era al picco. Nove guardie di sicurezza in uniforme più Col. Tom Parker, manager di Presley e Jerry Weintraub, incaricato di promuovere il tour nelle otto città, erano seduti sulle panchine di fronte al palco per premunirsi contro i fan troppo zelanti. Ma non ci sono stati incidenti .
Alle 04:15, le luci si abbassano. Nel momento in cui il chitarrista James Burton suona le prime note di “That’s Alright Mama” Presley sale sul palco. Indossa una tuta bianca stile Apache con una corda rossa a mò di cintura intorno alla vita. Centinaia di flash illuminano il Forum. "Ti amo Elvis," una donna che urla dal pubblico. Altri stridono o gridano parole simili. I flash delle macchine fotografiche sono cosi luminosi che lui deve ripetutamente chiudere gli occhi.
"Salve, sono Johnny Cash", dice al pubblico introducendo frasi umoristiche che tanto gli piacciono sul palco.
Altera uno dei versi di "Love Me Tender" come una mossa gag per “You don’t have to say you Love me” per poi girarsi e trascinarsi con effetto drammatico in "You've lost that lovin feelin" Di nuovo si accendono i flash..
Dopo un’estenuante interpretazione di "Polk Salad Annie", cade a terra, rimane lì per diversi secondi in finto esaurimento, poi si alza con un sorriso sul suo volto. Dopo Johnny B. Goode ", egli introduce il chitarrista Burton come Chuck Berry e il pianista Glen D. Hardin come Jerry Lee Lewis.
Presley poi ha passato in rassegna alcuni dei suoi primi successi ("Heartbreak Hotel", "Blue Suede Shoes", "Hound Dog" e il brano gospel "How Great Thou Art") prima di arrrivare a "Bridge Over Troubled Water", "Suspicious Minds", "Funny How Tempi Slips Away" di Willie Nelson e, infine, "Can’t Help Falling in Love ". Come sempre non ha fatto il bis.
E’ stato sul palco per 50 minuti.
Nello spettacolo serale, Presley si è cambiato e apparso in una tuta con lunghe frange lungo le maniche. Le selezioni erano le stesse, solo che ha aggiunto "One Night", "Love Me" e "Trying To Get To You".
Poichè il concerto serale è stato un tutto esaurito in meno di 10 ore, Presley si è sentito particolarmente vicino al pubblico serale. Forse è per questo che si è impegnato - insolito - per lui - in azioni come dedicare del tempo a negare certe storie (non specificate ma ovvie per il pubblico) che erano state pubblicate da poco sulla sua vita privata e per ricordare al pubblico (in un certo senso, credo per ringraziare per la sua fedeltà) di quanti dischi ha venduto e per dire che il suo nuovo film, un documentario MGM nel suo ultimo lavoro di Las Vegas, è il miglior film che abbia fatto in 10 anni.
Anche se il ritmo e l'esecuzione dello spettacolo serale sembravano meno precisi rispetto al concerto precedente, il pubblico ha risposto con lo stesso entusiasmo.
Presley è tornato a Los Angeles dopo 13 anni. Egli ha aggiunto un orchestra e alcune nuove canzoni, ma ha ancora l' eccellente voce Country-Blues, un carisma personale e capacita di intrattenimento eccezionali .
Egli ha dimostrato di essere ancora primo di tutti.

Per gentile concessione di Francesc Lopez

04/09/2014 19:58
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