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RIAPRE IL CENTRO ANTIVIOLENZA ADID

 
 
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Ne sono davvero uscita?

Ultimo Aggiornamento: 16/12/2008 03:33
13/12/2008 02:30
 
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E' possibile "guarire" da soli dalla violenza?
Sono riuscita a lasciarlo, sono già passati quasi 4 anni. Quando sono andata via da quella casa col mio bambino di 13 mesi, dopo che mi aveva presa per il collo, sono stata capace solo di piangere per mesi e sopravvivere in qualche modo, ma non sono riuscita a chiedere aiuto. Chi era vicino a me in quel periodo non l'ha saputo fare per me, nemmeno su mia richiesta.
Mi sono ritrovata con una esofagite da reflusso, depressa, con crisi d'ansia acuite dalla forzata coabitazione con i miei genitori, in particolare di mio padre che ritiene che me la sia cercata, visto che ho sposato un divorziato.

Ho lavorato da sola per uscirne. Ho letto "Calci nel cuore", ho riconosciuto che le modalità di mio marito e di mia madre erano fortemente simili, ho capito come mai se ero in armonia con lui litigavo con lei e viceversa. Ho visto che lui mi aveva demolita, pezzo per pezzo, e che glielo avevo lasciato fare perchè, anche se nella mia famiglia violenza fisica non ce n'è mai stata, psicologicamente dipendevo da mia madre, dal suo non dirmi mai brava, dal suo non approvare le mie scelte, quindi era lecito che anche lui mi dicesse che non valevo niente, che non avevo mai lavorato in vita mia, che lo mettevo in imbarazzo dimostrandomi sempre superiore agli altri, che non mangiava la pizza se l'aveveo cucinata io, addirittura che non ero nemmeno capace di dare da mangiare a mio figlio. E' proprio da questa frase che è cominciata la mia presa di coscienza, ma come... era cresciuto di 1,8 kg in un mese col mio latte!
Erano tutte bugie, cattiverie, e quando reagivo, perché infine anche un buon cane se bastonato reagisce, allora ero io che gli facevo violenza, e lui così furbo... ha fatto sembrare che fossi io l'aguzzina!
Poi mesi di tiramolla perché lui voleva che tornassi a casa, ma intanto non era disposto a cambiare niente delle sue abitudini e non mi aiutava in nulla e non era mai a casa ed io sempre sola col bambino, che era molto esigente... un giorno, ero ancora nella casa coniugale, gli ho detto:"No amore non piangere, perchè adesso io resto qui a fare i lavori e tu vai a passeggio con la mamma"... Altra presa di coscienza, ma da condividere con chi??
E' addirittura arrivato ad accettare sì di fare una terapia di coppia, ma, l'ho capito solo in seguito, presentando la cosa come se l'idea fosse sua, mentre io glielo proponevo da quasi un anno, e il terapeuta non ha capito un tubo... d'altronde, io non facevo che piangere e lui era così tranquillo... 2 sedute, alla terza non si è presentato, ma il terapista, al quale avevo chiesto se c'era pericolo che lui diventasse violento col piccolo, anzichè rispondermi mi disse che sarebbe stato felice di aiutare me...

Adesso non ho più l'ansia, non sono depressa, non soffro nemmeno più per l'esofagite, dormo benissimo. Non ho più fantasie masochiste!!! Mentre con lui era diventata quasi l'unica modalità di approccio sessuale.
Ho un compagno straordinario, abbiamo voluto un figlio ed è nata una bambina bellissima, lui mi stima, mi accetta totalmente ed io via via ho visto andarsene quelle modalità aggressive che avevo acquisite in quegli anni. Sono più dolce, più paziente, più riflessiva.
E cosa più importante per me, dopo aver perdonato mio marito, ho finalmente smesso di vivere "divisa in due" smettendo di dare importanza al giudizio di mia madre. Ho fatto tanta, ma tanta fatica e credo di aver percorso una buona strada, ma certi ricordi ancora fanno male, quindi mi chiedo se io sia veramente "guarita" o se non sia invece il caso di intraprendere una psicoterapia. Ho scritto di getto, forse in modo confuso, ma ecco, penso che qualcosa si capisca.
Ringrazio chi vorrà darmi un parere.
Cleden
13/12/2008 21:56
 
