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Buon compleanno, Altair...

Ultimo Aggiornamento: 01/01/2009 13:39
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Sesso: Femminile
01/01/2009 11:09
 
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Altair!!!

Sei qui davanti a me, ti sembra un giorno come un altro. No… è capodanno cucciola. Ed è il tuo compleanno secondo l’ASL. Secondo l’ASL, oggi compi sei anni.

E’ tutto così strano. E’ tutto così diverso! Quando avevo adottato Akela, il tuo predecessore… ho cercato, anche se era impossibile, di eliminare ogni traccia, ogni oggetto, ogni ricordo che testimoniasse la sua vita trascorsa per gran parte in canile. Via il vecchio collare, via la vecchia medaglietta!!!!Collare nuovissimo, medaglietta nuova fiammante con il MIO numero di telefono. Compleanno cambiato: istituito il compleadozione. Bagno, per togliere l’odore di quel posto. Cibo completamente diverso, costoso, equilibrato, crocchette di superqualità. Visite e visite, minuziosi controlli dal veterinario. Spazzolarlo, pulirlo e riverirlo ogni giorno, come se dovesse partecipare ai concorsi. Era il mio cane di razza, lo doveva essere sempre stato, non accettavo la verità, troppo difficile per me da accettare. Ma lui… a lui non importava. Ovviamente non poteva dimenticare la realtà, era veramente chiedere troppo. Non solo: il canile non era affatto la realtà peggiore che aveva conosciuto… e a me, che volevo estirparlo da lui come si fa con un’erbaccia, rispondeva che era stato un bellissimo, modesto fiore nella fanghiglia dei suoi anni. Ero molto gelosa di quel fiore. Pur sapendo che Akela è sempre stato più felice con me, odiavo profondamente il suo scodinzolare al cancello di quel luogo quando ce lo portavo a fare un giro. Ero gelosissima.

Tu invece quel posto lo odi. E io con te… mi sono comportata esattamente alla maniera inversa che con Akela. Ricordo vagamente di averti comprato un collare a caso perché non volevo indossassi quelli del tuo predecessore; di non essere venuta a prenderti dicendo “andiamo a casa”, la cosa più bella che si può fare quando si adotta un cane, ma di avere delegato il compito a terzi. Abbiamo fatto la foto come dice la prassi, ma io non ce l’ho. Non la voglio, piangevo, mentre sentivo Ruggeri cantare che a lui non sarebbero bastate tante e tante vite quasi volevo rispondergli di prendersi la mia senza niente in cambio. Non c’era medaglietta pronta per te, e anche quando fu pronta non riuscii mai a togliere quella del canile, con il simbolo di Busto Arsizio, il numero di telefono e dietro il numero di targhetta: 2012. Profetico. Non ti ho lavata per non spaventarti, e ti ho dato il cibo che gradivi perché si vive una volta sola e la vita è corta. La lama ingiusta del paragone venne immediatamente a far male; assieme alla frase di mia madre: “Come mai stavolta hai preso un cane bello?”. Passarono giorni e giorni prima che ebbi il coraggio di portarti dal veterinario. “Ma sì, non ne ha bisogno…”pensavo. In realtà avevo una paura incredibile. Quella creatura… così delicata, così, sola, così, viva… avevo paura, Altair, che mi dicessero che eri malata e che avevi poco tempo da stare con me. Hai visto il tuo vet solo perché lui mi ha costretto. Dovevo andare avanti dopo la morte di Akela. E tu, tu non eri malata. Non ti spazzolavo quasi mai. Eri bella, sembravi di razza anche senza il mio aiuto. Infine, non ho potuto festeggiare il tuo compleadozione. Cadeva, ovviamente, il giorno dopo l’anniversario della morte del mio adorato Akela. Troppe lacrime per festeggiarti… dunque, a te è rimasto il compleanno del canile. L’ASL della mia città fa cadere la data di nascita dei randagi sempre al primo gennaio del presunto anno di nascita… dunque questo, piccolina, è l’unico altro compleanno che ti rimane. Fa molto Oliver Twist, ma oggi tu compi sei anni, davanti ai miei occhi increduli. Increduli, perché hai un compleanno anche tu, fai gli anni anche tu, anche se io mi sono comportata… molto male con te. Tu sì che avevi bisogno di una umana che ti adorasse, che annullasse quegli anni di gabbia; io, invece, non faccio che dar loro risalto, in tutte quelle piccole cose nelle quali con Akela avevo agito diversamente… non so cosa avevo in testa quel giorno che ti ho riportata. Volevo solo far vedere quanto eri bella, ma non ho tenuto conto minimamente dei tuoi sentimenti. Sei stata brava per metà tragitto, curiosa, annusavi… la macchina non ti faceva più paura da tempo. Ma entrate nella via del canile il tuo sguardo è cambiato profondamente. Mi aspettavo, chissà per quale ragione assurda, che ti saresti comportata come Akela. Ma tu non eri Akela, tu già conoscevi che cos’era l’abbandono prima, ed il ritorno al canile poi! Tu lo odiavi quel posto. Avevi la morte negli occhi, volevi morire, io capendo mi maledicevo. E ti rassicuravo… no, no, non ti lasciavo lì, no, io non ero come LUI, no!! In fretta, in fretta a casa. Non ti avrei mai, mai lasciata sola, mai.

