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dal dialogo: L' IMMACOLATA CONCEZIONE del 24-11-2002

Ultimo Aggiornamento: 13/09/2009 07:08
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13/09/2009 07:02
 
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Da: Soprannome MSN7978Pergamena Inviato: 27/11/2002 10.58

Qualcuno potrebbe chiedersi cosa c'entri la Theotokos, il termine, con l'Immacolata che stiamo approfondendo....ebbene...per comprendere l'Immacolata...bisogna cominciare a capire chi è Maria...ma ancora di più chi è il Figlio...non basta dire "è Gesù il Figlio di di Dio"....bisogna tornare alle radici delle prime discussioni in materia proprio CRISTOLOGICA.....per poterci capire veramente qualcosa...per questo vi chiedo la pazienza di leggere con calma tutte e tre le parti, nella finale avremo l'Immacolta.

2. Attualità del titolo Theotokos

Maria, con la sua maternità divina ha fatto di Dio l’Emanuele, il Dio con noi. Questo titolo comporta un arricchimento della stessa rivelazione di Dio. In questa linea esso si rivela straordinariamente significativo anche per l’uomo d’oggi.

2.1. Attualità teologica

Il titolo ci parla prima di tutto dell’umiltà di Dio che ha voluto avere una madre, proprio oggi quando siamo arrivati al punto in cui, alcuni rappresentanti dell’esistenzialismo trovano strano, offensivo e umiliante dover avere una madre, perché questo indica dipendere radicalmente da qualcuno, non essersi fatti da sé, non poter progettare interamente da soli la propria esistenza. L’uomo che guarda dunque in alto, in cerca del vertice di una piramide esistenziale su cui spesso non trova che il Nulla, non si accorge che Dio è sceso ed ha rovesciato questa piramide, mettendosi alla base, per prendere su di sé tutto e tutti, rinchiudendosi nel grembo di una donna. Risalta l’infinito contrasto tra il Dio dei filosofi e questo Dio che scende nella materia, nella concretezza e nella realtà: "Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò suo figlio nato da donna" (Gal 4,4). Egli che si fa carne nel grembo di Maria, si farà presente nel cuore stesso della materia del mondo, nel pane dell’Eucaristia, per vivificarla dall’interno.

S. Ireneo afferma, a questo proposito, che chi non capisce la nascita di Dio da Maria, non può nemmeno capire l’Eucaristia (Adversus haer. V. 2,3, Sch 153, p. 345). Scegliendo la via materna per rivelarsi a noi, Dio ci ha ricordato che tutto è puro, ha proclamato la santità delle cose che ha creato, ha santificato e redento non solo la natura in astratto, ma anche la nascita umana e tutta la realtà dell’esistenza. Soprattutto Dio ha rivelato la dignità della donna in quanto tale. La dignità di Theotokos conferita a Maria, ci rivela che Dio, infinitamente prima delle lotte e della proclamazione della "promozione della donna", ha dato alla donna un tale onore e la circondata di tanta grandezza da farci restare senza parole.

2.2. Attualità cristologica

L’attualità di Theotokos si rivela più evidentemente se dalla teologia passiamo alla cristologia. Oggi tutti ammettono senza difficoltà che Cristo era un uomo come noi, anzi si fa a gara nello spingere questa affermazione fino al limite del blasfemo, riconoscendo in lui una presenza anche di peccato. Il problema oggi è inverso: riguarda la divinità di Cristo. Alcuni autori cattolici hanno elaborato le così dette "nuove cristologie" che si distaccano radicalmente da quella tradizionale e dove si afferma che Cristo è Dio, solo nel senso che "in lui agisce Dio". Quindi egli non sarebbe un vero Dio, ma la rivelazione del vero Dio, cosa infinitamente diversa. Schönenberg, ad esempio, sostiene che Gesù è in una persona, ma una persona umana non divina: alla dottrina delle due nature, l’umana e la divina, unite nell’unica persona di Cristo, egli sostituisce la dottrina della presenza della divinità nella persona umana di Cristo. All’essere si sostituisce l’esserci, cioè Cristo non è Dio, ma in Cristo c’è Dio!

L’estrema conseguenza eretica è che Gesù è il Verbo di Dio non in forma reale ma solo intenzionale nel senso che il Padre avrebbe previsto e amato nel suo pensiero eterno, l’esistenza dell’uomo Gesù che un giorno sarebbe nato da Maria, preesistente, quindi, come preesistiamo tutti dal momento che ogni uomo è stato prescelto e predestinato da Dio come suo figlio prima della creazione del mondo (Cf. Ef 1,4).

