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Omelia su Maria, Madonna del Santo Rosario

Ultimo Aggiornamento: 03/09/2009 11:10
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03/09/2009 10:45



Trascrizione dell’omelia di p. Tomas Tyn
MARIA SS. del ROSARIO


Cari fratelli, è con grande gioia del cuore che l’ordine domenicano e la Chiesa tutta celebra i trionfi della benedetta e gloriosa Vergine Maria onorandola con il titolo particolare della Regina sacratissimi rosarii, regina del santissimo rosario.

Perché questa denominazione, cari fratelli, perché questo "santissimo", al superlativo? Non è forse santissimo solo Iddio, la Trinità delle persone divine, Iddio increato, l’unico vero buono? Ebbene, cari fratelli, il santo rosario è una preghiera eminentemente teocentrica, è la preghiera per eccellenza. Gli antichi giustamente definivano la preghiera un elevarsi, un’ascensione veramente dell’uomo, di tutta l’anima spirituale a Dio. Ecco, cari fratelli, a che cosa noi siamo chiamati, a congiungere le anime nostre, le nostre menti a Dio; questa è la destinazione dell’uomo, questa è la vita eterna. Che sfida eterna, che conoscano te, unico vero Dio e il figlio tuo Gesù!

Vedete, cari fratelli, la beatitudine nostra, la gioia nostra, l’amicizia che abbiamo con Dio ben al di sopra dei nostri poveri meriti, quell’amicizia che Dio stringe con noi in Gesù suo Figlio unigenito, nato per noi, morto per noi, risorto ed asceso al cielo per noi, ebbene questa amicizia è fondata nella rivelazione del mistero del Dio uno e trino, di Dio buono e salvatore dell’uomo. Ecco, miei cari fratelli, come è importante notare questa esortazione del libro della Sapienza, applicabile misticamente alla persona della beata Vergine Maria. Maria ci dice: estote sapientes! Ecco, figlioli miei, siate sapienti, parliamo, dice Paolo, della sapienza dei perfetti, non di una sapienza di questo mondo secondo gli elementi materiali che si distruggono, ma una sapienza perfetta, spirituale, una sapienza divina. Ecco, cari fratelli, dice S. Tommaso: sapienthia est scienthia per altissima […], la sapienza è una scienza che illumina intellettivamente ciò che si ricerca alla luce dei primi e più alti principi.

Così, miei cari fratelli, come la filosofia è tutta pervasa dalla luce sapienziale della metafisica e considera tutte le sfumature dell’ente alla luce unica dell’ente in quanto ente, così la teologia, la sapienza teologica, considera tutte le cose alla luce di quella pienezza di essere, di quell’essere increato, di quell’essere impartecipato, di quell’atto essente che si identifica con l’essenza e che è Dio uno e trino, Dio nel mistero della sua trinità, Dio in quel mistero che dai secoli eterni è nascosto nella sua essenza divina.

Ecco allora, cari fratelli, quanto è importante la preghiera del santo Rosario. L’ordine domenicano — scusate questo, quando ci si glori della gloria dei fondatori, le famiglie religiose sono ben consapevoli e della grandezza del fondatore e della grandezza di Dio soprattutto che diede un così elevato carisma al fondatore; si è anche consapevoli delle proprie mancanze ed inadempienze ma si è soprattutto consapevoli del dovere di carità. Ogni famiglia religiosa ha beni spirituali, scusate se mi scaldo un pochino spiritualmente ed anche in quanto alla voce elevata, perché cari fratelli, si tratta di cose talmente preziose, si tratta di cose che dovrebbero stare a cuore ad ogni buon cristiano, di cose che se si perdono non si possono più recuperare, vedete, cari fratelli, è così facile distruggere, esiste la gloria di certi signori che distruggono tutto, ma è la gloria di quell’uomo che incendiò il tempio di Efeso proprio per farsi la gloria del più grande distruttore, c’è anche la gloria dei devastatori, ma è una gloria molto effimera, cari fratelli, ma soprattutto è una gloria che sarà esecrata dalle generazioni future. La nostra carità non deve limitarsi né allo spazio ristretto della nostra città, della nostra nazione, ma neppure temporalmente deve restringersi al nostro tempo. Noi abbiamo un’eredità immensa, cerchiamo di tramandarla alle venerazioni future viva, non depauperata, non sperperata. Ci sarebbe molto da parlare di questo, è meglio evitare l’argomento per restare gli eccessi dell’irascibilità. Comunque la cosa più importante è questa — vedete, l’ordine domenicano si gloria non per una gloria sua, perché siamo dei poveri uomini, diceva anche Dante che in questa famiglia ben si impingua se non si vaneggia, qui non si tratta di vaneggiare ma di lodare il Signore, di chinare la testa davanti a Lui in umiltà e riconoscenza per queste due armi potentissime che l’ordine domenicano possiede, che ahimè sono così poco tenute in considerazione, persino in questo grande ordine chiamato ad operare la gloria più grande di Dio, salus animarum, la salvezza delle anime tramite la predicazione dottrinale.

