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da "autobiografia di un lupo-cane" - cap.15

Ultimo Aggiornamento: 23/11/2008 23:20
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16/11/2008 23:43
 
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Lo so, è irregolare passare dal cap.4 al cap.15.
Spiego le ragioni di questa scelta in una risposta ad Akyaky che racconta di una sua meravigliosa esperienza coi cavalli sul monte Amiata, nella sezione "All'ombra dell'arcobaleno".
E' un capitolo molto lungo (tanto per cambiare!) ma spero che sia abbastanza scorrevole. Al di là dell'episodio buffo e bizzarro (realmente accaduto) il raccontino contiene anche un attimino di riflessione... almeno io ci ho provato a metterla e ho ritenuto che non fosse fuori luogo nè totalmente inventata. Perchè io conoscevo veramente quell'incredibile strana "calamità" a 4 zampe che ho poi ribattezzato "lupo-cane"... e che mi ha concesso l'incommensurabile onore di onorarmi della sua amicizia, forse del suo amore...

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16/11/2008 23:50
 
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Cavalli!

Più di una volta, bighellonando per il solito lungofiume, feci un incontro che la prima volta mi lasciò stupefatto: i cavalli (così li sentii definire dai miei amici umani). Non avevo mai visto quelle creature, e lì per lì pensai a una strana razza di cani enormi di cui ignoravo l’esistenza. Ma mi accorsi quasi subito che erano bestie che non avevano molto a che spartire con la mia specie: caratteristiche morfologiche troppo diverse. Proporzioni stranissime, al mio occhio canino abituato a vedere cani, sia pur con peculiarità le più svariate ma accomunati da tanti elementi distintivi, e gatti. Ma splendidi, anche loro. E, guardandoli meglio, mi ritrovai ad ammirare proprio l’armoniosità delle proporzioni di quei corpi enormi, che sul momento avevo trovato bizzarre. Erbivori, indubbiamente, dall’odore, al pari delle mucche, ed altrettanto belli. Più eleganti delle mucche, secondo i criteri di valutazione estetica degli umani, provvisti un altro tipo di fascino, secondo me. Soprattutto, molto più veloci delle mucche! Ebbi modo di vederle in azione, quelle zampe altissime, al galoppo sfrenato, sulla spiaggia in inverno. Eh!, nemmeno un corridore nato come me poteva competere con una potenza di simili dimensioni. Qualche volta, compreso che si trattava di esseri molto mansueti, mi ci affiancai per un tratto… ovviamente senza pretendere di gareggiare, ma alcuni di loro, evidentemente poco avvezzi alla vicinanza dei cani, si innervosivano e si spaventavano un po’; allora lasciavo perdere. Quella terribile peste della Ciotta, invece, spesso li rincorreva abbaiando furiosamente e si metteva a simulare una specie di galoppo personalizzato (buffissimo, con quelle zampette corte), avendo persino l’audacia di andarsi a cacciare tra quelle lunghissime zampe lanciate in corsa… riuscivano a evitarsi a vicenda (la Ciotta era molto sveglia, non correva il rischio di essere calpestata … o, ad ogni modo, le andò sempre bene), comunque spesso quella carognetta finiva per disturbarli sul serio e veniva scacciata (con urli) dagli umani che i cavalli ospitavano sulla loro groppa. Già. I cavalli, quei pochi che vidi, non giravano mai da soli, come i cani randagi, nonostante la mole imponente. Erano completamente dominati dagli umani, e la cosa mi fece effetto: logico, a uno come me… Ognuno di essi portava sempre un umano sulla groppa, e notai che era quest’ultimo a dirigere. Ma ai cavalli probabilmente stava bene così. Forse la loro indole è ancora più dipendente dall’umano rispetto a quella di un cane… ma è facile immaginare cosa veniva in mente a me guardando tale splendida imponenza completamente governata (sottomessa, quindi, secondo il mio modo di vedere di cane “anartico”): fossi stato io, nella pelliccia rasa di uno di quei bestioni dal collo lungo contornato da quella bellissima capigliatura che svolazzava al vento, fossi stato io un cavallo, sai dove sarebbe ben presto volato, il signor umano… ma io non ero un cavallo, e mi rendevo conto che era facile parlare, anzi pensare così… per l’appunto, pensare e basta. Tutti noi abbiamo sempre saputo quanto sia pericolosa quella specie. Quella umana, intendo. Dopotutto anch’io avevo dovuto assoggettarmi, pur se avevo avuto la fortuna di poterlo fare un po’ a modo mio. Poi, non avevo la minima idea di che tipo di sodalizio esistesse tra la specie umana e i cavalli… ma intuivo che dovesse essere molto antico, a giudicare dalla docilità degli stessi. Forse quanto, o più, del remoto patto tra umano e cane; per meglio dire, tra umano e lupo, che col tempo, con quella convivenza, si è fatto cane. La carne degli erbivori… inutile negarlo, è buona da mangiare. Per loro sfortuna, che spesso avrebbero ancora tanta voglia di