Associazione Italiana di Campanologia 

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Casa mia - Vigo di Fassa

Ultimo Aggiornamento: 03/09/2009 21:50
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17/04/2009 12:16

Un concerto non eccezionale ma con un nascosto valore storico...
Finalmente ho potuto montare il video tanto richiesto dal buon Meme riguardante le campane della chiesa Parrocchiale del mio paese natìo, Vigo di Fassa, nelle splendide valli Ladine.

Diamo ora spazio alle 6 campane della pieve di S. Giovanni, che da secoli hanno invitato le persone a riunirsi in assemblea e a costituire lo Comunità Cristiana radunata per essere santificata dalla presenza di Cristo in mezzo al suo popolo.
Il concerto di 6 campane che oggi possiamo ascoltare è in tonalità di re maggiore leggermente crescente.
Fu assemblato nel 1922, grazie all' allora decano di Fossa don Giovanni Battista Vadagnini di Moena, che alla Grana del 1549 associò le altre 5 nuove campane intonate ad essa.
Prima del 1922, non vi era solo lo grana, ma anche altri 5 bronzi: la Neva del 1692, due risalenti circa al 1882, con altre due più piccole.
A queste campane, esclusa la Grana ritenuta artistica e antica, toccò il giorno 25 settembre 1916 una triste sorte. Furono asportate dal campanile dagli austriaci per essere fuse in cannoni da guerra.
A consolare la Grana fu portata la Seconda campana di S. Giuliana, la campana più antica della val di Fassa del 1496, che ivi rimase fino all'arrivo delle nuove campane.
A Santa Giuliana, diventata chiesa del cimitero militare durante la guerra, le tre campane non furono asportate perché le suonavano i soldati per i loro commilitoni caduti sul fronte; sul campanile rimase quindi la Grana dal suono meravigliosamente ovattato, la Seconda, come detto fu portata a S. Giovanni e la piccola fu collocata sul campanile di S. Nicolò a Meida dove si ruppe.
La benedizione delle nuove campane avvenne il 24 giugno del 1922, festa di S. Giovanni Battista. Ma di questo ne parleremo più tardi.

Riguardo invece alla Neva risalente al 1692 e poi come già accennato sopra asportata per scopi bellici, vogliamo in poche righe raccontarvene la storia, grazie alle notizie riferiteci dal nostro carissimo Padre Frumenzio, mio pro-zio, che ci premuriamo fin d'ora di ringraziare.
Nel secolo XVII i maggiorenti della Comunità della valle di Fassa erano preoccupati per il troppo "lavoro" cui veniva assoggettata la campana Grana e stabilirono di provvedere una nuova campana grande per risparmiarla. Ma dove prendere i denari? Le entrate della chiesa di S. Giovanni Pieve con della selvaggina al principe vescovo, il quale provvide alla solenne benedizione, alla quale era presente Gio. Batta Fontana procuratore della Comunità di Fassa.
Alla campana fu imposto il nome di Maria Rosa, la quale caricata su di un carro giunse a S. Giovanni passando per Bolzano, Egna e Trodena.
Il primo aprile 1693, dopo aver celebrato 2 messe per la buona riuscita dell'opera sotto la direzione del mastro carpentiere Antonio Pescol Badia venne issata la Neva. La lunga corda per tirarla su venne presa in prestito a Nova Ladina (Nuova Levante).