Ecco, cari fratelli, per ottenere questo scopo, questo fine di eminente carità di condurre a Dio le anime lavate dal Sangue prezioso del Crocifisso, condurre a Dio le anime, in questo compito così bello, così stupendo, così perfettamente caritatevole S. Domenico ricevette dalla gloriosa Vergine, nostra madre fondatrice, due grandi armi: l’arma della sacra teologia per sconfiggere le eresie e l’arma della preghiera così stupenda e così teologale, così che le due armi non sono che un tutt’uno, ovvero la preghiera del S. Rosario. Si dice appunto di san Domenico che non era l’inventore del S. Rosario a quanto pare, c’erano già dei fermenti della pietà mariana rosariana già prima di san Domenico, ma era il propagatore per eccellenza del rosario. Proprio là nella difficile ed ardua predicazione contro l’eresia degli albigesi e dei valdesi san Domenico ebbe la netta percezione ispirategli dall’alto, dallo Spirito Santo del Signore, che potrà riuscire in questo suo compito solo se si appellerà alla beata Vergine Maria, solo se avrà in bocca continuamente quel saluto angelico che è la gioia del Paradiso perché gli angeli e i beati in cielo, cari fratelli, applaudono la Vergine per tutta l’eternità con le parole dell’arcangelo Gabriele "Ave, o Maria piena di grazia, il Signore è con te, benedetta sei tu fra tutte le donne".

Vedete, cari fratelli, gli Angeli hanno più pazienza degli uomini perché hanno un’anima, la loro essenza intellettuale, tutta aperta a Dio, tutta pervasa dalla luce beatifica di Dio, vedete, cari fratelli, quello che noi dobbiamo cercare di ottenere nella preghiera ed è lì che la Madonna ci conduce per le vie del suo rosario, ci conduce ad amare Dio, a godere di Dio, a gustare la soavità e la dolcezza del nostro Redentore. Noi vediamo quelli che si annoiano, che sono stufi di questo cibo spirituale come i prevaricatori nel deserto, che dicevano: noi ne abbiamo abbastanza della manna, noi vogliamo mangiare cibi succulenti, cibi più grassi ed il Signore si adirò contro il popolo e ne sterminò una moltitudine.

Vedete, miei cari fratelli, come Dio ce lo dona per il nostro bene, per il nostro progresso spirituale, per la nostra santificazione. Ecco come è santa la scuola del santo rosario, come con il santo rosario le anime vengono elevate a Dio, vengono purificate dagli errori e soprattutto in questa preghiera che assieme a Maria contempla i misteri di Cristo della nostra redenzione, è soprattutto in questa preghiera che Maria Santissima appare per quello che è, cioè la liberatrice da tutte le eresie. Beata est Virgo Maria quae sola interemisti cunctas haereses in universo mundo.

Come è grande la gloria dell’ordine domenicano che davvero non vaneggia bensì impingua in quei pascoli ai quali il Signore manda le anime nostre. Ebbene, cari fratelli, l’ordine domenicano ha il compito di opporsi alla gravità dell’eresia. L’amore è ciò che ci salva, ma l’amore di Dio ci dà per sua ultima permissione la conoscenza di Dio, la verità di Dio e solo la verità ci potrà liberare. Perciò non c’è vero amore per il Signore senza la verità della fede e così il primo e fondamentale dovere della carità è quello anzitutto di condurre le anime alla fede. Ma non alla fede umana, all’opinione degli uomini, no, alla fede vera, alla fede rivelata, alla fede che non nasce su questa terra da una rivoluzione più o meno dogmatica come la sognano i modernisti, ma una fede che discende dal Cielo perché è parola del Dio vivente, quella parola che con la sua forza intensa sostiene l’universo.