vivere. Ma così è deciso dall’alto, ed è buona anche per gli umani, almeno per gran parte di essi. Riconobbi, fra la carne morta che usciva dai locali appositi per rifornire gli umani, anche quella dei cavalli (dall’odore, naturalmente). La cosa mi stupì un po’: non era sufficiente, ai dominanti, l’utilizzo che già faceva dei cavalli? Certo nemmeno loro si offrivano spontaneamente in pasto (Così pieni di vitalità com’erano, poi!). Ero sicuro che fosse carne buona, ma non ebbi l’opportunità di assaggiarla: coloro che mi nutrivano non la consumavano; era infatti molto meno diffusa delle carni di altre creature. Senz’altro perché i cavalli servivano agli umani principalmente per essere cavalcati… potevo ben comprendere la differenza, per un umano, tra una corsa in automobile (i mostri d’acciaio!) o perfino tra i mezzi meccanici scoperti (tipo quelli per cui andava pazzo il mio capobranco) e un’ inebriante corsa a cavallo, in mezzo alla natura, abbastanza lontano dagli odori pestilenziali delle strade… bè, non potevano accontentarsi, i dominanti, per una volta, di quel servigio non da poco? No, a quanto pareva. Non erano sufficienti le carni di altri erbivori. Anche i cavalli dovevano pagare ai dominanti un tributo altissimo (per cosa, poi? Ah, già: per “l’onore” di essere dominati). I cani almeno, in base alla mia esperienza, non vengono mangiati dagli umani. Forse neppure loro gradiscono la carne dei carnivori, forse non è commestibile… per fortuna della mia specie e di quella felina (però io non ho conosciuto tutta l’umanità…). Certo, non spettava a me giudicare. Ma a volte il mondo degli umani, dove io stesso vivevo non per mia scelta, mi appariva davvero molto strano. E inquietante, anche, oltre che insensato. Ma forse l’insensato ero io (devo dirlo perché mi viene imposto… in realtà non l’ho mai pensato… Occhio di nuovo, cane insolente! Smorza i toni! Visto?!). Ah! Ma mi stava sfuggendo il ricordo di un episodio spassosissimo che ebbe come protagonisti il sottoscritto, un cavallo (anzi, tre, ma due rimasero in secondo piano) il quale trainava un buffissimo mezzo, una carrozzella su cui stava seduto (ovvio!) il suo umano, e il mio capobranco, che per una volta aveva deciso di fare un giretto con me usando le proprie gambe anziché i soliti mezzi meccanici di cui era solito servirsi (ma mi pare che dopo quella volta non lo fece più! Mi riferisco al giretto a piedi con me.). Lui sperava, si illudeva di fare, per una volta tanto, una passeggiata “rilassante”… scordando che con me ci si doveva aspettare di tutto, fuorché “rilassarsi”, di solito e per l’appunto… Insomma, era inverno e io stavo correndo sfrenatamente godendomi la spiaggia quasi sgombra quando… chi arriva, al galoppo, in senso inverso al mio? Il suddetto cavallo, che trascina quello strano aggeggio con le ruote e sopra il conducente. Il mio umano ha appena il tempo di spiegarmi che quello è lo “stallone” e gli altri due cavalli che seguono liberi, più piccoli (soprattutto uno), sono la “giumenta” e il “puledro”, rispettivamente la compagna e il figlio dello stallone: seguendo un impulso incontrollabile, questa volta, io devìo all’improvviso e scatto puntando dritto dritto lo stallone, il quale si spaventa, di colpo cambia traiettoria anche lui e si dirige al galoppo… verso il mare aperto, trascinandosi dietro carrozzella e conducente, con un lupo alle calcagna. Il cavallo arresta la sua corsa quando l’acqua gli arriva a metà del petto, io mi sono fermato da un po’ (non ho voglia di fare un bagno integrale, anche se l’acqua gelida mi crea ben pochi problemi). Non riesco quasi a crederci: lui (visto da vicino è ancora più imponente), mi guarda (di sbieco! Ha un muso enorme. Vedo un solo occhio terrorizzato) con espressione di panico, ha paura di me, mi tiene d’occhio ansante, non riesce a capire le mie intenzioni… eppure basterebbe una sua zampata per farmi volare lontano o per spezzarmi la schiena… ma so che non lo farà, pur se non me lo spiego. Conosco così poco la sua specie! Rimango ostinatamente fermo in quel punto, a poca distanza da lui, vorrei chiedergli come mai ha paura di me, la cosa m’incuriosisce… ma non riesco a comunicare, non conosco la sua lingua, come lui non comprende la mia (Parlo di messaggi corporei. Di certo ha riconosciuto in me un predatore, ma è impensabile che non si renda conto che le sue dimensioni sono del tutto al di fuori dalla mia portata… al suo confronto io sono una piccola creatura… potenzialmente feroce, però, già… ed egli non si fida; forse è questo il motivo.) L’umano sulla carrozzella, riavutosi dalla sorpresa, si ritrova a mollo, e non è stagione da bagni, per gli umani… non gradisce proprio per niente questo fuori-programma, a quanto sembra non è molto provvisto di grande senso dell’humour ed esplode sgranando una sequela di imprecazioni… ce l’ha più col mio capobranco che