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Il nostro amato Simone

Ultimo Aggiornamento: 05/09/2010 20:34
Marcella
[Non Registrato]
17/08/2009 17:35
 
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Ciao a tutte,
mi chiamo Marcella e voglio raccontarvi la mia storia, ma prima di tutto voglio ringraziarvi per aver creato questo dolce angolo di conforto per chi, come noi, vive l'immenso dolore della perdita di un figlio. E' da giugno che vi ho "scoperti" e ho letto le vostre storie, che mi aiutano nei giorni difficili, come oggi, a non sentirmi terribilmente sola e dimenticata dal mondo, ma solo ora mi sento pronta a raccontarvi del nostro amato Simone.
Simone è nato lo scorso 19 maggio 2009 alle 11,20 del mattino e, dopo 23 ore, il 20 maggio alle 10,20 ha lasciato me e il suo papà per volare in cielo. Ma per me e il mio adorato marito Simone è morto subito dopo il parto, perchè il nostro piccolo non ha mai pianto, non ha mai respirato da solo, e voglio credere che ci abbia regalato quelle poche ore per darci il tempo di accarezzarlo, abbracciarlo e dirgli addio. La mia è stata una gravidanza serena, bellissima e vissuta con felicità, perchè il mio bambino l'ho sempre considerato un dono, un miracolo, senza mai dare per scontato che quella felicità ci fosse dovuta. Questo perchè Simone lo abbiamo cercato con amore, ma non è arrivato subito: ho atteso per più di un anno di rimanere incinta, e quando agli inizi di settembre del 2008 ho capito di aspettare un bimbo, ero al colmo della gratitudine. Quanti pianti prima di quel momento, attorno a me tutte amiche che rimanevano incinte al primo tentativo, mentre io dovevo lottare con i miei cicli irregolari e le lunghe assenze all'estero per lavoro di mio marito. E poi invece è successo, ho fatto il test solo 20 giorni dopo aver preso consapevolezza di essere incinta per paura di un altro responso negativo, ma nel mio cuore io lo sapevo che il mio sogno si stava realizzando. Adesso, riguardando indietro a quei 9 meravigliosi mesi, mi rendo conto di come tante cose si siano "incastrate" per arrivare dalla felicità più grande al dolore più atroce in un solo attimo. Come vi dicevo, la mia è stata una gravidanza serena, senza alcun problema se non un po' di mal di schiena tra il 6° e il 7° mese, ma attorno a me sentivo solo storie catastrofiche di amiche che avevano partorito in ospedale, anche in quello che avevo scelto e dove lavora il mio ginecologo, e tutte a consigliarmi dopo la loro "tragica" esperienza di scegliermi anche un'ostetrica privata e di partorire a casa. E così a febbraio una mia amica mi presenta la persona che mi è stato poi detto che "Simone aveva scelto per essere accompagnato nella sua piccola e breve vita", un'ostetrica bravissima che mi ha aiutata tanto. Il corso pre-parto è bellissimo, tante giovani mamme in attesa del primo figlio, tutte insieme ogni settimana in casa dell'ostetrica in un ambiente dolce e familiare. La maggior parte aspettiamo un maschietto, io e mio marito volevamo una femmina ma più passa il tempo e più sono contenta del mio fiocco azzurro, che sono convinta sarà allegro e vivace. Dall'ostetrica facciamo un incontro con i papà, anche mio marito è colpito positivamente, e decidiamo di provare a fare un parto a domicilio, non a casa nostra perchè lontana 15 minuti dall'ospedale, ma nella casa di maternità dell'ostetrica, che è a 200 m dall'ospedale, con l'accordo che al primo accenno di qualcosa che possa andare storto si vada in ospedale. Simone dovrebbe nascere il 22 maggio, una data per me molto importante: è il giorno di Santa Rita, un nome ricorrente nella mia famiglia, il giorno dell'anniversario della mia laurea e dell'anniversario di matrimonio dell'amica a cui ho fatto da testimone, e nella chiesa in cui ci siamo sposati 6 anni fa io e mio marito durante la funzione è d'uso che gli sposi portino un fascio di rose rosse all'altare della Santa. Ecco, tutti "segni" che mi sembravano positivi, e invece... Ho lavorato fino all'8° mese per avere poi un mese in più per stare a casa con Simone, mi definivano una mamma grintosa per la gioia con cui ho affrontato gli ultimi giorni, e mio marito, che quando ci siamo sposati non voleva figli, parlava già di dare presto un fratellino o una sorellina a Simone. Il 5 maggio ultimo controllo dal ginecologo, tutto bene, il bimbo pesa già 3 kg e 300 g: ma sono convinta di farcela, sono piccola di statura ma ho la forza e la voglia di affrontare un parto naturale. Il 10 maggio arriva la prima contrazione: è domenica sera, mio marito decide di rimanere con me e non partire per il paese dove lavora, a 250 km da casa e dove vive dal lunedì al venerdì. Corriamo dall'ostetrica, che è alle prese con il terzo parto "difficile" della settimana, tra bimbe nate con vari giri di cordone, liquidi tinti e cesarei d'urgenza (tutti parti terminati poi bene). Il tracciato di Simone è perfetto, sta dando i primi segni di voler uscire ma non ci siamo ancora, il cuore è forte, ma il bimbo è grande e ci vorrà del tempo. Facciamo il tracciato tutti i giorni, Simone è bello vispo, poi il 18 mattina capisco che qualcosa è cambiato, gli parlo attraverso la pancia e sappiamo di essere pronti a conoscerci. Nel pomeriggio io e mio marito andiamo dall'ostetrica, e cominciano le 21 ore di un parto naturale lungo, ma bellissimo e perfetto e che rifarei 