Miei cari fratelli, vorrei proprio meditare su un’omelia bellissima, che mi piacque tanto, di san Bernardo abate, quel grande devoto di Maria. Proprio la liturgia ci presenta questa omelia che è presentata nel breviario nel giorno festoso del rosario di Maria. Ebbene, san Bernardo parte anzitutto da queste parole che abbiamo sentito nel S. Vangelo e cioè: ciò che nascerà da Te Santo, sarà chiamato Figlio dell’altissimo. Ebbene, dice S. Bernardo, il Verbo dell’Eterno Padre, il fonte della sapienza, che è eternamente presso il Padre e che è eternamente Dio consustanziale al Padre, ebbene il Verbo, quel SS. Verbo del Padre per mezzo di Maria e solo per Maria è destinato ad assumere la carne umana. Ecco vedete perché si dice non sanctus, ma sanctum quod accepit, perché la persona divina è la persona del Verbo ma la cosa santa che non è persona, ma solo natura anche se individua è l’umanità verace del Salvatore. Vedete come anche solo nel modo di parlare l’Angelo allude già al mistero dell’incarnazione. Due nature, divina ed umana nell’unità dell’unica persona nell’unità dell’ipostasi del Verbo. Però vedete, cari fratelli, che cosa vuole sottolineare san Bernardo e che cosa ci interessa soprattutto per vedere il senso profondo della pietà mariana e del S. rosario, san Bernardo vuole dire questo: solo tramite Maria noi abbiamo in mezzo a noi il vero Dio e il vero Uomo, Gesù Cristo nostro Salvatore. Iddio che salva, cari fratelli, è il Dio che si riveste della carne umana e quella carne umana per opera dello Spirito Santo di Dio egli l’assunse nel grembo verginale di Maria. Ecco vedete, cari fratelli, non si può fare a meno della mediazione di Maria.

Scusate se sono proprio ripetitivo su questo argomento, però non mi stancherò mai di dirvelo abbastanza: non si può non si può fare a meno della mediazione di Maria, la pietà mariana non è un’opzione facoltativa, oggi si vuole che tutto sia democratico pluralistico e facoltativo, persino Iddio, cari fratelli, notate la stoltezza umana, nel nostro democraticissimo parlamento diventa un’opzione facoltativa per i ragazzi, diventa facoltativo andare in Paradiso, se ne accorgeranno questi assassini delle anime quando si presenteranno davanti a Dio, allora vedranno se è facoltativa l’opzione per Dio o contro Dio, se salva la democrazia o la Chiesa teocratica istituita dal Re dei re, Cristo Signore e Salvatore.

Notate bene questo, non è facoltativa l’opzione, poi dà più o meno fastidio nei dialoghi ecumenici, non è facoltativa l’opzione per Maria, non si può ricevere Gesù se non dalle mani materne, dalle mani benedette e benedicenti di Maria. Guardate al centro della cupola di S. Domenico c’è la beata Vergine, e chi porta in braccio? Il figlio suo, suo, imprescindibilmente suo, Gesù Cristo. Nessuno può ricevere il Figlio se non dalla madre, perché solo la madre ha il diritto sul Figlio dell’Altissimo.

Ecco, miei cari fratelli, come noi dobbiamo pensare sempre a questo Figlio che abita nei cieli, come dice S. Bernardo, però ha voluto assumere la carne umana tramite la Vergine, per te, o beata Virgo, tramite te, o beata Vergine il Verbo si è fatto carne.

Seconda considerazione di S. Bernardo è questa. Quindi la prima cosa è la mediazione di Maria, nel s. rosario la mediazione è triplice: nel s. rosario Maria prega con noi, assieme a noi, Maria prega per noi, Maria aiuta la nostra preghiera insegnandoci a pregare. Questo è estremamente importante. Maria prega con noi perché si associa anche lei alla nostra preghiera, presenta la nostra preghiera a Dio, prega per noi perché con la sua intercessione ci aiuta ed infine illumina la nostra mente perché possiamo pregare come Dio vuole, lei che è la sposa dello Spirito Santo, noi non sappiamo chiedere, ma è lo Spirito Santo che si esprime dentro di noi con gemiti ineffabili.

