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"La regina della giungla ha bisogno di noi"

Ultimo Aggiornamento: 16/02/2010 12:53
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16/02/2010 12:53
 
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L'Italia è tra i principali consumatori di risorse provenienti dai Paesi in cui i felini vivono
L'Italia è tra i principali consumatori di risorse provenienti dai Paesi in cui i felini vivono
Tigri verso la scomparsa, in natura ne sono rimasti solo 3.200 esemplari. L'appello del Wwf: cambiare si può


MILANO- Il 14 febbraio inizia, per il calendario cinese, l'anno della tigre. Ma di questo animale rimangono al mondo solo 3.200 esemplari. È l'allarme lanciato dal Wwf che ricorda come il 2010 sia stato decretato dall'Onu come l'anno internazionale della biodiversità e proprio per questo l'associazione ha scelto il grande felino «come simbolo della natura che scompare e che dobbiamo difendere».

L'HABITAT CHE SCOMPARE - La tigre è, insomma, il paradigma di un mondo che non si cura più di se stesso e che nell'estinzione di specie animali che hanno per millenni abitato il pianeta ha la cartina di tornasole di un ambiente sempre più soggetto ad attacchi: deforestazione, consumo del territorio, inquinamento. Dal 1940 ad oggi si sono già estinte tre sottospecie di tigre e una quarta, la tigre della Cina meridionale, non viene più avvistata in natura da circa 25 anni. In molte parti dell'estremo oriente, dove è in vigore il calendario cinese, ci si prepara a festeggiare il passaggio alla nuova stagione, appunto nel segno della «regina della giungla». Ma la «regina» ha davvero ben poco da festeggiare, fa notare il Wwf. L'ultimo anno della tigre era stato il 1998: da allora il loro habitat si è ridotto del 40% e oggi occupa solo il 7% di quella che era stata la loro storica area di diffusione. A minacciarle, oltre ai cambiamenti climatici e alla riduzione delle superfici a foresta, c'è l'azione diretta dell'uomo. Sono infatti oggetto di una forte azione di bracconaggio, legata al commercio illegale di parti del loro corpo.

LE AREE A RISCHIO - Sono una decina i punti critici nel mondo dove la scomparsa delle tigri ha già fatto suonare più di un campanello d'allarme: dall'India alla Russia, dalla Cina alla Malesia. E un ruolo fondamentale nella progressiva estinzione di questi felini ce l'hanno anche gli Stati Uniti e l'Europa: i primi, nel cui territorio sono ospitati in zoo e parchi più esemplari in cattività - ovvero oltre 5 mila - rispetto a quelli che esistono in natura, e dove vigono poche leggi contro il traffico di pelli, parti di corpo e altri prodotti derivati; la seconda per l'elevata domanda di olio di palma (circa 6 milioni di tonnellate ogni anno) che è tra le principali cause della deforestazione nell'area asiatica.

INVERSIONE DI TENDENZA - Non tutto è però perduto: a fine gennaio la prima conferenza asiatica sulla Conservazione della tigre ha visto 13 nazioni concordi nell'impegno a raddoppiare il numero delle tigri presenti in natura entro il 2022. A settembre, inoltre, si terrà in Russia un summit speciale in cui tutti gli Stati interessati dalla presenza dei felini, le organizzazioni ambientaliste e istituzioni come la Banca Mondiale si riuniranno per stilare un'ambiziosa scaletta per la loro salvaguardia.

LE COLPE DELL'ITALIA - «Se ci si impegna seriamente per la loro conservazione, le tigri hanno ancora una speranza di sopravvivere - commenta Massimiliano Rocco, responsabile del Programma Specie del Wwf Italia -. Sono animali che prosperano in natura quando ben protetti dal bracconaggio e dalla perdita di habitat e se hanno cibo sufficiente. Ma questo non basta. Quello che serve ora è il concreto sostegno politico garantito dall’intera comunità internazionale, che sfrutta in maniera insostenibile e il più delle volte senza preoccuparsi delle proprie responsabilità le risorse naturali. L’Italia, per esempio, è uno dei maggiori importatori di fauna e flora selvatica da quei Paesi. In quest’Anno della Tigre e al summit internazionale che si terrà a settembre, la comunità internazionale avrà l’opportunità di impegnarsi concretamente nella conservazione della tigre, per impedire che i nostri figli vengano privati della sua immagine e di tutto ciò che questo splendido felino rappresenta nella cultura di noi tutti».

Redazione online
11 febbraio 2010
corriere.it
[SM=g1552515]



Spuntarono le prime stelle. Non sapeva che si chiamava Rigel, ma la vide. E sapeva che presto sarebbero spuntate tutte e che ci sarebbero stati tutti i suoi amici lontani. "Anche il pesce è mio amico"disse ad alta voce. "Non ho mai visto e mai sentito parlare di un pesce simile. Ma devo ucciderlo. Sono contento che non dobbiamo cercare di uccidere le stelle". Pensa se ogni giorno un uomo dovesse cercare di uccidere la luna, pensò. La luna scappa. Ma pensa se ogni giorno uno dovesse cercare di uccidere il sole...siamo nati fortunati, pensò. Poi gli dispiacque che il grosso pesce non avesse nulla da mangiare e il dispiacere non indebolì mai la decisione di ucciderlo. A quanta gente farà da cibo, pensò. Ma sono degni di mangiarlo? No, no di certo. Non c'è nessuno degno di mangiarlo, con questo suo nobile contegno e questa sua grande dignità.
Non capisco queste cose, pensò. Ma è una fortuna che non dobbiamo cercare di uccidere il sole o la luna o le stelle.

Basta già vivere sul mare e uccidere i nostri veri fratelli.
E. Hemingway, "Il vecchio e il mare"



Quando brillava il vespero vermiglio,
e il cipresso parea oro, oro fino,
la madre disse al piccoletto figlio:
"Così fatto è lassù tutto un giardino".
Il bimbo dorme e sogna i rami d'oro,
gli alberi d'oro, le foreste d'oro,
mentre il cipresso nella notte nera
scagliasi al vento, piange alla bufera
Giovanni Pascoli



Da bambino volevo guarire i ciliegi
quando, rossi di frutti, li credevo feriti
la salute per me li aveva lasciati
coi fiori di neve che avevan perduti...
e un sogno fu un sogno ma non durò poco
per questo giurai che avrei fatto il dottore
e non per un Dio ma nemmeno per gioco,
perchè i ciliegi tornassero in fiore,
perchè i ciliegi tornassero in fiore
F. de Andrè

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