con me. Il sopra-citato, il mio umano, vorrebbe svignarsela facendo l’indifferente e fingendo di non conoscermi, ma è troppo tardi: l’altro l’ha individuato fin dall’inizio. Fra i due scoppia un alterco verbale dai toni molto coloriti, mi sembra di cogliere la frase “ …tu e il tuo cane di m…!” Il mio umano è uno che cerca finche è possibile di evitare i litigi, all’inizio si era anche scusato, ma l’altro è talmente arrabbiato che non gli dà tregua con gli insulti, per cui dopo un po’ perde la pazienza anche lui e risponde a tono, come fanno spesso gli umani. Non è colpa sua, dopotutto, come avrebbe potuto prevedere il colpo di testa di quel matto di husky che si ritrova appresso? Tanto più che fino a quel giorno si era comportato abbastanza bene in presenza di cavalli. Finché, siccome io non accenno a tornare a riva (resto nei pressi del cavallo il quale vicino continua a mostrarsi nervoso, agitato per la mia presenza ravvicinata: si sente tallonato. Dal momento in cui mi ha visto puntargli addosso, non ha più sentito nemmeno i richiami infuriati del suo “dominante”… -che in questo caso è proprio tale-. Anche ora pare non udire le grida imbestialite, l’unica sua preoccupazione sono io che continuo a guardarlo e non mi muovo) cosicché il povero bestione non sa più che fare e resta in acqua, il mio umano, dietro “gentile” (si fa per dire!) invito, è costretto ad entrare in mare per venire a prendermi e allontanarmi dallo stallone, che solo in questo modo (forse!) si deciderà a uscire dall’acqua: non può esimersi dal farlo, in quanto responsabile delle mie azioni. Si ritrova così anche lui (il mio umano) bagnato fradicio, e questa è l’unica soddisfazione del conduttore della carrozzella, che gliela esprime apertamente. …Credo proprio che i due sarebbero “venuti alle mani” secondo le tipiche usanze umane, se non fosse stato che ognuno dei due aveva le stesse impegnate nel tentativo di “convincere” il proprio quattro zampe. Conclusione: nessun ferito e due umani che, essendo stati costretti ad interrompere un po’ bruscamente una piacevole gita con quadrupedi vari, comprendono infine che conviene smettere di lanciarsi ingiurie e correre ad asciugarsi al caldo… per il loro stesso bene. In questo il mio umano dimostra più buon senso dell’altro, perché si stufa di urlare, comincia a ignorare le imprecazioni (alla buon’ora!) e se ne va, trascinandomi dietro. “Con te facciamo i conti dopo!” (Per il momento non ha nessuna voglia di ridere.) Se ne va anche l’altro (lo stallone si è convinto a tornare a riva. Spero non venga punito: che colpa ne ha se si è ritrovato sul percorso un lupo mezzo matto?), ma senza smettere di lanciare epiteti dal suono significativo in direzione del mio capobranco… il quale, forse grazie alla convivenza con me, sta compiendo progressi notevolissimi nel rafforzare la sua capacità di autocontrollo … Episodio spassoso, avevo detto? Per me, senz’altro. Ogni tanto (solo ogni tanto? Mah!) mi divertivo a fare il pazzerello… a danno di qualcun altro, fosse il mio amato umano o altri umani e non-umani, ma i danni non erano poi così irreparabili, almeno così a me pareva… per quanto non credo che giovi alla salute del corpo umano ritrovarsi inzuppato fradicio a temperature così basse. Volevo solo vedere se sarei riuscito a spaventare quell’enorme, imponente, stupendo bestione, e il risultato era andato oltre le mie previsioni: il poverino si era letteralmente terrorizzato, al punto di perdere la testa; l’ultima cosa che si sarebbe aspettato, galoppando a spron battuto sul bagnasciuga deserto a perdita d’occhio, era di imbattersi in una specie di lupo che gli punta direttamente contro e non accenna a fermarsi o scartare! Chissà, forse avrà temuto che il lupastro apparso all’improvviso gli addentasse le zampe poderose. Ah, può darsi che la giumenta e il puledro, dopo lo sbalordimento iniziale, non essendo stati coinvolti personalmente, si siano divertiti anche loro assistendo all’insolita scena (Solo loro due: il loro compagno e padre, no!). Non mi pare di avere altro da dire sui cavalli, li ho conosciuti troppo poco. Posso concludere con una facezia scontatissima: fossero stati in formato ridotto… bè, ovviamente li avrei assaggiati personalmente. A parte questa considerazione un po’… prosaica, davvero superbi, i cavalli, lanciati al galoppo. Una sublime immagine di libertà sfrenata nella cornice della Grande Madre. Peccato che avessero sempre un umano addosso, tanto più piccolo di loro… ma tanto più prepotente, almeno secondo la visione dei miei occhi spaiati! Spettacolo alquanto fastidioso, almeno per me che ne sapevo ben poco dei rapporti tra umani e cavalli: non ebbi l’opportunità di guardarne bene negli occhi nemmeno uno, di cavalli; a parte l’occhio di quel povero stallone, ma era troppo terrorizzato perché io potessi capire se fosse contento del suo stato.