Ecco allora che il s. rosario esprime la nostra volontà di pregare meglio, con la nostra orazione la sublime preghiera così gradita a Dio della beata Vergine. Si dice che la sua intercessione sia onnipotente presso Dio, pensate, lei è onnipotente non come Dio è onnipotente, ma è onnipotente tramite la sua intercessione. Nulla rifiuta Dio alla gloriosa Vergine. Seconda cosa, il Verbo di Dio che abita in excelsis, come dice S. Bernardo, è la fonte della sapienza e dall’eternità. Il Verbo era presso Dio ed il Verbo era Dio, dall’eternità, dice S. Bernardo; il fonte dell’eterna sapienza già zampillava, vedete come è bella questa idea del Verbo eternamente procedente, questo fonte dell’eterna sapienza che da tutta l’eternità scaturisce da Dio. Però questo fonte, dice S. Bernardo, zampillava da tutta l’eternità, ma zampillava per sé stesso, non per l’uomo e per la sua salvezza, abitava nella luce inaccessibile di Dio perché era il Verbo presso Dio non era ancora il Dio come uomo, l’Emmanuele, il Dio in mezzo a noi, e invece proprio colui che dice "il Padre è in me ed io sono nel Padre" doveva dire: "io sono stato mandato dal Padre e sono in mezzo a voi".

Ecco, cari fratelli, quanto è importante che si raggiunga da questa miseria della valle di lagrime questa vera destinazione dell’uomo, che s’invola da questa terra di lontananza, da questa terra di esilio, che la nostra mente abbia questo bagliore di luce, questa speranza, che abbia questa capacità di intravedere la meta, cioè che abbia la possibilità di innalzarsi a Dio, al suo Creatore, al suo Salvatore e Redentore.

Ecco allora, cari fratelli, quanto è importante pregare. La gente talora dice che pregare è semplicemente pensare a Dio, come se fosse un pensiero come gli altri. Invece la preghiera, la meditazione, non è un pensiero come gli altri, il pensiero umano soprattutto nella preghiera meditata deve scomparire.

S. Giovanni della Croce, un grande mistico, dice che il suo gran dolore è che purtroppo il pensiero umano non si può eliminare in questa vita. L’ideale sarebbe eliminare il pensiero umano, così che l’uomo riuscisse a pensare… a quale pensiero? Il pensiero di Dio, il fonte della sapienza che zampilla già nella vita eterna. Questo sarebbe l’ideale. Vedete come pregare significa rinunciare ai nostri pensieri e rivestirsi del pensiero dell’Eterno Padre, che è il pensiero di Cristo, non è il pensiero che fa Cristo, ma il pensiero è Cristo, sostanzialmente: il Verbo. Allora pregare significa sostanzialmente immergersi in quell’oceano di beatitudine, di pace, di gioia che è la preghiera.

Ecco perché è un segno estremamente preoccupante questa ricerca delle novità. Voi sapete come è pericoloso, pernicioso per le anime la ricerca della novità nella santa liturgia. Adesso è divenuta di moda la creatività, ci si deve divertire nella liturgia. Sono stati distrutti tanti tesori di arte, tanti tesori della preghiera cresciuta tramite la tradizione di intere generazioni. Anche la liturgia — dirò così, ma non si può dire altrimenti — è deturpata perché abbandonata al giudizio del singolo, bisogna che si sia creativi, quindi ad ogni circostanza, ed inopportuna, sempre ci sono delle interferenze, "Noi siamo persone adulte", si dice, "noi abbiamo della inventiva". Badate bene che questa creatività, questa inventività nella preghiera non è secondo Dio: è la superbia ancora che fa capolino, la superbia che dice: "Tu sei una creatura perbene, non devi lasciarti prescrivere quello che Dio vuole da te, sii tu stesso ad inventarti le tue vie per andare verso il Signore". Ma cari fratelli il Signore non si raggiunge che per una sola via ed è quella che non l’uomo, ma Dio ha tracciato, solo la via di Dio. Allora chi è quell’anima che dice: "io sono annoiato della ripetizione". Oggi si ha quasi paura a dire ai giovani: "prega il rosario, prendi la corona benedetta e dì cento volte, centocinquanta volte: Ave o Maria, piena di grazia e medita il mistero di Cristo". No, non si può proporre questo ai giovani, perché i giovani sono creativi, hanno inventiva, sono autonomi… Come è perniciosa l’autonomia, noi conosciamo diverse di quelle autonomie ed alcune sono demenziali.

Ebbene questi giovani sono autonomi, sono inventivi, sono pluralisti, quindi cercano le loro vie, quindi è lecito che si annoino di Dio! No, cari fratelli, un’anima che si annoia di Dio, non è questione di metodo di preghiera, ma l’anima non pregherà mai, non è questione di dire "lascia stare, prendi qualcos’altro, leggi la scrittura", no, non riuscirà nemmeno a godere della Scrittura, nient’altro, perché Iddio nella pienezza dell’essere non vuole essere fatto a pezzettini. Questo è il mistero della sapienza. Non è complicata, è semplice la sapienza, la sapienza ha un solo oggetto, ma quell’oggetto racchiude in sé tutte le cose e guai a chi non riesce a concepire la ricchezza spirituale se non come un susseguirsi di eventi e non già come una pienezza che virtualmente tutto racchiude.