Riprendendo il discorso delle nuove cinque campane fuse dalla fonderia Colbacchini di Trento, esse arrivarono a S. Giovanni la sera del primo giugno 1922.
Furono appese ad una trave in cima alla navata, presso la balaustra, che oggi non c'è più. La trave e le campane furono adornate con ghirlande di "dasse".
Il venerdì 23 giugno 1922 in cima al campanile fu collocato il pomo con la croce e il gallo, pomo che conteneva questi documenti: il nome delle cam¬pane, i rispettivi padrini, la descrizione esatta delle località dove è stato tagliato il legname per la travatura delle campane e per la guglia, alcune monete.
Purtroppo in quella occasione, dopo aver rifatto nuova tutta la travatura delle campane e tutta la guglia del campanile, lavoro che costò 22728 lire, non fu istallato un parafulmine, e così anche il campanile di S. Giovanni fu colpito da una saetta che troncò a metà la guglia del campanile; era il pomeriggio del sabato 16 settembre 1939. Per buona sorte il fulmine non provocò un incendio, altrimenti si sarebbero fuse tutte le campane come è avvenuto in tempi lontani sui cam¬panili di Penia, Gries e Campitello. La guglia fu restaurata nel 1950 dal pievano mons. Fortunato Rossi, quando fu collocato sul campanile il parafulmine, e quando una seconda volta nel 1986 fu restaurato tutto il campanile.
Il sabato 24 giugno 1922 festa di S. Giovanni Battista, patrono della Pieve, e onomastico del parroco e decano don Gio. Batta Vadagnini di Moena, furono benedette le nuove campane. Alle 8 e 30 ci fu una processione da S. Giovanni, su per Antersief, Troi de Vich, Pozza e S. Giovanni. Dopo lo processione, la Messa e la predica tenuta da padre Fulgenzio da Soraga cappuccino. Alle ore 13 e 30 ci fu lo solenne benedizione delle campane eseguita dal Decano, delegato dalla Curia vescovile di Trento. Erano presenti 7 sacerdoti e padre Fulgenzio. La funzione fu molto lunga. Le campane furono asperse dentro e fuori con acqua benedetta, poi asciugate da tre sacerdoti. Poi vennero segnate col sale benedetto e con sacro crisma, e ognu¬na segnata con diverse croci col gesso, quindi le croci cancellate.
Le cinque nuove campane vennero ,così denominate e battezzate:
la più grande (l'attuale Neva) Michele Arcangelo; furono padrini Michele Cinzol di Pozza procuratore della Comunità di Fassa e Lucia 'Vadagnini sorella del decano.
La seconda (l'attuale Mesdìa), S. Giuliana: padrini, Battista Pollam 'Kiassan e Giulia Calligari (la Greca). La terza, S. Margherita: padrini Jtuigi Pezze i (Sbaut) e Maria Cinzol maestra, ma siccome era ammalata, fu sostituita dalla maestra Giulia Pedron in Pollam (madre della maestra Clorinda).
La quarta, S. Barbara: padrini, Battista Deluca (Canucia) e Paolina Cinzol maestra.
La quinta, S. Carlo Borromeo: Ipadrini, Michele Ghetta (Martin) e Gerolima di Pozza.
Terminata la benedizione il decano salì sul pulpito e tenne un bel discorso ,d'occasione. Seguì la benedizione col Santissimo. I padrini e le madrine si recarono in canonica a merenda.
Vi presentiamo ora le iscrizioni incise su ciascuna campana:

1) La Grana del 1549: AD LAUDA DEI ET GENITRICIS SUAE PROTECTOR NOSTER ASPICE IN NOS - SUB TUUM PRAESIDIUM CONFUGIMUS - REGNANTE REVE¬IRENDISSIMO CHRISTOPHORO CARDINALE TRIDENTINO - REVERENDO ANTONIO PLEBANO - VENERANDO HIERONIMO VICARIO CAPELANO - ILLUSTRISSIMO COMITE MARTINO PAISBERG CAPITANO PECTABILE FRANCISCO VICARIO - 1549

(traduzione: a lode di Dio e della Sua madre. O nostro protettore difendici. Ci rifugiamo sotto il tuo patrocinio. (Fu fusa) mentre regnava il Rev.mo cardinal Madruzzo vescovo di Trento (e ammir1istratore apostolico di Bressanone). Era pievano il reverendo don Antonio (De Nanis) e vicario parrocchiale don Gerolamo (Caprinale), Capitano di Fassa l'illustrissimo conte Martino de Pairsberg e giudice di Fassa lo spettabile Francesco Zaninelli. 1549).

2) La Neva del 1922: FULGURA FRANGO. VIVOS VOCO. MORTUOS PLANGO.
PARO DECO J.B VADAGNINI. PROCUR. E VALLIS MICH. CINZOL.
(traduzione: spezzo o tengo lontano i fulmini, chiamo i vivi (alle funzioni), piango i morti (ai funerali). Parroco decano Giovanni Battista Vadagnini, procuratore della valle Michele Cinzol.
ME FREGIT FUROR HOSTIS - AB AERE REVIXI - ITALIAM CLARA VOCE DEUMQUE CANENS.
(traduzione: il furore del nemico mi ha spezzata, sono rivissuta dal bronzo e a chiara voce canto l'Italia e Dio).

3) La mesdìa del 1922: SANCTI NOSTRI DEFENDITE NOS IN PROELIO UT NON PEREAMUS IN TREMENDO JUDICIO.
(traduzione: santi nostri difendeteci nel combattimento (contro il diavolo) per non perire nel tremendo giudizio).
ASPORTATA DAGLI AUSTRIACI IL GIORNO XXV SETTEMBRE MCMXVI RIFUSA COL BOTTINO DELLA VITTORIA.

