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Omelia su Santa Caterina da Siena e la virtù dell'OBBEDIENZA

Ultimo Aggiornamento: 03/09/2009 11:21
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Sesso: Femminile
03/09/2009 11:17

Ora Santa Caterina certamente non procedeva manu militari, però nella sua pacifica, evangelica predicazione, c’è la virtus fortitudinis, quella che lei stessa chiama "la virilità", la tenacia, l’irriducibilità il non fare dei compromessi su questa verità: in Cristo e solo in Cristo c’è la salvezza. Il vero profetismo, care sorelle, sta in questa umile, tranquilla, pacata, ma nel contempo ferma, tenace, cocciuta, irriducibile affermazione davanti al mondo, a cui magari anche non piace, ma bisogna dirgli: "Solo in Cristo c’è la salvezza!"

Non è detto che non ci si possa salvare anche al di fuori di Cristo, perché anche quelli che hanno la così detta "fede implicita", chi si salva al di fuori del cristianesimo, diciamo così, esplicitamente professato, non si salva senza il Cristo. Ovviamente la via ordinaria della salvezza è quella di una fede esplicitamente professata. Anche noi dovremmo avere questo unico vero profetismo che non consiste in stravaganze. Al giorno di oggi quello che veramente (voi mi conoscete, sorelle care, io sono molto sensibile a queste cose, mi viene talvolta non so se da ridere o da piangere, sono sentimenti tragicomici davanti a certi atteggiamenti, sbandierati come profetiamo). Già quello di sbandierare il profetiamo è una cosa pericolosa, sapete, perché quelli che facevano propaganda al profetiamo non erano Ezechiele, Isaia, Geremia ecc., erano quei profeti di corte che adulavano i sovrani del tempo. Quindi è una cosa molto pericolosa, poi anche parlare di profeti al plurale, è una cosa che mi lascia un pochino allibito, perché se c’è un profeta in un secolo, vuol dire che il Signore ha benedetto il suo popolo, mentre se ce ne sono due in un secolo, è già una grazia del tutto particolare, non so se mi spiego. Invece sembra adesso che ci sia tutta un’inflazione di profeti.

Allora anche questo numero troppo elevato di profeti mi fa venire una qualche apprensione. Allora bisogna naturalmente capire che cosa è il profetismo nel senso evangelico della parola. Cioè nella prospettiva del vangelo la profezia non può configurarsi nello stesso senso dell’antico testamento, per il semplice motivo che viviamo nel tempo della pienezza, non più nel tempo della parzialità. Quindi la nostra profezia non è qualcosa che aggiunge qualcosa al deposito di fede, no. Quando prima di Ezechiele gli israeliti ascoltavano la sua predicazione, il deposito rivelato si aumentava, perché ogni parola, ogni parola di Dio, (e lui giustamente diceva "oracolo del Signore"), ognuno di quegli oracoli del Signore era un’aggiunta del deposito rivelato. Quando invece San Giovanni apostolo evangelista, il prediletto discepolo del Signore, ha chiuso gli occhi, nel pacifico e beato sonno della morte, da quel momento in poi il deposito di rivelazione pubblica non si accresce più, ma per nulla. Qui si vede una profonda differenza fra il profetiamo antico e quello moderno. Esistono certo carismi profetici, esiste la profezia nella chiesa come carisma particolare, nella Chiesa delle origini si parlava di apostoli e di profeti, di profeti che abitavano in mezzo a loro, però era un carisma del putto particolare, straordinario, forse più frequente nella Chiesa delle origini, come la grazia di fare miracoli era più frequente in quel tempo prima della diffusione della Chiesa e in vista della sua diffusione. Comunque se si tratta di un carisma particolare, allora è un dono di Dio, del quale noi non disponiamo. Uno non può dire: adesso da domani in poi mi faccio profeta. Se il Signore mi manda il dono del suo Santo Spirito, allora sì dovrò pure fare il profeta, se invece non è così, allora vuol dire che la volontà di Dio è diversa. E guai quei profeti, che corrono mentre il Signore non ha parlato, come dice la Scrittura.