Dice S. Bernardo che il bastone sacerdotale, si riferisce appunto alla monade, produce tutti i nuclei del mistero. S. Bernardo aveva già presente l’oggetto principale del rosario, cioè i misteri di Cristo, quel bastone sacerdotale, non solo quello di Aronne, ma anche quello della radice di Jesse, che ci diede Maria, la quale ex supernis, dalle sfere celesti superiori fortunosamente attinse alle ricchezze di Dio e ci diede il Salvatore ben visibile, Lui che all’inizio era nascosto nella luce inaccessibile, voleva poi farsi vedere dall’uomo, divenire palpabile, comprensibile, visibile. Quando lo vedi? Quando lo afferri? Lo vedo, è celato nel grembo verginale, lo vedo quando è deposto nella mangiatoia, lo vedo quando predica alla folla, lo vedo quando rimane in preghiera tutta la notte, lo vedo quando impallidisce nella morte, lo vedo appeso, lo vedo ancora dominare sugli inferi, lo vedo mostrare le sue piaghe agli apostoli nel trionfo della sua resurrezione e nella sua ascensione.

Vedete come S. Bernardo attinge a quei nuclei del mistero dal bastone fiorito di Aronne, dal virgulto di Jesse ai misteri della nascita, della morte, della resurrezione e della redenzione compiuta per mezzo del nostro Signore e Salvatore nostro. Posso dire che questa non è solo una preghiera cristocentrica, ma è anche una preghiera teocentrica. Come vi dissi, in fondo la teologia dell’ordine è una sola, la teologia di S. Tommaso, che la Chiesa fece sua. La teologia teocentrica, che l’ordine domenicano fece sua, è tipica dell’ordine domenicano, d’altra parte una teologia non teocentrica è una depravazione della teologia. Dice appunto S. Bernardo che la teologia del S. rosario è teocentrica: nulla dei misteri della nostra salvezza si può pensare senza pietà e senza santità e in tutte queste cose contemplo Dio. Vedete come tramite Maria si accede a Cristo, ma tramite l’umanità di Cristo si accede al Verbo e tramite il Verbo al Padre. Ecco come c’è Cristo in questa stupenda preghiera che solo anime privilegiate sanno apprezzare nella sua meravigliosa dolcezza e sapienza.

Cari fratelli, cerchiamo di far conto di questa preghiera, cerchiamo di pregare anche per coloro, e sono tanti, che non la sanno apprezzare, ma cerchiamo soprattutto con amore apostolico, con amore per le anime redente da Cristo, cerchiamo di diffondere questa preghiera facciamoci in questo anno mariano in particolare, ma in tutta la nostra vita facciamoci apostoli del S. Rosario e Maria ci benedirà nel momento della nostra morte, come giustamente disse quel suo grande apostolo S. Luigi Maria Grignion di Monfort, pregate ogni giorno la preghiera del S. Rosario e nel momento della vostra morte mi benedirete per quel consiglio che vi ho dato.


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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03/09/2009 11:10



Trascrizione dell’omelia di p. Tomas Tyn
di sabato 7 ottobre 1989 sul santo Rosario


Fratelli carissimi, per una coincidenza davvero provvidenziale questo sabato del 7 di Ottobre coincide con una stupenda festa mariana, particolarmente cara all’ordine di S. Domenico, perché l’ordine di S. Domenico venera la beata e gloriosa madre del Signore soprattutto sotto il titolo di Regina Sacratissimi Rosarii, la Regina del Santo Rosario.

Cari fratelli, già altre volte ho cercato di attirare la vostra attenzione sulla centralità di Maria. Vedete Maria con in braccio Gesù Bambino è al centro dell’arca del nostro patriarca San Domenico, Maria l’ispiratrice, anzi la cofondatrice dell’Ordine dei Domenicani, però questo tesoro particolare che è il Rosario di Maria non si deve tenere solo per sé, si deve invece comunicarlo con tanta riconoscenza, tanto amore, tanta assiduità; l’Ordine deve anzi tutto predicare Maria la Virgo praedicanda, la Vergine da predicare, Maria e Gesù, Gesù nei suoi misteri, misteri meditati assieme a Maria nella corona del S. Rosario.