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Perchè ti fai questa domanda?
Cara amica,
ho letto con attenzione il tuo post, molto chiaro e lucido.
Ti faccio prima di tutto i complimenti, perchè sei una donna forte che ha saputo "aiutarsi" nonostante fosse circondata da mille difficoltà. Oltre ad avere un marito violento, ti sei trovata anche a dipendere da una famiglia di origine che non ti dava il supporto necessario, sopratutto a livello emotivo.
Eppure, sei andata avanti, non sei "sopravvissuta" ma hai ripreso in pieno le redini della tua vita, prendendo consapevolezza di tante dimaniche che subivi, ricostruendoti una vita sentimentale e familiare serena...che dirti..sei da ammirare (...e anche un po' da invidiare [SM=g27988] ...).
Quello che non capisco è: perchè ora ti domandi se sia il caso di intraprendere un percorso psicologico?
Ora, prima di tutto, mettiamo i puntini sulle "i": IO non sono una psicologa, non ho mai studiato nulla di simile alla psicologia e il massimo della mia formazione psicologica sono le rubriche delle riviste femminili.
Ho un po' di "esperienza sul campo"...come donna maltrattata e come frequentatrice di un centro antiviolenza, con relativo supporto psicologico, etc.
Ciò premesso, ti dico la mia personale opinione (da prendere "con le molle"):
io credo che il supporto psicologico sia una ottima cosa quando si attraversa una sofferenza, una difficoltà difficile da gestire (come potrebbe anche essere un lutto o una malattia) e che la psicoterapia (che è altro dal supporto psicologico) sia necessaria quando il malessere che proviamo è più profondo e radicato.
Sono cose utilissime, anche se molte persone per vergogna, per pregiudizi o per paura di sentirsi "pazzi" evitano, magari per finire poi dopo qualche anno ad imbottirsi di pillole o a farsi del male in tanti altri modi.
Ma, nel tuo caso:
1) l'evento emotivamente difficile (la relazione maltrattante) fa parte del tuo passato. Non soltanto "ti sei rifatta una vita" ma hai anche preso consapevolezza dei meccanismi emotivi che si innescavano anche in te e hai imparato a gestirli e a dominarli;
2) hai una vita serena, felice, una relazione appagante, una famiglia serena.
Certo, hai dei "brutti ricordi": ma come potresti non averli?
La psicoterapia non potrebbe e soprattutto non dovrebbe mai cancellare questi "brutti ricordi", anzi, probabilmente ne farebbe emergere anche degli altri, ti porterebbe di nuovo a riattraversare una sofferenza del passato. Questo è giusto e utile farlo se ora tu stai male, ma se stai bene come dici (a parte i fisiologici "brutti ricordi"), mi chiedo se ci sia davvero la necessità di fare questo percorso.
Forse (anche qui: prendi con le molle le mie parole), pretendi da te stessa una "perfezione" irraggiungibile...forse vorresti essere "perfettamente serena", perfettamente priva di paure, di brutti ricordi, di momenti in cui ti pesa un po' più del solito gestire le tue reazioni emotive...? Ma questo, amica mia, vuol dire semplicemente essere una PERSONA, perchè noi essere umani siamo caratterizzati dalla IMPERFEZIONE - per chi è credente, Uno solo è "perfetto" - a va benone così! Noi siamo imperfetti, pieni di difettucci, di piccole (e anche grandi) paure, fragilità, tristezze...così come la nostra vita ha aspetti positivi e negativi insieme.
Con questo voglio dirti: resta qui nel forum e raccontaci di te, se ti fa piacere e se pensi che ti possa fare bene leggere le nostre storie e confrontarti con noi - però ti suggerisco di chiederti perchè dopo 4 anni che stai bene e sei serena, hai sentito l'esigenza di cercare su Internet un forum di donne maltrattate - c'è qualcosa ora che non va, ti senti più fragile, di cosa hai paura?
Le risposte puoi trovarle da sola...noi possiamo solo farti delle domande...magari (come nel mio caso) sono domande stupide e anche un po' invadenti, però l'obiettivo è offrirti qualche spunto di riflessione.
Ciao, ti mando un grosso abbraccio,
L.