Contro questa dottrina che oltre a negare la divinità di Cristo, rinnega il mistero stesso della Trinità, la Chiesa, professando e proclamando Maria Theotokos, professa e proclama la sua fede nella vera identità di Gesù, Dio e uomo, vero Figlio di Dio fattosi in lei vero uomo per noi. Se Cristo, infatti, non fosse vero Dio o se lo diventasse dopo la sua nascita umana, Maria non potrebbe chiamarsi Theotokos, ma Cristo non sarebbe più neanche Dio, mentre Giovanni ci dice che "Il Verbo si fece carne" e S.Paolo dice: "Colui che discese dal cielo". Le "nuove cristologie" più che tradurre in termini moderni le verità proclamate dai concili di Efeso e Calcedonia, hanno rispolverato le eresie che essi avevano condannato, più semplicemente per dare credito ad altre forme di pseudo verità accusando anche la Chiesa di averle occultate o soffocate.

Come allora, anche oggi, il titolo di Theotokos è come un baluardo della Chiesa contro le deviazioni della fede cristologica perché difende l’eterna e immutabile verità su Cristo, anche ai nostri tempi come lo fece nei tempi antichi.

2.3. Attualità ecumenica

Anche in campo ecumenico il titolo di Theotokos rivela la sua perenne vitalità e attualità. Esso, infatti, è oggi il punto d’incontro e la base comune a tutti i cristiani, dato che è l’unico titolo veramente ecumenico non solo di diritto, perché proclamato da un concilio ecumenico, ma anche di fatto, perché riconosciuto da tutte le Chiese. Theotokos è quindi il titolo a cui sempre si dovrebbe poter ritornare distinguendolo da tutta l’infinita quantità degli altri titoli, per creare una fondamentale unità intorno alla Madre del Signore, in modo che ella, più che essere il simbolo della divisione tra i cristiani, si trasformi piuttosto nel più importante fattore di unità ecumenica nella professione comune dell’unica fede nel Signore Gesù.

Questo sarà possibile solo nel rispetto di queste condizioni:

- non limitare la portata del titolo Theotokos solo al suo contenuto ontologico, esaltato dalla teologia dell’Oriente, ma tenendo anche presente l’arricchimento in senso morale che esso ebbe in Occidente, ad opera soprattutto di Agostino il quale affermò, come già visto, che Maria è grande per aver concepito Cristo nella fede più che nel corpo; per essere stata sua discepola, più che sua madre;

- rivedere e approfondire il sublime rapporto tra grazia e fede, caro ai Protestanti, leggendo la maternità divina non solo come un "privilegio", ma come l’esaltazione della grazia, un dono sublime ed esclusivo di Dio ricevuto con somma, libera e disponibile accoglienza;

- fare di Theotokos un ponte di collegamento verso l’unità, per amore e nel rispetto di Colei che, appunto come Madre del Signore, attese la venuta dello Spirito in preghiera in mezzo alla Chiesa nascente. Sarebbe assurdo parlare o voler realizzare l’unità, dimenticando chi ha dato Cristo al mondo: il Cristo che annunciamo non sarebbe più la Parola fatta carne, l’Emanuele, il Dio con noi, il Salvatore che ha voluto essere simile a noi nel nascere, prima ancora di esserlo nel vivere e nel morire.

continua........


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Da: Soprannome MSN7978Pergamena Inviato: 27/11/2002 11.01

Ecco....senza estrapolare pezzi.....il testo va meditato nell'insieme...perchè NON esiste una Immacolata senza l'identità e il ruolo di Gesù Cristo "tutto Dio e tutto Uomo".....non esiste una Madre senza un Figlio...e non esisterebbe Dio...senza una RIVELAZIONE.....la quale è stata affidata alla Chiesa per l'edificazione di TUTTI.....

CAPITOLO VI

 

La Concezione Immacolata e l’Assunzione al cielo di Maria, dono e segno per la Chiesa

1. Il dono e il segno della Concezione Immacolata di Maria

2. Il dono e il segno dell’assunzione al cielo di Maria

1. Il dono e il segno della Concezione Immacolata di Maria

1.1. Il Dogma

L’8 dicembre 1854 Pio IX definì in questi termini la concezione immacolata di Maria: "la dottrina che sostiene che la beatissima Vergine Maria nel primo istante della sua concezione, per singolare grazia e privilegio di Dio onnipotente, in vista dei meriti di Gesù Cristo, salvatore del ge6enre umano, è stata preservata immune da ogni macchia di peccato originale, è stata rivelata da Dio e perciò si deve credere fermamente e inviolabilmente da tutti i fedeli". Quell’atto definitorio chiuse un lunghissimo processo storico che, in vario modo, coinvolse tutta la Chiesa cattolica: i fedeli con il loro sensus fidei, i teologi con una travagliata elaborazione dottrinale, i papi con un’azione di vigilanza e moderazione, di chiarificazione e promozione. Questo dogma definito nel 1854 è, in quanto tale, vincolante e irriformabile. Ma esso, come ogni altra definizione dogmatica, è stato formulato in un preciso contesto culturale, condizionato sia dal divenire storico che dai processi linguistici. Aprendo il Concilio Ecumenico Vaticano II, Giovanni XXIII ebbe a dire: "una cosa è….il deposito stesso della fede, vale a dire le verità contenute nella nostra dottrina, e altra cosa è la forma con qui quelle vengono enunciate, conservando ad esse tuttavia lo stesso senso e la stessa portata". Nulla vieta, dunque che, salvo il senso originale del dogma, esso sia ulteriormente approfondito e riproposto in un linguaggio consono alle varie culture.