Ecco, cari fratelli, pensate un po’ a questo, la bellezza della vocazione domenicana, non lo dico solo per voi, non lo dico perché è un mio dovere, ma è un grande piacere poter dire che l’Ordine domenicano ha ricevuto dal Signore proprio questa santa vocazione, come dice S. Tommaso in riferimento all’idea di S. Domenico, di contemplare e contemplata aliis tradere. Non voglio peccare di immodestia, fratelli cari, ma penso che questa vocazione domenicana in qualche modo generi la stessa vocazione umana e cristiana, anzitutto dunque approfondire la propria vita spirituale, che è il fondamento di tutto, la dimensione contemplativa della vita cristiana, contemplare e poi contemplata aliis tradere, cioè in qualche modo far sì che ciò che si è contemplato diventi anche il bene per altre anime che il Signore affida al nostro amore, alla nostra attenzione.

S. Domenico ci ha lasciato questa consegna: amate le anime, non c’è onore più grande dato da Dio che questo: salvare le anime. Per le anime il Verbo si fece carne, per le anime il Verbo incarnato ha versato il suo Sangue sul legno della Croce, Iddio ha tanto amato gli uomini da dare il suo Figlio unigenito. Vedete cari fratelli, allora questo amore alle anime proprio ci porta a comunicare la via della salvezza, cioè la via della fede cattolica a tutti, perché non ci si salva se non in unione con la Santa Chiesa cattolica nostra madre.

Praedicatio fidei, predicazione della fede, perché dicono le costituzioni domenicane che bisogna appunto che bisogna dedicarsi alla salus animarum, salvezza delle anime per doctrinam et praedicationem. Allora voi capite cari fratelli che se questo è il compito dell’ordine domenicano, cioè quello di amare le anime e contemplare la Trinità di Dio e tramandare la gioia a tutte le anime di tutti i fratelli, se questo è il compito dell’ordine domenicano, cari fratelli, voi non vi stupirete del perché Iddio ha voluto affidare per l’intercessione e per la mediazione di Maria la corona del Rosario all’Ordine di S. Domenico, perché questa preghiera, la preghiera del Rosario, contiene in sé proprio questa duplice, stupenda, meravigliosa dimensione della sua unità nelle due realtà in una perfetta unità, non confuse una con l’altra.

Da una parte il rosario è una preghiera eminentemente contemplativa, fratelli cari permettetemi questo accenno pratico perché molto spesso ci sono dei buoni credenti che si trovano a disagio nella preghiera del S. Rosario, ci si stanca nella preghiera del S. Rosario. Perché? Spesso avviene la stanchezza nella preghiera, noi lo sappiamo bene, può succedere a tutti, tuttavia bisogna perseverare, tuttavia ciò accade perché non si ha mente che il Rosario è anzitutto contemplazione, quindi la mente umana deve essere concentrata sul mistero che contempliamo. Voi mi direte non si può far attenzione nel contempo all’Ave Maria da recitare con devozione, con serenità e nel contempo meditare il mistero. Si può fare l’uno e l’altro, vedete in qualche modo bisogna risuonare quella splendida preghiera, ricordate come dice il salmo, è la preghiera riecheggia nel grembo del giusto, come se la preghiera venisse da noi, che risuona una stupenda musica dentro all’anima nostra. Ebbene l’intimità con Maria ha questa funzione, creare una musica nell’anima nostra, a gloria e lode del Signore e nel contempo però la mente deve concentrarsi volta per volta sul mistero meditato assieme a Maria, che fra tutte le creature è la creatura più vicina a Gesù, la creatura che nel suo Cuore Immacolato, materno ha meditato tutti i misteri del Figlio suo.

Vedete il fondamento del S. Rosario c’è nel vangelo di S. Luca: pensate all’umiltà di Maria, cari fratelli, magari anche noi avessimo questa umiltà, questa semplicità dinanzi alla corona del S. Rosario! Maria Santissima non comprendeva i misteri, Gesù che insegna nel tempio e Maria che cerca Gesù, poi dice: "Figlio, perché ci hai fatto questo? Noi, io e tuo padre con ansia ti cercavamo". E Gesù dice: "Non sapevate forse che io devo seguire gli ordini del Padre mio?". Ma Maria conservava tutte queste cose meditandole nel suo Cuore. E noi invece abbiamo la pretesa di capire tutto, se non capiamo, non crediamo, se non capiamo, non meditiamo. Se uno ha la pretesa di capire e di comprendere allora non mediterà mai, perché per comprendere bisogna avere innanzi tutto la saggezza socratica, che si comprende di sapere che non si comprende, allora si è completamente scemi del mistero, cioè più il mistero lo si avvicina come mistero, più il mistero appare nella sua luce. Questo però è bello perché ci educa a meditare.