14/12/2008 16:58
 
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Ciao Cled :)
Ciao Cled... [SM=g27985]
Ho letto le tue righe.. eppoi ho spento il pc. Ci ho pensato su...di quando in quando...oggi ho riletto bene, ho avuto modo di leggere anche la risposta di Lilli e vorrei scriverti qualche riga anch'io...

Mi associo a Lilli nei complimenti per aver deciso prima e messo in pratica poi, che la tua serenità, il tuo diritto ad avere una relazione appagante e, forse soprattutto, il tuo timore per il tuo piccolo ti abbiano aiutata a trovare il grande coraggio che ti è servito per cambiare la tua vita. Mettere un punto e ricominciare. Costi quel che costi.

E' una scelta difficile, importante, coraggiosa e lodevole, non sei venuta a patti col rispetto per te stessa...o meglio, hai scelto di non venirne a patti più. [SM=g28002]

Anch'io sai, come Lilly, mi chiedo perchè senti il bisogno di rivolgerti qui. Ti sei chiesta perchè quando sei venuta a conoscenza di questo forum te ne sei interessata? Da una parte lo trovo indice di qualcosa di irrisolto dall'altra le tue parole sembrano negare quest'aspetto. La tua realtà quotidiana mi pare serena e felice, sana e completa. D'altra parte se fosse esattamente così è mia opinione che non ci troveremmo qui a scrivere, deduco quindi che un motivo, un qualche motivo di un certo spessore da qualche parte ci deve essere. Non fraintendermi..non "da qualche parte" nella tua vita oggi, ma da qualche parte nella tua vita in generale.

Come Lilli anche io non ho nulla a che vedere con la psicoterapia (a parte essere stato ed essere tutt'ora in analisi), nel senso che non ne conosco e non esprimo pareri tecnici o professionali. Io non so certo dirti se sia il caso o meno di intraprenderla... ma credo che, almeno che tu non ci spieghi e palesi il motivo che ti ha spinta qui, sarebbe bene cercarlo. Nel senso che se in qualche modo vivi una sensazione di "irrisolto"...o "incompleto" è bene capire cosa e perchè.

Se lo strumento migliore sia la psicoterapia o no non lo posso sapere...ma come Lilli credo che se tu decidessi pian piano di raccontarti qui, questa scelta potrebbe aiutarti a conoscere le risposte a queste domande, sempre tu non le conosca già e magari ce le racconti nel prossimo post...

Nel frattempo mi associo al "benvenuta" e aspetto di rileggerti,

Ciao Cled!

(da tutto, credo io, è teoricamente possibile guarire da soli..ma forse la domanda è:"sono veramente guarita dalla violenza?")

Chri_ [SM=g27988]
"La violenza, l'ultimo rifugio degli incapaci." Isaac Asimov
15/12/2008 02:07
 
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Voi domandate il motivo perchè una donna che esce dalla violenza senta il bisgno di scrivere in un forum che tratta di violenza... Magari lo facessero tutti! Non è che superare e vincere la violenza significa necessariamente lasciarsi tutto alle spalle, no non credo sia così, in primis perchè dentro una donna si forma e si trasforma e ciò che è servito a lei può servire a tante altre donne che crivono o scriveranno in forum... Beh morale della storia, forse GRANDE SOLIDARIETA'...

Cara amica non posso che ringraziarti per quello che hai scritto e per l'esperienza che hai voluto condividere con noi...

Spesso si entra in punta di piedi per assistere silenti a quest cammino e si finisce con diventare parte integrante di un percorso che serve a far rinascere noi stessi...