Allora c’è un solo modo in cui si può vivere il profetismo in genere è proprio quello cateriniano, cioè in ubbidienza umile, semplice, non nelle stravaganze (il Signore non manda le stravaganze) in ubbidienza umile, semplice alla Santa Chiesa e alle sue sante e beate tradizioni, vedete care sorelle. In obbedienza a quello che la Chiesa da sempre ci ha insegnato. Nella Chiesa non ci sono sconvolgimenti, vedete "i profeti", tra virgolette, quelli che a volta corrono e mi viene paura che il Signore non li ha mandati, ci insegnano sempre novità. Vedete questo gusto delle novità mi mette un pochino in allarme, perché le novità vere sono quelle che accadono quasi inavvertitamente, non sono quelle che in qualche modo uno istaura perché gli piace o perché lui se la sente, come dicono i giovani spontaneisti, ma perché quelle novità il Signore le pianta in mezzo al suo popolo, quasi all’insaputa del suo popolo, un po’ come Gesù parla nel Vangelo di quella messe che và tutta nei campi all’insaputa dell’agricoltore. Anche lì veramente la sinistra non deve sapere quello che fa la destra, altrimenti è giornalismo.

Guai se la Chiesa assume (non la Chiesa che è sempre immacolata sposa di Gesù), ma diciamo se gli uomini di chiesa assumono dei modi mondani ed ancora peggio del giornalismo contemporaneo, fare lo scoop, come si dice oggi in inglese, fare il colpo giornalistico, non è cosa . Allora bisogna appunto i questa prospettiva badare, come diceva già San Ireneo, che la Chiesa è un grande mistero, perché la Chiesa è antica e giovane nel contempo, è quello che è bello. Coloro che pensano di ringiovanire la Chiesa non capiscono che la Chiesa non ha bisogno, per così dire, di cure cosmetiche, non hanno capito che la chiesa è da sempre giovane, anche se ha già quasi duemila anni, quindi la Chiesa è vecchina, ma nel contempo giovanissima, quindi non c’è bisogno di noi per rinnovarla. Ed è lì che si vede la differenza fra il vero e il falso riformatore. Il Maritain scrisse molto bene sui riformatori, ad esempio analizzando la figura di Lutero, c’è una gran differenza fra un riformatore come era San Pier Damiani e Santa Caterina da Siena, che in secoli diversi hanno davvero riformato la Chiesa cattolica, e un preteso riformatore come poteva essere Martin Lutero, che distruggeva la fede. La differenza è una sola: l’umiltà e l’obbedienza, non ce ne sono altre.

Quindi il profetismo che pensa di potersi sottrarre all’umiltà e all’obbedienza è un profetismo falso in partenza, potete essere sicure che è così . Il profetismo vero è quello che in maniera non appariscente dice quelle belle cose che la Chiesa da sempre diceva. Certo lo dice nel tempo proprio, con le parole appropriate, ma sono sempre quelle.

Un altro grande santo, San Vincenzo di Lerins diceva proprio questo: " la regula fidei, la regola della fede cattolica, quale è? Ciò che da sempre, da tutti e in ogni luogo è stato creduto". Semplice, il magistero ordinario, la Chiesa è infallibile da sempre: "ciò che da tutti, sempre in ogni luogo è stato creduto". Quindi senza pretese di aggiungere delle novità, delle stravaganze, di fare delle obiezioni fiscali o altro, senza gesti clamorosi, con molta semplicità ripetere quello che la Chiesa da sempre diceva e che sono verità sempre nuove e sempre belle.

Se uno si stanca della verità eterna, non è adatto alla vita eterna, perché i Santi per l’eternità non si stancano e però il Signore non cambia ed è sempre quello che i Santi vedono. Mi pare che siamo noi che dobbiamo fare la propedeutica per entrare nel regno dei Cieli, piuttosto che pretendere di insegnare ai Santi del Cielo come aggiornarsi e come modificare i loro punti di vista troppo antiquati. Va bene, care sorelle?

Allora l’umiltà del profetismo di Santa Caterina.

continua.........


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