Pensate, cari fratelli, alla meraviglia del S. Rosario che nel contempo è la preghiera dei semplici e dei sapienti. Tra i tanti divorzi che la società moderna mette in atto, c’è anche lo sgradevole divorzio tra la semplicità e l’intellettualità. Vedete abbiamo tanti intellettuali che non sono semplici e tanti semplici che accantonano l’intellettualità alla sapienza. Invece la S. Chiesa proprio tramite la Madre Santissima del Signore, tramite la corona del S. Rosario ci insegna che semplicità e sapienza si appartengono a vicenda, che essere umili non vuol dire essere insipienti e che essere sapienti non vuol dire essere orgogliosi. Perché? Perché capite, quella corona del S. Rosario è un gesto semplice, ci vuole tanta umiltà, vedete cari fratelli è il salterio direi quasi dire degli illetterati, degli analfabeti. Voi sapete il perché delle 150 Ave Marie: perché 150 sono i salmi, voi sapete che nel deserto i santi Padri, chi sapeva leggere, pregava i salmi, dalla mattina fino alla sera, tutti i 150 uno dopo l’altro, chi non li sapeva leggere pregava le orazioni vocali 150 volte, il salterio dei semplici, il salterio degli illetterati, ma nel contempo il salterio dei sapienti, perché in quel salterio miei cari meditiamo il mistero, perché uno solo è il mistero, è Dio.

Oggi la Costituzione del Concilio ecumenico Vaticano primo non dobbiamo dimenticare. Comunque c’è una duplice conoscenza, una naturale dove avviciniamo Dio come l’autore e il creatore di tutte le cose, l’altra soprannaturale, che possiamo avvicinare solo nella fede e l’oggetto di questa intelligenza della fede. Quale è? È Dio ed il mistero della sua bontà. Mi piace tanto questa espressione di S. Paolo nella quale appunto parla riguardo a Gesù Salvatore, Redentore, riguardo alla umanità di Gesù e l’umanità di Gesù è una creatura, e S. Paolo dice: "Nel mistero della salvezza che si compie in Gesù vero uomo è un mistero nascosto da secoli eterni in Dio". Vedete cari fratelli come l’umanità di Gesù prima ancora che fosse posta nell’essere nel campo della creazione era già da sempre pensata dalla mente di Dio. E in Dio, i pensieri di Dio, che cosa sono? Sono qualcosa di distinto da Dio? No, cari fratelli, in Dio c’è una sola reale distinzione, la distinzione delle persone divine Padre, Figlio e Spirito Santo, altrimenti tutto è identità, quindi tutti i misteri dell’umana salvezza non formano che un solo mistero dell’essenza divina, della Deità Trinitaria.

Quindi vedete che cosa si contempla nel S. Rosario, che meravigliosa preghiera. Solo, abbiamo poco tempo, ma solo alcuni altri aspetti che mi sembrano molto importanti da meditare, soprattutto sulle sue proprietà, il movimento modernista non fa bene la spesa con le anime, vero cari fratelli, è una obiezione molto preoccupante, ma noi non ce lo possiamo permettere perché chi ragiona così, sragiona. Ebbene, quale è questa obiezione, soprattutto purtroppo fra i nostri giovani, che sono stati abbandonati a sé stessi, soprattutto nelle scuole. Ebbene il ragionamento è questo: ma il Rosario, che fatica, è una preghiera ripetitiva, non ne possiamo più di ripetere sempre le stesse cose.

Cari fratelli, con questa carrellata al buio, perché me la prendo, perché chi ragiona così non ha capito che cosa è la vita, perché la preghiera, cari fratelli è la sua essenza stessa, la meditazione sapienziale dei misteri, non è una ricerca delle novità, vedete gli sbandamenti del moderno, il modernismo non è soltanto una insorgenza, una ribellione contro le belle tradizioni, è anche quello, già questo sarebbe grave, è una ribellione contro Dio stesso, è la sintesi di tutte le eresie capite, è dire come il popolo di Israele che rimpiange le cipolle di Egitto, capite cari fratelli, questo cibo è nauseante, noi ne abbiamo abbastanza, vogliamo che ci si nutra con cibo nuovo, così ragionano i progressisti, bisogna che loro preghino avendo sempre qualche delectatio coelestis, un diletto celeste, no, è un diletto mondano delle più assurde e delle più superficiali dottrine, capite miei cari.