Un abbraccio
Gae
15/12/2008 03:40
 
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Riflessioni e ricordi
Dunque cari amici, ieri notte avevo scritto molto in risposta all’intervento di Lilly, ma non so come oggi non ne ho trovata traccia.
Dopo aver scritto, sono rimasta nel forum e ho letto buona parte della storia di occhichiusi.

Mi sono chiesta se fosse stato giusto aver scritto la mia storia che appare così fortunata rispetto alla sua (non ho altri termini di paragone), poi però mi sono detta che se avessi scritto mentre stavo vivendo nella violenza non ci sarebbero state così tante differenze.
Anch’io sottovalutavo la situazione, consideravo “normali” certi soprusi fatti in nome dell’amore, mi dicevo che era anche colpa mia, del mio caratteraccio, capivo lui, il suo essere a sua volta stato vittima di violenze da parte del padre, il suo ritenere giusto che la donna andasse trattata così perché quello era l’unico modello cui aveva potuto attingere.

“Poverino, ma io ti mostrerò che non è così, che si può essere felici, ti curerò col mio Amore”!?! Questo pensavo.
Cioè, mi sentite? Io capivo lui!! E volevo aiutarlo. La crocerossina…

E intanto lui mi isolava dalla mia famiglia, dagli amici, dimostrava la sua disapprovazione per i miei interessi… e volete che io non cercassi la sua approvazione sempre e comunque? La mia autostima dipendeva da lui, se non piacevo a lui non valevo niente, non ero niente.
Le mie amiche in realtà non hanno capito la situazione, nemmeno la mia migliore amica che mi diceva, pensando di fare bene:”Sai, spesso è anche colpa nostra, non abbiamo pazienza, noi donne, non ci accontentiamo di quello che fanno in casa, ad es., e allora loro si offendono e poi non fanno più niente”… e altre cose del genere. Proiezioni del suo vissuto, suoi sensi di colpa per il suo matrimonio finito.
Un’altra amica:” Ma cosa vuoi, una sberla ogni tanto può capitare, non vuol mica dire che sia un violento, magari eri isterica e ha cercato di calmarti”
Ragazze, la mia autostima era talmente sotto i piedi che io ci credevo a queste cose, e poi per carattere sono un’ipercritica – e forse questa è stata poi la mia fortuna, quello che mi ha consentito di risalire da sola perché mi sono guardata e rigirata e “tagliuzzata” senza pietà. E certo che isterica lo diventavo! Mi privava del valore per me più importante, la mia libertà.

Vi voglio raccontare un fatto. A lui piaceva farmi un certo tipo di foto, e io certo acconsentivo, mi piaceva anche, figuriamoci, piacere a lui così tanto, mettermi in posa per lui, eccitarlo… forse, e questo lo sto pensando adesso, in qualche angolo del mio cervello anche illudermi di avere un certo potere su di lui.
Un giorno mi dice:”Vieni a vedere il tuo sito?”
…Il mio sito? Ma come IL MIO SITO?? L’aveva fatto, aveva messo in internet le mie foto, senza chiedermelo ovviamente, e perché mai, ero sua proprietà. Lui tutto orgoglioso… non capiva, proprio non capiva perché fossi arrabbiata. Ma come, non hai visto quante visite? Quanti commenti positivi? Le tue foto sono le più guardate. Dovevo sentirmi grata, secondo lui.

Mi ha usata alla grande, in tutti i sensi.