4) Del 1922: ASPORTATA DAGLI AUSTRIACI IL GIORNO XXV SETTEMBRE MCMXVI RIFUSA COL BOTTINO DELLA VITTORIA.
MONTES IN CIRCUITU NOSTRI ET DOMINUS IN CIRCUITU POPULI SUI
(traduzione: i nostri monti ci stanno attorno e il Signore protegge, circonda il suo popolo).

5) Del 1922: ME FREGIT FUROR HOSTIS - AB AERE REVIXI - ITALIAM CLARA VOCE DEU MQUE CANENS.
(traduzione: il furore del nemico mi ha spezzata, sono rivissuta nel bronzo e con voce squillante canto l'Italia e Dio).
SUBVENITE SANCTI DEI OCCUR¬RITE ANGELI DOMINI.
(traduzione: veniteci in aiuto, o santi di Dio, accorrete angeli del Signore).

6) La Picola o l'Angonia del 1922: S. CARO LE, ORA PRO NOBIS.
(traduzione: O San Carlo, prega per noi).

Ciò che ho riportato è un po' lungo ma dà l'idea di cosa c'era e c'è su questo campanile.

Ribadisco, non è un gran bel concerto, specie perchè il buon Colbacchini, fra le campane più piccole, non ne ha azzeccata una, quando si sente il plenum discendente ci si rende conto particolarmente delle stonature presenti, resta però il fatto che la Grana, la campana maggiore, seppur crescente, porta la data del 1549 (quest'anno compie 460 anni!).

Buon ascolto!





Stephanus Ghezzis me fecit - anno domini 2025

Ste
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01/09/2009 20:26

QUalche notiziola in più...
Per chi fosse interessato alle tradizioni della mia valle... Come sempre nei tempi lontani i segni per annunciare i vari momenti della vita del paese erano numerosi e ben distinti fra loro.
Queste testimonianze le ho raccolte grazie ad alcuni anziani del paese e a qualche notizia reperita all' "Istitut Cultural Ladin - Majon di Fascegn".
- Agonia: veniva suonata nella stessa maniera, indistintamente dal sesso dell'interessato. Suontati 3 rintocchi ravvicinati fra loro e ripetuti per 3 volte sulla Grana veniva suonata a distesa la campana "Agonia", la più piccola di tutte.
- Morto: per le persone comuni si suonava la grossa a distesa bassa, per le persone più importanti (pievano, sindaco, cappellano ecc) veniva suonata la Grana sempre a distesa bassa intercalata dai rintocchi lenti dell'Agonia.
- Venerdì ore 15:00: si suonava la campana del Cristo, cioè la campana più piccola subito dopo la Mesdia (tradizione risalente a prima del 1922, quando la campana del Cristo non venne rifusa). Oggi suona la Grana.
- Veha: è la suonata che si pratica al mezzogiorno vigiliare di una festa importante. La lunga suonata (dura tutt'ora circa mezzora), che richiedeva un gran sforzo fisico, veniva così eseguita: 5 minuti la Grana da sola, 10 minuti di Plenum discendente, poi le campane singole, partendo dalla più piccola per arrivare alla grossa, 5 minuti ciascuna e poi nuovamente il plenum ascendente. Questa suonata viene tutt'oggi praticata con i relativi tempi senza che mai nessuno (residente o ospite) abbia mai sporto lamentela...
- Festa: Plenum per ogni messa, tutti i segni di orario (Angelus, Ave Marie ecc.) vengono passati dalla Neva e Mesdia alla Grana.

Altra particolarità: tutta la valle di Fassa, prima degli stravolgimenti causati dagli impianti della Fagan, suonava a slancio tirolese. Ovviamente con l'italianizzazione avvenuta dopo la I WW i parroci non hanno pensato di rivolgersi a ditte Austriache per le automazioni ma si sono rivotlte a quelle italiane, che non installano questo tipo di sistema... [SM=j7567]
Unici esempi rimasti in valle sono il santuario di S. Giuliana (www.campanologia.it/it/it-E-campaneA/it-eVigoFassa.htm)
e la frazioni Penia di Canazei.

Ogni domanta è ben accetta, spero che ce ne siano.

a presto!


Stephanus Ghezzis me fecit - anno domini 2025

Ste
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03/09/2009 21:50


Grazie per le notizie su questo concerto, che mi riporta al lontano 1982 quando per due estati consecutive siamo venuti a Vigo con l'oratorio, ospiti della casa appena sotto la chiesa.
Non sarà "di primo livello" ma è pur sempre un concerto notevole.
Aspettiamo foto, rilievi e misure!

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