Mi perdoni, Altair? Non solo per questo intendo. Per il modo in cui, per tutto questo tempo, ti ho tenuta distante da ciò che significava per me “essere il mio cane”. Una parte consistente del mio cuore, più o meno velatamente, ti voleva ancora come “cane del canile”, medaglietta 2012… e tu quella parte non l’hai mai voluta. Ma io non ce la facevo a darti quella di Akela. O perlomeno, non completamente. Vivevo con te e di te… ho vissuto i tuoi progressi, ho vissuto il tuo grande amore per me… ho tremato per te, per la tua salute, ma tu hai fermato il tempo per non vedermi più stare male. Lo so che sei stata tu e non gli omega tre! Eppure non sono mai riuscita a sentirti PROFONDAMENTE mia, profondamente parte di me. Anche se lo sei. Solo per una stupida… paura di perderti. Oggi che compi sei anni, ti riadotto per la seconda volta. Da oggi sei il mio cane, non il mio secondo cane. Sei la mia piccola, il mio amore, il mio tesoro e la mia amica, perché il destino o chi per esso ci ha fatte amiche e compagne e da ora in poi non avrò più paura di dirtelo, di dimostrartelo. Che ti voglio tanto, tanto bene, amica mia, perché so che mi perdoni gli errori dei mesi passati.

Avevo un nome per te, che non è mai andato in porto. Sì… il nome te lo dovevo cambiare per forza. Era Raksha. Sì, il mio solito nome assurdo, Raksha, la mamma di Mowgli. Ma ho deciso subito che non potevi essere tu… e allora sono venute la stella e l’aquila in volo. Il tuo nome ormai è quello, ma non potevo sapere che anche Raksha, in realtà, ti si addiceva.
Quando ringhi e abbai come una pazza perché un cagnaccio si avvicina alla porta dei conigli, quando ti butti giù dal letto svelta come il fulmine spaventando chi si avvicina al nostro nido senza permesso, quando ringhi segnalando ai cani che passano di tirare dritto; perfino quando non c’è alcun nemico visibile… ma tu lo senti, e appoggi il mento sulle mie gambe per tenerle ferme con la decisione di una madre, e ti guardi attorno spaventata, cercando un nemico che conosci troppo bene ma che non puoi vedere né fiutare, e mi difendi come riesci, come puoi, con tutta la forza di una lupa, di una mamma… in tutti questi momenti… io non posso non vedere Raksha, la Diavola, che dice alla tigre: “Questo cucciolo è mio, e tu non me lo tocchi!!!!”. L’unica creatura, Raksha, di cui Shere Kane avesse paura nella giungla.

Grazie, piccola Raksha. Tanti, tanti auguri, aquila in volo, stella d’oriente, mamma lupa nella giungla.





Eccoti qui... stanotte ha nevicato. Ti piace? Ti piace il tuo settimo anno?
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La neve ti impaurisce un po'... o ti raffredda solo le zampe? O siamo io, mio fratello e la macchina fotografica afarti ancora paura?
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il ciliegio... qui non hai paura, vero?
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Finalmente la guardi questa macchina fotografica... sì, fallo vedere, fallo vedere a tutti il tuo muso tanto dolce... sei un po' smarrita, ma niente paura, vero?
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ed è così che mi guardi... piccola... hai tutta questa fiducia in me?
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[Modificato da Akyaky 01/01/2009 11:09]



Spuntarono le prime stelle. Non sapeva che si chiamava Rigel, ma la vide. E sapeva che presto sarebbero spuntate tutte e che ci sarebbero stati tutti i suoi amici lontani. "Anche il pesce è mio amico"disse ad alta voce. "Non ho mai visto e mai sentito parlare di un pesce simile. Ma devo ucciderlo. Sono contento che non dobbiamo cercare di uccidere le stelle". Pensa se ogni giorno un uomo dovesse cercare di uccidere la luna, pensò. La luna scappa. Ma pensa se ogni giorno uno dovesse cercare di uccidere il sole...siamo nati fortunati, pensò. Poi gli dispiacque che il grosso pesce non avesse nulla da mangiare e il dispiacere non indebolì mai la decisione di ucciderlo. A quanta gente farà da cibo, pensò. Ma sono degni di mangiarlo? No, no di certo. Non c'è nessuno degno di mangiarlo, con questo suo nobile contegno e questa sua grande dignità.
Non capisco queste cose, pensò. Ma è una fortuna che non dobbiamo cercare di uccidere il sole o la luna o le stelle.

Basta già vivere sul mare e uccidere i nostri veri fratelli.
E. Hemingway, "Il vecchio e il mare"



Quando brillava il vespero vermiglio,
e il cipresso parea oro, oro fino,
la madre disse al piccoletto figlio:
"Così fatto è lassù tutto un giardino".
Il bimbo dorme e sogna i rami d'oro,
gli alberi d'oro, le foreste d'oro,
mentre il cipresso nella notte nera
scagliasi al vento, piange alla bufera
Giovanni Pascoli



Da bambino volevo guarire i ciliegi
quando, rossi di frutti, li credevo feriti
la salute per me li aveva lasciati
coi fiori di neve che avevan perduti...
e un sogno fu un sogno ma non durò poco
per questo giurai che avrei fatto il dottore
e non per un Dio ma nemmeno per gioco,
perchè i ciliegi tornassero in fiore,
perchè i ciliegi tornassero in fiore
F. de Andrè

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Sesso: Maschile
01/01/2009 13:39
 
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Buon compleanno cagnolona... eh si' alla fine ha cambiato espressione!

"La vera bellezza non si percepisce con gli occhi, ma col cuore"


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