Così alla fine di questa giornata in cui ho pensato e ripensato a come sono venuta a conoscenza del vostro forum e a cosa ci faccio effettivamente qui, ecco il post di Gae.
Grazie Gae, vedi non c’è alcun merito in realtà, perché sono approdata qui sulla scia di Chri.
Però c’è il fatto che niente capiti per caso, e in più c’è che io nel primo post non ho parlato della mia principale preoccupazione, che è mio figlio, il figlio avuto da mio marito. (Di questo vorrei ancora parlare, ma non stanotte, ormai è tardissimo.)
Ho lasciato che il raccontare scorresse liberamente e oggi, leggendo Gae, capisco che può avere un senso. E ne sono felice.
Sì, si può uscire dalla violenza e sì, si può ricominciare e sì, fortissimamente sì, si può amare di nuovo, anzi amare per la prima volta!
E ancora, si può allontanare dentro di noi chi ci fa del male, non fargli più sentire che abbiamo paura equivale a togliergli il potere che hanno su di noi, si può fare, così come loro hanno demolito noi, noi possiamo riprenderci lo spazio che hanno invaso nel nostro cuore, nei nostri pensieri, un pezzettino alla volta.
Senza più paura nel cuore, e anche senza rabbia e senza odio, ragazze, si sta così bene quando si riesce a perdonare!
Ho imparato che i cambiamenti sono lenti, a volte impercettibili, ma che si deve avere fiducia perché cambiare si può.
Vi ringrazio di leggere.
15/12/2008 13:12
 
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Cara amica,
ho letto con attenzione le varie risposte e il tuo ultimo post.
Certo, ha ragione Gae: raccontare la violenza subita nel passato, anche se ormai è superata, è sempre positivo, sia per dare voce ai propri sentimenti sia per condividere con altre donne la propria esperienza - il tuo è anche un messaggio di speranza e ci fa molto bene.
Tuttavia, tra "raccontare" e chiedere un aiuto psicologico c'è una bella differenza!
Il mio timore (anche per me stessa) è di rimanere ancorata per sempre a quello che ho subito, tenere sempre viva questa piaga interiore ed esistenziale - questo secondo me è un rischio che si corre - per esempio, io quando qualche coppia di amici o conoscenti ha un diverbio in mia presenza mi spavento sempre, anche se poi razionalizzando mi rendo conto che si tratta di normalissimi "bisticci" e non di violenza coniugale. Però dentro di me resta il timore di vedere da un momento all'altro volare una parola grossa...una minaccia...poi un ceffone...
Certo, l'aiuto psicologico può servire anche a questo: a recuperare quella razionalità che ci aiuta a distinguere la nostra realtà interiore (la paura che ogni minimo disaccordo generi violenza) dalla realtà oggettiva. Prendere le distanze tra il nostro vissuto traumatico e la piccole e banali situazioni di stress e di tensione che la vita quotidiana propone ad ognuno di noi.
Ma tu, Cleden, questa distanza l'hai presa già da tempo, almeno così può sembrare da quel poco che ci racconti.
Il discuorso cui accenni, riguardo a tuo figlio, chiaramente apre tutto un altro capitolo. Ti dirò che leggendo la tua prima testimonianza mi ero immediatamente chiesta come avessi affrontato e risolto questa questione - che è comune, tristemente e dolorosamente comune a tutte le donne maltrattate che sono anche madri.
Ora mi rendo conto che evidentemente la questione ha ancora punti irrisolti e motivi di disagio.
Su questo aspetto, sicuramente, l'aiuto secondo me è sempre utile. Non so quali passi tu abbia fatto negli anni della separazione, se il bimbo sia stato seguito (immagino di no, visto che ci hai detto di aver fatto "tutto da sola") e se tu abbia avuto la possibilità di un confronto e di un sostegno come genitore.
Ora, se su tale questione tu avverti anche solo un minimo di disagio (diverso, ovviamente, dal disagio che prova qualsiasi genitore separato verso le comuni difficoltà della crescita, etc), cercare e chiedere un aiuto (prima di tutto per TE come GENITORE) secondo me è sempre una buona cosa.
Resta qui nel forum e raccontaci di te.
[SM=g27985] [SM=g27985] [SM=g27985] I post si perdono quando sono troppo LUNGHI (non nel senso di lunghezza ma nel senso che si impiega molto TEMPO a scriverli)[SM=g27985] [SM=g27985] [SM=g27985] : infatti, se si impiega troppo tempo a scrivere il post, il sistema si stacca e, quando premi "rispondi", il post si cancella e non lo recuperi più.
Però io faccio così: prima di premere "rispondi", seleziono tutto il post che ho scritto e lo copio. Dopo di che, se scompare, semplicemente faccio "incolla" sulla nuova finestra vuota che si apre.
Una alternativa è scrivere un file in word e poi fare copia e incolla nello spazio del post.
Ci siamo cascati tutti, le prime volte...
Ciao,
L.