Ho fatto una digressione sugli strepitosi cavalli, mi prosterno per chiedere ancora pazienza a chi mi sta facendo l’onore di ascoltarmi ancora e vuole andare ancora avanti… mi pare quasi impossibile. Mi rendo conto che per seguirmi nel mio racconto ci vuole tanta pazienza (tantissima, lupo-cane!). Ma finirà, lo prometto! Magari non ne sarà valsa la pena, ma finirà, anche se non so quando. Intanto, esprimo la mia gratitudine a chi è riuscito ad arrivare fin qui, e faccio pure i complimenti. (Se continui a perderti in chiacchiere, non finirai più per davvero! Sì, riprendo il racconto) Il fatto è che non posso tacere un episodio che farà inorridire molti, lo so, come inorridì la mia povera amica (la vicina un po’ pazzoide che amava tutti i non-umani) quando ne venne messa al corrente. E non posso neppure tacere il fatto che non ne provai mai minimamente rimorso: chi segue sempre i dettami della Grande non conosce il rimorso. Ho voluto di proposito staccare questo passo dall’affermazione con cui concludo il capitolo dedicato ai gatti perché, anche se in pratica ne furono co-protagonisti alcuni gatti, non riporto l’episodio per continuare a parlare di loro; voglio solo far capire meglio che tipo ero io: questa è la “mia” storia. Bene, vado col racconto. Erano i primi tempi della mia riacquistata libertà e, come ho detto e ridetto, erravo andando a zonzo senza sapere dove andassi, così finivo per ritrovarmi in luoghi sconosciuti, molto lontano da casa, al punto che non riuscivo più a ritornarvi, o meglio: se trovavo una sistemazione consona, mi garbava fermarmi per un po’, l’ho già spiegato. In questo caso, incontrai un umano un po’ strano che mi prese in simpatia (sempre la mia indubbia “avvenenza”!) e pensò di tenermi con sé, dato il mio carattere mansueto. (Mansueto sì, con gli umani, però! Lui dimenticava che ero pur sempre un lupo! E dire che il mio “bell’aspetto” non mi smentiva! Bello sì, pare che l’aspetto lupesco di un husky, se preoccupa o spaventa molti umani, ne attragga molti altri. Che a volte però scordano il particolare che si tratta di un lupo fatto e finito, pur se in versione edulcorata). Quest’umano vestiva quasi sempre allo stesso modo, più o meno sempre di nero. Viveva da solo, ma attaccata alla sua casa ce n’era un’altra, molto grande, di cui lui era il capo e dove spesso, più volte al giorno, si riuniva una moltitudine di umani per fare non so cosa, poiché non vivevano lì: vi entravano alla spicciolata, ci si fermavano un po’, poi se ne andavano quasi tutti insieme. Qualche volta tentai di entrarvi per ficcanasare, spinto da una “moderata” curiosità verso le azioni umane, soprattutto quelle collettive. Fui subito allontanato da alcuni umani, non brutalmente, ma con un fare scandalizzato, notai. Capii facilmente che quel posto era assolutamente interdetto ai non-umani, chissà perché. Ma non m’interessava granché. Davanti alla grande casa c’era uno spiazzo molto grande, e quell’umano mi aveva offerto un’accoglienza e una sistemazione tutt’altro che disprezzabili, oltre a una notevole libertà di movimento: andavo e venivo come mi pareva. Luogo situato in una zona abbastanza tranquilla, un po’ isolato rispetto alle strade trafficate. Vitto, alloggio, trattamento generale non erano niente male. L’umano in questione era un individuo un po’ distaccato (a me non dispiaceva affatto questa caratteristica… si conciliava bene con la mia personalità), forse un po’ “serioso”, ma mite, gentile, rispettoso, tollerante e a volte anche affettuoso con me. Penso che mi si fosse un po’ affezionato. Era sempre molto indaffarato, ma vedevo che gli piacevano i cani e i gatti, infatti una gatta viveva presso di lui ed era libera di uscire a piacimento. Qualche volta tentai di acchiapparla, obbedendo all’impulso del cacciatore di gatti che avevo dentro, ma mi guardavo bene dall’aggredirla sul serio: scappava, ma se si fermava e decideva di affrontarmi, arruffando tutto il pelo e soffiando minacciosamente, pronta alla lotta (che magnifici guerrieri i gatti! Maschi e femmine. Non riesco a stancarmi di ripeterlo. Coraggiosi come nessun altro: messi alle strette, sfidano avversari grossi dieci, venti volte il loro peso. E vendono cara la pelle!), beh… col cavolo che mi avvicinavo! Non ci tenevo a perdere un occhio, mi servivano entrambi, il marrone e l’azzurro. Facevo sempre così con i gatti. (Un giorno il mio capobranco, nei pressi della grande casa estiva vicina al mare, restò letteralmente a bocca aperta guardandomi scattare all’improvviso verso un gatto che stava attraversando tranquillamente la strada; accorgendosi all’ultimo momento di me che gli stavo “zompando” addosso come un fulmine, il gatto si bloccò all’istante, assunse la tipica posizione inarcata col pelo arruffato che lo faceva sembrare grosso il doppio, e io… lo scartai bruscamente senza sfiorarlo e continuai la mia corsa sfrenata per arrestarmi più in là –il tempo di frenare!