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Governo Italia

Ultimo Aggiornamento: 07/07/2023 11:21
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13/12/2010 15:38
 
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Berlusconi: "No a una crisi al buio
Patto di legislatura con i moderati"


Discorso del premier in Senato:
«Pronti a cambiare la squadra».
Bossi rilancia: «Meglio il voto».
Fli e Udc: «Basta, ora si dimetta»


ROMA
Lastampa.it -L’intervento di Silvio Berlusconi questa mattina al Senato ha aperto le danze delle ventiquattro ore più difficili per il governo che domattina sarà chiamato alla prova di un voto di fiducia scontato a Palazzo Madama ma in bilico alla Camera.

Il premier ha lanciato un appello a tutti i moderati presenti in Parlamento: e sul tavolo ha messo il «rafforzamento della squadra di governo», l’aggiornamento del programma e anche la modifica della legge elettorale, a condizione che venga preservato il bipolarismo. Il tutto sigillato da un «patto di legislatura» offerto a «tutti i moderati presenti in Parlamento».

Il discorso del premier
Nel suo intervento al Senato, il premier bolla come «una follia politica» l’apertura di una crisi «priva di soluzioni». Per difendere il suo esecutivo, Berlusconi fa leva sul’assenza di proposte alternative anche nel campo di chi vuole sfiduciarlo: «Comprenderei se chi volesse sfiduciare il governo invocasse le elezioni anticipate o indicasse un nuovo premier. Non riesco invece a comprendere che spirito animi chi vuole aprire una crisi al buio». Una crisi che, comunque, Berlusconi mostra di non temere: secondo il premier, infatti, «è vana la speranza di chi vuole azzerare i risultati delle elezioni portando al governo chi non ha prevalso».

Il pericolo speculazione
L’argomento principe usato da Berlusconi per sostenere la sua volontà di andare avanti è quello della stabilità di cui ha bisogno il paese per non subire gli attacchi della speculazione. Prima si scaglia contro «la costellazione di forze che vorrebbero trascinare il paese nella spirale del declassamento», poi sottolinea che se il debito italiano non è più sotto tiro è per la politica di rigore adottata dal governo. E accusa chi non riconosce gli sforzi dell’esecutivo di ricorrere a critiche «pretestuose, generiche e qualunquiste». «Così si lavora contro l’interesse nazionale», aggiunge. Stabilito che non ci sono alternative al suo governo, Berlusconi si concentra sull’appello a finiani e centristi. Con il Fli Berlusconi usa poco bastone e molta carota: «Sono certo che nessuno di voi - dice rivolgendosi agli uomini di Fini - intende gettare ciò che abbiamo costruito insieme. Sono convinto che ciascuno di voi sa che qualunque divisione è legittima; ma la rottura no, la sfiducia al governo no, la rottura del campo dei moderati no».

L'appello ai finiani
«Tutto si può fare - aggiunge Berlusconi - ma non si può progettare un’alleanza con la sinistra per questa legislatura camuffandola con il governo di transizione». Se i finiani volessero cambiare campo, per Berlusconi dovrebbero essere i primi a chiedere di tornare davanti agli elettori per spiegare «perchè si è cambiata idea». Se invece sono «sinceri e leali» allora il «senso di responsabilità verso il paese»,impone di «rinnovare la fiducia al governo». È a questo punto che Berlusconi si rivolge per la prima volta ai centristi di Casini. La fa indirettamente, sostenendo che la strada appena indicata «vale anche per chi non era con noi nelle elezioni del 2008». Se le forze moderate votassero la fiducia «si eviterebbe una crisi al buio e si consentirebbe il completamento delle cinque azioni programmatiche votate a settembre». La sua ricerca di nuovi sostegni parlamentari lo porta a una apertura anche verso il piccolo partito liberale, rappresentato in Parlamento dall’ex Paolo Guzzanti, al quale assicura una ripresa del tema delle liberalizzazioni.