La preghiera la capisce veramente solo chi ama la tradizione. Anche i liturgisti più aggiornati devono ammettere che è un’anamnesi, un ricordo, vedete le cose antiche non solo hanno il tempo, ma alla luce di Dio e della sua eredità sono sempre nuove, ecco come chi predica il S. Rosario sente quasi il bisogno, la necessità di ripetere infinitamente: "ave o Maria, piena di grazia". Il mistero stesso, uno solo che è Dio stesso nella sua essenza, il mistero ci invita ad affrontarlo sempre per un’una unica via che Iddio stesso ha posto, che Dio stesso ha abbracciato. E fra queste due cose: "Ave, Maria piena di grazia" e "Santa Maria, madre di Dio" e la meditazione del mistero non c’è nessuna eterogeneità, e sapete perché cari fratelli? Perché la radice di tutti i misteri, la radice della nascita, della vita, della passione, della morte, della resurrezione, dell’ascensione del Signore al Padre per la missione dello Spirito Santo e la radice di tutti i misteri sta in quelle parole dell’Angelo, anzi di Dio per bocca dell’Arcangelo Gabriele: "salve, rallegrati, rallegrati o tu che sola fra tutti gli uomini hai trovato la grazia agli occhi del Signore, rallegrati".

Vedete, il S. Vangelo è la gioia del Paradiso, i Santi non si saziano mai di ripetere: "Ave Maria, piena di grazia"! Cari fratelli, l’acclamazione a Maria risuona al cenno di Dio. La nostra Chiesa ha un potere risanante, vedete cari fratelli la Chiesa nella terra è una cosa giusta, checché ne dicano i nostri liturgisti più aggiornati, mi pare che la Chiesa terrena, la Chiesa militante dovrebbe imitare secondo le sue possibilità la gioia, lo splendore della Chiesa trionfante nei cieli. Allora se l’Ave Maria è la gioia dei Santi è preoccupante se diventa tedio per le anime cristiane.

Chi dice volentieri il Rosario, l’Ave Maria, il Magnificat che è il cantico della Beata Vergine, ebbene si può pensare alla sua predestinazione, si vede che la sua anima è già esercitata nelle cose del Cielo, invece chi prova la ripulsa alla grazia del Rosario c’è da avere paura. Allora coraggio ad incoraggiare le anime appunto ad accedere al S. Rosario con semplicità, con pietà e con delizia.

Una ultimissima cosa fratelli cari perché questo è molto importante. Vedete si dice sempre: Rosario, preghiera a Maria o preghiera cristocentrica? Falso, o fratelli, è l’uno e l’altro, è una preghiera a Maria è perciò stesso cristocentrica. Ricordatevi sempre di quello che diceva appunto ancora S. Luigi Maria Grignion de Monfort. Diceva: Maria è tutta relativa a Dio. Essendo relativa a Dio tramite il suo privilegio di essere la teotokos la deipara Virgo, Maria è tutta relativa al Cristo. Allora, cari fratelli Maria è la via a Cristo, quando ci si avvicina a Maria, tramite Maria non ci si può che avvicinare a Dio.

Ebbene quando anime buone, con buone intenzioni, dicono "Ave Maria, piena di grazie" e omettono la seconda parte, già in questo c’è pericolo di protestantizzazione; dico sempre che il dualismo è una muta protestantizzazione della Chiesa cattolica, ebbene dicono "l’aggiunta della Chiesa, Santa Maria, Madre di Dio, ne faremo a meno". Quando si recita l’Ave Maria in modo integro, aggiungendo anche Santa Maria, Madre di Dio prega per noi peccatori, voi vi accorgete che la parola Santa, il nome più santo, il nome dinanzi al quale si piega ogni ginocchio in cielo, sulla terra e sotto terra, il nome benedetto di Gesù, si nomina al centro dell’Ave Maria. Vedete cari fratelli, si ascende a Gesù per discendere cercando l’intercessione di Maria, santa Maria, Madre di Dio prega per noi peccatori ora e nell’ora della nostra morte.

Ecco fratelli cari, noi recitiamo il Rosario così come l’abbiamo imparato dalla santa tradizione della Chiesa nella sua pienezza e ci affidiamo proprio ad Essa per attingere con abbondanza a quelle acque di salvezza che scaturiscono dal fonte della santità.



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Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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