- mentre il mio “nemico” raggiungeva “a tutta birra” l’altro capo della strada per poi scomparire alla mia vista. Tecnica difensiva molto comune tra i gatti, e reazione dei cani spesso invariabile, come la mia: gatto avvistato = inseguimento fulmineo, ma gatto adulto troppo vicino =…pericolo! Alla larga! Buffo, vero? Infatti il mio umano rimase allibito). Tornando alla gatta di cui sopra (chiedo scusa per l’ennesima divagazione), accadde che la stessa partorì, proprio nel periodo del mio soggiorno presso il suo umano. Partorì la sua cucciolata in un luogo che riteneva sicuro, una rimessa adiacente alla casa. Io la tenevo d’occhio, avevo scoperto tutto; come tutte le brave madri, non abbandonava quasi mai la prole, la vigilava con una dedizione totale. Non avrei mai osato avvicinarmi ai gattini lei presente: tutti sanno che nessuna madre è ferocemente protettiva verso i suoi piccoli quanto una gatta. Sarebbe capace di difenderli a prezzo della sua stessa vita. Protettiva lo era certo anche la mia mamma husky, in base al poco che ricordavo di lei, ma non così, non come una mamma gatta. Beh, sfoderai tutta la mia pazienza di cacciatore consumato: mi appostai e, aspetta aspetta, venne il momento giusto. Sapevo che prima o poi lei sarebbe dovuta uscire e lasciare soli i cuccioli per un po’: il tempo che bastava a me per entrare nel covo e accopparli. E la mia pazienza venne premiata. Infatti, quando, dal mio punto di osservazione, la vidi uscire furtivamente, guardinga ma ignara perché mi ero piazzato sottovento, misi in atto ciò che avevo in mente da giorni, anzi: da giorni non avevo altro in mente. Entrai nel rifugio, scovai subito i micini e li feci a pezzi. Non sono prede naturali, né dei cani né, credo, dei lupi; sono predatori, carnivori, come noi. Non li mangiamo. Sono nostri concorrenti, questo sì, e li temiamo anche, come mi sembra di aver fatto capire. I cuccioli, ovviamente, sono inermi, indifesi, quindi, se solo capita l’occasione, bisogna fare in modo che non abbiano il tempo di crescere e diventare gli straordinari cacciatori che sono e che ci fanno sentire spesso “frustrati”… per adeguarmi ad un linguaggio “umanizzato”. E’ vero che tutta questa spiegazione può avere un senso solo dove domina la Grande Padrona, infatti molti cani molto più civilizzati e adattati all’ambiente rispetto a quelli come me, lasciano in pace i gatti. Ma io… occorre spiegare altro? Dovrei continuare a ribattere sul fatto della mia natura per metà davvero lupesca, e temo di farla veramente troppo lunga. Vorrei ricordare comunque che io, e tutti quelli come me, in questi luoghi non ci siamo venuti da soli. Siamo ancora in fase di adattamento e spesso non possiamo fare a meno di comportarci esattamente come faremmo se ci trovassimo nei nostri luoghi d’origine, dove penso che oltretutto i gatti non rischino nulla, per il semplice fatto che non ci sono… loro sono gli splendidi “selvaggi civilizzati”, lo si capisce subito. Dopo la narrazione di quella strage di gattini inermi, che ho fatto non solo senza un’ombra di rimorso, ripeto, ma addirittura non senza un certo compiacimento, è inconcepibile per una mente umana che io provassi un’enorme e sincera ammirazione verso la specie felina, vero? Eppure è così. E sto solo tentando di spiegare, non di giustificarmi. Ordini Superiori, tutto qui. Era la mia cara vicina umana che, nell’apprendere queste mie “bravate” in tutta la loro crudezza, rimaneva talmente agghiacciata che doveva per forza cercarmi una giustificazione per accettare un comportamento ai suoi occhi così terribilmente crudele… la poveretta amava così tanto tutti i non-umani che doveva necessariamente imporre al suo cervello un po’ di razionalità: sapeva che in natura niente avviene a caso, che tutto ha una ragione, ma la sua smisurata e irrefrenabile tendenza all’emotività, che spesso prendeva il sopravvento, non riusciva a vedere altro che crudeltà “gratuita”… e se avesse assistito alla scena, se avesse visto coi suoi occhi come avevo ridotto i teneri micini, così fragili e indifesi, senz’altro si sarebbe trattenuta a fatica dall’impulso di accoppare me… e forse l’avrebbe fatto, pur con tutto il bene che mi voleva. Avrei dovuto scapparmene anche da lei. Anche l’umano che mi ospitava temporaneamente non prese affatto bene lo scempio dei poveri gattini: lui li amava già, come amava la gatta, e quando vide il misfatto perse la testa: prese uno di quei bastoni con le paglie in cima (una scopa da giardino) e me le diede di santa ragione, al punto che fui costretto a mettermi al riparo. Non la mandò proprio giù. Dopo quello sfogo dettato dal dolore e dalla rabbia, credo che si rese conto dell’ errore madornale di aver tentato di far convivere nello stesso territorio una gatta intera e un mezzo-lupo: non era uno stupido, era stato solo un po’ avventato. Comprese che non si trattava altro che di un fatto perfettamente naturale e se ne persuase ma, anch’egli irrazionalmente (e se ne rendeva conto) da allora non riuscì più a sopportare la mia vista, era più forte di lui. Non mi volle più presso di sé, rintracciò, non so come, il mio capobranco, il quale venne presto a riprendermi. Fui come sempre felicissimo di rivederlo, stavo bene in quel posto ma aspettavo sempre lui. Prima di riportarmi a casa il mio temporaneo ospite gli raccontò tutta la storia, credo che si scusò anche per non averlo chiamato prima e si rimproverò per la leggerezza di aver ceduto alla tentazione di tenermi soprattutto per la mia bellezza “lupesca” trascurando un piccolo dettaglio… Aveva sperimentato gli effetti collaterali della sua superficialità e questi erano ricaduti soprattutto sulla sua amica gatta, la quale, poverina, non c’entrava proprio nulla. Si sentiva in colpa verso di lei. Non vidi la gatta (e ne fui contento. Non ci tenevo proprio ad incontrarla! Eppure avrebbe dovuto prendersela proprio con il suo umano…), non vidi il suo dolore… capivo bene che doveva essere grande, il suo dolore. Ma non irreparabile, via! Avrebbe potuto fare chissà quante cucciolate ancora, io me ne stavo andando per sempre ed era improbabile che ai suoi parti successivi ci fosse un lupastro pronto a farle fuori i piccoli: il suo amico umano aveva imparato la lezione. Supposi che si sarebbe ben presto consolata mettendone al mondo altri… anche se indubbiamente non sarebbero stati quelli: quelli soppressi da me (Così ragionava la mia grande amica umana…). Ad ogni buon conto, la stirpe felina non correva certo il rischio di estinguersi ad opera mia… So che è inspiegabile, per una mente umana, il fatto che io non odiavo affatto quei gattini. Vale per tutti noi: noi non conosciamo l’odio… ma questo lo riconoscono anche molti umani; lo dicono, almeno. Non ho mai capito però se lo pensano veramente… perché per loro uccidere o arrecare dolore è inscindibile dal provare odio… nel caso poi di creature inermi è addirittura l’azione più spregevole, ignobile e aberrante che si possa concepire. Però, questo è sicuramente verissimo in tutto ciò che concerne il “loro” mondo, i loro rapporti interpersonali e quelli con le altre specie. Quanto al “nostro” mondo… tutto ciò che essi ne conoscono, è solo l’apparenza, l’involucro esterno delle azioni; il resto, tutto il resto, tutto ciò che cercano e hanno la presunzione di poter spiegare, per loro… è “buio pesto”. Inutile negarlo! Quindi non possono giudicarci col loro metro, e nemmeno, come fanno di solito, attribuendo alla nostra presunta “intelligenza inferiore” il nostro agire solo perché non riescono a spiegarlo. Ragionamento contorto, il mio, forse, se non addirittura balordo? Allora, d’accordo: se col metro umano qualcosa non si può dimostrare, come i sentimenti dei non umani (e quelli umani, quelli si possono dimostrare scientificamente? Boh! Non mi compete: affari degli umani.), significa che noi non li proviamo. Domanda provocatoria: e il contrario, si può dimostrare il contrario? Forse avevo già posto il quesito più indietro, ma pazienza. Quesito balordo? Fa’ niente. Non ho altro da dire, per il momento. Prego soltanto di riflettere sull’espressione riferita al nostro “mondo interiore”… se tale espressione mi è concessa (anzi no: mi arrogo il diritto di autoconcedermela!): per gli umani, “buio pesto”… a dispetto dei “cervelloni”, convinti di aver capito tutto, almeno su di noi. Sì, buio pesto…