1000 volte per il mio bimbo: ho rotto presto le acque, e pertanto le ore prima del travaglio vero e proprio sono state dolorose, ma le acque erano chiarissime, e il travaglio in sè è stato veloce, solo 3 ore. E poi, chi se lo ricorda più quel dolore: ricordo solo che pregavo Santa Rita e mia nonna Maria che è in cielo di proteggere Simone e farlo arrivare presto tra le mie braccia. Penultima contrazione: 140 di battito, perfetto. Ultima contrazione, ultima spinta in cui avrei dato la vita per mio figlio, e nasce Simone. E capisco dopo qualche attimo di ripresa dal mio stordimento che qualcosa non va, Simone non piange, l'ostetrica lo sta rianimando. E penso: avrà il cordone attorno al collo, adesso però si riprende e respira. Ma poi mi accorgo che il cordone è lungo ma non è avvolto attorno al bimbo, che è inerme mentre l'ostetrica gli pratica il massaggio cardiaco. Chiamiamo il 118, non passano due minuti dalla chiamata all'arrivo, la rianimazione è immediata, lo portano via, in ospedale, io devo fare il secondamento, ho freddo e voglio andare dal mio bambino. Ci sono andata poco dopo, sulle mie gambe, sorretta da mio marito, ancora increduli: arrivo al pronto soccorso, mi dicono che Simone è in pediatria e allora penso "Sta bene!", mi portano in ostetricia per ricoverarmi ma poi arriva mio marito, mi dice che devo farmi forza, il bimbo è in neonatologia e l'elettroencefalogramma è piatto... e da allora è un incubo. Alcune persone ci hanno subito fatti sentire in colpa per la scelta del parto a domicilio, ma tanti altri ci sono stati vicini, soprattutto il personale dell'ospedale, non ci hanno abbandonati ma ci hanno confortato e sostenuto e ancora oggi alcuni di loro ci sono vicini. Ho tenuto in braccio Simone solo due volte, il giorno dopo la sua nascita, me lo hanno dato poco prima che morisse e dopo che se ne è andato: l'infermiera lo ha lavato, lo ha profumato con l'acqua di colonia e mi ha aiutato a vestirlo, il mio bellissimo bambino di 3 kg e 700 g, con la bocca e l'espressione di mamma e gli occhi e i capelli di papà, e in quel momento mio marito gli ha scattato una bellissima foto che conservo sul mio comodino. E il 22 maggio, il giorno della scadenza, abbiamo fatto il funerale, con tanti familiari e amici attorno a noi a piangere un bimbo atteso con amore da tutti. Quella sera, a casa, ho letto la lettera che mi ha spedito l'amica a cui esattamente tre anni prima avevo fatto da testimone, in cui mi diceva di non essere venuta al funerale perchè al 4° mese di gravidanza e in attesa di un maschietto... Coincidenze, o scherzi crudeli del destino? In questi mesi ho cercato le mie risposte, volevo sapere cosa fosse accaduto, io e mio marito non abbiamo voluto fare l'autopsia perchè non c'erano colpe di nessuno e Simone meritava solo pace e serenità, ma adesso so quasi con certezza cosa è accaduto: Simone aveva un'ernia diaframmatica, un piccolo buco che durante la gravidanza non si era chiuso ma che non era visibile con l'ecografia, e che durante la fase espulsiva finale ha creato una compressione da parte dell'intestino sui polmoni e sul cuore, con conseguente distress respiratorio e arresto cardiaco alla nascita. 1 caso ogni 2500. Ho cercato queste risposte perchè il primo mese l'ho passato a piangere credendo che fosse colpa mia, perchè non avevo partorito in ospedale: ma poi mi è stato spiegato che non sarebbe cambiato nulla, anzi Simone è stato rianimato forse più tempestivamente che in ospedale; ho cercato anche una risposta nella fede, da cui ho capito che avrei potuto partorire ovunque, ma il destino di Simone era questo e lui ha scelto di venire al mondo in un ambiente più caldo e protetto. E adesso c'è il vuoto dentro di me: non sono più la persona solare e ottimista di tre mesi fa, ho perso interesse in tutto, sono arrabbiata con il mondo che va avanti e se ne frega del mio dolore. Ovunque pance e passeggini... Al 4° mese, dopo aver scelto il nome di Simone, ne avevo cercato su internet l'origine: significa "Dio ha ascoltato il tuo desiderio di avere un figlio", ma in quell'attimo Dio non mi ha ascoltata. Devo ricostruire me stessa, ritrovare la forza di tornare a ottobre al lavoro, ma soprattutto farmi forza per il mio adorato marito: ci amiamo immensamente e ci sosteniamo l'uno per l'altra, ma certi giorni sembra impossibile non cedere allo sconforto. Stiamo cercando un altro bimbo, perchè siamo i fortunati genitori di Simone, e il nostro bimbo ci ha fatto capire che abbiamo tanto amore da dare, ma ho paura che anche questa volta ci vorranno mesi prima di provare di nuovo un sentimento di speranza. Io ho fede, so che Simone è in pace in cielo, non lo immagino come un angelo ma come un bimbo eternamente felice, e adesso grazie alle vostre storie so che è in compagnia di tante splendide stelline. Sulla lapide abbiamo fatto incidere la frase scelta da mio marito "La gioia di mamma e papà": perchè Simone è per sempre la nostra gioia più grande, e insieme il nostro dolore più atroce. In giardino abbiamo piantato una rosa rossa ad alberello, scelta come fiore per Simone, perchè è il fiore di Santa Rita che adesso lo protegge insieme a mia nonna, ed è il colore della carrozzina rossa fiammante che avevamo comprato.
Grazie di aver ascoltato il mio lungo sfogo, grazie di cuore.
La mamma di Simone
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