Il nodo della legge elettorale
Non manca un accenno alla legge elettorale, che Fini chiede di cambiare: per Berlusconi se ne può parlare, con l’unico «limite invalicabile» della difesa del bicameralismo, perchè «i cittadini quando vanno a votare devono sapere chi sarà il leader». Ma Berlusconi non chiede un semplice sì: la sua offerta è quella di un’unione stabile di tutti il campo dei moderati. «Il popolo dei moderati ci chiede di unirci per il bene dell’Italia», dice il premier, che elenca le forze che vorrebbe vedere riunite: il pdl, la lega nord, il Fli e l’Udc. «L’unità dei moderati è il frutto più prezioso di questa fase e della mio ultradecennale patrimonio politico. Nessuno può essere osì irresponsabile da distruggerla volontariamente o involontariamente», sottolinea Berlusconi. «Oggi - sottolinea Berlusconi - non è in gioco il presidente del Consiglio. Il nostro paese ha bisogno di stabilità e di governabilità per le riforme. Garantire la stabilità è la prima condizione per mettere in sicurezza il paese e l’unità del’area moderata. Se otterremo la fiducia lavoreremo per ricomporre l’unità dei moderati a partire da chi è con noi nella stessa famiglia europea e per rafforzare la squadra di governo». La conclusione è all’insegna di un moderato ottimismo: «La ragionevolezza e la responsabilità vincono sempre sull’irragionevolezza e l’irresponsabilità, il bene comune prevale sempre sull’egoismo».

Casini: "Se non si dimette sono solo chiacchere"
Se invece la fiducia non dovesse arrivare, Berlusconi è convinto che le elezioni lo vedranno di nuovo vincitore: «Sono certo che il popolo, quando verrà il momento, saprà valutare i meriti e le responsabilità di ciascuno». «Discorso, equilibrato», commenta Bossi, che però aggiunge:« Con un voto in più, però, non si governa». Allora intanto oggi si vive, da domani dal vivere si passa al filosofare. Cioè: vedere cosa fare con l’Udc, e pazienza se nell’oggi Casini ribadisce la richiesta di dimissioni dell’esecutivo. Intanto è tra i finiani che si fa febbruile la cogitazione sul da fare. Fini riunisce i suoi, tra i quali circolano pare delle perplessità. Da qua a stasera un chiarimento definitivo. «Non mi sembrava una apertura ma un’autodifesa di un governo che riteniamo non abbia governato», è invece il commento che arriva dall’Udc. «Se Berlusconi si dimette prima del voto dell’aula alla Camera allora vuol dire che crede a quello che ha detto al Senato, se no sono chiacchiere», attacca Casini.

L'ultimo appello ai finiani: "La notte porti consiglio"
Berlusconi ha poi di nuovo preso la parola per porre la questione di fiducia sulla mozione Pdl-Lega. Il premier ha invitato Fli a riflettere: «La notte porta consiglio, non rompete l’unità dei moderati». Sulla Russia Berlusconi ha respinto ogni accusa: «Non un dollaro finisce nelle mie tasche, lo giuro sui miei figli e sui miei nipoti. Ho fatto fare contratti importanti ad Eni, Enel e Finmeccanica. Dalla Russia importiamo il 30% dell’energia che consumiamo. Ho rapporti di amicizia con Putin e Medvedev e loro vogliono la democrazia, ma vengono da un passato totalitario. L’opposizione, che oggi accusa, stava con la Russia quando non doveva e poi fu Prodi che firmò l’accordo per South Stream». Berlusconi, nella replica al Senato, ha difeso l’operato del governo sul terremoto in Abruzzo e sui rifiuti a Napoli. «Volevamo togliere le macerie dal centro dell’Aquila - ha detto Berlusconi - ma il comune ha preferito affidare i lavori ad imprese locali. Ad ogni modo per la ricostruzione del centro de L’Aquila ci vorranno anni. A Napoli per i rifiuti il comune non ha fatto nulla. Bisognerà costruire 3 termovalorizzatori». Infine sulla scarsa crescita del Pil Berlusconi si è giustificato: «Rispetto agli altri paesi abbiamo un enorme debito pubblico che il Pci contribuì ad aumentare. Ci penalizza la mancanza dell’energia nucleare e delle infrastrutture, a causa degli ambientalisti». L’aula del Senato voterà domani mattina la mozione Pdl-Lega, sui cui il Governo ha posto la questione di fiducia. Le votazioni, a scrutinio palese, avverranno per appello nominale. La mozione Pdl-Lega afferma: «Il Senato approva le comunicazioni del Presidente del Consiglio».
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“La curva sud ci ha dato una lezione, si può anche perdere, si possono anche subire amare sconfitte, ma con quegli striscioni che hanno esposto ci hanno fatto capire che nei momenti sfavorevoli bisogna aumentare le energie. Loro ci danno la fede noi gli dobbiamo dare il carattere”. Dino Viola
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