(Ora quella mentecatta della scrivente –perché in realtà il vero “cane arrabbiato” è lei, non certo quel mansueto, pacioso, pacifista integrale lupo-cane- … lancia una sfida al mondo della scienza – e tutto ciò nella consapevolezza della propria ignoranza, nientemeno! Certo che ci vuole un bel coraggio: che inammissibile impudenza.- con un’ altra domanda: c’è qualche grande mente, qualche “guru”, dell’etologia, insomma, in grado di confutare la teoria del “BUIO PESTO”?... Ma via!, è evidente che non si tratta altro che di buffonate che difficilmente una mente sana prenderà minimamente in considerazione, se non per farsi due risate, magari. E già sarebbe qualcosa: probabilmente nemmeno quelle. Manco un sorrisino di commiserazione… significherebbe che almeno qualcuno si è degnato di leggere queste baggianate per di più esposte in maniera contorta… Peccato, però, perché dopotutto due risate non fanno male, anzi, sembra che possiedano il potere intrinseco di unire ciò che “pare” così diverso, così lontano, e invece… E quella povera stupidotta presuntuosa ci prova, ci prova comunque ad attirare l’attenzione altrui su certi temi… le speranze non sono molte, lo sa, ma altrimenti che stupidotta sarebbe?... Ebbene: mentecatta, stupidotta, inguaribile idealista… a seconda dei punti di vista; comunque e ovunque fuori posto. Ma caparbiamente ci prova, ripetendo – anche noiosa, oltre al resto - ma sì, ridiamo pure, ridiamo tutti insieme… anche chi si trova sul pedistallo: per una volta scenda, per favore… anche perché quella potrebbe perdere la pazienza e aizzargli contro il pacifico lupo-cane, dato l’ascendente che, senza volerlo, finirà per esercitare su di lui, come si vedrà in seguito… date retta alla stupidotta! Non è piacevole né dignitoso essere buttati giù dal piedistallo a forza di morsi nel posteriore: meglio farlo spontaneamente e farsi una bella risata di cuore insieme ai “paria.”)

