Il dramma di John Travolta in tribunale..Quando lo show business trionfa
Processo contro un ex senatore e un infermiere che avevano ricattato l'attore dopo la morte del figlio
di Flavio Pompetti
NEW YORK (30 settembre) - L'agonia di un giovane afflitto da autismo in preda all’ennesima e conclusiva crisi epilettica. L’incertezza dei genitori di fronte alle alternative mediche. E poi la cupidigia di chi pensa di aver trovato il modo per arricchirsi sul dolore altrui; il cinismo di un consulente legale che istiga e rilancia il ricatto, e la logica cieca del gossip televisivo che rischia di dare man forte ai ricattatori. Il tutto condito con la superstizione e le regole assurde di un culto religioso di gran moda.
Il peggio della cultura dello show business americano è in mostra in questi giorni sui banchi di un tribunale delle Bahamas, al quale l’attore John Travolta ha chiesto di condannare i due artefici del ricatto, tentato contro di lui subito dopo la morte di suo figlio Jett lo scorso gennaio.
Travolta e sua moglie Kelly Preston hanno smentito per anni le voci della malattia che affliggeva il maggiore dei loro due figli, ed è probabile come raccontano ora conoscenti ed amici, che nel curarlo abbiano seguito terapie mediche alternative ai sedativi, visto che questi ultimi sono banditi dalla chiesa Scientology alla quale i due appartengono.
Senza i sedativi, Jett era più esposto alle crisi epilettiche che accompagnavano la sua malattia, come appunto quella fatale, che lo ha colto da solo nel bagno dell’albergo Old Bahama Bay nel quale la famiglia era in vacanza, e che lo ha fatto cadere a terra, battendo la testa sul bordo della vasca da bagno.
Una chiamata al pronto soccorso, l’invio dell’ambulanza. Di fronte al personale paramedico Travolta e la moglie esitano a decidere se il figlio va ricoverato in un ospedale locale, o piuttosto messo su un volo per gli Stati Uniti. Pressato ad agire, l’attore firma una liberatoria nel quale scagiona gli infermieri e il Rand Memorial Hospital che ha inviato l’ambulanza, dall’eventuale responsabilità per la sorte del ragazzo. In realtà non ce n’è bisogno: il trauma cranico ha procurato lesioni gravi, Jett muore e viene portato allo stesso ospedale per gli accertamenti. Resta nelle mani dell’autista dell’ambulanza Tarino Lightburne il documento, che letto fuori dal contesto dell’emergenza in cui è stato firmato, può generare dubbi: “I Travolta erano stanchi di lottare contro la malattia del figlio” si legge già l’indomani della tragedia.
Lightburne sente l’odore dei soldi e ingaggia l’avvocatessa Pleasant Bridgwater, ex senatrice dello stato dell’arcipelago, che per conto del cliente cerca di vendere il foglio. La rivista Time e l’anchorman della Cnn Larry King sarebbero interessate, specie se accompagnate da foto del giovane morente. La Bridgewater tenta anche la strada diretta contattando i legali di Travolta: «Vi offriamo la prima opzione di acquisto, per evitare che siano i media ad entrarne in possesso». Avvocato e cliente non sanno di avere le linee telefoniche sotto controllo quando litigano tra loro per la somma: «Stai svendendo, io voglio almeno 25 milioni di dollari» dice Lightburne. Si accordano per 15 di fronte ad un telecamera nascosta che li sta riprendendo, ma la controparte dopo averli attirati nel tranello li denuncia e li porta entrambi in tribunale.
E’ qui che Travolta per la prima volta la settimana scorsa ha ammesso la vera malattia del figlio. E qui che ieri l’accusa ha mostrato nastri e video che incastrano i due mancati estorsori.
In quanto al documento, è già finito nel posto giusto: quando si è reso conto del pasticcio in cui si era cacciato, Lightburne gli ha dato fuoco con la fiamma di una candela e lo ha fatto sparire con un colpo di catena nel bagno della sua casa.
ilmessaggero