[Modificato da Lilli66 15/12/2008 13:15]
15/12/2008 13:24
 
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Però c’è il fatto che niente capiti per caso, e in più c’è che io nel primo post non ho parlato della mia principale preoccupazione, che è mio figlio, il figlio avuto da mio marito. (Di questo vorrei ancora parlare, ma non stanotte, ormai è tardissimo.)




Allora amica mia iniziamo a parlare di tuo figlio e naturalmente di riflesso anche di te, già perchè i problemi dei figlio si ripercuotono inevitabilmente sulla serenita dei genitori.


Il mio timore (anche per me stessa) è di rimanere ancorata per sempre a quello che ho subito, tenere sempre viva questa piaga interiore ed esistenziale - questo secondo me è un rischio che si corre



Io credo che il rischio è più alto quanto più il disagio ancora è vivo dentro la donna. Naturalmente quando una donna allontana da se le cause della violenza e di conseguenza la violenza stessa non significa che ha eliminato il disagio, il trauma subito, questi vanno via dopo molto tempo. Ed io credo che parlarne e confrontarsi con altre donne sia una medicina infallibile!



I post si perdono quando sono troppo LUNGHI (non nel senso di lunghezza ma nel senso che si impiega molto TEMPO a scriverli) : infatti, se si impiega troppo tempo a scrivere il post, il sistema si stacca e, quando premi "rispondi", il post si cancella e non lo recuperi più.
Però io faccio così: prima di premere "rispondi", seleziono tutto il post che ho scritto e lo copio. Dopo di che, se scompare, semplicemente faccio "incolla" sulla nuova finestra vuota che si apre.
Una alternativa è scrivere un file in word e poi fare copia e incolla nello spazio del post.



Lilli è ormai una veterana del forum, sa come aggirare questi bug... Segui i suoi consigli così non perderai più nessuna cosa che scrivi!

Un abbraccio
Gae




16/12/2008 03:33
 
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In sintesi
Cari amici, necessariamente in sintesi, perché la piccola sta male, ma qualcosa voglio scrivere.

Sì, cara Lilli, anche a me è successo con uomini coi quali ho avuto rapporti di lavoro o di conoscenza. E' come se io percepissi anche la più piccola sfumatura di aggressività in un uomo, e quando è più di una sfumatura ho una reazione fisica, una scarica di adrenalina, sento paura, il cuore accelera e i muscoli si tendono, come una parte animale che si risvegli dicendomi "all'erta, fuggi!"
In queste situazioni mi sono confrontata e ne è risultato un miglioramento del rapporto, ma anche un'ammissione da parte degli interessati che del vero nelle mie osservazioni c'era.

D., mio figlio, ha quasi 5 anni. Ha iniziato l'osservazione con la psicologa del distretto, per ora 1 solo incontro, prima ci sono andata io per la raccolta anamnestica, in quell'occasione ho raccontato i punti salienti della relazione tra me e mio marito e siccome ho pianto lei ha detto che dato che la situazione è risolta oggettivamente ma non emotivamente potrebbe servirmi fare psicoterapia.

Le ho anche chiesto un consiglio su come fare per spiegare a D. la situazione, qualora cominciasse a fare domande, e forse per il fatto di averne parlato con lei e di essermi resa conto che il momento potrebbe essere più vicino di quanto pensassi, sono andata un po' in crisi. Non ho idea di come dirglielo nè di cosa sia giusto dirgli. E se cominciasse a farmi domande prima che la psicologa mi abbia suggerito il da farsi? E se poi le facesse a mio marito e le risposte non fossero congruenti con le mie?
Ho anche paura ad affrontare il discorso con lui perchè capita ancora che per delle sciocchezze diventi aggressivo verbalmente, anche con D. presente.

Ora devo salutarvi, la piccola ha bisogno, grazie sempre per il vostro tempo e per l'ascolto, e grazie per i consigli tecnici!!
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