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17/11/2008 14:26
 
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Ahi ahi, ne ho combinata un'altra delle mie, ho postato qui anche la seconda parte del capitolo, che racconta un'altro episodio (riguardante i gatti, gattini "assassinati" dal protagonista!) che non c'entra nulla coi cavalli. Mi scuso per la distrazione, e purtroppo non ho gli strumenti per rimediare.
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17/11/2008 17:35
 
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Finalmente ho letto!!!!!!!!!!

Bel tipetto quest'husky, so che continuo a dirlo ma... brr, bel tipetto!! XDDD Mi sono sempre chiesta che cavolo pensano i cani dei cavalli. Forse mi hai dato una risposta, più che verosimile!

Ma c'è un personaggio che vorrei conoscere molto di più... la Ciotta!!! spero di leggere di lei nelle puntate... "precedenti".

Riguardo all'episodio dei gatti, mi ha fatto pensare alla prima "caccia" di Zanna Bianca... la natura è perfetta e crudele. Ricordi il mio adorato Rud? lui era uno sterminatore di gatti. Benchè vecchio e completamente cieco, era terribile. E purtroppo ha letteralmente sterminato i tredici gatti dell'umana che lo ha adottato. Credo che se lo avesse riportato... sarebbe stato un ritorno in gabbia più che giustificato. Non per punire lui ovviamente, ma per salvare i rimanenti gatti... Lei... li adorava. Ma era anche convinta che Rud non avrebbe più acchiappato nessuno dei suoi gatti dopo quello precedente. Invece Rud la fregava sempre. La maggior parte morti sul colpo, alcuni morti dal veterinario. Ogni volta arrivava la voce: è morto il quarto! il quinto! E io: Rud ti prego piantala, lasciali stare, lasciali stare, che ti fanno? Ma Rud niente. Ogni volta eravamo sicuri che Rud tornasse. Ma lei lo teneva. Non so, non me lo chiedere il motivo. Dodici vite e mezza sono un prezzo altissimo anche se ero di parte e non volevo che lui tornasse in canile...la sua felicità è costata una strage. Nella vita non vorrei mai ritrovarmi al posto di quella signora...

Senti, io ho notato che con i miei superpoteri posso cancellare questa parte. Ma perchè, se fa parte del capitolo? dai lasciala :) una volta che avrai scritto gli altri saranno tutti insieme e non si capirà che questo lo hai scritto prima...
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Sesso: Femminile
23/11/2008 23:20
 
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...Complimenti, Aky, se sei riuscita a leggere quel capitolo...ti ringrazio tanto e sono confusa... Io quando posto questi capitoli mi guardo bene dal rileggerli, altrimenti mi prende un colpo...e non ho più il coraggio di postarli! [SM=g27994]
Quell'ultima riflessione delirante, neanche la ricordavo! Mamma mia...Parentesi dentro parentesi con all'interno un'altra frasi tra parentesi...bah, lasciamo perdere. [SM=x1169443] Io scrivo così, a volte. E il fatto è che voglio lasciare così, perchè per me va bene così (pensa che presunzione.)
Eppure anche quel periodo così lungo e contorto il senso ce l'ha, solo che...è stato impegnativo perfino per me ritrovarlo. Non aggiungo altro, per ora.

Sì, credo che neppure io ce l'avrei fatta a tenere Rud, nei panni di quella povera signora...penso che l'avrei riportato indietro, pur con tanto dolore, per salvare i poveri gatti rimasti...che brava è stata, comunque, che forza ha avuto.
(Ah, si è capito che il proprietario della gatta a cui il lupo-cane aveva ucciso i micini era un prete presso la sua chiesa, da come ho gli fatto descrivere la persona e il luogo?)

Mi chiedi se parla della Ciotta? Cerrrrto che ne parla! Le ha dedicato...ehm...mi pare la bellezza (si fa per dire) di 2 capitoli e mezzo, nientemeno.
Se qualcuno lassù vuole presto arrivo anche a quelli...
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