1.2. L’odierna riflessione teologica

L’odierna riflessione teologica è impegnata ad approfondire alcuni punti di vista nuovi riguardo al dogma del concepimento immacolato di Maria e ne prospetta una rilettura:

- alla luce dell’amore salvifico di Dio Trinità. La concezione immacolata è, infatti, frutto della sola grazia, un puro dono della Trinità santa per cui l’evento testimonia che Maria fu giustificata dalla sola grazia e non dai suoi meriti;

- in chiave cristologica, soteriologica e pasquale: cristologica, perché evidenzia l’impossibilita per il Verbo di Dio, il Totalmente Santo, di prendere l’umana natura da una creatura soggetta, sia pure per brevissimo tempo, al dominio del maligno, per cui la concezione immacolata appare un requisito preliminare all’incarnazione del Verbo, la preparazione della sua degna dimora sulla terra; soteriologica, perché mette in luce l’universalità della redenzione rivelando che la Vergine è di essa il frutto più eccelso, dato che è santa e immacolata al cospetto di Dio, proprio in virtù del sangue versato dal Figlio che l’ha redenta in modo sublime; pasquale, perché l’espressione della definizione "in vista dei meriti di Gesù Cristo" è da riferire soprattutto all’evento della Pasqua, per cui la concezione immacolata non è altro che l’anticipazione e la primizia dell’efficacia salvifica della Pasqua;

- in chiave pneumatologica ed ecclesiologica: pneumatologica, perché mettendo in rilievo la presenza santificatrice dello Spirito Santo nel concepimento di Maria, supera l’insufficienza dell’impostazione negativa – preservazione dal peccato originale – tipica del percorso storico che determinò la definizione del 1854, a vantaggio dell’impostazione positiva – pienezza di grazia/dono dello Spirito – a cui la teologia orientale è molto sensibile; ecclesiologica, perché la Chiesa riconosce nell’immacolata, la realizzazione del progetto di Dio sul nuovo popolo messianico, nella sua espressione più alta che è quella sponsale, di cui è il prototipo. La liturgia dell’8 dicembre, infatti, pone sulle labbra di Maria le parole del Cantico: "Esulto e gioisco nel Signore[…..] perché mi ha avvolto con il manto della giustizia, come una sposa adorna di gioielli", perché la sua concezione immacolata ha segnato l’inizio della Chiesa, sposa di Cristo, senza macchia e senza ruga, splendente di bellezza.

1.3. Il dogma e la dottrina del peccato originale

Uno dei compiti dell’odierna riflessione teologica è anche quello di dare una soluzione ai nodi in cui il dogma definito da Pio IX viene a trovarsi nei confronti della dottrina sul peccato originale, la quale, pur prescindendo dalle posizioni più radicali che negano l’esistenza stessa di tale peccato, è oggetto di una vasta rivisitazione ermeneutica.

Più che sotto l’aspetto negativo del peccato, la Concezione Immacolata deve essere letta sotto l’aspetto positivo, come segno forte della grazia di Dio operante nella creatura e come dono trinitario di amore che origina un’esistenza tutta protesa all’accoglienza riconoscente e all’amore senza limiti. Questa lettura attribuisce alla concezione immacolata quattro significati fondamentali:

1. Maria compie in sé l’esistenza umana quale Dio l’ha voluta: ella è donna orientata verso l’alto, non piegata dal peso del peccato, non ripiegata su se stessa ma aperta totalmente all’amore di Dio, degli uomini, della creazione; non è schiava segnata dal marchio del nemico di Dio e del genere umano, ma è la figlia prediletta del Padre e porta fin dall’inizio il suo sigillo sulla fronte (Ap 9,4; cf 7,3);

2. In Maria, donna storica dal cuore puro e ignaro della discordia, si è resa viva e concreta la speranza dell’umanità che cerca un futuro di pace e di giustizia, di fraternità e di armonia;

3. Maria è lo specchio dell’esistenza discepolare perché l’essere immacolata e piena di grazia, non la esime dalla sua condizione terrena con tutto ciò che essa comporta di sofferenza e opacità, di lotta interiore e di partecipazione alle passioni dell’esistenza. Anche lei ha dovuto crescere nella fede, progredire nella speranza posta a dura prova, orientare il suo amore verso Dio e un amore casto verso Giuseppe di Nazaret, verso il Figlio di Dio e la comunità ecclesiale, verso tutti gli uomini e tutte le donne, suoi fratelli e sue sorelle;

4. In Maria risplende la forma vera e pura della bellezza senza menzogna, senza turbamento, ma come riverbero della bontà e splendore della verità, una bellezza che è perfezione e armonia, semplicità e trasparenza.

(Il testo continua con l'argomento dell'Assunzione di Maria, ma lo vedremo in altro tempo....per ora ci basti questo)

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